Blaise Pascal di Rinaldo Anastasi



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Transcript:

Blaise Pascal di Rinaldo Anastasi TRE AFORISMI L uomo è una canna pensante e il pensiero costituisce la sua grandezza. Il cuore ha le sue prigioni che l'intelligenza non apre. Il piacere di amare senza osar dirlo ha le sue pene, ma anche le sue dolcezze.

Blaise Pascal La pascalina

La vita La vita di Pascal è stata quella tipica del genio precoce. Chateaubriand riassunse così la sua biografia : "Ci fu un uomo che a 12 anni, con aste e cerchi, creò la matematica; che a 16 compose il più dotto trattato sulle coniche dall antichità in poi; che a 19 condensò in una macchina una scienza che è dell intelletto; che a 23 anni dimostrò i fenomeni del peso dell aria ed eliminò uno dei grandi errori della fisica antica; che nell età in cui gli altri cominciano appena a vivere, avendo già percorso tutto l itinerario delle scienze umane, si accorge della loro vanità e volse la mente alla religione; che da quel momento sino alla morte avvenuta a 39 anni sempre malato e sofferente, fissò la forma della lingua, diede il modello tanto del motto di spirito più perfetto quanto del ragionamento più rigoroso; che infine, nei brevi intervalli concessigli dal male, risolse quasi distrattamente uno dei maggiori problemi della geometria e scrisse dei pensieri che hanno sia del divino che dell umano. Il nome di questo genio portentoso è B. Pascal".

Blaise Pascal nacqe a Clermont, in Alvernia (regione della Francia centrale). La famiglia fu benestante e altolocata, il padre rigido e autoritario, mentre la madre sarebbe morta tre anni dopo la sua nascita. Importanti nella vita di Pascal furono allora le due sorelle, Gilberte e Jacqueline. Blaise Pascal fu segnato dal destino del bambino prodigio: educato personalmente dal padre e senza aver frequentato alcuna scuola, dimostrò subito una precoce predilizione per le scienze matematiche e fisiche, tanto da essere ammesso ancora giovanissimo entro i circoli culturali di Parigi. La vita di Pascal non fu quindi caratterizzata dagli studi filosofici: egli è famoso per aver inventato la pascalina, una prima macchina calcolatrice, a meccanismo meccanico, il cui scopo era quello di aiutare il padre nei conteggi. Altre importanti studi sarebbero stati condotti nei campi della matematica e della fisica, sul tema del vuoto, sulla meccanica dei liquidi, attorno alla massa dell'aria. Nel 1646 entrò in contatto con il movimento giansenista e rimase impressionato dal rigore e dall'ascetismo di quella scelta di vita. Sotto l'influenza della sorella Jacqueline, fattasi religiosa nel austero monastero di Port Royal, Pascal maturò la sua conversione alla religione (1654). Egli si ritirò così dalla vita mondana e raggiunge la sorella nella solitudine del monastero. Qui sarebbe rimasto sino alla morte, uscendo dal suo isolamento solo per intervenire sulle accuse di eresia in cui incappò il movimento giansenista nel 1656 (tale difesa è racchiusa nelle Lettere provinciali). Il libro dal quale viene tratto il pensiero filosofico di Pascal (il celebre Pensieri) uscì postumo come raccolta di appunti e opinioni personali attorno al mondo e alla vita, grazie all'opera dei suoi amici.

Il senso della vita Questione importante e decisiva per l uomo. "Sono in un ignoranza spaventosa di tutto Da ogni parte vedo soltanto infiniti Tutto quello che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare" (cfr. Pensieri, 194 B). È mostruoso che gli uomini possano mostrarsi indifferenti nei confronti del problema del senso della vita: "Bisogna aver smarrito ogni sentimento per trascurare di venirne in chiaro" (Ibid.).

Il divertissement Eppure l atteggiamento comune degli uomini nei riguardi dei problemi esistenziali è proprio quello del divertissement (termine tradotto con distrazione o divertimento ): questa distrazione indica l oblio e lo stordimento di sé nella molteplicità delle occupazioni quotidiane e degli intrattenimenti sociali.

Ma da che cosa vuole sfuggire l uomo? Dalla propria infelicità e dai supremi interrogativi riguardanti la vita e la morte. "Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l ignoranza, hanno creduto meglio, per essere felici, di non pensarci" (cfr. Pensieri, 168 B).

Infatti quando l uomo non ha nulla da fare, sente il suo nulla, la sua insufficienza, la sua impotenza, il suo vuoto interiore. Allora diventa triste, pieno di rabbia e di disperazione, e soprattutto di noia, che è la rivelazione della insufficienza dell uomo a se stesso e della sua strutturale miseria. In fondo il gioco, la conversazione, la guerra, il potere non sono ricercati in vista della felicità, ma perché ci distolgono dal pensare a quella che è la nostra vera condizione.

L insostenibilità esistenziale del divertimento Noi non pensiamo quasi mai al presente ma è solo l avvenire che ci interessa: "Così non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e, preparandoci ad essere felici, è inevitabile che non siamo mai tali" (cfr. Pensieri, 172 B). L uomo non deve chiudere gli occhi di fronte alla sua miseria ma deve saper accettare, lucidamente, la propria condizione e tutto ciò che essa implica. "L uomo è manifestamente nato per pensare; qui sta tutta la sua dignità e tutto il suo pregio; e tutto il suo dovere sta nel pensare rettamente" (cfr. 146 B). Ma quale attività può servire all uomo per capire qual è il senso della vita? Purtroppo né la scienza né la filosofia sono adatte a questo riguardo.

I limiti del pensiero scientifico La scienza, certamente, nel suo ambito proprio, è sovrana. Pascal respinge ogni intrusione metafisica, teologica e ogni principio di autorità. Però essa è limitata: i suoi poteri non sono mai assoluti e i primi principi su cui si fonda sono indimostrabili. Ma dove la ragione scientifica mostra la sua completa incapacità è proprio nel campo dei problemi esistenziali. Alla ragione scientifica e dimostrativa, Pascal oppone come via di accesso all uomo la comprensione, ovvero il cuore: "Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce" (177 B). Questo antagonismo è espresso da Pascal nel binomio tra lo spirito di geometria e lo spirito di finezza.

Lo spirito di geometria Lo spirito di finezza Lo spirito di geometria è la ragione scientifica, che ha per oggetto le cose esteriori e procede dimostrativamente e discorsivamente. Lo spirito di finezza ha per oggetto l uomo e la morale religiosa e si fonda sul cuore, sul sentimento, sull intuizione. Limiti della scienza: l esperienza, l indimostrabilità del primi principi e la non idoneità ad affrontare i problemi esistenziali.

Le cose di finezza Le cose di finezza si sentono, si provano, più che non si vedono; e si stenta moltissimo a farle sentire a quelli che non le sentono, e non si possono dimostrare completamente. Lo spirito di finezza vede le cose in un sol colpo, con un solo sguardo, senza ragionamento discorsivo. Comunque, un certo grado di finezza è indispensabile anche per fondare il ragionamento geometrico : anzi, i primi principi del sapere scientifico sono colti proprio attraverso lo spirito di finezza. Tuttavia, lo spirito di finezza ha, per oggetto specifico, il mondo umano. La morale, l eloquenza, la filosofia, ecc., sono fondate sullo spirito di finezza; mentre la scienza, se è messa in relazione col destino ultimo dell individuo, non può che risultare vana. La cosa più preziosa per l uomo non è la scienza, bensì la conoscenza dell uomo in se stesso. "Bisogna conoscere se stessi; quand anche non servisse a trovare la verità, giova per lo meno a regolare la propria vita. E non c è nulla di più giusto" (66 B).

I limiti della filosofia A differenza della mentalità comune e della scienza, la filosofia si pone i massimi problemi esistenziali e metafisici: e in ciò risiede la sua nobiltà. Ma, secondo Pascal, non riesce a risolverli. Le dimostrazioni razionali dell esistenza di Dio non sono autentiche dimostrazioni perché non provocano la fede in chi non crede. Secondo Pascal, l esistenza di un creatore, parlando razionalmente, non è né chiara né certa, ma rimane un interrogativo. Le prove metafisiche di Dio raggiungono solo un Dio astratto, che appare inutile e lontano dall uomo, invece il Dio dei cristiani è un Dio vivo, è il "Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe è un Dio di amore, di consolazione: un Dio che riempie l anima e il cuore di coloro che possiede" (556 B).

L incapacità della filosofia a spiegare la condizione dell uomo Incapace di risolvere il problema di Dio, la filosofia è, per Pascal, altrettanto incapace a spiegare la condizione dell uomo. L uomo dice Pascal è compreso fra il tutto e il nulla. E un nulla di fronte al tutto e un tutto di fronte al nulla. E in una via di mezzo fra la totale ignoranza e la scienza assoluta. Le nostre capacità sono limitate da due estremi: l uomo vorrebbe essere felice ma risulta inetto a realizzare effettivamente il bene e ad ottenere la felicità.

L uomo fra il volere e il non potere L uomo è preso fra il volere e il non potere, ed è in dissidio con se stesso. "Desideriamo la verità, e non troviamo in noi se non incertezza. Cerchiamo la felicità, e non troviamo se non miseria e morte. Siamo incapaci di non aspirare alla verità e alla felicità, e siamo incapaci di certezza e di felicità" (437 B).

La vocazione naturale Però la nostalgia di un bene totale e l istinto verso una felicità piena vuol dire che nell uomo c è la vocazione naturale verso un ordine superiore di essere e di valore, ossia un barlume di grandezza e di nobiltà. La stessa coscienza della propria miseria è già un segno di grandezza, come la medesima facoltà di pensiero. "L uomo è solo una canna, la più fragile della natura; ma è una canna che pensa Quand anche l universo lo schiacciasse, l uomo sarebbe pur sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità che l universo ha su di lui, mentre l universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità sta, dunque, nel pensiero" (793 B).

L essenza dell uomo L essenza dell uomo, la specificità della sua condizione, sta proprio nella compresenza di miseria e grandezza, che fa di lui qualcosa di unico.

Posizione mediana Per Pascal l'uomo si pone in una posizione mediana rispetto alla grandezza e alla nullità. La sua natura, il grado delle sue percezioni, lo pongono impossibilitato sia a concepire la vastità infinita dell'universo, sia a venire a contatto con l'infinitamente piccolo racchiuso nei meandri della materia: in sostanza la sua mente non è in grado di percepire ne il concetto del Tutto ne quello del Nulla.

L errore della filosofia Lo sbaglio della filosofia, secondo Pascal, è stato quello di aver sempre oscillato fra dogmatismo e scetticismo; non solo, ma anche dal punto di vista dei principi pratici, gli uomini non hanno saputo mettersi d accordo, sulla base della sola ragione, sulle regole del vivere e del comportamento: per alcuni, il bene è nella virtù, per altri nel piacere, per altri ancora nella natura ecc. I cosiddetti principi universali non sono altro che frutto di abitudine, interesse, convenzione, forza, arbitrio. Di conseguenza, l unica vera filosofia è una sorta di metafilosofia, consapevole dei limiti della filosofia: "Beffarsi della filosofia è filosofare davvero" (4 B). "Il supremo passo della ragione sta nel riconoscere che c è un infinità di cose che la sorpassano" (267 B).

A cosa serve allora la filosofia? Comunque, la filosofia serve da stimolo per cercare altrove le risposte, precisamente quelle che si possono trovare nella rivelazione religiosa.

La ragionevolezza del Cristianesimo Fra tutte le religioni, solo la cristiana è quella vera perché solo essa riesce a spiegare che cos è l uomo: solo il cristianesimo e la dottrina del peccato originale, parlando di una caduta della specie umana, riescono a chiarire la specifica condizione umana.

La fede La religione cristiana spiega, ad un tempo, la perenne inquietudine e frustrazione dell uomo che, nato per l infinito, cerca vanamente nel finito la soddisfazione del proprio desiderio di felicità, dimenticando che il vuoto abissale e la carenza ontologica che porta dentro di sé possono essere colmati solo da Dio. Ma se il cristianesimo possiede la chiave esplicativa del mistero dell uomo, vuol dire che esso è ragionevole, ossia conforme a ragione. La fede allora non è una fuga nell irrazionale, giacché consiste nel credere in qualcuno che, pur essendo metarazionale, cioè superiore alla ragione, risulta pur sempre l unico modo per chiarire ciò che la ragione, con le sue sole forze, non riesce a spiegare.

Riepilogo L uomo è un essere paradossale poiché in lui coesistono Solo la teoria cristiana della caduta giustifica la sua condizione di re spodestato, ossia di essere particolare che, essendo in rapporto con la Verità, il Bene e la Felicità, ne sente la mancanza e la nostalgia.

La scommessa su Dio A questo punto, l uomo deve scegliere di vivere come se Dio esistesse oppure di vivere come se Dio non esistesse (il non scegliere sarebbe già la scelta negativa). Se la ragione non può aiutarlo, tanto vale che l uomo scommetta, considerando quale può essere la scelta più conveniente. Chi scommette sull esistenza di Dio, se guadagna, guadagna tutto; se perde, non perde nulla.

La scommessa è ragionevole Infatti, in caso di perdita, perderà solo dei beni finiti (i beni mondani), mentre, se vince, vincerà il Bene e la Felicità infinita, che è Dio. La scommessa è ragionevole perché la sua vincita è infinita ed infinitamente superiore alla posta in gioco.

La convenienza è massima Arrischiare il finito per guadagnare l infinito ha, evidentemente, la convenienza massima (cfr. 233 B).

Nella fede l uomo impegna tutto se stesso Certo non si può credere a comando: allora dice Pascal bisogna lavorare a convincersi, diminuendo le passioni che ostacolano la fede. Bisogna far tutto come se si credesse: ciò farà tacere i dubbi e indurrà l abitudine alla fede. Nella fede l uomo deve, in altre parole, impegnare tutto se stesso, anche nella esteriorità delle abitudini e nei meccanismi delle sue azioni. "Il cuore e non la ragione sente Dio. Ecco che cos è la fede: Dio sensibile al cuore, non alla ragione" (278 B).

Riepilogo generale