MODELLO DI ORGANIZZAZIONE GESTIONE E CONTROLLO. REVALO S.p.A. D. L g s. 2 3 1 / 2 0 0 1



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MODELLO DI D. L g s. 2 3 1 / 2 0 0 1 ORGANIZZAZIONE GESTIONE E CONTROLLO REVALO S.p.A. Gennaio 2015

REVALO S.P.A. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO EX D.LGS. N. 231/2001

PARTE GENERALE 1. DEFINIZIONI... 9 2. LA NORMATIVA RILEVANTE: IL DECRETO LEGISLATIVO N. 231/2001... 11 3. REVALO S.P.A.... 14 3.1. L attività... 14 3.2. Governo societario.... 17 3.3. Assetto organizzativo... 18 4. IL MODELLO ORGANIZZATIVO... 19 4.1. La costruzione del Modello Organizzativo... 19 4.2. L adozione del Modello Organizzativo... 20 4.3. La funzione del Modello Organizzativo.... 20 4.4. La struttura del Modello Organizzativo... 20 4.4.1. La struttura del Modello Organizzativo. Parte Generale e Parte Speciale... 20 4.4.2. Il Codice Etico... 21 4.4.3. Le Procedure Aziendali e i Regolamenti Interni... 21 4.4.4. Gli altri strumenti organizzativi... 21 4.4.5. Il Sistema Disciplinare.... 21 5. AGGIORNAMENTO E ADEGUAMENTO DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 22 6. L ORGANISMO DI VIGILANZA O ODV... 23 6.1. Individuazione dell Organismo di Vigilanza... 23 6.2. Nomina dell Organismo di Vigilanza... 24 6.3. Compenso dell Organismo di Vigilanza e risorse finanziarie... 25 6.4. Durata dell incarico dell Organismo di Vigilanza... 25 6.5. Rinuncia e sostituzione... 25 6.6. Sospensione e revoca dell Organismo di Vigilanza... 25 6.7. Compiti e poteri dell Organismo di Vigilanza... 26 6.8. Regolamento dell OdV... 28 6.9. Piano di vigilanza annuale dell OdV... 28 6.10. Obblighi di informazione verso l OdV: obblighi generali e obblighi specifici... 29 6.10.1. Obblighi generali... 29 6.10.2. Obblighi specifici... 29 6.10.3. Flussi informativi periodici... 31 6.11. Reporting dell OdV verso il vertice aziendale... 31 7. ISTITUZIONE DELL ORGANISMO DI VIGILANZA DI REVALO... 33 8. PROGRAMMA DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE... 34 8.1. Programma di informazione... 34 8.2. Programma di formazione... 35 PARTE SPECIALE I REATI DI CUI AL DECRETO LEGISLATIVO N. 231/2001 SEZIONE I REATI NEI RAPPORTI CONTRO LA P.A. 1. PREMESSA... 40 2. I REATI NEI RAPPORTI CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 41 2.1 I reati di cui all art. 24 del D.Lgs. 231/2001... 41 2.2 I reati di cui all art. 25 del D. Lgs. 231/2001... 45 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI NEI RAPPORTI CON LA P.A.... 51 4. I REATI NEI RAPPORTI CON LA P.A.: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 52 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI NEI RAPPORTI CON LA P.A... 58 SEZIONE II REATI DI CRIMINALITÀ INFORMATICA 1. PREMESSA... 60 Revalo S.p.A Pagina 2 di 303

2. I REATI DI CRIMINALITÀ INFORMATICA E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 61 2.1 I reati di cui all art. 24 bis del D.Lgs. 231/2001... 61 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI DI CRIMINALITÀ INFORMATICA... 67 4. I REATI DI CRIMINALITÀ INFORMATICA: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO 68 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI DI CRIMINALITÀ INFORMATICA... 72 SEZIONE III REATI SOCIETARI 1. PREMESSA... 74 2. I REATI SOCIETARI E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 75 2.1 I reati di cui all art. 25 ter del D.Lgs. 231/2001... 75 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI SOCIETARI... 84 4. I REATI SOCIETARI: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 85 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI SOCIETARI... 89 SEZIONE IV REATI DI OMICIDIO COLPOSO E LESIONI PERSONALI COLPOSE GRAVI O GRAVISSIME IN VIOLAZIONE DELLE NORME SULLA TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO 1. PREMESSA... 91 2. I REATI DI OMICIDIO COLPOSO E LESIONI PERSONALI COLPOSE GRAVI O GRAVISSIME COMMESSE CON VIOLAZIONE DELLE NORME A TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 92 2.1 I reati di cui all art. 25-septies del D.Lgs. 231/2001... 92 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI DI OMICIDIO COLPOSO E LESIONI PERSONALI COLPOSE GRAVI O GRAVISSIME COMMESSE CON VIOLAZIONE DELLE NORME SULLA TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO.... 95 4. I REATI DI OMICIDIO COLPOSO O LESIONI GRAVI O GRAVISSIME COMMESSE CON VIOLAZIONE DELLLE NORME SULLA TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 96 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI DI OMICIDIO COLPOSO E LESIONI PERSONALI COLPOSE GRAVI O GRAVISSIME COMMESSI CON VIOLAZIONE DELLE NORME SULLA TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO... 100 SEZIONE V REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO O UTILITÀ DI PROVENIENZA ILLECITA 1. PREMESSA... 102 2. I REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITÀ DI PROVENIENZA ILLECITA E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 103 2.1 I reati di cui all art. 25 octies del D.Lgs. 231/2001... 103 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITÀ DI PROVENIENZA ILLECITA... 107 4. I REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO ED IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITÀ DI PROVENIENZA ILLECITA: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 108 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO ED IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITÀ DI PROVENIENZA ILLECITA... 111 SEZIONE VI REATI DI ABUSI DI MERCATO 1. PREMESSA... 113 2. I REATI DI ABUSI DI MERCATO E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI.... 114 2.1 I reati di cui all art. 25-sexies del D.Lgs. 231/2001... 114 Revalo S.p.A Pagina 3 di 303

3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI DI ABUSI DI MERCATO... 124 4. I REATI DI ABUSI DI MERCATO: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 125 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI DI ABUSI DI MERCATO... 128 SEZIONE VII REATI DI FALSITÀ IN MONETE, IN CARTE DI PUBBLICO CREDITO, IN VALORI DI BOLLO E IN STRUMENTI O SEGNI DI RICONOSCIMENTO 1. PREMESSA... 130 2. I REATI DI FALSITÀ IN MONETE, IN CARTE DI PUBBLICO CREDITO, IN VALORI DI BOLLO E IN STRUMENTI O SEGNI DI RICONOSCIMENTO E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI.... 131 2.1 I reati di cui all art. 25 bis del D.Lgs. 231/2001... 131 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI DI FALSO NUMMARIO... 134 4. I REATI DI FALSITÀ IN MONETE, IN CARTE DI PUBBLICO CREDITO, IN VALORI DI BOLLO E IN STRUMENTI O SEGNI DI RICONOSCIMENTO: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 135 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI DI FALSO NUMMARIO... 137 SEZIONE VIII REATI CONTRO L'INDUSTRIA E IL COMMERCIO 1. PREMESSA... 139 2. I REATI CONTRO L INDUSTRIA E IL COMMERCIO E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI. 140 2.1 I reati di cui all art. 25 bis-1 del D.Lgs. 231/2001... 140 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI CONTRO L INDUSTRIA E IL COMMERCIO 144 4. I REATI CONTRO L INDUSTRIA E IL COMMERCIO: POTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 145 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI CONTRO L INDUSTRIA E IL COMMERCIO... 148 SEZIONE IX REATI CON FINALITÀ DI TERRORISMO E DI EVERSIONE DELL'ORDINE DEMOCRATICO 1. PREMESSA... 150 2. I REATI CON FINALITÀ DI TERRORISMO ED EVERSIONE DELL ORDINE DEMOCRATICO E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 151 2.1 I reati di cui all art. 25 quater del D.Lgs. 231/2001... 151 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI CON FINALITÀ DI TERRORISMO ED EVERSIONE DELL ORDINE DEMOCRATICO... 156 4. I REATI CON FINALITÀ DI TERRORISMO ED EVERSIONE DELL ORDINE DEMOCRATICO: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 157 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI CON FINALITÀ DI TERRORISMO ED EVERSIONE DELL ORDINE DEMOCRATICO... 160 SEZIONE X REATI CONTRO LA PERSONALITÀ INDIVIDUALE 1. PREMESSA... 162 2. I REATI CONTRO LA PERSONALITÀ INDIVIDUALE E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI 163 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI CONTRO LA PERSONALITÀ INDIVIDUALE 170 4. I REATI CONTRO LA PERSONALITÀ INDIVIDUALE: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 171 Revalo S.p.A Pagina 4 di 303

5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI CONTRO LA PERSONALITÀ INDIVIDUALE... 174 SEZIONE XI REATI IN MATERIA DI VIOLAZIONE DEL DIRITTO D'AUTORE 1. PREMESSA... 176 2. I REATI IN MATERIA DI VIOLAZIONE DEL DIRITTO D AUTORE E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 177 2.1 I reati di cui all art. 25 novies del D.Lgs. 231/2001... 177 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI IN MATERIA DI VIOLAZIONE DEL DIRITTO D AUTORE... 184 4. I REATI IN MATERIA DI VIOLAZIONE DEL DIRITTO D AUTORE: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 185 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DI REATI IN MATERIA DI VIOLAZIONE DEL DIRITTO D AUTORE... 189 SEZIONE XII INDUZIONE A NON RENDERE DICHIARAZIONI O A RENDERE DICHIARAZIONI MENDACI ALL AUTORITÀ GIUDIZIARIA 1. PREMESSA... 191 2. IL REATO DI INDUZIONE A NON RENDERE DICHIARAZIONI O A RENDERE DICHIARAZIONI MENDACI ALL AUTORITÀ GIUDIZIARIA E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DELL ILLECITO... 192 2.1 Il reato di cui all art. 25 decies del D.Lgs. 231/2001... 192 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEL REATO DI INDUZIONE A NON RENDERE DICHIARAZIONI O A RENDERE DICHIARAZIONI MENDACI ALL AUTORITÀ GIUDIZIARIA... 193 4. IL REATO DI INDUZIONE A NON RENDERE DICHIARAZIONI O A RENDERE DICHIARAZIONI MENDACI ALL AUTORITÀ GIUDIZIARIA: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 194 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEL REATO DI INDUZIONE A NON RENDERE DICHIARAZIONI O A RENDERE DICHIARAZIONI MENDACI ALL AUTORITÀ GIUDIZIARIA... 196 SEZIONE XIII REATI AMBIENTALI 1. PREMESSA... 198 2. I REATI AMBIENTALI E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 199 2.1 I reati di cui all art. 25 undecies del D.Lgs. 231/2001... 199 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI AMBIENTALI... 225 4. I REATI AMBIENTALI: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 226 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI AMBIENTALI... 232 SEZIONE XIV REATO DI CORRUZIONE TRA PRIVATI 1. PREMESSA... 234 2. IL REATO DI CORRUZIONE TRA PRIVATI E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DELL ILLECITO... 235 2.1 Il reato di cui all art. 25-ter, comma 1, lett. s-bis) del D.Lgs. 231/2001... 235 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEL REATO DI CORRUZIONE TRA PRIVATI... 238 4. IL REATO DI CORRUZIONE TRA PRIVATI: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO 239 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEL REATO DI CORRUZIONE TRA PRIVATI... 244 SEZIONE XV IMPIEGO DI CITTADINI DI PAESI TERZI IL CUI SOGGIORNO È IRREGOLARE 1. PREMESSA... 246 Revalo S.p.A Pagina 5 di 303

2. IL DELITTO DI IMPIEGO DI CITTADINI DI PAESI TERZI IL CUI SOGGIORNO È IRREGOLARE E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DELL ILLECITO... 247 2.1 Il reato di cui all art. 25- duodecies del D.Lgs. 231/2001... 247 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEL DELITTO DI IMPIEGO DI CITTADINI DI PAESI TERZI IL CUI SOGGIORNO È IRREGOLARE... 249 4. IL DELITTO DI IMPIEGO DI CITTADINI DI PAESI TERZI IL CUI SOGGIORNO È IRREGOLARE: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 250 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEL DELITTO DI IMPIEGO DI CITTADINI DI PAESI TERZI IL CUI SOGGIORNO È IRREGOLARE... 253 SEZIONE XVI REATI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA TRANSNAZIONALE 1. PREMESSA... 255 2. I REATI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA TRANSNAZIONALE E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 256 2.1 I reati di cui all art. 10 della Legge 146/2006... 256 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA TRANSNAZIONALE... 263 4. I REATI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA TRANSNAZIONALE: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 264 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI REATI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA TRANSNAZIONALE... 267 SEZIONE XVII REATI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA 1. PREMESSA... 269 2. I DELITTI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DEGLI ILLECITI... 270 2.1 I reati di cui all art. 24-ter del D.Lgs. 231/2001... 270 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEI DELITTI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA... 279 4. I DELITTI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 280 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEI DELITTI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA... 283 SEZIONE XVIII PRATICHE DI MUTILAZIONE DEGLI ORGANI GENITALI FEMMINILI 1. PREMESSA... 285 2. IL DELITTO DI PRATICHE DI MUTILAZIONE DEGLI ORGANI GENITALI FEMMINILI E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DELL ILLECITO... 286 2.1 Il reato di cui all art. 25-quater.1 del D.Lgs. 231/2001... 286 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEL DELITTO DI PRATICHE DI MUTILAZIONE DEGLI ORGANI GENITALI FEMMINILI... 287 4. IL DELITTO DI MUTILAZIONE DI ORGANI GENITALI FEMMINILI: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 288 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEL DELITTO DI PRATICHE DI MUTILAZIONE DEGLI ORGANI GENITALI FEMMINILI... 289 SEZIONE XIX ADESCAMENTO DI MINORENNI 1. PREMESSA... 291 2. IL DELITTO DI ADESCAMENTO DI MINORENNI E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DELL ILLECITO.. 292 2.1 Il reato di cui all art. 25-quinquies, comma 1, lett. c) del D.Lgs. 231/2001... 292 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEL DELITTO DI ADESCAMENTO DI MINORENNI 293 Revalo S.p.A Pagina 6 di 303

4. IL DELITTO DI ADESCAMENTO DI MINORENNI: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 294 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEL DELITTO DI ADESCAMENTO DI MINORENNI... 297 SEZIONE XX INOSSERVANZA DELLE SANZIONI INTERDITTIVE 1. PREMESSA... 299 2. IL REATO DI INOSSERVANZA DELLE SANZIONI INTERDITTIVE E LE POTENZIALI MODALITÀ ATTUATIVE DELL ILLECITO... 300 2.1 Il reato di cui all art. 23 del D.Lgs. 231/2001... 300 3. AREE/PROCESSI AZIENDALI A RISCHIO DI COMMISSIONE DEL REATO DI INOSSERVANZA DELLE SANZIONI INTERDITTIVE... 301 4. IL REATO DI INOSSERVANZA DELLE SANZIONI INTERDITTIVE: PROTOCOLLI, CRITERI E PRINCIPI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO... 302 5. I SISTEMI DI CONTROLLO PREVENTIVO ADOTTATI AL FINE DI RIDURRE IL RISCHIO DI COMMISSIONE DEL REATO DI INOSSERVANZA DELLE SANZIONI INTERDITTIVE... 303 Revalo S.p.A Pagina 7 di 303

PARTE GENERALE Revalo S.p.A Pagina 8 di 303

1. DEFINIZIONI Revalo o la Società : ; Codice Etico : il codice etico adottato da RevaloS.p.A.; Decreto Legislativo n. 231/2001 o D.Lgs. 231/2001 : il Decreto Legislativo contenente la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica; Destinatari : gli Organi Sociali, i Dipendenti, i Prestatori di Lavoro, i Partner nonché, comunque, ogni altro soggetto cui sono rivolte le regole di comportamento e le previsioni del presente Modello Organizzativo; Dipendenti : tutti i lavoratori subordinati di ; Linee Guida : le Linee Guida per la costruzione dei modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D.Lgs. 231/2001 predisposte da Confindustria; Modello Organizzativo : il presente modello di organizzazione, gestione e controllo di Revalo S.p.A, unitamente alle Procedure Aziendali, ai Regolamenti Interni e agli altri strumenti organizzativi adottati dalla Società; Organismo di Vigilanza o OdV : organismo preposto alla vigilanza sul funzionamento e sull osservanza del Modello Organizzativo e al relativo aggiornamento ai sensi del Decreto Legislativo n. 231/2001; Organi Sociali : il Consiglio di Amministrazione, il Presidente, l Amministratore Delegato e il Collegio Sindacale; Partner : tutti i soggetti, le società e gli enti con cui la Società addivenga ad una qualunque forma di collaborazione (es. appaltatori, fornitori); Prestatori di Lavoro tutti i prestatori di lavoro diversi dai Dipendenti (quali ad esempio lavoratori parasubordinati, dipendenti di società appaltatrici, prestatori d opera e consulenti esterni) che prestino la propria attività in favore di ; Pubblica Amministrazione o P.A. : si intendono tutte le amministrazioni dello Stato (ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo), le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, I Ministeri, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l'agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al Decreto Legislativo 30 luglio 1999, n. 300, nonché tutti coloro che esercitano pubblici poteri e/o pubbiche funzioni, ivi compresi a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo: le persone che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio; i membri della Commissione delle Comunità europee, del Parlamento europeo, della Corte di Giustizia e della Corte dei conti delle Comunità europee; i funzionari e gli agenti assunti per contratto a norma dello statuto dei funzionari delle Revalo S.p.A Pagina 9 di 303

Comunità europee o del regime applicabile agli agenti delle Comunità europee; le persone comandate dagli Stati membri o da qualsiasi ente pubblico o privato presso le Comunità europee, che esercitino funzioni corrispondenti a quelle dei funzionari o agenti delle Comunità europee; i membri e gli addetti a enti costituiti sulla base dei Trattati che istituiscono le Comunità europee; coloro che, nell ambito di altri Stati membri dell Unione europea, svolgono funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio; i funzionari di Stati esteri; le persone che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio nell ambito di altri Stati esteri o organizzazioni pubbliche internazionali; Procedure Aziendali : le procedure aziendali adottate dalla Società e che si considerano parte integrante del Modello Organizzativo; Processi Sensibili : i processi indicati nella Mappa delle aree aziendali a rischio; Regolamenti Interni : i regolamenti interni iadottati dalla Società e che si considerano parte integrante del presente Modello Organizzativo; Sistema Disciplinare : il sistema disciplinare adottato dalla Società al fine di sanzionare la violazione delle regole che costituiscono parte integrante del Modello Organizzativo e dei principi etici e di comportamento contenuti nel Codice Etico. Revalo S.p.A Pagina 10 di 303

2. LA NORMATIVA RILEVANTE: IL DECRETO LEGISLATIVO N. 231/2001 Il Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231 recante la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, è stato emanato in attuazione della delega di cui all art. 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300, in sede di adeguamento della normativa interna ad alcune convenzioni internazionali 1. In vigore dal 4 luglio 2001, il D.Lgs. n. 231/2001 ha introdotto nell ordinamento italiano, nel solco dell esperienza statunitense ed in conformità a quanto previsto anche in ambito europeo, un nuovo regime di responsabilità - denominata amministrativa, ma caratterizzata da profili di rilievo squisitamente penale - a carico degli enti, persone giuridiche e società, derivante dalla commissione o tentata commissione di determinate fattispecie di reato nell interesse o a vantaggio degli enti stessi. Tale responsabilità si affianca alla responsabilità penale della persona fisica che ha commesso il reato. Le fattispecie di reato che in base all attuale formulazione del D.Lgs. n. 231/2001 e successive integrazioni sono suscettibili di configurare la responsabilità amministrativa dell ente sono quelle espressamente elencate dal legislatore ed in particolare: i reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione di cui agli articoli 24 e 25 2 del D.Lgs. n. 231/2001; i reati c.d. societari di cui all art. 25 ter del D.Lgs. n. 231/2001 3 ; i reati di c.d. abuso di mercato richiamati nell art. 25 sexies del D.Lgs. n. 231/2001 4 ; i reati con finalità di terrorismo o di eversione dell ordine democratico di cui all art. 25 quater del D.Lgs. n. 231/2001 5 ; i reati contro la personalità individuale di cui all art. 25 quinquies del D.Lgs. n. 231/2001 6 ; i reati di criminalità organizzata trasnazionale previsti dagli artt. 3-10 della Legge n. 146 del 16.03.2006.; i reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita di cui all art. 25 octies del D.Lgs. n. 231/2001 7 ; i c.d. reati informatici di cui all art. 24 bis del D.Lgs. n. 231/2001 8 ; i reati di omicidio colposo o lesioni personali gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro di cui all art. 25 septies del D.Lgs. n. 231/2001 9 ; 1 La legge delega 29 settembre 2000, n. 300 ratifica ed esegue diversi atti internazionali, elaborati in base al Trattato dell Unione Europea, tra i quali: la Convenzione sulla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (Bruxelles, 26 luglio 1995); la Convenzione relativa alla lotta contro la corruzione nella quale sono coinvolti funzionari delle Comunità europee o degli Stati membri dell Unione Europea (Bruxelles, 26 maggio 1997); la Convenzione OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali (Parigi, 17 dicembre 1997). 2 La rubrica dell art. 25 del D.Lgs. 231/2001 è stata modificata dall art. 1, comma 77, lettera a) della Legge 6 novembre 2012, n. 190. 3 Articolo aggiunto dall art. 3, D.Lgs. 11 aprile 2002 n. 61. 4 Articolo aggiunto dall art. 9 della legge 18 aprile 2005 n. 62. 5 Articolo aggiunto dall art. 3, L. 14 gennaio 2003 n. 7. 6 Articolo aggiunto dall art. 5, L. 11 agosto 2003 n. 228. 7 Articolo aggiunto dall art. 63, D. Lgs. 21 novembre 2007, n. 231. 8 Articolo aggiunto dall art. 7, L. 18 marzo 2008, n. 48. Revalo S.p.A Pagina 11 di 303

i reati di pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili di cui all art. 25 quater.1 del D.Lgs. 231/2001 10 ; i reati di falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento di cui all art. 25 bis del D.Lgs. n. 231/2001 11 ; i delitti di criminalità organizzata di cui all art. 24 ter del D.Lgs. n. 231/2001 12 ; i delitti contro l industria e il commercio, di cui all art. 25 bis.1 del D.Lgs. n. 231/2001 13 ; i delitti in materia di violazione del diritto d autore, di cui all art. 25 nonies del D.Lgs. n. 231/2001 14 ; il reato di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria di cui all art. 25 decies del D.Lgs. n. 231/2001 15 ; i reati ambientali di cui all art. 25 undecies del D.Lgs. n. 231/2001 16 ; reato di impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare di cui all art. 25 duodecies del D.Lgs. n. 231/2001 17 ; inosservanza delle sanzioni interdittive di cui all art. 23 del D.Lgs. n. 231/2001. Le sanzioni previste dalla legge a carico della Società in conseguenza della commissione o tentata commissione degli specifici reati sopra menzionati possono consistere in: sanzione pecuniaria 18 (e sequestro conservativo in sede cautelare); sanzioni interdittive 19 (applicabili anche come misura cautelare) di durata non inferiore a tre mesi e non superiore a due anni, che a loro volta, possono consistere in: - l interdizione, temporanea o definitiva, dall esercizio dell attività; - la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla 9 Articolo aggiunto dall art. 9, L. 3 agosto 2007 n. 123 e poi così sostituito dall art. 300, D. Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, successivamente modificato nelle parti che rilevano a sensi del D.Lgs. n. 231/2001, con il D.Lgs. 3 agosto 2009, n. 106. 10 Articolo inserito dall'articolo 8 della legge 9 gennaio 2006, n. 7. 11 Articolo aggiunto dall art. 6, D.L. 25 settembre 2001, n. 350 e poi modificato dall art. 15, comma 7, lett. a), L. 23 luglio 2009, n. 99. 12 Articolo aggiunto dall art. 2, comma 29, L. 15 luglio 2009 n. 94. 13 Articolo aggiunto dall articolo 17, comma 7, lettera b), L. 23 luglio 2009 n. 99. 14 Articolo aggiunto dall articolo 15, comma 7, lettera c), L. 23 luglio 2009 n. 99. 15 Articolo aggiunto dall articolo 4, comma 1, L. 3 agosto 2009, n. 116 come sostituito dall articolo 2 del D.Lgs. 7 luglio 2011, n. 121. 16 Articolo inserito dall articolo 2, comma 2, del D.Lgs. 7 luglio 2011, n. 121. 17 Articolo inserito dall articolo 2, comma 1, del D.Lgs. 16 luglio 2012, n. 109. 18 La sanzione pecuniaria è determinata attraverso un sistema basato su quote in numero non inferiore a cento e non superiore a mille e di importo variabile fra un minimo di Euro 258,22 ed un massimo di Euro 1.549,37. Il giudice determina il numero delle quote tenendo conto della gravità del fatto, del grado della responsabilità dell ente, nonché dell attività svolta per eliminare o attenuare le conseguenze del fatto e per prevenire la commissione di ulteriori illeciti. L importo della quota è fissato sulla base delle condizioni economiche e patrimoniali dell ente, allo scopo di assicurare l efficacia della sanzione (art. 11 del D.Lgs. n. 231/2001). 19 Le sanzioni interdittive si applicano in relazione ai soli reati per i quali sono espressamente previste, quando ricorre almeno una delle seguenti condizioni: l ente ha tratto dal reato un profitto di rilevante entità ed il reato è stato commesso da soggetti in posizione apicale ovvero da soggetti sottoposti all altrui direzione quando, in tale ultimo caso, la commissione del reato è stata determinata o agevolata da gravi carenze organizzative; in caso di reiterazione degli illeciti. Le sanzioni dell interdizione dell esercizio dell attività, del divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione e del divieto di pubblicizzare beni o servizi possono essere applicate - nei casi più gravi - in via definitiva. Secondo il D.Lgs. n. 231/2001, l ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio: da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso (i c.d. soggetti apicali ) di cui all art. 5, comma 1, lett. a), D.Lgs. n. 231/2001); da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei c.d. soggetti apicali sopra indicati di cui all art. 5, comma 1, lett. b), D.Lgs. n. 231/2001. Revalo S.p.A Pagina 12 di 303

commissione dell illecito; - il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio; - l esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l eventuale revoca di quelli già concessi; - il divieto, temporaneo o definitivo, di pubblicizzare beni o servizi; confisca del profitto che l ente ha tratto dal reato (sequestro conservativo, in sede cautelare); pubblicazione della sentenza di condanna (che può essere disposta in caso di applicazione di una sanzione interdittiva). Per espressa previsione legislativa (art. 5, comma 2, D.Lgs. n. 231/2001), l ente non risponde se le persone indicate hanno agito nell interesse esclusivo proprio o di terzi. In caso di reato commesso da un c.d. soggetto apicale, l ente non risponde se prova che (ai sensi dell art. 6, comma 1, D.Lgs. n. 231/2001): a. l organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quelli verificatisi; b. il compito di vigilare sul funzionamento, l efficacia e l osservanza dei modelli nonché di curare il loro aggiornamento è stato affidato ad un organismo dell ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo; c. le persone fisiche hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli di organizzazione e di gestione; d. non vi sia stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell organismo di cui alla precedente lettera b). Lo stesso D.Lgs. n. 231/2001 delinea il contenuto dei modelli di organizzazione e di gestione prevedendo che gli stessi devono rispondere - in relazione all estensione dei poteri delegati ed al rischio di commissione dei reati - alle seguenti esigenze: a. individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi i reati presupposto; b. predisporre specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l attuazione delle decisioni della società in relazione ai reati da prevenire; c. individuare le modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione di tali reati; d. prescrivere obblighi di informazione nei confronti dell organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l osservanza del modello organizzativo; e. introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello organizzativo. Nel caso di un reato commesso dai soggetti sottoposti all altrui direzione, l ente non risponde se dimostra che alla commissione del reato non ha contribuito l inosservanza degli obblighi di direzione o vigilanza. In ogni caso è esclusa ogni responsabilità se l ente, prima della commissione del reato, ha adottato ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire i reati della specie di quello verificatosi. Revalo S.p.A Pagina 13 di 303

3. REVALO S.P.A. 3.1. L attività. Revalo S.p.A è una Società specializzata nella gestione di patrimoni immobiliari e nella loro valorizzazione attraverso il monitoraggio continuo delle performance degli asset e la ricerca di soluzioni di ottimizzazione degli stessi. Revalo offre servizi integrati di advisoring e di gestione immobiliare di elevato contenuto professionale e tecnologico, mirati a facilitare i processi e a ottimizzare i risultati nell intero ciclo di vita dei patrimoni immobiliari: acquisizione, gestione, valorizzazione e dismissione. L oggetto sociale di Revalo prevede: - la prestazione di servizi e consulenze di tipo tecnico, commerciale, di property management, di investment management ed asset management, connessi direttamente o indirettamente alle attività immobiliari ed edilizie in genere, con esclusione di ogni prestazone vietata dalle disposizioni di legge vigenti; - la prestazione di servizi e consulenze di tipo amministrativo contabile, aziendale, societario, tributario e fiscale con espletamento di tutti gli adempimenti conseguenti. * * * Nell ambito dell attività di Property Administration Management, la Società si occupa della: (i) gestione dei rapporti contrattuali attraverso il costante contatto con i conduttori e l osservazione degli andamenti del mercato di riferimento; (ii) gestione amministrativa e fiscale del patrimonio immobiliare (billing & tax); (iii) gestione dei rischi assicurativi connessi agli immobili; (iv) gestione del credito; (v) gestione dei contratti di locazione (adempimenti normativi e contrattuali, rinegoziazioni). In particolare, la Società, nell ambito di quest area, svolge i seguenti servizi: Lease Management - Predisposizione contratti di locazione o affitto di azienda; - Presa in carico, gestione e aggiornamento del Data Base informatico e della Data Room; - Gestione delle relazioni con i conduttori; - Fatturazione ordinaria e relativi aggiornamenti periodici previsti sia per legge che contrattualmente (indicizzazioni, disdette ecc.); - Trattative per rinnovi contrattuali; - Aggiornamento canoni e depositi cauzionali e fideiussioni; - Elaborazione di budget e reporting periodici. Credit Management - Gestione del credito fino alla fase stragiudiziale; - Analisi del credito; - Gestione degli oneri accessori sia diretti che tramite condomini; - Redazione dei bilanci preventivi e consuntivi ai conduttori degli oneri accessori. Fiscal Management Revalo S.p.A Pagina 14 di 303

- Gestione fiscale e adempimenti normativi (Imposta di Registro, IMU, Cosap, Tarsu, Consorzi Territoriali); - Supporto nella gestione del contenzioso fiscale. Insurance Management - Gestione delle coperture assicurative; - Analisi, ottimizzazione delle coperture e dei costi assicurativi; - Attività di supporto alle operazioni straordinarie di acquisizione e vendita. Nell ambito dell attività di Technical Management, la Società si occupa della: (i) difesa del valore del patrimonio immobiliare attraverso il continuo monitoraggio dello stato manutentivo degli edifici e della definizione e pianificazione degli interventi focalizzati a migliorarne l efficienza; (ii) selezione e gestione delle forniture dei servizi immobiliari e controllo delle performance sulla base di SLA richiesti e corrispondenti KPI; (iii) organizzazione del sistema documentale di supporto all attività gestionale. In particolare, la Società, nell ambito di quest area, svolge i seguenti servizi: Facility Management - Elaborazione e monitoraggio dei servizi e dei programmi di manutenzione ordinaria; - Pianificazione e controllo delle attività di manutenzione straordinaria; - Budgeting e reporting periodico; - Monitoraggio delle attività dei conduttori; - Coordinamento delle attività di progettazione; - Adeguamento catastale edilizio ed impiantistico. Data Room Management - Analisi e verifica documentale; - Creazione di archivi informatizzati; - Recupero e aggiornamento documentale; - Creazione e gestione di data base informatizzati; - Gestione su dwg dello stato occupazionale; - Redazione di brochure commerciali. Project Management - Pianificazione, coordinamento e controllo di progetti speciali a richiesta del cliente; - Ottimizzazione degli spazi; - Refurbishment interni ed esterni; - Riqualificazioni e valorizzazioni. Vendor Management - Gestione Albo Fornitori; - Qualifica fornitori (rating, white & black list); - Acquisto servizi/lavori (work flow acquisti); - Misurazione performance dei fornitori (IVR); - Gestione delle gare d'appalto; Revalo S.p.A Pagina 15 di 303

- Selezione appaltatori e negoziazione dei contratti; - Gestione delle utenze; - Gestione dei fornitori. Nell ambito dell attività di Planning & Control, la Società si occupa di: (i) predisporre gli strumenti di analisi; (ii) pianificare e controllare la redditività del patrimonio immobiliare; (iii) supportare i processi di acquisizione e dismissione; (iv) individuare le potenzialità inespresse dei patrimoni immobiliari. In particolare, la Società, nell ambito di quest area, svolge i seguenti servizi: Reporting & IT solution - Controllo della redditività degli immobili; - Reporting immobiliare; - Analisi dei costi; - Gestione ed implementazione dei sistemi di reporting. Feasibility analysis - Supporto strategico; - Supporto alla elaborazione dei Business Plan; - Analisi di redditività degli investimenti. Budget - Ciclo passivo; - Avanzamento periodico; - Forecast. Nell ambito dell attività di Due Diligence, la Società, oltre a fornire i servizi tipici del mercato del Property, è in grado di offrire un complesso di servizi rivolto alla completa copertura delle attività inerenti il ciclo di vita degli immobili. In particolare, la Società, nell ambito di quest area, svolge i seguenti servizi: Analisi e verifica documentale - Verifica atti di provenienza; - Verifica regolarità urbanistica, edilizia, catastale ed impiantistica; - Verifica prevenzione incendi. Analisi delle consistenze - Verifica consistenze, destinazioni d'uso e conformità normative; - Rilievo e restituzione su planimetrie DWG. Analisi dello stato manutentivo - Verifica stato manutentivo degli impianti, finiture e conformità normativa; - Determinazione interventi di adeguamento e stima dei relativi costi. Analisi amministrativa - Verifica stato locativo; - Analisi disdette e recessi e potenzialità di rinnovo contrattuale; - Analisi degli adempimenti in materia di imposta di registro; Revalo S.p.A Pagina 16 di 303

- Analisi dello stato assicurativo; - Verifica imposta IMU e potenzialità di ottimizzazione dei costi; - Analisi dei costi accessori e dei criteri di riparto rispetto le tabelle millesimali. * * * Per il raggiungimento dell oggetto sociale, la Società può compiere qualsiasi operazione immobiliare quali, in particolare: - l acquisto, la vendita e la permuta di terreni e fabbricati; - la costruzione la ristrutturazione ed il risanamento di fabbricati urbani e rustici di natura civile, industriale, pubblica e privata (sia per conto proprio che di terzi, sia in economia che in appalto); - la lottizzazione di terreni edificatori: la formazione di comparti secondo le normative urbanistiche; la partecipazione alla costruzione di consosrzi per il conseguimento di fini urbanistici e per la realizzazione di complessi edilizi; la stipula di convenzioni ed atti di obbligo per vincoli urbanistici con i comuni interessati; - la stipula di contratti di affitto e di locazione, anche finanziaria passiva, e comunque mettere a valore ed amministrare immobili e patrimoni immobiliari, anche per conto di terzi. Inoltre, la Società può compiere ogni operazione commerciale, locativa, ipotecaria e finanziaria, utile o necessaria per il conseguimento dell oggetto sociale e può assumere non professionalmente, né nei confronti del pubblico, ma occasionalmente e per conto proprio, interessenze e partecipazioni sotto qualsiasi forma, in altre imprese e società o enti con oggetto uguale, affine o complementare al proprio, a scopo di stabile investimento e senza fini di collocamento, nel rispetto delle vigenti norme di legge in materia. 3.2. Governo societario. Ai sensi dello Statuto, la Società è amministrata da un Consiglio di Amministrazione composto da sette consiglieri, nominati dall Assemblea ordinaria. Essi durano in carica tre esercizi e scadono alla data dell Assemblea convocata per l approvazione del bilancio relativo all ultimo esercizio della loro carica, salvo diversa deliberazione dell Assemblea, se sono rieleggibili. Il Consiglio di Amministrazione, qualora non vi abbia provveduto l Assemblea elegge tra i suoi membri un Presidente e nomina, altresì, un Amministratore Delegato e può eleggere un Segretario, scelto anche tra i non appartenenti al Consiglio. Il Consiglio è convocato dal Presidente, o in caso di assenza o impedimento, dall Amministratore Delegato o dal Consigliere più anziano d età. Per la validità delle deliberazioni del Consiglio si richiede la maggioranza dei membri in carica. Le deliberazioni sono prese a maggioranza assoluta dei presenti. Il Consiglio può delegare tutti i poteri che non siano ad esso riservati dalla legge o dallo Statuto al Presidente, nonché all Amministratore Delegato, o agli altri preposti ai servizi della Società ed ai procuratori di volta in volta allo scopo designati. La rappresentanza legale della Società e la firma sociale, anche in giudizio, spettano al Presidente del Consiglio di Amministrazione o, in caso di sua assenza o impedimento, all Amministratore Delegato, la cui firma fa fede dell assenza o impedimento del Presidente ed esonera i terzi da qualsiasi responsabilità. Revalo S.p.A Pagina 17 di 303

La firma sociale spetta, altresì, ai singoli Amministratori limitatamente ai poteri loro eventualmente conferiti dal Consiglio. Il Presidente e l Amministratore Delegato possono, su conforme deliberazione del Consiglio di Amministrazione e nei limiti dei poteri loro conferiti dal Consiglio di Amministrazione, nominare procuratori per singoli atti o determinate categorie di atti. L Assemblea nomina il Collegio Sindacale, costituito da tre Sindaci effettivi e da due supplenti, nonché il suo Presidente. Essi restano in carica per tre esercizi e scadono alla data dell Assemblea convocata per l approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio della carica e sono rieleggibili. Il Collegio Sindacale deve riunirsi almeno ogni novanta giorni. 3.3. Assetto organizzativo. Al fine di rendere chiaro il ruolo e le responsabilità di ciascuno nell ambito del processo decisionale aziendale, la Società ha messo a punto un prospetto sintetico nel quale è schematizzato il proprio assetto organizzativo (c.d. organigramma). Nell organigramma sono specificate: le aree in cui si suddivide l attività aziendale; le linee di dipendenza gerarchica dei singoli enti aziendali; il titolo della posizione dei soggetti che operano nelle singole aree. L organigramma è costantemente verificato e aggiornato ed è diffuso all interno della Società (anche a mezzo intranet) a cura della funzione competente. Revalo S.p.A Pagina 18 di 303

4. IL MODELLO ORGANIZZATIVO 4.1. La costruzione del Modello Organizzativo. Il presente Modello Organizzativo, in attuazione degli artt. 6 e 7 del D.Lgs. n. 231/2001, rappresenta il modello di organizzazione, gestione e controllo adottato da Revalo per evitare, o quantomeno ridurre ad un "livello accettabile", il rischio di commissione dei reati rilevanti ai sensi del decreto medesimo da parte dei suoi soggetti apicali e sottoposti. Le fasi in cui si è articolata l attività di costruzione del Modello Organizzativo sono di seguito riassunte: I) Identificazione delle aree, delle attività e dei processi sensibili (c.d. Mappa delle aree aziendali a rischio ) Obiettivo della prima fase è stata l analisi del contesto aziendale, al fine di identificare in quali aree/settori di attività della Società potrebbero in astratto e anche solo in via potenziale verificarsi fattispecie riconducibili ai reati presupposto rilevanti ai sensi del D.Lgs. 231/2001. La suddetta analisi è avvenuta attraverso il previo esame della documentazione aziendale della Società nonché attraverso una serie di interviste (svolte anche mediante l uso di appositi questionari) ai soggettichiave della struttura aziendale. Le interviste sono state mirate a: a) individuazione delle attività primarie delle singole aree aziendali; b) approfondimento del sistema di relazioni inteso sia come rapporti interni tra le diverse aree aziendali nello svolgimento delle loro attività, sia come rapporti esterni, con particolare riguardo a quelli intrattenuti dalla Società con la Pubblica Amministrazione. Il risultato ottenuto è stata una rappresentazione delle aree aziendali e dei Processi Sensibili considerati a rischio anche meramente potenziale di commissione dei reati rilevanti ai sensi del D.Lsg. 231/2001. I risultati prodotti sono stati formalizzati nel documento denominato mappa delle aree aziendali a rischio (da intendersi qui richiamata) che illustra sinteticamente le aree aziendali e i relativi processi Processi Sensibili. II) Mappa delle potenziali modalità attuative degli illeciti e descrizione del sistema dei controlli preventivi già attivati (c.d. As is analysis ) Nella seconda fase di attività si è proceduto all analisi delle tipologie di rischio di commissione dei reatipresupposto. Tale attività si è, in particolare, incentrata sull analisi delle potenziali modalità attuative degli illeciti stessi nelle aree a rischio e dei sistemi di controllo già attivati dalla Società a presidio dei Processi Sensibili (es. procedure esistenti, verificabilità, documentabilità, congruenza e coerenza delle operazioni, separazione delle responsabilità, documentabilità dei controlli, ecc.). L analisi complessiva, illustrata nel documento denominato as is analisys (da intendersi qui richiamato), ha consentito di identificare i controlli/presidi preventivi già esistenti all'interno delle Società al fine di poterne valutare nell ambito della successiva fase la capacità di ridurre ad un "livello accettabile" i rischi di commissione dei reati rilevanti ai sensi del D. Lgs. 231/2001. III) Effettuazione dell analisi di comparazione della situazione attuale rispetto al modello a tendere (c.d. Gap Analysis ) Nella terza fase si è proceduto ad un analisi comparativa tra l attuale struttura organizzativa e un modello astratto ( to be ) - definito tenendo conto delle previsioni contenute nel D.Lgs. 231/2001 e di quanto Revalo S.p.A Pagina 19 di 303

raccomandato dalle Linee Guida - che potrebbe considerarsi idoneo a ridurre ad un livello accettabile i rischi di commissione dei reati rilevanti ai sensi del D.Lgs. 231/2001. I risultati dell analisi di cui sopra sono illustrati nel documento denominato gap analysis (da intendersi qui richiamato). IV) Predisposizione del Modello Organizzativo Terminate le attività di analisi preliminare e la stesura dei documenti sopra descritti, è stato redatto il presente documento che descrive il sistema organizzativo adottato dalla Società all esito delle integrazioni che sono risultate opportune in ragione delle analisi e degli approfondimenti sopra richiamati. Il Modello Organizzativo rappresenta un insieme coerente di protocolli, criteri e/o principi cui si conforma l organizzazione societaria (attuati e integrati attraverso le Procedure Aziendali, i Regolamenti Interni, ovvero attraverso gli altri strumenti organizzativi adottati dalla Società) finalizzato alla prevenzione dei reati in conformità alle disposizioni del D.Lgs. n. 231/2001 e alle Linee Guida. 4.2. L adozione del Modello Organizzativo. Il presente Modello Organizzativo, elaborato e redatto secondo quanto descritto in precedenza, è stato adottato con delibera del Consiglio di Amministrazione di Revalo in conformità all art. 6, comma 1, lett. a) del D.Lgs. n. 231/2001. 4.3. La funzione del Modello Organizzativo. Il presente Modello Organizzativo è stato predisposto sulla base di quanto disposto dal D.Lgs. n. 231/2001 e dalle Linee Guida. L individuazione delle attività esposte al rischio di reato e la predisposizione di un sistema di controlli consente di: programmare adeguatamente la formazione e l'attuazione delle decisioni della Società anche in relazione ai reati da prevenire; consentire l adozione tempestiva - da parte della Società stessa - dei provvedimenti e delle cautele più opportune per prevenire od impedire la commissione di tali reati. Obiettivo del Modello Organizzativo è, quindi, quello di radicare negli Organi Sociali, nei Dipendenti, e, ove ritenuto opportuno, nei Partner e nei Prestatori di Lavoro che operino per conto e/o nell interesse della Società nell ambito dei Processi Sensibili, il rispetto dei principi etici, dei ruoli, delle modalità operative, dei regolamenti interni e delle procedure. Oltre all adozione del Modello Organizzativo, la Società ha adottato una serie di misure per la sua efficace attuazione quali, ad esempio, specifici meccanismi di comunicazione interna e formazione e ciò al fine di far crescere la consapevolezza del valore aziendale, etico e disciplinare del Modello Organizzativo stesso tra coloro che agiscono in nome e/o per conto della Società. 4.4. La struttura del Modello Organizzativo. 4.4.1. La struttura del Modello Organizzativo. Parte Generale e Parte Speciale Il Modello Organizzativo si compone: della presente Parte Generale, nella quale sono individuate e disciplinate le modalità di formazione, la struttura e le componenti essenziali del Modello Organizzativo nonché le modalità di aggiornamento e adeguamento; Revalo S.p.A Pagina 20 di 303

di una Parte Speciale nella quale sono illustrati, con riferimento a ciascuna categoria di reati rilevanti ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001, i protocolli, criteri e/o principi cui si conforma l organizzazione societaria. La Parte Speciale richiama, peraltro, sempre con riferimento a ciascuna categoria di reato, i presidi/controlli adottati (anche attraverso le Procedure Aziendali, i Regolamenti Interni ovvero attraverso gli altri strumenti organizzativi adottati dalla Società) per attuare ed integrare i protocolli, criteri e/o principi del presente Modello Organizzativo al fine di ridurre ad un livello accettabile il rischio di commissione dei reati stessi. Il Modello Organizzativo rappresenta, pertanto, un insieme coerente di criteri, principi e disposizioni che: (i) incidono sul funzionamento interno della Società e sulle modalità con le quali la stessa si rapporta con l esterno e (ii) regolano la diligente gestione di un sistema di controllo delle attività sensibili, finalizzato a prevenire la commissione, o la tentata commissione, delle violazioni rilevanti ai fini del D.Lgs. n. 231/2001. 4.4.2. Il Codice Etico. Il Codice Etico è parte integrante del Modello Organizzativo sia perché le disposizioni in esso contenute costituiscono un fondamentale crtierio di interpretazione dei principi, delle regole e delle prassi organizzative, sia perché tale Codice Etico evidenzia in modo chiaro ed esplicito a tutti i suoi destinatari che la realizzazione di comportamenti ad esso non conformi determina una personale assunzione di responsabilità da parte del loro autore. 4.4.3. Le Procedure Aziendali e i Regolamenti Interni. Le Procedure Aziendali e i Regolamenti Interni adottati dalla Società iattuano ed integrano i protocolli, criteri e/o principi indicati nel presente Modello Organizzativo. Le Procedure Aziendali e i Regolamenti Interni non possono, comunque, derogare ai protocolli, criteri e/o principi indicati nel Modello Organizzativo. 4.4.4. Gli altri strumenti organizzativi I protocolli, criteri e/o principi di cui al presente Modello Organizzativo si attuano ed integrano, peraltro, anche attraverso gli altri strumenti organizzativi adottati dalla Società quali, a mero titolo esemplificativo, gli organigrammi, le linee guida organizzative, gli ordini di servizio, le procure aziendali e tutti i principi di comportamento comunque adottati e operanti nell ambito della Società. Gli altri strumenti organizzativi, in ogni caso, non possono derogare ai protocolli, criteri e/o principi indicati nel Modello Organizzativo. 4.4.5. Il Sistema Disciplinare. Al fine di sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel Modello Organizzativo e dei principi etici conenuti nel Codice Etico, la Società ha adottato un apposito Sistema Disciplinare. Revalo S.p.A Pagina 21 di 303