Prova di difesa dal nematode galligeno Meloidogyne spp. su actinidia

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Prova di difesa dal nematode galligeno Meloidogyne spp. su actinidia Alessandro Bevilacqua 1, Daniele Demaria 1, Manuela Robasto 1, Graziano Vittone 1, Alba Cotroneo 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Settore Fitosanitario, Regione Piemonte. Riassunto breve Nel comprensorio frutticolo del sud Piemonte gli impianti di actinidia effettuati negli ultimi dieci anni sono stati infestati, con indici di attacco variabili, da popolazioni di nematodi galligeni appartenenti al genere Meloidogyne. Dalle indagini effettuate è emerso che alcune pratiche colturali quali l irrigazione per scorrimento e l impiego di attrezzi per i movimenti di terra sono risultati favorevoli allo spostamento e all insediamento del nematode nei nuovi impianti senza escludere la loro introduzione attraverso materiale vivaistico. Per contrastare lo sviluppo in campo delle popolazioni di nematodi non sono al momento disponibili nematocidi di sintesi autorizzati per la coltura; recentemente è stato registrato un nematocida di origine biologica utilizzabile su tutte le colture orticole, arboree ed ornamentali infestate da nematodi galligeni del gen. Meloidogyne a base di un fungo antagonista Paecilomyces lilacinus la cui attività nematocida si basa solo sul parassitismo, in quanto non è stata verificata la produzione di alcuna tossina. E stata quindi avviata nel 26 un attività di sperimentazione per verificare l efficacia di questo formulato con l obiettivo di mantenere l attività parassitaria del nematode entro una soglia di danno economicamente accettabile. Nei due anni di prova (26-27) non sono emerse differenze statisticamente significative tra le tesi trattate e tra queste ed il testimone. Introduzione I nematodi galligeni, appartenenti al genere Meloidogyne, sono noti in quanto rappresentano una grave avversità per moltissime colture orto-floro-frutticole. Questi nematodi colonizzano l apparato radicale della pianta causando un progressivo deperimento della stessa. I danni causati da questi fitofagi raggiungono la massima evidenza con la maturità produttiva della pianta; proprio allora si notano la crescita stentata, la riduzione del carico di gemme e le produzioni quantitativamente e qualitativamente inferiori. Negli ultimi dieci anni sono stati diffusamente osservati danni, soprattutto in impianti che succedono un pescheto e/o in cui sono state applicate pratiche colturali predisponenti l insediamento e lo spostamento dei nematodi quali, per esempio, l irrigazione per scorrimento e l impiego di attrezzi per la movimentazione della terra senza peraltro escludere la loro introduzione attraverso il materiale vivaistico. Per contrastare lo sviluppo in campo delle popolazioni di nematodi non sono al momento disponibili nematocidi di sintesi autorizzati per la coltura; recentemente è stato registrato un nematocida di origine biologica utilizzabile su tutte le colture orticole, arboree ed ornamentali infestate da nematodi del genere Meloidogyne a base di un fungo antagonista, Paecilomyces lilacinus (Thom) la cui attività nematocida si basa sul solo parassitismo, in quanto non è stata verificata la produzione di alcuna tossina; il fungo è patogeno facoltativo di uova dei nematodi, e, in taluni casi, può attaccare anche gli stadi giovanili e le femmine sedentarie. Nel corso di questi due anni di sperimentazione (26-27) si è voluta valutare l efficacia di questo nuovo nematocida biologico a confronto con 88

un prodotto di sintesi impiegato attualmente con efficacia sulle colture orticole ma non ancora registrato sull actinidia. Materiali e metodi L impianto di actinidia, dove è stata effettuata la prova, a causa di una infestazione da Meloidogyne hapla e M. arenaria mostrava lo sviluppo della chioma stentato e conseguentemente la produzione risultava significativamente inferiore alla media. Si tratta di un impianto del 1999 allevato a pergoletta della cultivar Hayward con sesto d impianto di 4x4.6 m (543 piante per ettaro). Prima della somministrazione dei nematocidi sono stati prelevati campioni di radici estratti ad una distanza predeterminata dal fusto per valutare l entità e l omogeneità dell indice di diffusione dei nematodi. Il numero e le dimensioni delle galle è stato ritenuto sufficientemente omogeneo nei campioni per garantire la rappresentatività della prova. La prova è stata organizzata a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni per tesi e 5 piante per ripetizione. Prima delle applicazioni il terreno è stato mondato dalle erbe infestanti più vigorose. La distribuzione dei formulati sperimentali è stata localizzata sul sottofila (prosone) per una distanza dal fusto di m 2 per lato impiegando per ogni distribuzione 1 litri /pianta. I principi attivi a confronto distribuiti ad inizio fioritura nel 26 sono stati i seguenti: - Fenamiphos in formulazione liquida (Nemacur 24 CS): nuova formulazione a concentrazione ridotta; la dose d impiego è stata di 35 ml/1. mq; - Fenamiphos in formulazione liquida (Nemacur 24 CS) impiegato alla dose più elevata, 4.2 ml/1. mq.; - Fenamiphos in formulazione granulare (Nemacur granulare): impiegato alla dose di kg 25/ha, per favorire la sua penetrazione nel suolo il prodotto è stato leggermente interrato e il terreno successivamente irrigato. - Paecilomyces lilacinus ceppo 251, (Bioact WG): nematocida autorizzato anche per la coltivazione con metodi biologici. L applicazione è stata ripetuta 4 volte a partire dall inizio fioritura sino alla maturazione dei frutti ad intervalli di 6 settimane. Nel secondo anno di sperimentazione (27) è stata eliminata la tesi del Fenamiphos in formulazione granulare perché di impiego meno agevole. I rilievi per determinare l efficacia dei nematocidi messi a confronto sono stati effettuati nei due anni unicamente sulla produzione, tenuto conto di precedenti esperienze sperimentali che avevano evidenziato la non utilità dei controlli effettuati periodicamente sulla vegetazione (numero dei germogli dell anno, allungamento vegetativo e massa vegetativa complessiva) e della ricerca di larve del nematode nel terreno soggette a fluttuazioni legate al ciclo biologico. Per ogni ripetizione è stata raccolta la produzione della pianta centrale. La produzione è stata valutata mediante il peso dei frutti e la loro pezzatura utilizzando una calibratrice di tipo industriale e adottando le classi specificate dalle norme di qualità della UE. Sulle stesse piante sulle quali è stata valutata la produzione, solo nel corso del secondo anno di sperimentazione, al fine di provare a valutare il grado di infestazione dei nematodi sono stati eseguiti dei rilievi anche a livello radicale. Per fare ciò si è prelevato da ciascuna pianta una piccola porzione di apparato radicale costituita esclusivamente da radici secondarie. Il materiale prelevato è stato portato presso il laboratorio di diagnosi fitopatologica del CReSO e per ciascun campione è stata analizzata una quantità di radici tale da ricoprire in modo omogeneo un area di 3 cm 2 conteggiando il numero di galle presenti e assegnando a ciascun campione un indice di attacco secondo la seguente scala di valutazione: = nessuna galla; 1= tracce di galle; 2= 25% della 89

superficie radicale con galle; 3= 25-5% della superficie radicale con galle; 4= 5-75% della superficie radicale con galle; 5= >75% della superficie radicale con galle. Risultati Nel 26 il controllo sulla produzione media totale non ha fornito differenze statisticamente significative, tuttavia si è rilevato nelle tesi trattate con Fenamiphos in formulazione liquida la tendenza ad una produzione superiore alle altre tesi (fig. 1). Osservando poi la produzione ripartita per classi commerciali il Fenamiphos in formulazione liquida alla dose più elevata ha determinato le maggiori produzioni nelle pezzature superiori a 97 g (fig. 3). La tesi a base di P. lilacinus, sebbene presenti una produzione mediamente più bassa, in termini di pezzatura invece regge il confronto con il principio attivo di sintesi. Nel 27 non si osservano tra le tesi tendenziali differenze significative né sulla produzione totale media per pianta (fig. 2) né nella ripartizione per classi commerciali. (fig. 4). Il fatto che il controllo non trattato abbia delle pezzature analoghe alle altre tesi è probabilmente indice di una variabilità di fattori che possono intervenire in genere sulla produzione. A seguito della raccolta del 27, e soprattutto a fronte dei risultati descritti, è stato ritenuto interessante valutare il grado di infestazione delle radici. Anche per questo parametro non sono emerse differenze statisticamente significative tra le tesi saggiate. Conclusioni I risultati conseguiti nei due anni di sperimentazione non hanno permesso di fornire indicazioni esaurienti sull efficacia dei formulati saggiati. Probabilmente ciò è dovuto anche all assenza di una metodologia che permetta di stimare con precisione l entità dell infestazione dei nematodi sull apparato radicale di una pianta arborea adulta. La produzione media totale per pianta e la qualità della produzione sono parametri soggetti a numerose variabili (posizione della pianta, composizione del suolo, distanza dagli impollinatori, carico di gemme ecc) che possono avere influenzato il risultato. La valutazione di efficacia eseguita su una modesta parte dell apparato radicale, come stimata nel 27, alla fine del biennio della prova, non risulta significativa ed è facilmente comprensibile quali problemi pratici comporterebbe estendere le osservazioni all intero o almeno buona parte dell apparato radicale. Un ulteriore considerazione utile a comprendere il risultato della prova risiede nel fatto che Paecilomyces lilacinus necessita sicuramente di un periodo di tempo lungo per colonizzare il terreno e diffondersi nel suolo. In conclusione si può affermare che prima di procedere ad un trattamento nematocida di sintesi (di forte impatto ambientale) quale il Fenamiphos tra l altro non autorizzato sulla coltura dell actinidia, bisogna mantenere gli impianti in condizioni agronomiche ottimali grazie alle quali è possibile contrastare le infestazioni dei nematodi. Ringraziamenti Si ringrazia il tecnico della Cooperativa Lagnasco Group M. Ribotta e l az. Mellano Mauro (Lagnasco, CN) per la gentile disponibilità dimostrata nell ospitare la prova in tutte e due gli anni. 9

5 8 5 6 5 4 5 6. 5 5 4. 8 5 2 5. 9 5 4 8 4 7. 8 4 6 4 4 4 2 C o n t r o llo P a e c ilo m y c e s F e n a m ip h o s 3 5 m l\ h a F e n a m ip h o s 4 2 m l\ h a Figura 1: produzione media/pianta in kg nella prova del 26. 5 4 5 4 3 5 3 2 5 2 1 5 1 5 3 9.5 4. 4 6.6 C o n tr o llo P.lila c in u s F e n a m ip h o s 3 5 m l\h a 4.1 F e n a m ip h o s 4 2 m l\h a Figura 2: produzione media/pianta in Kg della prova 27. 91

2 5 2 1 5 1 5 < 6 5 6 5-7 7-7 6 7 6-8 2 8 2-8 9 8 9-9 7 9 7-1 8 1 8-1 1 9 1 1 9-1 2 9 1 2 9-6 Figura 3: produzione media/pianta ripartita per classi commerciali della prova 26. 2 5 2 1 5 F e n a m ip h o s 3 5 F e n a m ip h o s 4 2 P.lila c in u s N o n tra tta to 1 5 SOTTOM 65-7 7-76 76-82 82-89 89-97 97-18 18-119 119-129 129-6 Figura 4: produzione media/pianta per classi commerciali in Kg della prova 27. 92

Indagine entomologica per individuare eventuali responsabili delle malformazioni ai frutti di actinidia Marco Pansa 2, Daniele Demaria 1, Manuela Robasto 1, Graziano Vittone 1, Luciana Tavella 2 1 CReSO Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese. 2 Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano, Università degli Studi di Torino. Riassunto breve In Piemonte come anche in altre regioni italiane sono state segnalate malformazioni ai frutti di actinidia non imputabili ad avversità note né ad operazioni colturali specifiche. I risultati del primo anno di sperimentazione hanno permesso di escludere un coinvolgimento del batterio Pseudomonas syringae pv syringae responsabile di alcune alterazioni a carico di foglie e tralci della pianta. È stata invece accertata nel 26 una presenza importante di tripidi (Thysanoptera Thripidae), la cui azione trofica nelle fasi di impollinazione e inizio accrescimento dei frutti avrebbe potuto causare le alterazioni oggetto di studio. Nel 27 l attività sperimentale è proseguita con lo scopo di valutare il ruolo di tali tisanotteri e di altri insetti come ad esempio gli eterotteri. Inoltre è stata anche avviata un indagine per accertare l eventuale coinvolgimento di agenti micotici (ved. la relazione Indagine micologia per individuare eventuali responsabili delle malformazioni ai frutti di actinidia ). Introduzione Nel comprensorio frutticolo del Sud Piemonte sono stati segnalati, a partire dal 23, malformazioni ai frutti di actinidia non imputabili ad avversità note né ad operazioni colturali specifiche. Tali danni, che provocano l aumento della percentuale di frutti destinati allo scarto commerciale, sono stati rilevati in alcuni impianti localizzati nell area saluzzese con percentuali significative e in aumento nell anno 25. L alterazione, che provoca lo sviluppo irregolare del frutto e quindi la perdita della tipica forma tronco-conica, si manifesta subito dopo l allegagione e richiede l eliminazione dei frutti colpiti durante la fase di diradamento manuale con aggravio dei costi d intervento. Nel 26 l attività di indagine era in parte volta ad accertare l eventuale correlazione fra l alterazione descritta ed una manifestazione patologica a carico dei rami a frutto, a cui ci si riferisce comunemente come batteriosi, che consiste nell ingiallimento delle foglie ed il loro avvizzimento in pre-fioritura (Ipotesi batteriosi). Le attività sperimentali erano poi volte a verificare anche l eventuale presenza su organi fiorali e frutticini di insetti, la cui azione trofica durante la fase di impollinazione-inizio accrescimento dei frutti potesse causare l alterazione oggetto di studio. I risultati hanno permesso di escludere un coinvolgimento della cosiddetta batteriosi, mentre durante i campionamenti sono stati rilevati esemplari di tripidi (Thysanoptera Thripidae), che con le loro punture di nutrizione nella fasi di impollinazione e inizio accrescimento dei frutti avrebbero potuto causare tali alterazioni (Ipotesi tisanotteri). Nel 27 l attività sperimentale è pertanto proseguita con lo scopo di accertare il ruolo dei tisanotteri (Ipotesi eterotteri) rinvenuti nel 26 e anche di altri insetti come ad esempio gli eterotteri (Hemiptera Heteroptera). Contemporaneamente è stata anche avviata un attività sperimentale parallela, relazionata a parte (relazione attività 3, sottoprogetto 2), volta a evidenziare una eventuale correlazione del danno con la presenza di funghi patogeni. 93

Materiali e metodi Nel biennio 26-27 l attività sperimentale è stata condotta negli impianti nei quali negli anni precedenti era stata segnalata la presenza di frutti danneggiati. I rilievi sono stati effettuati: nel 26 negli impianti delle aziende A, B e C ubicate nel comune di Verzuolo (CN) e D situata nel comune di Piasco (CN); nel 27 nell impianto dell azienda A, che continua a presentare il problema, e in un impianto dell azienda E, situata nel comune di Lagnasco (CN), in cui non erano state segnalate alterazioni, preso quindi come confronto. Per accertare la percentuale di frutti colpiti in entrambi gli actinidieti indagati nel 27 è stato eseguito un controllo poco prima del diradamento, a inizio giugno, per evitare che nelle operazioni di diradamento manuale venissero asportati selettivamente i frutti deformati. Le attività di laboratorio sono state svolte presso le strutture del Di.Va.P.R.A., sez. Entomologia e Zoologia applicate all Ambiente Carlo Vidano. Ipotesi batteriosi Limitatamente al primo anno di sperimentazione al fine di accertare l eventuale correlazione, ipotizzata da tecnici del settore, tra frutti deformati e rami con sviluppo anomalo perché infetti da sospetta batteriosi, negli impianti indagati sono stati contrassegnati 3 rami a frutto sani ed altrettanti con sviluppo anomalo per sospetta batteriosi. A partire dall inizio della caduta petali sono stati effettuati 4 rilievi a cadenza settimanale nel corso dei quali venivano esaminati tutti i frutti sui rami segnati e conteggiati quelli colpiti. Ipotesi tisanotteri Al fine di accertare un eventuale correlazione tra frutti deformati e presenza di tisanotteri, negli impianti dove sono state rilevate le maggiori infestazioni, a cadenza settimanale sono stati esaminati con la tecnica del frappage circa 1 germogli portanti fiori per seguire l andamento della popolazione di tripidi in campo. Gli insetti rinvenuti sono stati collocati in provette e portati in laboratorio per il conteggio e l identificazione. Complessivamente sono stati effettuati 5 rilievi con cadenza settimanale a partire dalla piena fioritura sino all ingrossamento del frutto. Inoltre nel 26 negli appezzamenti A e D sono stati posti 2 isolatori per impianto su rami a frutto portanti fiori in allegagione e successivamente frutti. Prima di collocare gli isolatori, sui rami sono stati eliminati i frutticini già deformati ed è stato effettuato un trattamento a base di spinosad (f.c. Laser) e λ-cyhalothrin (f.c. Karate Xpress) alle dosi di etichetta, ripetuto 14 giorni dopo per ridurre il rischio di penetrazione di insetti all interno degli isolatori. I frutti sui rami ingabbiati sono stati poi controllati in 4 rilievi decadali. Nel 27 nell appezzamento A sono stati scelti e contrassegnati 6 rami a frutto. A partire dalla fase fenologica di bottoni fiorali, 3 rami sono stati trattati l 8 maggio con spinosad (f.c. Laser) alla dose di etichetta. Per garantire la totale copertura, il trattamento è stato poi ripetuto il 22 maggio ed il 4 giugno. In questo modo, qualora frutti deformati fossero osservati soltanto sui rami non trattati, e non sui rami trattati, poiché lo spinosad è estremamente efficace nei riguardi dei tripidi l assenza di frutti deformati sui rami trattati proverebbe la responsabilità dei tripidi nel causare le alterazioni. Al contrario, la presenza di frutti danneggiati sui rami sia trattati sia non trattati indicherebbe che altri insetti (ad esempio gli eterotteri generalmente poco sensibili allo spinosad) possano aver causato tali alterazioni. Infine avendo rilevato la presenza di funghi del genere Alternaria sui frutti (ved. relazione sull indagine micologica) e di elevate popolazioni di tripidi in campo, come ipotesi aggiuntiva è stata valutata la possibilità che i tisanotteri si possano comportare come vettori degli agenti fungini d infezione. A tal proposito circa 5 tripidi sono stati prelevati in campo e trasferiti in laboratorio 94

dove sono stati posti per 15 minuti in capsule Petri su un terreno di coltura generico (PDA) per la crescita di funghi. Le piastre sono state poi esaminate per la presenza di Alternaria sp. Ipotesi eterotteri Per verificare un eventuale correlazione tra l azione trofica di eterotteri e la comparsa dei danni, sono stati scelti e chiusi in isolatori rami a frutto nella fase fenologica di bottone fiorale, in numero di 2 per impianto negli appezzamenti A e D nel 26 e di 3 nell appezzamento A nel 27. Le maglie di questi isolatori non permettevano l ingresso di insetti appartenenti al sottordine Heteroptera. Come descritto per il 26, anche nel 27 prima di collocare gli isolatori ogni ramo è stato controllato, conteggiando i frutti totali e rimuovendo quelli eventualmente già deformati, ed è stato trattato con il p.a. insetticida λ-cyhalothrin (f.c. Karate Xpress) alla dose di etichetta per evitare la presenza di insetti fitofagi. Gli isolatori sono stati poi aperti e controllati per rilevare la presenza di frutti deformi il 19 giugno. Risultati Nel 27 nell appezzamento A, maggiormente colpito dal fenomeno, la percentuale del danno al momento del diradamento manuale è risultato essere del 6,2%, mentre nell appezzamento E è stata del,7%. Ipotesi batteriosi I rilievi effettuati nel 26 hanno evidenziato l assenza di correlazione tra incidenza del danno sui frutti e rami colpiti da presunta batteriosi. Tale evidenza è stata osservata, se pur con valori numerici diversi, in tutti gli impianti dove sono stati eseguiti i controlli (Fig. 1). Ipotesi tisanotteri Nel 26 soltanto durante il primo rilievo (inizio caduta petali) e in una sola azienda (appezzamento D), sono stati rinvenuti con una certa frequenza insetti appartenenti all ordine Thysanoptera, famiglia Thripidae, per lo più Thrips spp. Dal secondo rilievo in avanti sui frutti in formazione non sono più stati raccolti tripidi in numero significativo (Fig. 2). Nel 27 i tripidi sono stati rinvenuti mediamente in quantità inferiori rispetto al 26 ma più costantemente e in numero più elevato anche nell appezzamento E, con la minor percentuale di danno (Fig. 3). Per quanto riguarda il trattamento con spinosad nel 27, l incidenza di frutti deformati è stata pressoché simile sui rami trattati e sui rami non trattati (Fig. 4). Gli accertamenti per verificare il ruolo svolto dai tripidi come vettori di agenti micotici hanno rivelato la presenza perlopiù di funghi del genere Cladosporium sugli individui raccolti in entrambi gli impianti indagati nel 27. Sono stati anche rinvenuti funghi del genere Alternaria, Penicillium e Aspergillus. Ipotesi Eterotteri All apertura degli isolatori sia nel 26 sia nel 27 tutti i frutti all interno sono risultati sani e con forma regolare, ad eccezione di 1 frutto deforme nell impianto D nel 26. C Conclusioni La causa delle alterazioni sui frutti di actinidia rimane da definire anche se nel corso dei due anni di sperimentazione è stato possibile circoscrivere il problema ad alcune ipotesi scartandone altre che a livello teorico parevano plausibili. È importante qui riportare che il problema sebbene non disastroso desta preoccupazione tra gli operatori per la ripetuta comparsa negli anni e per la diffusione, anche al di là dei confini della regione, come emerso da un confronto con tecnici di altre zone di produzione. 95

Nel 26 è stato possibile escludere con certezza che tale fenomeno fosse da ascrivere a batteriosi: in realtà non è del tutto da scartare l ipotesi che qualche batterio del genere Pseudomonas possa essere coinvolto nella sintomatologia, magari in presenza di funghi, pur non ritenendo possano essere considerati come l agente causale. Su questo aspetto tuttavia si ritornerà con successive approfondite indagini. Nel primo anno di indagine era stata anche rilevata la presenza di tisanotteri sebbene non in misura tale da essere correlabile alla deformazione in oggetto. In ogni caso, dal momento che nel 26 l inizio delle osservazioni era coinciso con l allegagione dei frutti, non si poteva escludere che il danno fosse già stato causato. Pertanto nel 27 sono state ripetute le osservazioni a partire dalla fase fenologica di bottoni fiorali. Tuttavia, dai dati è emerso che, contrariamente alle attese, nell actinidieto con maggior presenza di tripidi i danni sono stati trascurabili. Il risultato avvalora quindi la conclusione preliminare dell anno precedente che tendeva ad escludere un coinvolgimento dei tisanotteri. Inoltre alla stessa conclusione si è giunti nel 27 con la prova in cui parte dei rami sono stati trattati con un insetticida molto efficace contro i tripidi poiché le percentuali di frutti deformi sono state pressoché simili nelle due tesi, trattata e non trattata. Infine, le verifiche preliminari volte ad accertare se i tripidi possano comportarsi come vettori di agenti micotici, hanno evidenziato con percentuali modeste la presenza sui tisanotteri di funghi saprofiti comuni, normalmente presenti nell atmosfera. Tuttavia non è da trascurare il ruolo di Alternaria sp., che in un altra indagine è stata rilevata con una interessante frequenza sui frutti deformi di actinidia. La prova condotta per escludere il coinvolgimento di insetti di dimensioni maggiori, in particolare di eterotteri, non consente di formulare ipotesi precise. L assenza di frutti deformati negli isolatori indurrebbe a pensare che le alterazioni siano causate da insetti di dimensioni tali da non poter penetrare negli isolatori, tuttavia l assenza di frutti deformati sui rami ingabbiati potrebbe ascriversi al caso e al basso livello di danni (6%). Sarà pertanto opportuno nel prosieguo delle attività ripetere la prova aumentando il numero degli isolatori. Ringraziamenti Si ringraziano le aziende Barale E., Quaglia A., Fina L. e Quaranta P. per la gentile disponibilità dimostrata ed il tecnico Trovò P. Albifrutta per le segnalazioni. 96

8 6 Rami colpiti da "batteriosi" Rami sani 4 2 Az. A Az. B Az. C Az. D Figura 1: Numero di frutti deformati su rami sani e rami colpiti da batteriosi per impianto indagato nel 26. 4 35 3 25 2 15 1 5 Appezzamento A Appezzamento B Appezzamento C Appezzamento D 31-mag 6-giu 14-giu 21-giu 27-giu Figura 2: Numero di tripidi ogni 1 fiori negli impianti indagati nel 26. 97

3 25 Appezzamento A Appezzamento E 2 15 1 5 8/5/27 15/5/27 22/5/27 29/5/27 Figura 3: Numero di tripidi medi ogni 1 fiori negli impianti indagati nel 27. 5% 4% 3% 2% 1% % 2.33% Controllo 1.56% Trattato con spinosad Figura 4: Percentuale di frutti deformati sui 3 rami trattati con spinosad e sui 3 rami non trattati (controllo) nell appezzamento A nel 27. 98