del 26 giugno 2013
PRESSToday (ufficiostampa@catinogiglio.it) Salvo per uso personale e' vietato qualunque tipo di redistribuzione con qualsiasi mezzo.
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MERCATO 26 giugno 2013 De-motorizzazione: ecco perché in Italia è alle porte di Riccardo Celi Il Belpaese potrebbe presto avviarsi verso un accentuato ridimensionamento del parco veicolare circolante. La società di consulenza AlixPartners ne ha parlato il 21 giugno durante "Missione Mobilità Roma", una due-giorni di incontri e dibattiti svoltasi nella capitale e organizzata da Amoer (Associazione per una mobilità equa e responsabile) allo scopo di avanzare proposte concrete per rilanciare il settore auto e moto. Durante l'evento, svoltosi nella totale assenza di qualsiasi esponente della politica che pure aveva ricevuto ben 14 inviti e che per questo è stata rappresentata simbolicamente da un'unica poltrona vuota, AlixPartners ha portato i risultati del suo "Rapporto Automotive 2013", uno studio a livello europeo contenente numerosi elementi a sostegno della tesi della de-motorizzazione che in Italia, dopo un primo segnale, modesto ma già evidente, potrebbe divenire una realtà consolidata. Nel presentare lo studio, Giacomo Mori, direttore di AlixPartners, è partito proprio dal dato della de-motorizzazione: nel 2012, per la prima volta nel nostro Paese, il numero di vetture eliminate dalla circolazione ha superato di 38mila unità quello dei nuovi esemplari immatricolati. Uno sbilancio di tale entità non modifica in alcun modo il dato della densità di veicoli in rapporto al numero degli abitanti (che da noi è tra le più alte d'europa) e quindi non è un fattore numericamente molto significativo, ma lo è l'elemento di novità rispetto al passato. Nel 2011, per esempio, lo differenza tra radiazioni e nuove immatricolazioni fu di 345mila unità a favore di
queste ultime, nel 2011 di 304mila e, andando un po' più indietro nel tempo, nel 2006 fu di ben 564mila. L'inversione di tendenza del 2012, secondo Mori, è dovuta a tre fattori: la crescita dei costi di gestione di un'auto, l'aumento della pressione fiscale e la riduzione della disponibilità economica delle famiglie causata dalla recessione. "Insieme sostiene Mori - questi tre fattori hanno determinato un atteggiamento meno positivo verso l'auto che s'è tradotto nel rinvio della sua sostituzione e, quindi, nel crollo delle vendite". Tuttavia, secondo AlixPartners, non vanno sottovalutati altri fattori, che stanno contribuendo alla crisi dell'auto, legati più agli aspetti sociologici e comportamentali dei consumatori che alle difficoltà congiunturali dell'economia. Tra questi, per esempio, va citata la maggiore sensibilità ambientale che ha portato all'estensione delle aree cittadine a traffico limitato e all'aumento delle piste ciclabili, legata a sua volta all'incremento delle vendite di biciclette che nel 2012, con 1,6 milioni di unità, hanno superato quelle delle auto, le cui nuove immatricolazioni si sono fermate a 1,4 milioni di esemplari. Inoltre, c'è da considerare il ricorso al car sharing e al car pooling, due formule di mobilità che, pur registrando da noi numeri ancora modesti, sono tuttavia in crescita. L'argomento molto "forte" (e presumibilmente altrettanto sgradito alle case automobilistiche perché alquanto "ansiogeno") che Giacomo Mori ha introdotto durate l'incontro romano è riassunto in una sua dichiarazione lapidaria riportata anche nel Rapporto Automotive 2013: "L'auto non è più il bene sognato e agognato dalle nuove generazioni. I neo-maggiorenni sono più interessati agli strumenti di connessione e all'intrattenimento. Solo il 16,6% dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni, da noi intervistati su cosa avrebbero voluto comprare avendo a disposizione 30mila euro, ha indicato l'auto nuova come prima scelta. Il 36,2% del campione avrebbe preferito organizzare una vacanza da sogno e il 27,6% avrebbe addirittura deciso di tenere il denaro sul proprio conto corrente". Tali dati, che ovviamente vanno presi con le molle come buona parte di quelli contenuti in molti sondaggi, sono comunque raggelanti e costituiscono un robusto segnale d'allarme che chiunque si occupi di mercato dell'auto non può trascurare. Tuttavia, a testimonianza del fatto che su questi argomenti le diagnosi e le opinioni degli addetti ai lavori possono benissimo non essere a senso unico, all'incontro di Roma è intervenuto come moderatore anche il professor Gian Primo Quagliano di Econometrica il quale, abbandonando per un attimo il suo ruolo di conduttore del convegno, s'è affrettato a mettere in dubbio le conclusioni di AlixPartners: "È vero che nel 2012 ha dichiarato Quagliano s'è registrato per la prima volta un calo del parco circolante italiano, ma s'è trattato di un'inezia, poche decine di migliaia di veicoli. E poi, parlare di disaffezione verso l'auto è quantomeno improprio: si aquistano meno macchine per colpa di una gravissima crisi economica. E anche oggi, ritengo che se un giovane venisse posto di fronte al regalo di un'auto nuova oppure di un tablet, il 99% sceglierebbe l'auto nuova. Chi oggi decide di acquistare un tablet è perché non può più permettersi di comprare una vettura. Quindi, la crisi dell'auto e generata da quella dell'economia e da nient'altro. Quanto al car sharing e al car pooling, sono tutte bellissime speranze, però sottolineo che dopo 10 o 15 anni che una soluzione è offerta sul mercato, se funziona davvero si afferma: ebbene, queste non si sono affermate". In sostanza, Quagliano s'è dimostrato scettico riguardo ai presunti successi dell'auto condivisa e la sua tesi riguardo alla crisi dell'automobile è che quando le difficoltà create dalla recessione finiranno, il mercato risorgerà. Tuttavia, ciò non solleva le case automobilistiche dall'obbligo di ripensare le loro strategie senza attendere che la crisi, indipendentemente dai motivi che l'hanno scatenata, finisca da sé.
Chiaro, a questo proposito, il monito di Pierluigi Bonora, presidente di Amoer: "Le casse delle famiglie sono vuote e di questo passo lo saranno ancora per molto. Cambiare macchina sarà dunque un lusso. I costruttori sono chiamati a rimodulare le loro strategie di approccio alla clientela alla luce dei cambiamenti in atto: la de-motorizzazione è in corso e non bisogna far finta di non accorgersene".