I Pilastri dell'islam. A cura di AbdulJalil Randellini

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1 I Pilastri dell'islam A cura di AbdulJalil Randellini

2 In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso. L'eredità religiosa di Muhammad I principi dell'islam Insegnamenti morali Gli articoli di fede I cinque pilastri Il primo pilastro, la Testimonia di fede La preghiera 1. Il secondo pilastro la Preghiera 2. La chiamata 3. Le condizioni 4. L'abluzione 5. Le modalità d'esecuzione della preghiera 6. Circostanze eccezionali 7. Le preghiere superogatorie o volontarie 8. Le preghiere congregazionali o di gruppo 9. La preghiera di venerdì 10. La preghiera della due festività Eid 11. Le preghiera notturne di Ramadan 12. La preghiera funebre 13. Il "Ricordo di Dio", la suplica

3 Il Digiuno 1. Il terzo pilastro 2. Il calendario Islamico e il mese di Ramadan 3. Le regole del Digiuno 4. Esenzioni dal Digiuno 5. Le preghiere serali Tarawih 6. La notte del Destino 7. La battaglia di Badr 8. L'imposta Zakàt-ul-Fitr 9. La festività Eid-ul-Fitr L'Imposta Coranica 1. Il quarto pilastro 2. L'aplicazione 3. I beneficiari dell'imposta coranica 4. La carità 5. Tasse statali Il Pellegrinaggio 1. Quinto Pilastro dell'islam 2. La Mecca e la Ka'aba 3. Il Pellegrinaggio, Hajj 4. Il Pellegrinaggio minore, 'Umrah 5. I riti del Pellegrinaggio 6. Lo stato di sacralizzazione, Ihram

4 7. La circoambulazione, Tawaf 8. La processione fra as-safa e al-marwa, Sa'ai 9. 'Arafat e Muzdalifah 10. Mina 11. La Festa del Sacrificio, Eid-ul-Adha

5 L'eredità religiosa di Muhammad L Islam conserva l impronta impressagli dal Corano, dalla personalità di Muhammad e dai caratteri propri della cultura araba antica. Influssi estranei non hanno alterato tale peculia-rità, espressasi in uno stile inconfondibile, che costituisce l originalità dell Islam nei riguardi della religione, e in generale per la civiltà derivata. Il retaggio che egli lasciò è composito. Vi è quello relativo alla sua persona, vista attraverso gli occhi dei suoi compagni più stretti, la cui testimonianza, trasmessa soprattutto per via orale, ha assunto il suo aspetto definitivo solo molto tempo dopo. A quell epoca si presentava sicuramente già ampliata di aggiunte, ma fin dai primi tempi coloro che avevano conosciuto e seguito Muhammad cercarono di modellare su di lui il proprio comportamento, sviluppando un tipo di personalità che si ispirasse alla sua. Fin agli inizi della sua vita, fu un uomo onesto in cerca della verità, e successivamente un uomo sconcertato dalla sensazione che una grande responsabilità cadesse su di lui, ansioso di trasmettere ciò che gli era stato rivelato, sempre più fiducioso nella propria missione e consapevole della propria autorità man mano che attorno a lui si radunavano seguaci. Egli fu così un arbitro preoccupato di stabilire la pace e dirimere le controversie alla luce di principi di giustizia che per i credenti erano di origine divina, un uomo che, pur non rinnegando i modi abituali dell agire umano, si sforzava di porre ad essi i limiti imposti dal volere di Dio. Anche l immagine e la forma della comunità che egli aveva fondato fu gradualmente elaborata di generazione in generazione. La comunità islamica venera e serba devotamente la memoria del Profeta, cercando di seguirne il cammino e gli insegnamenti, impegnandosi sulla via dell Islam al servizio di Dio. La cementano l osservanza dei precetti fondamentali che hanno tutti un aspetto comunitario: i musulmani digiunano durante lo stesso mese, effettuano il pellegrinaggio nello stesso periodo dell anno e si uniscono nella preghiera cinque volte al giorno, attività quest ultima che li distingue nel modo più assoluto rispetto al resto del mondo. Su tutto si erge l eredità del Corano, un libro che delinea in arabo, una lingua dotata di singolare forza e bellezza, la presenza costante di un Dio trascendente, creatore dell universo, fonte di ogni potenza e di ogni bene. Tratteggia la rivelazione del Suo volere attraverso la serie dei profeti inviati ad ammonire gli uomini per ricondurli all autentica essenza di creature grate ed obbedienti al loro creatore e sostentatore. Ricorda agli uomini il giudizio alla fine dei tempi e le ricompense e le sanzioni che ne seguiranno. Per l Islam il Corano è la parola autentica di Dio, rivelata a Muhammad tramite l angelo Gabriele a diverse riprese e nei modi appropriati alle esigenze della comunità. Molti nonmusulmani non condividono in toto questa convinzione e sostengono che Muhammad abbia ricevuto un ispirazione divina, che però sarebbe stata da lui mediata ed espressa con parole sue.

6 Esiste però pieno accordo su quando e come esso abbia assunto la sua forma definitiva. A diverse riprese, non appena le riceveva, Muhammad trasmetteva le rivelazioni ai suoi seguaci, i quali le trascrivevano e le serbavano nella propria memoria. Si è pure d accordo sul fatto che il processo di raccolta delle rivelazioni, di fissazione di un testo unico e della sua redazione definitiva fu concluso solo dopo la morte di Muhammad. Ciò avvenne all epoca del suo terzo successore a capo della comunità, il califfo Uthman ( ), anche se qualcuno ha prospettato date più tarde, ed ha insinuato l introduzione nel testo di elementi estranei alla trasmissione del Profeta. Una questione più importante è quella dell originalità del Corano. Degli studiosi lo hanno collocato nel contesto delle idee diffuse in quel tempo e luogo. È certo che in esso vi si riscontrano gli echi degli insegnamenti delle religioni precedenti: il monoteismo ebraico nella sua dottrina; riflessi di pietà monastica nelle meditazioni sul giorno del giudizio e nella descrizione del Paradiso e dell Inferno; episodi biblici in forme diverse da quanto riportato dall Antico e dal Nuovo Testamento; echi di un susseguirsi di rivelazioni e di profeti inviati a popoli diversi. Non mancano anche le tracce della tradizione araba preislamica: i principi morali che detta continuano per certi aspetti quelli prevalenti in Arabia, mentre per altri studiosi vi è una rottura netta. Per l Islam, Muhammad è giunto al termine di una successione di profeti che predicarono tutti la medesima verità: se idee o racconti assumono nel Corano una forma diversa, è perché i seguaci dei profeti precedenti distorsero il loro messaggio. Gli studiosi non musulmani che sostengono che il Corano contenga elementi presi a prestito da ciò che era già disponibile a Muhammad in quel tempo e in quel luogo, non si rendono però conto della sua innegabile forza e originalità: le tradizioni della cultura religiosa del tempo subirono una risistemazione ed una trasformazione tale da ricreare ex novo il rapporto uomo-creatore, il mondo familiare e la società. I principi dell'islam Secondo il punto di vista islamico, l intero universo e il genere umano si presentano completamente sottoposti alle leggi stabilite da Dio che ne presiede l esistenza, secondo la Sua volontà. La consapevolezza che non esiste altra divinità all infuori di Dio è la riconferma del monoteismo, antico quanto il mondo. L Islam è sceso per ribadire questo concetto: Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia Grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l Islam (Corano, 5:3). Oltre che una religione, è una comunità di credenti, sottomessi e obbedienti alle regole divine:

7 Voi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini, raccomandate le buone consuetudini e proibite ciò che è riprovevole e credete in Dio. (Corano, 3:110). Per l Islam, la natura umana è composta da una parte spirituale e da una materiale, inscindibili e intimamente correlate tra loro. Il comportamento dell individuo è il risultato del suo patrimonio spirituale, tradotto e sviluppato nella pratica. A differenza di tutto il resto del creato, col possesso dell intelligenza e del libero arbitrio, può però scegliere e decidere in piena autonomia il proprio operato. Con la libertà di scelta, l uomo opta se sottomettersi a Dio e alla Sua religione o se trasgredire. Il Profeta ha insegnato che Nessuno può essere padrone dell uomo, se non Dio. Il sopruso e l ingiustizia, altro non sono che il risultato della trasgressione ai comandamenti divini. Con la testimonianza che Non c è non c è altra divinità all infuori di Dio e Muhammad è il Suo Profeta, il musulmano professa che Dio è unico, e prende come esempio di comportamento il profeta Muhammad. Dal Corano, considerato la parola di Dio, e dalla Sunna, la raccolta degli insegnamenti del profeta dell Islam, è stata elaborata la giurisprudenza islamica, in altre parole la Sacra legge, o Shari ah. Essa si prefigge di regolare la vita spirituale e sociale nell ambito del culto, dei rapporti individuali e collettivi, per quanto concerne la religione e le relazioni famigliari e sociali. Insegnamenti morali Per l Islam, la fede scaturisce dalla ragione, dalla razionalità e dalla logica e i suoi insegnamenti si basano sul criterio e sulla coerenza. La sottomissione a Dio, l osservanza dei comandamenti e la pratica dell Islam s impostano su queste due caratteristiche. Gli insegnamenti islamici, incitano a praticare il bene, detestare il male, ricercare la verità e la giustizia. La pazienza, l umiltà, la speranza e il timor di Dio sono considerate tra le migliori virtù. L Islam vieta determinate cose. Non sempre se ne comprendono le ragioni, ma per i credenti è del tutto naturale obbedire ad una norma divina, nella convinzione che Dio vuole il bene all umanità. L Islam pone costantemente l accento sul rispetto e sull amore per il prossimo, sulla necessità di invitare al bene ed esecrare il male. La disponibilità, la gentilezza, il perdono, il rispetto e la difesa della libertà e dell autonomia degli altri, sono doveri, proprio perché i prepotenti hanno sempre privato i deboli e gli indifesi dei loro diritti. Le donne, soprattutto, sono state umiliate nelle loro personalità, private del diritto all istruzione, all eredità, e al posto che spetta loro nella società, diritti sostenuti e difesi invece in modo

8 inequivocabile dall Islam. Muhammad insegnò a rispettare ogni donna. Insegnò a tutti che le porte del Paradiso si trovano sotto i piedi della madre. Dopo la morte della prima moglie Khadijah, Muhammad si risposò diverse volte. Tutte le sue mogli, eccetto una, Aisha, erano delle vedove o delle divorziate che egli trattò sempre con equità. Alcuni di questi matrimoni servirono a consolidare l amicizia fra le varie tribù, altri a dare sostegno alle vedove dei suoi compagni. Il Musulmano deve impegnarsi negli studi e nel lavoro, per approfondire il suo sapere e migliorare la propria condizione. Deve rispettare gli impegni presi, mantenere fede alle promesse, alla parola data e rimborsare i debiti. E vietato l uso di sostanze nocive, di bevande alcoliche e inebrianti, e di droghe, perché dannose alla salute fisica e psichica dell uomo. Inoltre, non è autorizzato il consumo della carne del maiale, degli animali da preda, dei rettili e dei roditori, delle carogne e del sangue, perché ripugnanti e veicoli di malattie. La scienza moderna è in grado oggi di confermare la loro nocività sulla salute, ma il Musulmano si astiene dal loro consumo, innanzi tutto perché è un ordine divino. Sono, infatti, vietate unicamente le cose nocive alla salute dell individuo ed al benessere della società, ed è responsabilità sua se ne fa uso o lo facilita. Solo le cose genuine, pure e sane gli sono permesse, così come le buone consuetudini. La vita del Profeta è stata l esempio della pratica dell Islam; i suoi insegnamenti morali e i suoi detti, sono stati tramandati di generazione in generazione e compongono la Sunna, da cui l appellativo di musulmani sanniti, per coloro che vi si attengono. Gli articoli di fede Il musulmano professa la sua fede: - in Dio, - negli angeli, - nei libri, - nei profeti, - nel giorno della resurrezione e nella vita eterna, - nel decreto del bene e del male, proveniente da Dio, l Altissimo. Questi sei punti rappresentano gli articoli di fede dell Islam.

9 Il musulmano crede che il creatore dell universo sia Dio, rivolge l adorazione e la preghiera solo a Lui, ne ricerca l aiuto e la guida e confida nel Suo perdono e nella Sua misericordia. Crede che Dio oltre al mondo visibile abbia creato il mondo invisibile, cui appartengono gli angeli, puri spiriti che lo glorificano, obbedienti ma non dotati del libero arbitrio, ai quali ha affidato dei compiti specifici nei confronti degli esseri umani. Crede che Dio si sia rivelato agli uomini, dettando i Suoi comandamenti tramite dei libri, le sacre scritture. Crede nei profeti, uomini scelti da Dio per la loro dirittura morale e la loro fede, portatori della rivelazione e del messaggio dell unicità divina. Crede nella vita eterna, nella resurrezione dalla morte e nel giorno del giudizio, perché deve rispondere del proprio comportamento. Infine, è consapevole che quanto avviene nel mondo, e ciò che riceve o tutto ciò che sfugge al suo controllo proviene dal decreto di Dio e dalla Sua volontà. Questa condizione non deve implicare assolutamente un accettazione passiva e fatalista degli avvenimenti. Al contrario, il musulmano è chiamato ad operare, programmare, impegnandosi secondo gli insegnamenti islamici, prendendo però coscienza che tutto ciò che fa, e il risultato che ottiene, dipendono solo dalla volontà di Dio. I cinque pilastri Nell Islam, il concetto d adorazione è vastissimo; non riguarda solo la preghiera, ma tutti gli aspetti della vita e il comportamento individuale e sociale. Ogni azione lecita, eseguita con l intenzione di obbedire a Dio, è considerata, infatti, un atto di adorazione. Cosciente dell esistenza di un unico Dio, il musulmano manifesta la sua fede mettendo in pratica dei comandamenti basilari che lo identificano come tale. Si tratta dei cinque pilastri dell Islam, le regole obbligatorie cui ogni musulmano deve conformarsi: - la testimonianza di fede che Non c è altra divinità all infuori di Dio e Muhammad è Suo servo e Profeta ; - la preghiera; - l imposta coranica; - il digiuno del mese di Ramadan; - il pellegrinaggio alla Mecca.

10 I primi due lo impegnano con regolarità e costanza ogni giorno; gli altri in periodi diversi e ben definiti. Ciò che accomuna i cinque pilastri è la loro obbligatorietà e la validità per tutte le latitudini, gli uomini e i tempi. Con la testimonianza di fede si dichiara l unicità e la sovranità di Dio e la totale dipendenza al Creatore. Secondo l Islam, l asservimento a passioni, ideologie, estremismi e fanatismi di ogni tipo rappresenta una deviazione dall adorazione del Dio unico verso altri interessi e nuovi idoli. Con le cinque preghiere quotidiane si esprime a Dio la lode e la gratitudine e si chiede l aiuto e il perdono. Col versamento annuale dell imposta coranica si divide coi poveri e i bisognosi parte dei propri averi e si provvede alle necessità di chi vive nell indigenza. La storia dell Islam ha dimostrato come l imposta coranica, quando applicata secondo i canoni islamici, abbia ridistribuito la ricchezza ed eliminato la povertà. Col digiuno del mese di Ramadan, si condividono le privazioni di chi vi è costretto quotidianamente. L astensione dal cibo, dalle bevande, dai rapporti sessuali e dai comportamenti illeciti, dall alba al tramonto, modella il carattere, fa meglio sopportare le privazioni e rinsalda lo spirito comunitario. Infine, nel pellegrinaggio alla Mecca da eseguire almeno una volta nella vita, ci si purifica dalle vanità e dall ostentazione, senza distinzione di razza, censo o ricchezza, poiché valgono solo la fede, la dirittura morale e il timore di Dio. Il musulmano deve associare la fede con l azione, il credo con la pratica. I cinque Pilastri rappresentano il campo di formazione della sua identità, in cui plasmare il carattere e il comportamento, sottomettersi e ubbidire a Dio seguendo gli insegnamenti del Corano e della Sunna. Il primo pilastro, la Testimonia di fede Dì: Egli Dio è Unico, Dio è l Assoluto, non ha generato, non è stato generato e nessuno è uguale a Lui. (Corano, 112). Così il Corano definisce in sintesi il monoteismo puro (tawhìd) professato dall Islam e da tutti i profeti, dalle origini dell umanità. Nel proprio intimo, ogni uomo, è convinto che nessuno può essere il creatore di se stesso, e che l universo e ogni creatura hanno un creatore che a loro provvede. Il monoteismo è basato dunque sulla ragione, che non contrasta con questa convinzione. Solo il monoteismo puro, professato dall Islam, non legato all elaborazione astratta e all invenzione teologica, soddisfa la ragione.

11 Dio è quindi unico, con capacità infinita di volere e di potere; è il creatore dell uomo al quale promette la salvezza nella sottomissione e nell ubbidienza ai Suoi comandamenti. La concezione che l Islam ha di Dio non è antropomorfica, ma deriva dalla qualità dei Suoi 99 attributi, rivelati nel Corano. Così Dio è il Creatore, il Saggio, il Giusto, il Misericordioso, l Onnipotente, l Onnisciente, Colui che dà la vita, la morte e la resurrezione agli uomini, l Essenza dell esistenza di ciascuno, il Determinatore di tutto, e così via. L Unicità e l incondivisibilità del Suo Potere divino, rappresentano il fondamento del monoteismo. Nella testimonianza che Non c è altra divinità all infuori di Dio, l uomo ammette l unicità di Dio e professa la sua dipendenza dal Creatore. Questa dichiarazione lo rende libero dall asservimento ad altri uomini e alle proprie passioni, consapevole delle proprie responsabilità di creatura obbediente agli insegnamenti divini. Nell adorazione di Dio, l uomo manifesta la propria fede e accetta il monoteismo come l espressione più naturale della ragione. Così si è espresso Abù Hàmid Muhammad al-ghazàlì, ( d.c.), una delle figure più note e rappresentative del mondo islamico e del suo magistero, nella sua opera L unicità divina e l abbandono fiducioso : aver fede significa ritener vero qualcosa, e ogniqualvolta si ritiene vero qualcosa nel proprio cuore questa è scienza, e quando essa si rafforza diviene certezza. Nondimeno, la stessa certezza ha diverse sfaccettature, e noi prenderemo in considerazione solo quelle su cui costruire l abbandono fiducioso in Dio, ossia: l Unicità divina (tawhìd), che tu esprimi quando dici: Non c è altra divinità tranne Iddio, l Unico, senza associati ; la fede nella Potenza divina, che esprimi dicendo: A Lui il Regno ; la fede nella Generosità e nella Saggezza divine, che tu indichi dicendo: A Lui la Lode! Colui che afferma: Non c è altra divinità che Dio, l Unico, senza associati, a Lui il Regno e la Lode, Egli è sopra ogni cosa Potente, costui ha la fede completa, fondamento dell abbandono fiducioso in Dio voglio dire che il contenuto di quest espressione diventa una qualità inseparabile del suo cuore e lo pervade, dominandolo. Professando che: Non c è altra divinità all infuori di Dio, e Muhammad è Suo servo e profeta il credente entra nell Islam e diventa musulmano. Questa Testimonianza o Professione di Fede è la dichiarazione che egli si sottomette e obbedisce coscientemente e con piena responsabilità alle regole imposte dal suo Creatore, in Lui ripone la propria fiducia, perché dopo la morte e la resurrezione, sarà giudicato per ciò che ha fatto in vita. Si assoggetta quindi consapevolmente alle regole divine e prende per maestro di vita solo Muhammad, il profeta che conclude la missione profetica verso l umanità, un uomo, servo di Dio e Suo messaggero. Egli è stato investito della missione di portatore della parola di Dio all umanità intera, e di esempio del comportamento del musulmano. La Testimonianza di Fede è il passo essenziale per il ritorno all Islam, la dichiarazione consapevole e responsabile della sottomissione e dell obbedienza alle leggi divine. Da quel momento, ogni musulmano è chiamato a rendere testimonianza al mondo, nelle

12 parole e con l esempio del proprio comportamento, che: Non esiste altra divinità all infuori di Dio e Muhammad è Suo servo e profeta, combattendo le proprie cattive tendenze, le passioni, l ingiustizia, la prepotenza, la decadenza della morale, e proclamando che nessun uomo può essere padrone di un altro uomo, eccetto Dio. Il musulmano crede nel Creatore, a Lui solo chiede il soccorso e il perdono, e ripone la fiducia nella Sua Misericordia e nella Sua Giustizia, sperando nel premio il Giorno del giudizio. S impegna quindi a vivere e ad operare secondo la linea di condotta del Profeta dell Islam, la cui vita è stata l esempio del comportamento di colui che si sottomette e ubbidisce a Dio. La preghiera Il secondo pilastro la Preghiera Dalla convinzione nell unicità e dell onnipotenza di Dio nasce dunque la fede e la predisposizione dell uomo alla sottomissione e all obbedienza col proprio comportamento, ai Suoi comandamenti. Adorare Dio, in Lui riporre la propria fiducia, manifestare la gratitudine nei Suoi confronti, invitare al bene, evitare il male, diventa quindi un dovere per il credente....in verità, per il credente, la preghiera (salàt) è un obbligo in tempi ben determinati. (Corano, 4:103). Assolvete la preghiera (salàt) e pagate la tassa coranica (zakàt).... (Corano, 2:110). E che invero, l uomo non ottiene che il frutto dei suoi sforzi. (Corano, 53:39). Dei cinque Pilastri dell Islam, la Preghiera è il secondo e deve essere eseguita cinque volte al giorno. E quindi il comandamento che impegna il credente con più intensità e costanza: Cercate aiuto nella pazienza e nella preghiera; in verità essa è gravosa, ma non per gli umili che pensano che invero torneranno a Lui. (Corano, 2:45-46). La prostrazione nella preghiera è la vera manifestazione dello spirito di umiltà e di sottomissione a Dio. L Islam insegna la preghiera dona la guida sicura e sviluppa il discernimento fra il bene ed il male, aiuta a coltivare la bontà e sopprimere le cattive

13 tendenze. Gradualmente, in modo naturale, il comportamento del credente sarà impostato a ciò che è buono, nobile e degno di sforzo: O voi che credete, rifugiatevi nella pazienza e nella preghiera. Invero Dio è con coloro che perseverano. (Corano, 2:153). Coloro che credono, che rasserenano i loro cuori al Ricordo di Dio. In verità i cuori si rasserenano al Ricordo di Dio. (Corano, 13:28). Esegui la preghiera, dal declino del sole fino alla caduta delle tenebre e fà la Recitazione dell alba, ché la Recitazione dell alba è testimoniata. Veglia in preghiera parte della notte, sarà per te un opera supererogatoria, presto il tuo Signore ti risusciterà ad una stazione lodata. (Corano, 17:78-79). Sopporta dunque con pazienza quello che dicono, glorifica e loda il tuo Signore prima del levarsi del sole e prima che tramonti. GlorificaLo durante la notte e agli estremi del giorno, così che tu possa essere soddisfatto. (Corano, 20:130). Rendete gloria a Dio, alla sera ed al mattino. A Lui la lode nei cieli e sulla terra, durante la notte e quando il giorno comincia a declinare. (Corano, 30:17-18). Assolvete la preghiera e pagate la tassa coranica. E tutto quanto di bene avrete compiuto lo ritroverete presso Dio. Dio osserva tutto quello che fate. (Corano, 2:110). La preghiera è dunque il momento del raccoglimento, dell incontro col proprio Creatore, un momento che il fedele può ricercare nell intimità o in gruppo. La preghiera comunitaria è l espressione della fratellanza e dell eguaglianza fra gli uomini e ha un valore meritorio più grande dinanzi a Dio. Spalla contro spalla, in ranghi paralleli, senza distinzione di ceto sociale, razza, o nazionalità, i musulmani si prostrano come un solo uomo, in un legame di fratellanza e solidarietà che trascende ogni considerazione terrena. Il nome delle cinque preghiere quotidiane e l orario dell esecuzione sono i seguenti: 1. La preghiera dell alba, Fajr, da eseguirsi nell intervallo fra l alba ed il levar del sole. 2. La preghiera del mezzogiorno, Dhuhr, da eseguirsi nell intervallo fra il mezzodì e la metà pomeriggio. 3. La preghiera del pomeriggio, Asr, da eseguirsi nell intervallo fra la metà pomeriggio ed il calar del sole. 4. La preghiera del tramonto, Maghrib, da eseguirsi nell intervallo fra il momento in cui il sole è completamente tramontato dall orizzonte ed il calar delle tenebre. 5. La preghiera della notte, Isha, da eseguirsi nell intervallo fra il calar delle tenebre e l alba, preferibilmente prima della mezzanotte.

14 La chiamata La chiamata alla preghiera, adhan, è il segnale d inizio del periodo di una preghiera obbligatoria, ed è eseguita seguendo una formula e un rituale stabiliti dal Profeta. Colui che chiama alla preghiera, generalmente dal minareto di una moschea, fronteggia la direzione della Mecca e fa la chiamata a voce spiegata, perché sia intesa il più lontano possibile. I fedeli si riuniscono poi nel luogo della preghiera, dove, prima dell inizio, è fatta una seconda chiamata, iqamah, o sollecitazione. Essa è molto simile alla prima chiamata, recitata però all interno della moschea. Chi si accinge all esecuzione di una preghiera obbligatoria da solo o in gruppo, senza avere inteso la prima o la seconda chiamata, può recitarle lui stesso, essendo molto raccomandabile. Le condizioni La preghiera è obbligatoria per ogni musulmano che sia in grado d intendere e di volere. E prescritto agli uomini e ai fanciulli l essere obbligatoriamente coperti almeno dall ombelico alle ginocchia. Gli abiti devono essere puliti, la testa può essere coperta o scoperta, e le scarpe devono essere sempre tolte. Le donne devono essere completamente abbigliate, lasciando scoperti solo il viso e le mani, e devono pregare dietro gli uomini. Sono esentate dalla preghiera durante le mestruazioni e nei quaranta giorni successivi al parto. La preghiera può essere fatta ovunque, in un luogo pulito e puro. E vietato però pregare nei bagni, sulle tombe, nelle case in rovina, nei mercati, sui marciapiedi fra i passanti, davanti ad una tavola imbandita e nel buio assoluto. Si possono predisporre dei tappeti, almeno per il punto dove la fronte toccherà il suolo durante la prostrazione. Un asciugamano, un fazzoletto, un drappo od un piccolo tappeto possono servire a tale scopo. Nelle moschee sono disposti dei tappeti, ma si tratta semplicemente di una comodità, non di una necessità. L orante deve essere in condizione di purità tramite l abluzione, nell orario di validità della preghiera, e rivolto verso la Mecca. La direzione (qibla) può essere rilevata tramite un apposita bussola; nelle moschee è indicata con una nicchia. Per l Italia, la direzione è approssimativamente Sud-Sud-Est.

15 L'abluzione Prima di eseguire la preghiera, devono essere lavate con l acqua le parti esposte del corpo, mediante l abluzione, wudu, o purificazione minore. L abluzione è legata al potere detergente dell acqua, quindi, simbologicamente alla possibilità di cancellare le trasgressioni volontarie e involontarie compiute tra una preghiera e l altra. E necessario ripetere l abluzione ad ogni preghiera se, nell intervallo, si sono toccate le parti intime proprie o altrui, si è soddisfatto un bisogno corporale, emesso del gas, vomitato, dormito o commessa una trasgressione. Dopo avere espresso intimamente l intenzione di purificarsi, ed aver invocato mentalmente Nel nome di Dio, il Compassionevole, il Misericordioso, bisogna: a) lavarsi le mani tre volte, fino ai polsi; b) risciacquarsi la bocca tre volte, portando l acqua nel cavo della mano destra, c) pulirsi le narici tre volte, aspirando ed espellendo l acqua contenuta nel cavo della mano destra; d) lavarsi il viso tre volte con entrambe le mani; e) lavarsi le braccia tre volte fino ai gomiti, il braccio destro prima del sinistro; f) strofinare una sola volta la sommità del capo con le mani bagnate, quindi le orecchie con il pollice e l indice inumiditi, una sola volta; g) lavarsi i piedi fino alle caviglie tre volte, iniziando dal piede destro. Si può evitare di lavarsi i piedi se si portano delle calze spesse, messe subito dopo un abluzione, passando una sola volta la mano destra inumidita sulla calza sul dorso del piede, e la sinistra, anch essa inumidita, sotto la pianta, cominciando dal piede destro. E obbligatorio però lavarsi i piedi nell abluzione, almeno ogni ventiquattro ore. Alla fine, si recita la Testimonianza di fede: Non c è altra divinità all infuori di Dio, e Muhammad è Suo servo e profeta. Solo nel caso in cui potrebbe essere dannoso per la salute usare l acqua, a causa di ferite o allergie, o quando essa non sia assolutamente disponibile, si segue un abluzione a secco, tayyammun. Dopo avere espresso mentalmente l intenzione ed avere invocato il nome di Dio, si strofinano leggermente le mani sopra una pietra, una parete, della terra o della sabbia pulite, e si passano sul viso una volta. Dopo averle strofinate una seconda volta, si passano su ciascun braccio, fino al gomito, una sola volta, cominciando dal destro. Alla fine si recita la Testimonianza di fede. E obbligatorio fare un bagno completo, ghusl, o purificazione maggiore, per accedere alla preghiera dopo un rapporto sessuale, per l emissione volontaria o involontaria di

16 sperma, al completamento del ciclo mestruale della donna e dopo il periodo di quaranta giorni che segue il parto. S inizia manifestando l intenzione e invocando il nome di Dio, cui segue il lavaggio a fondo delle parti intime e l abluzione eseguita nel modo consueto. Si fa poi il bagno minuzioso di tutto il corpo. Alla fine si recita la Testimonianza di fede. La purificazione maggiore è raccomandata prima della preghiera del venerdì, nell occasione delle due feste islamiche e prima della Testimonianza di fede che un nuovo convertito recita per entrare nell Islam. Le modalità d'esecuzione della preghiera Quando non fosse possibile rivelare la direzione della Mecca, si può scegliere una direzione qualsiasi. Se si è obbligati in una certa posizione, come un letto di degenza o un posto fisso su un mezzo di trasporto, la direzione della preghiera sarà quella in cui ci trova. Qualora si siano tralasciate una o più preghiere agli orari prescritti, bisogna recuperarle il più presto possibile, chiedendo perdono a Dio. La preghiera è un assieme di movimenti, di formule e di brani del Corano da recitare a voce alta o bassa, secondo l orario, obbligatoriamente in lingua araba. Durante la prostrazione, o prima del saluto finale, l orante può pregare Dio, intimamente, nella propria lingua e con le proprie parole. Ogni preghiera è composta di due, tre, oppure quattro elementi, chiamati rakàt, l assieme di movimenti e di recitazioni: - la preghiera dell alba, di due rakàt; - la preghiera del mezzogiorno, di quattro rakàt; - la preghiera del pomeriggio, di quattro rakàt; - la preghiera del tramonto, di tre rakàt; - la preghiera della notte, Isha, di quattro rakàt. Prima rakàt Dopo aver disteso un tappeto a terra, l orante si pone nella posizione eretta, qiyamah, in direzione della Mecca, lo sguardo rivolto al suolo nel punto in cui la fronte lo toccherà nella prostrazione, le gambe leggermente divaricate ed esprime intimamente l intenzione di eseguire quella determinata preghiera. Solleva le mani all altezza delle orecchie, le palme rivolte in avanti, le dita distese ed unite, invocando Allahu Akbàr (Dio è il più grande).

17 Porta poi le mani sul petto, la destra sopra il polso sinistro, loda intimamente Dio e invoca la sua protezione contro le tentazioni. In quella posizione, recita il capitolo d apertura del Corano, Al Fatiha, e dopo l Amen, un altro brano coranico, a scelta. Il Corano deve essere declamato a voce alta nelle due rakàt della preghiera dell alba, e nelle prime due della preghiera del tramonto e della notte. Esclamando Allahu Akbàr, l orante s inchina poi nella posizione del ruku, con la schiena parallela al suolo, le mani posate sulle ginocchia, le dita divaricate, le gambe tese e non flesse, lo sguardo sempre fisso al suolo, ripetendo intimamente per tre volte Subhana Rabbiyal Adhìm (Gloria al mio Signore, il Sommo). Ritorna poi in posizione eretta, le braccia distese lungo il corpo, lo sguardo sempre fisso al suolo, dicendo Sam i Allahu liman hamidah (Dio ascolta chi Lo loda) e poi, Rabbana Lakal hamd (Signor nostro, che tu sia lodato). Esclamando Allahu Akbàr, l orante si prosterna nel sujùd, posando le ginocchia e le mani al suolo, i gomiti sollevati da terra, i piedi leggermente divaricati, toccando il suolo con la fronte e la punta del naso, recitando tre volte intimamente Subhana Rabbiyal A ala (Gloria al mio Signore, l Altissimo) e supplicando Dio con le proprie parole. Ripetendo Allahu Akbàr, solleva il busto, si siede sui propri piedi incrociati a terra, busto eretto, le mani appoggiate sulle cosce in prossimità delle ginocchia, in posizione di julùs. Con lo sguardo sempre rivolto al suolo, ripete tre volte mentalmente Allahumma Ighfirli (O Dio, perdona i miei peccati). Esclamando Allahu Akbàr, si prosterna per la seconda volta nel sujùd, con le stesse modalità del primo. Ritorna nuovamente, per un breve istante, nella posizione seduta di julùs, quindi posa le palme delle mani a terra, e ritorna nella posizione eretta d inizio della preghiera, esclamando Allahu Akbàr. Quest ultimo movimento completa un elemento base della preghiera o rakàt e predispone l orante per l inizio della rakàt successiva. Seconda rakàt Essa inizia subito con la recitazione del primo capitolo del Corano, seguito da un altro brano coranico, e richiede la recitazione intima della Dichiarazione di fede, o Tashahud, nella seconda posizione seduta di julùs. Nel declamare La ilaha Illallah, l orante solleva il dito indice della mano destra posata sulla coscia, per simboleggiare l Unicità di Dio. Posando poi le palme delle mani a terra, ritorna nella posizione eretta per iniziare la terza rakàt esclamando Allahu Akbàr con le mani all altezza delle orecchie.

18 Nelle preghiere di due rakàt, nel secondo julùs, egli prosegue con la recitazione della Preghiera d Abramo o Salatul Ibrahìmiya e il saluto finale, che concludono ogni preghiera. Il fedele volge il volto prima a destra, dicendo Assalamu alaikum wa rahmatullah (Che la pace e le benedizioni di Dio siano su di voi), poi a sinistra ripetendo ancora Assalamu alaikum wa rahmatullah. Terza rakàt La terza rakàt inizia con la recitazione di Al Fatiha, declamata intimamente, non seguita da altri brani coranici. Posando poi le palme delle mani a terra, l orante ritorna nella posizione eretta per iniziare la quarta rakàt, esclamando Allahu Akbàr. Nella preghiera del tramonto, la terza rakàt che conclude la preghiera è completata, nel secondo julùs, dalla recitazione della Dichiarazione di fede e della Preghiera di Abramo, seguita dal saluto finale. Quarta rakàt La quarta rakàt che conclude le preghiere del mezzodì e della sera è uguale all ultima della preghiera del tramonto. Circostanze eccezionali Gli infermi e gli indisposti possono eseguire la preghiera in posizione eretta, oppure seduti a terra, su una sedia, distesi a letto o su un giaciglio, sostituendo i movimenti prescritti, con dei movimenti del capo o anche solo degli occhi. In viaggio, se non è possibile altrimenti, si può pregare seduti, movendo soltanto il capo o gli occhi, in sostituzione dei movimenti prescritti. E permesso, pure, durante un viaggio, unire e recitare una dietro l altra, le preghiere del mezzodì e del pomeriggio e quelle del tramonto e della notte. L esecuzione delle due preghiere unite deve avvenire nell intervallo compreso fra l orario d inizio della prima preghiera, e l orario finale della seconda. Durante un viaggio, oltre ad unire le preghiere, è permesso accorciarle a solo due rakàt ciascuna, eccezion fatta per la preghiera del tramonto, che rimane di tre rakàt. Il periodo in cui esse devono essere eseguite rimane quello già descritto. Queste concessioni sono limitate esclusivamente al viaggio, e non possono essere usate come pretesto per eseguire le cinque preghiere canoniche in orari diversi, o addirittura per accorciarle.

19 Le preghiere superogatorie o volontarie Il Profeta soleva recitare delle preghiere volontarie, o superrogatorie, composte di due rakàt ciascuna, che differiscono dalla preghiera dell alba, per la recitazione intima dei brani del Corano. Egli era solito eseguirle immediatamente prima o dopo le preghiere obbligatorie, e in particolari occasioni, quali la notte, specialmente a Ramadan, la metà mattina, all entrata in una moschea, dopo l abluzione, in occasione delle eclissi e per chiedere a Dio la guida. La notte, prima di coricarsi, il Profeta ha raccomandato di chiudere il ciclo delle orazioni giornaliere con una preghiera di una sola rakàt, chiamata witr, dispari. Le preghiere obbligatorie sono chiamate Fard quelle volontarie Sunnah. Le preghiere volontarie, secondo gli insegnamenti dell Islam, saranno conteggiate nel Giorno del giudizio per compensare le mancanze del musulmano riguardo alle preghiere obbligatorie. Le preghiere congregazionali o di gruppo Due o più musulmani che si apprestano ad eseguire una preghiera obbligatoria, devono pregare assieme. Colui che deve guidare la preghiera, Imam, è scelto al momento e può essere chiunque scelto dal gruppo. Nel caso di due oranti, l Imam si pone alla sinistra, ed entrambi si rivolgono in direzione della Mecca. Nel caso di più fedeli, egli si pone davanti, solo, mentre gli altri si dispongono dietro in ranghi paralleli, spalla contro spalla. Le donne formano dei ranghi separati, dietro gli uomini. La preghiera congregazionale è guidata dall Imam, e i fedeli la recitano intimamente seguendo i suoi movimenti, senza mai precederlo in nessun atto della preghiera. Le preghiere volontarie non devono mai essere eseguite in gruppo, ma solo individualmente. La preghiera di venerdì O credenti, quando viene fatto l annuncio per la preghiera del Venerdì, accorrete al ricordo di Dio e lasciate ogni traffico. Ciò è meglio per voi, se lo sapeste. Quando poi la preghiera è conclusa, spargetevi sulla terra in cerca della grazia di Dio, e ricordate molto Dio, affinché possiate avere successo. Quando vedono un commercio o un divertimento, si precipitano e ti lasciano ritto. Dì: Quel che è presso Dio, è migliore del divertimento e del commercio e Dio è il migliore dei sostentatori. (Corano 62:9-11).

20 La preghiera congregazionale del venerdì, jum a, sostituisce la preghiera del mezzodì ed è obbligatoria per coloro che possono raggiungere una moschea. Le donne, in ragione delle loro attività domestiche, sono esentate, e possono fare la preghiera del mezzodì a casa propria. Comunque, è permesso loro unirsi alla preghiera del venerdì, se lo desiderano. Dopo la prima chiamata, l Imam fa un sermone chiamato khutba. Al termine, dopo la seconda chiamata, egli guida la preghiera congregazionale, che si compone di due rakàt, col Corano recitato a voce alta. La preghiera della due festività Eid Eid significa gioia, festa. Nell Islam vi sono due festività religiose annuali, la prima per la fine del Digiuno di Ramadan, Eid-ul-Fitr, la seconda per commemorare il Sacrificio di Abramo e Ismaele, Eid-ul-Adha, che cade in concomitanza con lo svolgimento del Pellegrinaggio alla Mecca. Per entrambe le festività, la preghiera congregazionale è effettuata nel periodo che va dal sorgere del sole a mezzogiorno, possibilmente in un luogo aperto. Non sono previste né la chiamata né la sollecitazione alla preghiera. La preghiera, preannunciata da canti di lode, consiste di due rakàt, precedute da sei a sedici takbìr (Allahu Akbàr), ed è seguita da un sermone. Le preghiera notturne di Ramadan Si tratta di preghiere eseguite durante le notti di Ramadan, chiamate Tarawih, che consentono la recitazione completa del Corano entro la fine del mese di digiuno. Possono comprendere da otto a venti rakàt, eseguite a due a due, con una breve pausa ogni due rakàt. Possono essere eseguite individualmente, anche nella propria abitazione, oppure in congregazione. Queste preghiere sono volontarie. La preghiera funebre Per i musulmani è un obbligo pregare per un musulmano deceduto. La preghiera funebre, janazah, è eseguita in congregazione, in posizione eretta, e non comporta alcun inchino o prostrazione. Comprende quattro takbìr (Allahu Akbàr). Dopo il primo takbìr si recitatano mentalmente delle lodi e il capitolo di apertura del Corano, Al-Fatiha. Dopo il secondo, la preghiera di Abramo. Dopo il terzo, una preghiera per i morti, per se stessi o

21 per altri, nei termini che uno vuole. Dopo il quarto, il saluto di pace (Assalamu alaikum wa rahmatullah). Al termine della preghiera funebre, il defunto è accompagnato rapidamente alla sepoltura dai soli musulmani maschi. Le donne si recheranno al cimitero in un secondo tempo. Il "Ricordo di Dio", la suplica Oltre a adorare Dio con preghiere obbligatorie e volontarie, il credente ricorda e invoca Dio, in ogni occasione, con le proprie parole o con le stesse formule usate dal Profeta, du a. Le suppliche fanno parte del Ricordo di Dio. Possono essere innalzate in ogni momento della giornata e della notte, in viaggio, durante la preghiera, in piedi, seduti, coricati. Con le palme delle mani rivolte al petto o al volto, e lo sguardo che le contempla, il fedele invoca, glorifica e ringrazia Dio. Queste suppliche sono facoltative e molto raccomandate nell Islam. Il terzo pilastro Il Digiuno Al digiuno facevano ricorso, da sempre, gli uomini pii e i profeti, come atto di adorazione a Dio. Esso abitua alla moderazione, al controllo dei desideri e del carattere. Abbandonarsi senza freni anche a bisogni leciti, come il cibo e i rapporti sessuali, rende gli uomini schiavi delle loro abitudini e delle loro voglie. Il Profeta Muhammad ha detto: Il digiuno è uno scudo contro gli atti di disobbedienza in questo mondo e contro il fuoco nell altro. Nel digiuno, il ricco prova le ristrettezze che il povero ha quotidianamente, e tutta la comunità vive una comunione di spirito che aumenta il senso di fratellanza, di pazienza e di disciplina fra i musulmani. Dice il Corano: O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Forse diverrete timorati. (Corano, 2:185).

22 Il Profeta ha ribadito: Colui che digiuna nel mese di Ramadan con fede, ricercando la ricompensa di Dio, si vedrà perdonati i peccati commessi in precedenza. Ramadan è il nono mese del calendario islamico, il mese in cui è disceso il Corano. E il mese del digiuno obbligatorio per i musulmani, un mese benedetto, ricco di benefici e doni divini: E nel mese di Ramadan che abbiamo fatto scendere il Corano, guida per gli uomini e prova di retta direzione e distinzione fra il vero ed il falso. Chi di voi ne testimoni l inizio, digiuni.... (Corano, 2:185). Il digiuno consiste nell astenersi dal cibo, dalle bevande, dai rapporti sessuali e da atti illeciti, dall alba al tramonto, aumentando gli atti di devozione, la lettura del Corano e le buone azioni. Digiunare durante Ramadan è obbligatorio per ogni musulmano, uomo o donna, in età di poterlo effettuare, con alcune eccezioni specificate più avanti. Oltre al mese di Ramadan, il credente può digiunare volontariamente quando vuole, sempre dall alba al tramonto. Il digiuno superrogatorio è consigliato in giorni ben precisi dell anno, quali sei giorni del mese di Shawwal in qualsiasi ordine, il 9, 10 e 11 del mese di Muharram, il 15 del mese di Shaban, ecc., e in tutti quei giorni raccomandati dal Profeta. Egli ha però consigliato ai musulmani di non digiunare per lunghi periodi: Avete degli obblighi anche verso voi stessi. Ha inoltre specificato i giorni nei quali il digiuno non è permesso, come ad esempio il solo venerdì, se questo non è collegato al digiuno effettuato il giovedì o il sabato. Lo ha vietato pure in occasione delle due feste, Eid-ul- Fitr, alla fine del digiuno di Ramadan, e Eid-ul-Adha, la festa del Sacrificio, e nei tre giorni che la seguono. Il calendario Islamico e il mese di Ramadan Il calendario islamico si succede secondo le rivoluzioni lunari, della durata di 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 2,8 secondi, e non secondo l orbita solare. Esso ha 354 giorni e si compone di dodici mesi, di 29 o 30 giorni, che iniziano con l avvistamento della luna nuova. Essendo l anno lunare formato di 354 giorni, quindi 11 giorni in meno dell anno solare (12 giorni nel caso di un anno bisestile), il mese di Ramadan anticipa ogni anno il suo inizio di 11 giorni, e si sposta gradualmente attraverso tutte le stagioni dell anno, ritornando, dopo trentatré anni, allo stesso giorno. In questo modo, tutti i musulmani che abitano l emisfero nord e quello sud, hanno la possibilità, nel corso della loro esistenza, di digiunare in stagioni diverse. In certi paesi,

23 durante l inverno, le giornate sono corte e fredde e il digiuno di Ramadan è certamente meno impegnativo da rispettare che nella stagione estiva. In tutto questo, il credente intravede la saggezza, la giustizia e la misericordia di Dio. L avvistamento della luna nuova di Ramadan, che ne segna l inizio, può essere fatto da chiunque. Nei paesi islamici, esso è affidato a due incaricati scelti per la loro affidabilità e per il provato timore di Dio. A occhio nudo, senza l aiuto di mezzi ottici, alla fine del mese di Shaban iniziano a scrutare l orizzonte per dare alla comunità l annuncio dell inizio del digiuno. Le regole del Digiuno Il digiuno si effettua nel periodo che va dall alba al tramonto. L inizio coincide con l orario d inizio della preghiera dell alba e la fine con l orario di quella del tramonto. Nei paesi islamici, l inizio e la fine sono scanditi dalla chiamata alla preghiera dell alba e da quella del tramonto. Durante questo periodo, non si può né mangiare, né bere, né fumare, né avere rapporti sessuali. E pure vietato prendere dei medicinali per naso o per bocca, parlare in modo osceno e mantenere un comportamento non islamico. Dal tramonto fino a poco prima dell alba, i digiunanti possono riprendere ad alimentarsi e ad avere rapporti sessuali. Mangiare e bere inavvertitamente, inghiottire la propria saliva, utilizzare profumi, pomate o creme e medicamenti ad uso esterno, lavarsi, pulirsi i denti e la bocca senza inghiottire, non costituiscono un interruzione del digiuno. Mangiare, bere, fumare, od interrompere il digiuno volontariamente in Ramadan, senza una scusa valida, quale una malattia, un viaggio, o l inizio delle mestruazioni, costituiscono una violazione del digiuno, e comportano una pena per l inosservante. Essa consiste nell offrire a sessanta persone l equivalente di un pasto, oppure nel digiunare sessanta giorni, per compensare il giorno d interruzione del digiuno. Se per una scusa valida, non si digiunasse in un giorno di Ramadan, si è obbligati a compensarlo con un giorno di digiuno per ogni giorno di interruzione, da effettuarsi prima dell inizio del Ramadan successivo. All orario della preghiera del tramonto si fa la rottura del digiuno, Iftàr. Il Profeta era solito mangiare uno o tre datteri e bere un sorso d acqua o di latte. Prima di portare il cibo alla bocca, si recita, sempre secondo la tradizione del Profeta: Allahumma, laka sumtu, wa bika amantu, wa ala rizqika aftartu. Bismillah ar-rahman ar-rahim,(o Dio, per Te ho digiunato, ho creduto in Te, e con il cibo che mi dai, rompo il digiuno. In nome di Dio, il Compassionevole, il Misericordioso).

24 La rottura del digiuno precede la preghiera del tramonto, cui segue una cena. E anche abitudine mangiare durante la notte, fino ad alcuni minuti prima della preghiera dell alba. Questa colazione è chiamata Suhur. All alba, bisogna esprimere intimamente l intenzione di digiunare, dicendo, per esempio: O Dio, ho intenzione di digiunare oggi, nello spirito dell obbedienza al Tuo comandamento e con l unico scopo di compiacerti. Si può passare il tempo fra la fine della colazione e l alba leggendo il Corano o altre letture islamiche, e, appena giunge l orario, eseguire la preghiera dell alba. Esenzioni dal Digiuno Sono esentate dal digiuno: a) Le persone malate, la cui salute rischia di peggiorare ulteriormente se digiunassero. Esse possono rinviare il digiuno finché sono malate e fare un giorno di digiuno per ogni giorno mancato, prima del Ramadan successivo. b) Le persone che sono in viaggio e che, una volta giunti a destinazione, hanno l intenzione di ripartire entro pochi giorni. Possono sospendere il digiuno per la durata dell intero viaggio. Devono, prima del Ramadan successivo, recuperare i giorni in cui non hanno digiunato, un giorno di digiuno per ogni giorno mancato. E però consigliabile osservare il digiuno durante il viaggio, se può essere sopportato senza difficoltà. c) Le donne in cinta e le madri che allattano possono anche digiunare, se lo desiderano e lo sopportano, però se non osservano il digiuno, devono recuperare, prima del Ramadan successivo, un giorno di digiuno per ogni giorno mancato. d) Le donne nel loro periodo di mestruazione, un massimo di dieci giorni, o nel periodo susseguente il parto, un massimo di quaranta giorni, non devono digiunare. Devono rinviare il digiuno dopo tali periodi, e soltanto allora recuperarlo, un giorno di digiuno per ogni giorno mancato. e) Uomini e donne, se troppo anziani e deboli per affrontare il digiuno, sono esentati. Se possono, devono offrire ad almeno un musulmano povero un pasto completo, oppure il suo controvalore, per ogni giorno di Ramadan in cui non hanno digiunato. f) I bambini che non hanno ancora raggiunto l età della pubertà sono esentati dal digiuno. Prima ancora che raggiungano tale età, è buona cosa incoraggiarli a digiunare almeno qualche ora o qualche giorno durante Ramadan. g) Le persone insane sono esentate dall obbligo del digiuno.

25 Le preghiere serali Tarawih Si tratta di preghiere supererogatorie (volontarie e facoltative) eseguite durante il mese di Ramadan, dopo la preghiera della notte. Queste preghiere sono formate da otto, dieci o venti rakàt, eseguite due a due. Queste preghiere non sono obbligatorie, però sono molto raccomandate, secondo la pratica del Profeta. La notte del Destino La notte del mese di Ramadan nella quale il Profeta Muhammad ricevette per la prima volta il messaggio divino, è ricordata come la Notte del Destino (Lailat-ul-Qadr). Non si sa con precisione quale fosse, ma secondo la tradizione, essa è una delle notti dispari degli ultimi dieci giorni del mese. Per tradizione, è ricordata nella notte precedente il ventisettesimo giorno di Ramadan: In verità, lo abbiamo fatto discendere nella Notte del Destino, e chi potrà farti comprendere cos è la Notte del Destino? La Notte del Destino è migliore di mille mesi. In essa discendono gli angeli e lo Spirito, col permesso del loro Signore, per fissare ogni decreto. E pace, fino al levarsi dell alba. (Corano, 97:1-5). In quella notte, è consuetudine vegliare in preghiera e leggere il Corano. Il Profeta Muhammad disse: Quando giunge la Notte del Destino, Gabriele discende in compagnia di angeli che invocano benedizioni per tutti coloro che ritti o prostrati, evocano Dio, l Onnipotente, il Glorioso. Aisha, la sposa del Profeta, riferì che il Messaggero di Dio, durante le ultime dieci notti di Ramadan, era solito intensificare le proprie devozioni. La battaglia di Badr Nel mese di Ramadan è ricordata la battaglia di Badr, combattuta il 17 Ramadan dell anno 2 dell Egìra. Fu la prima grande ostilità armata sferrata da parte degli idolatri della Mecca contro la comunità dei musulmani ricostituitasi in Medina. L armata islamica era in notevole inferiorità numerica, in proporzione di un uomo contro tre, mal equipaggiata e senza esperienza bellica, mentre l esercito dei meccani, era ben preparato, armato e deciso a battere i musulmani una volta per tutte. Sotto la guida del Profeta, i musulmani si batterono con coraggio ed onore, ottennero una vittoria esaltante e inflissero una sconfitta umiliante ai loro nemici.

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