CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL CLIMA ACCORDI POST-PARIGI 2015 A cura di Dora DEL COTTO A.A. 2016/2017 Introduzione Il 22 aprile 2016, presso la sede delle Nazioni Unite di New York si è svolta la cerimonia d apertura alla firma del Paris Agreement, il documento approvato al termine della COP21, ossia la 21 a sessione della conferenza dei Paesi che hanno sottoscritto la convenzione ONU sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, o UNFCCC). L Accordo, che a Parigi fu approvato dai 195 Paesi partecipanti al summit, è rimasto aperto alla firma fino al 17 aprile 2017. Al 21 giugno 2016, 177 Paesi lo avevano già firmato. Adesso i Paesi dovranno adottare l Accordo all interno dei propri sistemi legislativi, attraverso la ratifica (o l accettazione, l approvazione o l adesione). Perché l accordo entri in vigore, è necessario, in base all articolo 21, che esso sia ratificato da almeno 55 Paesi complessivamente responsabili di almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra. Finora, l accordo è stato ratificato da 18 Paesi, che raggiungono solo lo 0,2% del totale delle emissioni globali di gas-serra. La COP21 costituiva il culmine di un processo di negoziazione lanciato a Durban (Sud Africa) nel 2011, che aveva l obiettivo di sancire un accordo per il post-kyoto, dal 2020 in poi e di ridare vigore al processo UNFCCC che si era impantanato con il fallimento della COP15 di Copenhagen, nel 2009. Sui tavoli di Parigi permanevano i temi già aperti a Copenhagen: gli sforzi globali di mitigazione e la loro ripartizione tra i Paesi; l adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico; la conservazione delle foreste poiché la loro distruzione e il loro degrado causano il 15 per cento delle emissioni globali di gas-serra; i trasferimenti finanziari verso i Paesi in via di sviluppo per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici e compensare le perdite e i danni subiti non per proprie responsabilità; i partenariati tecnologici; 1
lo sviluppo di competenze scientifiche e il rafforzamento istituzionale a livello nazionale e sovranazionale; gli accordi su strumenti transnazionali e di mercato di protezione del clima. L unico tema negoziale nuovo rispetto alla COP di Copenhagen riguardava il tema delle perdite e dei danni, introdotto alla COP19 di Varsavia e relativo alle modalità per compensare i Paesi poveri per i danni che questi hanno subiscono a causa del cambiamento climatico. Dalla COP di Copenhagen a quella di Parigi molti avanzamenti a livello tecnico e scientifico erano stati compiuti in molte di queste aree negoziali. In più, dalla COP di Copenhagen le politiche climatiche internazionali avevano avviato una transizione da un modello centralizzato di governance, top-down, Struttura che ha ospitato la conferenza delle Nazioni Unite sul clima all aeroporto di Le Bourget, a Parigi verso un approccio decentralizzato ibrido, in grado di combinare impegni volontari nazionali, decisi dagli stessi Paesi, chiamati a comunicare i propri Intended Nationally Determined Contributions (INDC), con principi e metodi condivisi internazionalmente di contabilizzazione e monitoraggio. Obiettivi della conferenza L importanza dell accordo è data sostanzialmente dal fatto che è stato sottoscritto da tutti i paesi partecipanti: anche da quelli emergenti, che spesso sfruttano pesantemente fonti di energia non rinnovabile. L accordo contiene sostanzialmente quattro impegni per gli stati che lo hanno sottoscritto. In sostanza i punti principali sono: 2
fermare il surriscaldamento globale: lo scopo del vertice è quello di studiare misure specifiche per fermare l'innalzamento delle temperature a livello globale ed evitare che la media delle temperature stesse si spinga oltre i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli dell'epoca pre-industriale. ridurre le emissioni di gas serra: i 195 Paesi coinvolti dovranno provvedere ad abbattere i livelli di emissioni di gas nocivi per l'ambiente, studiando soluzioni più incisive rispetto a quanto deciso in passato. diminuire la dipendenza dal carbone, dal petrolio e dalle fonti energetiche più inquinanti abbattere il costo delle energie rinnovabili: Diciannove dei 195 Paesi partecipanti, compresi Stati Uniti, Francia e India, hanno annunciato per i prossimi cinque anni il raddoppiamento dei fondi dedicati alla ricerca sulle energie rinnovabili. Un passaggio che il Green Climate Found, organismo internazionale che raccoglie 24 Paesi, spera di favorire stanziando, fino al 2020, cento miliardi di dollari, pari a quasi 95 miliardi di euro. Nello stesso impegno rientra l'iniziativa di India e Francia, che hanno annunciato la creazione di un accordo internazionale tra i cento Paesi dell'area tropicale per facilitare l'utilizzo e la condivisione dell'energia solare. creare un piano di azione concreto: ad auspicarlo è stato, soprattutto, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha esortato le Nazioni che prenderanno parte alla Cop21 a studiare un programma di azione concreto e condiviso che impegni nella lotta al surriscaldamento climatico tutti i Paesi, da quelli più solidi a quelli in via di sviluppo. Il New York Times ha definito l accordo storico, un termine utilizzato anche da moltissimi altri giornali di tutto il mondo. Purtroppo con l elezione di Donald Trump gli Stati Uniti vogliono tirarsi indietro dalle decisioni degli accordi di Parigi. Dal punto di vista legale, l Accordo di Parigi formalizza un nuovo approccio costituito da una parte legalmente vincolante, che stabilisce regole comuni volte a promuovere un processo trasparente e ad assicurare la valutazione degli obiettivi, supportata da elementi lasciati alla legislazione nazionale di ciascun Stato, come sono gli INDCs (Intended Nationally Determined Contributions). Allo stesso modo la mobilizzazione di risorse finanziarie per permettere ai paesi in via di sviluppo di definire piani di mitigazione ed adattamento, così come quelle che tutti i paesi investiranno in ricerca, sviluppo e trasferimento di nuove tecnologie, risulterà cruciale per il raggiungimento degli obiettivi che ci si è dati. 3
4 Effetti degli impegni attuali sulla traiettoria delle emissioni: in griglio scenari senza politiche sul clima, in verde nel centro la traiettoria corrispondente a un livello di impegno di riduzione delle emissioni simile a quello di Parigi, in verde in basso scenari con impegni aumentati. Sulla destra le corrispondenti probabilità di contenere l aumento delle temperature globali al di sotto dei 2 C (Fonte: Fawcett et al., 2015).
Un recente studio condotto dall Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) in collaborazione con Climate Policy Initiative, mostra come nel 2014 i paesi sviluppati abbiano fornito 61.8 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo, il 70% dei quali provenienti da fondi pubblici (vedi figura). Dato altrettanto significativo, la cifra è cresciuta negli ultimi anni, sia per il crescente impegno dei governi sia grazie a sistemi di rendicontazione sempre più trasparenti. Nonostante la COP21 abbia portato con se una serie di importanti annunci riguardanti nuovi impegni finanziari, la cifra è ancora lontana dai bisogni del mondo in via di sviluppo, stimati dalla World Bank in 140 175 miliardi di dollari annui al 2030 per le azioni di mitigazione e altri 75-100 miliardi per l adattamento. Prospettive future Nell insieme, l accordo di Parigi rappresenta un passo importante nella giusta direzione. Un passo realistico, che permetterà ai governi di collaborare all interno di un solido processo di revisione e crescita degli impegni. Con la conferenza di Parigi si chiude quindi un ciclo, quello del Protocollo di Kyoto, e se ne apre un altro, più ampio in termini di partecipazione, fondato sulle conquiste del passato, ma aperto a miglioramenti futuri. Sta ora ai singoli stati 5
adottare concrete misure di mitigazione e adattamento. In particolare, ci sono alcune decisioni molto importanti che dovranno essere prese urgentemente: Investire importanti risorse, quadruplicando quelle investite oggi, nella ricerca e sviluppo di tecnologie a basso utilizzo di carbonio, in particolare nella produzione di energia elettrica, nel suo utilizzo, nel suo stoccaggio, nella ricerca e sviluppo di tecnologie per la rimozione della CO 2 dall atmosfera, di tecnologie per ridurre la povertà energetica e quella idrica, per lo sviluppo di sementi clima resistenti, per la diffusione a basso costo di programmi di formazione in tutto il mondo. Adottare misure per la riduzione del consumo di combustibili fossili, a partire dal carbone, che dovrebbe essere eliminato almeno in tutti i paesi industrializzati, e sostituito con gas. Favorire la sostituzione dei combustibile fossili con energie rinnovabili, azzerando i sussidi ai primi ed utilizzando le risorse finanziarie ricavate per finanziare la ricerca sulle seconde. Adottare misure perché ogni tonnellata di carbonio emessa abbia un prezzo tale da incentivare l innovazione tecnologica, l efficienza energetica e la progressiva sostituzione delle energie fossili con energie rinnovabili. 6
Servono quindi decisioni pubbliche lungimiranti e investimenti privati. A Parigi un ruolo importante è stato svolto dal settore privato, che per la prima volta ha preso impegni rilevanti di riduzione delle emissioni di gas serra. Serve continuare su questa strada con visione e lungimiranza. A Parigi, il successo della COP21 è anche dovuto al grande lavoro della società civile e delle istituzioni locali: sindaci di importanti città, imprese private, reti di attività e ricerca, azioni di tante associazioni non governative stanno dimostrando come il cambiamento sia possibile e sia soprattutto un opportunità. Conclusioni L accordo di Parigi accoglie dunque l'obiettivo minimo di contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 C rispetto ai livelli pre-industriali e di proseguire gli sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 C. Il target di 2 C è necessario per evitare effetti devastanti del climate change, ma, secondo la maggior parte della comunità scientifica, non sarà comunque sufficiente a salvare i Paesi più vulnerabili del mondo, tra cui quelli delle piccole isole del Pacifico. Ed è per questo che un target più ambizioso è stato incluso nell accordo. Molti analisti hanno espresso i loro dubbi sulla sua efficacia e la sua forza di invertire la tendenza. Pur limitando il livello emissivo entro quei limiti che consentirebbero di contenere il global warming di 2 C sopra i livelli preindustriali, comunque non si avrebbe una stabilizzazione del clima, come vorrebbe la Convenzione, e comunque si avrebbero effetti disastrosi. Purtroppo, va sottolineato che le promesse di riduzione dei gas-serra che i 187 Paesi hanno messo sul tavolo prima di Parigi con i loro INDC cadrà ben al di sotto anche dell obiettivo di 2 C. Infatti, ammesso che essi siano rispettati, si verificherebbe un riscaldamento del pianeta tra 2,7 e 3,5 C. Al momento c è già stato un riscaldamento di 1,0 C. Per raggiungere l obiettivo di 1,5 C molto esponenti della comunità scientifica ritengono che dovremmo ridurre la concentrazione di gas serra in atmosfera e passare dalle attuali 400 parti per milione di CO 2 a non più di 350 parti per milione di CO 2. Al momento, a parte i sink naturali di carbonio (oceani ed ecosistemi vegetali terrestri), non esistono tecnologie mature di carbon sequestration and storage in grado di sottrarre gas serra dall atmosfera. Alcuni studi stimano che per raggiungere l obiettivo di mantenere il riscaldamento sotto i 2 C è necessario che il livello globale dei gas serra raggiunga il culmine di 54 miliardi di tonnellate di CO 2 eq entro il 2030 e declini sino a 21 miliardi di tonnellate di CO 2 eq entro il 2050. Questo implica che entro il 2050 deve maturare un settore energetico completamente de-carbonizzato. 7
Il Paris Agreement, nel suo complesso, invia un messaggio forte a imprese, investitori e cittadini: l era della dipendenza delle economie dalle fonti fossili d energia è alle spalle, mentre per il futuro l energia che alimenta la crescita economica potrà essere solo rinnovabile e pulita. L accordo di Parigi può essere considerato come un buon punto di partenza. Gli INDC potrebbero incoraggiare una cooperazione maggiore tra le parti, considerando che gli stati s impegnano ogni cinque anni a illustrare gli sforzi compiuti e che questi sono sottoposti a un periodico controllo internazionale. Il rispetto degli accordi è dunque nelle mani di ogni singolo Stato e del modo in cui implementerà l Accordo a livello nazionale. La società civile avrà un ruolo molto importante, anche esercitando pressione sugli Stati affinché non vengano meno ai loro obblighi e facciano dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile un punto essenziale e ricorrente dell agenda politica. Sitografia www.climalteranti.it; www.ilpost.it; www.carlocarraro.org; www.isprambiente.gov.it; www.tpi.it; www.en.wikipedia.org. 8