Studiare lavorando: gli studenti universitari europei e italiani a confronto

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Studiare lavorando: gli studenti universitari europei e italiani a confronto 11 novembre 2011 I risultati dell indagine comparata Europea EUROSTUDENT IV - Social and economic conditions of student life in Europe a confronto con i risultati della Sesta Indagine Eurostudent sulle condizioni di vita e di studio degli universitari italiani Cartella stampa

I risultati dell Indagine Comparata Eurostudent sulle condizioni di vita e di studio degli universitari in 25 paesi europei ITALIA PIÙ VICINA ALL EUROPA: ANCHE DA NOI SI AFFERMA IL MODELLO DI STUDENTE NON SOLO STUDENTE IN PIÙ DELLA METÀ DEI PAESI: ALMENO 4 STUDENTI SU 10 HANNO UN LAVORO REGOLARE ALMENO 5 SU 10 VALUTANO I PROPRI STUDI UNA BUONA BASE PER TROVARE LAVORO Sempre più precoce il contatto dei giovani con il mercato del lavoro. Pesano lo svantaggio sociale e la crisi Cambia la percezione del sé degli studenti universitari europei. Nella nuova immagine che gli studenti hanno di sé, convivono due figure: studenti giovani, che hanno avuto un contatto precoce con il mercato del lavoro, e che non hanno lasciato trascorrere più di due anni nel passaggio dalla scuola all università; studenti adulti, che hanno deciso di rientrare nel circuito della formazione, dopo un interruzione di più anni, durante i quali hanno lavorato più o meno regolarmente. In più della metà dei paesi europei almeno quattro studenti universitari su dieci studiano e lavorano. Paesi come l Italia sono pienamente allineati alla media europea, con una percentuale pari al 39%. In 3 paesi Eurostudent su 4, almeno metà degli studenti ritengono che i propri studi costituiscano una buona base di partenza per il lavoro. Accanto a questi, in ben 10 paesi dell indagine, oltre due studenti su tre ritengono fondamentali gli studi universitari per completare sia la loro formazione, sia la loro crescita individuale. UNA ARMONIZZAZIONE DEI TIPI DI STUDENTE Se in passato il modello prevalente di riferimento era rappresentato dallo studente solo studente, da qualche anno le cose sono cambiate. È intervenuta una sorta di armonizzazione dei nuovi tipi di studente presenti nei vari Paesi europei. Sfuma il modello tradizionale dello studente a tempo pieno. Si afferma il modello dello studente che lavora, che combina studio e lavoro, in relazione alla fascia sociale di provenienza e alle proprie aspirazioni. Se tali tendenze siano figlie della crisi planetaria di fiducia nel futuro o, piuttosto, di comportamenti indotti dal mercato del lavoro in un momento di crisi, lo illustra l indagine comparata europea Social and Economic Conditions of Student in Life Europe Eurostudent IV 2008 2011, presentata oggi a Milano dalla Fondazione RUI, insieme ad alcuni highlights ancora inediti della Sesta Indagine Eurostudent sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani. Dall indagine spicca un quadro composito di fenomeni in atto e di nuove tendenze, che hanno il cardine nella nuova percezione del sé degli studenti universitari. In particolare, attraverso le migliaia di interviste che hanno passato al setaccio le condizioni economiche e sociali di vita degli studenti europei, sono emersi alcuni elementi di particolare interesse: la diffusione del lavoro fra gli studenti universitari; la presenza crescente di studenti che hanno già lavorato prima di immatricolarsi all Università; la presenza di studenti adulti (che attratti dall università ricominciano a studiare a 25 anni o più); il ricorso al lavoro per accrescere il proprio budget economico e per aumentare la propria autonomia; 2

un bilancio del tempo che dimostra un impegno medio di più di 40 ore a settimana; l incidenza dei fattori sociali sulla decisione di proseguire gli studi IL LAVORO PRIMA - LA RICERCA DI UN CONTATTO PRECOCE CON IL MONDO DEL LAVORO L indagine italiana evidenzia che almeno uno studente su cinque ha svolto un lavoro retribuito prima di entrare all università. Per una larga fascia di studenti il lavoro è dunque un esperienza tutt altro che episodica. AUMENTANO GLI STUDENTI CHE TORNANO A STUDIARE DOPO UN INTERRUZIONE In Italia Tredici studenti su cento iscritti sono entrati all università con almeno due anni di interruzione dopo la conclusione degli studi secondari. A questi si aggiungono altri 11 studenti ogni cento iscritti che hanno interrotto gli studi per almeno un anno. In sostanza, il 24% degli studenti (1 su 4) non si è iscritto subito all Università, ma ha rinviato l immatricolazione a un momento successivo....all estero L interruzione degli studi fra il conseguimento del diploma di scuola secondaria e l ingresso nell università è un fenomeno comune a tutti i paesi europei, anche se con grandi differenze: in Nord Europa l interruzione è un esperienza piuttosto diffusa. In Danimarca è pari al 38%; in Irlanda riguarda il 34% degli studenti. La Finlandia ha una percentuale pari al 28% e la Norvegia segna un 24%. I più alti tassi di iscrizione senza interruzione si registrano in Croazia, Romania, Lituania e Repubblica Ceca, con valori che arrivano al 90%. Nell Europa meridionale prevalgono di gran lunga gli studenti che proseguono gli studi senza interruzione. Quelli che riprendono gli studi a distanza di oltre due anni sono pari al 2% in Croazia, al 3% in Francia e al 4% in Spagna. L Italia è allineata con Germania, Austria, e Svizzera. In questi paesi gli studenti che hanno ripreso gli studi dopo almeno un anno di interruzione sono circa il 15%. CHI SONO QUELLI CHE TORNANO A STUDIARE In Italia Se l interruzione supera i due anni, nella stragrande maggioranza dei casi si torna a studiare a 25 anni o più. I rientrati, sono quindi studenti adulti, che hanno spesso una consolidata esperienza di lavoro. E che, in rapporto ai loro colleghi europei, continuano ad avere maggiori difficoltà a rendersi autonomi dalla famiglia di origine....all estero A titolo di confronto, gli studenti che nella fascia 25-29 anni vivono fuori dalla loro famiglia di origine, già con partner e/o figli sono in Austria il 36% di questa classe d età, il 32% in Olanda, il 41% in Romania, il 47% in Svezia e il 30% in Slovenia. Questi studenti di dimostrano assai più precoci dei loro colleghi italiani, che riescono ad acquisire analoghi gradi di autonomia a 30 anni o più. Nella fascia dei trentenni o più, il 60% degli studenti italiani vive fuori della famiglia di origine. 3

LE VARIABILI SOCIALI IN GIOCO. PESA LO SVANTAGGIO SOCIALE All estero... In quasi tutti i paesi, la percentuale di studenti che si iscrive all università a distanza di oltre due anni dall interruzione è più alta fra i giovani di condizioni meno abbienti. Questo comportamento è particolarmente diffuso in paesi come l Estonia e la Romania, dove oltre il 50% degli studenti provenienti dalla fascia economica socialmente svantaggiata si iscrive all Università dopo oltre due anni. Tuttavia, non mancano le eccezioni. L indagine Eurostudent segnala che in paesi come l Austria, la Germania e la Danimarca, la percentuale di studenti che entra all Università a meno di un anno dal conseguimento del diploma di studi secondari è più alta fra gli studenti di condizione socio-economica svantaggiata, che fra quelli di condizione economica privilegiata. In sostanza, se da una parte gli studenti europei appartenenti a classi sociali svantaggiate - nel decidere di iscriversi all Università - si trovano di fronte al bivio se iscriversi direttamente all università o prendersi un periodo di esplorazione del mercato del lavoro, dall altra parte la scelta di tedeschi, austriaci e danesi è in controtendenza, ovvero cercare di accorciare i tempi di conclusione degli studi. Fig. 1: Tempo tra l ottenimento del titolo che consente l accesso all Università e l effettivo inizio degli studi universitari tra gli studenti di categoria sociale svantaggiata Percentuale di studenti Meno di 12 mesi Da 12 a 24 mesi Più di 24 mesi...in Italia In linea con questi risultati, la Sesta Indagine Eurostudent mostra che anche in Italia l interruzione degli studi (fra conseguimento del diploma di maturità e immatricolazione all Università) è legata alla condizione socioeconomica. Fra gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti, uno su cinque (19%) interrompe gli studi per almeno due anni, mentre la stessa quota scende all 8% - meno di uno su dieci - fra gli studenti in condizione privilegiata (genitori laureati). GLI STUDENTI CHE SI ISCRIVONO SENZA INTERRUZIONE E CHE LAVORANO Il secondo profilo di studente è quello di coloro che non lasciano trascorrere più di un anno dal conseguimento del diploma di maturità prima di iscriversi all Università. Sono studenti giovani, che decidono di affiancare in modo strutturato un lavoro allo studio e aderiscono ai modelli suggeriti dalla nuova percezione che gli universitari hanno di sé. Non studenti solo studenti, quindi, ma giovani che cercano di dare una risposta all esigenza di disporre di un reddito per motivazioni diverse, anche alternative fra loro: 4

necessità economica: la crisi che ha eroso la capacità di spesa delle famiglie, rende indispensabile disporre di risorse economiche aggiuntive per integrare il reddito assicurato dalla famiglia e/ dallo stato; scelta individuale: determinata dalla volontà di autorealizzazione, acquisendo una crescente autonomia e indipendenza economica dalla famiglia, nella ricerca di una più definita identità; costruzione di un curriculum più competitivo: la possibilità di acquisire precocemente i contatti con il mercato del lavoro e le competenze necessarie per accrescere le chances di occupazione, una volta terminati gli studi. Fra quelli che lavorano, uno studente su due ha già assaggiato il mercato del lavoro Se le motivazioni che spingono gli studenti europei ad affiancare in modo strutturato un lavoro allo studio, rispecchiano una gamma di esigenze diversificate, occorre tuttavia rilevare che almeno uno studente che lavora su due ha assaggiato in precedenza il mercato del lavoro. Fra costoro, ben il 52,1%, in prevalenza maschi, ha maturato un esperienza di lavoro retribuito prima di iscriversi all università. I dati italiani - 4 studenti su 10 studiano lavorando In Italia circa 4 studenti su dieci studiano e lavorano. La percentuale è pari al 39% del totale, stabile da tre anni, dopo un periodo di contrazione a ridosso della riforma universitaria. Tuttavia, rispetto agli anni 90 il lavoro studentesco appare oggi meno diffuso. Rispetto a quel periodo l Indagine Eurostudent aveva rilevato una crescita importante degli studenti con un lavoro, tanto da rappresentare la maggioranza assoluta della popolazione studentesca, con trend analogo a quello presente in tutti i maggiori paesi europei. Il lavoro saltuario / occasionale (23,2%), oggi è diventato prevalente rispetto al lavoro continuativo (16,4%), con un sostanziale cambiamento rispetto agli anni novanta. Il lavoro appare più diffuso fra gli studenti di origine sociale non privilegiata, con una percentuale del 41,7%; Anche fra gli studenti in condizione privilegiata, ovvero con genitori laureati, il lavoro retribuito è ampiamente diffuso, con il 29,8% dei casi,na conferma che non si lavora soltanto per una motivazione economica. Il lavoro saltuario, è oggi non solo la forma prevalente di lavoro, ma è diffuso in modo sostanzialmente omogeneo in tutte le tipologie di studenti: maschi e femmine, in sede e fuori sede, con background socioeconomico alto o basso, iscritti a corsi di primo e di secondo ciclo, etc., con percentuali oscillanti intorno a 16-18%, in tutto l arco di età fino ai 27 anni. Oltre questa età comincia a prevalere il lavoro continuativo. Per gli studenti, la diffusione del lavoro saltuario sembra quindi seguire logiche simili a quelle tipiche del mercato del lavoro giovanile. I dati europei almeno 4 su 10 studiano lavorando All estero, in più della metà dei paesi, Eurostudent, almeno 4 studenti su 10 lavorano regolarmente durante gli studi. Anche in questo caso gli studenti di condizione economica meno abbiente ricorrono più frequentemente al lavoro rispetto agli studenti di estrazione sociale più elevata. In particolare, sottolinea l indagine comparata Social and Economic Conditions of Student Life in Europe, per alcuni studenti il lavoro retribuito è la sorgente di reddito prevalente, che viene utilizzata per colmare il gap fra le spese totali, da una parte e i contributi della famiglia e dello stato, dall'altra. 5

Fig. 2 Studenti che hanno un lavoro retribuito (valore percentuale), suddivisi per estrazione sociale Totalità degli studenti Situazione economica svantaggiata Situazione economica privilegiata IL BILANCIO DEL TEMPO In Italia, fra studio e lavoro, l impegno è di almeno 47 ore alla settimana La concomitanza di studio e lavoro influisce sull uso del tempo da parte degli studenti. Per gli studenti che frequentano le lezioni, il bilancio del tempo indica un carico di lavoro (espresso in ore/settimana) corrispondente a quello di un lavoro a tempo pieno. Lezioni 20,4 ore a settimana e studio individuale - 20,7 ore a settimana portano il totale monte ore per gli studi a 41,1 ore alla settimana. Il lavoro impegna in media 6,5 ore/settimana. Il monte-ore totale degli studenti che lavorano è quindi di 47,6 ore/settimana Nonostante l impegno del lavoro, il tempo per lo studio tiene I comportamenti di studio degli studenti che lavorano mutano sostanzialmente solo quando essi lavorano per più di 20 ore/settimana. Con un monte-ore di lavoro inferiore, il tempo dedicato agli studi resta stabile (o decresce di poco). A diminuire è per primo il tempo dedicato alla frequenza delle lezioni (in conseguenza della difficoltà a rendere compatibili gli orari delle lezioni e del lavoro, stabiliti da altri). Al contrario, tende a rimanere più stabile il tempo di studio individuale. Chi lavora molto sacrifica il tempo libero per studiare Nel complesso, anche chi lavora molto continua a studiare molto. Per chi lavora 30 o più ore/settimana, il monte-ore di studi è 32 ore/settimana, con un monte ore totale fra studio e lavoro che tocca le 62 ore a settimana. Ciò significa che quando lavorano, gli studenti tendono a sacrificare il tempo libero, prima e più del tempo per lo studio. in Europa, in media gli studenti dedicano più di 40 ore a settimana per studiare e lavorare Nella maggior parte dei paesi Eurostudent gli studenti dei corsi di laurea di primo ciclo hanno un budget di oltre 40 ore a settimana per studiare in aula e a casa, che cresce al crescere dell età. Il grafico in Figura 3, mostra come, anche nei paesi con budget del tempo complessivo (per studio e lavoro) ridotto, come ad esempio Francia, Austria, si studi comunque circa 30 ore a settimana. Rispetto al tempo dedicato al solo studio, l Italia (38 ore/settimana) è allineata a paesi come la Germania (37 ore) e la Turchia (39 ore), rivelandosi più studiosa delle vicine Francia e Austria. 6

Fig. 3 - Bilancio del tempo per gli studenti laureati di primo ciclo Bilancio del tempo degli studenti per tipo di attività in ore settimanali Lezioni Studio personale Lavoro retribuito IL BILANCIO DEL TEMPO DEGLI STUDENTI DEI CORSI DI LAUREA DI SECONDO CICLO In tutti i paesi dell indagine, gli studenti di secondo ciclo, in Italia laurea magistrale o specialistica, il budget di tempo per studio e lavoro è mediamente più elevato che per gli studenti di primo ciclo. Ad aumentare è prevalentemente la porzione di tempo dedicata al lavoro, con un budget del tempo complessivo che spesso si aggira sulle 50 ore a settimana. IL LAVORO DOPO : FRA GLI STUDENTI DELLE LAUREE DI PRIMO CICLO, UNO SU DUE PROGETTA DI CONTINUARE A STUDIARE LAVORANDO I progetti degli studenti sono ovviamente molto diversi in relazione alla tipologia di corso attualmente seguito. In generale, la propensione a continuare gli studi è molto maggiore fra gli studenti di primo ciclo e di ciclo unico, molto minore per gli studenti di secondo ciclo. In particolare intendono continuare a studiare dopo la conclusione del corso attuale: 52,5% degli studenti iscritti a corsi di laurea (primo ciclo) 46,4% degli studenti iscritti a corsi di laurea magistrale /specialistica a ciclo unico 24,6% degli studenti iscritti a corsi di laurea magistrale /specialistica (secondo ciclo). La maggioranza degli studenti che esprimono l intenzione di proseguire gli studi dopo il corso attuale, dichiarano di voler continuare a studiare lavorando. Più degli altri, quest intenzione è dichiarata dagli studenti di condizione sociale non privilegiata. Chi intende continuare a studiare In generale, dopo il corso attuale intendono continuare a studiare, più degli altri, i figli di laureati e gli iscritti nelle università del Sud e Isole. Meno degli altri, intendono continuare a studiare dopo il corso attuale gli studenti che già lavorano e gli iscritti nelle università Nord Est e Nord Ovest. QUANTI STUDENTI VOGLIONO CONTINUARE A STUDIARE? In Italia, la propensione degli studenti dei corsi di primo ciclo a continuare gli studi, si riduce: per un accoglienza da parte del mercato del lavoro spesso superiore alle attese 7

L Indagine Eurostudent ha rilevato che la propensione degli studenti di primo ciclo a proseguire gli studi è diminuita negli anni, passando dal 63% del 2003 al 54% rilevato nel 2009. Tale tendenza può essere letta come il ridimensionamento di una propensione acritica, più diffusa nei primi anni post-riforma, motivata dal timore di non trovare un buon collocamento sul mercato del lavoro con un titolo di studio triennale. In molti casi l accoglienza dei laureati triennali da parte del mercato del lavoro ha smentito il timore degli studenti, come mostra ad esempio l Indagine STELLA (Statistiche in TEma di Laureati e Lavoro rappresenta un consorzio di atenei), per i laureati in Nord Italia e in Lombardia in particolare. La buona capacità del mercato del lavoro lombardo di assorbire i laureati di primo ciclo in questa regione riduce significativamente la propensione a continuare gli studi, che negli ultimi anni si aggira attorno al 40%. Naturalmente si tratta di valori percentuali che variano in funzione delle differenze territoriali. per effetto della crisi economica E ragionevole ritenere che la propensione meno diffusa alla continuazione degli studi sia condizionata dagli effetti della crisi economica, che riduce la possibilità delle famiglie di sostenere per molti anni gli studi dei figli. Ciò può aver incentivato anche la diffusione del progetto di proseguire gli studi cercando al tempo stesso di lavorare. I figli dei laureati più propensi a proseguire gli studi La propensione alla prosecuzione degli studi appare legata anche a condizionamenti sociali. Ad esempio, il livello di istruzione dei genitori: per un figlio di laureati è mediamente più difficile non proseguire gli studi dopo la laurea triennale, riproducendo quella forma di costrizione a studiare che ne determina il tasso di accesso all università. All estero, in più della metà dei paesi Eurostudent: Uno studente su due progetta di continuare gli studi Come mostra il grafico di Figura 4, nella maggior parte dei paesi Eurostudent, oltre uno studente su 2 progetta di proseguire gli studi, dopo aver concluso il ciclo corrente. Come si nota, in Italia, rispetto alla totalità degli studenti, il 42% prevede di non proseguire gli studi, un risultato che è salutato come un fatto positivo da parete degli esperti europei. Studenti in % Figura 4 - I progetti degli studenti sulla prosecuzione dei propri studi Programmano di continuare gli studi Indecisi Non programmano di proseguire gli studi Almeno 5 su 10 ritengono che i loro studi siano una buona base di partenza per il lavoro In 3 paesi Eurostudent su 4, almeno metà degli studenti ritengono che i propri studi costituiscano una buona base di partenza per il lavoro. Il grafico in Figura 5 mostra le percentuali riferite ai singoli paesi. 8

Studenti in % Figura 5 - Studenti che considerano i propri studi una buona base di partenza per il lavoro Tutti gli studenti Studenti laureati Due studenti su 3 ritengono fondamentali gli studi universitari In ben 10 paesi dell indagine, oltre due studenti su tre ritengono fondamentali gli studi universitari per completare sia la loro formazione, sia la loro crescita individuale. Cartella stampa a cura di Fabrizia Flavia Sernia Fabrizia.sernia@gmail.com, mob. 320 43 28 819 9