Brutta frattura tibiale, brutto intervento, protesi del ginocchio garantita: valore del danno non inferiore a 100mila euro! Ecco quanto vale il danno provocato da una brutta frattura tibiale e perché! Cosa sta accadendo se dopo un intervento di riduzione di una frattura i dolori continuano, lancinanti, tumefazioni, parziale immobilizzazione dell arto, tanto che è necessario un nuovo intervento. Leggete cosa è accaduto a una paziente, la signora M.V., che il 16 dicembre 2013 è accidentalmente caduta. Una volta recatasi al pronto soccorso, l hanno ricoverata e operata per ridurre la frattura. Qualche giorno dopo è stata dimessa, ma il decorso clinico è stato difficoltoso. Tanto che controlli radiografici successivi hanno dimostrato un grave affondamento residuo del piatto tibiale laterale. Tutta la vita successiva risulta essere compromessa. Attualmente il caso è pendente, è iscritto al tribunale cercando una conciliazione. I nostri esperti hanno chiesto che le venga riconosciuta l inabilità sia temporanea che quella assoluta. Leggi tutti i dettagli nell articolo tecnico.
Il fatto Dalla documentazione esaminata risulta che la sig.ra M. V. in data 16.12.2013 si recava presso il PS in seguito a caduta accidentale nella quale aveva riportato trauma del ginocchio sinistro. Veniva sottoposta ad accertamenti dai quali emergeva la frattura scomposta del piatto tibiale esterno della gamba sinistra. La paziente veniva pertanto ricoverata presso l U.O. di Ortopedia e Traumatologia dove, in data 18.12.2013 veniva sottoposta a riduzione cruenta della frattura e osteosintesi con placca e viti. Veniva dimessa in data 21.12.2013 con divieto assoluto di carico, sblocco articolato del tutore dopo 1 mese e mobilizzazione articolare passiva e attiva a due mesi. Il decorso clinico successivo al trattamento chirurgico, risultava notevolmente difficoltoso per la paziente, con dolore intenso, tumefazione del ginocchio sinistro e scarso recupero funzionale. I controlli radiografici successivi dimostravano una grave deviazione in valgo del ginocchio sinistro conseguente al grave affondamento residuo del piatto tibiale laterale. La paziente veniva quindi ricoverata presso il reparto di riabilitazione di una struttura specializzata dal 02.04.2014 al 20.05.2014; al momento della dimissione veniva annotato: Deambulazione con doppio appoggio, deviazione in valgo del ginocchio, marcata ipotonotrofia, flessione a 80, estensione incompleta. In data 28.05.2014 veniva ricoverata presso l U.O. di Ortopedia e Traumatologia per essere sottoposta ad artrolisi artroscopica del ginocchio sinistro per blocco articolare in pregressa frattura del piatto tibiale esterno.
La signora si presentava dai nostri esperti presentando: grave deviazione in valgo del ginocchio sinistro (20 ), che risulta molto più evidente e marcato rispetto agli esami radiografici, durante il carico in stazione eretta; tumefazione con scomparsa totale delle tipiche fossette pararotulee e dolente alla palpazione, specialmente in corrispondenza del compartimento laterale; la mobilizzazione attiva e passiva del ginocchio sinistro evidenziava rumori importanti di scroscio e scatto articolare come da grave artrosi post-traumatica; il range di movimento risulta ridotto per una entità di circa 15 nell estensione e di circa 20 nella flessione e questo difetto funzionale impedisce l accovacciamento; tutto l arto inferiore sinistro risultava marcatamente ipotrofico con riduzione del perimetro di circa 5 cm a 20 cm prossimalmente alla rotula, sempre di 5 cm a 10 cm prossimalmente alla rotula stessa e di 3 cm a livello surale, mentre a livello mesorotuleo la circonferenza dell arto sinistro risulta maggiore di circa 3 cm rispetto al ginocchio di destra; la deambulazione risultava particolarmente difficile e dolorosa e possibile solo mediante l uso di due antibrachiali e solo per brevi tragitti; il salire e soprattutto lo scendere le scale risultava ancora più difficile e doloroso rispetto alla deambulazione su superfici pianeggianti; si repertava infine, in corrispondenza della regione laterale del ginocchio, una cicatrice chirurgica della lunghezza di circa 15cm di aspetto slargato ed ipocromica.
Le nostre considerazioni medico legali La sig.ra V. M. ha riportato, in seguito a caduta accidentale occorsa in data 16.12.2013, la grave frattura per affondamento del piatto tibiale laterale del ginocchio sinistro. Tali fratture articolari, indubbiamente gravi, devono essere prontamente trattate mediante la riduzione cruenta e l osteosintesi con placca e viti; tempo fondamentale di tale procedura consiste nel sollevamento della porzione articolare affondata e la sua stabilizzazione in posizione corretta. Nel caso specifico, il sollevamento della parte depressa dell articolazione non è stato sufficientemente effettuato residuando chiaramente, in tutti i controlli successivamente effettuati, un affondamento di oltre 1 cm. Nella normale anatomia del ginocchio, il piatto tibiale esterno si presenta convesso rispetto al piatto mediale che appare concavo e quindi risulta più alto, nella sua porzione centrale, di circa 0,5 mm; sommando questa convessità alla depressione di circa 1 cm che presenta il piatto tibiale laterale dopo l intervento, si può facilmente valutare che l affondamento residuo può essere stimato in circa 15 mm. Questo dato deve essere tenuto ben presente ricordando che l esperienza clinica, confortata da studi scientifici consolidati, pone come limite massimo di scomposizione della superficie articolare di un articolazione sottoposta al carico 1 mm, pena una grave artrosi post-traumatica. In conclusione, visto il grave quadro di artrosi posttraumatica a carico del ginocchio sinistro sviluppato dalla sig.ra M. di anni 53, l unica parziale soluzione attuale consiste nell impianto di un artroprotesi di ginocchio ricordando però che nelle artrosi post-traumatiche tale intervento può dare esiti sicuramente inferiori rispetto ai
casi non traumatici. Dr. Carmelo Galipò Le nostre richieste: Un intervento ben eseguito avrebbe restituito al ginocchio della perizianda una funzionalità mediamente ottima (anche in considerazione della giovane età!), per cui il danno attuale (grave limitazione anatomica e antalgica), va interamente risarcito anche nell ottica di una futura protesizzazione che verosimilmente non potrà dare ottimi risultati Per quanto suddetto, la sig.ra M. V., a causa dell operato imperito dei sanitari dell U.O. di Ortopedia e Traumatologia ha subito un grave danno biologico e un maggior periodo di inabilità quantificabile come segue: Maggiore inabilità temporanea assoluta: gg 30 (trenta); Maggiore inabilità temporanea parziale: gg 60 (trenta); La riduzione della validità psico-fisica della perizianda, in relazione allo stato anteriore, determina un MAGGIOR danno biologico permanente, valutato secondo criteriologia Medico Legale di analogia e proporzionalità, tenendo conto della prognosi (verosimile protesizzazione), con riferimento ai Baréme
della R.C., valutabile nella misura del 30% (trenta); Tale maggior danno è da valutarsi a partenza dall 8 punto % in quanto una frattura del piatto tibiale ben trattata avrebbe comunque lasciato postumi algodisfunzionali di tale entità. Infine tale valutazione ben qualifica anche i postumi di una futura protesizzazione con postumi verosimilmente non identici ad un caso di protesizzazione di ginocchio artrosico non post-traumatica. Si ritiene inoltre necessaria una valutazione e il risarcimento della sofferenza morale della sig.ra e della riduzione della capacità lavorativa specifica valutabile nella misura del 50% della totale. E da risarcire anche il grave danno alle attività esistenziali che la paziente riferisce annullate. Si è iscritto in tribunale un ricorso 696bis per addivenire ad un tentativo di conciliazione