ITG A. POZZO LICEO TECNOLOGICO MORFOLOGIA FLUVIALE. INDIRIZZO: Costruzioni, Ambiente, Territorio - opzione B GEOLOGIA E TERRITORIO



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ITG A. POZZO LICEO TECNOLOGICO MORFOLOGIA FLUVIALE INDIRIZZO: Costruzioni, Ambiente, Territorio - opzione B GEOLOGIA E TERRITORIO Classe 4^ - 3 ore settimanali Schede a cura del prof. Romano Oss

Come tutti i corpi presenti su questo pianeta anche l'acqua risente della forza di gravità. Pertanto l'acqua dei fiumi scorrerà sempre dall'alto (la sorgente) verso il basso (la foce) lungo una percorso chiamato alveo. Più questo alveo sarà inclinato più l'acqua scorrerà velocemente, aumentando nel contempo sia la sua capacità erosiva che la sua capacità di trasporto di sedimenti. Grosso modo la velocità dell'acqua può variare fra 1 km/h e i 40 km orari. Sotto le zone ad alta velocità, in relazione all'andamento dell'alveo

Nei punti dove l'alveo è rettilineo la velocità più elevata dell'acqua si registra al centro del fiume, poco al disotto della superficie; quando l'alveo si incurva, il flusso più veloce si sposta verso il lato più esterno. Quindi vediamo che una caratteristica fondamentale di un corso d'acqua è il suo gradiente, cioè il dislivello di altezza che l'acqua compie per unità di lunghezza percorsa. La portata di un corso d'acqua è la quantità di acqua che passa attraverso la sua sezione trasversale nell'unità di tempo, normalmente questa si esprime in metri cubi al secondo e solitamente si misura all'altezza della foce; la portata registrata del Po ad esempio è mediamente di 1400 metri cubi al secondo, mentre per il Rio delle Amazzoni si registrano portate dell'ordine dei 100.000 metri cubi al secondo.

Questa misurazione rappresenta tutta l'acqua che, attraverso il fiume, abbandona l'area percorsa dal fiume e dai suoi affluenti. Quest'area si chiama bacino idrografico e costituisce una unità naturale individuabile anche morfologicamente sul territorio; infatti un bacino rappresenta tutta la superficie entro la quale tutte le acque presenti (pioggia o sorgenti) vanno ad alimentare un corso d'acqua, quello del Rio delle Amazzoni, ad esempio, è ampio 5.800.000 chilometri quadrati, 19 volte l'italia.

Ma adesso occorre fare una precisazione: è vero infatti che un bacino idrografico è rappresentato dalle creste dei monti che fanno da spartiacque tra due diverse valli, ma è anche vero che spesso entrano in gioco altri fattori geologici che devo venire considerati nelle valutazioni dei bacini e quindi delle relative portate dei fiumi. Infatti si può intuire che se in superficie si trova una litologia che è molto permeabile, come i calcari (vedi carsismo), e al di sotto di questa si trova una litologia impermeabile come le argille, l'acqua che si infiltra nei calcari poi scorrerà lungo le argille a seconda della loro pendenza, indipendentemente dalla morfologia superficiale.

lo spartiacque "morfologico", e quello "geologico" che individua il reale bacino del corso d'acqua

La portata del fiume varierà nel corso dell'anno da dei valori massimi (periodi di piena) a dei valori minimi (periodi di magra) che dipendono dalle stagioni. Queste variazioni delle portate vanno poi a definire il regime del fiume; così si può riconoscere un regime torrentizio dove le alternanze tra le piene sono notevoli, mentre il regime fluviale è molto più regolare. Esistono notevoli tipi di regime dei fiumi come si vede anche in Italia dove si passa dai regimi torrentizi Alpini, con piene in estate e magre in inverno, a regimi calabro-insulari con piene in inverno e magre in estate.

Un modo per studiare un corso d'acqua è quello di prendere in considerazione il suo profilo, ossia una sezione verticale di tutto il fiume dalla sorgente alla foce; questa mostra che il gradiente diminuisce dalla sorgente verso la foce, e da misurazioni in posto si vede che la portata invece aumenta verso la foce; ed è anche logico visto che lungo il percorso il fiume raccoglie sempre più acqua dal bacino idrografico, quindi anche l'alveo e la velocità dovranno cambiare in relazione alle variazioni di quantità di acqua. Un altro fattore molto importante è il cosiddetto livello di base, ossia il livello più basso al quale un fiume più arrivare ad erodere il suo alveo; in questo caso il livello di base assoluto, detto terminale, è il livello del mare poiché al disotto di tale livello il fiume non c'è più.

Esistono anche dei livelli detti temporanei o locali, come laghi, bacini artificiali, rocce più resistenti che danno vita a delle cascate, corsi d'acqua principali che fanno da livello di base per l'affluente. Quindi qualsiasi modifica della quota del livello di base implica un aggiustamento dell'attività del corso d'acqua che tenderà ad erodere il suo alveo se il livello di base scende, mentre tenderà ad sedimentare se il livello sale. In questi casi si nota anche il processo di erosione regressiva che succede quando il livello di base scende, allora il fiume tende ad erodere nelle immediate vicinanze della foce per poi retrocedere verso la sorgente.

Negli schemi si notano i diversi profili: nel caso 1 si ha un lago che se scompare (per motivi tettonici ad esempio, schema 2) eliminerà il livello di base locale e il fiume tenderà a modificare il suo profilo per ristabilire il suo equilibrio; se successivamente si crea nuovamente un livello di base locale (con una diga ad esempio, schema 3),il fiume tenderà a cercare il nuovo equilibrio con un nuovo profilo.

Quindi come vediamo l'azione dell'acqua nei fiumi si può riassumere in erosione, trasporto e sedimentazione di materiale; normalmente l'azione erosiva si manifesta a monte dove la velocità delle acque e soprattutto le piene stagionali possono trasportare anche notevoli quantità di materiale, anche grezzo. Il trasporto avviene nella parte mediana del fiume e avviene essenzialmente come carico disciolto, carico sospeso, e carico di fondo, (vedi il trasporto sedimentario), mentre la deposizione avviene verso la foce del fiume e poi successivamente in mare dove, se le correnti lo permettono si formano degli enormi delta, come quello del Nilo o del Mississipi, e del Po. Ma se le correnti marine trasportano via il materiale prima che si depositi allora avremo degli estuari. Possiamo anche avere delle conoidi alluvionali, cioè strutture simili al delta ma che si formano sulla terra emersa quando i corsi d'acqua arrivano in pianura dai monti e la loro velocità diminuisce bruscamente, depositando tutto il materiale che trasportavano.

Nella carta accanto la costruzione schematica del delta del Po: linea rosa intorno al 100 a.c.; linea nera intorno al 500; linea rossa intorno al 1200; linea grigia nel 1600; linea verde nel 1750

Conoide alluvionale, Valle della Morte, California

Le valli fluviali possono assumere il classico aspetto ad V (quelle a U sono glaciali, vedi ghiacci) se il fiume è relativamente piccolo e se questo riesce a scavarsi il suo alveo; mentre se la valle è ampia, soprattutto vicino alla foce, il fondo della valle sarà piatto e cosparso di sedimenti. Queste valli ci danno una indicazione sul tipo di gradiente e quindi dell'erosione del corso d'acqua: nel primo caso è molto alto e principalmente il fiume scava il suo alveo, nel secondo è minore e l'erosione è principalmente laterale e tende alla creazione di ampie valli piatte. Quindi quando il gradiente inizia a diminuire allora l'azione erosiva si trasferisce dal fondo dell'alveo ai fianchi della valle e tende ad allargarla trasformandola in una piana alluvionale del fiume, detta di erosione; si può formare anche per deposizione di materiale come nella bassa valle del Tevere.

Le gole dell'alcàntara (Sicilia) scavate in colate laviche dell'etna

Tipica valle fluviale a V

Nelle zone di montagna si trovano quindi valli a V anche molto strette, dette forre e gole, con pareti ripidissime e molto alte, ma molto dipende anche dalle varie tipologie di rocce su cui scorre il fiume: rocce poco competenti saranno facilmente erodibili e daranno vita a valli più ampie e percorsi più regolari, mentre litologie più competenti saranno difficilmente erodibili quindi formeranno valli molto più aspre. Una alternanza di litologie tenere e resistenti darà vita a dei punti poco erodibili e a delle locali variazioni del livello di base e quindi a delle variazioni locali di erosione o di deposito dei sedimenti creando le cosiddette rapide, o cascate, come quella famosa del Niagara, causata da uno strato di dolomie che protegge una litologia sottostante più tenera, o quelle dell'angel, in Venezuela, che raggiungono i 950 metri di altezza.

Le cascate del Niagara

La morfologia fluviale in relazione al substrato

Andando verso il mare la morfologia si addolcisce e il fiume percorre delle valli più ampie, e nelle pianure, dove l'azione erosiva in senso stretto è praticamente assente, prevale quella di trasporto del sedimento verso il mare. I corsi d'acqua in queste condizioni si muovono in ampie anse chiamate meandri che cambiano spesso posizione, sia lateralmente, che verso valle (a meno che non siano "incassati " nei sedimenti competenti) perché il fiume tende ad erodere nel lato esterno del meandro e a depositare i sedimenti nel lato interno, a causa delle diverse velocità dell'acqua; a volte si possono osservare dei salti di meandro cioè quando il fiume taglia il collo del meandro e lo salta creando dei laghetti a "corno di bue".

I meandri dell' Hay River (Canada) La formazione di un meandro abbandonato

Quindi quando un fiume arriva a questo punto si può dire che esso è nella sua fase matura poiché ha eroso il suo alveo, poi le sue sponde per allargare la valle, una volta che il gradiente ha trovato un equilibrio inizia la fase di meandrificazione nella pianura. Quindi un fiume modella il paesaggio radicalmente passando, in teoria, dalla fase iniziale dove la morfologia è piatta, attraverso la fase giovane dove il fiume inizia ad erodere e a modellare la morfologia con cascate e rapide, alla fase matura dove si è formata una valle, e infine a quella di vecchiaia dove l'effetto dell'erosione ha creato nuovamente una sorta di valle molto ampia o pianura detto penepiano.

I meandri incassati del San Juan River (Utah, USA)

Schema di una classica evoluzione di un corso d'acqua