Coordinamento ACQUA LIBERA DAI PFAS

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(articolo 1, comma 1)

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Coordinamento ACQUA LIBERA DAI PFAS

Elenco dei gruppi che hanno sottoscritto l esposto presentato presso le Procure della Repubblica di Verona e Vicenza Perla Blu di Legambiente Cologna Veneta www.perlablu.it ViVerBio G.A.S. Lonigo www.viverbiogaslonigo.it Comitato Vicentino NO ECOMAFIE www.comitatovicentinonoecomafie.bloog.it Coordinamento provinciale Acqua Bene Comune Vicenza Associazione NO ALLA CENTRALE Ovest Vicentino www.associazionenoallacentrale.wordpress.com Ci.L.L.S.A. Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l Ambiente www.facebook.com/cillsa.arzignano C.I.T.T.A.B. Comitato Intercomunale Tutela Territorio Area Berica I.S.D.E. Associazione Medici per l'ambiente Vicenza www.facebook.com/isdevicenza.it Medicina Democratica Vicenza www.medicinademocratica.org Legambiente Verona www.legambienteverona.it Legambiente Vicenza www.legambientevicenza.it Legambiente Veneto www.legambienteveneto.it 1

Alcuni siti intern ernet et in cui è possibile reperire le principali fonti medico-scientifici che dimostrano la pericolosità dei PFAS http://www.c8sciencepanel.org/index.html http://enzucciu.blogspot.it/2013/07/le-sostanze-perfluoroalchilichesono.html http://www.nopops.it http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/reach/ decalogo_interf_endocr_191012.pdf http://www.antologiamedica.it http://www.iss.it/inte/ http://www.irsa.cnr.it/shpage.php?lang=it&pag=pfas 2

Sintesi dell esposto presentato presso le Procure della Repubblica di Verona e Vicenza Premesse: - Con studio del 25.03.2013, il CNR precisava come nel bacino di Agno e Fratta Gorzone, anche a monte dello scarico del collettore ARICA, sono state misurate concentrazioni di PFOA molto elevate, spesso superiori a 1000 ng/l [nanogrammi per litro], che destano una certa preoccupazione dal punto di vista ambientale [...]. Ancora più preoccupazione desta la misura della concentrazione di queste sostanze nelle acque potabili campionate da punti di erogazione pubblici e privati. [...] nel bacino di Agno-Fratta-Gorzone vi sono concentrazioni crescenti da nord a sud, che raggiungono valori di PFOA superiori a 1000 ng/l e di PFAS totale superiori a 2000 ng/l. I ricercatori concludevano che si evidenzia un possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono queste acque, prelevate dalla falda. - A seguito di una prima valutazione l'arpav, Dipartimento provinciale di Vicenza, con nota prot. 0075059/x.00.00 del 11.07.2013 comunicava che l'incidenza della contaminazione provocata sul corso d'acqua Fratta-Gorzone a Cologna Veneta è prevalentemente dovuta alla rilevante presenza di sostanze perfluoro-alchiliche allo scarico industriale della ditta Miteni spa, arrivando a concludere che si vede chiaramente che l'impianto di depurazione di Trissino, a cui è allacciata la Miteni spa, contribuisce per il 96,989% all'apporto totale di PFAS scaricati nel Fratta-Gorzone. Si evidenzia inoltre che gli impianti di depurazione in questione non sono in grado di abbattere questo tipo di sostanze, in quanto non dotati di tecnologia adeguata e che la diminuzione della concentrazione allo scarico è dovuta esclusivamente all'effetto diluizione. - Con successivo studio dell'arpav, risulta da accertamenti e controlli che numerosi Comuni delle Province di Vicenza, Verona e Padova sono interessati dall'inquinamento sia nel corpo idrico di falda che nelle pubbliche condotte di acqua potabile. - Nel contempo l'arpav ha rilevato che l'inquinamento da PFAS risulta rilevante anche sotto il profilo dell'utilizzo irriguo delle acque superficiali, come per i corsi d'acqua Fratta Gorzone. - Essendo inoltre stati rilevati valori anomali di PFAS in numerosi pozzi privati dei Comuni interessati, si è reso necessario adottare una campagna di controllo dei pozzi privati, imponendo ai privati di sottoporre l'acqua attinta dai pozzi [...] a campionamento ed analisi chimica per la determinazione delle seguenti sostanze perfluoroalchiliche [...]. - Lo sversamento nelle acque di falda e superficiali di composti PFAS ha comunque determinato un gravissimo e irreparabile pregiudizio alla loro salubrità. Infatti da anni si 3

segnala la pericolosità delle sostanze perfluoroalchiliche, ritenute dannose per la salute e determinanti nell'insorgenza di patologie gravi, anche in ragione del loro accumulo nella filiera alimentare. Gli studi sperimentali condotti sugli animali e su sistemi cellulari in vitro hanno dimostrato non solo la cancerogenicità, ma anche numerosi altri effetti tossici a carico di vari organi e tessuti, del sistema immunitario, del metabolismo lipidico, della tiroide, del sistema nervoso centrale, del sistema genito-urinario e riproduttivo. Ne è emerso che l'esposizione ai PFAS attraverso le acque potabili può comportare un aumentato rischio per un ampio spettro di esiti sanitari che vanno da effetti acuti quali ipercolesterolemia e ipertensione nella gravidanza, a patologie rilevanti quali malattie tiroidee, colite ulcerosa e tumori del testicolo e del rene, aterosclerosi e sue più gravi complicanze (malattie ischemiche cardiache e cerebrali), infertilità maschile e femminile, abortività spontanea ricorrente e restrizione della crescita fetale. - Quanto sopra rilevato è stato confermato anche dal Ministero della Salute che, in risposta dell'interrogazione parlamentare n.4-01564 presentata il 28.01.2014, significa come i PFAS, di cui numerosi studio tossicologici epidemiologici e clinici effettuati in vari Paesi hanno dimostrato la tossicità, una volta immessi nell'ambiente vi rimangono per molto tempo. - Seppure ad oggi i PFAS non siano oggetto di specifici limiti di legge, da anni sono considerati sostanze tossiche tanto da risultare nella dir. europea 2013/39 del 12.08.2013. Sulla base di quanto fin qui premesso, il coordinamento Acqua Libera dai PFAS ha presentato alle P. d. R. di Verona e Vicenza un esposto denuncia nei confronti di persone da individuare, al fine di valutare se sussista l'ipotesi di commissione dei reati di cui agli artt. 434, 440 e 674 c.p., per aver sversato o rilasciato sostanze perfluoroalchiliche nelle acque di falda, al suolo o nel sistema fognario, determinando l'inquinamento delle risorse idriche. Nella fattispecie, si è ravvisata l'ipotesi delittuosa del disastro ambientale, considerate la vastità dell'area interessata dal fenomeno e le rilevanti dimensioni del bacino di utenza, e si è richiesto di procedere ad adottare un provvedimento di sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p.: - degli impianti di scarico dei reflui industriali nella rete fognaria o in corso d'acqua degli impianti della Miteni S.p.A., in Trissino (VI); - dei pozzi artesiani posti a valle dell'impianto Miteni S.p.A., come individuati nella planimetria allegata alla rilevazione ARPAV prot. 0075059/X.00.oo del 11.07.2013; - del collettore ARICA insistente in Cologna Veneta (VR) sul corso d'acqua Togna-Fratta- Gorzone. * * * 4

Dieci richieste che abbiamo rivolto agli Ass.ri alla Sanità e all Ambiente della Regione Veneto Il coordinamento Acqua Libera dai PFAS chiede: 1) che gli siano comunicati i criteri in base ai quali vengono selezionati i comuni nei quali effettuare il prelievo di campioni dalle falde acquifere, al fine di comprendere, a titolo di esempio, i motivi per i quali Arzignano, che nello studio iniziale effettuato dall IRSA-CNR figurava fra i comuni con concentrazioni superiori a 100 ng/litro, non compare nella lista dei comuni maggiormente colpiti inclusa nelle più recenti pubblicazioni dell ARPAV, nonostante i dati da quest ultima prodotti confermino che i valori totali di PFAS oltrepassano quel limite; 2) che gli vengano comunicati i criteri in base ai quali si stabiliscono le zone e le modalità con le quali saranno prelevati i campioni di alimenti, foraggio, sedimenti, ecc.; nonché la lista dei 56 comuni nei quali, a quanto sembra, saranno effettuati questi campionamenti; 3) che le riunioni delle commissioni che si occupano di tali campionamenti, e che in futuro s occuperanno sia del biomonitoraggio umano che dello screening sanitario del campione rappresentativo della popolazione veneta, siano pubbliche; che di queste riunioni siano redatti e pubblicati dei verbali che riportino le decisioni prese dai commissari; 4) che in tali commissioni siano inseriti esperti indipendenti nominati da associazioni ambientaliste; 5) di far misurare le dosi di PFAS accumulate anche nel fegato dei pesci e non solo nei muscoli, come stabilito nella recente deliberazione della giunta regionale; 6) di far pubblicare sui siti internet istituzionali della Regione (servizio epidemiologico regionale del Veneto, singole Ulss, e altri) i dati relativi alla mortalità per cause generali e specifiche, disaggregati per comune, anno, fasce di età, in formato open Access, liberamente consultabili da tutti gli utenti; 7) di far pubblicare, secondo le modalità di cui al punto precedente, anche i dati relativi alle diagnosi istologiche di tumori nelle singole Ulss, sempre disaggregati per comune, anno di diagnosi, fasce d età, codice internazionale di diagnosi delle malattie secondo il sistema ICD (International Classification of Diseases), standardizzazione sulla popolazione veneta, italiana e/o europea; 8) di emettere un comunicato stampa o altra dichiarazione pubblica nella quale si dichiari apertamente che i limiti di performance (obiettivo), raccomandati nel gennaio 2014 dal Ministero per la Salute, non debbano essere intesi come livelli protettivi per la salute e l ambientale, come invece riferiscono, in pubblici convegni e agli organi di stampa, sindaci e autorevoli dirigenti delle Ulss interessate dalla contaminazione dei PFAS; 9) di attivare al più presto un sito internet esauriente e di semplice navigazione, in cui sia facilmente consultabile la documentazione relativa all attività svolta dall ARPAV, dalle singole Ulss e dalle commissioni, e in cui vengano riportati tempestivamente i risultati dei campionamenti effettuati sulla filiera alimentare, sulla popolazione e sulle acque; 10) di avviare subitaneamente e senza indugi lo screening immediato dell intera popolazione contaminata, e non semplicemente di un campione ristretto seppur rappresentativo; questo per evitare che sfuggano all indagine malattie rare che si presentano soltanto con pochi casi per anno, ma che più di altre possono essere associate all inquinamento ambientale. 5