1. PREMESSA ATMOSFERA AMBIENTE IDRICO, SUOLO E SOTTOSUOLO VEGETAZIONE FLORA E FAUNA... 19

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1 INDICE GENERALE 1. PREMESSA ATMOSFERA QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO QUADRO METEO - CLIMATICO AMBIENTE IDRICO, SUOLO E SOTTOSUOLO LINEAMENTI IDROLOGICI E IDROGEOLOGICI INQUADRAMENTO GEOLOGICO INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO VEGETAZIONE FLORA E FAUNA INTRODUZIONE INQUADRAMENTO GENERALE DELL'AREA DESCRIZIONE DELLA VEGETAZIONE E DELLA FLORA PRESENTI NELL'AREA DI INTERVENTO ECOSISTEMI PUTT/PUGLIA RETE NATURA VALUTAZIONE DI INCIDENZA MISURE DI MITIGAZIONE IL RUMORE IL RUMORE DA TRAFFICO VEICOLARE RIFERIMENTI NORMATIVI LIMITI DI RIFERIMENTO PER L INFRASTRUTTURA IN PROGETTO IDENTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI POTENZIALI IN FASE DI ESERCIZIO CONCLUSIONI

2 1. PREMESSA La presente relazione descrive nel dettaglio il quadro ambientale nel quale si colloca il progetto di "Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell Ospedale della Murgia". Nel seguito della trattazione vengono individuati i possibili impatti generati dall opera a farsi, in fase di cantiere ed in fase di esercizio, con particolare riguardo alle principali componenti dell ecosistema della zona in esame, ovvero: aria, acqua, suolo, sottosuolo, fauna, flora e rumore. Per quanto riguarda gli aspetti e gli impatti paesaggistici del progetto in esame si è fatto riferimento al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DLgs. 22/01/2004 n. 42) ed al DPCM 12/12/2005 1

3 2. ATMOSFERA La città di Gravina in Puglia si colloca come baricentro tra i capoluoghi provinciali di Bari, Matera e Potenza. Il centro pugliese più vicino è Bari, distante circa 60 km. È raggiungibile in circa 1 ora e da tale punto, grazie alla presenza del porto e dell aeroporto, si possono raggiungere destinazioni nazionali ed internazionali. Il collegamento più rapido è garantito dalla SS 96. La SS 96 Potenza Bari, prosegue verso la Regione Basilicata fino a Potenza raccordandosi con la SS 7; in corrispondenza del confine Puglia-Basilicata, dalla SS 96 si dirama la SS 96 bis che prosegue nel territorio lucano fino a Oppido Lucano (PZ), dove si interseca con la SS 169. Il forte traffico veicolare, sia leggero sia soprattutto pesante, si svolge principalmente lungo la strada statale 96. E presente, inoltre, la strada provinciale 230 (ex statale 97), Gravina in Puglia Poggiorsini Spinazzola Minervino Canosa, che definisce un itinerario nord sud nella zona più interna della Murge. La provinciale 238 (ex statale 378), Altamura Corato Trani, collega la città al Corridoio fondamentale della viabilità regionale, verso Nord, a Corato e Ruvo di Puglia. L unica strada quindi a servizio dell Ospedale della Murgia è la S.S. 96. Ne scaturisce, ai fini di protezione civile, una situazione non ottimale, in quanto un qualsiasi impedimento alla circolazione sulla S.S. 96, nel tratto Gravina in Puglia - Altamura, potrebbe provocare l isolamento dell Ospedale, con facili e prevedibili ripercussioni sui degenti, gli ammalati e sulla struttura nel suo complesso. Pertanto alla luce di queste considerazioni appare di strategica importanza collegare la S.S. 96 alla rete stradale provinciale della zona e in particolare alla S.P. 27, che è un arteria nevralgica perché collegata alle SS.SS. 96 e 99. Nell ultimo decennio il traffico totale sulla S.S. 96 nei pressi della realizzanda strada, ha subito vari incrementi dovuti allo sviluppo di alcune attività turistico-ricettive, e di alcune zone residenziali. Ciò fa presumere che si sia avuto un incremento della concentrazione di inquinanti nell aria, anche se, tuttavia, bisogna dire che l evoluzione della tecnologia dei motori da trazione ha dato un notevole contributo, negli ultimi anni, all abbattimento delle emissioni inquinanti e all ottimizzazione dei rendimenti dei veicoli. Nel prosieguo del capitolo verranno trattati i principali aspetti riguardanti gli effetti sull atmosfera della presenza della S.S. 96 così come attualmente configurata e tenendo conto degli interventi progettuali previsti. La strada a farsi inizia dalla S.P. 27 in corrispondenza del Km 2+550, laddove è anche collocato il confine dei territori comunali di Gravina e Altamura e si raccorda alla S.S. 96 all incirca all altezza del km 74. 2

4 Fig. 2/1: Cartografia ufficiale I.G.M. area di intervento 2.1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO Nella Legislazione italiana per inquinamento atmosferico si intende ogni modificazione della normale composizione o del normale stato fisico dell aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell ambiente e da alterare le risorse biologiche, gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati. Il DPCM 28 marzo 1983 fissa i limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e i limiti massimi di esposizione relativi ad inquinanti dell aria nell ambiente esterno ed i relativi metodi di rilievo ed analisi al fine della tutela igienico-sanitaria delle persone o comunità esposte secondo lo schema della tabella A contenuta nell allegato I del decreto (cfr. fig.2.1/1).i principali inquinanti dell aria sono: il biossido di zolfo (SO2) il biossido di azoto (NO2) il monossido di carbonio (CO) ozono (O3); benzene (C6H6) polveri sottili (PM10 PM2,5). 3

5 Fig. 2.1/1 : Valori limite di SO2e NO2aggiornati dal DPR 203/1988 Il DPCM fissa i limiti, o standard di qualità, per un gruppo specifico di inquinanti fra i più diffusi nell ambiente esterno, espressi per tempi di mediazione diversi a seconda dell inquinante preso in esame. Gli inquinanti per i quali vengono fissati gli standard di qualità sono solo otto (vedi fig. 2.1/1) e non sono previste indicazioni per nessuno degli altri numerosi inquinanti dell atmosfera. Secondo il decreto i nuovi standard vengono applicati in tutto il territorio nazionale, attraverso la verifica delle concentrazioni, qualunque sia la fonte di inquinamento, industriale o civile. Una volta fissati questi valori, l Ente preposto al controllo (la Regione) qualora le concentrazioni siano superiori ad essi, provvede a predisporre appositi piani di risanamento, atti a garantire il miglioramento progressivo della qualità dell aria. Il decreto evidenzia peraltro l importanza dell aggiornamento dei metodi di prelievo e di analisi e, cosa molto innovativa rispetto alla norme precedenti, dedica un intero allegato ai sistemi di misura automatizzati. Per questi sistemi viene indicato quali siano i criteri generali, le varie operazioni e procedure da attuare affinché un sistema automatico possa venire impiegato ai fin i del controllo dell inquinamento atmosferico, in alternativa ai metodi classici di analisi. Le caratteristiche di tali sistemi devono sempre risultare in accordo alle specifiche tecniche indicate nell appendice stessa e devono essere comunque verificabili in base ai criteri in essa contenuti. L introduzione dei requisiti minimi di prestazione ed i cosiddetti metodi di prova per i sistemi automatizzati sono infatti quei criteri e quelle procedure utili a verificare l accuratezza ed la precisione dell analizzatore in fase di collaudo. 4

6 Anche il DPR 203/1988 detta norme per la tutela della qualità dell aria: gli standard di qualità introdotti, validi su tutto il territorio nazionale, sono definiti in base a criteri di tipo sanitario, per la tutela della popolazione esposta. Per ogni inquinante sono fissati i tempi di mediazione delle misure da utilizzare per la verifica dello standard (ventiquattrore ore,otto ore etc.). Questo decreto modifica, fra le altre cose, i valori degli standard di qualità per gli inquinanti NO2 (biossido di azoto) e SO2 (biossido di zolfo) fissati dal precedente decreto ed introduce per questi ultimi e le particelle sospese i valori guida che costituiscono un supporto di riferimento sia per la prevenzione in materia di salute e di protezione ambientale, sia per l istituzione di zone specifiche nelle quali sono necessarie condizioni di tutela più efficaci. Ad integrazione di quanto già previsto nel DPCM dell 83 vengono anche specificati i metodi di campionamento, le analisi e le valutazioni da fare per verificare gli standard di qualità dell aria e dei valori guida. Oltre a questo, proprio per meglio tutelare le condizioni ambientali, vengono posti sotto controllo tutti gli impianti industriali ed artigianali che danno luogo ad emissioni in atmosfera contribuendo all alterazione delle normali condizioni di salubrità dell aria. I proprietari di impianti, sia nuovi che esistenti, devono quindi presentare all autorità competente (la Regione o la Provincia, secondo quanto previsto dalle legislazioni regionali) una richiesta di autorizzazione contenente tutte le indicazioni sulle caratteristiche qualitative e quantitative relative alle emissioni, nonché sulle tecniche adottate perla prevenzione dell inquinamento. Il DPCM dell 1983 e il DPR dell 1988 forniscono quindi le basi per il controllo della qualità dell aria: il primo fissa i limiti massimi di esposizione e di accettabilità delle concentrazioni e il secondo prevede attività di controllo specifico alla fonte di emissione e la concentrazione massima degli inquinanti emessi, specificando i metodi di prelievo ed analisi. In una nota al DPR N. 203/1988 si trova inoltre un primo suggerimento sulla scelta dei luoghi e sul numero di postazioni da installare per effettuare misure di concentrazione di biossido di azoto nelle aree da sottoporre a verifica. Questo rappresenta solo un primo approccio per i criteri generali sul monitoraggio della qualità dell aria, in quanto in nessuno dei due citati decreti vengono dettagliati i criteri di progettazione delle reti di rilevamento, di elaborazione statistica dei dati e della loro restituzione al pubblico. Il D. M. 25 novembre 1994 aggiorna le norme tecniche in materia di concentrazione e di livelli di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane, fissando nuovi limiti massimi di concentrazione di sostanze nocive nell aria ambiente. Il D. M. n.351/1999, Attuazione della direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell aria ambiente, nel recepire la direttiva comunitaria, stabilisce gli obiettivi per la qualità dell aria ambiente al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi per la salute umana e per l ambiente nel suo complesso. 5

7 Il D. M. n. 60/2002 recepisce la direttiva 1999/30/CE del Consiglio del 22/04/99, concernente i valori limite di qualità dell aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo, e la direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell aria ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio. Il decreto stabilisce, fra l altro, i valori limite e le soglie di allarme, la soglia di valutazione superiore, la soglia di valutazione inferiore e i criteri di verifica della classificazione delle zone e degli agglomerati, la modalità per l informazione da fornire al pubblico sui livelli registrati di inquinamento atmosferico ed in caso di superamento delle soglie di allarme. Un passo importante nella normativa ambientale, con ripercussioni a livello mondiale, viene compiuto con l introduzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto nel 1997 e ratificato e reso esecutivo in Italia con Legge n. 120 del In attuazione del protocollo in parola, il Ministero dell Ambiente presenta al CIPE un piano d azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra. Per quanto riguarda le polveri sottili, queste sono formate da sostanze tossiche e cancerogene. Raggiungono le parti più profonde e delicate dei polmoni, dove si accumulano. Il traffico automobilistico è la causa principale di questa forma di inquinamento. La sigla PM 10 sta per Particulate Matter, 10 significa che le particelle hanno un diametro inferiore ai 10micron (10 millesimi di mm). Si tratta di particelle microscopiche non visibili a occhio nudo, minuscoli frammenti di sostanze organiche (fibre animali e vegetali, pollini, batteri, spore) e inorganiche (metalli pesanti, fibre di amianto, solfati, nitrati,polveri di carbone e di catrame, ecc) e sono diffuse nell aria, per questo si parla di particolato atmosferico o aerodisperso. Il PM2,5 è la frazione più fine del PM10, costituita dalle particelle con diametro uguale o inferiore a 2,5 micron e perciò ancora più pericoloso del PM10 e inoltre può rimanere sospeso nell'atmosfera per giorni. L'UE, con direttiva 1999/30/CE del 22 aprile 1999 riguardante le concentrazioni di PM10, (recepita dal D.M. 02/04/2002 n. 60) ha stabilito che il valore limite giornaliero delle PM10 non deve superare i 50 µ g/m3. Detto limite non deve ess ere superato più di 35 volte all'anno. La stessa direttiva fissa inoltre il valore limite annuale di 40 µ g/m3. Dal 01/01/2005 il valore limite giornaliero di 50 mg/mc non può essere superato più di 7 volte all'anno, edil valore limite annuale è portato a 20 µ g/mc (valori limite indicativi non ancora recepiti in Italia e da rivedere con successivo decreto sulla base della futura normativa comunitaria). Con il D. M. 2 aprile 2002 la legge italiana recepiva la Direttiva 1999/30/CE, riguardante i valori limite per il biossido di zolfo, il biossido ci azoto, gli ossidi di azoto, il materiale particolato eil piombo, e la Direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite per il benzene e il monossido di carbonio. Il citato decreto ha stabilito, a partire dal 2002,una serie di scadenze temporali che avrebbero dovuto essere rispettate per il raggiungimento di limiti d i emissione sempre più restrittivi. Inoltre, il 6

8 decreto stabilisce i criteri e le modalità di rilevamento dei dati e della conseguente fase di informazione al pubblico in caso di superamento dei limiti. Di seguito si riporta la sintesi dei valori limite stabiliti dal decreto. Fig. 2.1/2 : Limiti di accettabilità della presenza di inquinanti nell'aria Gli impatti principali attesi, in seguito alla realizzazione della strada provinciale di collegamento tra la S.P. 27 e la S.S. 96, sulla qualità dell aria saranno prevalentemente dovuti ai mezzi meccanici, in fase di cantiere, e al normale traffico automobilistico durante il periodo di esercizio. Va tuttavia precisato che l intervento non implicherà un aumento del traffico bensì una sua più razionale movimentazione che non interessi l abitato cittadino e che consenta un percorso alternativo ai veicoli che devono giungere all Ospedale della Murgia, rispetto all unica arteria ora disponibile, ossia la S.S. 96. Quindi si può ragionevolmente concludere che l opera non produrrà un aumento del numero di veicoli circolanti, e di conseguenza un maggiore impatto sulla componente aria, ma una più razionale movimentazione. 2.2 QUADRO METEO - CLIMATICO L'uniformità orografica della regione produce delle modeste differenze climatiche tra le zone dovute, oltre che alle esigue variazioni altimetriche, anche alla conformazione topografica: i rilievi appenninici infatti riparano la regione dai venti che provengono da occidente, mentre la regione risulta aperta alle correnti da sud e dall'adriatico. Le precipitazioni sono concentrate essenzialmente nei mesi autunnali ed invernali e si manifestano spesso in concomitanza con lo spostamento di masse d'aria umide trasportate da venti provenienti da sud; durante queste stagioni il tempo è piuttosto instabile con alternanze di giorni piovosi a giorni sereni. Nei mesi estivi le precipitazioni sono scarse e l'andamento delle isoterme tende ad essere più omogeneo procedendo verso sud. In 7

9 Puglia i mesi estivi sono caratterizzati da livelli termici piuttosto stabili con punte massime in occasione diventi spiranti da sud. La primavera è spesso caratterizzata da escursioni termiche che determinano passaggi repentini da giornate rigide a giornate calde seconda della provenienza delle masse d'aria (Balcani e paesi del Nord-Europa o Africa). Le temperature medie per gran parte del territorio pugliese sono comprese tra 6 C e 10 C in gennaio febbraio e tra 22 C e 26 C in luglio ed agosto. Eventi nevosi sono modesti ed il relativo manto perdura solo per pochi giorni. Nella figura successiva si riporta la mappa tematica relativa alla piovosità che caratterizza il territorio regionale. Fig. 2.2/1 : Mappa delle isoiete della regione Puglia Sostanzialmente l area oggetto dell intervento ricade in una zona dal clima tipicamente mediterraneo con qualche episodio eccezionale sia nella stagione invernale che in quella estiva. Entrando nello specifico relativamente ai dati rilevati, il Comune di Gravina in Puglia, dispone di una stazione pluviometrica, pertanto al fine di delineare un quadro climatico veritiero si è fatto riferimento proprio ai dati estratti dalla suddetta stazione. Sono riportate nel seguito le caratteristiche meteo-climatiche tratte dai parametri climatici (cfr. Profilo climatico dell Italia), le coordinate, la quota sul livello medio del mare e la zona climatica di appartenenza valutata in base ai gradi-giorno calcolati. E bene specificare che per gradi-giorno di una località, si intende la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura dell'ambiente, convenzionalmente fissata a 20 C, e la temperatura media esterna giornaliera; l'unità di misura utilizzata è il grado-giorno (GG). Il decreto D.P.R. 412/93 assegna ai comuni una zona di appartenenza a seconda del numero di gradi-giorno calcolati: Zona A: comuni che presentano un numero di gradi-giorno non superiore a 600; 8

10 MESE ELIOF RADIAZ NUVOL GSER MESE GVEN V MED V MAX MESE PRECIP GPIOV MESE UR MIN UR MAX Mese MESE ELIOF RADIAZ NUVOL GSER MESE GVEN V MED V MAX MESE MESE PRECIP MED GPIOV ESTR MESE MED ESTR UR MIN UR MAX Mese MESE MED ESTR MED ESTR "Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell Ospedale della Murgia" Quadro Ambientale Zona B: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 600 e non superiore a 900; GRAVINA IN PUGLIA (BA) altitudine: 338 m s.l.m. zona climatica: D gradi-giorni: 1746 coordinate: 40 49' 16 25' località: capoluogo altitudine: 380 m s.l.m. area climatica: 2C coordinate: 40 49' 16 25' Zona C: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 900 e non superiore a 1.400; Zona mesi D: profilo comuni che presentano un numero di gradi-giorno TEMPERATURE maggiore MENSILI di 1400 e non superiore a 2100; Zona 3E: 1 comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di e non Anno superiore a 3000; Profilo climatico MFRED FREDD COMFO CALDO MCALD Zona F: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di GRAVINA IN PUGLIA (BA) altitudine: 338 m s.l.m. zona climatica: D gradi-giorni: 1746 coordinate: MFRED FREDD COMFO CALDO MCALD 40 49' 16 25' località: capoluogo altitudine: 380 m s.l.m. area RISCclimatica: 6 2C 2 RAFF 4 coordinate: 40 49' 16 25' Profilo climatico mesi profilo TEMPERATURE MENSILI SOLE E NUVOLE VENTO PRECIPITAZIONI 1 1 MIN MAX UMIDITA' MFRED FREDD COMFO CALDO MCALD 1 DIREZ MED PREV MFRED 7.6 FREDD COMFO 11 CALDO MCALD Anno Anno RISC Anno RAFF 4 Anno Anno MIN MAX MED Temperature SOLE E NUVOLE C VENTO GSER numero PRECIPITAZIONI di giorni sereni UMIDITA' Radiazione giornaliera MJ/ m² GVEN numero di giorni ventosi Eliofania ore e decimi di DIREZ ora GPIOV numero di giorni piovosi Nuvolosità decimi di cielo PREV coperto Velocità m/ s Precipitazioni 10.3 mm/ mese Umidità 14.1 relativa % Anno 5523 Anno Anno Anno Temperature C GSER numero di giorni sereni Radiazione giornaliera MJ/ m² GVEN numero di giorni ventosi Eliofania ore e decimi di ora GPIOV numero di giorni piovosi Nuvolosità decimi di cielo coperto Velocità m/ s Precipitazioni mm/ mese Umidità relativa % 9

11 Fig. 2.2/2 : Profilo climatico di Gravina e valori delle registrazioni delle temperature (dati ENEA) I grafici riportati mostrano la classificazione, per ciascun mese, dei profili climatici ed il numero di mesi in cui è necessario riscaldare (RISC) o rinfrescare (RAFF) per garantire il comfort ambientale; nelle stesse figure, è riportata la radiazione media giornaliera per ciascun mese. Il Comune di Gravina ricade in Zona climatica D ovvero presenta un numero di gradi-giorno maggiore di 1400 e non superiore a 2100 (D.P.R. 412/93) ovvero 1746 gradi-giorno. Dal grafico di fig. Fig. 2.2/2 si evince che per 6 mesi è necessario riscaldare (RISC) mentre per 4 mesi è necessario rinfrescare (RAFF) al fine di garantire il comfort ambientale. Come previsto, il periodo in cui le temperature raggiungono i valori di picco ricade tra fine luglio ed inizio agosto, durante il quale le temperature estreme possono superare i 37 C. Per quanto riguarda le emissioni di CO, in fase di esercizio, la realizzazione della strada a farsi non arrecherà incrementi notevoli ai valori attuali in quanto la strada stessa, non sarà sicuramente una arteria principale ma di collegamento e di ausilio all'ospedale dell'alta Murgia. La funzione e l'obiettivo principale della realizzazione dell'opera consistono quindi nell'alleggerimento del traffico sulla S.S. 96 (a tutt oggi l unica strada al servizio dell ospedale), che risulta particolarmente congestionato nell attraversamento della zona artigianale di Altamura, dove sono anche presenti incroci semaforizzati. 10

12 Quindi si può ragionevolmente concludere che l opera non produrrà un aumento del numero di veicoli circolanti, e di conseguenza un maggiore impatto sulla componente aria, ma una più razionale movimentazione. Per quanto riguarda le polveri in fase di cantierizzazione, data la discreta ventosità dell area in esame, si dovranno comunque limitare le emissioni diffuse e puntuali di polveri derivanti dalla movimentazione dei materiali di costruzione, dall'esercizio di impianti fissi e dalla movimentazione dei mezzi. Si ritiene quindi necessario: prevedere la umidificazione dei depositi temporanei di terre, dei depositi di materie prime ed inerti e delle vie di transito da e per i cantieri, soprattutto quando queste si trovino nelle vicinanze dell'aggregato urbano; per il trasporto degli inerti prevedere un sistema di ricopertura dei cassoni con teloni; prevedere un piano del traffico legato alle attività di cantiere allo scopo di evitare disturbi ai residenti e limitare i disagi al traffico esistente specialmente durante la realizzazione delle rotatorie. 3. AMBIENTE IDRICO, SUOLO E SOTTOSUOLO 3.1 LINEAMENTI IDROLOGICI E IDROGEOLOGICI Il territorio circostante l abitato di Altamura e quindi parte di quello interessato dal progetto è caratterizzato dalla presenza di due falde idriche. La prima risulta localizzata nei calcari cretacei (falda profonda o falda di base) e l'altra localizzata nei depositi di chiusura del ciclo bradanico (falda freatica o superficiale). L area oggetto di studio collocandosi in prossimità del territorio murgiano, ed essendo costituita in parte da rocce carbonatiche, risulta caratterizzato dalla mancanza di un reticolo idrografico superficiale ben definito e da un notevole sviluppo dell idrologia sotterranea. ACQUIFERO PROFONDO CARBONATICO L acquifero profondo è costituito dalle successioni carbonatiche del Cretaceo, che contengono una cospicua falda idrica e un ingente circolazione sotterranea. Le rocce contenenti la falda acquifera sono rappresentate da calcari e calcari dolomitici del Cretaceo, appartenenti alla formazione del Calcare di Altamura. Tale acquifero, interessato da fenomeni carsici, presenta un grado di fratturazione variabile nelle tre dimensioni e mostra, a luoghi, elevata permeabilità. Nel complesso è definibile come un acquifero discontinuo, assimilabile a monostrato, condizionato dai sistemi fessurativi e dai condotti carsici. La circolazione idrica nella unità calcarea si esplica attraverso le numerose discontinuità, fra loro comunicanti, quali i giunti di strato, le fratture e le cavità carsiche. La falda carsica trae 11

13 alimentazione dalle piogge che insistono sull'area delle Murge. In gran parte del territorio altamurano affiora il calcare e quindi tale territorio costituisce una zona di ricarica per la falda carsica. All'aliquota delle precipitazioni che cadono direttamente sui calcari va sommata la parte che insiste sui depositi Plio - Pleistocenici alla cui base manca uno strato argilloso. Un'altra aliquota è data dalle "gravine" che attraversano i depositi di copertura fino al substrato calcareo consentendo all'acqua di scorrimento superficiale d'infiltrarsi nel sottosuolo ed alimentare la falda carsica. Dai dati disponibili in letteratura la falda sembra essere in pressione e la sua qualità eccellente. ACQUIFERO SUPERFICIALE L'acquifero superiore è localizzato nei depositi di chiusura del ciclo bradanico; la superficie di fondo della falda è costituita dal tetto delle Argille subappennine. Sulla base delle evidenze geologiche e dei dati disponibili in letteratura, è possibile definire l'estensione e le caratteristiche idrogeologiche delle diverse strutture acquifere. Le falde defluiscono generalmente a pelo libero e sono alimentate esclusivamente dalle acque di precipitazione che insistono sui depositi che le contengono. La zona di emergenza è costituita da sorgenti di strato, situate al contatto sabbie - argille, o di emergenza, laddove l'alveo dei corsi d'acqua incide la superficie piezometrica. L'idrografia murgiana risulta essere caratterizzata da una serie di bacini stretti e di modesto sviluppo, che si estendono in senso trasversale alla linea di costa. Tali bacini sono alimentati da solchi erosivi di larghezza e lunghezza variabili, in genere a fondo piatto, che prendono il nome di "lame o gravine e rappresentano i resti dell idrografia superficiale oggi scomparsa. In essi si raccolgono e ruscellano le acque di origine meteorica, in special modo quelle relative a precipitazioni intense e di breve durata, che quasi mai riescono a riversare acqua nel mare. Il territorio della provincia di Bari è caratterizzato dalla presenza di un sistema di lame, quelle più importanti sono: Lama Balice, Lamasinata, Lama Picone, Lama S. Giorgio, Lama Giotta. Il progetto in oggetto non interessa alcuna delle predette lame, tuttavia ai piedi del terrazzo individuato a quota 400 m s.l.m. e presente una terminazione del torrente Gravina di Matera. L elevata permeabilità delle formazioni litologiche affioranti, connesse alla fenomenologia carsica, che caratterizza gli ammassi carbonatici, il regime delle precipitazioni meteoriche, concentrate nei mesi invernali e l accentuata aridità nei mesi estivi rappresentano i fattori principali da cui dipende strettamente il modesto sviluppo della rete idrografica superficiale dell altopiano delle Murge. 12

14 L'idrografia superficiale passa, dunque, in secondo piano lasciandosi sostituire, per importanza, dalla idrografia sotterranea profonda. Il territorio circostante l abitato di Altamura e quindi parte di quello interessato dal progetto è caratterizzato dalla presenza di due falde idriche. La prima risulta localizzata nei calcari cretacei (falda profonda o falda di base) e l'altra localizzata nei depositi di chiusura del ciclo bradanico (falda freatica o superficiale). L acquifero profondo è costituito dalle successioni carbonatiche del Cretaceo, che contengono una cospicua falda idrica e un ingente circolazione sotterranea. Le rocce contenenti la falda acquifera sono rappresentate da calcari e calcari dolomitici del Cretaceo, appartenenti alla formazione del Calcare di Altamura. Tale acquifero, interessato da fenomeni carsici, presenta un grado di fratturazione variabile nelle tre dimensioni e mostra, a luoghi, elevata permeabilità. Nel complesso è definibile come un acquifero discontinuo, assimilabile a monostrato, condizionato dai sistemi fessurativi e dai condotti carsici. La circolazione idrica nella unità calcarea si esplica attraverso le numerose discontinuità, fra loro comunicanti, quali i giunti di strato, le fratture e le cavità carsiche. La falda carsica trae alimentazione dalle piogge che insistono sull'area delle Murge. In gran parte del territorio altamurano affiora il calcare e quindi tale territorio costituisce una zona di ricarica per la falda carsica. All'aliquota delle precipitazioni che cadono direttamente sui calcari va sommata la parte che insiste sui depositi Plio - Pleistocenici alla cui base manca uno strato argilloso. Un'altra aliquota è data dalle "gravine" che attraversano i depositi di copertura fino al substrato calcareo consentendo all'acqua di scorrimento superficiale d'infiltrarsi nel sottosuolo ed alimentare la falda carsica. Dai dati disponibili in letteratura la falda sembra essere in pressione e la sua qualità eccellente. L'acquifero superiore è localizzato nei depositi di chiusura del ciclo bradanico; la superficie di fondo della falda è costituita dal tetto delle Argille subappennine. Sulla base delle evidenze geologiche e dei dati disponibili in letteratura, è possibile definire l'estensione e le caratteristiche idrogeologiche delle diverse strutture acquifere. Le falde defluiscono generalmente a pelo libero e sono alimentate esclusivamente dalle acque di precipitazione che insistono sui depositi che le contengono. La zona di emergenza è costituita da sorgenti di strato, situate al contatto sabbie - argille, o di emergenza, laddove l'alveo dei corsi d'acqua incide la superficie piezometrica. Le acque meteoriche, in fase di esercizio, saranno direttamente recapitate sui terreni circostanti come consentito ai sensi delle NTA del Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia. 13

15 Tenendo conto di quanto detto sopra ed in considerazione delle modeste profondità interessate dalla realizzazione dell opera, per tale componente l impatto atteso risulta lieve. 3.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO L'area indagata ricade nella zona di transizione tra la parte sud-occidentale delle Murge (horst di Altamura), che con il Gargano e la Penisola Salentina (dalla quale è separata dalla linea tettonica Taranto-Brindisi ), rappresenta uno dei blocchi calcarei costituenti l'avampaese apulo e la parte orientale della Fossa Bradanica. Dal punto di vista geodinamico, l Avampaese fa parte della microplacca Apula, che, a sua volta, costituisce una delle parti settentrionali della Placca Africana, altrimenti conosciuta come Promontorio Africano. S intuisce facilmente come lo sviluppo geodinamico di questa parte del territorio pugliese, sia strettamente connesso a quello subito dalla suddetta placca, la cui evoluzione, iniziata circa milioni di anni fa, è proseguita con il coinvolgimento tettonico della stessa in seguito collisione con la Placca Eurasiatica. Dal Paleozoico superiore al Triassico medio il margine settentrionale del paleocontinente africano si presentava come un ampia piana alluvionale, percorsa da corsi d acqua meandriformi, che depositavano materiali detritici continentali (spessori oltre 1000 m) su basamento cristallino paleozoico. Il progressivo sprofondamento del margine africano portava alla formazione nel Giurassico Cretaceo di un mare tropicale con acque poco profonde, anche se, potrebbe aver subito un'episodica emersione testimoniata da una lacuna datata al Turoniano. Durante il Cretaceo superiore e il Paleogene la piattaforma carbonatica apula subì un ampio inarcamento, evolvendo progressivamente in una vasta terra emersa corrispondente in gran parte all attuale territorio pugliese. La superficie emersa della piattaforma carbonatica fu modellata dal carsismo di tipo subtropicale, mentre la sedimentazione carbonatica di piattaforma continuò a svilupparsi con discontinuità durante il Paleogene lungo i margini sommersi. Nel Pliocene Pleistocene inferiore il progressivo avanzamento delle strutture tettoniche appenniniche e dinarico-elleniche determinarono l inflessione e la subduzione dei margini opposti dell Avampaese apulo ed un conseguente rialzo del settore mediano che assume l assetto morfologico strutturale di pilastro tettonico (horst). Dal Pliocene medio-superiore (3,5 M.a. fa) e fino al Pleistocene inferiore (1,6 M.a. fa), il lento abbassamento ha comportato l inesorabile avanzamento del mare, che isola l'area murgiana configurando un esteso bacino sedimentario, in cui andranno a depositarsi le unità appartenenti alla Serie della Fossa bradanica. 14

16 I primi depositi trasgressivi sui calcari del Cretaceo sono rappresentati dalla "Calcarenite di Gravina" (Pliocene medio? - Pleistocene inferiore, da circa 3,4 a 1,5 M.a.); questa formazione, costituita da calcareniti organogene scarsamente cementate, è nota in Puglia come "tufo calcareo". Lo spessore della formazione varia in relazione alla conformazione del substrato; maggiori gli spessori nelle depressioni strutturali (graben), pressoché assente in prossimità degli alti strutturali (horst). Man mano che il bacino si approfondiva, sulla "Calcarenite di Gravina" si accumulavano argille, argille marnose e silts argillosi riferibili alle "Argille subappennine" (Pleistocene inferiore, 1,5 M.a.). Tale unità comprende i sedimenti di maggiore profondità della successione della Fossa bradanica; infatti, a partire da questo momento ha inizio un graduale sollevamento regionale, documentato prima dalle "Sabbie di Monte Marano" e successivamente dal "Conglomerato d Irsina (Pleistocene inferiore-medio, da 1,5 a M.a.). La tendenza all'emersione continua per la restante parte del Quaternario (ultimo milione di anni), ed è evidenziata da più ordini di superfici terrazzate registrate sull'altopiano delle Murge, ed in generale un pò dovunque nella regione Puglia. Tali superfici, dette spianate d abrasione marina, sono delimitate da scarpate più o meno ripide. La tappa finale dell evoluzione geodinamica delle Murge, iniziata con la fine del Pleistocene inferiore, è tuttora in atto ed è contrassegnata da un discontinuo e non uniforme sollevamento dell intero sistema Catena Avanfossa Avampaese, che causò un progressivo ritiro del mare verso l attuale linea di costa. I caratteri tettonici dell area in esame sono strutturalmente legati all evoluzione geologica della regione murgiana ed alla vicinanza dell horst di Altamura. Gli strati risultano poco inclinati, prevalentemente 8-10, e nel complesso costituiscono una struttura monoclinatica immergente a ovest sud-ovest in cui s individua un blando sistema di pieghe antiformi e sinformi. Tale struttura, arealmente risulta complicata da faglie direzionali agli assi delle pieghe con rigetti non ovunque ben riconoscibili, nonchè da sistemi di fratture sub-verticali. I rilevi geologici di superficie, invero poco significativi, uniti ai più cospicui dati disponibili in letteratura hanno consentito di ricostruire i linea generale l assetto geologico complessivo, che risulta costituito da un basamento calcareo dolomitico di età cretacea su cui giacciono in trasgressione i depositi della Fossa Bradanica. In particolare la successione stratigrafica, riscontrata in affioramento e dalla carta geologica Foglio 189 Altamura (a partire dal basso e dalla formazione più antica alla più recente), dell area interessata dal progetto è la seguente: Calcare di Altamura - Cc10-8 ; Tufo di Gravina Qcc ; 15

17 Argille di Gravina Qca ; Sabbie di Montemarano Qcs ; Conglomerato di Irsina q1cg ; Depositi alluvionali terrazzati - l. La formazione del Calcare di Altamura, databile al Coniaciano-Santoniano grazie al contenuto fossilifero in rudiste e foraminiferi, affiora nei pressi dell abitato di Altamura in corrispondenza dell omonimo horst, e perciò ad est dell area di studio. Sotto il profilo litologico, si tratta di un calcare biostromale, ad aspetto ceroide, a luoghi brecciato con cementazione composta da una matrice calcarea ferrugginosa, di colore biancastro o occasionalmente grigio chiaro. Questa sequenza carbonatica deriva da fanghi calcarei formatisi in estesi ambienti epicontinentali a sedimentazione carbonatica, con fenomeni di interruzione nella sedimentazione. La base della formazione non è affiorante ma i dati di letteratura ne attribuiscono una potenza di circa 1000 m. Dal punto di vista tettonico la formazione mostra un assetto monoclinalico e presenta un blando sistema di pieghe tipiche dell assetto del calcare di Altamura a circa metà strada tra l area di studio e l abitato di Altamura. Fig. 3.2/1 : Stralcio della Carta geologica d Italia, foglio 189 Altamura in scala 1: , nel riquadro blu l area interessata dall intervento. In evidente discordanza angolare sul Calcare di Altamura si rinviene il Tufo di Gravina formato da calcareniti massicce di colore giallognolo o biancastro con irregolare stratificazione. La formazione risulta essere ad alto contenuto fossilifero, costituito da brachiopodi, molluschi e foraminiferi, e passa eteropicamente alle argille. Essa, databile al Calabriano, affiora a lembi nell area interessata dal progetto, tuttavia tale affermazione risulta perlopiù desunta dallo studio della carta geologica, in quanto come già detto l intensa coltivazione dell area rende difficile l osservazione diretta delle formazioni. Al riguardo in 16

18 fase di redazione del progetto definitivo verrà condotta, oltre ad una campagna di indagini necessaria per la caratterizzazione delle formazioni, anche un più dettagliato rilevamento della zona che unito ai dati di perforazione consentiranno una più adeguata descrizione delle formazioni che risultano affiorare a piccoli lembi. Le Argille di Gravina si rinvengono in eteropia con le calcareniti, sono di colore azzurro e presentano fossili marini. Non differiscono dalle comuni argille grigio-azzurre presenti al piede dell Appennino. Anche queste affiorano a lembi, ed essendo eteropiche con le calcareniti, sono anch esse databili al Calabriano. Sulle argille si rinvengono, secondo la successione tipica della Fossa Bradanica, le Sabbie di Montemarano. Sono sabbie calcareo-quarzose cementate, gialle, con abbondanti fossili marini. Sono databili al Calabriano e come tutte le altre formazioni, ad eccezione del Calcare, sono presenti a lembi isolati, trattandosi delle prime propaggini orientali della Fossa. Conclude il ciclo dei sedimenti della Fossa Bradanica il Conglomerato di Irsina. Esso risulta composto da ciottoli di media grandezza, più o meno arrotondati o a luoghi appiattiti. Lo spessore risulta modesto ed è databile al Villafranchiano. La regressione marina post-calabriana è stata seguita da un periodo di oscillazione del livello di base dei fiumi della zona. Ciò ha creato terrazzamenti lungo i solchi erosivi. Nella zona di interesse risultano presenti alcuni lembi di tali terrazzi formati per lo più da sedimenti ciottolososabbiosi di età pleistocenica superiore. 3.3 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO L area oggetto di studio è posta nella parte centro-occidentale della Puglia, in una zona caratterizzata dal contatto tra le Murge, un vasto altopiano carsico (avente quote mediamente comprese tra i 400 e i 500 m s.l.m.), che si estende grossomodo dal Fiume Ofanto fino alla congiungente Brindisi Taranto e le prime propaggini della Fossa Bradanica. L altopiano murgiano si presenta come una gradinata tettonica costituita da una serie di ripiani posti a quote via via decrescenti verso il mare. Si tratta di terrazzi marini, allungati parallelamente alla costa in direzione NO SE e leggermente inclinati a NE, che si raccordano tramite scarpate morfologiche, spesso nette e ben riconoscibili, d altezza variabile, che possono testimoniare periodi di stasi del livello del mare (si tratterebbe d antiche linee di costa). In particolare il territorio oggetto di studio è sito in una tra le parti più alte dello stesso altopiano che presenta una morfologia caratterizzata da blande pieghe a largo raggio. Sono riconoscibili, prevalentemente dall analisi della cartografia geologica, la presenza di faglie che hanno di fatto dislocato i Calcari, costituenti l altopiano, abbassandoli verso il bordo orientale della Fossa Bradanica. 17

19 Sia i ripiani sia le scarpate dei terrazzi conservano i segni del ruscellamento superficiale, che li ha modellati con solchi d origine carsico erosiva talora profondi e d apprezzabile ampiezza, localmente denominati lame. Tali solchi in occasione di periodi particolarmente piovosi possono convogliare notevoli quantitativi d acqua e spesso sono riempiti da materiale alluvionale recente. Tuttavia, la natura calcarea del sottosuolo, costituito sostanzialmente da terreni cretacei, determina nel complesso l'assenza di una importante rete idrografica superficiale; infatti, questa è costituita soltanto da piccoli corsi d'acqua a carattere stagionale che, pur sviluppandosi spesso in direzione normale all'attuale linea di costa adriatica, non sempre hanno come recapito ultimo il mare, ma, anzi, trovano spesso la loro terminazione in inghiottitoi carsici. Un impronta significativa alla morfologia è data dalla presenza di forme carsiche epigee come le doline, spesso a contorno sub-circolare, che sono accompagnate dalla presenza diffusa di terre rosse o terreni residuali, costituiti soprattutto dai residui insolubili del calcare come l ossido di ferro ed alluminio, che conferiscono al terreno un colore marrone ruggine. In seguito all azione dilavante dell acqua di ruscellamento, la terra rossa si accumula nelle zone topograficamente depresse e penetra nel sistema carsico ipogeo. Di tali segni non si registra la presenza evidente nell area oggetto di studio. La Fossa bradanica costituisce una depressione allungata nella stessa direzione delle Murge, delimitata ad occidente dall Appennino meridionale e ad oriente dalle Murge stesse. Le aree dove affiorano i calcari si distinguono morfologicamente per le forme superficiali aspre, mentre le aree dove affiorano i depositi plio-pleistocenici, per le forme del rilievo più morbide e regolari. Nei terreni formanti la successione della Fossa Bradanica la morfologia è collinare con rilievi modesti a sommità piatta. Da una prima ricognizione dei luoghi gli stessi si presentano sostanzialmente pianeggianti e non sembrano interessati da evidenti fenomeni di dissesto superficiale. Va tuttavia sottolineata la presenza di un terrazzo, di quota 400 m s.l.m., che interessa in parte il tracciato della costruendo opera e ai suoi piedi, dopo una scarpata di una decina di metri, un compluvio naturale, braccio isolato e terminale del torrente Gravina di Matera, per attraversare il quale sarà necessaria un opera di scavalco adeguata. Alla luce delle considerazioni appena fatte e considerando la tipologia realizzativa che verrà utilizzata, e che interesserà i primissimi metri, si può ragionevolmente supporre che l impatto del progetto sulla componente suolo e sottosuolo è da considerarsi molto modesto. Inoltre, per il reperimento del materiale necessario ai rilevati saranno privilegiate cave di prestito già operanti. Tenendo conto di quanto detto sopra ed in considerazione delle modeste profondità interessate dalla realizzazione dell opera, per tale componente l impatto atteso risulta lieve. 18

20 4. VEGETAZIONE FLORA E FAUNA 4.1 INTRODUZIONE Il territorio della Provincia di Bari è caratterizzato da una notevole eterogeneità paesaggistica e dauna massiccia antropizzazione delle aree rurali soprattutto nelle zone comprese fra la costa ed il territorio dell alta Murgia. Nel corso degli anni il paesaggio e la biodiversità autoctona sono venuti a modificarsi a seguito di cambiamenti storici che stanno gradualmente determinando una omologazione dei paesaggi agrari e la contestuale perdita delle peculiarità ambientali intermini di flora e fauna. Quanto descritto è determinato dal miglioramento delle condizioni di lavoro nei campi e disponibilità di nuovi e potenti mezzi che permettono di dissodare suoli che fino a pochi anni fa non si riteneva potessero essere coltivati. Il risultato è uno sviluppo dell agricoltura in concomitanza con la frammentazione degli habitat naturali, con una contestuale riduzione del patrimonio naturale in termini di flora e fauna. A questo è da aggiungersi lo sviluppo dell attività manifatturiera condotta in talune aree del territorio in esame, che ha ulteriormente incrementato la pressione dell uomo sull ambiente naturale. Il territorio di Gravina è ubicato nella zona Sud/Sud-Est della provincia di Bari, ovvero in un area nella quale le condizioni meteo climatiche hanno favorito la formazione prevalente di vegetazioni ad alto fusto di tipo arbustivo e boschivo. Nella valutazione dell ecosistema del comprensorio oggetto di studio sarà necessario tenere in debita considerazione il rapporto attualmente esistente tra zone coltivate e/o più o meno antropizzate e le strutture naturali o semi-naturali tuttora intatte. Se da una parte appare opportuno accrescere l interesse rispetto al miglioramento della fruizione delle aree di pregio esistenti, vincolate e non, anche a fini turistici, appare opportuno fin d ora porre l attenzione sulla necessità di procedere ad effettuare delle azioni di sensibilizzazione che permettano all intera collettività di acquisire una consapevolezza diffusa circa la valenza e la bellezza di queste porzioni di territorio. Esistono disposizioni normative applicabili alla tutela della biodiversità, costituite da convenzioni internazionali, direttive comunitarie e leggi nazionali e regionali alle quali è necessario rifarsi per individuare i livelli di protezione e tutela del territorio nonché per sviluppare la programmazione di interventi volti alla manutenzione e alla conserva ione del patrimonio ambientale della flora e della fauna. 19

21 4.2 INQUADRAMENTO GENERALE DELL'AREA La sconfinata e assetata area Murgiana rappresentata da una successione interminabile di sporgenze rocciose e' uno dei luoghi piu' caratteristici del paesaggio pugliese. L'altitudine e' modesta perche' supera di poco, al margine occidentale, i 600 metri di quota, mentre verso il mare, degrada gradualmente a costituire immense pianure coltivate perlopiù ad olivo. Il territorio di Gravina di Puglia cade nell area dell alta Murgia, anche se non ricompreso all interno dei confini del Parco Nazionale. L alta Murgia offre allo sguardo sterminati spazi verdi. Lo scenario si presenta primitivo e semplice, all'inizio percepito come aspro e brullo. In particolare nel periodo estivo, quando l'aridità' del clima sottrae alla vista innumerevoli segni di un paesaggio variegato e composito che, a ben guardare, si dimostra straordinario. Le forme dell'altipiano sono confusamente ma debolmente ondulate, con ampie groppe di scarso rilievo, tra cui si avvallano depressioni chiuse o semichiuse, di solito allungate. E' tutto un leggero saliscendi, un continuo affiorare della roccia calcarea in spuntoni piatti di color grigio chiaro o biancastroche rilevano la costituzione geologica della zona. Caratteristici sono i fenomeni geologici rappresentati dalle Doline, Grottee Lame, che se da un lato concorrono a creare un ambiente suggestivo dall'altro formano habitat particolarmente ricchi di specie floro-faunistiche. Il territorio dell'alta Murgia e' infatti interessato da una moltitudine di fenomeni naturali e di testimonianze storico-architettoniche. Esso infatti, e' frutto di un processo di stratificazione che ha generato quella complessa trama di rapporti tra l'uomo e l'ambiente dalla quale ha preso forma una territorialità estremamente ricca e complessa. Ne sono prova le cisterne, i muretti a secco, gli jazzi, le masserie, i casali, le specchie ecc. L'aspetto attuale della Murgia, con vaste superfici caratterizzate da roccia affiorante, e' probabilmente il risultato congiunto di attivita' antropiche quali il disboscamento, gli innumerevoli incendi, il pascolo, la monocoltura di cereali, l'azione dilavatrice delle intense piogge autunnali ed invernali e l'erosione dei forti venti che soffiano sul terreno ormai povero di copertura vegetale. Questi ambienti conoscono periodi dell'anno molto vitali ed accoglienti, specie nelle stagioni autunnale e primaverile che con le loro abbondanti piogge risvegliano la variegata e coloratissima vegetazione spontanea che ricopre il terreno, sino ad allora arido e brullo, di un manto verde macchiato qua e la' di profumatissimi e colorati fiori spontanei. La vegetazione presente in questo ambiente e' tra le piu' interessanti del Mediterraneo, per questo sono state censite oltre 1500 specie vegetali: di notevole rilevanza sono i micro paesaggi dei licheni, dei muschi, e delle steppe o lande a graminacee. Tra i funghi, poi si annovera la specie rara del Cardoncello. 20

22 Sulla maggior parte dei pascoli hanno trovato habitat favorevole specie endemiche come l'iris pseudopumila, Crocus thomasi, Prunus webbiie tante orchidee spontanee appartenenti al genere Orchyse Ophrys. Alcune porzioni sono cespugliate o arborate con prevalenza del Perastro(Pyrus amygdaliformis), del Rovo, Timo selvatico, Asparago, Terebinto, Lentiscoe Biancospino; lo strato erboso e' costituito principalmente da Graminacee, Ferule, Cardie Asfodeli. Alcune specie vegetali hanno assunto particolari sistemi di adattamento per resistere all'aridita' del suolo e alla scarsa piovosita' della zona come l'ispessimento delle cuticole fogliari o la presenza sulle foglie di peluria lanuginosa che ha lo scopo di rifletterei raggi solari e di conseguenza diminuire l'evaporazione dell'acqua. Permangono in formazioni relitte boschi di roverella, la cui presenza denunzia un territorio non ancora degradato, come si deduce dalle residue colture di mandorlo, dalle coltivazioni di vite e seminativi che si trovano ad essi mescolati. Spesso sono localizzati in prossimita' di Masserie e sono ricchi di specie da sottobosco, fra cui erbacee annuali e perenni, erbe cespitose o camefite, suffrutticose, lianose ecc. Infine troviamo bene adattata una flora cespugliosa eliofila, tipica dei pascoli e delle garighe, formazioni tra le piu' ricche in biodiversita'. Per quanto concerne la fauna della Murgia in generale, mutamenti ambientali e azioni antropiche hanno portato alla estinzione di molte specie presenti sin dall inizio del secolo scorso, come il lupo, il capovaccaio, il gatto selvatico, la gallina prataio la, per citarne alcune delle più note. La struttura della comunità animale risente di queste profonde modificazioni e presenta un ridotto numero di specie animali di grande taglia, ma un numero maggiore di specie di piccola taglia (insetti ed invertebrati, uccelli di piccola taglia, micromammiferi). Le Murge nord-occidentali ospitano una delle maggiori popolazioni a livello nazionale di avifauna delle steppe; tra le circa 90 specie, la calandrella, la calandra, il grillaio, l'occhione, la gallina prataiola abituati a frequentare gli ambienti aperti dei campi coltivati. Tra le specie nidificanti nel bosco si devono citare: il gufo comune, il barbagianni, la ghiandaia marina, il rigogolo, qualche coppia di gheppi, il pettirosso, l'usignolo, il merlo, l'averla capirossae cenerina, l'assiolo. Tra i Mammiferi oltre alle specie più comuni, volpi, faine, donnole, talpe, varie specie di topi, sono presenti il riccio di terra, il tasso e l'istrice. I rettili sono numerosi nelle aree più aperte del bosco e comprendono specie interessanti come la tartaruga otestuggine comune, il colubro leopardiano, il cervone, la vipera. Non mancano rane esculente e rospi comuni. Le pozze d'acqua sul fondo delle gravine sono l'habitat di specie rare come l'ululone dal ventre giallo, le raganelle, la 21

23 biscia dal collare ed il granchio di fiume. Ricchissima la varietà di artropodi come gli Insetti e gli Aracnidi. 4.3 DESCRIZIONE DELLA VEGETAZIONE E DELLA FLORA PRESENTI NELL'AREA DI INTERVENTO La Puglia presenta un elevata discontinuità territoriale determinata dal notevole sviluppo della linea di costa, dal Promontorio del Gargano sino al Capo di S. Maria di Leuca lungo il Mare Adriatico e nel Mar Ionio sino al Golfo di Taranto, e da una morfologia superficiale fortemente articolata. Il territorio regionale si presenta topograficamente diversificato. La parte centrale è caratterizzata da un esteso complesso collinare orientato all incirca in direzione Nord Ovest Sud Est denominato Murge, separato in due sub-distretti in corrispondenza della depressione di Gioia del Colle detti Murge di Nord Ovest e Murge di Sud Est. Le Murge si affacciano a Sud Ovest sulla valle del Bradano mentre degradano più o meno rapidamente sino al Mare Ionio a Sud e al Mare Adriatico a Nord Est dai quali sono separate per una stretta e pianeggiante fascia litoranea. Una prima area climatica omogenea comprende la parte più elevata del promontorio del Gargano e del Preappennino Dauno e una piccola area presso Gravina di Puglia (BA) ove, per l accentuata continentalità, si ha il dominio di boschi a Quercus cerris L. e, in peculiari situazioni topo-climatiche, a Fagus sylvatica L.. Una seconda area climatica omogenea occupa tutta la parte Nord-Occidentale delle Murge, la pianura di Foggia sino al litorale Adriatico settentrionale, i fianchi Nord-Orientali del pre-appenino Dauno sino a quote comprese tra 500 e 600 m, nonché le aree comprese tra le isoipse di 400 e 850 m del promontorio del Gargano. Influenzata dal settore geografico Nord-orientale e dalla vicina catena appenninica, presenta anch essa una spiccata continentalità con una vegetazione mesofila submontana, dominata da cenosi a Q. pubescens Willd ascrivibili al Quercion pubescenti-petreae. Nell ambito di questa area climatica i territori caratterizzati da elevata aridità estiva ospitano praterie xeriche a Stipa austroitalica Martinovsky. Una terza area climatica corrisponde al comprensorio delle Murge di Sud-Est. L area è caratterizzata da boschi a Quercus trojana Webb, quasi totalmente degradati a pascoli arborati dalla millenaria azione antropica. La quarta area climatica omogenea comprende l estremo Sud della Puglia e la pianura di Bari con le aree collinari murgiane limitrofe. Le fitocenosi più caratteristiche sono date da boscaglie e macchie a Quercus coccifera L. e da stadi più degradati della corrispondente 22

24 serie di vegetazione, come ad esempio, le garighe a Thymus capitatus (L.) Hoffmgg. et Link e a Sarcopoterium spinosum (L.) Spach del Salento meridionale. Come anticipato le favorevoli condizioni climatiche del bacino mediterraneo, fanno sì che la vegetazione in Puglia presenti una notevole varietà; tale varietà è testimoniata dall esistenza sul territorio di circa 2,000 specie, di cui il 38% endemiche, e da circa 6,000 taxa che rappresentano il 40% dei taxa esistenti in Italia. In base alla loro composizione floristica, alle esigenze ecologiche, i boschi a fragno presenti nelle Murge pugliesi mostrano un chiaro carattere termofilo. Infatti in queste formazioni sono presenti numerose sclerofille arboree, arbustive e lianose come Leccio, Fillirea, Rubia peregrina, Rosa sempervirens, caprifoglio, lentisco, viburno tino, che si accompagnano ad altri elementi termofili decidui come perastro, Orniello, Terebinto. Nel loro complesso questi fragneti, si insediano su substrati calcarei costituendo un tipo di vegetazione peculiare ed esclusiva di quest area. La quasi totalità delle aree boschive con fragno del territorio in oggetto si mostrano costituite da boschi cedui semplici o matricinati e da pascoli arborati. I boschi cedui infatti sono periodicamente utilizzati per il prelievo della legna e si mostrano strutturalmente impoveriti da turni di taglio troppo ravvicinati. Nel caso di cedui semplici si tratta di formazioni costituite da alberi di modeste dimensioni, costrette a rinnovarsi esclusivamente per via vegetativa. Nel caso dei cedui matricinati, invece, è presente una certa percentuale di alberi adulti con funzione di produrre e diffondere le ghiande e permettere anche un tipo di riproduzione sessuata. I pascoli arborati sono strutturalmente delle formazioni rade, nelle quali il sottobosco si presenta scarso e il sesto tra le essenze arboree è elevato per permettere il transito e il pascolo degli animali. In questo caso vi è una ricca componente erbacea dovuta alla copertura rada, spesso rappresentata da specie nitrofile e ruderali, che banalizzano l ambiente. La vegetazione arborea ripariale è diffusa lungo i torrenti all interno delle gravine. Tale vegetazione arborea, è costituita prevalentemente da pioppo bianco, pioppo nero, salice sp., e olmo. Uno degli aspetti più pregevoli della vegetazione del territorio considerato è senza dubbio quello della vegetazione rupestre. I pendii calcarei più o meno ripidi costituiscono un singolare habitat idoneo all affermarsi di una particolare flora e vegetazione rupestre. In particolare nell area sono presenti alcune specie a diffusione balcanica che hanno in Puglia l estrema propaggine occidentale di un areale a prevalente diffusione orientale, come ad esempio la Campanula versicolor e la Scrophularia lucida. Una particolarità di questa flora è di riuscire a vivere sulla nuda roccia e ad utilizzare l acqua in essa circolante. Si tratta di un adattamento che consente alle piante di utilizzare l acqua che le rocce immagazzinano durante i ben noti fenomeni di condensa. 23

25 Questa disponibilità idrica costante simula condizioni microclimatiche particolari che consentono a queste specie di sopravvivere agevolmente durante il periodo di aridità estiva, grazie anche allo sviluppo in talune di esse di una modesta crassulenza. Oltre a tali formazioni, si è riscontrata, soprattutto nella parte intermedia del bacino, la presenza di macchie, garighe e pseudosteppe che possono rappresentare sia stadi di degrado dei tipi boscati, sia stadi evolutivi secondari, derivanti cioè dall abbandono di colture tradizionali (oliveti e mandorleti). Tali formazioni, presenti tipicamente nelle fasce di pertinenza del corso d acqua, si estendono a tratti anche sul piano di campagna. Anche in questo caso si tratta di elementi paesistici a forte valenza ecologica in quanto, come tutte le formazioni frammentate fino al limitedell isolamento, rappresentano rifugio per la fauna selvatica. Le garighe e le pseudosteppe di origine secondaria inoltre costituiscono parti importanti dell habitat di molte specie di uccelli e di micromammiferi ed ospitano specie floristiche non banali quali le Orchidacee, fra le quali si evidenzia la presenza della Serapias orientalis Nelson subspecie apulica Nelson, classificata come vulnerabile nella Lista Rossa regionale. Dal punto di vista naturalistico la gravina è simile ad un isola dove diverse specie animali e vegetali sono sopravvissute adattandosi al nuovo ambiente. Nell oasi trovano ampio spazio boschi di quercus ilex e di quercus trojana, presenti in Italia solo sulle murge pugliesi e materane, e molte piante tra cui l euphorbia dendroides, la campanula versicolor, dai bei fiori viola pallido, che fiorisce da giugno ad ottobre e che ricopre a chiazze le pareti della gravina. 24

26 Fig. 4.3/1 : esempi di Quercus trojana Webb., Quercus ilex L e campanula Sulle pareti meno ripide e sempreverdi per la presenza di Leccio si arrampicano il Cisto, il Terebinto, il Lentisco, il Ginepro. In primavera, lungo i sentieri della gravina è possibile ammirare variopinti fioriture di orchidee selvatiche. La posizione geografica della Regione Puglia, protesa nel Mediterraneo verso oriente ha fatto si che nel miocene, 5-6 milioni di anni fa, quando si creò un ponte di isole tra Puglia e Balcani, diverse specie di animali e piante passassero nella nostra Regione. Note col nome di specie trans-adriatiche, hanno trovato scampo solo nelle nostre gravine, luoghi dove le attività umane di pesante impatto ambientale non sono ancora giunte. A tale periodo risale il passaggio in Puglia del Fragno e della quercia Vallonea, del colubro leopardino e del geco di Kotschi tra gli animali. Diversi gli habitat presenti nel sito, come le aree di pseudosteppa, boschi di leccio, la macchia termofila, boschi di fragno, la macchia mesofita, la gariga, la vegetazione ripariale e la vegetazione rupestre. Notevole importanza riveste l avifauna nelle gravine in studio, tanto da essere riconosciute dalla Comunità europea come zona a protezione speciale (ZPS). Gli abitanti più importanti sono: il falco lanario (Falco biarmicus feldeggi), il Capovaccaio (Neophron percnopterus), il gufo reale (Bubo bubo). L importanza faunistica dell area va oltre i confini regionali assumendo il ruolo di sito importante per la protezione di specie quali il Lanario (Falco biarmicus), il Grillaio (Falco naumanni) facilmente osservabile nei mesi tra marzo e settembre, il Biancone (Circaetus gallicus), il Gufo reale (Bubo bubo) - è 25

27 questa l unica area regionale, al di fuori del Gargano, di riproduzione del Gufo reale - ed il Capovaccaio (Neophron percnopterus). In generale, comunque, le gravine dell arco ionico, presentano una elevata diversità di specie di rapaci, sia diurni che notturni, quali Gheppio (Falco tinnunculus), il Nibbio Bruno, Barbagianni (Tyto alba), Civetta (Athena noctua), Gufo comune (Asio otus), Assiolo (Otus scops). Gli ambienti rupicoli delle gravine ospitano numerose altre specie quali il Passero solitario (Monticola solitarius), la Ghiandaia marina (Coracias garrulus), il Corvo imperiale (Corvus corax), la Monachella (Oenanthe hispanica). Una specie di particolare valore biogeografico rinvenibile nelle aree boschive a fragno è lo Zigolo capinero (Emberiza melanocephala). Fig. 4.3/2 : Falco naumanni Infine è da registrate la presenza, come visitatore invernale, di un aquila di dimensioni intermedie (70 cm) tra l Aquila reale e la Poiana: l Aquila del Bonelli, che abita i paesaggi mediterranei con bassa o scarsa vegetazione. La situazione dell Aquila del Bonelli non è preoccupante nel suo areale extraeuropeo, ma in Europa la specie è in netta diminuzione. In Italia la popolazione ammonterebbe a non più di 20 coppie. Le cause della diminuzione della specie non sono ben comprese, in ogni caso tra i fattori più importanti si possono annoverare la persecuzione diretta, la trasformazione e degradazione dell habitat, il disturbo umano nelle aree riproduttive nonché l impatto con le linee di alta tensione, che causa una forte mortalità fra i giovani. Gli aspetti faunistici relativi alla classe dei Mammiferi sono meno evidenti rispetto alla componente avifaunistica, comunque sono rilevabili nell area-specie assenti o rare nel resto 26

28 della regione. In particolare interessa la presenza dell Istrice (Hystrix cristata). Il contesto ambientale ancora in buono stato rende possibile la presenza di numerose altre specie di mammiferi come il Tasso (Meles meles), la Volpe (Vulpes vulpes), la Faina (Martes foina), la Donnola (Mustela nivalis), che anche se presenti in tutta la regione trovano in quest area popolazioni più ricche ed abbondanti. Mancano totalmente specie di grandi dimensioni come i Cervidi (Cervo, Capriolo, Daino) e Carnivori più esigenti come il Lupo. Unica eccezione è il Cinghiale (Sus scrofa), frutto comunque di ripopolamenti a scopo venatorio. Dal punto di vista erpetologico la gravina offre un habitat unico per tante specie come: la vipera, il cervone e particolarmente interessanti sono la presenza di specie di origine balcanica come il Geco di Kotschy (Cyrtodactylus kotschyi) ed il Colubro leopardino (Elaphe situla), a completare l eccezionale fauna delle gravine conservatasi grazie alla difficoltà della loro messa a coltura ed alla complessa accessibilità. Un aspetto particolarmente interessante, che determina la creazione di numerose nicchie ecologiche, è rappresentato dalla formazione di uno spiccato gradiente termico all interno delle gravine. Questo fa sì che procedendo dal margine superiore al fondo della gravina si susseguono comunità vegetali che richiedono un diverso grado di umidità, il che da luogo sul fondo alla formazione di una vegetazione più mesofila. Questi ambienti caratterizzati, nei mesi più piovosi, dalla presenza di raccolte di acqua temporanea sono il rifugio ideale di numerose specie di anfibi altrimenti rari: la Raganella italiana (Hyla intermedia), il rospo smeraldino e rettili come la Biscia dal collare (Natrix tessellata). Per adattare le esigenze del cantiere con i possibili usi quotidiani degli ambienti confinanti si adotteranno tutti gli accorgimenti utili al contenimento delle emissioni sonore. Verranno impiegatele più idonee attrezzature operanti in conformità alle direttive UE in materia di emissione acustica ambientale; inoltre verrà data preventiva informazione, alle persone potenzialmente disturbate dalla rumorosità del cantiere, sui tempi e i modi di esercizio, sulla data di inizio e di fine dei lavori. 4.4 ECOSISTEMI Nella figura 4.4/1 è rappresentato, in maniera schematica, l ecosistema dell ambiente del comprensorio della area oggetto di intervento. Si tratta di un ecosistema parzialmente modificato dall'attività antropica e caratterizzato da un equilibrio a favore della presenza umana che risulta dominante sulle altre componenti. Detto ecosistema appare oggi vulnerabile in tutte le sue componenti per diversi motivi: condizioni climatiche sfavorevoli che incidono negativamente sulle risorse idriche, desertificazione dei suoli; 27

29 minaccia di estinzione di alcune delle specie animali e vegetali su descritte; sviluppo di attività umane che entrano in conflitto con il patrimonio rurale esistente. Si tratta pur sempre di un ecosistema abbastanza compromesso dalla incisiva azione antropica che trova la sua massima espressione nelle numerose cave disseminate nei dintorni dell'area di intervento. In questa ottica l intervento di realizzazione di una strada di collegamento non appare assumere un carattere di eccessiva invasività dal punto di vista ambientale, se non nei confronti di quelle zone che ancora oggi rimangono di tipo rurale, destinate per la maggior parte alla olivicoltura. Fig. 4.4/1 : Ecosistema dell ambiente attraversato 28

30 4.5 PUTT/PUGLIA In relazione agli Ambiti Territoriali Estesi previsti dal P.U.T.T./P della Regione Puglia, gli interventi in progetto ricadono: nella prima parte e quasi per l'intero tracciato - dalla Statale 96 fino alla S.P in nessun ambito territoriale esteso; nella seconda parte - in corrispondenza della costruenda prima rotatoria che collega alla SP27 - siamo in un ambito territoriale esteso di tipo B valore rilevante. In particolare è presente l ambito territoriale di tipo B valore rilevante laddove la strada provinciale si sovrappone al Tratturo Cassano Murge Canneto. Le direttive di tutela del P.U.T.T., per quanto attiene gli ambiti territoriali di valore B, prevedono che le previsioni insediative ed i progetti delle opere di trasformazione del territorio debbano, rispettivamente, tendere a conservare e valorizzare l assetto attuale e a mantenere l'assetto geomorfologico d'insieme e conservare l'assetto idrogeologico delle relative aree. Gli interventi di trasformazione fisica del territorio e/o insediativi vanno resi compatibili con la conservazione degli elementi caratterizzanti il sistema botanico-vegetazionale, la sua ricostituzione, le attività agricole coerenti con la conservazione del suolo. Va inoltre evitata ogni destinazione d'uso non compatibile con le finalità di salvaguardia, individuando comunque i modi per innescare processi di corretto riutilizzo e valorizzazione. Ambiti Territoriali Distinti Gli elementi strutturanti il territorio sono definiti con l art e si articolano nei seguenti sistemi: sistema dell assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico; sistema della copertura botanico-vegetazionale, colturale e della potenzialità faunistica; sistema della stratificazione storica dell organizzazione insediativa. Si confrontino in proposito le tavole allegate alla presente, dove è possibile evincere la presenza nella parte a nord l area interessata dal bacino del Canale Gravina di Matera al numero 626 dell elenco acque della provincia di Bari. Dalla carta relativa alla serie 9 vincoli faunistici emerge come l area di progetto lambisca il bosco Selva una zona di ripopolamento e cattura all interno de La Murgetta segnalata nell elenco dei vincoli faunistici della Provincia di Bari al numero 1. Relativamente al sistema della stratificazione storica dell organizzazione insediativa (art delle N.T.A. del P.U.T.T./P) il progetto interessa il tratturo Melfi - Castellaneta, individuato al numero 66 dei vincoli archeologici. Si segnala inoltre a più di un km in direzione nord-est la villa rustica romana Montedoro, individuata nell elenco vincoli e segnalazioni archeologiche ed architettoniche al numero 45 come segnalazione archeologica. 29

31 Fig. 4.5/1 : Ambiti Territoriali Distinti - serie 06 Fig. 4.5/2 : Ambiti Territoriali Distinti - Vincoli faunistici - serie 09 30

32 Fig. 4.5/3 : Ambiti Territoriali Distinti - vincoli e segnalazioni archeologiche ed architettoniche - serie 05 All'uopo, è stata redatta una relazione tecnica di dettaglio dalla quale si evince che l area in esame si rivela interessante dal punto di vista archeologico poiché ubicata a sud ovest dell insediamento situato in Località Montedoro, vincolato ai sensi della Legge n. 1089, luogo di rinvenimento dei resti di un insediamento neolitico e di una necropoli tardo antica. Benchè di rilevante importanza, tale area archeologica vincolata rimane distante e non intercetta il buffer indagato su campo. Fig. 4.5/4 : Stralcio IGM, Foglio 189 III NO, Altamura (Ba), scala 1:

33 Il tracciato stradale da realizzare, inoltre, intercetta nel suo limite meridionale il Tratturo Melfi Castellaneta, nel territorio del Comune di Altamura e di Gravina in Puglia. Più a sud del suddetto Tratturo ma distante dall area in esame, si estende il Tratturello Gravina Matera nel territorio del Comune di Gravina in P. (Ba). Fig. 4.5/5 : Stralcio IGM, Foglio 189 III NO, Altamura (Ba), scala 1: La componente abitativa moderna nel sito è documentata dalla presenza fitta della viabilità principale ed interpoderale, di edifici rurali, opifici ed impianti di varia natura. Alla luce dei dati emersi è stata redatta Carta Archeologica del Rischio dove sono stati individuati tre gradi di rischio: basso, medio e alto. Fig. 4.5/6 : Stralcio Carta del Rischio Archeologico 32

34 Fig. 4.5/7 : Ambiti Territoriali Distinti - Usi civici - serie RETE NATURA VALUTAZIONE DI INCIDENZA Nell area in oggetto rientrano alcuni vincoli derivanti dalla Rete Europea Natura 2000 (Siti d'importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale). La cartografia della zona estesa in cui si colloca Gravina con la sovrapposizione delle aree protette (ZPS, SIC, SIC mare, RiserveNaturali Orientate Regionali; Riserve Naturali Statali, Parchi Naturali Regionali e Parchi Nazionali) è mostrata nelle figure successive. In particolare nel territorio attraversato dall'area oggetto di intervento sono individuabili le seguenti aree protette: area SIC IT Bosco di Mesola rif. legislativo DM 157 del 21/07/2005 area della rete Important Bird Areas IBA 135 Murge. Per la presenza di queste aree viene inoltre predisposta opportuna e separata Valutazione di Incidenza Ambientale, trasmessa alla competente area tecnica della Provincia di Bari. L intervento in esame comporterà una sottrazione di suolo alle aree sottoposte al vincolo di Rete Natura Le misure di mitigazione previste per il ripristino della vegetazione contribuiranno, infine, a preservare il patrimonio arboreo e l avifauna della zona. 33

35 Fig. 4.6/1: SIC IT Bosco di Mesola Fig. 4.6/2: ZPS IT Bosco di Mesola Fig. 4.6/3: IBA 135 Murge 34

36 4.7 MISURE DI MITIGAZIONE L intervento ricade in una zona SIC ZPS Alta Murgia IT e ampie aree dei territori di Altamura e Gravina, compresi i centri abitati e lo stesso Ospedale della Murgia, ricadono in tale zona non esiste alternativa a quella individuata. Le aree su cui insistono gli interventi di progetto non sono tutte nella disponibilità dell Ente e ricadono tutte in zone E agricole (QUALITA seminativo CLASSE 5) come si evidenzia dagli elaborati di inquadramento urbanistico nei P.R.G. di Altamura e Gravina. Non è prevista mitigazione per la fase di cantiere poiché temporanea tuttavia al fine di mitigare l impatto sulle componenti eco-sistemiche, determinato dall occupazione del suolo e dalla sottrazione di vegetazione in conseguenza dell allestimento delle aree di cantiere, al termine dei lavori le installazioni di cantiere saranno smantellate ed i luoghi ripristinati con attività di sistemazione ambientale adeguate secondo i criteri dell ingegneria naturalistica. Si possono segnalare per l aspetto faunistico diverse specie di uccelli, tra cui il nibbio e il grillaio, nella zona dell Alta Murgia. Particolare attenzione sarà posta in fase di realizzazione dell opera per le operazioni di movimento terra e scarico dei materiali di risulta in modo da non recare danno ad eventuali animali presenti nell area e da tutelare le specie di volatili che su di essa transitano o che con essa interagiscono 35

37 5. IL RUMORE Il rumore oggi è fra le principali cause del peggioramento della qualità della vita nelle città. Infatti, sebbene la tendenza in ambito comunitario negli ultimi 15 anni mostri una diminuzione dei livelli di rumore più alti nelle zone maggiormente a rischio (definite zone nere), si è verificato contestualmente un ampliamento delle zone con livelli definiti di attenzione (chiamate zone grigie) che ha comportato un aumento della popolazione esposta ed ha annullato le conseguenze benefiche del primo fenomeno. Il rumore viene comunemente identificato come un "suono non desiderato" o come "una sensazione uditiva sgradevole e fastidiosa". Il rumore infatti, dal punto di vista fisico, ha caratteristiche che si sovrappongono e spesso si identificano con quelle del suono, al punto che un suono gradevole per alcuni può essere percepito da altri come fastidioso. Il suono è definito come una variazione di pressione all'interno di un mezzo che l'orecchio umano riesce a rilevare. Il numero delle variazioni di pressione al secondo viene chiamata frequenza del suono ed è misurata in Hertz (Hz). L'intensità del suono percepito nel punto di misura, corrispondente fisicamente con l'ampiezza dell'onda di pressione, viene espressa in decibel con il livello di pressione sonora (Lp). I suoni che l'orecchio umano è in grado di percepire sono quelli che si trovano all'interno della cosiddetta banda udibile, caratterizzata da frequenze comprese tra 16 Hz e Hz e da livelli di pressione sonora di circa 130 db. In figura 5/1 viene rappresentata la banda udibile, delimitata superiormente dalla "soglia di dolore" e inferiormente dalla "soglia di udibilità". Fig. 5/1 : Banda udibile per un individuo normoudente In relazione alle sue specifiche modalità di emissione, un rumore può essere definito come continuo o discontinuo (se intervallato da pause di durata apprezzabile), stazionario o fluttuante (se 36

38 caratterizzato da oscillazioni rapide del suo livello di pressione sonora superiori a ± 1 db), costante o casuale (se presenta una completa irregolarità dei tempi e dei livelli di emissione), impulsivo (se il fenomeno sonoro determina un innalzamento del livello di pressione in tempi rapidissimi, ossia meno di 0,5 secondi). Il rumore, specialmente quello esistente in ambito urbano, viene considerato di tipo complesso in quanto è dovuto alla presenza di numerose sorgenti quali le infrastrutture di trasporto (strade, ferrovie, aeroporti, porti) e le attività rumorose che si svolgono nelle aree considerate (ad esempio attività industriali e artigianali, presenza di discoteche, etc). L'esame delle diverse sorgenti di rumore può essere utile a fornire indicazioni sulla comprensione del fenomeno "rumore" presente sul territorio nonché per trovare le giuste modalità per combatterlo. La lotta contro il rumore può essere attuata secondo tre possibili interventi: agendo sulle sorgenti di rumore (riducendo le emiss ioni alla fonte o migliorando le condizioni di mobilità all'interno di una certa porzione di territorio); agendo sulla propagazione del rumore (allontanando il più possibile le aree residenziali dalle aree di maggiore emissione acustica); adottando dei sistemi di protezione passiva (barriere antirumore) agli edifici maggiormente esposti alle immissioni di rumore. Perché sussista inquinamento acustico è necessario che vi sia l introduzione di rumore in un ambiente che può essere interno ad un edificio destinato alla permanenza di persone o di comunità ed utilizzato per le diverse attività umane o esterno, che non sia circoscritto o racchiuso da costruzioni. Nel Libro Verde della Comunità Europea (1996), viene stimato che circa il 20% della popolazione dell Unione, pari ad 80 milioni di persone, risulta esposto a livelli di rumore diurni superiori a 65 db e che altri 170 milioni di persone risiedono in aree con livelli di rumore compresi fra 55 e 65 db. 5.1 IL RUMORE DA TRAFFICO VEICOLARE Il traffico veicolare rappresenta una delle fonti più rilevanti di inquinamento acustico, interessa i 9/10 della popolazione nazionale italiana la quale risulta esposta a livelli superiori ai 65 db ed incide particolarmente nella valutazione dell impatto ambientale. ll rumore da traffico veicolare può essere causato da veicoli pesanti (camion, autotreni, autobus ed in generale veicoli con peso complessivo superiore a 35 q.li), veicoli leggeri (automobili, furgoni ed in generale veicoli con peso complessivo inferiore a 35 q.li) e motocicli. 37

39 La rumorosità prodotta dai veicoli ha origine da diverse componenti, in particolare: dal motore, dalla resistenza dell'aria, dal rotolamento dei pneumatici, da motorizzazioni accessorie (impianto di condizionamento, ventola del radiatore, ecc.), nonché dall'azionamento dei freni. Il motore è sede di compressioni, scoppi, decompressioni che producono una quantità di rumore in funzione diretta del numero di giri. Il rotolamento dei pneumatici sull'asfalto è fonte di rumore a seguito dell'intrappolamento e successivo rilascio di aria dalle cavità, nonché di vibrazioni sulla carrozzeria. Il rumore derivante dalla resistenza dell'aria si rileva in genere solo a velocità superiore ai 200 Km/h. Infine l'azione dei freni si manifesta attraverso lo sfregamento fra ferodo e disco: se la pressione fra i due elementi è elevata si può provocare il trascinamento del pneumatico sull'asfalto; l'azione combinata dei due fenomeni è causa di livelli elevati di rumorosità. Il rumore prodotto dal motore degli autoveicoli risulta, alle basse velocità, superiore a quello prodotto dal rotolamento dei pneumatici sull'asfalto. Mano a mano che la velocità cresce, la rumorosità di rotolamento si fa più intensa fino a prevalere su quella prodotta dal motore. Diversamente, per quanto riguarda i mezzi pesanti, la componente motore predomina sempre sulla componente pneumatici. 5.2 RIFERIMENTI NORMATIVI Nonostante negli ultimi anni ci sia stata una notevole diminuzione dei livelli di emissione sonora dei veicoli, il rapido incremento dei volumi di traffico stradale non ha portato a significative riduzioni dei livelli ambientali di rumore. I dati disponibili indicano la tendenza del rumore ad estendersi sia nel tempo, occupando anche il periodo notturno, sia nello spazio, interessando anche le aree suburbane e rurali. E proprio a fronte di questo preoccupante scenario che negli ultimi anni si sono sviluppate numerose normative, sia comunitarie che nazionali, in tema di inquinamento acustico. In Italia l'inquinamento acustico nell'ambiente è disciplinato sia da norme generali (art. 844 C.C. ed art. 659 C.P.) che specifiche (D.P.C.M. 1/3/91, L. 447/95, D.P.C.M. 14/11/97, ecc.). Queste ultime stabiliscono, tra l'altro, sia i limiti massimi di accettabilità, sia la strumentazione e le metodiche di rilevamento. La Legge Quadro sull'inquinamento acustico, 26/10/95, n.447, all'art. 1 "stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo dall'inquinamento acustico, ai sensi e per gli effetti dell'art.117 della Costituzione". AII'art.2, commi 6-9, viene definita la figura professionale del "tecnico competente", una sorta di esperto che ha il compito di intervenire in tutte le attività che prevedono un impatto con i valori limite ed il sistema di misurazione di questi e la predisposizione di misure di riduzione dell'inquinamento acustico. 38

40 Tale legge, inoltre, definisce le competenze dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni (artt ) e dispone (art. 8) in materia di impatto acustico che "i progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale ai sensi dell'articolo 6 della Legge 8 luglio 1986, n. 349, ferme restando le prescrizioni di cui ai Decreti del Presidente del consiglio dei Ministri 10 Agosto 1988, n. 377, e successive modificazioni, e 27 Dicembre 1988 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5 gennaio 1989, devono essere redatti in conformità alle esigenze di tutela dall'inquinamento acustico delle popolazioni interessate". AI comma 2 del su citato art. 8 della Legge Quadro,vengono individuati i soggetti che devono presentare tale documentazione "Nell'ambito delle procedure di cui al comma 1 ovvero su richiesta dei Comuni, i competenti soggetti titolari dei progetti o delle opere predispongono una documentazione di impatto acustico relativa alla realizzazione, alla modifica o al potenziamento delle seguenti opere: -omissisb) strade di tipo A (autostrade), B (strade extraurbane principali), C (strade extra urbane secondarie), D (strade urbane di scorrimento), E (strade urbane di quartiere) e F (strade locali), secondo la classificazione di cui al D. M. novembre 2001; -omissis-. Fino al 2004, in attesa che i Comuni effettuassero la zonizzazione acustica del territorio, richiesta già dal D.P.C.M. 1/3/91 e successivamente dalla Legge Quadro sul rumore n.447/95, i valori limite delle sorgenti sonore erano fissati dal D.P.C.M. 14/11/97. All'art. 3 di tale Decreto, sono stabiliti i valori limite assoluti di immissione riferiti al rumore immesso nell'ambiente esterno dall'insieme di tutte le sorgenti. Con riferimento al rumore prodotto dalle infrastrutture stradali, all'art. 3 comma 2, si precisa che tali limiti assoluti di immissione, non si applicano al 'interno delle rispettive fasce di pertinenza individuate da appositi decreti attuativi (non ancora pubblicati). All'esterno di tali fasce, tali sorgenti concorrono al raggiungimento dei limiti assoluti di immissione. All'art. 4 dello stesso decreto, si precisa che i valori limite differenziali, riferiti all'interno degli ambienti abitativi, non si applicano per il rumore prodotto dalle infrastrutture stradali. All'art. 8,si stabilisce Che in attesa che i Comuni provvedano alla zonizzazione acustica, al posto dei valori indicati nella tabella C, si applicano i limiti di cui all'art. 6 comma 1 deld.p.c.m. 1/3/91 riportati nella tabella seguente: 39

41 Il Decreto del Ministero dell'ambiente 29 novembre 2000 stabilisce i criteri per la predisposizione, da parte delle società e degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani degli interventi di contenimento e abbattimento delrumore. Di recente emanazione è, infine, la Legge Regionale12 febbraio 2002, n.3 "Norme di indirizzo per il contenimento e la riduzione dell'inquinamento acustico". Essa "detta norme per la tutela dell'ambiente esterno ed abitativo, per la salvaguardia della salute pubblica da alterazioni conseguenti all'inquinamento acustico proveniente da sorgenti sonore, fisse o mobili, e per la riqualificazione ambientale" (art. 1 comma1). Per quanto riguarda l'inquinamento acustico esterno, vengono disciplinati gli ambiti di tutela, i limiti di accettabilità, i piani di risanamento comunali, le classificazioni delle aree e le zonizzazioni comunali, i piani di risanamento aziendali nei confronti dell'ambiente esterno, il rumore prodotto dal traffico veicolare (pubblico e privato), il rumore prodotto da attività svolte all'aperto e da attività temporanee. All'art. 13 della stessa Legge, vengono dettate norme circa la prevenzione dell'inquinamento acustico da traffico veicolare:"nella costruzione di nuove strade e nelle opere di ristrutturazione di quelle esistenti, devono essere utilizzate tecnologie tali da consentire il contenimento o la riduzione del livello equivalente di pressione sonora ponderato (A) [ Leq(A)] al valore stabilito dalla legge. Gli enti appaltanti sono incaricati del controllo e verificano la conformità della progettazione e dell'esecuzione delle costruzioni edilizie e infrastrutture dei trasporti ai criteri emanati dai ministri competenti. Il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato (A) [ Leq(A)] prodotto dal traffico veicolare non deve superare i limiti di zona." Di seguito si riporta la classificazione che i Comuni dovranno rispettare nel suddividere il proprio territorio ai fini dell inquinamento acustico: 40

42 E utile sottolineare che nel D.P.C.M. 14 novembre 1997 i valori limite si intendono applicati al rumore prodotto da tutte le sorgenti presenti in una zona, oltre all infrastruttura stradale. La complicazione delle valutazioni sul rumore che da ciò deriva è oggi superata da quanto disposto dal D.P.R. 30 marzo 2004 specificamente studiato per l inquinamento acustico da traffico veicolare e nel quale si introduce la cosiddetta fascia di pertinenza. L articolo 2 del citato decreto stabilisce che le infrastrutture stradali non sono soggette al rispetto dei limiti di emissione fissati dal piano comunale di classificazione acustica (PCCA), né si applica quanto previsto con riguardo ai valori di attenzione o di qualità. A chiarire quali limiti siano efficaci con riferimento alle infrastrutture stradali (di nuova realizzazione o esistenti) è il combinato disposto dagli articoli 3 ( Fascia di pertinenza acustica ), 4 41

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