Rassegna Stampa. Mercoledì 22 Gennaio 2014



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Rassegna Stampa 22 Gennaio 2014

Sommario Testata Data Pag. Titolo p. 1. Fondi pensione Sole 24 Ore (Il) 22 Compensazioni F24 alle casse (Morina) 1 2. Previdenza Sole 24 Ore (Il) 5 Ue - Bruxelles: stipendio insufficiente per il 12% dei lavoratori (Bocciarelli Rossella) Sole 24 Ore (Il) 5 Tutele - Solo briciole alle politiche attive, l'80% va agli ammortizzatori (Colombo Davide) Sole 24 Ore (Il) 5 Il caso - Le donne scelgono l'opzione contributiva (Venanzi Fabio;Prioschi Matteo) Sole 24 Ore (Il) 5 Anticipo della pensione anche nelle Pmi (Colombo Davide) Sole 24 Ore (Il) 22 Sicurezza. Per gli artigiani sconto Inail più alto (Maccarone Giuseppe;Toriello Si) Sole 24 Ore (Il) 37 Sicurezza, fondi raddoppiati (Casadei Cristina) 7 Sole 24 Ore (Il) 41 Unindustria Reggio lancia il welfare interaziendale (Vesentini Ilaria) Sole 24 Ore (Il) 41 Prepensionamento poligrafici. Giovannini convoca Fieg e sindacati Repubblica (la) 13 In pensione anticipata, ma le aziende e i lavoratori pagano assieme allo Stato MF mercati finanziari 9 Via al progetto pensione flessibile (Castellarin Roberta) 2 3 4 5 6 8 9 10 12

Estratto da pag. 22 Adempimenti. Lo scambio tra debiti e crediti si estende ai contributi dovuti agli enti di previdenza professionali Compensazioni F24 alle casse Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Tonino Morina Lo scambio tra debiti e crediti nel modello F24 si estende ai contributi dovuti alle Casse di previdenza. È esattamente l'articolo i del decreto io gennaio 2014, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 16 del 21 gennaio 2014, a stabilire che le norme in tema di versamenti unitari e compensazione si applicano, fermi restando i servizi già attivati, agli enti di previdenza, qualora dagli stessi richiesto e a se guito di delibera soggetta all'approvazione dei dicasteri vigilanti. La disciplina attua quanto previsto dal decreto legisltativo 9 luglio 1997, n. 241 che prevede «l'effettuazione di versamenti unitari, con eventuale compensazione, delle imposte, dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi di cui all'articolo 17, comma 2, dello stesso decreto legislativo» (premi Inail, ndr). Ma anche del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, che ha previsto la trasformazione in persone giuridiche private degli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie. Gli enti interessati sono quindi la Cassa forense, la Cassa dei dottori commercialisti, la Cassa geometri, la Cassa degli ingegneri e architetti liberi professionisti. E ancora: la Cassa del notariato, quella dei ragionieri e periti commerciali; l'enasarco; l'ente per i consulenti del lavoro; l'enpam; l'enpaf; l'ente dei veterinari. Investiti dalla disciplina anche PEnpaia. Ma anche il fondo agenti spedizionieri e corrieri, l'inpgi, l'onaosi, l'epap, l'ente dei periti industriali e dei periti industriali laureati. Infine l'enpab, l'ente nazionale di previdenza e assistenza degli psicologi e PEnpapi. Le modalità di riversamento delle somme, di trasmissione dei flussi informativi e il rimborso delle spese relative alle operazioni di riscossione saranno disciplinati con convenzioni stipulate tra gli enti di previdenza e l'agenzia delle Entrate. RIPRODUZIONE RISERVATA Fondi pensione Pag. 1

Estratto da pag. 5 Ue. Dal 2008 in Italia il declino più elevato Bruxelles: stipendio insufficiente per il 12% dei lavoratori Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Rossella Bocciarelli ROMA II declino sociale di un paese si vede dalla quantità di lavoratori poveri: ne è convinta la commissione Ue, che ieri ha diffuso uno studio secondo il quale in Italia oltre il 12 per cento degli occupati non riesce a vivere del suo stipendio e che sottolinea come «il sensibile aumento della povertà tra la popolazione in età lavorativa è una delle conseguenze sociali più tangibili della crisi economica». Solo Romania e Grecia fanno peggio di noi: là ha un salario insufficiente a vivere oltre il 14 per cento dei lavoratori, ma la situazione dei due paesi era già molto difficile nel 2008 mentre in Italia l'emergenza-lavoratori poveri è arrivata con il doppio tuffo in recessione. «Dal 2010 gli stipendi delle famiglie Ue sono diminuiti e i cali sono stati particolamente profondi (oltre cinque punti percentuali in due anni) in Grecia, Spagna, Italia, Irlanda, Cipro e Portogallo» si legge nel rapporto. Intanto, l'ocse segnala che mentre in Europa tra il secondo e il terzo trimestre dello scorso anno l'occupazione è tornata a salire, in Italia nello stesso periodo l'indicatore ha continuato a scendere. Nell'area dell'euro, in particolare, l'occupazione è in rialzo, per la prima volta dal secondo trimestre 2O11, dello 0,1 per cento, e si attesta al 63,5% ma resta inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In Italia il tasso di occupazione nel terzo trimestre 2013 era al 55,4% contro il 55,6% del secondo trimestre e il 56,7% dello stesso periodo del 2012. Tornando al rapporto Ue, in Europa tra il 2008 e il 2012 il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale è cresciuto di 7,4 milioni e oggi è circa un quarto della popolazio ne (125 milioni di persone) ad essere a rischio povertà; quanto a noi per il rapporto della Ue nel 2O12 appariva a rischio-povertà il 29,9% degli italiani. Con una precisazione: «L'aumento del rischio-povertà ed esclusione sociale in Italia, Cipro e Ungheria è dovuto principalmente alla crescita del tasso di severe privazioni materiali». Invece in Bulgaria, Irlanda e Spagna esso «riflette la crescita della quota di famiglie senza lavoro». Purtroppo per noi, Bruxelles rileva anche come l'italia sia il paese peggiore d'europa per chi perde il posto di lavoro: le OCSE Nel terzo trimestre 2013 il tasso di occupazione nell'eurozona è salito al 63,5% mentre in Italia è sceso al 55,4% probabilità di trovarne un altro nell'arco di un anno sono tra il 14 e il 15%, le più basse dell'unione europea. In Italia, annota il rapporto «la spesa per la protezione sociale è relativamente bassa per famiglie, disoccupati e sanità» mentre «risulta fortemente orientata verso le pensioni». Inoltre, nel Paese sono migliorati gli incentivi per continuare a lavorare mentre è cresciuto il costo del lavoro. Ma sul terreno della disoccupazione le cose sarebbero potute andare anche peggio. In Italia, si legge nel rapporto «una forte riduzione dell'occupazione è stata infatti evitata attraverso un calo del numero di ore lavorate e da un calo della produttività lavorativa». Aspetto, quest'ultimo, non certo positivo ai fini del recupero di un sentiero di sviluppo stabile. RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 2

Estratto da pag. 5 Tutele. Sostegno dello Stato pari al 62,5%, da imprese a lavoratori il 37,5% Solo briciole alle politiche attive, l'80% va agli ammortizzatori Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) ROMA II tallone d'achille del Jobs act non sarà il contratto unico ma l'ammortizzatore sociale unico. Non tanto per le risorse da reperire per il finanziamento "a regime" di uno strumento concepito per tutelare tutti i lavoratori in caso di disoccupazione involontaria. Il problema vero sta nel suo avviamento. Che dovrebbe avvenire in un contesto a dir poco complesso. Nel 2O12 la spesa per le politiche del lavoro ha superato i 29 miliardi (1,8% del Pil), facendo segnare una crescita dell'8o% rispetto ai livelli del 2007. Un aumento in buona parte automatico, tutto legato alla componente passiva (indennità di disoccupazione, cassa integrazione) cui s'è aggiunto l'incremento "politico" della concessione degli ammortizzatori in deroga. Secondo i dati (prowisori) presentati dal ministro Enrico Giovannini qualche giorno fa in Senato, la spesa in ammortizzatori sociali è arrivata a 23 miliardi nel 2012, mentre nel Bilancio sociale Inps di dicembre l'asticella si fermava a 22,7 miliardi (+19% rispetto abolì). Osserviamo da vicino quest'ultimo dato: 12,6 miliardi dei 22,7 sono stati spesim prestazioni monetarie dirette ai beneficiari mentre 10,1 miliardi sono andati in contributi figurativi. E come è stata finanziata questa spesa? Per il 37,5% con i contributi versati da imprese e lavoratori (pari a 8,5 miliardi) per il resto dallo Stato con il ricorso alla fiscalità generale (62,5%, pari a 14,2 miliardi). Ecco dove la proposta dell'ammortizzatore unico incontra gli ostacoli più seri. Quando nell'estate del 2012 Elsa Fornero presentò l'aspi e la mini-aspi si disse che il sussidio ai lavoratori che perdono il posto sarebbe arrivato a una platea potenziale di 12 milioni di individui, contro i 4 milioni coperti fino ad allora. I dati sull'effetto Aspi, che ha debuttato nel 2013 e andrà a regime nel 2017, non sono ancora disponibili ma all'epoca le risorse trovate per finanziarne l'avviamento si fermarono a 1,8 miliardi. Per estendere EFFETTO CRISI In 5 anni uscite in crescita dell'80% per Cig e deroghe. Mentre peri centri d'impiego spendiamo un decimo di Francia e Germania ulteriormente la copertura ai circa 3,5 milioni di lavoratori dipendenti rimasti esclusi si affidò alle parti sociali il compito di attivare con accordi autonomi i fondi di solidarietà, operazione mai conclusa. La legge di stabilità prevede ora che se entro marzo gli accordi non saranno conclusi scatterà il fondo residuale finanziato in fase di prima applicazione (da gennaio) con un'aliquota pari allo 0,5 per cento. Mentre la spesa per ammortizzatori è esplosa negli anni della crisi quella per le politiche attive (di cui gli incentivi automatici alle assunzioni sono magna pars con una quota dell'85%) è scesa dallo 0,39% del Pil allo 0,33% (da 5,9 a 5,4 miliardi). Nel 2O12 alle politiche passive è andato l'8i% del totale delle uscite. La legge di stabilità ha fatto nascere il fondo per le politiche attive (con una dote iniziale di 55 milioni) e grazie alla riprogrammazione di fondi Ue 2007-2013 non spesi, e a rischio perdita, sono stati dirottati altri 350 milioni per cercare di ricollocare disoccupati di lunga durata e cassintegrati con un abbattimento degli oneri sociali e il sostegno a percorsi di formazione. Si tratta di un primo passo. Cui dovrebbero seguirne altri di maggiore impegno come la riqualificazione e il rafforzamento dei centri per l'impiego: sono 556 e nel 2012 sono state 2,2 milioni le persone che hanno cercato di trovare un lavoro tramite questi uffici provinciali. L'Italia spende per far funzionare queste strutture, dove lavorano 8.700 addetti, poco più di 400 milioni l'anno, meno di un decimo di quanto spendono Francia e Germania. Anche nel Jobs act si propone una riforma dei centri per l'impiego, con l'ipotesi di creare un'agenzia unica federale per coordinare politiche attive. L'obiettivo è lo stesso del governo: portare i servizi per l'impiego al livello medio europeo. Anche in questo caso il nodo risorse si ripresenterà, anche scontando il miliardo e mezzo di dote legata al piano Garanzia giovani D.Col. RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 3

Estratto da pag. 5 II caso. Per evitare l'aumento dei requisiti anagrafici previsto dalla riforma Le donne scelgono l'opzione contributiva Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) MatteoPrioschi Fabio Venanzi Meglio pochi soldi subito che una pensione "piena" tra un po' di anni. Questo sembrano aver pensato quindicimila donne che, dopo l'entrata in vigore della riforma Monti-Fornero, hanno scelto il pensionamento con l'opzione 57 anni di età (o 58 per le autonome) e 35 di contributi. Una scelta dolorosa, perché comporta l'applicazione del calcolo contributivo e un taglio dell'assegno medio che oscilla tra il 20 e il 30 per cento. In base ai dati Inps aggiornati a due giorni fa, l'opzione introdotta in via sperimentale dall'articolo i, comma 9, della legge 243/2004 è stata scelta complessivamente da 17.565 donne. I numeri, però, mettono in evidenza una consistente accelerazione nel2oi2,con 5.646 pensioni liquidate e più ancora nel 2013, quando si è raggiunta quota 8.846. In questa prima parte del 2014 sono già 1.122, includendo quelle con decorrenza in febbraio. Pur non avendo la possibilità di effettuare un riscontro con la platea delle lavoratrici potenzialmente interessate da questa opzione, emerge che, nonostante la penalizzazione e le polemiche suscitate a suo tempo (l'ex ministro Elsa Fornero aveva invitato la donne penalizzate dalla riforma a prendere in considerazione il passaggio al contributivo), l'opzione ha avuto un certo successo. Potrebbero avervi fatto ricorso, per esempio, le dipendenti del settore pubblico che nel 2O12 avevano 60 anni di età 636 di contributi, che, non potendo più andare in pensione con la quota 96, hanno rinunciato a una fetta dell'assegno pur di smettere subito di lavorare. Tuttavia questa via di fuga, che consente di evitare l'incremento dei requisiti previsti dalla riforma del 2011, rischia di essere già a fondo corsa. Infatti, nonostante l'opzione sia formalmente utilizzabile fino a tutto il 2015, l'inps con la circolare 35/2012 ha precisato che entro il 31 dicembre 2015 deve verificarsi la decorrenza del trattamento pensionistico e non la maturazione dei requisiti. Quindi, tenuto conto che alle donne interessate si applica la finestra di 12 o 18 mesi, rispettivamente per I numeri Pensioni liquidate, sulla base dell'opzione 57 o 58 anni di età più 35 di contributi, suddivise per anno. Il 2014 comprende quelle liquidate a oggi con decorrenza febbraio 2014. Fonte: Inps dipendenti o autonome, e che il requisito anagrafico quest'anno è incrementato di 3 mesi, le autonome devono compiere 58 anni entro febbraio per ricorre all'opzione. A questo riguardo il Parlamento ha di recente votato una risoluzione, presentata dall'onorevole Maria Luisa Gnecchi in commissione Lavoro alla Camera, che impegna il governo a sollecitare l'inps a rivedere la circolare, con l'obiettivo di non applicare la finestra mobile, l'aspettativa di vita e ritenere sufficiente la maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015. RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 4

Estratto da pag. 5 Giovannini: su base volontaria, contributi da Stato, lavoratori e imprese - «Non cambia la Fornero» Antìcipo della pensione anche nelle Pmi Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) PRESTITO DA RESTITUIRE Un assegno mensile da rimborsare con gradualità per l'uscita di lavoratori con 35 anni di versamenti e 1 o 2 anni dall'età di pensione Davide Colombo ROMA II "prestito pensionistico" cui sta lavorando il Governo per favorire, su base volontaria, la transizione dal lavoro alla pensione di determinate categorie di dipendenti e imprese non prevede alcuna modifica delle regole Fornero. Si tratta invece di uno strumento aggiuntivo, che punta ad al-largare anche agli addetti di aziende minori la possibilità di raggiungere la pensione con un sostegno economico transitorio che poi, però, verrebbe restituito con gradualità dopo il pensionamento. A contribuire sarebbero lo Stato, i lavoratori e le imprese. Ieri il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha voluto precisare in una nota il senso delle dichiarazioni rilanciate dalle agenzie di stampa a margine della conferenza Inail sul bando incentivi ISI 2013 (307 milioni a fondo perduto per investimenti su salute e Nessun ritocco ai requisiti previdenziali introdotti con il decreto "Salva Italia" del 2O11. Semmai un'aggiunta, come Giovannini aveva anticipato al nostro giornale in un'intervista dello scorso agosto. Uno strumento che s'ispira a quanto previsto per le grandi imprese con addetti in esubero dall'articolo 4 della legge 92/2012 ma che va ben oltre. L'idea cui lavorano i tecnici è garantire un reddito transitorio fino al pensionamento per lavoratori che abbiano 2-3 anni ancora da maturare per raggiungere il requisito anagrafico per vecchiaia o anzianità e almeno 35 o 36 anni di contributi già versati; ovvero un montante contributivo capace di garantire un futuro assegno Inps pari a 1,7-2 volte il minimo. Per questa fascia di addetti, resa particolarmente vulnerabile dalle riforme che hanno innalzato l'età di pensionamento e impostato una riduzione graduale delle coperture degli ammortizzatori sociali (si pensi all'aspi ma anche alla stretta annunciata sul sistema delle deroghe) il "prestito pensionistico" garantirebbe una via di uscita sicura. La presentazione ufficiale del nuovo strumento non sembra tuttavia dietro l'angolo. Tra i vari "dettagli" da mettere a punto il più delicato resta quello delle coperture: anche se l'assegno ponte verrebbe poi rimborsato nei primi 15-20 anni di pensionamento con una trattenuta Inps, il primo flusso di cassa avrebbe un impatto sui saldi ancora tutto da quantificare: «Siamo lavorando con il Tesoro per una proposta robusta sul piano finanziario e giuridico da presentare alle parti sociali» s'è limitato a dire ieri il ministro. Nelle ultime settimane le analisi si sono concentrate sulle platee potenziali e le dinamiche di spesa aggiuntiva. E la buona notizia è che siamo molto al di sotto delle cifre necessarie per introdurre forme di flessibilità previste in diversi ddl presentati in Parlamento e che, invece, modificherebbero la riforma Fornero. I lavoratori interessati e che rispettino i paletti assicurativi e anagrafici (ancora oggetto di valutazione), potrebbero anche contare su un sostegno, sempre volontario, da parte dei datori di lavoro per finanziare parte del rimborso dovuto, un canale quest'ultimo da utilizzare soprattutto in casi di crisi ed esuberi dichiarati. Ma le convenienze reciproche potrebbero verificarsi anche in settori produttivi particolari, caratterizzati da trasformazioni indotte dall'innovazione tecnologica, dove pure il nuovo meccanismo di uscita potrebbe essere sostenuto in parte anche dai datori di lavoro. Ieri alle dichiarazioni di Giovannini sono seguite reazioni positive da parte dei sindacati maggiori che, pur con valutazioni diverse (la Cgil chiede di cambiare le regole), hanno chiesto di passare al «Strumentoin più per piccole imprese». Il ministro Enrico Giovannini Prestito pensionistico II ministero del Lavoro sta studiando con l'economia, l'inps e ('Istat un prestito pensionistico volontario da riconoscere a lavoratori con almeno 35 anni di contributi e 1 o 2 anni da maturare per ottenere i requisiti anagrafici per la vecchiaia o l'anzianità. Tra i paletti (ancora oggetto di analisi e simulazioni diverse) anche un montante contributivo già cumulato e sufficiente da garantire una pensione Inps pari almeno a 1,7/2 volte il minimo. Afinanziare questo "assegno di transizione" dal lavoro alla pensione contribuirebbero Stato, imprese e lavoratori; questi ultimi con una restituzione graduale del prestito tramite un prelievo automatico Inps sulla pensione finale per un certo periodo di tempo più presto dalle parole ai fatti e aprire il confronto. Diverse le reazioni politiche. Sacconi (Ndc) e Polverini (Fi) chiedono di cambiare l'ultima riforma, Damiano (Pd) aspetta «una proposta che eviti il formarsi di nuovi esodati». Favorevole al "prestito pensionistico" s'è detta anche l'ex ministro Elsa Fornero. 1DUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 5

Estratto da pag. 22 Sicurezza. Fissato al 7,08% per il 2013 Per gli artigiani sconto Inail più alto Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Giuseppe Maccarone Silvana Toriello Al via lo sconto Inail per gli artigiani. Il ministero del Lavoro ha emanato il decreto interministeriale che sdogana la riduzione dei premi pari al 7,08% per il 2013. Un aiuto leggermente più consistente rispetto a quello precedente, relativo al 2O12 che si era attestato al 6,05 per cento. L'agevolazione è stata introdotta dalla Finanziaria 2007 (articolo i, commi 780 e 781). Il previsto decreto interministeriale, pubblicato il 20 gennaio nel sito del ministero del Lavoro, sezione pubblicità legale, che porta le firme dei ministri del Lavoro e dell'economia, ha fissato la percentuale recependo, di fatto, la proposta formulata dall'inail con la determina numero 209/2013. A fruire dello sconto sono tutte le aziende iscritte nel settore artigianato in regola con gli obblighi previsti dal decreto legislativo 81/2008 (sicurezza sul lavoro) e dalle specifiche normative di settore. L'accesso alla facilitazione è, inoltre, subordinato al rispetto di un'ulteriore condizione: l'azienda non deve aver denunciato infortuni nell'ultimo biennio. Il periodo di riferimento è quello che precede ogni singola annualità (intesa quale anno solare) cui si riferisce il premio dovuto. Pertanto, poiché la riduzione in commento si riferisce al 2013, il biennio di riferimento è il 2O11-2O12. Sono destinatarie dello sconto le posizioni assicurative che risultano inquadrate nel settore attività artigianato, sempre che vantino un biennio di attività completo al 31 dicembre dell'anno precedente quello in corso alla data di presentazione della domanda. Per essere agevolate, inoltre, le posizioni assicurative devono risultare attive almeno per un periodo nell'anno in corso alla data di presentazione della domanda. La possibilità di accedere alla riduzione è subordinata alla presentazione di un'apposita istanza. Sul punto l'inaii, con riferimento all' autoliquidazione 2012-2013, aveva già previsto (nota del 15 gennaio 2013) che per Pautoliquidazione 2013-2014 (attualmente in corso) l'applicazione della riduzione potesse avvenire esclusivamente in fase di regolazione 2013, subordinandola alla presentazione della domanda di ammissione al benefìcio. Quest'ultima poteva essere utilmente effettuata barrando l'apposita casella presente sul modulo per la dichiarazione delle retribuzioni 2012 da presentare entro il 18 febbraio 2013. La domanda si considera presentata se l'azienda artigiana certifica di essere in possesso dei requisiti previsti dalla normativa di riferimento. La riduzione è applicabile sia ai premi della polizza artigiani (premio speciale unitario), sia ai premi della polizza L'agevolazione consiste in un taglio applicato al premio di regolazione 2013, calcolato moltiplicando le retribuzioni effettive per il tasso applicato; pertanto, le retribuzioni sono da considerarsi "al lordo" di altri sconti effettivamente spettanti. La riduzione non si applica ai premi evasi e ai premi calcolati d'ufficio dall'istituto (articolo 28, comma 8, del Dpr 1124/1965), ovvero in assenza di presentazione della dichiarazione annuale delle retribuzioni. IL REQUISITO Per beneficiare dell'agevolazione l'azienda non deve aver registrato infortuni nel 2011-2012 Previdenza Pag. 6

Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. 37 Lavoro SICUREZZA Raddoppiati fondi per la prevenzione pag. 41 Prevenzione. Da Inail e governo 307 milioni alle imprese per i progetti - Dal 2010 stanziati 800 milioni Sicurezza, fondi raddoppiati Le domande dovranno pervenire sul sito dell'istituto entro l'8 aprile ha calcolato De Felice. Cristina Casadei Raddoppio del Proprio pervia della congiuntura sfavorevole è stata alzata la soglia della copertura dei costi ammissibili: passerà dal 50% dell'anno scorso al 65%. L'importo coperto potrà essere compreso tra 5mila e ^ornila euro. Anche m questo caso la soglia massima si alza di 3omila euro, rispetto ai loomila del 2012. Il limite minimo non è previsto per LA COPERTURA Alzata la soglia per il finanziamento dei costi ammissibili: passerà dal 50% al 65% - Importo compreso tra 5mila e ISOmila euro 65% - Importo compreso ibili: passerà dal 50% finanziamento dei costi ERTURA Alzata la soglia revisto per LA COPERTURA inimo non è previsto per o ai loomila del 2012. Il a si alza di 3omila euro, he m questo caso la soglia tra 5mila e ^ornila euro. mporto coperto potrà essere dell'anno scorso al 65%. L'ammissibili: passerà dal 50% ia della copertura dei costi sfavorevole è stata alzata la ppio del Proprio pervia della Cristina Casadei Raddoppio della dote e semplificazione delle procedure per accedere ai finanziamenti. L'annuncio dell'inaii e del governo sui fondi destinati alla sicurezza nelle imprese coglie il «momento m cui il ciclo economico mostra dei segnali di risveglio e le imprese possono essere più orientate a fare investimenti a favore della sicurezza e della tutela dei lavoratori», ha detto il ministro del Lavoro Enrico Giovannini. Il nuovo bando Isi presentato dal presidente dell'inaii Massimo De Felice, con il ministro del Lavoro, mette infatti a disposizione 307 milioni di euro a fondo perduto per realizzare interventi di prevenzione, adottare modelli organizzativi orientali alla sicurezza e sostituire o adeguare le attrezzature di lavoro. È la somma più alta mai stanziata. De Felice ha fatto notare che l'impegno finanziano dell'inaii è costantemente aumentato passando dai 60 milioni del 2O1O, ai 205 del 2011, ai 155 del 2O12 fino ai 307 attuali (di cui 295 Inail e 12 del ministero del Lavoro). Dal 2O1O ad oggi, dunque, sono stati stanziati oltre 800 milioni di euro. Con il finanziamento messo a disposizione sarà possibile «muovere un investi na Casadei Raddoppio del Proprio pervia della congiuntura sfavorevole è stata alzata la soglia della copertura dei costi ammissibili: passerà dal 50% dell'anno scorso al 65%. L''importo coperto potrà essere compreso tra 5mila e ^ornila euro. Anche m questo caso la soglia massima si alza di 3omila euro, rispetto ai loomila del 2012. Il limite minimo non è previsto per LA COPERTURA Alzata la soglia per il finanziamento dei costi ammissibili: passerà dal 50% al 65% - Importo compreso tra 5mila e ISOmila euro le imprese fino a 50 lavoratori che presentano progetti per l'adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. Nel dettaglio le domande potranno essere inviate fino all'8 aprile 2014, e per inserire il progetto le imprese dovranno accedere alla sezione "servizi online" del sito www.mail.it. I 307 milioni di euro di finanziamenti - ripartiti m budget regionali che tengono conto del numero adeguare le attrezzature di lavoro. È la somma più alta mai stanziata. De Felice ha fatto notare che l'impegno finanziano dell'inaii è costantemente aumentato passando dai 60 milioni del 2O1O, ai 205 del 2011, ai 155 del 2O12 fino ai 307 attuali (di cui 295 Inail e 12 del ministero del Lavoro). Dal 2O1O ad oggi, dunque, sono stati stanziati oltre 800 milioni di euro. Con il finanziamento messo a dispo dei lavoratori e dell'indice di gravita degli infortuni rilevato sul territorio - saranno assegnati fino ad esaurimento sulla base dell'ordine cronologico di arrivo. In caso di ammissione all'incentivo, l'impresa dovrà successivamente trasmettere all'inaii, entro 30 giorni (decorrenti dal settimo giorno successivo alla conclusione delle operazioni di tutta la documentazione prevista, utilizzando la posta elettronica certificata. Per realizzare e rendicontare il progetto l'impresa avrà un termine massimo di 12 mesi, prorogabile su richiesta motivata per un periodo non superiore a 6 mesi. Entro 90 giorni dal ricevimento della documentazione attestante la realizzazione del progetto - m caso di esito positivo delle verifiche - l'inaii predisporrà quanto necessario per la successiva erogazione del contributo. Nel bando Isi 2013 è stato introdotto anche un nuovo asse di finanziamento, con fondi trasferiti dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per progetti di sostituzione o adeguamento di attrezzature di lavoro messe m servizio anteriormente al 21 settembre 1996. izione sarà possibile «muovere un investi na Casadei Raddoppio del Proprio pervia della congiuntura sfavorevole è stata alzata la soglia della copertura dei costi ammissibili: passerà dal 50% dell'anno scorso al 65%. L''importo coperto potrà essere compreso tra 5mila e ^ornila euro. Anche m questo caso la soglia massima si alza di 3omila euro, rispetto ai loomila del 2012. Il limite minimo non è previsto per LA COPERTURA Alzata la soglia per il finanziamento dei costi ammissibili: passerà dal 50% al 65% - Importo compreso tra 5mila e ISOmila euro le imprese fino a 50 lavoratori che presentano progetti per l'adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. Nel dettaglio le domande potranno essere inviate fino all'8 aprile 2014, e per inserire il progetto le imprese dovranno accedere alla sezione "servizi online" del sito www.mail.it. I 307 milioni di euro di finanziamenti - ripartiti m budget regionali che tengono conto del numero adeguare le attrezzature di lavoro. È la somma più alta mai stanziata. De Felice ha fatto notare che l'impegno finanziano RIPRODUZIONE RISERVATA dell'inaii è costanteme Previdenza Pag. 7

Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. 41 Modelli innovativi. Iniziativa pilota offre agli associati servizi in convenzione per conciliare lavoro e famiglia Unindustria Reggio lancia il welfare interaziendale EMILIA ROMAGNA Ilaria Vesentini REGGIO EMILIA Si parte con buoni spesa, doposcuola per i figli e assistenza domiciliare per gli anziani, ma il progetto di welfare interaziendale "Welfa-RE" presentato ieri da Unindustria Reggio Emilia ai LIDO associati (per oltre52mila dipendenti) punta ad allargare via via il pacchetto di servizi convenzionati - a condizioni agevolate e personalizzabili - cui potranno attingere le aziende per offrire ai propri lavoratori benefit che valgono più di euro sonanti in busta paga (tartassati da cuneo fiscale e contributivo) e che in epoca di crisi economica e tagli alla spesa pubblica ripagano in termini di fìdelizzazione e motivazione del dipendente, di abbattimento di turnover e assenteismo e, dunque, di produttività. Il progetto lanciato ieri dall'as sociazione reggiana è «il punto di partenza di un progetto cui stiamo lavorando da tre anni - spiega il presidente Stefano Landi - convinti che sul tema del welfare aziendale si giochi una partita fondamentale per imprese e lavoratori. Mentre però le grandi aziende hanno già colto l'opportunità dei rinnovi contrattuali per inserire forme di prestazioni aggiuntive non monetarie nel secondo livello integrativo, le piccole realtà vanno sensibilizzate e accompagnate in questo percorso, perché non hanno le forze e le competenze per gestire da sole la domanda sociale delle maestranze». Un primo passo che apre anche alle Pmi la strada alla contrattazione di secondo livello all'interno della quale rendere strutturale l'offerta di welfare per i lavoratori. «La sfida è trasformare l'iniziativa aziendale da costo a investimento, perché quella che contabilmente è una spesa generale o del personale che non costituisce reddito, di fatto può diventarebenessere del dipendente che si ripaga con la raggiungibilità più immediata di obiettivi di business», commenta Antonio Manzoni, consulente della De Filippo & Associati che ha curato i piani di welfare aziendale di colossi come Luxottica e McKinsey. Si comincia da oggi dalle prime tre convenzioni con Coopselios (coop locale per la cura delle persone), Italiassistenza (homecare) e Welfare Company (per la gestione del reddito tramite sconti in esercizi del territorio) e un portale online dedicato sul sito Unindustria Reggio Emilia. «Arricchiremo presto il ventaglio con nuove convenzioni nei trasporti, nella sanità, nei nidi aziendali per creare una politica integrata di servizi territoriali - precisa Landi - su cui confrontarsi con imprenditori, Pa e sindacati. Perché il welfare costa meno alle aziende che pagare in denaro l'analoga prestazione e vale di più per il lavoratore. La speranza è arrivare anche a qualche tipo di defiscalizzazione». Previdenza Pag. 8

Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. 41 Prepensionamento poligrafici Giovannini convoca Fieg e sindacati È partito ieri, su richiesta della Fieg, il tavolo tecnico con aziende e sindacati dei settori grafico e poligrafico interessate dall'applicazione del Dpr 28 ottobre 2013 numero 157 di armonizzazione dei requisiti pensionistici che ha apportato modifiche in materia di prepensionamento del personale poligrafico. A convocarlo il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Nel corso dell'incontro Fieg e sindacati hanno spiegato al ministro la necessità di rivedere il regime di retroattività previsto dallo stesso decreto, preservando gli accordi raggiunti sulla base della legislazione vigente sino alla data di entrata in vigore del nuovo regolamento che introduce modifiche alla legge 416/81 Giovannini convoca Fieg e sindacati È partito ieri, su richiesta della Fieg, il tavolo tecnico con aziende e sindacati dei settori grafico e poligrafico interessate dall'applicazione del Dpr 28 ottobre 2013 numero 157 di armonizzazione dei requisiti pensionistici che ha apportato modifiche in materia di prepensionamento del personale poligrafico. A convocarlo il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Nel corso dell'incontro Fieg e sindacati hanno spiegato al ministro la necessità di rivedere il regime di retroattività previsto dallo stesso decreto, preservando gli accordi raggiunti sulla base della legislazione vigente sino alla data di entrata in vigore del nuovo regolamento che introduce modifiche alla legge 416/81 Previdenza Pag. 9

Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. 13 Ezio Mauro 360.522 In pensione anticipata ma le aziende e i lavoratori pagano assieme allo Stato Ecco ilpìano Gìovaminìperchìvuole uscìreprim *r ^r Polo&i Danimarca LO Unito Olanda Svezia Rep. Ceca Slovacchia L'età pensionabile in Europa aei 2020 donne uomini Belgio RO MA Si riapre il cantiere delle pensioni. Obiettivo: reintrodurre forme di flessibilità di uscita dal lavoro con il contributo finanziario dello Stato, delle aziende e del singolo lavoratore interessato al pensionamento. Il piano l'ha annunciato ieri il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini è allo studio del governo. Lunedì prossimo è in calendario un nuovo incontro tecnico al ministero del Lavoro con l'inps e i rappresentanti del Tesoro. ha detto il ministro è finalizzato alla transizione, su base volontaria, dal lavoro alla pensione, fermi restando i requisiti dell'attuale normativa. Tale strumento andrebbe incontro a persone e a imprese (come quelle di minori dimensioni) che attualmente non possono utilizzare gli strumenti previsti». Le linee direttrici, per unasorta di aggiustamento della riforma Fornero, sembrano, dunque, essere queste: si potrà andare in pensione alcuni anni (dai due ai quattro) prima di aver maturato i relativi requisiti anagrafici (66 anni e tre mesi per il 2014); l'assegno pensionistico anticipato sarà pagato dall'impresa con un eventuale contributo (sotto forma di prestito al lavoratore) dello Stato e il lavoratore dovrà restituire una parte di questo "prestito previdenziale" senza pagare interessi e in un tempo molto lungo. Tutto ruoterà intorno alla volontarietà del lavoratore. Si eviteranno così nuove ondate di cosiddetti esodati e le imprese avranno più tempo per adeguarsi, nella gestionedellapropriaforzalavoro, al repentino innalzamento dell'età pensionabile stabilito dalla legge del 2011. Già oggi, d'ai tra parte, la legge (in questo caso lariformafornero sul mercato del lavoro) prevede la possibilità che nelle aziende con più di 15 dipendenti, nei casi di crisi per ristrutturazione e previo accordo con i sindacati, si possa incentivare l'uscita dei lavoratori più anziani (quelli a cui mancano quattro anni per maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata) con l'impegno del datore di lavoro di corrispondere al lavoratore un Si accontenterebbe chi vuole ritirarsi prima, «lei termini previsti, ma senza cambiare la legge assegno pari alla pensione e contemporaneamente versare alltnps i contributi figurativi. Un sistema assai costoso (finora vi hanno fatto ricorso esclusivamente i grandi gruppi come, per esempio, l'enel) tanto che la legge stessa stabilisce che l'impresa debba presentare all'inps Previdenza Pag. 10

Estratto da pag. 13 Ezio Mauro 360.522 Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) «una fideiussione bancaria» a garanzia della solvibilità dell'obbligo che sottoscrive con il lavoratore. L'idea di Giovannini è quella di trovare il modo per estendere questa possibilità di pensionamenti anticipati anche alle piccole imprese, quelle sotto i quindici dipendenti, che non hanno la forza finanziaria dei gruppi più grandi e all'interno delle quali, non è prevista la presenza delle organizzazioni sindacali con cui la legge stabilisce che si debba trovare l'accordo. C'è però un problema di costi non indifferente con effetti, ovviamente, sull'equilibrio dei conti pubblici. LTnps ha stimato che per l'introduzione di un sistema del tutto flessibile per andare in pensione (come, per esempio, prevede la proposta di legge presentata dall'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, e dal sottosegretario all'economia, Pier Paolo Baretta) con un'età compresa tra i 62 e i 70 anni, con 35 anni di versamenti contributivi, e penalizzazioni crescenti man mano che ci si allontanadall'etàfissataperlegge, siano necessari dai 6 ai 7 miliardi di euro. Cifra che scenderebbe tra i 2 e i 3 miliardi nel caso del "prestito previdenziale". Che sarebbe previsto anche per tutelare i lavoratori più anziani, i quali una volta perso il lavoro si ritrovino senza alcuna tutela e senza, appunto, l'azienda alle spalle. Il sostegno al reddito, in questo caso, verrebbe erogato dalltnps. Si parla di non più di 700 euro integrato da un possibile "chip" dello Stato. In Parlamento c'è una sostanziale convergenza nel proporre forme di flessibilità per il pensionamento. Sia il Pd che il Nuovo centro destra, nella maggioranza, hanno apprezzato l'annuncio di Giovannini. Bisognerà vedere se saranno poi d'accordo sulla proposta che scaturirà dal confronto tecnico Lavoro-InpsTesoro. Favorevoli anche i sindacati che spingono perché si passi dalle parole ai fatti e si modifichi strutturalmente la riforma Fornero. «È proprio quella leggecheva cambiata», ha detto il segretario confederale della Cgil Vera Lamonica. AMATO-DINI Nel 1992 Amato alza l'età per nel '95 Dini sostituisce il metodo retri butivo con quello contributivo SCALONI E SCALINI Nel 2004 Maroni vara lo "scalone" (dai 57 ai 60 minimi per l'anzianità), nel 2007 Prodi lo elimina e sceglie una via più morbida SCALONI E SCALINI Nel 2004 Maroni vara lo "scalone" (dai 57 ai 60 minimi per l'anzianità), nel 2007 Prodi lo elimina e sceglie una via più morbida FORNERO 2011, nuovo innalzamento dell'età pensionabile: anche le donne del privato a 65 anni (gradualmente); dal 2022 maschi e femmine a 67 anni SCALONI E SCALINI Nel 2004 Maroni vara lo "scalone" (dai 57 ai 60 minimi per l'anzianità), nel 2007 Prodi lo elimina e sceglie una via più morbi Previdenza Pag. 11

Ritaglio stampa non riproducibile e utilizzabile solo ad uso esclusivo interno, basato sul sistema di Selpress Media Monitoring Newsbank Srl (agenzia autorizzata dal Repertorio Promopress - FIEG) Estratto da pag. 9 Via al progetto pensione flessibile II principale nodo è la copertura finanziaria. Il ministro del Welfare Giovannini: stiamo mettendo a punto una misura cui darebbero il proprio contributo anche le imprese, lo Stato e i lavoratori DI ROBERTA CASTELLARIN 11 governo lavora a un provvedimento volto a consentire ai lavoratori di andare in pensione in anticipo su base volontaria, con il contributo anche di lavoratori, Stato e aziende. Lo ha dichiarato il ministro del lavoro, Enrico Giovannini, che non ha, però, fornito alcun dettaglio su come il relativo onere sarà suddiviso. E questo non è un tema da poco, visto che la riforma Monti- Fornero ha consentito alle casse pubbliche di risparmiare 80 miliardi di euro soprattutto grazie all'abolizione delle pensioni di anzianità. «Per evitare di ingrossare le fila degli esodati stiamo lavorando sugli aspetti tecnici di un provvedimento per anticipare l'età di pensione con il contributo anche da parte delle aziende», ha dichiarato ieri Giovannini. L'esponente del governo ha sottolineato che l'ipotesi è allo studio «in queste ore» e che il suo dicastero collabora «con il ministero dell'economia» per mettere a punto «una proposta concreta» sui piani tecnicogiuridico e finanziario. In una nota successiva, Giovannini ha precisato che «lo strumento allo studio è finalizzato a favorire la transizione, su base volontaria, dal lavoro alla pensione, fermi restando i requisiti dell'attuale normativa. Tale strumento andrebbe incontro a persone e imprese (come quelle di minori dimensioni) che attualmente non possono utilizzare gli strumenti previsti in materia dalla legislazione vigente». Nella nota «si ribadisce che l'ipotesi alla quale si sta lavorando non modificherebbe le regole pensionistiche attualmente esistenti, ma offrirebbe uno strumento aggiuntivo cui si accederebbe su base volontaria, con il possibile coinvolgimento delle imprese, come già avviene nei casi previsti dalla legge per le azien Continua quindi il dibattito sulle modalità di introduzione di alcuni correttivi agli effetti della riforma Monti-Fornero, che ha blindato i conti pubblici italiani, soprattutto grazie Pierluigi Magnaschi all'abolizione delle pensioni di anzianità. Queste ultime permettevano, a chi non aveva come minimo 40 anni di contributi, di andare in pensione a 60 anni di età e 36 di contributi (la famosa quota 96 che sarebbe diventata quota 97 dal 2013 con 61 anni di età) allungando l'età di addio al lavoro. Oggi invece per accedere alla pensione anticipata sono necessari 42 anni e mezzo di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne, mentre la vecchiaia scatta a 66 anni e 3 mesi per gli uomini, a 63 anni e 9 mesi per le donne dipen denti e 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome. Tutti requisiti, peraltro, destinati a inasprirsi nel tempo perché agganciati all'andamento della speranza di vita certificata dali'istat. Come unico correttivo, la riforma Fornero ha dato la pos sibilità alle donne di andare in pensione prima dei 62 anni, ma con una decurtazione dell'assegno dell' 1% per ogni anno di anticipo, quota che diventa il 2% oltre i due anni di anticipo. I risparmi per i conti dello Stato sono arrivati quindi rinviando l'addio al lavoro di numerosi lavoratori. In una fase peraltro in cui le aziende, alla prese con una lunga crisi economica, accetterebbero ben volentieri soluzioni che consentano di mandare in pensione prima i dipendenti con maggiore anzianità. Prima di arrivare alla proposta definitiva, quella di un eventuale prestito previdenziale, Giovannini ha aperto un tavolo di confronto con imprenditori e sindacati per verificare l'accettabilità del progetto. Infatti le stesse aziende potrebbero essere chiamate a partecipare all'anticipo della pensione, insieme ail'inps e ai lavoratori, che dovrebbero accontentarsi di un assegno decurtato. D'altra parte oggi esiste già una formula che, tramite intese con i sindacati, permette di mandare in pensione in anticipo i lavoratori dipendenti grazie al versamento da parte dell'azienda di gran parte dell'assegno. Meccanismo che ha trovato applicazione presso le grandi 79.055 aziende, ma non è utilizzabile da parte delle realtà più piccole. Che pure lamentano la stessa esigenza di maggiore flessibilità. Certo, per l'italia resta il fatto che il problema della cassa è ancora cruciale, tanto che si sta lavorando a una limatura delle detrazioni fiscali al fine di reperire 500 milioni di euro. Difficile quindi pensare che nella ripartizione dell'onere lo Stato possa dare un contributo generoso. Non stupisce quindi che il ministro Giovannini parli di «strumento flessibile» in ragione delle condizioni conclude, «è di avere un contributo di tre soggetti (Stato, imprese e lavoratori). Stiamo lavorando sul modo di avere a disposizione uno strumento flessibile, che presenteremo poi alle parti sociali», (riproduzione riservata) Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/pensioni Previdenza Pag. 12