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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CASSINO Facoltà di Ingegneria Tesi di Dottorato in Ingegneria Meccanica PROBLEMATICHE DI MISURA DELLA DISTRIBUZIONE DEL PARTICOLATO ATMOSFERICO IN TERMINI DI NUMERO E MASSA Tutor: Prof. Marco Dell Isola Coordinatore: Prof. Domenico Falcone Candidato Ing. Agostino VIOLA Anno Accademico 2006-2007

Sommario Sommario Sommario... I Indice delle figure...iii Indice delle tabelle...v 1. Introduzione... 1 2. Definizioni e classificazione del particolato atmosferico... 4 2.1 Il particolato atmosferico...4 2.2 Classificazione dimensionale...6 3. Quadro normativo tecnico e legislativo...14 3.1 Evoluzione normativa legislativa...14 3.2 Decreto ministeriale n 60 del 2002...16 3.3 La nuova Direttiva Europea...22 3.4 La norma tecnica UNI EN 12341:2001...25 3.5 La norma tecnica UNI EN 14907: 2005...28 4. Metodi di misura del particolato atmosferico...31 4.1 Il decreto ministeriale n 60 del 2002...33 4.2 Problematiche metrologiche e stima dell incertezza di misura...40 4.3 La misura delle nanoparticelle...46 5. La misura di PM1, PM2,5 e nanoparticelle: casi di studio...54 5.1 Studio sulle polveri grossolane PM10 nel comune di Frosinone:obiettivi della campagna di misure...54 5.2. Strumentazione utilizzata...55 5.3. Risultati delle misure...57 5.3.1 Valutazione dell andamento temporale della concentrazione PM10...58 5.3.2 Valutazione dell andamento temporale della concentrazione PM2,5...59 I

Sommario 5.3.3 Valutazione dell influenza delle condizioni meteoclimatiche....60 5.3.4 Valutazione della distribuzione spaziale delle polveri...62 5.4 Caso di studio: Impianto di aspirazione ed abbattimento degli inquinanti - Reparto Linee Speciali...65 5.4.1 Cappe di aspirazione...66 5.4.2. Circuito aeraulico...66 5.4.3 Ventilatore centrifugo...68 5.4.4 Sistema di abbattimento...69 5.4.5 Progettazione delle prove...74 5.4.6 Tecnica di misura utilizzata...80 Condizionamento pre-pesata...81 Pesata pre-campionamento...81 Campionamento isocinetico...81 Pesata post-campionamento...82 5.4.7 Risultati sperimentali...83 5.5 Misura alle emissioni di un camino di un impianto di termovalorizzazione di CDR della distribuzione dimensionale in termini di numero della concentrazione di particelle ultrafini....85 Conclusioni...91 Bibliografia...93 II

Indice delle figure Indice delle figure Figura 1 Particolato atmosferico depositato su un filtro in fibra di vetro...5 Figura 2 Particolato atmosferico depositato su un filtro in teflon...5 Figura 3: Volume equivalente, diametro sferico e diametro aerodinamico equivalente di una particella irregolare [2]...8 Figura 4 - Distribuzione dell'aerosol atmosferico remoto continentale per numero, superficie e volume delle particelle in funzione del diametro[2]...9 Figura 5 - Distribuzione dell'aerosol atmosferico urbano per numero, superficie e volume delle particelle in funzione del diametro[2]...9 Figura 6: Distribuzione del numero ( N /logd p ), dell area superficiale ( S/logD p ) e del volume ( V /logd p ) per un tipico aerosol in area urbana. La concentrazione totale del numero, dell area superficiale e del volume equivale all area sottesa dalle curve [1]....10 Figura 7: Classi dimensionali di particelle atmosferiche...12 Figura 8: Incidenza del PM 0,01, PM 0,1 e PM 10 sulla massa e sul numero [33]....12 Figura 9: Principali sorgenti, processi di trasformazione e rimozione degli aerosols [2]...12 Figura 10: catena di misura della tecnica gravimetrica [2]...32 Figura 11: strumentazione utilizzata per il prelievo di polveri in atmosfera....33 Figura 12: Schema di funzionamento di un SMPS....47 Figura 13 SMPS 3775 TSI...47 Figura 14: Diagramma schematico di un nano-dma [2]...49 Figura 15 Principio di misura dell APS...50 Figura 16 Aerodynamic particle sizer della TSI...50 Figura 17: Schema di funzionamento di un APS....51 Figura 18: Schema di funzionamento di un diluitore [34]...52 Figura 19: Un modello di diluitore della casa costruttrice TSI [34]...52 Figura 20: Sistema di misurazione delle particelle a camino: (a) schema del sistema di campionamento ; (b) fotografia del sistema di campionamento e diluizione; (c) fotografia dell unità di misurazione delle particelle [6]...53 Figura 21 Reparto Linee Speciali...65 Figura 22 Schema impianto (linee blu)...68 Figura 23 Fotografia ventilatore FR 632...68 Figura 24 Curva caratteristica ventilatore FR 632 da 5,5 kw...69 Figura 25 Sistema di abbattimento inquinanti Linee Speciali...70 Figura 26 Schema di flusso sezione di abbattimento...72 Figura 27 Cappello antipioggia ed antivento...73 III

Indice delle figure Figura 28 Camino di espulsione...74 Figura 29 Presa prelievo fumi sul collettore di aspirazione a monte del sistema di abbattimento...75 Figura 30 Forno ventilato Biemme...78 Figura 31 Campionatore isocinetico Zambelli 6000 Plus...79 Figura 32 Comparatore di massa Mettler Toledo...80 Figura 33 Campionamento all ingresso del sistema di abbattimento...82 Figura 34 - Sistema di misura...88 Figura 35 - Camino...88 IV

Indice delle tabelle Indice delle tabelle Tabella 1: Fattori di forma per alcune forme geometriche [2]....7 Tabella 2: Influenza della dimensione delle particelle sul numero e l area superficiale per una data massa della particella [24]...11 Tabella 3 - Ordine cronologico dei decreti legislativi relativi al particolato atmosferico...15 Tabella 4 - Valori limite per il materiale particolato PM10 nel DM 60 del 2002...17 Tabella 5 Valori di K i come percentuale Metodo generale per i condotti circolari...77 Tabella 6 Apparecchiature utilizzate...78 Tabella 7 Temperatura...83 Tabella 8 - Pressione differenziale ( P)...83 Tabella 9- Pressione differenziale (Statica)...83 Tabella 10 - Portata...84 Tabella 11 Dati all ingresso del sistema di abbattimento...84 Tabella 12 Dati all uscita del sistema di abbattimento...84 V

Capitolo 1 Introduzione Capitolo 1 1. Introduzione L inquinamento atmosferico è determinato dalla presenza nell aria di una o più sostanze indesiderate o estranee, in quantità e per una durata tali da alterare la salubrità dell aria stessa e da costituire un pericolo per la salute [3]. L'aria che respiriamo è costituita per il 78,9% da azoto (N2), per il 20,9% da ossigeno (O2) e per lo 0,2% da anidride carbonica (CO2), gas nobili (Argon). Il restante sono impurità come idrogeno (H2), metano (CH4), elio. L aria è indispensabile per la vita degli organismi viventi: è infatti fonte dell ossigeno necessario ai processi di produzione dell energia che sono alla base della vita e della attività cellulare. Facendo riferimento alla quantità globale di tutti gli inquinanti emessi, notiamo che cinque di essi contribuiscono da soli a più del 95% del totale. Questi inquinanti sono: l'ossido di carbonio (CO), il biossido di zolfo (SO2), gli ossidi di azoto (NOx), gli idrocarburi e il particolato. La concentrazione di questi cinque inquinanti, oltre a quella dell ozono, viene utilizzata come indice della qualità dell aria e le leggi fissano i valori massimi che queste concentrazioni possono raggiungere. La crescente sensibilità dell opinione pubblica e delle istituzioni nei confronti delle tematiche ambientali ha stimolato negli ultimi anni lo sviluppo di metodologie per la raccolta e l analisi degli inquinanti atmosferici. Un ambito di ricerca particolarmente seguito è quello relativo alle polveri sottili che, secondo l APAT (Agenzia Nazionale per la Protezione dell Ambiente e per i Servizi Tecnici), rappresentano l inquinante più omogeneamente disperso sul territorio [1]. Esse, per le loro caratteristiche intrinseche, possono permanere per un tempo più o meno lungo in atmosfera, rappresentando un pericolo per la salute di uomini, animali, piante e beni. Esiste, infatti, una vasta letteratura scientifica comprendente studi di natura epidemiologica, clinica e tossicologica che testimoniano la pericolosità di tali sostanze sulla salute sia per brevi che per prolungati tempi di esposizione in corrispondenza di tipici livelli riscontrati nelle 1

Capitolo 1 Introduzione aree urbane di Paesi industrializzati e non [2]. Se si considera la quantità di aria che viene quotidianamente respirata da un individuo, ci si può meglio rendere conto della sua importanza ai fini della salute e dei rischi collegati alla respirazione di aria inquinata. Un individuo adulto, infatti, respira: - in condizioni di riposo: dai 6 ai 9 litri di aria al minuto (circa 9-13 metri cubi al giorno); - durante una attività fisica moderata: 60 litri al minuto; - durante una attività fisica intensa: 130 litri al minuto. Nell insieme degli studi in letteratura, le particelle in sospensione (e soprattutto le frazioni di più piccole dimensioni come il PM10 e il PM2,5) sono l indicatore di qualità dell aria più frequentemente associato ad una serie di effetti avversi sulla salute. Gli studi hanno evidenziato un eccesso misurabile di esiti clinici dovuti all inquinamento da particelle. Tali effetti sono sia di tipo acuto, ossia si manifestano nella popolazione nei giorni in cui la concentrazione degli inquinanti è più elevata (aggravamento di sintomi respiratori e cardiaci in soggetti predisposti, infezioni respiratorie acute, crisi di asma bronchiale, disturbi circolatori e ischemici), sia di tipo cronico, ossia si presentano per effetto di un esposizione di lungo periodo (sintomi respiratori cronici quale tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare, bronchite cronica, ecc.) Inoltre studi condotti negli Stati Uniti ed in molti Paesi Europei hanno evidenziato un associazione fra i livelli di inquinanti atmosferici e il numero giornaliero di morti o di ricoveri in ospedale per cause respiratorie e cardiovascolari [4-5]. La misura della qualità dell aria è utile per garantire la tutela della salute della popolazione e la protezione degli ecosistemi. La legislazione italiana, costruita sulla base della cosiddetta direttiva europea madre (Direttiva 96/62/CE recepita dal D.Lgs. 351/99), definisce che le Regioni sono l autorità competente in questo campo, e prevede la suddivisione del territorio in zone e agglomerati sui quali valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite [6-7]. Nel presente lavoro di tesi viene presentato un approccio organico alla determinazione della concentrazione di PM10 in atmosfera e alla relativa stima dell incertezza di 2

Capitolo 1 Introduzione misura mediante prove sperimentali. E stata inoltre effettuata la caratterizzazione metrologica di un sistema integrato per la misura della concentrazione in termini di numero di particelle per la frazione più fine (nanoparticelle) effettuando una serie di misure in ambiente e al camino di un termovalorizzatore di CDR. 3

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico Capitolo 2 2. Definizioni e classificazione del particolato atmosferico A differenza di quello che è normalmente risaputo l inquinamento atmosferico, ovvero quando lo stato della qualità dell'aria subisce delle variazioni a causa dell'immissione nella stessa di sostanze di qualsiasi natura e in misura e condizioni tali da alterarne la salubrità e da costituire pregiudizio diretto o indiretto per la salute dei cittadini o danno dei beni pubblici e/o privati[1], non è un fenomeno riconducibile agli ultimi 2 secoli di storia. Infatti, già ai tempi degli antichi romani, a causa dell uso massiccio di legna come combustibile per il riscaldamento, erano noti i significativi effetti ambientali provocati dall uomo. Questa problematica ha raggiunto livelli allarmanti negli ultimi secoli fino a raggiungere il culmine intorno alla metà del XX secolo, in particolar modo negli agglomerati urbani di Londra e New York dove nell arco di pochi giorni si registrarono migliaia di morti come conse-guenza di un elevata concentrazione di particolato in atmosfera. 2.1 Il particolato atmosferico Con il termine particolato atmosferico, o semplicemente particolato, si intende l insieme di particelle solide e liquide che a causa della loro forma e densità sospese in un mezzo gassoso (e.g. aria) per un lasso di tempo non trascurabile (da secondi a giorni). A causa delle notevole eterogeneità con cui si presenta in ambiente esistono in letteratura diversi modi di indicare il particolato: aerosol, smog, fumo, sabbia, spray, ecc. ecc. Questa distinzione è dovuta essenzialmente alla natura stessa del particolato ed in funzione della classificazione che ne viene fatta. 4

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico Le polveri sono definite con i vari termini, tra i quali i più usati sono: - PTS (Polveri Totali Sospese) o TSP (Total Suspended Particles) - PM (Particulate Matter) o FSP (Fine suspended particulate) A differenza delle soluzioni colloidali generali (sospensione di una sostanza di dimensioni microscopiche dispersa in una fase continua, e.g. latte, sangue) che presentano proprietà pressoché costanti nel tempo, il particolato è una sospensione metastabile. Figura 1 Particolato atmosferico depositato su un filtro in fibra di vetro Figura 2 Particolato atmosferico depositato su un filtro in teflon A causa delle continue interazioni tra le particelle e il mezzo gassoso in cui sono sospese e le particelle stesse avvengono continui cambiamenti sia di carattere fisico che chimico. Per questo motivo risulta particolarmente complesso sia determinarne il comportamento fluidodinamico sia effettuare una classificazione precisa e sistematica del particolato. Per una completa caratterizzazione chimico-fisica del particolato presente in atmosfera è necessario focalizzare l attenzione su diversi aspetti: parametri fisici (dimensione, forma, area superficiale esterna, concentrazione, ), parametri chimici (com-posizione chimica, reattività superficiale, ), parametri epidemiologici (organo o tessuto coinvolto, soggettività personale, velocità di assunzione). 5

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico Macroscopicamente le classificazioni che riguardano il particolato vengono fatte in funzione di parametri dimensionali (diametro, numero di particelle, volume) o della tipologia di sorgente (antropica, naturale). 2.2 Classificazione dimensionale La classificazione in funzione della dimensione è sicuramente la più importante per studiare il comportamento fluidodinamico del particolato. Il range di variazione dimensionale è compreso dalla poche unità di nanometri fino alle centinaia di micron (0,005-500 µm). Il diametro aerodinamico di una particella è il diametro di una particella sferica di densità unitaria che ha la stessa velocità di sedimentazione della particella in questione. Più precisamente esso è definito solo per particelle in aria a temperatura e pressione normali (0 C e 101.325 Pa). Le particelle sono soggette alla velocità di sedimentazione. La velocità di sedimentazione V ST di una particella sferica (legge di Stokes) di diametro d P è: 2 ρ P d P g CC V ST = 18 η χ Eq. 1 Dove ρ P è la densità della particella, g l accelerazione di gravità, C C è il fattore di correzione di fuga di Cunningham, η la viscosità del gas e χ il fattore di forma. Quest ultimo contiene in sé l influenza della forma della particella sulla velocità di sedimentazione. Per una particella sferica è pari a 1, per una non sferica varia nel range 1,0-2,0, dovuto all aumento della resistenza aerodinamica rispetto alla particella sferica e a una diminuzione della velocità di sedimentazione. Esso è definito come il rapporto tra la resistenza aerodinamica attuale di una particella non sferica e quella di una particella che ha lo stesso volume e la stessa velocità della prima: FD χ = 3 π η V d Eq. 2 p ve 6

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico Tabella 1: Fattori di forma per alcune forme geometriche [2]. Per una particella di densità arbitraria ρ P e forma χ P, il diametro aerodinamico equivalente d aero è: d aero = d ve C C d C, ve ρ P ρ P d ve Eq. 3 C, d aero ρ 0 χ P ρ 0 χ P Dove d ve è il diametro volumetrico equivalente, cioè il diametro di una sfera che ha lo stesso volume della particella in questione. Poiché d ve e d aero non sono estremamente diversi tra di loro, il rapporto tra le correzioni di fuga di Cunningham è approssimativamente 1. Particelle più piccole di 1 µm di diametro, specialmente nanoparticelle, sedimentano più velocemente da quanto determinato attraverso la legge di Stokes. Ciò è causato da uno scivolamento sulla superficie delle particelle. Per questo viene introdotta la correzione di fuga di Cunningham. Per particelle con diametro minore di 1 µm, il coefficiente di Cunningham può essere così determinato: λ d p C C = 1 + 2,34 + 1,05exp 0, 39 d p λ Eq. 4 Dove λ rappresenta il mean free path, ossia la distanza che una particella può percorrere su una linea retta prima di scontrarsi con un altra particella. Questo fattore è perciò misurato in metri. 7

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico Il parametro che descrive l influenza relativa del modello microscopico e continuo dell interazione tra particelle e gas è l adimensionale numero di Knudsen Kn. È definito come il rapporto tra il mean free path e la dimensione della particella: 2λ λ Kn = = d p r p Eq. 5 Figura 3: Volume equivalente, diametro sferico e diametro aerodinamico equivalente di una particella irregolare [2]. Il diametro aerodinamico equivalente è uno dei tanti modi esistenti per misurare la dimensione delle particelle. Questo è quello standardizzato e globalmente accettato per applicazioni teoriche, tecniche e per le misurazioni. Questa grandezza inoltre, viene introdotta per fare in modo che particelle di forma, dimensione e densità differenti possano essere confrontate tra di loro. Poiché la maggior parte delle particelle sono composte di materiale con densità maggiore di quella standard, il diametro aerodinamico equivalente è tipicamente maggiore del diametro della particella [2]. Comunque, forme molto irregolari presentano un fattore di forma molto grande (per una sfera = 1) con conseguente riduzione del diametro equivalente aerodinamico. 8

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico A causa dell estensione dell intervallo (circa 5 decadi) il particolato viene ulteriormente classificato in 4 grandi raggruppamenti: Polveri grossolane (coarse particles, PM10, polvere inalabile)d a < 10 µm Polveri fini (fine particles, PM2,5, polvere toracica) D a < 2,5 µm Polveri ultrafini (ultrafine particles) D a < 0,1 µm Nanoparticelle (nanoparticles,aerosols) D a < 0,05 µm Le nanoparticelle si distinguono dalle molecole di base ( D a = 0,2 nm) poiché si presentano come un aggregato di quest ultime. Dal punto di vista dimensionale i parametri utilizzati sono il numero di particelle, la superficie e la massa, tutte riferite all unità di volume. Figura 4 - Distribuzione dell'aerosol atmosferico remoto continentale per numero, superficie e volume delle particelle in funzione del diametro[2] Figura 5 - Distribuzione dell'aerosol atmosferico urbano per numero, superficie e volume delle particelle in funzione del diametro[2] A causa del range di variazione molto ampio per viene tipicamente utilizzata una scala logaritmica sia per il diametro che per la generica proprietà. La distribuzione può essere rappresentata rispetto alla dimensione in termini di concentrazione numerica (distribuzione numerica), di concentrazione massiva delle particelle (distribuzione massiva), di area superficiale delle particelle per 9

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico unità di volume (distribuzione dell area superficiale), ecc. e in ognuno di questi tipi di distribuzione, si possono osservare dei picchi, chiamati mode. Passando dalla distribuzione dimensionale relativa all area superficiale a quella relativa alla concentrazione massiva, si osserva uno spostamento dei picchi verso valori di diametri maggiori [2]. Al fine di coprire tutto l ampio range di diffusione dell aerosol atmosferico, la distribuzione dimensionale viene in genere rappresentata utilizzando una scala di diametri logaritmica (dn/dlogd P, dm/dlogd P, da/dlogd P ). In questo scenario, spesso la distribuzione dimensionale ricavata ha una forma a campana e può essere perciò definita log-normale, perché si riferisce al logaritmo del D p [22]. Il particolato in atmosfera presenta diametri equivalenti D p variabili da pochi nanometri a decine di micrometri. Un tipico diagramma rappresentativo della distribuzione del numero (così come dell area superficiale e del volume) in funzione del diametro equivalente mostra la presenza di tipici valori (Fig. 5) [1]. Figura 6: Distribuzione del numero ( N /logd p ), dell area superficiale ( S/logD p ) e del volume ( V /logd p ) per un tipico aerosol in area urbana. La concentrazione totale del numero, dell area superficiale e del volume equivale all area sottesa dalle curve [1]. Come mostrato in Fig. 5, all interno di un aerosol atmosferico le polveri di dimensioni più piccole predominano sul numero totale mentre la concentrazione in massa dipende unicamente dalle polveri di maggiori dimensioni Al contrario il contributo di polveri con diametro equivalente minore di 100 nm è normalmente poco significativo in termini di massa. Concentrazione numerica, volume, massa e superficie specifica come funzioni del diametro mostrano che la distribuzione dimensionale di un aerosol atmosferico è composto da tre o più picchi. Per convenzione vengono così definiti in tre categorie approssimative: nuclei mode 10

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico (Dp< 0,1 µm. La formazione può avvenire sia in gas di combustione caldi, sia in processi metallurgici, o nell atmosfera stessa da reazioni chimiche per formare specie non volatili che condensano sottoforma di particelle. Particelle formate per nucleazione omogenea da fase gas/vapore. Rappresentano quelle appena emesse.), accumulation mode (0,1 <Dp< 2,5 µm. Originate da emissioni primarie per conversione di gas in particelle, reazioni chimiche, condensazione e coagulazione. Le particelle, a causa della loro bassa concentrazione numerica, non sono soggette a una crescita significativa per coagulazione. Hanno una vita in.atmosfera di parecchi giorni e possono viaggiare per lunghe distanze.), coarse mode (Dp> 2,5 µm. Formato attraverso attrito meccanico e processi di erosione come la formazione di spray marino dalla rottura delle bolle nell oceano e le sospensioni causate dal vento di polvere proveniente dal suolo.) [2, 22, 24, 32]. Bisognerebbe però sempre tener a mente il fatto che la suddivisione tra le classi di misura delle particelle è qualcosa di arbitrario. La suddivisione proposta è quella più comunemente accettata, ma nessuno standard ufficialmente approvato è ancora stato redatto. Tabella 2: Influenza della dimensione delle particelle sul numero e l area superficiale per una data massa della particella [24]. 11

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico Figura 7: Classi dimensionali di particelle atmosferiche. Se si considerasse un campione di PM10 risulterebbe che in termini di massa la concentrazione di PM tra 1 e 10 µm contenuta in esso è maggiore rispetto a quella dei PM di diametro inferiore mentre, in termini di unità i PM ultrafini sono in concentrazione assolutamente superiore (Figura 7) [33]. Figura 8: Incidenza del PM0,01, PM0,1 e PM10 sulla massa e sul numero [33]. I fenomeni che interessano le particelle fino a modificarne granulometria e caratteristiche chimico-fisiche sono schematizzate in figura 8: Figura 9: Principali sorgenti, processi di trasformazione e rimozione degli aerosols [2]. 12

Capitolo 2 Definizioni e classificazione del particolato atmosferico Massa, concentrazione e superficie specifica (per il grado di interazione con le altre particelle) sono le proprietà delle particelle che più interessano. Queste incidono sul comportamento nell aria. L efficienza delle varie forze che agiscono sulle particelle e i processi alle quali sono soggette le particelle dipendono enormemente dalle proprietà fisiche tra le quali la dimensione è una delle più importanti. Essa infatti fa presumere la regione nei polmoni dove le particelle si depositeranno. Le particelle si muovono nell aria (o in altri fluidi) maggiormente per diffusione grazie a moti Browniani al di sotto di diametri sub-micrometrici, per sedimentazione gravitazionale per diametri al di sopra del µm. I due processi menzionati verranno in seguito illustrati. In pratica, poiché le particelle fini (meno di 2,5 µm) tendono a formare una proporzione costante di massa di PM 10, e poiché la maggior parte di materiale particolato cresce da fonti secondarie e da una piccola parte di fonti primarie legate alla combustione, il numero e la massa delle particelle tendono ad essere ampiamente collegate all atmosfera [2]. 13

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico Capitolo 3 3. Quadro normativo tecnico e legislativo 3.1 Evoluzione normativa legislativa La normativa italiana sulla qualità dell'aria si è evoluta nel tempo in modo articolato, sia per l obiettiva difficoltà di individuare chiari livelli di intervento in un sistema complesso come l' atmosfera, sia per la consistente produzione legislativa in materia e l assenza, per lungo tempo, di una norma generale che regolamentasse in modo univoco tutti i diversi fenomeni dell'inquinamento dell aria. Alla normativa italiana si è però affiancata, negli ultimi decenni, la legislazione dell Unione Europea che tutti i Paesi Membri sono tenuti a recepire. Ciò ha portato all uniformazione dei riferimenti e dei limiti, e alla standardizzazione dei metodi di misura, a livello comunitario.[1] In ambito legislativo europeo, l attenzione si è focalizzata unicamente sulla stima della massa del PM 10 (sebbene l Environmental Protection Agency EPA abbia introdotto negli USA una normativa di riferimento introducendo anche la misura in massa del PM2,5). A partire dagli inizi degli anni 80 in Italia sono state recepite le direttive della comunità europea fissando sia i valori limite della qualità dell aria sia i valori guida, (più restrittivi, finalizzati alla tutela a lungo termine dell individuo). Nella tabella seguente sono riportati in ordine cronologico i decreti relativi ai limiti di concentrazione per il particolato atmosferico. Il decreto attualmente in vigore è il D.M. n. 60 del 2 Aprile 2002 che recepisce la direttiva europea 99/30. Dalla tabella si può facilmente dedurre che negli ultimi anni a livello legislativo l attenzione si è principalmente concentrata su due aspetti: sensibile riduzione dei valori limite e di guida dell aria distinzione in funzione delle dimensioni delle particelle (dalle polveri totali 14

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico sospese PTS al PM 10 e, infine, all introduzione del PM 2.5. [2] Tabella 3 - Ordine cronologico dei decreti legislativi relativi al particolato atmosferico Decreto Valore limite Valore guida media 24 ore [µg/m 3 ] media 24 ore [µg/m 3 ] D.P.C.M. 28-03-1983 300 (95% percentile in 1 anno) 150 (arco temporale di 1 anno) - D.P.R. 203 24-05-1988-100-150FN 1 40-60 FN 1 (arco temporale di 1 D.M. 25-11-1994 D.M. 21/04/99 (introduce limitazioni al traffico veicolare) D.M. 60 02-04-2002 (introduzione del PM 2.5 ) 300 (95% percentile in 1 anno) 150 (arco temporale di 1 anno) 300 (95% percentile in 1 anno) 150 (arco temporale di 1 anno) 50 + 25 (margine di tolleranza del 50%) da ridurre gradualmente allo 0% dall entrata in vigore del decreto fino all inizio del 2005 da non superare più di 35 volte l anno riferiti al PM 10 50 + margine di tolleranza da definire e da ridurre gradualmente allo 0% dal 2005 fino all inizio del 2010 da non superare più di 7 volte l anno riferiti al PM 10 anno) 60 (1996-1999) 40 (dal 1999) riferiti al PM 10 60 (1996-1999) 40 (dal 1999) riferiti al PM 10 1 La sigla FN indica che le concentrazioni devono essere misurate con il metodo dei fumi neri 40 + 8 (margine di tolleranza del 20%) da ridurre gradualmente allo 0% dall entrata in vigore del decreto fino all inizio del 2005 riferiti al PM 10 20 + 10 da ridurre gradualmente allo 0% dal 2005 fino all inizio del 2010 riferiti al PM 10 Il calcolo del 95% percentile deve essere effettuato a partire dai valori effettivamente misurati. Tutti i valori saranno riportati in un elenco in ordine crescente: X 1 = X 2 = X 3 =.= Xk=.= X N-1= X N Il 95 percentile è il valore dell elemento di rango k, per il quale k viene calcolato per mezzo della formula seguente: k = (q*n) dove q è uguale a 0,95 e N è il numero dei valori effettivamente misurati. Il valore di k = (q*n) viene arrotondato al numero intero più vicino. Il metodo dei fumi neri opera una misura indiretta del materiale carbonioso rivelando l'indice di fumo nero mediante assorbimento di luce. Il campionamento per il metodo dei fumi neri viene effettuato su mezzo filtrante a basso flusso, in questo modo è possibile operare la captazione e la misura della 15

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico frazione fine del materiale particolato anche minore di 3 µm e la misura di luce riflessa fornisce indirettamente la frazione del materiale carbonioso presente. Questo metodo può essere impiegato nelle atmosfere nelle quali le fonti di inquinamento possono essere direttamente o indirettamente riconducibili a fenomeni di combustione, come le atmosfere urbane. L altro metodo utilizzato per la misura della concentrazione delle polveri è il metodo gravimetrico, che prevede la raccolta di quantità apprezzabili di particolato e di conseguenza il campionamento può essere eseguito a flussi relativamente elevati(>15 l/min). L'indice gravimetrico è molto influenzato dalla presenza di particelle aventi granulometria elevata che contribuiscono notevolmente alla definizione della massa di particolato raccolto. Il metodo gravimetrico è da preferire a quello dei fumi neri particolarmente in zone industriali dove un esame di natura chimica e fisica può essere richiesto sul particolato. 3.2 Decreto ministeriale n 60 del 2002 Il DM n 60 del 2 aprile 2002 é la norma che definisce per il PM 10, e per altri inquinanti, i valori limite, i margini di tolleranza, il termine entro il quale il limite deve essere raggiunto, i criteri per la raccolta dei dati di qualitá dell aria e i metodi di riferimento per il campionamento. Il DM n 60 introduce il PM 2,5 e definisce: PM 10 : la frazione di materiale articolato sospeso in aria ambiente che passa attraverso un sistema di separazione in grado di selezionare il materiale articolato di diametro aerodinamico di 10 µm, con una efficienza di campionamento pari al 50%; PM 2,5 : la frazione di materiale articolato sospeso in area ambiente che passa attraverso un sistema di separazione in grado di selezionare il materiale articolato di diametro aerodinamico di 2,5 µm, con una efficienza di campionamento pari al 50%. [3]. 16

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico Tabella 4 - Valori limite per il materiale particolato PM10 nel DM 60 del 2002 VALORI LIMITE PER IL MATERIALE PARTICOLATO PM10 Val. limite per la protezione della salute umana a 24 h Val. limite per la protezione della salute umana annuale Val. limite per la protezione della salute umana a 24 h* Val. limite per la protezione della salute umana a 24 h* Periodo di mediazione 24 h Anno solare 24 h Anno solare Valori limite 50 µg/m3 da non superare più di 35 volte per anno civile 40 µg/m3 50 µg/m 3 da non superare più di 7 volte l anno 20 µg/m3 FASE 1 FASE 2 Margine di tolleranza 50% del valore limite. Tale valore è ridotto il 1 gennaio 2001 e successivamente ogni 12 mesi, per raggiungere lo 0% il 1 gennaio 2005 20% del valore limite. Tale valore è ridotto il 1 gennaio 2001 e successivamente ogni 12 mesi, per raggiungere lo 0% il 1 gennaio 2005 Da stabilire in base ai dati, in modo che sia equivalente al valore limite della fase 1 10 µg/m3 al 1 gennaio 2005 con riduzione ogni12 mesi successivi, per raggiungere lo 0% il 1 gennaio 2010 Data alla quale il valore limite deve essere raggiunto 1/01/05 1/01/10 Come si vede dalla Tabella 2, il D.M. 60 del 2002, recependo quanto prescritto nella Direttiva Europea 99/30/CE, associa ai valori limite per la protezione della salute umana dei margini di tolleranza, le modalità di riduzione di tale margine e la data alla quale i valori limite devono essere raggiunti. Considerando la progressione della somma del limite più il margine di tolleranza per la media annuale, valore che decresce negli anni, si arriva ad avere, nella data di transizione tra la cosiddetta fase 1 e la successiva, teorica, fase 2, un salto netto di 10 µg/m3, ossia si passa da 40 µg/m3 al 1/1/2005 (secondo quanto stabilito nella fase 1) a 30 µg/m3 sempre a partire dal 1/1/2005 (secondo i valori definiti nella fase 2). Questo andamento è meglio illustrato nella Figura 1. [1] 17

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico Figura 1 : Passaggio dalla fase I alla fase II nei limiti stabiliti dal DM 60 del 2002 Il metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione del PM10 è definito dalla normativa EN 12341 Air quality - Determination of the PM10 fraction of suspended particulate matter Reference method and field test procedure to demonstrate reference equivalence of measurement methods. Il principio dì misurazione si basa sulla raccolta su un filtro dei PM10 e sulla determinazione della sua massa per via gravimetrica. Le teste indicate nella norma EN 12341 sono teste di riferimento e quindi non richiedono certificazione da parte dei Laboratori Primari di Riferimento. Un sistema di campionamento, operante a portata volumetrica costante in ingresso, preleva aria, attraverso un appropriata testa di campionamento e un successivo separatore a impatto inerziale. La frazione PM 10 così ottenuta viene trasportata su un mezzo filtrante a temperatura ambiente. La determinazione della quantità di massa PM 10 viene eseguita calcolando la differenza fra il peso del filtro campionato e il peso del filtro bianco. La linea di prelievo che porta il campione sul filtro deve essere tale che la temperatura dell aria in prossimità del filtro non ecceda di oltre 5 C la temperatura 18

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico dell aria ambiente e che non ci siano ostruzioni o impedimenti fluidodinamici tali da provocare perdite quantificabili sul campione di particolato PM 10. Il campionatore deve essere dotato dì un sistema automatico per il controllo della portata volumetrica. Le caratteristiche pneumatiche del campionatore devono essere tali da mantenere la portata volumetrica costante fino ad una caduta dì pressione sul mezzo filtrante pari a 25 kpa, in corrispondenza di un valore di portata volumetrica di 2,3 m 3 /h. La portata deve essere misurata in continuo ed il suo valore non deve differire più del 5% dal valore nominale, il coefficiente di variazione CV (deviazione standard divisa per la media) della portata misurata sulle 24 ore non deve superare il 2% dal valore letto. Il campionatore deve essere dotato di sensori per la misura della caduta di pressione sul filtro. Il campionatore deve essere in grado di registrare i valori della caduta di pressione all inizio della fase di campionamento e immediatamente prima del termine della fase di campionamento (controllo di qualità sulla tenuta dinamica del portafiltri e sull integrità del filtro durante la fase di campionamento). Il campionatore deve essere in grado di interrompere il campionamento se il valore della portata devia dal valore nominale per più del 10% e per un tempo superiore ai 60 secondi. Il campionatore deve essere in grado di misurare la temperatura dell aria campionata in prossimità del mezzo filtrante nell intervallo -30 C +45 C, sia in fase di campionamento che di attesa, e deve essere in grado di attivare un allarme se la temperatura in prossimità del mezzo filtrante eccede oltre la temperatura ambiente per più di 5 C per più di 30 minuti consecutivi. Sul campionatore devono essere eseguite le seguenti procedure di controllo: Controllo sulla tenuta del sistema pneumatico. Deve essere possibile verificare che il sistema pneumatico non presenti perdite superiori ai 0.01 m 3 /h quando il filtro di campionamento viene sostituito con una membrana a tenuta. Questo controllo deve essere eseguito almeno all inizio e alla fine di ogni campagna di misura e comunque ogni qual volta viene eseguita una manutenzione sullo strumento. 19

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico Controllo sull accuratezza della misura di portata. Per la calibrazione o la verifica dell accuratezza del sistema di misura di portata utilizzato nel campionatore, è necessario utilizzare un misuratore di portata riferibile. Con questa procedura deve essere verificato che il campionatore misuri la portata con un accuratezza almeno del 2% del valore letto. Questo controllo deve essere eseguito almeno all inizio e alla fine di ogni campagna di misura e comunque ogni qual volta venga eseguita una manutenzione. La risposta dei sensori di pressione e temperatura deve essere controllata almeno all inizio e alla fine di ogni campagna di misura e comunque ogni qual volta venga eseguita una manutenzione sullo strumento. Prima di avviare il campionamento è importante ispezionare il filtro per verificare che non ci siano perdite o particelle estranee ed altre imperfezioni e preparare un foglio raccolta dati per ciascun filtro contrassegnato con un numero di identificazione. I filtri devono essere condizionati immediatamente prima dì effettuare le pesate (pre-campionamento e post-campionamento) alle seguenti condizioni: temperatura di condizionamento (20± 1) C; tempo di condizionamento = 48h umidità relativa (50 ± 5) %; I filtri nuovi sono conservati nella camera di condizionamento fino alla pesata precampionamento. I filtri sono pesati dopo il periodo di condizionamento. Le pesate pre e post-campionamento devono essere eseguite con la stessa bilancia e, possibilmente, dallo stesso operatore, utilizzando una tecnica efficace a neutralizzare le cariche elettrostatiche sul filtro. I filtri devono essere maneggiati con cura, utilizzando pinzette e guanti per evitare di trasferire impurità sul filtro; successivamente si inserisce il filtro pesato nel campionatore, più precisamente in un apposito contenitore chiamato porta-filtro. Nella fase di settaggio iniziale dello strumento si inserisce la durata del prelievo, il valore di flusso costante di aspirazione della pompa, il valore del minimo flusso di aspirazione al di sotto del quale il campionatore interrompe automaticamente il prelievo per una eccessiva perdita di 20

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico carico sul filtro, la temperatura di normalizzazione. Non è necessario misurare nel luogo di campionamento temperatura o pressione se l'indicatore di portata del campionatore effettua una correzione automatica per la temperatura e la pressione, rispetto ai valori normali di riferimento (0 C, 101325 Pa). Se la portata risulta non compresa nell'intervallo di accettabilità specificato nella fase di settaggio dello strumento, si dovranno controllare la presenza di eventuali perdite e se necessario, si dovrà aggiustare la portata al valore desiderato. E opportuno e utile registrare tutte le informazioni necessarie sul foglio raccolta dati (luogo di campionamento o numero di identificazione, data, numero del filtro, modello del campionatore e numero di serie, condizioni meteorologiche, attività di costruzione, incendi, bufere ecc.) che possano essere pertinenti alla misura. La durata del campionamento è di 24 ore continuative. Il campionamento deve essere di tipo sistematico, con frequenza costante distribuita nel corso dell'intero anno. Alla fine del campionamento si dovranno registrare: il valore del volume elaborato, il valore del temporizzatore e, se necessario, la temperatura media ambientale e la pressione barometrica per il periodo di campionamento. Si dovrà togliere con cautela il filtro dal campionatore, preferibilmente in laboratorio, utilizzando pinzette e guanti per evitare di trasferire impurità sul filtro. Si dovranno toccare esclusivamente i bordi più esterni del filtro e si dovrà riporre il filtro in un contenitore chiuso portafiltri. Si dovrà trasportare al più presto il filtro di campionamento nell'ambiente destinato al condizionamento dei filtri per garantire l equilibrio termico e la successiva misura gravimetrica. Si dovrà lasciare a condizionare il filtro di campionamento nell'ambiente con condizioni di temperatura e umidità controllate per 48 ore, nelle stesse condizioni di umidità e temperatura utilizzate per il condizionamento del filtro prima del campionamento. Immediatamente dopo il condizionamento, si dovrà pesare il filtro registrando la massa dopo il campionamento ed il numero di identificazione del filtro. La bilancia analitica deve almeno avere una risoluzione di 1 µg; le procedure di pesata devono essere eseguite in un ambiente dove le condizioni di temperatura e umidità relativa corrispondono a quelle di condizionamento dei filtri. La bilancia 21

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico deve essere calibrata immediatamente prima di ogni sessione di pesata ad un valore corrispondente mediante campioni di massa riferibili. Il controllo di qualità sulla procedura di pesata richiede: valutazione della precisione durante le fasi di pesata (pre e postcampionamento). La pesata di ogni filtro della serie deve essere ripetuta almeno due volte. La deviazione standard delle differenze fra le pesate ripetute non deve superare il valore di 20 µg su almeno tre pesate. controllo dell accuratezza: prima di ogni singolo gruppo di pesate l accuratezza della bilancia deve essere controllata utilizzando campioni di massa riferibili. Come ulteriore controllo di qualità è necessario utilizzare almeno due filtri bianchi di laboratorio la cui pesata deve essere ripetuta ogni volta che si effettua un gruppo di pesate (pre e post-campionamento). Lo scostamento nei valori delle pesate dei bianchi di laboratorio fornisce informazioni sull accuratezza della misura della massa del materiale particolato raccolto. La deviazione da associare alla misura è quella ricavata dall analisi statistica dell insieme delle pesate fatte nella sessione di misura. Il decreto ministeriale impone anche che la misura di concentrazione di massa deve essere riportata con l incertezza complessiva associata. [3] 3.3 La nuova Direttiva Europea Nel 2005 è stata redatta una proposta di Direttiva del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa alla qualità dell aria ambiente e per un aria più pulita in Europa. Nel 2007 anche la Commissione Europea ha espresso il suo parere positivo riguardo a tale proposta. La proposta si concentra sulla semplificazione della normativa in vigore, infatti riunisce in un testo unico la direttiva quadro del 1996 e le tre direttive derivate. Rivede gli standard per la concentrazione in aria del PM 10 e ne introduce di nuovi per il PM 2,5 e inoltre riorganizza in un unico processo informativo che avverrà in via 22

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico telematica gli attuali due flussi di informazione sulla qualità dell'aria (flusso informativo e flusso normativo) tra Commissione Europea e Stati Membri. I limiti imposti dalla nuova normativa sono: Un valore limite annuale per il PM 10 di 40 µg/m 3 al 1 gennaio 2010 con un 20% di tolleranza senza una specifica data di scadenza. Questo significa in realtà un valore limite di 48 µg/m 3. Un valore limite del PM10 per le 24 ore di 50 µg/m 3 con 35 eccedenze annuali, ma con il 50% di tolleranza senza una specifica scadenza. Viene introdotto un tetto annuale di PM 2.5 obbligatorio per legge pari a 25 µg/m 3 da introdurre dal 1 gennaio 2010 con il 20% di tolleranza (30 µg/m 3 effettivi), da ridurre di 1 µg/m 3 ogni anno fino a raggiungere nel 2015 il livello di 25 µg/m 3. In risposta ai dati scientifici che dimostrano la natura continua del rapporto concentrazione-risposta tra PM 2.5 e mortalità, la Commissione propone inoltre un programma di annullamento del divario ( gap closure ) per arrivare a ridurre del 20% la media del PM 2.5 nel 2018/2020 rispetto al periodo di riferimento 2008-2010. Tale riduzione non deve essere perseguita nei luoghi dove la media annuale di PM 2.5 è già di 7 µg/m 3 o inferiore. Rimangono in vigore gli attuali valori limite fissati dalla normativa precedente per il PM 10, tranne il valore limite annuale indicativo di 20 µg/m 3 per il 2010 che è stato cancellato. Questa cancellazione rappresenta una significativa riduzione delle ambizioni previste nella direttiva precedente. Inoltre gli Stati Membri sono tenuti a predisporre e applicare piani e programmi per eliminare eventuali mancanze di conformità. D altra parte, se gli Stati membri avranno adottato tutti i provvedimenti ragionevolmente possibili, la Commissione proporrà che essi possano prorogare la data di conseguimento degli obiettivi fissati nelle zone dove i valori limite non risultano ancora soddisfatti, a condizione che siano rispettati alcuni criteri. Per quanto riguarda il PM 2,5, la proposta fissa obiettivi comunitari per ciascuno Stato membro, ma lascia alle autorità di ciascuno di essi la facoltà di decidere i mezzi più 23

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico opportuni per conseguire gli obiettivi preposti, garantendo così norme minime di qualità dell aria per tutti i cittadini dell UE. La proposta impone misurazioni nei siti di fondo a prescindere dalla concentrazione per il PM 2,5. Si tratta di informazioni essenziali per valutare i livelli più elevati nelle zone più inquinate (come il fondo urbano, i siti connessi ad attività industriali, i siti relativi al traffico), determinare il possibile contributo dato da inquinanti atmosferici trasportati su lunghe distanze e contribuire all analisi della ripartizione tra le varie fonti. Le misurazioni nei siti di fondo sono fondamentali per capire il comportamento di inquinanti specifici come il particolato e per poter utilizzare maggiormente le tecniche di modellizzazione anche nelle zone urbane. La misurazione del PM 2,5 deve comprendere almeno la concentrazione di massa e i componenti più opportuni per determinarne la composizione chimica. Il metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione del PM 10 è descritto nella norma EN 12341:1999 Qualità dell aria Procedura di prova in campo per dimostrare l equivalenza di riferimento dei metodi di campionamento per la frazione di PM 10 delle particelle. Il metodo di riferimento per il campionamento e la misurazione del PM 2,5 è descritto nella norma EN 14907:2005 Standard gravimetric measurement method for the determination of the PM2,5 mass fraction of suspended particulate matter in Ambient air. Gli Stati membri possono utilizzare qualsiasi altro metodo di campionamento per il quale riescano a dimostrare un rapporto coerente con il metodo di riferimento prescritto. [4] La proposta della Direttiva Europea sul PM pubblicata il 21 settembre 2005 è stata fortemente criticata dalla comunità scientifica europea poiché viene rimandata al 2010 (con ampia tolleranza) l applicazione dei valori limite per il PM 10 già previsti dalla Direttiva del 1999 e viene proposto un valore limite per il PM 2.5 ancora troppo elevato. 24

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico 3.4 La norma tecnica UNI EN 12341:2001 La norma UNI EN 12341:2001 descrive il metodo di riferimento e il procedimento per prove in campo atte a dimostrare l equivalenza dei metodi di misurazione rispetto al metodo di riferimento per la determinazione del particolato in sospensione PM 10. Il procedimento descritto nella norma è un metodo pratico che permette alle istituzioni o alle industrie europee di valutare eventuali sistemi di prelievo in condizione ambiente. Il metodo di misurazione di riferimento deve consistere di un campionatore dotato di un orifizio d ingresso per il PM 10 direttamente accoppiato a un filtro e a un regolatore di flusso nella relativa catena di misura, con la determinazione gravimetrica della massa di PM 10 raccolta sul filtro. Deve essere impiegato uno dei seguenti dispositivi: - sistema a basso volume: apparecchio campionatore LVS-PM 10 - sistema ad alto volume: apparecchio campionatore HVS-PM 10 - sistema ad altissimo volume: apparecchio campionatore WRAC-PM 10 Nella norma sono definiti i criteri di progettazione per gli apparecchi campionatori di riferimento. In particolare per quanto riguarda l apparecchio campionatore LVS-PM 10 il particolato viene aspirato attraverso l apertura circonferenziale posta tra l alloggiamento e la piastra circolare posta al di sopra di questo. L apertura di aspirazione deve essere protetta da pioggia e neve mediante un apposita copertura. All interno dell orifizio di prelievo, il flusso d aria viene accelerato attraverso 8 ugelli impattori per poi essere diretto verso la superficie d impatto. In seguito, il flusso d aria passa attraverso un tubo d areazione che conduce al supporto del filtro. Quest ultimo deve essere adatto all inserimento di filtri circolari aventi un diametro compreso tra 47mm e 50mm. Il diametro di area libera per il passaggio dell aria campionata attraverso il filtro deve essere compreso tra 40mm e 41mm. Gli ugelli impattori e la superficie d impatto devono essere puliti regolarmente. Inoltre, la superficie d impatto deve essere lubrificata, preferibilmente con un lubrificante siliconico per vuoto. La pulizia e la lubrificazione devono essere effettuate almeno 25

Capitolo 3 Quadro normativo legislativo e tecnico ogni 20 prelievi. A seconda della concentrazione di PM 10, la pulizia e la lubrificazione devono essere effettuate più frequentemente (per esempio solo ogni 5 prelievi). Al fine di facilitare le operazioni di pulizia e lubrificazione, l orifizio d ingresso deve essere progettato in modo tale da poter estrarre la piastra d impatto dall alloggiamento. Lo strumento di prelievo deve essere in grado di resistere agli agenti atmosferici. Per esempio, l orifizio d ingresso e il supporto del filtro possono essere realizzati in alluminio anodizzato e acciaio inossidabile; il supporto del filtro può anche essere costituito di materiale plastico (policarbonato). Figura 2 : Caratteristiche costruttive dell orifizio d ingresso dell apparecchio LVS-PM 10 con una portata di 2,3 m 3 /h Le prestazioni generali degli apparecchi campionatori di riferimento sono: - il sistema LVS-PM 10 deve funzionare con una portata costante di (2,3±2%)m 3 /h. - il sistema HVS-PM 10 deve funzionare con una portata costante di (68±2%)m 3 /h. - il sistema WRAC-PM 10 deve funzionare con una portata costante di (77,9±2%)m 3 /h. Per far funzionare gli apparecchi campionatori di riferimento HVS-PM 10 e WRAC- PM 10 devono essere impiegati compressori aventi una portata di aspirazione maggiore di 100 m 3 /h, mentre per il sistema LVS-PM 10 deve essere impiegata una pompa per vuoto a pale in carbonio avente una portata maggiore di 3 m 3 /h. 26