FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA. Aedes albopictus: DAL DISAGIO AL RISCHIO PER LA SALUTE. EVOLUZIONE DEL SISTEMA DI SORVEGLIANZA IN EMILIA-ROMAGNA



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Transcript:

Matricola 0000251965 Alma Mater Studiorum - Università di Bologna FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA Corso di laurea in Tecniche della prevenzione nell ambiente e nei luoghi di lavoro Aedes albopictus: DAL DISAGIO AL RISCHIO PER LA SALUTE. EVOLUZIONE DEL SISTEMA DI SORVEGLIANZA IN EMILIA-ROMAGNA Tesi di laurea in Igiene II Presentata da: dott.ssa Silvia Mascali Zeo Relatore: Dott. Guido Laffi Correlatore: Dott.Claudio Venturelli Sessione I Anno Accademico 2008 Tutti i dati pubblicati sono riservati e il loro utilizzo è vietato. Per informazioni contattare silvia.mascalizeo@ausl-cesena.emr.it

INDICE PREMESSA... 1 CAPITOLO 1 INTRODUZIONE... 5 1.1 AEDES ALBOPICTUS, AREALE DI ORIGINE... 5 1.2 BIOLOGIA ED ETOLOGIA DEI CULICIDI... 7 1.2.1 Culex pipiens... 18 1.2.2 Ochlerotatus caspius... 20 1.3 AEDES ALBOPICTUS... 23 1.4 CRITERI PER IL RICONOSCIMENTO... 23 1.4.1 Morfologia dell adulto... 23 1.4.2 Morfologia delle uova... 25 1.4.3 Morfologia delle larve... 28 1.5 CICLO BIOLOGICO DI AEDES ALBOPICTUS... 29 1.6 DIFFUSIONE DI AEDES ALBOPICTUS... 34 1.7 DISTRIBUZIONE DI AEDES ALBOPICTUS... 35 1.8 DISAGIO SOCIALE E IMPORTANZA SANITARIA... 42 1.8.1 La Chikungunya... 43 1.8.2 Casi di Chikungunya nell estate 2007 nella Regione Emilia-Romagna... 45 1.9 SORVEGLIANZA E LOTTA... 49 1.9.1 La sorveglianza delle larve... 50 1.9.2 La sorveglianza degli adulti... 54 1.9.3 La sorveglianza delle uova... 54 1.9.4 La lotta... 55 1.9.4.1 Lotta antilarvale... 56 1.9.4.2 Lotta contro gli adulti... 57 1.9.5 Protocollo operativo della Regione Emilia-Romagna in presenza di casi sospetti o confermati di Chikungunya nel territorio regionale... 59 1.9.5.1 Modalità di esecuzione della disinfestazione in aree indenni da Chikungunya 60 1.9.5.2 Interventi larvicidi... 61 1.9.5.3 Rimozione focolai larvali... 61 1.9.5.4 Modalità di esecuzione della disinfestazione in aree con presenza di casi sospetti o accertati di Chikungunya... 61 CAPITOLO 2- OBIETTIVI... 65 CAPITOLO 3- MATERIALI E METODI... 73 3.1 EVOLUZIONE DEL SISTEMA DI MONITORAGGIO IN EMILIA ROMAGNA... 73 3.2 LA RETE DI MONITORAGGIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA NELL ANNO 2008... 78 3.2.1 Ovitrappole utilizzate... 80 3.2.2 Gestione del monitoraggio... 80 3.2.3 Protocollo operativo regionale per la gestione del monitoraggio... 82 3.2.4 Scelta del numero di ovitrappole sul territorio regionale... 84 3.2.5 Posizionamento delle ovitrappole... 88 3.2.6 Lettura campioni... 88 3.2.7 Periodo di monitoraggio... 88 3.3 LA RETE DI MONITORAGGIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA NELL ANNO 2009... 89 CAPITOLO 4- RISULTATI... 91 4.1 ANALISI DEI DATI 2008... 91 4.2 ANALISI DEI DATI 2009... 92 4.2.1 Confronto dati del monitoraggio per AUsl Anno 2008-2009... 93 4.2.2 Confronto dati del monitoraggio per Capoluogo Anno 2008-2009... 97 4.2.3 Confronto dati del monitoraggio per Area Vasta Romagna Anno 2008-2009.. 100 4.2.4 Confronto dati del monitoraggio per Comuni della Ausl di Cesena Anno 2008-2009... 101 CAPITOLO 5 -CONCLUSIONI... 107 II

BIBLIOGRAFIA... 109 SITI INTERNET CONSULTATI... 117 RINGRAZIAMENTI... 117 III

PREMESSA La prima registrazione di Aedes albopictus in Italia è riconducibile all inizio degli anni 90 quando il vettore è stato introdotto attraverso il commercio di pneumatici usati. Dopo la sua introduzione la specie si è rapidamente diffusa mostrando un elevato livello di adattabilità alle condizioni ambientali del nostro paese. I primi rinvenimenti di zanzara tigre nella Regione Emilia- Romagna risalgono al 1994, anno in cui l insetto fu trovato in un grosso deposito di pneumatici usati importati da un azienda in rapporti commerciali con paesi extraeuropei, tra i quali gli USA e il Giappone. In un decennio Aedes albopictus ha coinvolto progressivamente tutte le città capoluogo e la maggior parte dei Comuni di pianura e bassa collina, comportando livelli elevati di disagio per la popolazione. Attualmente, nel periodo che va da aprile a ottobre, i Comuni maggiormente infestati nella Regione Emilia-Romagna, sono quelli che si trovano al di sotto dei 500 m s.l. m. La massima densità numerica della popolazione adulta si osserva generalmente tra metà agosto e metà settembre e, comunque, è strettamente correlata alle condizioni meteoclimatiche (temperatura, precipitazioni, ventosità), alle caratteristiche dell area (urbana, rurale, marittima o collinare) e alle caratteristiche del microhabitat (dimensione e volume del focolaio, grado di insolazione, ecc). In alcune realtà di pianura e nelle zone costiere il periodo di presenza si estende, di frequente, fino a novembre inoltrato. Oggi Aedes albopictus non viene più considerata un semplice fastidio ; infatti, l episodio epidemico di febbre da Chikungunya virus, verificatosi in alcune zone della Regione Emilia-Romagna nell estate 2007, ha concretizzato il pericolo che gli esperti del settore avevano previsto fin dal primo ingresso di 1

Aedes albopictus in Italia. Si è trattato, infatti, del primo outbreak di una malattia umana da arbovirus, trasmessa da uomo a uomo da una zanzara, verificatosi in un paese a clima temperato al di fuori dell area endemica. Da questo momento in poi Ae. albopictus si è trasformata da fastidioso insetto di interesse ambientale, al pericoloso vettore di arbovirus di grande importanza sanitaria. Considerato che la zanzara tigre è un vettore naturale di questo e di altri arbovirus pericolosi per la salute umana e, visto che, la specie è ormai saldamente radicata in Italia, è necessario tenere sotto controllo l infestazione, sia per evitare che un episodio simile a quello avvenuto nel 2007 possa verificarsi nuovamente, sia per evitare l importazione eventuale di un agente patogeno più virulento, come quello della Dengue. Nella Regione Emilia-Romagna, la necessità di contenere l espandersi delle popolazioni di zanzara tigre ha reso necessaria una pianificazione degli interventi a diversi livelli; agli Enti Locali spetta la gestione della disinfestazione, mentre il Servizio sanitario regionale è tenuto a supportare le Amministrazioni pubbliche per quanto riguarda la sorveglianza dell infestazione, la programmazione degli interventi e le strategie di comunicazione e coinvolgimento dei singoli cittadini. Dalla comparsa di zanzara tigre in Regione (2 a metà anni 90) ad oggi, il sistema di sorveglianza ha subito una notevole evoluzione, potenziandosi e divenendo sempre più capillare. Il monitoraggio, attività prevista nell ambito della sorveglianza entomologica, all inizio aveva lo scopo di accertare la presenza della zanzara, ora, in seguito anche all epidemia verificatasi nell anno 2007, ha l obiettivo di misurare il livello di infestazione in tutte le province e nei maggiori centri urbani. Dal 2005 l Assessorato alle Politiche per la Salute promuove e finanzia un progetto regionale di sorveglianza e lotta alla zanzara tigre. Nel tempo il progetto regionale si è allargato in termini di partecipazione. 2

Dal 2005 faccio parte del Gruppo di lavoro regionale il quale, inizialmente, quando il progetto era in fase sperimentale, era rivolto solo al territorio della Romagna, mentre successivamente si è ampliato fino a coinvolgere tutti i Dipartimenti di sanità pubblica della Regione. Dal 2008, in seguito alle pressanti esigenze di controllo dell infestazione conseguenti l epidemia, il progetto è attuato in ambito locale da appositi gruppi di lavoro con la partecipazione di Comuni, Province, Aziende Unità Sanitarie Locali (AUsl) e Conferenze Territoriali Sociali e Sanitarie. L epidemia ha, infatti, stimolato una forte integrazione e coinvolgimento dei vari Enti, all interno dei quali numerose figure professionali sono state coinvolte: medici, veterinari, tecnici della prevenzione, assistenti sanitari ed entomologi. Oggi, nella nostra regione, la presenza di zanzara tigre viene considerata una vera e propria emergenza sanitaria, e per questo gli Enti competenti vengono incentivati ad adottare misure di lotta sempre più efficaci. Nel corso dell anno 2007 la Regione Emilia-Romagna ha sostenuto le attività dei Comuni con un finanziamento di 1.000.000 di euro. Nella stagione 2008 è stato approvato il Piano regionale dell Emilia-Romagna per la lotta alla zanzara tigre e la prevenzione della Chikungunya e della Dengue Anno 2008. La disinfestazione è stata realizzata e gestita in tutto il territorio regionale dai Comuni in base alle linee di condotta definite nel piano. E stata effettuata un campagna informativa regionale, ripresa poi successivamente nell anno 2009, al fine di coinvolgere e sensibilizzare maggiormente i cittadini alla corretta gestione degli spazi privati. Complessivamente il finanziamento necessario per la copertura di parte dei costi sostenuti dai Comuni interessati alla lotta alla zanzara tigre è stato di 2.099.507,16. In ogni Comune, inoltre, sono state posizionate ovitrappole mediante una metodica omogenea messa a punto dal gruppo di lavoro di cui faccio parte. 3

Nel 2009 il sistema di sorveglianza, in capo al Servizio sanitario regionale, ha l obiettivo di identificare tempestivamente i casi di infezione, anche solo sospetti, in modo da attivare tempestivamente le misure di controllo sanitario e di lotta alla zanzara tigre. Gli eventuali accertamenti diagnostici sono svolti dal Centro regionale di riferimento per le emergenze microbilogiche (CRREM) del Policlinico S.Orsola-Malpighi, nato nel 2008 e finanziato dal Progetto regionale. Medici di famiglia, pediatri, medici del Pronto soccorso e dei Servizi di continuità assistenziale sono coinvolti per il ruolo che possono avere nella eventuale prima individuazione di casi, mentre per quanto riguarda l attività di monitoraggio e controllo sempre più forte, da parte delle varie strutture pubbliche, sanitarie e comunali, è l esigenza di mettere in campo personale tecnico competente in materia. 4

CAPITOLO 1 INTRODUZIONE 1.1 Aedes albopictus, areale di origine Aedes albopictus, nota anche come zanzara tigre, appartiene all ordine dei Ditteri, Famiglia Culicidae, Sottofamiglia Culicinae, Genere Aedes, Sottogenere Stegomya, Specie albopictus. E una specie di origine asiatica, il cui areale naturale di distribuzione comprendeva il sud-est asiatico, a partire dalle propaggini occidentali del sub-continente indiano, fino alle isole del Giappone. Il suo habitat originario è infatti rappresentato dalle foreste pluviali del sud-est asiatico (fig.1.1.2), ricche di piccole raccolte di acqua piovana, come le ascelle fogliari di alcune piante grasse, ad esempio le Bromeliacaee, i bambù spezzati e le cavità degli alberi, continuamente rifornite da abbondanti precipitazioni (Romi et al., 2006). Fig 1.1.1 Adulto di Aedes albopictus (foto di Claudio Venturelli) 5

Fig.1.1.2. Habitat naturale della zanzara tigre (foto di Claudio Venturelli) Dopo la seconda guerra mondiale, con l aumentare degli scambi commerciali, ha iniziato a colonizzare aree geografiche, attraverso il trasporto passivo di uova, resistenti anche a lunghi periodi di disseccamento. Grazie alla sua plasticità biologica, una volta raggiunte nuove aree geografiche, la specie si adatta alle condizioni ambientali locali, in quanto riesce facilmente a utilizzare una varietà di piccole raccolte d acqua dolce per lo sviluppo larvale, e nel deporre uova, è in grado di garantire una ibernazione chiamata diapausa embrionale. In Italia, le prime segnalazioni risalgono al 1990 nella città di Genova (Romi, et al. 2001). Le modalità e la rapidità con cui la specie si è diffusa nel nostro paese sono legate al commercio interno di copertoni usati che le grandi aziende importatrici, localizzate nelle regioni di nord-est, rivendevano ad imprese minori per la rigenerazione, ma anche al trasporto accidentale all interno di veicoli. Ed è proprio la presenza di siti a rischio (pneumatici usati e altri contenitori) dove ristagnano anche piccole quantità di acqua che consentono la 6

formazione di aree primarie di colonizzazione dalle quali ha inizio l insediamento del territorio circostante. Oggi la zanzara tigre è diffusa su gran parte del territorio nazionale: è presente anche in Francia, Spagna, Svizzera, Belgio, Montenegro, Olanda, Grecia, Germania, Croazia, Slovenia, Bosnia Erzegovina e in Israele. In Emilia-Romagna in poco più di un decennio Aedes albopictus ha infestato tutte le città capoluogo e la maggior parte dei comuni di pianura e bassa collina di ogni provincia anche sfruttando il trasferimento passivo tramite il traffico veicolare. Come tutte le altre zanzare, Ae. albopictus presenta uno sviluppo strettamente legato alla presenza d acqua dove depone le uova e dove si svolge il ciclo pre-immaginale. Le uova non sono poste direttamente in acqua, ma immediatamente sopra la superficie e schiudono solo quando sommerse e in presenza di condizioni climatiche e ambientali favorevoli. La zanzara tigre predilige piccole raccolte di acqua pulita e generalmente non utilizza i focolai larvali tipici delle zanzare più comuni, siano essi naturali (pozze, stagni, piccoli corsi d acqua, ecc.) che artificiali (fontanili, canali per l irrigazione, ecc.); questo la rende una specie tipica degli ambienti fortemente antropizzati, dove abbondano microfocolai costituiti da contenitori lasciati all aperto (secchi, barattoli, bidoni, ecc.). Come molte zanzare del genere Aedes, l adulto di questa zanzara si distingue per l attività trofica diurna che si esplica soprattutto all aperto e con estrema rapidità, nelle ore più fresche della giornata. Gli ospiti sui quali le femmine possono effettuare il pasto di sangue sono molteplici, principalmente uccelli e mammiferi, con una spiccata preferenza per l uomo. 1.2 Biologia ed etologia dei Culicidi Le zanzare sono insetti appartenenti all ordine dei Ditteri, sottordine Nematoceri, famiglia dei Culicidi la quale comprende 7

circa 3500 specie, raggruppate in due sottofamiglie: Culicini e Anophelini, facilmente distinguibili per diversi caratteri morfologici. Ai Culicini appartengono i generi Ochlerotatus, Aedes, Culex, Culiseta, Coquillettidia, Orthopodomyia e Uranotaenia; agli Anophelini il genere Anopheles (Romi et al, 1994). Le zanzare appartenenti ai generi Orthopodomyia (1 specie), Coquillettidia (1 specie), e Uranotaenia (1 specie) sono piuttosto rare e non rappresentano un problema sanitario. Ai generi Culex (circa 12 specie), e Aedes (circa 20 specie) appartengono, invece, specie di interesse sanitario, mentre al genere Culiseta appartengono 6 specie, considerate solo moleste. Per tutte le specie di Culicidi il ciclo si compone di una fase acquatica, la cui durata viene influenzata dalla temperatura dell acqua e dalla disponibilità alimentare; in condizioni ottimali, nei mesi estivi, si compie in un tempo minimo di 5 giorni. Le dimensioni delle zanzare adulte variano tra le diverse specie. La maggior parte di esse sono presenti nelle zone calde del pianeta, ma alcune si sono adattate bene ai climi più rigidi come quello del Polo Nord, dove sono di vitale importanza per gli uccelli migratori che se ne nutrono durante i loro spostamenti (Venturelli, 2007). In Italia sono state classificate circa 70 specie, ma solo una decina di queste pungono l uomo, in quanto solo in alcune specie le femmine sono ematofaghe, ossia necessitano del pasto di sangue per portare a maturazione le loro uova. Non tutte le specie di zanzare si nutrono di sangue umano: vi sono numerosi specie che preferiscono il sangue degli uccelli o di altri animali. Sono insetti olometaboli e compiono il loro ciclo attraverso 4 fasi di sviluppo: uovo, larva, pupa, adulto (Pantaleoni, 2005). 8

Fig 1.2.1 Ciclo biologico di Aedes albopictus (foto di Claudio Venturelli) Tutto il ciclo preimmaginale si può svolgere da 7 a 15 giorni e nei mesi estivi, con temperature elevate (T acqua = 26 C) si compie in un tempo minimo di 7 giorni (Venturelli, Macchini 2001). E importante sottolineare le differenze esistenti tra le sottofamiglie Anofelini e Culicini. Una prima distinzione può essere effettuata mediante l osservazione degli stadi biologici. Ad esempio le uova di Anofelini si distinguono perché dotate di particolari strutture laterali dette galleggianti. Le larve sono prive del sifone, tipico organo respiratorio comune a tutti gli altri generi. Le pupe si distinguono per forma conica degli organi respiratori, detti orecchiette; gli adulti hanno gli organi di senso (palpi) lunghi quanto la proboscite mentre le femmine degli altri generi li hanno più corti. E possibile determinare rapidamente i vari generi appartenenti alla sottofamiglia dei culicini mediante l analisi dei sifoni delle larve di IV stadio. La differenziazione sugli adulti, risulta invece molto più complessa. Nella maggior parte dei casi le uova vengono deposte direttamente sulla superficie dell acqua, in alcuni casi sulla superficie umida del terreno vicino ai corsi d acqua (Orthopodomyia e Aedes). Le zanzare del genere Culex e Culiseta depongono le uova esclusivamente sull acqua, riunite in tipiche formazioni a zattera o barchetta, contenenti 100-400 uova, che riescono a galleggiare grazie all esistenza di minuscole raccolte di aria comprese tra i singoli elementi. 9

Le zanzare del genere Anopheles e Aedes depongono le uova isolatamente e orizzontalmente. Le uova, deposte direttamente sull acqua, schiudono in pochi giorni, mentre, quelle deposte sul terreno riescono a resistere anche per mesi all essiccazione e schiudere simultaneamente una volta che il terreno viene nuovamente sommerso dalle acque. Alla schiusa delle uova segue una fase acquatica larvale, la cui durata può essere influenzata dalla specie, dalla temperatura e dal fotoperiodo. Gli stadi larvali sono quattro e si succedono attraverso 3 mute; la larva di IV stadio è l unica i cui caratteri abbiano valore diagnostico. Dopo i quattro stadi larvali si ha la trasformazione in pupa, da cui, a seguito di una metamorfosi completa, emerge l adulto alato. Fig 1.2.2 Differenziazione tra Anofelini e Culicini a vari stadi di sviluppo 10

Tutte le larve di zanzara vivono nell acqua, in raccolte naturali o artificiali che costituiscono i così detti focolai larvali. Alcune specie si sviluppano in raccolte permanenti di acqua come stagni, aree palustri, ruscelli, torrenti ecc Esistono specie d acqua dolce e di acqua salata (Rioux, 1958). La larva ha forma cilindrica, vermiforme con il capo dotato di antenne, il torace appiattito e dotato di 9 segmenti. Nel penultimo segmento addominale si trova il sifone che ha funzioni respiratorie. Quest organo reca una serie di piccoli denti (pettini), mentre un altra struttura dentata (striglia) si impianta sul penultimo segmento addominale. I caratteri morfologici di pettine e striglia e la differente collocazione degli spiracoli tracheali vengono utilizzati in tassonomia. Solo nelle anofeline il sifone è assente e le larve respirano con una coppia di stigmi. L assenza di tale organo, infatti, fa si che le larve per respirare devono disporre la parte ventrale del corpo, ove sono disposti gli spiracoli, a contatto con l aria, assumendo una posizione parallela alla superficie dell acqua. Fig 1.2.3 differenza morfologica delle larve di Anopheles, Culex, Ochlerotatus 11

Per respirare tutte le larve salgono spesso alla superficie dell acqua, escluse quelle del genere Coquillettidia, che respirano mediante l inserimento del loro sifone modificato nelle parti immerse dei vegetali. La respirazione delle larve di zanzara avviene attraverso due spiracoli tracheali (orifizi respiratori), circondati da strutture (valve) conformate per impedire l entrata dell acqua nella trachea e per facilitarne il galleggiamento (Pantaleoni, 2005). Sul capo delle larve si trovano delle spazzole boccale utilizzate per la nutrizione che avviene mediante la filtrazione delle particelle e dei microrganismi presenti nell acqua (Venturelli e Macchini 2001). Le larve sono prive di zampe ma, in caso di pericolo, si spostano velocemente verso il basso con movimenti addominali. Fig.1.2.4 Larva di Anopheles 12

Fig.1.2.5 Larva di Culex Fig 1.2.6 differenza tra le pupe di Anofelini e Culicini Fig 1.2.7 pupe di Aedes albopictus 13

La pupa ha un aspetto completamene diverso dalla larva ed è molto mobile, se disturbata. E acquatica, ha aspetto rotondeggiante, il capo è fuso insieme al torace (cefalotorace), l addome è ripiegato su se stesso. Sulla parte dorsale si notano due aperture o tube respiratorie fusiformi a corna, sul torace si notano gli abbozzi delle ali. Le pupe salgono in superficie solo per respirare (escluse quelle del genere Coquillettidia), non si nutrono nell attesa di compiere la metamorfosi che darà origine all insetto adulto. Lo stadio di pupa dura da un giorno ad una settimana (a seconda della temperatura dell acqua), poi la ninfa distende il corpo sulla superficie dell acqua, il tegumento si rompe e, attraverso una fenditura dorsale della cuticola emerge l adulto (sfarfallamento), che rimane appoggiato sul pelo dell acqua per qualche momento prima di prendere il volo (Venturelli e Macchini, 2001). L adulto, che vive in ambiente aereo, è un insetto dall aspetto fragile, con il corpo diviso in tre parti: capo, torace e un addome molto affilato. Fig 1.2.8 caratteri morfologici di adulto di zanzara Sul capo si nota il caratteristico apparato boccale pungentesucchiante, vera e propria siringa ipodermica abilitata ad inoculare la saliva (con proprietà anticoagulanti, responsabile del fastidioso prurito, delle reazioni allergiche e della trasmissione di malattie 14

contagiose) e a prelevare il sangue dai capillari delle vittime (Celli, 1997). Lo stiletto è formato da sei componenti: labbro superiore due mandibole due mascelle prefaringe (nella parte superiore) labbro inferiore (allungato e ripiegato anteriormente a forma di doccia per raccogliere i vari componenti dell apparato boccale). La prefaringe è lo stiletto che, partendo dal labbro superiore, costituisce il canale di suzione. È proprio questo che consente alla zanzara di effettuare la sua azione pungente-succhiante: l insetto si appoggia sul tessuto da pungere e lo perfora con tutti gli stiletti raggruppati, mentre il labbro inferiore si ripiega a gomito. Di seguito si attiva la prefaringe, una struttura cava, tramite un meccanismo simile a quello di un pistone aspira il sangue. Fig 1.2.9 Apparato pungente-succhiante delle zanzare Le zanzare sono guidate verso l ospite da una costellazione di segnali visivi e olfattivi, in primo luogo dall anidride carbonica emessa dalla respirazione, percepita alla distanza di 1 Km, man mano che si avvicina alla vittima viene guidata dall odore del 15

sudore e dell acido lattico formato dai muscoli, poi dalle correnti di convenzione che si formano attorno ad un essere vivente e che permettono l individuazione dei capillari sanguigni. Dopo la puntura si può osservare l addome della femmina riempirsi e colorarsi di rosso (Domenichini, et al 1989). L'apparato boccale è completato da un paio di palpi mascellari, particolarmente piumati nel maschio, che non sono interessati alla suzione. Le femmine hanno sui palpi peli cortissimi e radi (Domenichini, et al 1989). Fig 1.2.10 differenze tra le antenne dei maschi e delle femmine di zanzara 16

Nel torace troviamo uno scudo protettivo che sostiene l'unico paio di ali, su cui si notano le grosse caratteristiche nervature rivestite di pelo e i bilanceri, derivati dalla modificazione del secondo paio di ali. L'addome è ricoperto di grosse scaglie, è formato da 10 segmenti di cui gli ultimi 2 sono incastrati dentro l'ottavo, urite. L'ultimo segmento porta due cerci nella femmina e l'apparato copulatore del maschio. Gli adulti di zanzara, tanto i maschi quanto le femmine, si nutrono di liquidi zuccherini di origine vegetale, come ad esempio il nettare, la frutta in decomposizione o la melata degli afidi, elementi che apportano alle zanzare energie per il volo e per compiere l attività riproduttiva. È la femmina che necessita proteine (assunte con il pasto di sangue) per portare a maturazione le sue uova; l ospite può essere un rettile, un anfibio, altri insetti, o mammiferi; la preferenza di una o dell altra vittima dipende dalla specie (Celli, 1997). Ci sono specie di zanzara attive al crepuscolo o di notte, altre che pungono di giorno, come Aedes albopictus. I maschi si spostano molto poco dai focolai di origine, mentre per le femmine la capacità di spostamento dipende da specie a specie. Dopo lo farfallamento le zanzare formano sciami dove le femmine, in genere, vengono fecondate in volo: un unica fecondazione può essere sufficiente, grazie all accumulo di gameti maschili nella spermateca di cui sono dotate le femmine per la deposizione. Esse depongono ogni 2-5 giorni, a seconda della specie e della temperatura ambientale un numero di uova che varia da qualche decina a qualche centinaio. In condizioni favorevoli una zanzara adulta può vivere da 3 a 4 settimane, gli adulti ibernanti possono vivere anche più di 6 mesi. 17

1.2.1 Culex pipiens La specie è costituita in realtà da due sottospecie, Cx. pipiens molestus e Cx. pipiens pipiens, difficilmente distinguibili. Per i diversi ambienti normalmente colonizzati la Cx. pipiens molestus è conosciuta come forma urbana mentre la seconda come forma rurale. Il carattere morfologico che consente una distinzione tra le due sottospecie (come larva) è rappresentato da un diverso indice sifonico (rapporto tra la lunghezza del sifone e il suo diametro maggiore): mediamente si aggira attorno a 3.5 per la molestus e a 3.8 per la pipiens. Gli adulti possono essere distinti analizzando, con l elettroforesi, alcuni loci enzimatici del loro patrimonio genetico (Urbanelli et al. 1980). Entrambe le forme non si spostano a grandi distanze e sono attive di preferenza al crepuscolo e di notte in prossimità delle aree di sviluppo larvale da cui provengono. Possono entrare nelle abitazioni attirate dalla luce e dalla presenza di persone e rimangono attive per tutta la notte. La forma rurale è anche ornitofila mentre la molestus è solo antropofila. La molestus è in grado di accoppiarsi in ambienti ristretti (stenogamia) quali possono essere tombini o fognature, non necessita del pasto di sangue per portare a maturazione le prime uova (autogenia) e non entra in diapausa invernale (omodinama). Differenti sono inoltre gli ambienti utilizzati per lo sviluppo larvale; mentre la molestus predilige acque luride con forte carica organica anche se fortemente inquinate, la pipiens predilige acque limpide con sostanza organica di origine vegetale. Le zone di riproduzione sono le più svariate: tombini, cisterne, depuratori, reti di scolo e qualsiasi altra forma d'invaso anche di natura temporanea purché non vi siano pesci o altri artropodi predatori che normalmente sono in grado di contenere efficacemente le infestazioni. Sono attive da marzo a fine novembre con densità che variano in funzione dell andamento stagionale. Normalmente svernano entrambe come femmine 18

feconde rifugiandosi in luoghi nascosti e tranquilli spesso costruiti dall uomo come cantine, stalle, magazzini, ecc.. La molestus è in grado, però, di passare l inverno in qualsiasi stadio vitale, compreso quello di maschio adulto (R. Pantaleoni 1997); le femmine possono pungere qualora le condizioni diventino favorevoli per brevi periodi. La velocità di sviluppo è variabile, in funzione della temperatura e della disponibilità di cibo, passando da poco più di una settimana ad oltre un mese; durante una stagione si possono perciò avere numerose generazioni. Culex pipiens è presente nella regione oloartica, afrotropicale e neotropicale, ed è una specie molto diffusa in Italia. Le zanzare del genere Culex depongono le uova direttamente sulla superficie dell acqua le uova. Durante la stagione estiva le larve nascono in 24-48 ore e in una settimana raggiungono lo stadio di adulti. Le femmine di Culex pipiens si attivano al crepuscolo. Iniziano la stagione riproduttiva a fine maggio-inizio giugno e terminano di produrre uova a settembre. I siti in cui si possono sviluppare le larve vengono definiti focolai larvali, e sono costituiti da qualsiasi raccolta d acqua, soprattutto quelle con alto carico organico (fognature, scarichi, tombini stradali, ecc.). Svernano come adulti, in una sorta di letargo, in luoghi riparati all esterno o all interno delle abitazioni, ad esempio nelle cantine, nei garage, nei depositi, nelle stalle, ma anche all interno degli appartamenti. Fig 1.2.1.1 uova di Culex pipiens riunite in zattere galleggianti sul pelo dell acqua 19

Fig 1.2.1.2 larva di Culex (sifone allungato) Fig 1.2.1.3 adulto di Culex Fig 1.2.1.4 esempio di focolaio di Culex 1.2.2 Ochlerotatus caspius Specie paleartica, molto comune in Italia, soprattutto nelle zone costiere e nelle risaie. Caratteri morfologici distintivi della larva: setola sifonica inserita distalmente rispetto all ultima spina 20

del pettine, indice sifonico minore di 4, l ottavo segmento delle larve di quarta età presenta 18-28 scaglie disposte su più file e con spina mediana nettamente distinta, sella del segmento anale interrotta ventralmente, setole frontali interne generalmente semplici, antenne con spicole, setola antennale multifida. Caratteri morfologici distintivi dell adulto: palpi molto corti rispetto alla tromba, parte terminale dell addome a punta, tarsi posteriori con banda centrale scura, la parte superiore dell addome (tergite) presenta una banda centrale chiara e delle tacche chiare sulle coste. Sverna sotto forma d'uovo diapausante deposto solitamente nel terreno, nell'attesa delle condizioni ottimali. La prima schiusa avviene generalmente in aprile-maggio e le successive si susseguono in funzione della disponibilità dell acqua oltre che del clima; infatti, essendo le uova deposte sopra il pelo dell acqua, possono schiudere solo se sono sommerse. Adulti e larve possono essere ritrovati fino a novembre. Le larve si sviluppano solitamente in zone paludose, lagune, pozze, canali di scolo, e tollerano acque con gradi di salinità molto diversi che vanno dal dolce al salmastro. Le larve usufruendo talvolta di raccolte d acqua temporanee molto piccole, sono caratterizzate da uno sviluppo larvale molto veloce, che gli consente di svilupparsi da uovo ad adulto, in presenza di cibo e temperature adeguate, in meno di una settimana. Nei focolai larvali può essere ritrovata in associazione a Cx. pipiens, An. maculipennis, Cs. Annulata. Le femmine pungono sia di giorno che di notte, con un picco verso il crepuscolo quando la temperatura si attenua; possono raggiungere una densità e un'aggressività talvolta allarmanti specialmente nelle zone costiere dove rappresentano una delle specie prevalenti. Generalmente sono antropofile ma attaccano qualsiasi altro animale, solo in caso di forti infestazioni possono spingersi anche all interno delle abitazioni. Le alate possono spostarsi a distanze diversi chilometri, sfruttando i venti, invadendo i centri abitati e vanificando così la 21

lotta antilarvale eseguita localmente; ciò rende obbligatorio l uso generalizzato, e non certo auspicabile, di adulticidi. Fig 1.2.2.1 larve di Ochlerotatus Fig 1.2.2.2 adulto di Ochlerotatus Fig 1.2.2.3 esempio di focolaio di Ochlerotatus Fig 1.2.2.4 esempio di focolaio di Ochlerotatus 22

1.3 Aedes albopictus Appartiene all ordine dei Ditteri, Famiglia Culicidae, Sottofamiglia Culicinae, Genere Aedes, Sottogenere Stegomya, Specie albopictus. Arrivata in Italia da quasi 20 anni, la zanzara tigre è ormai ben adattata ai nostri ambienti ed è a quasi tutti gli effetti è una zanzara italianizzata. Tra tutte le specie di Culicini, infatti, Aedes albopictus, è una delle più abili a sperimentare con successo nuove risorse ecologiche. La sua grande capacità di adattamento le ha permesso di colonizzare gran parte dei continenti, dalla regione orientale a quella afrortropicale, da quella antartica fino a quella neotropicale e nell Australia, entrando così a far parte della fauna culicidica locale di molte nazioni. Le popolazioni di Aedes albopictus che sono riuscite a colonizzare l Europa sono dotate di una grande capacità di superare stagioni invernali anche molto rigide. Oggi, come già detto sopra, è stata rinvenuta in Germania, Francia, Svizzera, Spagna; Belgio, Olanda, Croazia, Montenegro, Spagna e Israele. 1.4 Criteri per il riconoscimento 1.4.1 Morfologia dell adulto Aedes albopictus si distingue facilmente dal punto di vista morfologico dalla zanzara comune per la livrea tigrata. L adulto di zanzara tigre, infatti, ha un corpo nero con striature bianche su capo, torace addome e sulle zampe. Le sue dimensioni sono di norma al di sotto del centimetro a seconda dell ambiente in cui si 23

sviluppano le larve e alla quantità di cibo disponibile durante le fasi di sviluppo. La pigmentazione dominante è nera. Il capo è caratterizzato da una linea mediana di scaglie bianche che si estende fino allo spazio interoculare. La femmina ha la proboscide con scaglie scure e palpi mascellari bianchi nella porzione distale; il maschio ha palpi lunghi come la proboscide con anellature di scaglie bianche. Nel torace si evidenzia una caratteristica linea longitudinale di scaglie bianche che attraversa la faccia superiore del torace e prosegue sul capo. Le zampe hanno anellature bianche, l addome presenta segmenti addominali con bande basali trasversali fatte di scaglie argentee separate basolateralmente dove formano macchie triangolari. Il netto contrasto dei due colori bianco e nero la rende facilmente riconoscibile rispetto altre specie. Fig.1.4.1.1 morfologia dell'adulto di Aedes albopictus: vista dorsale della femmina. A, zampe, paio anteriore; B, paio mediano; C, paio posteriore. 1-5 segmenti tarsali 24

1.4.2 Morfologia delle uova Per l identificazione delle uova occorre un ingrandimento di almeno 100 volte. L uovo ha forma ellittica con un lato più appiattito; subito dopo la deposizione è di colore biancastro, poi diventa sempre più scuro sino a diventare nero lucente. Le uova sono di forma ovoidale ellittica. Sulla superficie dell esocorion si trovano dei tubercoli in rilievo apprezzabili a forti ingrandimenti. Le dimensioni medie variano da 0,610 mm x 0,193 mm. Possono essere confuse con le uova di Aedes geniculatus, specie che può colonizzare lo stesso focolaio. Aedes geniculatus è particolarmente insidiosa nell Italia nord-orientale, è una specie arboricola comune, antropofila e aggressiva; si ritrova frequentemente nei boschi di latifoglie e nella alberature cittadine (di platano, tigli, ippocastano), ma può colonizzare anche piccole raccolte di acqua artificiale. Le dimensioni delle uova delle due specie di zanzare sono simili: per Ae.albopictus sono di 0,610x0,193 mm (Estrada-Franco J.G., 1995), mentre per Aedes geniculatus sono di 0,697x0,212 mm (Encinas G., 1982). Per quanto riguarda la forma, quelle di Aedes geniculatus hanno una forma meno affusolata. Fig.1.4.2.1 confronto fra le uova di Aedes albopictus (sinistra) e Aedes geniculatus (destra) 25

Allo microscopio elettronico a scansione le differenze si notano in maniera molto evidente; in particolare il corion nelle uova di Ae.albopictus appare cosparso di tubercoli semisferici ((Estrada-Franco J.G., 1995) mentre in quelle di Aedes geniculatus è percorso, ad esempio, da un reticolo di cellule poligonali (Encinas G., 1982). Fig.1.4.2.2 confronto al microscopio elettronico a scansione fra le uova di Aedes albopictus (alto) e Aedes geniculatus (basso) Le uova di Aedes albopictus consentono alla specie il superamento dei rigori invernali e dei periodi siccitosi estivi grazie 26

a raffinati meccanismi bio-fisiologici che permettono all embrione di rimanere in uno stato di vita quiescente. Il corion (l involucro) e l arresto dello sviluppo dell embrione permettono la resistenza al disseccamento e alle basse temperature nelle popolazioni selezionate nelle aree temperate: a tenori di umidità del 60-75% e temperature di 25 C dopo 4 mesi la percentuale di sopravvivenza è ancora del 24%; è stata osservata la sopravvivenza a 10 C per 24 ore Dopo la sommersione l embrione conclude lo sviluppo e schiude in un tempo variabile da 0 a 6 giorni in funzione della temperatura e del fotoperiodo. In autunno le femmine depongono uova cosiddette diapausanti in quanto idonee a superare l inverno. Le uova vengono deposte a partire da circa 60 ore dal pasto di sangue. La femmina le attacca singolarmente, appena sopra il livello dell acqua, sulla parete del contenitore che trattiene l acqua. Una piccola parte delle uova possono essere deposte anche sulla superficie dell acqua. Fig.1.4.2.3 uova di Aedes albopictus 27

1.4.3 Morfologia delle larve Per la determinazione certa della specie a partire dagli stadi larvali occorre l ausilio di uno stereomicrosopio (30-80 ingrandimenti). Capo setole frontali interne bifide o multifide antenne lisce (senza spicole) setola antennale semplice Torace setole flessibili, semplici o multifide assenza di setole toraciche e addominali di forma stellata (a differenza di Ae. geniculatus) Addome ottavo segmento: 6-13 scaglie in un unica fila, costituite da un unica grossa spina sifone respiratorio: indice sifonico inferiore a 4, più corto o di lunghezza uguale a quella della setola interna della spazzola dorsale; non ha setole sulla superficie dorsale; setola sifonica impiantata distalmente rispetto all ultima spina del pettine e il suo apice non raggiunge l estremità del sifone. Pettine con spine uniformemente ravvicinate e di forma acuminata. Assenza di auricola sifonica (a differenza di Aedes geniculatus) segmento anale (decimo segmento): sella formata da un largo sclerite che copre solo le superfici dorsali e laterali, interrotto ventralmente. 28

1.5 Ciclo biologico di Aedes albopictus Come tutte le altre zanzare il ciclo vitale della zanzara tigre comprende 4 stadi: uovo, larva, pupa e adulto La femmina di Aedes albopictus, responsabile delle punture all uomo, può compiere diversi pasti di sangue a distanza di 3-5 giorni uno dall altro e in condizioni ottimali può vivere anche più di 40 giorni. A partire da 3-4 giorni dopo il pasto di sangue le femmine di zanzara tigre depongono tra le 40 e le 80 uova, disponendole singolarmente appena sopra il livello dell acqua appoggiate sul substrato disponibile. In laboratorio si è visto che ogni zanzara è in grado di deporre le uova anche per 7 cicli consecutivi, per un totale di 350-450 uova per individuo in una stagione. Grazie a raffinati meccanismi bio-fisiologici (diapausa embrionale), le uova di zanzara tigre possono sopravvivere in forma quiescente anche durante il freddo invernale e in periodi di siccità. Le popolazioni che hanno colonizzato l Italia sono polimorfiche per i caratteri che inducono le femmine a deporre uova invernali diapausanti quando la temperatura scende sotto 10 C e con 13-14 ore di luce (fotoperiodo). Una umidità del 60-70% e temperature di 25 C sono sufficienti a far sopravvivere circa un quarto delle uova deposte per 4 mesi. Da test di laboratorio è risultato che le uova sono capaci di sopravvivere a -10 C per 24 ore. Per cominciare a schiudersi basta che le uova vengano sommerse anche in una minima quantità d acqua per un ora a temperature miti. La durata dello stadio di larva dipende dalla temperatura, dalla disponibilità di cibo, dal volume dell acqua del focolaio e dalla densità delle larve. In primavera e autunno, dalla deposizione delle uova fino allo sfarfallamento dell adulto passano in media 15-20 giorni, mentre in piena estate bastano 6-8 giorni. La femmina raggiunge la maturità sessuale 24-48 ore dopo la nascita, si accoppia solo una 29

volta nel corso della sua vita dopo di che va in cerca di un pasto di sangue per portare a maturazione le loro uova. Le uova sono deposte dalla femmina in piccoli contenitori (focolai larvali) che, in ambiente urbano, sono rappresentati per lo più da pozzetti stradali, bocche di lupo, sottovasi, grigliati, bidoni, ecc. Le larve che crescono e si sviluppano esclusivamente in acqua, sono dotate di un sifone respiratorio che permette loro di respirare l ossigeno atmosferico. Dopo quattro mute, la larva si trasforma in pupa che rappresenta l ultimo stadio della vita acquatica di questo insetto. Dalla metamorfosi della pupa si origina l adulto. Alle nostre latitudini il periodo favorevole allo sviluppo della zanzara tigre va da metà aprile fino alla fine di ottobre, con ampliamenti o restrizioni a seconda del profilo termico dell area, della presenza di ristagni (focolai larvali) e dell andamento meteo-climatico. Fig 1.5.1 femmina di Aedes albopictus durante la suzione di sangue L ora del giorno riveste una grande importanza, infatti Aedes albopictus punge prevalentemente nelle ore più fresche: al mattino o verso l imbrunire. 30

Fig 1.5.2 uova di Aedes albopictus Fig 1.5.3 larva di Aedes albopictus Le larve possono sopravvivere in determinate condizioni: 1. l acqua deve essere stagnante, e non troppo corrente, 2. sono favorite dalla presenza di un alto carico organico da cui traggono nutrimento, 3. l acqua deve permanere per un periodo sufficiente allo sviluppo delle larve Lo stadio larvale a temperatura media di 26 C e con cibo abbondante dura 7-8 giorni, a temperature intorno a 15 C si allunga fino a 20 giorni. Lo stadio di pupa è l ultimo stadio acquatico e dura in funzione della temperatura, da 4 giorni a 15 C a 2 giorni a 25 C. 31

In estate, con temperature superiori a 25 C, l intero ciclo biologico si può completare in 8-10 giorni. Il numero delle generazioni varia dalle caratteristiche del focolaio e dalla presenza di acqua nel periodo favorevole alla schiusa. Qualunque piccola raccolta d acqua temporanea o perenne in grado di consentire l ovodeposizione della zanzara e lo sviluppo delle larve è definita focolaio larvale (Romi, 1996). In città focolai tipici sono i tombini di scolo delle acque o le griglie di raccolta d acqua, bottiglie, barattoli vasche,cavità di alberi, sacchetti di plastica, bidoni piante di idrocoltura, grondaie, annaffiatoi, sottovasi. Tra i diversi tipi di focolai si distinguono: potenziali (negativi alla ricerca delle larve in un certo momento) positivi (contenti larve o pupe) inamovibili (quelli che non possono essere rimossi attraverso ad esempio svuotamento come i tombini) 32

33 Fig 1.5.4 alcuni esempi di tipici focolai larvali

1.6 Diffusione di Aedes albopictus La zanzara tigre è una delle 98 specie di zanzare presenti in Europa. La sua spiccata plasticità biologica e la capacità delle uova di sopravvivere alla stagione invernale nei climi temperati le hanno permesso di colonizzare rapidamente ambienti anche molto diversi tra loro come quello urbano e extraurbano, pianeggiante e collinare, accomunati dalla presenza di piccoli ristagni d acqua. La chiave che può spiegare i motivi della sua diffusione, oltre alla capacità di quiescenza delle uova durante i periodi asciutti, è proprio legata agli innumerevoli ambienti collegati alle attività umane che essa è in grado di colonizzare costituiti appunto da contenitori di ridotte dimensioni. Nel suo ambiente originario di foresta queste erano rappresentate da cavità negli alberi, ascelle fogliari o buchi nella roccia mentre negli ambienti urbani delle nostre città possono essere sottovasi, tombini, bottiglie, barattoli, cestini dei rifiuti posizionati all aperto, cassonetti della raccolta dei rifiuti e altri contenitori. La sua propensione a riprodursi in quantitativi di acqua molto ridotti è confermata dal fatto che non si sono mai osservate larve di zanzara tigre in fossi, laghi, canali e altri luoghi ricchi di acqua. La sua proliferazione è legata fondamentalmente infatti a diversi fattori: 1. disponibilità di focolai larvali, 2. abbondanza di precipitazioni atmosferiche estive (con picchi di popolazione a inizio estate e a agostosettembre), 3. temperature estive elevate che accelerano il ciclo di sviluppo larvale e favoriscono diverse generazioni / anno, 34

4. presenza di bassa vegetazione nella quale gli adulti trovano riparo durante le ore di inattività, soprattutto nei giardini privati. La tipologia abitativa delle nostre città è il fattore più importante per il suo sviluppo, i quartieri dove vi sono case basse o villette con orti o giardini, i condomini con spazi verdi interni o terrazzi, costituiscono un areale favorevole ad Aedes albopictus. 1.7 Distribuzione di Aedes albopictus 1.7.1 La situazione internazionale La zanzara tigre (Aedes albopictus) è stata segnalata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1985. Secondo i dati dei Centers for disease control and prevention (Cdc) statunitensi, oggi è ben radicata in almeno 866 contee di 26 Stati Usa. Sempre i Cdc riportano la sua introduzione nel 1986, in modo indipendente e probabilmente a causa del commercio di copertoni usati, in Brasile. Ora è presente in sette Stati brasiliani ed è diffusa in altri Paesi americani. Nel 1993, Aedes albopictus si è stabilita nella Repubblica Dominicana, la prima isola caraibica a essere infestata, e nel Messico settentrionale. Nel 1995, viene segnalata in Guatemala, a Cuba e in Bolivia. Nel 1996, in Salvador e in Colombia. Nel 2003 è stata segnalata anche nelle zone del sudest messicano. Nel 1997 viene segnalata la presenza di Aedes albopictus alle isole Cayman. Dal 1991 in Nigeria. Nel suo continente di origine, Aedes albopictus sta ampliando la sua diffusione nella zona del Pacifico. È stata segnalata nei porti della Nuova Zelanda e nelle zone settentrionali dell Australia. 35

1.7.2 In Europa I dati raccolti dal rapporto 2009 dell Ecdc sulla distribuzione della zanzara tigre in Europa riferiscono la situazione di 52 Stati membri dell Unione Europea o di Paesi localizzati all interno della regione geografica europea o vicini a essa. La presenza o assenza di Aedes albopictus non è stata accertabile per 24 Stati. Per 6 (Bielorussia, Islanda, Malta, Moldavia, Macedonia e Ucraina) non si è avuta risposta dagli esperti contattati. Per altri 18 (Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Isole Faroe, Gibilterra, Ungheria, Irlanda, Kosovo, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Norvegia, Polonia, Romania e Russia) non sono disponibili, o sono disponibili in minima quantità, informazioni sulla fauna locale di zanzare e non è stata implementata una sorveglianza specifica per Aedes albopictus. Per i restanti 28 Paesi, sono disponibili a sufficienza informazioni generali sulla fauna di zanzare per determinare l assenza o presenza di Aedes albopictus, soprattutto sulla base di una sorveglianza regolare delle zanzare o di studi in larga parte dei territori. Negli ultimi cinque anni, 12 Paesi hanno potenziato una sorveglianza specifica per Aedes albopictus e altre zanzare esotiche. Alcuni Paesi hanno mantenuto la sorveglianza a livello nazionale e con regolarità, sia attivamente (come in Belgio, Francia e Olanda), sia passivamente (Serbia e Regno Unito). Come risultato, Aedes albopictus è stata osservata almeno in 16 Paesi, ma la qualità dei dati e delle informazioni è variabile, da una sorveglianza regolare a livello nazionale a una totale assenza di monitoraggio. I maggiori risultati sono: Aedes albopictus è stata osservata una volta in Germania e in Svizzera, ma l insediamento in queste regioni non è ancora stato provato 36

si è regolarmente re-insediata in Olanda, ma non è ancora stato possibile osservare una sua diffusione al di fuori delle serre e quindi non è possibile considerarla insediata in questo Paese si è regolarmente reintrodotta nel sud della Svizzera e le sostenute misure di controllo hanno prevenuto il suo insediamento e diffusione fino al 2006, ma dati recenti suggeriscono una ulteriore diffusione è presente in centri isolati in Bosnia e Erzegovina, ma le informazioni sono troppo scarse per dare conferme con accuratezza si è insediata con popolazioni stabili e potrebbe diffondersi in 11 Paesi e micro-stati: Albania, Croazia, Francia, Grecia, Monaco, Montenegro, Italia, San Marino, Slovenia, Spagna e Città del Vaticano. In questi Paesi, così come in altri, esistono focolai isolati. Fig 1.7.2.1 L attuale distribuzione di Aedes albopictus in Europa(ECD, 2009) 37

La mappa mostra l'attuale distribuzione della zanzara Aedes albopictus a livello di regioni amministrative (NUTS3 o LAU1; 52 Stati, ministati o colonie; membri dell'unione europea, e /o situati in Europa o geograficamente vicino a essa). Le regioni sono identificate con un codice-colore: arancio: la specie è stata osservata in almeno un amministrazione viola: la specie è stata osservata solo in ambienti chiusi (in serra) verde: sono stati condotti indagini e studi su zanzare nel corso degli ultimi cinque anni (2003-2007) e non è stato riportato alcun esemplare di Aedes albopictus giallo chiaro: gli esperti locali non dispongono di dati recenti (ultimi cinque anni) sulla fauna della zanzara grigio: non sono disponibili informazioni relative all esistenza di studi sulla fauna della zanzara bianco: i Paesi non inclusi in questo studio. Per la costruzione delle mappe l Ecdc ha utilizzato solo dati confermati provenienti dagli esperti dei rispettivi Paesi. Le informazioni sulla presenza/assenza varia in termini di qualità, da una sorveglianza regolare e nazionale a una totale assenza di sorveglianza o studi; i colori verde, bianco e grigio forniscono informazioni di tipo qualitativo. 38

Fig.1.7.2.2 L attuale distribuzione di Aedes albopictus nel bacino del Mediterraneo (ECD, 2009) La mappa mostra l'attuale distribuzione dei Aedes albopictus nel bacino del Mediterraneo, a livello di località (LAU2) per i dati sulla presenza, e a livello di regioni amministrative e Province (NUTS3 o LAU1) per gli altri dati. Le località sono state codificate con i colori come segue: arancio: la specie è stata osservata nel 2007 verde: sono stati condotti nel corso degli ultimi cinque anni (2003-2007) indagini e studi su zanzare, ma non è stato riportato alcun esemplare di Aedes albopictus giallo chiaro: gli esperti locali non dispongono di dati recenti (ultimi cinque anni) sulla fauna della zanzara grigio: non sono disponibili informazioni in merito all'esistenza di studi sulla fauna della zanzara bianco: i Paesi non inclusi in questo studio. I dati sono stati forniti da esperti in diversi Paesi. I cerchi indicano piccoli focolai localizzati. Le informazioni sulla 39