Copertina MANAGE AL CONFINE Carlotta Sami, classe 1970, da gennaio 2014 è portavoce per il Sud Europa dell Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. In precedenza è stata direttrice generale di Amnesty International Italia e per dieci anni ha lavorato con Save the Children in operazioni umanitarie nei principali luoghi di crisi. Dal 1998 al 2002 è stata nei territori palestinesi lavorando nei campi profughi con la Cooperazione italiana e coordinando diversi interventi di emergenza. Ha un dottorato in Teoria generale del diritto ed è laureata in Giurisprudenza. È sposata, mamma di una bimba di sei anni e associata Manageritalia Roma. 6 DICEMBRE 2014
R È metà novembre, una mattinata soleggiata e tranquilla in questa via un po defilata del quartiere Parioli. Probabilmente qualche centinaio di chilometri più a sud, in mare aperto, al largo delle nostre coste, tutta questa tranquillità non c è. Sicuramente su alcune delle nostre coste in questo preciso momento invece c è gran fermento: si sta cercando di prestare la prima accoglienza a quei 2.500 migranti che solo nell ultimo weekend sono approdati sulle nostre rive fuggendo da chissà quale paese in guerra. «Per l esattezza soprattutto Siria, Eritrea e Iraq» precisa Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. La via tranquilla del quartiere bene di Roma in questione è la sede dell ufficio regionale Unhcr che coordina Italia, Cipro, Grecia, Malta, Portogallo, Spagna e San Marino, ovvero paesi che coprono la maggioranza delle frontiere a sud dell Unione europea, un area ultimamente sempre più interessata da traversate della speranza e purtroppo tragedie del mare. Di diritti umani e operazioni umanitarie Carlotta Sami si occupa ormai da 17 anni, da quando appena terminati gli studi si butta nei territori palestinesi, a lavorare con la Cooperazione italiana nei campi profughi. Oggi, preso il posto lasciato vacante da Laura Boldrini in Unhcr, racconta con precisione numeri e regolamenti internazionali e ci tiene a chiarire argomenti dove spesso la disinformazione e i luoghi comuni colorano la realtà anche se parlarne, ammette, pur dopo tanti anni di esperienza, non è mai facile, perché qui si tratta di vite umane, non di conti in azienda. Eliana Sambrotta DICEMBRE 2014 7
Copertina Partiamo dall attualità: la scorsa estate la crisi umanitaria ha raggiunto livelli altissimi... com è la situazione emergenza rifugiati nel Sud Europa oggi? «Innanzitutto non siamo di fronte a un emergenza, ma a una situazione difficile che però ormai è strutturale da diversi anni. È difficile perché in continua crescita, ma non è di emergenza perché è causata da una crisi molto grave ma non improvvisa: è nota, quindi i suoi sviluppi possono essere determinati con una certa precisione. I numeri sono in crescita rispetto al 2013, ma questo trend si verifica da diversi anni, ossia da quando si sono create una serie di crisi in Nord Africa e in Medio Oriente. I richiedenti asilo arrivati da gennaio a oggi in Italia via mare sono circa 155mila, di cui almeno il 60% da paesi in guerra. I gruppi più numerosi provengono dalla Siria, dall Eritrea e un numero in crescita da Iraq e territori palestinesi. Solo nell ultimo weekend abbiamo avuto 2.500 arrivi (15 e 16 novembre, ndr)». L Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati è la principale organizzazione al mondo impegnata a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi. Lavora in 123 paesi del mondo e si occupa di oltre 40 milioni di persone. Istituita dall Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1950, da allora ha aiutato più di 60 milioni di persone a ricostruire la propria vita. Il suo mandato è guidare e coordinare, a livello mondiale, la protezione dei rifugiati e le azioni necessarie per garantire il loro benessere, esercitare il diritto di asilo e di essere accolti in sicurezza in un altro Stato e ritornare a casa. Entro 72 ore dallo scoppio di un emergenza, riesce a mobilitare ovunque nel mondo più di 300 operatori altamente qualificati in grado di portare soccorso a più di 600mila persone. Fornisce acqua, cibo, tende, assistenza medica e psicologica. Garantisce l accesso all istruzione e alla formazione e alle attività generatrici di reddito. Quali sono le priorità da affrontare in questo momento? «Siccome l operazione Mare nostrum, messa a punto dal governo italiano, andrà a terminare entro la fine dell anno, quello che ci preoccupa di più è la situazione che si verrà a creare da marzo in avanti. Temiamo che ci possano essere più morti perché l area che verrà pat- 8 DICEMBRE 2014
tugliata sarà decisamente inferiore rispetto a quanto avvenuto con Mare nostrum, e quest anno sono stati circa 3mila i morti. Le altre due priorità per quanto riguarda l Italia sono migliorare la prima accoglienza e fare di più per l integrazione dei rifugiati che rimangono Le associazioni e gli enti che gestiscono i centri per i richiedenti asilo in Italia ricevono circa 30 euro al giorno per il mantenimento della persona. Ognuna poi riceve un pocket money di circa 1,5/2 euro al giorno. qui. A livello europeo, invece, stiamo lavorando perché si metta a punto una strategia di accoglienza dei rifugiati su tutta l Europa». Secondo lei l Europa comprende realmente la situazione di emergenza a cui un paese come l Italia è continuamente sottoposto? «Ripeto, non si tratta di una situazione di emergenza e soprattutto il numero di rifugiati che rimangono in Italia è infinitamente inferiore rispetto al numero di quelli accolti in Germania, Svezia e Norvegia». Ma si tratta di un passaggio successivo «È un passaggio successivo, ma si tratta di poche settimane. La maggior parte dei rifugiati siriani ed eritrei non si ferma in Italia ma va verso questi paesi. Per cui è vero che il numero di richieste di asilo in Italia è aumentato, anzi è quasi raddoppiato, ma allo stesso tempo è aumentato esponenzialmente anche il numero di richieste in Germania e Svezia. Sicuramente i paesi del Sud Europa e quelli costieri hanno una difficoltà nei primi giorni, ma in questo momento il problema principale in Europa è che tra gli stati ci sono pesi diversi e alcuni si fanno più carico dell aspetto dell accoglienza dei rifugiati di altri». Ma un rifugiato può scegliere la sua destinazione finale o i flussi vengono indirizzati in qualche modo? «No, non può scegliere: il Regolamento di Dublino prevede che il rifugiato faccia richiesta d asilo nel primo paese in cui viene identificato. Il fatto è che, avendo un afflusso così massiccio, l Italia, soprattutto nei primi mesi di quest anno, non ha provveduto DICEMBRE 2014 9
Copertina in modo tale da rendere più spediti questi processi ed è quello che stiamo chiedendo». Accennava all operazione Mare nostrum che si sta andando a chiudere: che differenze ci sono con l operazione europea Triton e che cambiamenti ci dobbiamo aspettare? «Triton è un operazione completamente diversa: ha il mandato di pattugliare le frontiere e non quello di fare ricerca e soccorso in mare. Inoltre si svolgerà entro sole 30 miglia dalle coste mentre Mare nostrum aveva un ampiezza operativa molto maggiore. L operazione è europea e sotto l egida di Frontex, che è un agenzia europea, e vi parteciperanno diversi paesi europei, ma sarà un operazione di pattugliamento: laddove ci saranno delle imbarcazioni in difficoltà presteranno soccorso (questo è anche nel diritto internazionale marittimo)». «Il ruolo di Lampedusa sarà molto importante per la prima accoglienza, poi però le persone dovranno essere trasferite nel giro di due giorni al massimo, non come in passato» all identificazione di tutti i richiedenti e questo chiaramente ha facilitato il fatto che loro potessero trasferirsi soprattutto laddove hanno più connessioni con famiglie o altri conoscenti. In realtà il Regolamento di Dublino prevede, nell ultima sua versione, una facilitazione delle riunificazioni familiari, però andrebbe interpretato in maniera corretta, C è chi sostiene che l operazione Mare nostrum abbia incrementato gli arrivi «No, questo è un argomento fallace. I trend da diversi anni sono sempre in crescita, ma il problema non è che sono aumentati i fattori che attirano, bensì sono aumentati i fattori che spingono le persone a fuggire. Non dimentichiamo che la guerra siriana è entrata nel quarto anno: circa sei milioni di persone hanno abbandonato le proprie case e più di tre milioni e mezzo sono rifugiati, quindi hanno abbandonato il paese. A questi si aggiungono più di due milioni di rifugiati iracheni dovuti all inasprirsi della loro crisi negli ultimi mesi. Per cui in questo momento solo nell area Siria e Iraq abbiamo circa 12 milioni di persone a rischio o che si stanno spostando». Anche nella loro area? «Soprattutto: pensi che un rifugiato siriano prima di scappare si è già spostato dieci volte all interno del proprio paese in quattro anni e la maggior parte non viene in Europa, ma va nei paesi vicini come Libano, Giordania, Turchia. La Turchia ha speso 36 miliardi di dollari per assistere i rifugiati siriani negli ultimi tre anni, quindi veramente chi arriva in Europa è una minima parte, circa 120mila siriani». 10 DICEMBRE 2014
DIAMO I NUMERI Come bisognerebbe agire secondo lei per organizzare questi arrivi di massa? «Finora sostanzialmente le persone venivano intercettate in mare, soccorse, portate su navi mediograndi e sbarcate sulla base di accordi con le prefetture locali con un certo metodo e ordine di preavviso, da luglio in avanti c è stato anche un accordo fra enti locali e ministero degli Interni, per cui i migranti venivano distribuiti in base alla popolazione che risiede nei diversi comuni. Ora, venendo meno l operazione Mare nostrum, il timore è che gli arrivi saranno molto meno organizzati, si torna alla situazione precedente in cui le imbarcazioni arrivano da sole, aumentando il rischio di non poter prevedere. Il ruolo di Lampedusa sarà molto importante per la prima accoglienza, poi però le persone dovranno essere trasferite nel giro di due giorni al massimo, non come in passato». Il suo non è un lavoro manageriale paragonabile a quello di chi è in azienda: come fa a gestire il lavoro, le risorse, ma anche lo stress psicologico e l emotività? «Non è semplice, siamo sempre di fronte a dei drammi personali umani molto forti. Faccio questo lavoro da tanti anni, ma non diventa per questo più facile. In passato ho svolto ruoli di carattere molto più gestionale, ora lavoro principalmente sulla comu- A fine novembre, secondo i dati ufficiali Unhcr, i rifugiati in Italia sono 78mila. Sia la Germania che la Francia ne accolgono circa 200mila ciascuno, il Regno Unito 130mila, la Svezia 120mila e i Paesi Bassi 75mila. Nel Regno Unito e in Germania i rifugiati sono circa 2 ogni mille abitanti, in Francia e nei Paesi Bassi sono tra i 3 e i 4 ogni mille abitanti, in Svezia oltre 11, mentre in Italia i rifugiati sono appena 1 ogni mille abitanti. nicazione e gestisco un team la cui prerogativa è lavorare in relazione con tutte le componenti che fanno parte della nostra agenzia, per esempio il team che si occupa degli aspetti legali, perché siamo giorno accolgono rifugiati ai porti, devono riconoscere cadaveri, hanno fronteggiato situazioni veramente difficili: ovviamente vengono aiutati con incontri di counceling». presenti in tutti i porti di ar- rivo e in tutte le commissioni nazionali territoriali per l asilo, o quello che si occupa della raccolta fondi. E poi naturalmente ci relazioniamo con il quartier generale a Ginevra». Cosa resta indelebile? «La cosa più forte è vedere persone che scappano dalla guerra e che arrivano ai nostri porti. Io avevo già visto queste situazioni nei luoghi d origine però vederli arrivare in Italia, sbarcare Quando ha capito che questa era la sua strada, la sua missione di vita? da una barca con solo i loro vestiti indosso e i bambini per mano è qualcosa che difficilmente si può «Quando ho iniziato, nel 1997 in descrivere a parole». Palestina nei campi rifugiati. Non è semplice gestire l aspetto emotivo. È un tipo di lavoro che, come altri che sono molto in contatto con l essere umano, riempie totalmente il modo di sentire e di vivere e quindi la gestione dello stress e delle emozioni è una capacità che bisogna acquisire. Ho colleghi che ancor più di me ogni DICEMBRE 2014 11