Relazione preliminare sui recenti ritrovamenti compiuti dalla Società Archeologica Viterbese Pro Ferento nel territorio della Tuscia*



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Relazione preliminare sui recenti ritrovamenti compiuti dalla Società Archeologica Viterbese Pro Ferento nel territorio della Tuscia* CHIARA DE SANTIS Fig. 1 Pianta della Tomba Comune di Viterbo Località Macchia Grande Necropoli Il Querceto I.G.M.: Foglio: 137 Tavoletta: Viterbo III NE Introduzione La ricognizione effettuata in data 30/03/2003 dalla Società Archeologica Viterbese Pro Ferento in località Macchia Grande, nel Comune di Viterbo, ha condotto al rinvenimento, all interno di una camera ipogea già da tempo profanata, di cinque consistenti frammenti di un urna cineraria di tufo pozzolanico e di altri frammenti di ceramica riferibili ad una lagynos e ad altri due oggetti di forma chiusa. Il recupero dei materiali è stato eseguito il 28/04/2003 dalla stessa Società in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per l Etruria Meridionale, grazie alla disponibilità offerta dall Ispettrice dott.ssa Valeria D Atri e dall Assistente di zona Sig. Giuseppe Cossu. Al momento della scoperta i frammenti dell urna erano disposti in maniera disordinata all interno dell ipogeo ed emergevano in modo non uniforme dall ultimo livello di terra di riporto ivi accumulata. A tale proposito è da rilevare che al momento del ritrovamento, e del successivo recupero, l accesso alla camera sepolcrale era per buona parte occluso dalla massa di terra e di detriti esterni che saturavano, pressoché per intero, il dromos. L accesso è stato pertanto possibile attraverso una esigua porzione di spazio libero risultante in corrispondenza della parte superiore dell ingresso della camera. Essa presentava un interro di livello leggermente inferiore rispetto a quello caratterizzante l ultimo tratto del dromos esterno ma, comunque, di proporzioni decisamente considerevoli essendo la stanza stessa colma di terra per circa metà della sua altezza. L analisi dei reperti e la possibilità di recupero di altri rilevanti frammenti hanno portato la Società Archeologica Viterbese Pro Ferento ad eseguire per conto della Soprintendenza Archeologica per l Etruria Meridionale ulteriori indagini consistenti essenzialmente nella ripulitura e nel parziale scavo della tomba. La Tomba È ubicata in una piccola necropoli di presumibile epoca ellenistica sorta su un modesto promontorio tufaceo, non lontano da una cava di pozzolana, in località Macchia Grande, nel Comune di Viterbo. Si tratta di una tomba a camera con banchine laterali (fig. 1), orientata in direzione NE, realizzata su un banco tufaceo di media consistenza. La camera ipogea è preceduta da un dromos a cielo aperto, largo circa cm. 90, che corre, per cm. 420, in direzione NE. L entrata presenta un altezza di cm. 230, anche se in origine essa doveva essere più bassa considerando che la volta dell accesso risulta abbastanza erosa. Due gradini molto corrosi, originariamente dell altezza di circa cm. 20 ciascuno, introducono all interno della stanza. * I materiali rinvenuti necessitano, comunque, di essere sottoposti ad approfonditi studi i cui risultati ci si auspica siano resi noti in una prossima pubblicazione. 3

Fig. 2 Unguentari Relazione preliminare sui recenti ritrovamenti compiuti dalla Società Archeologica Viterbese Pro Ferento La pianta della camera è di forma quadrangolare: il lato destro misura cm. 240, quello sinistro cm. 256 e quello di fondo cm. 275. Sui tre lati della camera corrono le banchine. Realizzate a cm 45-50 dal piano del breve dromos interno lungo cm. 120, esse mostrano un ampiezza variabile tra cm. 80 e cm 100. Nella parte compresa tra l ingresso ed il lato corto della banchina destra è da rilevare uno sgrottamento, approssimativamente semicircolare, del diametro di cm. 58 eseguito molto probabilmente in un momento successivo al primo utilizzo della tomba e destinato, forse, ad accogliere un olla cineraria. Cenni sullo stato di conservazione dell ipogeo Complessivamente la camera presenta uno stato di conservazione discreto nonostante le pareti ed il soffitto abbiano subito crolli più o meno evidenti dovuti alla naturale espansione arbustiva. In particolare la crescita della vegetazione spontanea sul banco tufaceo litoide, all interno del quale è stato ricavato l ipogeo, ha portato allo sviluppo di una fitta rete di apparati radicali che, scendendo in profondità fino alla stanza stessa, hanno innescato una serie di inevitabili e ricorrenti processi di degrado. Infatti, gli apparati radicali diffusi in maniera capillare si insinuano nelle microfratture sulle quali esercitano un azione divaricante che provoca sia cadute a strati delle superfici, soggette pertanto a continue esfoliazioni ed a nuove microfratture, sia, in relazione al loro accrescimento, disgaggi di più consistenti porzioni rocciose. - La parete laterale sinistra si presenta nella prima metà, nel senso della lunghezza da sinistra verso destra, abbastanza rovinata a causa della caduta degli strati superficiali di tufo mentre la restante è meglio conservata. - La parete di fondo è discretamente mantenuta nella prima metà, nel senso della lunghezza da sinistra verso destra. La rimanente parte è caratterizzata dalla presenza, nella sezione al di sopra della banchina, di una superficie ben delineata costituita da una evidente porzione di tufo più compatto. L area ad essa soprastante, oltre la caduta stratiforme del tufo, mostra un evidente sgrottamento, provocato dalla pressione esercitata dalle radici, che interessa principalmente le zone coincidenti con il relativo angolo superiore destro della stanza. - La parete destra appare in condizioni decisamente non buone. Assai compromessa dal crollo che ha interessato l angolo superiore destro del fondo della camera, essa è soggetta ad una persistente ed evidente esfoliazione delle superfici determinata dall azione degli apparati radicali uniformemente diffusi. - Il soffitto ha subito la caduta di diversi strati di tufo cosicché il livello della volta originaria è completamente mancante. L unico punto in cui esso è rilevabile, seppur in maniera molto parziale, è in prossimità dell angolo superiore sinistro, in fondo alla stanza. Ben conservate sono, invece, le banchine laterali ed il dromos interno. Riferimenti ad alcuni dei materiali recuperati Gli interventi di ripulitura e scavo della tomba hanno permesso di recuperare una cospicua quantità di reperti all interno dell ipogeo, considerato che esso era stato già profanato, e di acquisire dati sul materiale, talvolta piuttosto inconsueto per lavorazione, presente anche nel dromos esterno. La pulizia del dromos che precede l ingresso della camera ha portato, infatti, al rinvenimento di una consistente lastra di peperino di forma trapezoidale (lati lunghi cm. 148 e cm 135; lati corti cm. 76 e cm 67; spessore cm. 27), presumibilmente una lastra di chiusura. Incanalata nello stretto corridoio, essa si presentava riversa sul terreno in piano, nel senso della lunghezza, con il lato più corto (cm. 67) volto verso l esterno e la base (cm. 76), più larga, disposta in prossimità dell accesso della camera. Da rilevare altresì che la rimozione della lastra ed il prosieguo delle operazioni di sterro hanno condotto alla scoperta di un blocco di peperino abbastanza singolare collocato nel dromos tra una porzione rocciosa di forma presso- 4

ché triangolare e un blocco di tufo, posto alla base dell entrata dell ipogeo, sul quale erano disposti, come a cortina, altri due blocchi di tufo. Posizionato in maniera trasversale all interno del dromos, il blocco di peperino presentava, quasi al centro della faccia a vista superiore, un incavo di forma circolare, della profondità di circa cm. 17 e del diametro di cm. 27, sul cui fondo si rilevava un piccolo foro che lasciava intuire che il blocco nella parte sottostante potesse essere cavo (fig. 1). Il suo successivo spostamento e la conseguente collocazione sulla superficie opposta, eseguiti al termine degli scavi, hanno permesso, infatti, di accertare la presenza di un bacino. Tale circostanza ha indotto ad ipotizzare che potesse trattarsi di un blocco di peperino sottoposto ad una prima lavorazione per la realizzazione di una vasca o di un urna cineraria. Un errore nel procedimento di esecuzione del manufatto o la cattiva qualità del materiale convinse forse l artigiano a non ultimare l opera. Se così fosse l incavo sarebbe stato effettuato secondariamente ed andrebbe pertanto relazionato ad una funzione di reimpiego del blocco stesso. Tra i diversi materiali che le operazioni di scavo hanno reso possibile recuperare all interno della camera sepolcrale si annoverano diversi unguentari (fig. 2), cinque di argilla e due in vetro (fig. 3-4). Questi molto probabilmente erano stati sistemati all interno di un contenitore ligneo, forse una cista, come lascia supporre la tipologia dei piccoli elementi in bronzo anch essi rinvenuti nella medesima concrezione di terra. Da evidenziare la peculiare fattura di uno degli unguentari (fig. 3) in pasta vitrea che si distingue per il ricorrente motivo ad occhio di pavone nei colori azzurro, bianco e ruggine su fondo blu. Tutti gli un- Fig. 3 Unguentario in pasta vitrea policroma Fig. 4 Unguentario in vetro bianco Fig. 5 Pinzette in bronzo 5

Fig. 6 Specchio in bronzo Relazione preliminare sui recenti ritrovamenti compiuti dalla Società Archeologica Viterbese Pro Ferento guentari, riferibili alla medesima sepoltura, presumibilmente femminile, erano collocati nella prima metà della banchina destra, in prossimità dell ingresso. Allo stesso corredo va forse riferita anche una lucerna con decorazione fitomorfa. Per quanto concerne i materiali in bronzo, sono stati rinvenuti un paio di pinzette (fig. 5) ed uno specchio (fig. 6), oltre naturalmente i piccoli elementi pertinenti il citato contenitore ligneo. Di particolare interesse risulta essere anche l urna cineraria in tufo pozzolanico (fig.7), di cui alcuni frammenti sono stati recuperati in una fase precedente gli scavi e consequenziale alla ricognizione. Si tratta di un urna con coperchio a doppio spiovente con cordolo centrale rialzato, caratterizzata da fasce rettangolari incise su tutti i lati esterni della cassa e da due decorazioni incise, campite di rosso e pressoché linguiformi, disposte sui timpani in maniera obliqua e tra loro speculare nella zona al di sotto degli spioventi. In prossimità della zona superiore di un lato corto della cassa ed in corrispondenza ad essa nel timpano del coperchio si rileva la stessa parte di un medesimo segno che sembra essere riferibile ad un carattere etrusco la cui traslitterazione è Ś. Dei materiali restituiti il gruppo dei reperti di ceramica a pareti sottili, per lo più caratterizzati da una decorazione a rotella, appare piuttosto consistente. Da rilevare altresì la presenza di frammenti pertinenti a tre lagynoi parzialmente ricomponibili. Le lucerne recuperate (frammenti) ammontano complessivamente a tre. Una di esse, pertinente forse al corredo cui si è accennato sopra, mostra sul disco, intorno al foro centrale, degli elementi decorativi a rilievo che sembrano essere identificabili con due gigli e due foglie d acanto. Dallo sterro dell ipogeo sono emersi anche degli elementi in ferro. Si tratta di parte di un fascio di verghe al quale vanno ricondotti altri tre frammenti più piccoli. Nello specifico sembra vi si possa riconoscere una serie di spiedi, o comunque di utensili per il focolare, legati insieme e tra loro saldati in seguito ai processi di ossidazione del metallo. Per più dettagliate informazioni sulle modalità di rinvenimento e sui contesti di riferimento dei reperti e sui materiali recuperati si rimanda alla consultazione del giornale di scavo e dell inventario degli oggetti 1. 1Si riporta di seguito l elenco dei materiali recuperati e consegnati alla Soprintendenza Archeologica per l Etruria Meridionale: - Urna cineraria/n. 30 frammenti. Tufo pozzolanico; scalpellatura. Parzialmente ricomponibile. Agli angoli della base della cassa piedini rettangolari. Fasce rettangolari incise su tutti i lati esterni della cassa. Coperchio a doppio spiovente con cordolo centrale rialzato, sui timpani due decorazioni incise, pressoché linguiformi, campite di rosso, disposte in maniera obliqua e tra loro speculare nella zona al di sotto degli spioventi. Nella parte superiore di un lato corto della cassa ed in corrispondenza ad essa nel soprastante timpano si conserva la stessa porzione di un medesimo segno (probabile carattere etrusco); (fig.7) - Cassa (angolo interno) di urna (?)/n. 1 frammento. Tufo, scalpellatura; - Olla/n. 2 frammenti. Ceramica a pareti sottili. Argilla depurata; a tornio veloce; - Bicchiere/n. 15 frammenti. Ceramica a pareti sottili. Argilla depurata; a tornio veloce, a rotella. A cm. 3 dall orlo solcatura orizzontale, sul corpo file di striature; - Bicchiere/n. 9 frammenti. Ceramica a pareti sottili. Argilla depurata; a tornio veloce, a rotella. Sotto l orlo due solcature orizzontali, sul corpo file di striature; - Bicchiere/n. 4 frammenti. Ceramica a pareti sottili. Argilla depurata, a tornio veloce, a rotella. Sotto l orlo solcatura orizzontale; - Bicchiere/n. 2 frammenti. Ceramica a pareti sottili. Argilla depurata; a tornio veloce; - Bicchiere/n. 15 frammenti. Ceramica a pareti sottili. Argilla depurata; a tornio veloce, a rotella. A cm. 3 dall orlo solcatura orizzontale, sul corpo file di striature; - Lucerna/n. 9 frammenti. Argilla depurata chiara, vernice rossa; a matrice, sovradipintura. Sulle superfici tracce di colore rosso; - Lucerna a disco/n.7 frammenti. Argilla depurata chiara; a matrice. Parzialmente ricomponibile; - Lucerna/n. 17 frammenti. Argilla depurata chiara, vernice rossa; a matrice, sovradipintura. Parzialmente ricomponibile. Sul disco, intorno al foro centrale, decorazione a rilievo fitomorfa (probabilmente due gigli e due foglie d acanto); - Lagynos/n. 22 frammenti. Ceramica comune. Argilla depurata chiara; a tornio veloce. Parzialmente ricomponibile; - Lagynos/n. 68 frammenti. Ceramica comune. Argilla depurata, vernice rossa; a tornio veloce, sovradipintura. Parzialmente ricomponibile. Colore rosso sulle superfici; - Lagynos/n. 30 frammenti. Ceramica comune. Argilla depurata chiara; a tornio veloce. Parzialmente ricomponibile; - n. 3 frammenti Non Id. di forma chiusa. Ceramica comune (grezza). Argilla non depurata; a tornio veloce; - n. 3 frammenti Non Id. di forma chiusa. Ceramica comune (grezza). Argilla non depurata; a tornio veloce; Argilla depurata; a tornio veloce. Integro; (fig.2) tornio veloce, sovradipintura. Integro. Orlo e collo ricoperti da vernice rosso-scura, sulla spalla linea rosso-scura trasversale; (fig.2) tornio veloce, sovradipintura. Integro. Orlo e collo ricoperti da ver- 6

Fig. 7 Urna cineraria in tufo pozzolanico Conclusioni La tomba nella sua prima realizzazione sembra cronologicamente ascrivibile tra la fine del III e gli inizi del II sec. a.c. Gli elementi acquisiti inducono ad ipotizzare un uso della tomba da parte di più generazioni fino ad un periodo collocabile almeno entro il primo quarto del I sec. d.c. La presenza di resti antropici e dell urna cineraria evidenzia che la camera ha ospitato sia deposizioni ad inumazione che sepolture ad incinerazione. Anche il piccolo sgrottamento visibile nella parte compresa tra l ingresso ed il lato corto della banchina destra, effettuato quasi certamente in una fase successiva al primo utilizzo della tomba, potrebbe essere stato eseguito per accogliere un olla cineraria. Da notare che la maggior parte dei reperti è stata ritrovata in giacitura non primaria a causa delle violazioni cui è stato sottoposto l ipogeo. A tale proposito va inoltre sottolineato che gli oggetti rinvenuti nelle concrezioni di terra pressoché al livello delle banchine e soprattutto in prossimità delle pareti laterali della stanza sono con molta probabilità da ritenersi nella loro positura quasi originaria e/o, comunque, in quella risultante dall azione dei fattori esogeni esercitata in vari modi sulla tomba stessa. Certamente, la caduta delle parti superficiali delle pareti tufacee sulle banchine e l infiltrazione di acqua e detriti dall esterno devono aver favorito la formazione di concrezioni e un interro tale da preservare questi reperti dai successivi saccheggi consentendo così, a distanza di secoli, la restituzione di preziose memorie del nostro patrimonio storico e culturale. Si ringraziano la Soprintendenza Archeologica per l Etruria Meridionale e tutti gli iscritti alla Società Archeologica Viterbese Pro Ferento che hanno collaborato alle operazioni di recupero dei materiali ed alle attività ad esse connesse. nice rossa; (fig. 2) tornio veloce, sovradipintura. Integro. Orlo e collo ricoperti da vernice rosso-scura; (fig. 2) tornio veloce, sovradipintura. Integro. Orlo e collo ricoperti da vernice rosso-scura; (fig. 2) - Unguentario. Vetro bianco; fusione, soffiatura. Mutilo; (fig. 4) - Unguentario. Pasta vitrea policroma, fusione, soffiatura. Integro. Sulla superficie ricorre un motivo ad occhio di pavone nei colori azzurro, bianco, ruggine, su fondo blu; (fig. 3) - Specchio/n. 4 frammenti. Bronzo; fusione. Ricomponibile. Disco circolare. Non si rileva attaccatura di manico; (fig. 6) - Pinzette/2 frammenti. Bronzo; laminatura. Ricomponibile; (fig. 5) - Chiodino e frammenti in bronzo (probabilmente facenti parte di una cista che conteneva gli unguentari recuperati); - n. 3 frammenti in bronzo Non Id.; - Fascio di verghe/n. 4 frammenti. Ferro. (Probabilmente parti di spiedi). 7