Tema dell incontro: Le prossime sfide delle compagnie assicurative: il contributo al rilancio



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Il Sole 24 Ore 17 ANNUAL ASSICURAZIONI Intervento Aldo Minucci Presidente Ania Milano 27 ottobre ore 15,20 15,40 Tema dell incontro: Le prossime sfide delle compagnie assicurative: il contributo al rilancio del sistema paese ************************************************************************** Vi ringrazio per l invito a partecipare all Annual assicurativo de il Sole 24 Ore che mi permette di svolgere alcune considerazioni sull andamento corrente dell industria assicurativa in Italia e sul ruolo che questa può svolgere per il rilancio del Paese. Fatemi subito dire che gli assicuratori della penisola sono in una condizione favorevole per assolvere ai nuovi compiti che oggi gli vengono chiesti per sostenere la ripresa dell economia italiana ed il risanamento del suo welfare state. La crisi di questi ultimi anni ha intaccato in profondità il tessuto produttivo del paese, ha messo in ginocchio molte imprese, ha reso fragile un tessuto sociale colpito da un livello di disoccupazione che non si ricordava dalla fine della seconda guerra mondiale. Ma non ha indebolito il settore assicurativo che, in questi difficili frangenti, ha continuato ad offrire protezione a famiglie ed imprese, ha difeso i risparmi degli italiani. E tutelato, permettetemi di dire, i livelli di occupazione e di reddito dei suoi collaboratori. Oggi esce dalla crisi con una forza patrimoniale intatta e con solidi conti economici. È un asset su cui il paese più contare per riprendere un percorso di crescita. 1

Dopo i risultati record del passato esercizio, l andamento fatto registrare dalle imprese del settore nei primi sei mesi dell anno in corso è stato ancora positivo ma caratterizzato da una riduzione dei margini tecnici. Le stime effettuate dall Ania presso le aziende, mostrano un peggioramento dei risultati tecnici nel ramo vita a 1,7 miliardi di euro, il 14,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2014. Nei rami danni il trend è il medesimo con una riduzione del 13,7% del saldo tecnico che, al 30 giugno 2015, si attestava a 1,9 miliardi. Il decremento delle partite tecniche è stato più che compensato dal saldo della gestione non tecnica migliorato di quasi un miliardo. Cosicché il risultato netto del settore, pari a 4 miliardi, è in lieve incremento rispetto allo stesso periodo dell anno passato (3,8 miliardi). E lascia prevedere per fine anno, in assenza di significative modifiche nello scenario che ho appena descritto, un risultato ancora una volta lusinghiero per il settore assicurativo. In un quadro nel complesso positivo non possono comunque essere sottaciute alcune ombre. Nel settore vita c è un aspetto che, in particolare, preoccupa maggiormente. Il perdurante scenario di bassi tassi d interesse rende inevitabile la progressiva diminuzione delle performance delle gestioni separate assicurative, quelle del Ramo I, in cui si concentra il 65% della raccolta vita in Italia e che sono particolarmente esposte ai risultati degli investimenti obbligazionari. In relazione ai dati più recenti della nuova produzione l Ania in queste settimane ha modificato le previsioni di fine anno sulla raccolta assicurativa. Rispetto al +12% stimato nel luglio scorso la crescita del mercato delle polizze vita in Italia non dovrebbe invece superare il 5 6 per cento a fine anno. Il dato, di per sé, è comunque positivo tenuto conto che giunge dopo due 2

anni di raccolta record in cui l Italia, tra i paesi industrializzati, è stato quello che ha registrato la maggiore crescita. Inoltre la raccolta netta (premi al netto delle uscite) rimane fortemente positiva e, secondo le previsioni dell Ania, il trend dovrebbe proseguire anche nel 2016. Al di là del calo fisiologico si fa però sentire l effetto tassi. Le polizze del Ramo I stanno divenendo meno attraenti agli occhi degli investitori e, per fine anno, l Ania prevede una riduzione 5,3% della produzione in questo comparto assicurativo. È un calo compensato da un significativo incremento delle polizze unit linked (+51,5%). La risposta degli assicuratori a queste dinamiche è una ricomposizione del portafoglio di investimenti delle gestioni separate alla ricerca di asset più performanti sia pure nell ambito della prudente gestione che deve comunque caratterizzare polizze sulle quali è normalmente offerta la garanzia sul capitale versato. In questa ricerca di maggiore profittabilità le esigenze delle compagnie e dei loro clienti si incontrano con i bisogni di finanziamento e di crescita dell economia del paese. Recenti interventi normativi hanno ampliato le possibilità di investimento delle assicurazioni a nuove asset class, minibond ed anche finanziamenti diretti alle imprese. Ma è soprattutto sul fronte delle infrastrutture che gli investimenti assicurativi, in ragione del loro lungo orizzonte temporale, possono dare un contributo fondamentale all ammodernamento del paese. In questo segmento di investimenti registriamo con soddisfazione un ammorbidimento dei requisiti di capitale imposti dalla nuova normativa di vigilanza prudenziale (Solvency II). Ma si può fare di più, soprattutto a livello nazionale. È necessario che la fiscalità incoraggi 3

maggiormente gli investimenti a lungo termine con un imposta sostitutiva agevolata (il 12,5%). Ben conosciamo gli stringenti vincoli del bilancio dello Stato. Ma bisogna sottolineare che questo beneficio fiscale inizierebbe a produrre i suoi effetti solo al termine di un congruo periodo di tempo (cinque o più anni in relazione alla durata delle polizze) permettendo così agli investimenti infrastrutturali di dispiegare i loro effetti sull economia. In sostanza verrebbe finanziato un volano che nel tempo ripagherebbe ampiamenti i suoi costi rendendo possibile la realizzazione di nuove reti di trasporti, acquedotti, riassetti di bacini idrogeologici e altre opere pubbliche quali interventi di manutenzione straordinaria su strade e scuole di cui l Italia ha urgente bisogno. Considerazioni analoghe valgono anche per i rami danni dove stiamo assistendo ai primi segnali di inversione del ciclo assicurativo dopo anni di sostanziale soft market. A livello complessivo il rapporto tra sinistri a premi mostra una sostanziale stabilità (64%) ma per i sinistri di generazione corrente peggiora di oltre 2 punti (da 50,9 a 53,1). Ciò vale soprattutto per il ramo della r.c. auto dove i premi di competenza sono diminuiti del 7,6%, mentre il calo del costo dei sinistri di competenza è stato solo del 3% determinando pertanto un incremento del loss ratio di circa 3 punti percentuali (dal 57,1 al 60,1 per cento). Dopo quattro anni di continua contrazione la sinistralità è di nuovo in crescita (dal 5,46 al 5,50 per cento). È in atto un erosione dei margini tecnici che, se osserviamo la storia dei cicli assicurativi, normalmente precede una fase di rincari. A questo trend concorre anche la ripresa dell economia. L aumentato numero dei sinistri è infatti anche l effetto dell incremento delle immatricolazioni e 4

di una maggiore mobilità dei mezzi favorita dal calo dei prezzi del carburante. Nei giorni scorsi l Istat ha diffuso i dati mensili sull aumento del costo della vita. Ebbene l indice dei prezzi RC Auto è rimasto invariato rispetto al mese di agosto 2014; sono 35 mesi consecutivi (con 3 eccezioni) che quell indice non registra una variazione positiva. Da quando le tariffe dell assicurazione obbligatoria sono state liberalizzate non abbiamo mai assistito ad una fase così prolungata di ribassi. Ma il trend non è irreversibile. Se non si interviene rapidamente a contenere la dinamica dei costi si interromperà il ciclo virtuoso di riduzione dei prezzi e gli aumenti tariffari saranno inevitabili. Il DDL concorrenza, nella versione approvata in prima lettura alla Camera, costituisce sotto questo profilo un occasione mancata che rischia di alterare l attuale percorso virtuoso sull andamento dei prezzi. Le norme più incisive previste nell originario progetto del governo, sono state eliminate o svuotate di significato da emendamenti che hanno cambiato la natura del provvedimento. Se al Senato non interverranno correttivi la nuova legge determinerà una pressione all incremento dei premi della r.c auto invece che ad una diminuzione. Sarebbe un risultato paradossale! Un intervento di riforma della r.c.auto, atteso da anni per ridurre le cause dei più alti prezzi praticati in Italia rispetto agli altri paesi europei, si risolverebbe invece in un fattore di crescita degli stessi. Le risorse delle famiglie, delle imprese, di un paese non sono illimitate. L Italia, in confronto ad altre nazioni più avanzate, è caratterizzata da una storica sotto assicurazione nei rami danni. Buona parte dei premi (intorno al 50%) si concentrano sull assicurazione obbligatoria. Le reti assicurative, in questi anni, hanno avuto la 5

possibilità, a fronte dei risparmi conseguiti dai clienti per effetto della discesa dei prezzi della r.c. auto, di proporre loro nuove coperture (casa, infortuni, sanità) atte ad aumentare la propensione assicurativa degli italiani. Anche questo percorso virtuoso correrebbe il rischio di arrestarsi in caso di nuovi aumenti tariffari nell r.c. auto. Il riferimento alle nuove coperture mi da lo spunto per affrontare l ultimo tema del mio intervento: il contributo che il settore assicurativo può dare al riassetto del welfare state. Il tema coinvolge problematiche economiche, sociali ed anche culturali. Credo che, per affrontarlo correttamente, dobbiamo partire proprio da quest ultime. Viviamo in un mondo sempre più complesso in cui lo stato non può più farsi carico di tutti i bisogni dei cittadini, anche alla luce delle problematiche di non autosufficienza delle persone anziane che i trend demografici stanno aggravando. Mancano le risorse economiche per farlo e, soprattutto, il sistema pubblico non è in grado di fornire soluzioni disegnate sui bisogni specifici di ciascuno. Il riassetto del welfare state richiede innanzitutto il ricorso ad un maggiore senso di responsabilità individuale. Ognuno di noi deve farsi carico di una parte del problema destinando tempestivamente risorse personali alla copertura delle esigenze future. Lo Stato, che ovviamente deve continuare ad erogare i fondamentali trattamenti di base, è chiamato a favorire la ricerca di soluzioni privatistiche integrative, efficienti e praticabili, attraverso il riconoscimento di incentivi fiscali. È quanto accaduto nella previdenza ed ora occorre compiere lo stesso passaggio anche nella sanità, pena il degrado progressivo del sistema pubblico. Pochi giorni fa il Censis ha presentato i 6

risultati di un sondaggio sulla sanità. I dati sono preoccupanti. Il 41,7% delle famiglie italiane ha dichiarato di aver dovuto rinunciare a cure mediche perché il Servizio Sanitario nazionale non era in grado di erogarle in tempi adeguati alle necessità terapeutiche o perché il ricorso alla sanità privata era troppo costoso. A fronte di queste necessità la risposta della politica è stata finora insufficiente. La manovra espansiva annunciata nei giorni scorsi dal Governo presentando la legge di stabilità contiene indicazioni importanti e positive per promuovere la crescita economica in Italia. Ma dedica soltanto pochi cenni a quelle riforme strutturali che consentirebbero di rendere sostenibile il progresso del paese sottraendolo almeno in parte alle incertezze della congiuntura economica ed ai vincoli delle dinamiche demografiche. Mi sono spesso chiesto il perché di questa resistenza ad affrontare per tempo problemi che richiederebbero un atttenzione costante del Governo. In parte ritengo che questa sottovalutazione sia l effetto di una sorta di shortermism della politica, che spesso è portata a rinviare scelte soprattutto quando queste portano con sé un rischio immediato di impopolarità. Ma i rinvii non sono mai positivi e, per evitare il degrado e successive soluzioni ancora più costose, occorre intervenire con tempestività nelle aree più problematiche del welfare state. Nella sanità gli assicuratori hanno da tempo proposto una riforma strutturale che è in grado di venire incontro alle esigenze di cassa dello Stato e, al tempo stesso, di preservare l efficienza del servizio sanitario nazionale. Pur mantenendo l accesso universalistico ai servizi sanitari pubblici, alcune prestazioni quali la prevenzione, la diagnostica, le visite 7

specialistiche dovrebbero essere offerte gratuitamente solo a coloro che si trovano in condizioni di vulnerabilità economica. Tutti gli altri sarebbero chiamati a sostenerne il costo, ricorrendo a strumenti assicurativi, mutue o fondi sanitari, ovviamente incentivati sotto il profilo fiscale. Tale modello, oltre a permettere importanti razionalizzazioni nei costi delle prestazioni sanitarie, determinerebbe una riduzione delle liste di attesa per effetto dei maggiori spazi disponibili nelle strutture pubbliche derivanti dal ricorso alle prestazioni sanitarie integrative da parte di ampi settori della popolazione. Sulle catastrofi naturali, altra grande emergenza nazionale, il dibattito sull introduzione di una copertura assicurativa obbligatoria o semiobbligatoria è stato avviato oltre 10 anni fa e ancora non ha trovato una conclusione positiva. Nessuno disconosce l importanza di affidare ad una soluzione assicurativa, come avviene peraltro in molti paesi al mondo, il compito di risarcire i danni dei terremoti ed alluvioni ma poi il dibattito si è sempre bloccato per il timore che una simile copertura potrebbe essere interpretata dai cittadini come una nuova tassa. In realtà essa non rappresenterebbe un costo aggiuntivo perché già attualmente i contribuenti pagano in modo surrettizio la medesima imposta sotto forma dei risarcimenti, all incirca 3 miliardi ogni anno, erogati dallo Stato (cioè da tutti noi tutti con le tasse) a chi ha subito danni per una catastrofe naturale. Oggi, però, si apre un opportunità forse irripetibile. Il governo, con la legge di stabilità appena presentata, ha promesso di togliere le imposte sulla prima casa. Immaginiamo per un istante che da quello sgravio sia 8

trattenuta una parte, diciamo di 80 90 euro, da impiegare come bonus per l acquisto di una copertura assicurativa sulle catastrofi naturali, da restituire ai cittadini l anno successivo sotto forma di detrazioni fiscali. Vediamo le conseguenze: lo Stato risparmierebbe ogni anno buona parte dei 3 miliardi che spende attualmente, poiché ovviamente si ridurrebbe il suo concorso risarcitorio per i danni catastrofali. I proprietari degli appartamenti verrebbero sollevati ugualmente di una parte consistente delle imposte che pagano attualmente sulla prima casa e, in più, sarebbero coperti in maniera significativa dalle conseguenze di eventi catastrofali. Lasciatemi dire che il sistema assicurativo presenta innegabili vantaggi rispetto a quello attualmente in vigore. Gli assicuratori possono contare su una rete professionale di periti per la stima dei danni, mentre oggi il sistema pubblico è esposto al rischio di frodi ed anche di infiltrazioni criminali. Inoltre i risarcimenti sarebbero certi e veloci. Infine, e questo è forse l aspetto più importante, l assicurabilità delle abitazioni sarebbe vincolata al rispetto delle normative antisismiche ed ambientali. È appena il caso di ricordare che, laddove esiste una soluzione assicurativa (ad esempio in Giappone o in Cile), i terremoti causano molte meno vittime di quelle che in Italia sono provocate da eventi sismici, anche di minore intensità. Insomma vivremmo in un paese più sicuro e protetto. È una strada stretta, lo riconosco, ma è attraverso strade strette che, talvolta, si raggiungono grandi risultati. Permettetemi di concludere il mio intervento con una nota positiva. L Italia sta uscendo dalla crisi. Per la prima volta da molti anni vengono riviste in rialzo le 9

previsioni di crescita del Pil proprio mentre altri importanti paesi europei le stanno tagliando. Con la recente legge di stabilità il governo si propone di accelerare la ripresa dell economia con una manovra espansiva dei conti pubblici. Un industria assicurativa in salute come quella italiana può rendere questo percorso più sostenibile. Può assicurare risorse per gli investimenti infrastrutturali di cui il paese ha bisogno e più contribuire ad un riassetto del welfare state che concentri le risorse pubbliche laddove sono effettivamente necessarie ampliando il ruolo del settore privato dove può offrire prestazioni ai cittadini con standard più elevati di qualità, efficienza e certezza dei tempi. Procedendo con minore esitazione in questa direzione verrebbe compiuto un passo importante per la modernizzazione del paese e verrebbero gettati basi più solide per rendere la ripresa economica meno esposta ai cicli della congiuntura. 10