INDAGINE SUI TRIBUTI LOCALI 2012/2013

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INDAGINE SUI TRIBUTI LOCALI 2012/2013 L Associazione ha effettuato in riferimento all anno 2013 il consueto monitoraggio relativo all operato delle Amministrazioni dei 45 comuni della provincia di Reggio Emilia sul fronte dell imposizione fiscale a carico delle imprese, per quanto di loro competenza. Come per gli anni passati l indagine, dovendo necessariamente muoversi entro confini delimitati, ha riguardato: l aliquota IMU applicata ai fabbricati industriali (in genere è quella ordinaria); l aliquota dell Addizionale comunale IRPEF; l aliquota al mq dell imposta sulla PUBBLICITÀ ordinaria, opaca, per la categoria da mq 5,5 a mq 8,5 ; l aliquota al mq della TARSU/TARES (tassa/tariffa rifiuti) per le attività industriali e il relativo gettito. I dati raccolti sono stati messi a raffronto con quelli del 2012 già disponibili. SINTESI dei RISULTATI IMU fabbricati industriali La quasi totalità dei comuni, 36 su 45 corrispondenti all 80% del totale, ha conservato nel 2013 sui fabbricati industriali la medesima aliquota IMU già adottata nel 2012. I restanti 9 comuni hanno applicato un aliquota superiore. Addizionale Comunale IRPEF L aliquota dell addizionale Comunale IRPEF è stata ritoccata al rialzo nel 2013 da 3 comuni, mentre 14 sono quelli che l hanno lasciata invariata e 7 quelli che non l hanno applicata. Venti comuni hanno applicato nel 2013 delle aliquote differenziate per fasce di reddito, circostanza che rende non immediata una comparazione con l anno 2012. Imposta sulla PUBBLICITÀ L imposta sulla PUBBLICITÀ nel periodo 2012/2013 è rimasta invariata nella totalità dei comuni. TARSU/TARES attività industriali Si è registrato nel corso del 2013, rispetto all anno precedente, un aumento delle aliquote in 36 comuni, corrispondenti al 80 % del totale e un decremento nei restanti 9. 1

ANALISI dei DATI A breve commento delle Tabelle A, B, C e D e dei 4 grafici allegati ai quali si rimanda per i dettagli puntuali di ogni singolo comune evidenziamo quanto segue. IMU fabbricati industriali aliquota massima 2013 = 10,6 per mille, applicata dal Comune di Castellarano; aliquota minima 2013 = 7,6 per mille, applicata da 6 Comuni, vale a dire: Busana, Casina, Collagna, Ligonchio, Ramiseto e Rolo; aliquota media 2013 = 8,89 per mille. Segnaliamo che il Comune di San Polo d Enza ha previsto nel 2013, come già nel 2012, un aliquota calmierata, pari al 8,6 per mille (in luogo dell aliquota ordinaria del 9,6 per mille), per i fabbricati industriali utilizzati direttamente dal proprietario. Addizionale IRPEF Comunale aliquota massima 2013 = 0,8%, applicata dai Comuni di Bagnolo, Castellarano e Castelnovo né Monti; aliquota minima 2013 = 0,2%, applicata dai Comuni di Rio Saliceto e Rolo; aliquota media 2013 = 0,485 %. Il valore medio è calcolato sui soli Comuni (18) che hanno previsto l addizionale applicando un aliquota unica. E opportuno ricordare che sette Comuni (pari al 15,6% del totale) non hanno applicato nel 2013, e non applicavano neppure nel periodo 2007-2012, alcuna addizionale IRPEF, si tratta per la precisione dei Comuni di Busana, Campagnola, Carpineti, Collagna, Correggio, Ligonchio e Ramiseto. Il Comune di Castelnovo ne Monti, infine, che nel 2012 aveva adottato un sistema di aliquote differenziate per scaglioni è tornato nel 2013 all aliquota unica dello 0,8 per cento (valore massimo consentito). Per i 20 Comuni che hanno applicato nel 2013 delle aliquote differenziate per fasce di reddito (a scaglioni), abbiamo effettuato un raffronto tra i due anni prendendo come riferimento un reddito imponibile di 30.000 che costituisce, anche sulla base di quanto emerso da un indagine da noi effettuata lo scorso anno sul cuneo fiscale nel reddito di lavoro dipendente delle imprese industriali della nostra provincia, un valore mediano. I risultati sono esposti nella tabella D. Imposta sulla PUBBLICITÀ imposta massima 2013 = 34,24 al mq, applicata dal Comune di Reggio Emilia; imposta minima 2013 = 17,04 al mq, applicata da 10 Comuni vale a dire: Albinea, Busana, Canossa, Collagna, Cavriago, Fabbrico, Ligonchio, Ramiseto, Rio Saliceto e Toano; imposta media 2013 = 22,60 al mq. TARSU/TARES attività industriali aliquota massima 2013 = 3,5465 al mq, applicata dal Comune di Albinea; 2

aliquota minima = 1,0717 al mq è stata applicata dal Comune di Casina; TARES media 2013 = 2,1872 al mq. Il dato medio 2013 presenta un incremento del 7,92% rispetto al dato medio del 2012 (pari a 2,0266 al mq) e del 12,76% rispetto al valore medio registrato nel 2011 (pari a 1,9396 al mq). Analizzando più in dettaglio la variazione 2013 rispetto al 2012 della TARSU/TARES riferita al comparto industriale, si evidenzia quanto segue. Riduzione Sono stati 9 i comuni che hanno adottato nel 2013 una tariffa al mq inferiore rispetto al 2012. Per alcuni di questi la riduzione è stata vistosa con punte del 43,40% nel comune di Gualtieri, del 34,02 % in quello di Boretto, del 33,48% in quello di Vezzano sul Crostolo, del 24,84 % in quello di Casina e del 15,67% in quello di Novellara. Allo stesso modo è risultato vistoso il calo, registrato in alcuni comuni, del gettito (sempre con riferimento al comparto industriale); il calo maggiore si è verificato nel comune di Gattatico con un 69,22% seguito da quello di Vezzano sul Crostolo con un 67,22%. Le riduzioni più rilevanti nelle tariffe e/o nel gettito riferito al comparto industriale si sono avute nei comuni passati nel corso del 2013 da TARSU a TARES, e trovano la loro giustificazione nella rivisitazione della ripartizione dei costi del servizio tra le diverse categorie di contribuenti resa necessaria da tale passaggio. A questo proposito giova ricordare che solo tre comuni sono rimasti nel 2013 in regime TARSU (tassa rifiuti) e per la precisione Reggiolo, Rolo e San Martino in Rio. Incremento Dei 36 comuni che hanno incrementato nel 2013 la tariffa al mq l aumento percentuale maggiore è stato quello praticato dal comune di Villa Minozzo con un +39,55%, seguito da quello di Poviglio con un +23,48%. Si tratta tuttavia nel primo caso di un comune che vede una presenza irrilevante di attività industriali e, in entrambe i casi, di comuni che partivano da livelli tariffari molto inferiori alla media provinciale. Ben più significativi, anche se percentualmente più bassi, sono gli aumenti praticati dal comune di Quattro Castella con un +20,14% e da quello di Reggio Emilia con un + 19,85%, i quali avevano già nel 2012 una tariffa ben al di sopra della media provinciale. In termini di gettito, la crescita maggiore, si riscontra nei comuni della montagna ma si tratta sempre di un dato poco significativo poiché si riferisce a un territorio in cui l attività industriale assume un carattere residuale. Nell ambito dei comuni con maggiore vocazione manifatturiera si segnalano il comune di Brescello con un +33% di gettito, quello di Rio saliceto con un + 24,18% e quello di Sant Ilario d Enza con un + 20,55%. A livello aggregato provinciale, il gettito della Tassa/Tariffa Rifiuti relativa al comparto artigianale e industriale, è cresciuto in valore assoluto nel 2013 rispetto al 2012 di 552.271, corrispondente a un +6,18%. L aumento del gettito totale aggregato è da mettere in relazione con l aumento delle aliquote dal momento che la superficie totale tassata si è invece calata; non a caso il gettito per unità di 3

superficie è in aumento nella quasi totalità dei comuni (vedi ultima colonna della Tabella B allegata). L aliquota più elevata, adottata dal Comune di Albinea (3,5465/mq), è oltre il triplo di quella più bassa adottata dal Comune di Casina (1,0717/mq) mentre, confrontando due comuni limitrofi si trova che l aliquota adottata dal Comune di Reggio Emilia (3,3960/mq) è poco meno del doppio quella del comune di Cavriago (1,7057/mq). Anche prendendo a riferimento la selezione dei Comuni più importanti della provincia (per numero di abitanti e per dimensione del comparto industriale) riportati in Tabella C (precisamente: Casalgrande, Cavriago, Gattatico, Correggio, Guastalla, Luzzara, Montecchio, Novellara, Reggio Emilia, Reggiolo, Rubiera, San Martino in Rio, Sant Ilario d Enza, Scandiano) si può notare come esistano delle rilevanti differenze tariffarie tra di essi. Tale divario è difficilmente giustificabile esclusivamente con motivazioni economiche considerato che si tratta di un ambito territoriale molto piccolo (la provincia di Reggio Emilia), della stessa categoria di utenza, ma soprattutto delle stesse tipologie di rifiuti e, spesso, esigenze di servizio. ANALISI DATI 2013 E PROSPETTIVE PER IL 2014 Prima di addentrarci nell analisi dei risultati dell indagine, è opportuno premettere che il 2013 è stato un anno particolarmente tormentato sul fronte dell imposizione locale. Il processo travagliato che ha portato all eliminazione dell IMU sull abitazione principale ha impattato negativamente sull attività di reperimento e allocazione delle risorse da parte dei Comuni. La situazione di incertezza generatasi è stata talmente grande che i Comuni si sono trovati agli inizi del mese di dicembre 2013 a non avere ancora approvato il bilancio di previsione per lo stesso anno. Per quanto concerne l IMU il 2013 ha visto a livello provinciale il consolidarsi del trend di crescita delle aliquote applicate agli immobili produttivi iniziato nel 2012 con il passaggio da ICI a IMU. L aliquota media IMU 2013 (8,89 per mille), per questa categoria di immobili, è risultata, nella nostra provincia, di oltre il 34% superiore all analoga aliquota media ICI 2011 (6,62 per mille). Occorre aggiungere che lo scorso anno, in attuazione di una norma inserita nel decreto Salva Italia di fine 2011, il moltiplicatore catastale da utilizzare per il calcolo della base imponibile è passato per gli immobili di categoria D da 60 a 65, pari a un aumento dell 8,3%; anche in questo caso l incremento 2013 fa seguito all incremento che si era avuto nel 2012, nel passaggio da ICI ad IMU, quando il moltiplicatore catastale degli immobili produttivi era passato da 50 a 60. La crescita del moltiplicatore catastale 2013 ha prodotto come conseguenza l aumento dell imposizione IMU anche nei comuni che hanno conservato lo scorso anno l aliquota applicata nel 2012. L incremento del carico IMU è stato in parte temperato dalla previsione della deducibilità del tributo dovuto sugli immobili strumentali ai fini dell IRES o dell IRPEF (ma non dell IRAP) nella misura del 20% elevato al 30% per il solo 2013. Si tratta di una misura fortemente sostenuta da Confindustria che peraltro aveva chiesto la sua integrale deducibilità. 4

Un altro elemento che ha caratterizzato il 2013 con riferimento all IMU è stata la riserva, prevista dalla legge n. 228/2012, legge di stabilità 2013, a favore dello Stato, dell intero gettito IMU derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D, calcolato ad aliquota standard del 7,6 per mille. A questa riserva era collegata la possibilità da parte dei Comuni di aumentare l aliquota di un massimo di tre punti percentuali e di trattenere il maggiore gettito derivante dall aumento. Sono stati molti i Comuni della nostra provincia che si sono avvalsi della facoltà di fissare l aliquota IMU oltre il 7,6 per mille principalmente per fare fronte a nuovi tagli nei trasferimenti dei fondi statali. Un discorso a parte merita di essere fatto per gli immobili invenduti delle imprese edili definibili come il magazzino di questa tipologia di imprese. Gli immobili invenduti delle imprese edili dopo avere pagato regolarmente le due rate IMU 2012 e la prima rata 2013, sono stati esonerati, qualora non locati, dal versamento della seconda, per effetto di un provvedimento di legge successivamente approvato (D.L. n. 102/2013). L ANCE (Associazione Nazionale Imprese Edili aderente a Confindustria) si è a lungo battuta per l eliminazione della tassazione IMU sull invenduto delle imprese edili nella considerazione che una tassazione patrimoniale sulle rimanenze (prodotti destinati alla vendita), e non su beni patrimonio, costituisse una grave forma d ingiustizia. L esenzione dall IMU degli immobili invenduti delle imprese edili, non locati, permarrà anche nel 2014 (vedi oltre riguardo alla TASI). L incertezza che ha caratterizzo l IMU nel 2013 si ritrova anche per la tassa sulla raccolta dei rifiuti, in relazione alla quale lo scorso anno si è assistito all introduzione, sempre da fare risalire al decreto Salva Italia del 2011, della TARES (Tributo comunale su rifiuti e sui servizi), forma impositiva che è andata a sostituire la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e la TIA (Tariffa di igiene ambientale) nelle sue due forme di TIA1 e TIA2. La TARES, che come la precedente TIA prevede la copertura totale dei costi di smaltimento dei rifiuti, prevedeva per il 2013 un contributo per i servizi indivisibili comunali come ad esempio la cura del verde, l illuminazione e la manutenzione delle strade, calcolato in 30 centesimi per ogni metro quadrato dell immobile, da versare da parte dei cittadini e delle imprese allo Stato. Il passaggio a TARES, anche senza considerare la componente aggiuntiva dei 30 centesimi a metro quadro che come detto non è stata incamerata dai comuni, ha comportato a livello provinciale per le attività industriali un aumento dell aliquota mediamente applicata e la crescita del gettito aggregato. A livello di ogni singolo comune gli effetti sulla tassazione delle attività industriali dell introduzione della TARES sono risultati molto variabili. In particolare, nei comuni che fino al 2012 erano in regime di TARSU la ridefinizione delle categorie di contribuzione e della nuova ripartizione dei costi tra di esse, ha generato in alcuni casi degli incrementi considerevoli dell imposizione sulle attività manifatturiere e in altri casi delle riduzioni altrettanto rilevanti. Inoltre, con l adozione del regime tributario della TARES e il passaggio dalla gestione esterna a quella in capo al Comune, l IVA, che è diventata un costo in capo all amministrazione, ha determinato nei Comuni che nel 2012 erano a TIA un incremento del 10 % delle aliquote applicate 5

e quindi dell imposta che, almeno per quanto riguarda le imprese, non ha trovato compensazione dall eliminazione dell IVA poiché tale imposta, fino al 2012 addebitata sempre nella misura del 10%, veniva da esse detratta. A questo ultimo proposito ricordiamo che la normativa avrebbe consentito il mantenimento della qualifica di corrispettivo della TARES, senza la necessità di inglobare nei costi l IVA. Ciò avrebbe potuto essere ottenuto mediante la realizzazione di un sistema di imposizione parametrato agli effettivi quantitativi di rifiuti conferiti e non a valori teorici. Il sistema sarebbe risultato sicuramente più equo dell attuale regime ibrido, che non ha mai provveduto ad aggiornare periodicamente i coefficienti, perdendo, con il passare del tempo, i pochi elementi di equità che lo contraddistinguevano. Su questo aspetto l Associazione più volte ha segnalato alle amministrazioni locali la propria disponibilità per un percorso che progressivamente porti alla determinazione puntuale dei rifiuti prodotti. Non è più sostenibile, né accettabile, da parte delle imprese manifatturiere un atteggiamento dilatorio che impedisce soluzioni che a regime hanno il vantaggio di legare la contribuzione agli effettivi rifiuti conferiti al servizio pubblico. Al di là dei consueti incrementi che ogni anno registriamo, la categoria industriale vedrebbe come profondamente iniqua una politica che, riproponendo il medesimo schema degli anni passati, non mettesse mano a una inevitabile riforma del sistema di applicazione della tassa rifiuti con la revisione dei criteri di determinazione dei costi fissi e variabili, della loro ripartizione tra utenze domestiche e non domestiche e della obbligata modifica dei coefficienti finora utilizzati per le varie categorie produttive. Finora le nostre richieste sono rimaste inascoltate, non vorremmo dover intraprendere azioni che, abbandonando il piano del confronto dialettico, per tutelare i legittimi interessi delle imprese, ci portino a percorrere la strada dell impugnazione delle delibere comunali. La situazione di confusione che ha interessato l imposizione locale nel corso del 2013 non sembra purtroppo destinata ad attenuarsi nel 2014. Da quest anno i Comuni applicheranno la IUC (Imposta Unica Comunale), che si compone della vecchia IMU, andata a regime e per la quale diventa definitiva l esenzione per le case di abitazione, e delle nuove TASI e TARI. La TASI è il tributo che andrà a coprire il costo dei c.d. sui Servizi Indivisibili erogati dai comuni vale a dire principalmente, illuminazione pubblica, manutenzione delle strade e del verde pubblico e sicurezza. In pratica la TASI sostituisce la maggiorazione TARES dei 30 centesimi al mq, che ugualmente nel 2013 copriva, abbinata alla tassa sui rifiuti, i servizi indivisibili comunali. La TASI ha un meccanismo di applicazione molto simile all IMU, quasi al punto da renderla una sua appendice. Essa si determina infatti applicando alla rendita catastale degli immobili un aliquota stabilita dal comune, tra un minimo dell 1 per mille ed un massimo del 2,5 per mille. Per gli immobili locati la TASI graverà sull affittuario nella misura, stabilita dal Comune, compresa tra il 10 e il 30 percento del totale dovuto. 6

Tra i fabbricati esenti dalla TASI non figurano gli immobili invenduti delle imprese edili, i quali pur sgravati dall IMU, pagheranno il nuovo tributo secondo l aliquota prevista nei comuni di ubicazione. A regime la somma di IMU e TASI per ciascuna tipologia d immobile non potrà superare l aliquota massima consentita dalla legge per l IMU. Per il 2014 è stata tuttavia concessa ai Comuni la facoltà di maggiorare l aliquota massima di un ulteriore 0,8 per mille a condizione di destinare il relativo introito all introduzione di detrazioni sulle abitazioni principali. Il nuovo tributo è stato previsto dalla legge di Stabilità 2014 ma il suo impianto ha successivamente subito delle modifiche le ultime delle quali contenute in un D.L. del 6 marzo u.s.. Da qui l estrema difficoltà che stanno incontrando i Comuni nella predisposizione dei bilanci preventivi 2014 che ricalca quella già da essi sperimentata per i bilanci preventivi 2013. Per le imprese il rischio derivante dall introduzione della TASI è quello di vedere lievitare verso l alto, ancora una volta, l imposizione fiscale sui fabbricati. Se infatti i Comuni decidessero di avvalersi della deroga concessa per l anno in corso e applicare la maggiorazione TASI dell 0,8 per mille, l aliquota totale (IMU + TASI) sugli immobili produttivi potrebbe salirebbe fino all 11,4 per mille, con un aumento del 7,5%, rispetto all aliquota massima IMU fissata al 10,6 per mille. Il risultato sarebbe l annullamento del vantaggio fiscale della mini-deduzione dell IMU dalle imposte sui redditi (pari al 20% nel 2014) introdotta lo scorso anno. Si tratta di una eventualità assolutamente da scongiurare e che noi, in qualità di rappresentanti delle imprese industriali della provincia, avversiamo totalmente. Non si può infatti dimenticare che sono proprio le imprese ad avere pagato il prezzo più elevato nel passaggio dall ICI all IMU come dimostra il quasi raddoppio dell imposta mediamente dovuta sui fabbricati industriali avutosi, in molti comuni della nostra provincia, tra il 2011 e il 2013, per effetto della combinazione di aumento delle aliquote e di allargamento della base imponibile. Riteniamo pertanto che non solo non sia immaginabile un ulteriore utilizzo della leva fiscale ma sia urgente la messa a punto, da parte degli enti locali, di una strategia condivisa che porti negli anni ad una progressiva riduzione dell imposizione in primo luogo sulle imprese. Anche in merito alla TARI nuovo acronimo che identifica la tassa sui rifiuti destinata dal 2014 a sostituire la TARES permangono allo stato dell arte molti aspetti da chiarire. In assenza di tariffe nazionali di riferimento, diversamente che per IMU e TASI, i Comuni determineranno le proprie tariffe TARI utilizzando, più o meno, gli stessi criteri presuntivi validi per le vecchie tasse sui rifiuti (TARES, TARSU, TIA), in attesa dell arrivo, nella migliore delle ipotesi entro giugno 2014, di nuovi metodi per il calcolo puntuale dei rifiuti prodotti da ogni utenza. Occorre dire che un recente decreto legge ha introdotto, l esenzione totale ai fini TARI per i rifiuti speciali assimilati agli urbani, smaltiti autonomamente dai produttori: una novità, se confermata in sede di conversione in legge del provvedimento, assolutamente positiva per le imprese industriali e che da seguito a una istanza da sempre da noi sostenuta. 7

Infine alcune brevi considerazioni sugli appesantimenti burocratico-amministrativi che potrebbero derivare alle imprese, sotto forma di nuove incombenze, dall introduzione della IUC e in particolare dalla TASI Se il processo non verrà adeguatamente monitorato e gestito dai Comuni ne potrebbe scaturire la necessità di effettuare non meno di sei versamenti in tempi diversi, quattro dei quali, quelli legati all IMU e alla TASI, in autotassazione. Senza contare che per la TASI è previsto l obbligo di presentare una dichiarazione sebbene una tantum. È di tutta evidenza che anche sul versante degli adempimenti burocratici il peso del fisco sulle imprese (e sui cittadini in generale) ha ormai raggiunto dei livelli insostenibili: si tratta di un onere occulto che si somma a quello del tributo in senso stretto. I Comuni devono pertanto farsi carico, per quanto nelle loro facoltà, di applicare la normativa e le procedure in modo da rendere l assolvimento dei tributi locali il più semplice ed automatico possibile, nell ambito di un rapporto con i contribuenti improntato a criteri di chiarezza e trasparenza. NOTE METODOLOGICHE In riferimento alla TARSU/TARES alcune precisazioni sono d obbligo al fine di una corretta interpretazione dei dati esposti. L analisi è stata sviluppata sia sul versante delle aliquote sia su quello del gettito rapportato alle superfici imponibili. Le aliquote della TARSU sono stabilite liberamente dal Comune in funzione del grado di copertura dei costi deliberato mentre la TARES (composta da una parte c.d. fissa che dovrebbe coprire i costi di ammortamento degli investimenti e le spese generali e da una parte c.d. variabile - che dovrebbe coprire i costi di gestione del servizio fornito) viene determinata sulla base di coefficienti empirici i cui valori minimi e massimi sono stati stabiliti da un decreto ministeriale. Nei comuni rimasti a TARSU (si tratta dei soli comuni di Rolo e San Martino in Rio) alla tassa deve essere aggiunta l addizionale cd. ECA del 10%, mentre, sia nei comuni rimasti a TARSU che per quelli passati a TARES, sulla tassa/tariffa grava l ulteriore addizionale provinciale del 5% (aliquota massima consentita). Dal 2013, per effetto dell introduzione della TARES, più nessun comune applicata l IVA sugli importi dovuti (i comuni a TARSU già non l applicavano). Al di là degli aspetti menzionati di carattere tariffario, va evidenziato che, soprattutto nei Comuni ove fino al 2012 vigeva ancora il regime della tassa, pur a fronte di delibere di assimilazione ai rifiuti urbani di numerose tipologie di rifiuti prodotti dal settore industriale, il servizio svolto non è sempre all altezza delle esigenze degli utenti industriali. L Associazione denuncia da tempo questa grave carenza che determina la necessità per le aziende di provvedere allo smaltimento in proprio, sostenendo un duplice costo, quello dello smaltimento in proprio e quello della TARSU/TARES, quest ultima senza apprezzabili riduzioni tariffarie. 8