Sogni Perduti, Sogni Ritrovati



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Transcript:

Sogni Perduti, Sogni Ritrovati un progetto foto-performativo di e con Dario Bonazza e Giulia Cesari

Dario Bonazza (dario@dariobonazza.com) Si occupa di scrittura e revisione di testi, traduzioni tecniche e pubblicità nel settore della fotografia, collaborando direttamente con i costruttori e con gli importatori di alcuni tra i più prestigiosi marchi mondiali. In più, fornisce regolarmente articoli completi (testi e foto) alla Editrice Progresso, antica casa editrice fondata nel 1894. Scrive di tecnologia, di tecnica fotografica e di ripresa, ma sempre con un occhio di riguardo per un interpretazione fotografica personale del mondo. Inoltre esegue prove tecniche sul campo, realizza inchieste ed altro ancora. Come fotografo, si esprime prevalentemente nelle riprese di spettacoli ed eventi vari, con particolare attenzione alla musica e alla danza contemporanea. È fotografo ufficiale di Cantieridanza di Ravenna e del Naima Club di Forlì. Ha sviluppato un proprio gusto e una propria visione fotografica che spesso fanno riconoscere al volo le sue immagini a chi lo segue con un minimo di attenzione. Tutto questo senza cadere nel cliché di uno stile costruito e fine a se stesso. Ha al suo attivo diverse mostre fotografiche personali, conferenze pubbliche, fotolibri e pubblicazioni in riviste e siti web. Giulia Cesari (giulia.g.cesari@gmail.com) Giovane artista di Ravenna, nell anno 2010 si laurea a pieni voti in Scenografia Multimediale presso l Accademia di Belle Arti di Rimini (LABA) proponendo un progetto performativo basato sulla ricerca del corpo come elemento architettonico e scenografico. Parallelamente agli studi accademici, sviluppa esperienza come danzatrice jazz per poi approfondire in laboratori di danza contact e contemporanea con la Coreografa e regista bolognese Anna Albertarelli. Dal 2008 al 2010 entra a far parte della compagnia di teatro danza La Linea dell Arco che la porta ad esibirsi annualmente sia per i luoghi urbani di Ravenna in occasione del festival Ammutinamenti, sia per eventi in altre città. Staccatasi dalla compagnia, approfondisce autonomamente la ricerca sul corpo, strumento di studio e ricerca costante del senso di metamorfosi accostando a livello sperimentale diverse forme d espressione come la Body Art. Tuttora continua a portare avanti la sua ricerca nella collaborazione con altri artisti come video artist, musicisti e altri performer, cercando sempre di poter evolvere a nuovi metodi e dinamiche di comunicazione.

Il progetto Il progetto nasce come indagine introspettiva strutturata su due piani: fotografico e performativo. I due linguaggi sono simultanei e allo stesso tempo indipendenti, poiché vissuti su una stessa linea artistica ma con lo scopo di una compensazione e uno scambio reciproco fra CORPO (umano) e CORPO (fotografico). Il lavoro trae origine e spunto dal non detto, dal non fatto, dai desideri inespressi o repressi, dalle occasioni mancate, da quelle evitate di proposito e da quelle maturate nel tempo sbagliato. Persone, situazioni e sensazioni sognate, che si affacciano nel dormiveglia o che spiano spudorate dall inconscio. Così il mondo interiore incontra quello materiale, vi si sovrappone e ne diventa parte integrante, essenziale. Ogni sogno che emerge è raccontato in un capitolo di questo viaggio foto-allucinato, tenero, irrequieto, liberatorio e affascinato, alla (ri)scoperta di ciò che avrebbe potuto e dovuto essere. La ricerca fotografica vuole rivalutare l ingenuità e la profondità di sentimenti della grande stagione creativa che ha attraversato gli anni sessanta/settanta del secolo scorso, pur nella chiara consapevolezza della diversa epoca e della diversa società nella quale viviamo. In sostanza, si vuole recuperare lo spirito e l autenticità di quell epoca (fotografica e non solo) senza cadere in un mero esercizio di stile. La sperimentazione performativa cerca in primo luogo l integrazione del Corpo con materiali ed elementi principalmente naturali (legno, acqua, fuoco, terra/ argilla, pietra...) con qualche incursione in ambienti urbani o abbandonati dall uomo, operando su due livelli: OPPOSTO E CONTRARIO: corpo e materia divisi ma comunicanti; UNITO E SIMBIOTICO: corpo e materia fusi e integrati (con uno scambio fra pieno e vuoto). Come il sogno rispecchia la personalità e le esperienze di vita del sognatore, ma poi si muove in modo incontrollato tra i meandri della psiche, così il fotografo offre le situazioni di partenza alla danzatrice, che le sviluppa in modo imprevedibile secondo la propria sensibilità e creando qualcosa di sempre nuovo e diverso. Così in certi momenti il fotografo si culla nelle proprie illusioni, mentre in altre circostanze si trova a rincorrere i propri incubi. Si arriva infine ad una mostra fotografica abbinata ad una performance dal vivo, con conclusione multimediale. Nei vari capitoli, la modella/performer ha ricavato elementi e gestualità che in base al proprio sentire vengono metabolizzati per confluire nella performance. Il lavoro fotografico diventa quindi una sorta di preparazione e fonte di spunto ai fini stessi della coreografia. In una sorta di botta e risposta, si vuole creare una comunicazione fra immagine fissa e immagine in movimento, senza imporre un richiamo vincolante per lo spettatore, ma tramite analogie che portino ad una lettura intuitiva basata su un sentire comune e universale. Gli autori

Il fotografo e la danzatrice La revêrie, il sogno ad occhi aperti o chiusi, il nostro uccellino azzurro, donatosi un istante allo sguardo, ma con le ali già spiegate a catturare il prossimo vento. Se Bachelard nella sua Poetica pensava per parole, il fotografo Dario Bonazza e la performer Giulia Cesari si muovono per immagini, luci e materie, tracciando un percorso in cui la straniante emozione del sogno, può passare solo attraverso l empatia artistica, o in un particolare momento di contatto e trasformazione tra la pelle e l ambiente che la circonda. Il corpo fotografico (la macchina, come prolungamento introspettivo del fotografo stesso) e il corpo umano si compensano nei gesti della modella e negli echi degli stessi restituiti dall obiettivo, senza volontà di reciproco controllo: ognuno proietta fuori dal sé la propria evoluzione, tra coscienza e sospensione, come in un sogno di cui non si conosce mai in anticipo il finale. Il risultato è un lavoro a quattro mani, con un corpo duttile, luci spietate e un bagno nella dimensione primordiale della coscienza umana, per una mostra che fa da scenografia alla performance e una performance che trascina il fotografo sul palcoscenico. Un mix di passione, ossessione e liberazione rituale intriso di bellezza nel disincanto. La messa a nudo senza sconti, la voglia di superare anche i confini della vita, galleggiando verso un limbo surreale in cui il tempo perde la sua inesorabile linearità e danza circolare insieme ai gesti della modella che riuniscono l inizio con la fine, in un etereo scongiuro della morte. E anche un idea di genuinità sperimentale che sa molto di Anni 60, epoca di cui dichiaratamente si insegue lo spirito, con la ferma volontà di non ricalcare semplici operazioni mimetiche e di maniera, o mettere la testa sotto cinquant anni di sabbia già sedimentati in un ottica romanticamente passatista. In questo senso, un approccio affine alle linee guida del Festival Ammutinamenti, occasione in cui verrà presentato il progetto fotoperformativo (a Ravenna, in diversi luoghi della città, dal 12 al 24 settembre 2015), contesto familiare per i due protagonisti, perché Bonazza è il fotografo ufficiale e Cesari, figlia d arte, ha preso parte a diverse edizioni passate, sia insieme alla compagnia de La Linea dell Arco, sia con altri lavori. Comunque sia, il fotografo e la danzatrice ci parlano di vita, della loro vita prima di tutto, ma attraverso gli elementi primitivi e le incursioni urbane e in studio, parlano alle vite di tutti noi. Un percorso lungo più di un anno che, dalla dolcezza espressiva di Grano, densa di suoni estivi, riverberi di sole e paglia calpestata, ci trasporta nel mondo palustre di Argilla, dove dall acqua esce (o rientra?) una sirena bifronte, per metà pelle e anima, e per metà Golem che perde linfa vitale con l asciugatura delle sabbie, per poi rifondersi nella sua interezza emergendo da un bagno come le divinità del mare. Anche in ManneQueen si gioca con il doppio, ma nel mondo iperantropizzato di una vetrina. Sempre lontanissimi dalla didascalia, ma con una narrazione che si fa teatrale, nel momento in cui ogni

abito, ogni manichino, entra in scena insieme alla modella, confondendo realtà e rappresentazione. Emergono geometrie nette dalle luci volutamente estremizzate e portate sul confine della regola di genere nelle foto in studio, in cui la gestualità della performer si fonde con un bianco e nero a tratti drammatico e a tratti compassato, si tinge di luce rossa, o accarezza una luna blu elettrica. E dopo l esaltazione del corpo, i galleggiamenti, il senso di attesa, la nuova pelle si libera dall involucro: striature, macchie, texture proiettate che annullano quasi le forme, trasformando sguardi e volumi nelle sembianze di un animale mimetico e mutante, un essere organico che abbatte i propri confini attraversando un sogno e uno scenario dopo l altro, per rinascere a nuova vita più libero e consapevole. Così la condizione interiore trova voce nella sua proiezione esterna, sul duplice piano della fotografia e della performance, in uno scambio circolare e compensativo, il cui motore è una travolgente urgenza creativa. Linda Landi Debutto al festival La mostra fotografica e la performance esordiscono in occasione di Ammutinamenti 2015, il festival di danza contemporanea che si tiene a Ravenna dal 12 al 24 settembre 2015. In questa occasione il fotografo si fa performer entrando in scena a riprendere la danzatrice, in un loop continuo tra realtà e fantasia, tra concetto, realizzazione ed esecuzione. La partecipazione di Pentax e Fowa Tutte le fotografie di questo progetto sono state realizzate con attrezzature fotografiche PENTAX. In particolare, sono stati utilizzati corpi macchina reflex PENTAX K-3 e K-5IIs, insieme a obiettivi PENTAX DA 12-24mm f/4, DA 17-70mm f/4, DA 18-55mm f/3,5-5,6 AL WR, DA* 50-135mm f/2,8 SDM, FA 31mm f/1,8 Limited e FA* 85mm f/1,4. In piscina si è utilizzata anche la compatta subacquea PENTAX WG-3 GPS. La mostra e il presente catalogo sono stati realizzati col contributo di Fowa Spa, importatore ufficiale dei prodotti fotografici PENTAX per l Italia.

ManneQueen, chi sei? Dove sei?

Come spiriti alieni, di un mondo antico. Sulla mia pelle

L ombra di un tuo sorriso (inganna per sempre il mio cuore).

Qui, persi nell incredibile. On my skin

La luna avrà i tuoi occhi, il cielo il tuo respiro.

Come le onde, va il mio stupore. E sempre torna.

Tu, dai mille volti e nessuno. Resta ancora un po.

Ti vedo, ma solo guardando altrove. Sur ma peau

L acquisto di una fotocamera reflex è per molti una decisione da valutare con attenzione. È importante poter portare sempre con sé la fotocamera, ovunque si vada e in ogni condizione. Per questo una fotocamera PENTAX è la vostra partner ideale. 1 Costruzione robusta, concepita per riprese in ogni luogo e in ogni condizione meteo 2 La più ampia selezione di obiettivi tra i modelli con sensore APS-C 3 Obiettivi compatti e leggeri, per facilitare il trasporto 4 Oltre 100 varianti di colore, per esprimere al meglio chi siete 5 Dispositivo Shake Reduction compatibile con tutti gli obiettivi PENTAX

FOWA: da oltre 50 anni protagonista sul mercato fotografico italiano L azienda nasce nel 1958 col nome di Fotoexakta, occupandosi dell importazione e distribuzione di diversi marchi fotografici tra i quali Nizo, Exakta, Yashica, Metz. Fin da subito, ha un ruolo da protagonista sul mercato della fotografia in Italia affermandosi con i suoi prodotti. Nel 1971 la Fotoexakta cambia nome diventando Fowa S.p.A. e trasferendosi in Via Tabacchi 29, storica sede di riferimento per lunghi anni. Il 1975 rappresenta per la Fowa un anno fondamentale. Infatti l azienda torinese si assicura l esclusiva della distribuzione di due marchi mitici per la fotografia mondiale come Hasselblad e Contax. A questo punto la Fowa S.p.A., diventa un punto di riferimento per i fotografi professionisti e non in tutta Italia. Nel 1980 nasce poi la SWA s.r.l. con la quale si va a creare un principio di GRUPPO che porterà poi nel 1991, con la nascita della Nital S.p.A. e quindi con la distribuzione del marchio Nikon, a formare il più importante gruppo italiano nella distribuzione di prodotti fotografici (con la SWA assorbita poi da Fowa si inizia ad importare Vivitar, Gepe, Cokin e Chinon). L acquisizione della rappresentanza Pentax avviene nel 2009, delicato periodo di transizione anche per il noto marchio giapponese. A supporto di Fowa e Nital, il GRUPPO include altre due aziende: L.T.R. Service che si occupa di assistenza e riparazione per tutti i prodotti distribuiti dal gruppo e P.M.A. che gestisce in comune i servizi EDP, i magazzini e la logistica. Con un esperienza e una professionalità pluridecennali nell ambito dell organizzazione commerciale di vendita, l azienda segue sempre con profonda attenzione l evoluzione del mercato fotografico, restando attenta ed aperta a nuove possibili collaborazioni. Di recente, FOWA ha cambiato sede trasferendosi in Via Vittime di Piazza Fontana, 52bis a Moncalieri (TO).

La storia di PENTAX è la storia della reflex La Asahi Kogaku Goshi Kaisha venne fondata nel novembre del 1919 da Kumao Kajiwara, in un sobborgo di Tokyo chiamato Toshima, per produrre lenti da occhiali. Nel 1923 iniziò la produzione di obiettivi per proiettori cinematografici per conto terzi. A partire dal 1932, entrarono in produzione obiettivi fotografici denominati Takumar. Nel 1938 l azienda iniziò a produrre strumenti ottici per le forze armate giapponesi, attività che continuò fino alla fine della seconda guerra mondiale e che portò alla distruzione totale dell azienda da parte dell USAF. Tornata la pace, la nuova Asahi Optical fu ricostruita da zero da Saburo Matsumoto, vulcanico socio del fondatore Kajiwara. Riprese la produzione di obiettivi per altri costruttori di fotocamere, con un pionieristico trattamento per migliorare il contrasto e la resa del colore. Nel 1948 venne presentata la gamma di binocoli Jupiter con ottiche trattate che fornivano chiarezza e contrasto senza rivali. Mentre gli altri fabbricanti giapponesi copiavano le fotocamere tedesche più in voga, (telemetro e reflex biottiche), Matsumoto esplorò la possibilità di produrre una fotocamera più avanzata di ogni altro modello giapponese. La scommessa fu quella di sviluppare la reflex a sistema, il cui potenziale era ampiamente sottovalutato. La Asahiflex era una reflex monobiettivo 35mm con mirino a pozzetto e mirino ottico per le riprese verticali. La prima reflex 35mm giapponese uscì dalla linea di produzione il 26 ottobre 1951. Mancava però un adeguato sistema di ritorno rapido dello specchio con velocità più lente di 1/20 di secondo. Dopo vari esperimenti, il problema fu risolto nel 1954 dal geniale progettista Nobuyuki Yoshida, con una soluzione tecnica copiata da tutti i concorrenti. Nel 1957 la Asahi Optical Co. segnò un altro traguardo con l introduzione di una reflex completa di pentaprisma fisso che dava un immagine correttamente orientata sia nel senso alto-basso che in quello destra-sinistra. La nuova fotocamera venne denominata Asahi (nome del fabbricante) Pentax (denominazione del modello). Fu la capostipite di una famiglia di enorme successo. Buona parte di questa affermazione si deve anche alla scelta di adottare un attacco obiettivi standard: quell innesto a vite M42x1 che, pur nato in Germania, divenne noto come il passo a vite PENTAX. L evoluzione tecnica successiva riguardava l esposizione. Alla fine degli anni cinquanta, la Asahi Optical sviluppò un esposimetro al CdS (solfuro di cadmio) applicabile sul pentaprisma ed accoppiato alla ghiera dei tempi dei modelli S1a e SV. I precedenti modelli S1, S2 ed S3 potevano essere aggiornati molto facilmente per accettare l esposimetro. Nel 1960, alla Photokina di Colonia l Asahi Optical mostrò un prototipo che misurava l esposizione attraverso l obiettivo (in seguito definita TTL). La fotocamera era chiamata Spot-Matic e fece sensazione. Con questo progetto, PENTAX introduceva altri due capisaldi della reflex moderna: l esposimetro TTL e la lettura Spot.

La Spotmatic di serie, prodotta nella nuova fabbrica modello di Mashiko, venne posta in vendita all inizio del 1964, l anno delle Olimpiadi di Tokyo. Ampiamente riprogettata, la nuova fotocamera aveva un esposimetro a lettura media con cellule nel pentaprisma (altra soluzione poi adottata da tutti i costruttori), che dava risultati più affidabili di quelli dell originale versione spot, soprattutto con gli utenti meno esperti. Con l introduzione della Spotmatic si verificò il primo grande boom mondiale della reflex e la definitiva affermazione dell industria fotografica giapponese. Intorno alla metà degli anni sessanta, i fotografi più in voga fra le star di Hollywood (come Eve Arnold), nella moda (come David Bailey) e nel glamour (come Sam Haskins) passavano a PENTAX e perfino i Beatles fotografavano e si facevano ritrarre con le reflex Asahi Pentax. Nel 1966 la Asahi Optical arrivò ad un milione di reflex prodotte dall Asahiflex del 1952. Alla Photokina 1968 venne aperta una nuova strada, con la professionale Pentax 6x7. Questo nuovo modello poteva accettare tanto pellicole a rullo formato 120 che 220 e fu un immediato successo, soprattutto tra i paesaggisti e i fotografi di moda, che finalmente potevano avere sul campo una qualità da studio. Tra i molti prototipi visti negli anni sessanta, spiccano le prime reflex dotate di automatismo a priorità dei diaframmi (Metalica II) e dei tempi (Memorica). Infine, nel 1971 venne posta in vendita la prima reflex al mondo capace di lavorare a priorità di diaframma con tutti gli obiettivi: la Electro Spotmatic. Fu un altra fotocamera PENTAX che cambiò per sempre la fotografia reflex. Quello stesso anno 1971 vide un altra innovazione fondamentale: il trattamento multistrato SMC (Super-Multi-Coated). Messo a punto da PENTAX, era in grado di abbattere i riflessi indesiderati sulle superfici aria-vetro dal normale 7% allo 0,2%, con un eccezionale miglioramento della resa degli obiettivi nel controluce. Però ormai la velocità d impiego della reflex era tale che l attacco a vite standard era penalizzante dal punto di vista operativo. Così nel 1975 vennero lanciati tre nuovi modelli (K2, KX e KM) dotati di un ampia e moderna montatura denominata baionetta K. Tutti i vecchi obiettivi e gli accessori potevano essere usati sui nuovi corpi per mezzo di un adattatore, pur rinunciando agli automatismi. Ancora oggi, questo adattatore consente l impiego degli obiettivi a vite sulle reflex digitali PENTAX, mantenendo anche la misurazione esposimetrica e l indicazione della corretta messa a fuoco! Nel 1976, con la mitica K1000, furono presentate al pubblico due reflex compattissime (MX ed ME) e i relativi obiettivi serie M. I nuovi apparecchi erano molto più piccoli e leggeri di quelli della serie K che rimpiazzavano e riproponevano tutto il fascino della serie S originale. La MX era una vera professionale completamente accessoriabile e dotata di uno sterminato corredo ottico di eccezionale qualità. Nel 1978 fu presentata la minuscola reflex Auto 110. Il sistema comprendeva sette ottiche, due flash, il motore e svariati accessori minori. Nel 1980 venne introdotta la reflex superprofessionale PENTAX LX. Versatilissima, dotata di mirini intercambiabili, otturatore in titanio e lettura TTL anche durante l esposizione (sistema PENTAX IDM), la LX

spiccava per l incredibile capacità di lavorare anche a livelli di luce bassissimi (fino a -6,5EV, un traguardo ancora oggi insuperato). Questa eccezionale sensibilità, unita ad un otturatore capace di arrivare in automatico a parecchi minuti di esposizione, aprì nuove opportunità fotografiche nelle riprese a luce ambiente e nella tecnica di illuminazione open flash. Insieme alla LX venne presentata la prima serie di obiettivi Star, che grazie all impiego di speciali vetri ED e/o lenti asferiche garantiva elevata luminosità e prestazioni al massimo livello, per confrontarsi senza alcun complesso coi massimi nomi dell ottica mondiale. Era nato un mito. Nel 1981 fu presentata la prima reflex autofocus al mondo, la PENTAX ME-F. Era dotata di circuiteria AF nel corpo fotocamera e motore di messa a fuoco nell obiettivo. Con gli obiettivi non predisposti, la fotocamera dava l indicazione delle messa a fuoco, come fanno ancora oggi le più evolute reflex digitali. Nel 1983 venne presentata la reflex multimode Super A, equipaggiata con una nuova serie di obiettivi predisposti per la priorità dei tempi e l eposizione programmata. La stessa tecnologia venne immediatamente applicata anche al medio formato, con la presentazione della PENTAX 645, una reflex che spingeva ancora più avanti i concetti di maneggevolezza e velocità operativa in questo settore professionale. Nel 1987 PENTAX introdusse la SFX, una reflex autofocus di nuova generazione dotata anche di flash incorporato, un altra soluzione tecnica PENTAX adottata da tutti i concorrenti. Nel 1995 PENTAX torna ancora una volta ai suoi concetti originali, con una serie di reflex AF più compatte e intuitive. La MZ-5 è da molti vista come una reinterpretazione della Spotmatic o della MX, utilizzabile senza consultare il manuale da chiunque abbia usato una reflex classica. 1997: con la PENTAX 645n anche il medio formato entra nell era dell autofocus. I professionisti e i fotoamatori più evoluti rispondono positivamente all invito e la 645n rinverdisce il successo commerciale della 645 originale. Inizia l era digitale Alla Photokina 2000, PENTAX crea grande sensazione presentando la prima reflex digitale di pieno formato 24x36mm, con l allora straordinaria risoluzione di 6 megapixel, più che doppia rispetto alla concorrenza dell epoca. Si tratta del prototipo MR-52, ufficiosamente denominata MZ-D e in seguito nota anche come K-1. Purtroppo alcuni problemi di eccessivo consumo da parte del sensore fornito da terzi, unito ad un costo molto elevato e difficilmente proponibile sul mercato, consigliano di rinunciare all affascinante progetto. Ricerca storica a cura di Asahi Optical Historical Club (www.aohc.it)

Sogni Perduti, Sogni Ritrovati è un progetto foto-performativo ideato e realizzato da Dario Bonazza e Giulia Cesari. Dario: dario@dariobonazza.com Giulia: giulia.g.cesari@gmail.com Tutte le fotografie del progetto sono di Dario Bonazza, sono coperte dal diritto d autore ( 2014-2015) e si possono riprodurre solo per presentare Sogni Perduti, Sogni Ritrovati e/o l autore. Per altri impieghi va prima richiesta l autorizzazione scritta dell autore. La performance e la parte audio sono concepite e realizzate da Giulia Cesari. La programmazione e gli effetti video sono curati da Riccardo Deserti. Gli autori ringraziano di cuore Fowa SpA per la stampa delle fotografie e del presente catalogo, Matilde Bedei per i costumi, Linda Landi per la presentazione artistica del progetto e Gi.Ro.Labo per lo spazio di prova. Gli autori ringraziano inoltre Selina Bassini e Monica Francia (Associazione Cantieri), Patrizia Boscherini (negozi FANGO) e Alberto Celli (Bagno Lucciola) per il fattivo supporto alla realizzazione del progetto. Concetto e realizzazione del catalogo di Dario Bonazza. La macchina fotografica è quell apparecchio meraviglioso che spesso mostra chi ha davanti. E sempre mostra chi ha dietro. [Joel Meyerowitz].

Fowa SpA - Distributore per l Italia dei prodotti fotografici PENTAX e RICOH Via Vittime di Piazza Fontana, 52b - Z.I. Vadò - 10024 Moncalieri (TO) Tel. 011.81.441 Fax 011.899.3977 - Email: info@fowa.it - Web: www.fowa.it - Facebook: Pentax Fan