INTERREG-GAL-SIMONIS Verbale di riunione (V.R.) n. 004 del 27 marzo 2012

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1 INTERREG-GAL-SIMONIS Verbale di riunione (V.R.) n. 004 del 27 marzo 2012 Il giorno 27 marzo 2012, alle ore 15.00, presso la sede del G.A.L. Laghi e Monti (Via Canuto, 12 Domodossola) si è tenuto un incontro tecnico-operativo di presentazione dello studio che porterà alla redazione di un Manuale per il recupero dell architettura tradizionale, a cura dell architetto Giovanni Simonis, incaricato dal G.A.L. Laghi e Monti, a seguito del parere favorevole della commissione di valutazione dei progetti presentati nell ambito dei Piani di Sviluppo Locale. All incontro risultavano presenti i seguenti soggetti: prof. arch. Giovanni Simonis, già Professore Associato presso il B.E.S.T. del Politecnico di Milano dott. arch. Cristina Paglino, libero professionista dott.ssa Emily Simonis, Asterisco*Lab dott. Claudio Cottini, Assessore all Istruzione e all Università, alla Cultura, alle Attività Estrattive, alla Pianificazione Territoriale della Provincia del V.C.O.; Sindaco del Comune di Santa Maria Maggiore (VB) dott. Marco Cerutti, Amministratore Delegato del Centro Servizi Lapideo del V.C.O. di Crevoladossola ing. arch. Elisa Genna, coordinatore del progetto e tecnico di laboratorio incaricato dal Centro Servizi Lapideo del V.C.O. di Crevoladossola prof. ing. Gian Paolo Scarzella, già Professore Ordinario presso il DISET del Politecnico di Torino ing. arch. Sara Fasana, assegnista di ricerca presso il DISEG del Politecnico di Torino rag. Ferruccio Sbaffi, G.A.L. Laghi e Monti dott. Mauro Bruscagin, G.A.L. Laghi e Monti. L incontro ha preso avvio con la presentazione, da parte dell arch. Giovanni Simonis, degli obiettivi e dei contenuti del lavoro che si appresta ad elaborare in un periodo di tre mensilità (come previsto da contratto) e da portare a compimento entro la fine del prossimo mese di giugno. L arch. Simonis riferisce che, nel corso dell incontro tenutosi in mattinata con i funzionari del G.A.L. Laghi e Monti, ha presentato e concordato un impostazione metodologica per lo sviluppo del lavoro per il quale ha ricevuto l incarico. Lo stesso architetto riferisce che si avvarrà della collaborazione dell arch. Cristina Paglino e di uno studio, l Asterisco*Lab, che si occuperà di informatizzare la documentazione che sarà prodotta come esito del lavoro. Riferisce, inoltre, che i fondi stanziati per l elaborazione dello studio del quale l architetto è stato incaricato non sono assolutamente sufficienti per il finanziamento di un lavoro approfondito, al quale si vorrebbe addivenire. Nonostante ciò, data la grande mole di materiale da lui accumulata e conservata nel corso degli anni, l arch. Simonis ha comunque deciso di accettare l incarico. Inoltre, lo stesso architetto sottolinea l importanza e la necessità di uno sviluppo più approfondito e successivo allo studio elaborato per il G.A.L. L Interreg Italia-Svizzera sul tema della Valorizzazione dell architettura tradizionale, tutela del paesaggio antropico e del costruito dovrebbe porsi come naturale prosecuzione dello studio preliminare, le cui radici saranno poste nei prossimi tre mesi. Dopo questa premessa, l arch. Simonis ha presentato il suo progetto di ricerca: definisce il problema da affrontare complesso da un punto di vista concettuale: procedendo da Nonio al fondo dell Ossola, si incontrano architetture con caratteri differenti. Al fine di costruire un bagaglio utile in ottica di sviluppo dello studio in essere, l arch. Simonis riferisce di aver preso in considerazione ed analizzato alcuni documenti forniti dal G.A.L. a 1

2 supporto dell esecuzione del Manuale, svolgendo una disamina rigorosa su tali testi, per far emergere gli aspetti positivi ma anche gli errori nei quali non incorrere. Riferisce di aver analizzato con attenzione la pubblicazione del suo collega del B.E.S.T. del Politecnico di Milano, Oliviero Tronconi (pubblicazione redatta insieme con Matilde Pughetti, Carlo Pessina, Valentina Puglisi, ed edito nel 2008 dalla casa editrice Maggioli), dal titolo Tecnologie, valori ambientali e sociali di un patrimonio storico-architettonico vivo ed attuale. Nel volume, viene analizzata l architettura di una ben definita area dell Ossola, con il supporto di una pregevole documentazione fotografica risalente agli anni ottanta del Novecento ad opera di Carlo Pessina. Molti disegni sono eseguiti in modo che, inseriti nelle normative locali, possono indurre ad errori negli interventi di recupero (l architetto mostra come esempio i prospetti di un edificio tradizionale con pietra a vista disegnata in modo completamente errato). Non bisogna perdere di vista l obiettivo del lavoro che è quello di redigere un Manuale per il recupero architettonico. Tuttavia il problema di fondo della pubblicazione consiste nel testo, che non individua un aspetto essenziale ai fini del restauro e della valorizzazione del patrimonio locale. L argomento è complesso e per renderlo più evidente l arch. Simonis parte da lontano: al Palazzo delle Esposizioni di Roma è in corso una mostra dal titolo Homo Sapiens. La grande storia della diversità umana, a cura di Luigi Luca Cavalli Sforza. Il suo contenuto è esposto in modo molto chiaro anche nel libro di Ian Tattersall, Il mondo prima della storia. Recenti ricerche di storici, antropologi, archeologi, linguisti e genetisti hanno rivoluzionato le concezioni che avevamo di una semplice evoluzione dell umanità da un ominide rozzo e scimmiesco ad uno sempre più evoluto. La situazione è più complessa. Ai fini del nostro discorso, interessa rilevare che ad un certo punto due ominidi hanno convissuto per decine di migliaia di anni in una vasta area indo-europea. Un ominide intelligente, in grado di costruire attrezzi, che seppelliva i morti, con una struttura fisica adatta al clima rigido dell epoca, e l Homo Sapiens (cioè noi), debole, inadatto al clima, con una scatola cranica inferiore (e quindi un cervello più piccolo). Ad un certo punto l ominide grande e forte sparisce. Come si spiega questo fatto? L ipotesi più attendibile è che l Homo Sapiens, dotato di pensiero simbolico, aveva una capacità che gli ha permesso di astrarre dalla mera concretezza del reale e quindi di poter elaborare ipotesi e programmi che riguardano il futuro, mentre l altro no. La capacità simbolica gli ha dato la possibilità di prevalere su un ominide più forte e più adatto all ambiente. Nel testo scritto del volume di Tronconi vengono illustrate le motivazioni pratiche, concrete, che possono aver governato le scelte nella localizzazione degli insediamenti e nella costruzione degli edifici, ma si ignorano le motivazioni simboliche, che invece sono a volte l elemento determinante. Per esempio perché nell Ossola prevalgono le costruzioni di pietra, quando nei secoli precedenti alla devastante distruzione dei boschi (XIX secolo), c era a disposizione la pietra ma anche un enorme quantità di legname? Per il valore simbolico che la pietra aveva in una zona di influenza latina. Questo viene chiarito prendendo ad esempio un altro libro indicato da Simonis: Santino Langè, anche lui già docente al B.E.S.T., ne L architettura romanica. La casa europea in pietra, edito da Jaca Book nel 1989, individua con molta attenzione l influenza che i valori simbolici hanno avuto nella formazione del patrimonio architettonico della pietra. Da sottolineare che Langè, pur avendo svolto studi sulla pietra su un territorio esteso (dalla Turchia alla Gran Bretagna), affronta in modo approfondito anche le costruzioni di pietra dell Ossola, in particolare di Montecrestese. Aprendo il testo e sfogliando alcune pagine, Simonis mostra ai partecipanti all incontro l immagine di una struttura megalitica a cornice di un apertura, e spiega che, nonostante l apparenza, non ha solo una funzione strutturale (lo spessore è limitato), ma un valore simbolico, peraltro diffuso, oltre che nell Ossola ed in altre parti d Italia, in tutte le aree della pietra dalla Turchia alla Spagna (l origine evidente è nell architettura Micenea). Ma gli elementi simbolici sono innumerevoli, per esempio a Santa Maria Maggiore (VB), in occasione di una ristrutturazione, Simonis ha individuato un cantonale con un elemento sporgente: non si trattava di una pietra non correttamente lavorata, ma di un elemento simbolico, tipico delle case di proprietà delle famiglie originarie (i cosiddetti vicini). 2

3 La stessa localizzazione di Santa Maria Maggiore non risponde a criteri razionali oggettivi; infatti si tratta di una zona non soleggiata per un lungo periodo dell inverno, ma dotata di forte valore simbolico per la presenza del prato dei consoli, luogo di riunione annuale di tutti i rappresentanti delle antiche comunità locali. In sostanza, nell elaborazione del Manuale è importante non limitarsi a valutare gli aspetti meramente oggettivi che inducono alle scelte che riguardano l organizzazione degli insediamenti e la forma degli edifici, ma individuare e sostenere l importanza del recupero e della valorizzazione di altri elementi, storici, antropologici, che hanno contribuito a formare l identità locale. In seguito Simonis riferisce di aver analizzato anche Le linee guida, indirizzi tecnici e prescrizioni per gli interventi di recupero e di nuova costruzione adottati nei Comuni di Premia e di Cesara (prov. di Verbania), redatti nell ambito del P.S.R , Misura 322. Mostra l esempio di pagina 46 (Manuale di Premia), dove un espansione è realizzata con tecniche, a dir poco opinabili, che stravolgono l edificio esistente. Negli interventi che si pongono tra tradizione ed innovazione, non si può far conto che l incarico sia affidato a progettisti di grande qualità, in grado di produrre un risultato di valore. Ciò avviene, per esempio, alla pagina 50 del Manuale di Premia, dove è presentata la magistrale ristrutturazione, con ampliamento, di un abitazione a Versam (Svizzera), ad opera del progettista Peter Zumthor: l antica struttura del blockbau è integrata con tavole di legno usate in modo innovativo. Purtroppo i geni dell architettura come Zumthor sono rari! Una normativa deve dare indicazioni che, utilizzate da un normale serio professionista possano produrre esiti in grado di non stravolgere la natura, la storia, le caratteristiche dell edificio o del nucleo edificato originario. Nel Manuale di Cesara, invece, l arch. Simonis riferisce di aver riscontrato indicazioni relative alla possibilità di realizzare balconi in calcestruzzo, purché con uno spessore definito. Prescrizione senza senso, perché un balcone in conglomerato cementizio, se realizzato secondo le regole del buon costruire, ha un costo superiore ad uno in pietra. Inoltre la pietra, oltre ad essere più adatta alla zona, per le ripetute osservazioni precedenti sul valore storico e simbolico, ha una durata decisamente superiore ( invecchia meglio). Sul Manuale del G.A.L., per risanare murature di pietra a secco dove ci fossero cedimenti, si suggerisce di fare infiltrazioni di irrigidimento. Questo creerebbe blocchi all interno di una muratura che, per il modo con cui è costruita, consente leggeri movimenti, è dotata di una specie di elasticità, molto importante nel caso di sollecitazioni sismiche. L edificio in pietra non è dotato di fondazioni e nemmeno deve possederne, in quanto l involucro di pietra nel suo complesso è elastico (come la copertura). Irrigidirlo è un errore tra l altro, anche perché sostituire un tratto di muro a secco, puntellando la parte superiore, è abbastanza semplice, e restituisce alla muratura le sue caratteristiche originarie. Ultimo esempio, le Terme di Vals, dove Zumthor utilizza la pietra in modo esemplare, ma senza attenzione al contesto circostante, che manca di un tessuto culturale, storico, di una tradizione millenaria, come l Ossola. Dopo aver passato in rassegna errori da non commettere, e con un ultimo riferimento alla mostra fotografica del 1981 tenutasi sul lago d Orta, dal titolo Case con archi del lago d Orta, l arch. Simonis spiega che i criteri per il restauro e l ampliamento dei 411 edifici nel Piano per l Alpe Veglia-Devero sono stati estesi ad indicazioni precise anche sui singoli edifici, cosa che per l intero territorio del G.A.L. è impossibile. Bisognerà quindi procedere a generalizzazioni con criteri di massima indicati qui di seguito. Le prime ipotesi di organizzazione metodologica del Manuale possono partire dall esame della struttura delle coperture. La struttura della copertura, realizzata con tecnologia tradizionale, può essere ricondotta esclusivamente a tre tipi: - a travi orizzontali (primo tipo); - a cavallo (secondo tipo); 3

4 - a puntoni e tiranti (terzo tipo). Le strutture del primo tipo poggiano su murature o pilastri portanti in pietra. Le travi in legno risultano sollecitate soltanto a flessione (cioè nel modo peggiore). Le strutture del secondo tipo presentano un setto portante ed una trave di colmo. La struttura è definita a cavallo in quanto le travi sono incernierate sul colmo. Le travi funzionano anche a trazione (meglio quindi che alla sola flessione), ma il punto di connessione sul colmo è molto sollecitato e quindi la pendenza non deve superare un certo valore e il peso della copertura non deve essere eccessiva. Le strutture del terzo tipo, nella forma di capriata semplice, con tutte la campate uguali e con il manto di copertura in beole di grande spessore, sono una rilevante caratteristica tipica che esiste soltanto nella fascia centrale dell Ossola fino al Lago Maggiore (valle Cannobina) e in alcune valli del Ticino Superiore. In questo caso, i puntoni e i tiranti agiscono nel modo più adatto al legno. Riconducendo le strutture di copertura a questi tre tipi, sia pure tenendo conto che esistono anche soluzioni combinate di essi, si possono definire i criteri per la loro valorizzazione, attraverso un impostazione tecnologica e non solo formale. Cioè nel caso di espansione di un edificio, se si adottano i criteri tecnologici della struttura del tetto (di tipo 1, 2 o 3 a seconda dei casi) si ottiene un risultato che non può che essere armonico con il contesto. L architetto porta l esempio della Casa Mellerio a Craveggia nella quale, per la realizzazione di un impegnativo e vistoso ampliamento compiuto nel Settecento su un edificio cinquecentesco, sono state utilizzate le stesse tecniche dell origine: la bellezza è esito della coerenza con una soluzione tecnologica e non un problema di forma. Nella fase preliminare, si ipotizza di dividere schematicamente il territorio in sette zone, nella realtà la situazione è più articolata: da sud procedendo verso nord, si incontrano edifici tipici a Quarna; a Ornavasso gli edifici tipici antichi sono differenti, ma non mancano alcuni edifici come a Quarna, e viceversa. Tutto questo vale anche procedendo verso nord. Lo schema in sette zone non è tuttavia inutile, anche se risulta più chiaro organizzare tali zone sulle differenze strutturali della copertura. Vicino ai laghi, le strutture di copertura sono esclusivamente riconducibili al primo ed al secondo tipo, a travi orizzontali e a cavallo. Nel primo caso, si hanno soltanto edifici corti (in quanto le travi sollecitate solo a flessione non possono essere troppo lunghe). La copertura, nel caso si volesse procedere ad interventi che contemplino ampliamenti, potrebbe allungarsi nella direzione della linea di massima pendenza della falda. Oppure l edificio estendersi, con la costruzione di altri muri di appoggio nella direzione della linea del colmo. Si otterrebbero comunque ampliamenti armonici; non è quindi necessario proporre schemi di ampliamento volumetrico come nella normativa di Cesara. Nel piano paesistico Veglia Devero, come detto sopra, gli schemi erano stati proposti per singoli specifici edifici. Nel caso di strutture del primo e del secondo tipo, il manto di copertura idoneo è quello in laterizio o con lastre in pietra sottile e con inclinazione inferiore rispetto alle strutture di copertura del terzo tipo. Simili strutture di copertura si incontrano nelle zone di Quarna, Cesara e in aree limitrofe. Procedendo verso nord, nei territori di Piedimulera, Domodossola, Montecrestese, i manti di copertura sono realizzati con pietre di maggiore spessore e la struttura è a tiranti e puntoni. Nelle zone Walser, in origine, si usava il sistema a cavallo (struttura di copertura del secondo tipo), con terzere, su edifici con muratura in blockbau; la copertura a piode pesanti costringeva a dimensioni limitate delle falde del tetto. In seguito, sono state adottate anche strutture a puntoni e tiranti (evidentemente i carpentieri ossolani hanno lavorato a Macugnaga ed in val Formazza). Nel Settecento, in val Formazza, con l incremento della densità abitativa, per garantire la protezione dagli incendi, gli originari edifici in legno sono stati rivestiti di pietra. L inserimento di una trave di colmo in una struttura di copertura del terzo tipo (puntoni e tiranti) costituisce un errore tecnologico grave in quanto irrigidisce la struttura, portando i puntoni a lavorare solo a flessione, con conseguente spostamento delle piode di copertura. Si tratta di un intollerabile alienazione di una pregevole e particolare tecnologia. Se l inserimento del colmo è 4

5 realizzato per togliere le travi orizzontali tra i puntoni (che a volte impediscono un uso agevole del sottotetto), questo è ancora più grave e dannoso per il tetto (il motivo verrà illustrato nelle norme). All Alpe Devero, le costruzioni non sono Walser, tranne due edifici, riconoscibili in quanto presentano una struttura di copertura del secondo tipo ( a cavallo ) con terzere. Gli edifici dell Alpe Devero hanno origine nella valle dei Goms, contrariamente alla Val Formazza ed a Macugnaga, dove l influenza prevalente è Walser. Oltre al tema coperture, importante e complessa è anche la questione relativa alla struttura portante. Se in copertura deve prevalere l aspetto conservativo ( tetto freddo ), nella struttura portante vanno analizzate anche problematiche di controllo della dispersione termica, che possono richiedere significative modifiche. Se l edificio è intonacato, in primo luogo bisogna eseguire analisi stratigrafiche: - nel caso in cui non si riscontri la presenza di dipinti o iscrizioni particolari, si può optare per l inserimento di un cappotto esterno; - nel caso si evidenzi la presenza di dipinti, o tracce, si può pensare ad una loro conservazione, eseguendone il rilievo (anche fotografico) e riportando gli stessi all esterno dell involucro nella sua nuova configurazione; - per quanto concerne gli interni, va fatto un discorso analogo. Nel caso di strutture in pietra a vista, a blocchi squadrati ed uniformi (in genere risalenti al periodo medioevale o comunque predenti il Cinquecento), è ovvio che non si possa intervenire rivestendo con una struttura a cappotto esterna. Si può solo effettuare un restauro filologico. Il controllo termico può eventualmente avvenire intervenendo con un cappotto interno. A Dissimo, esiste una casa definita Casa del Cammello, richiamo al mito dei Saraceni che anticamente avrebbero invaso le Alpi (non è vero, ma forse si voleva esorcizzare il pericolo di un invasione). È chiaro che questo edificio va solo restaurato e sottoposto a tutela. In molti casi, è impossibile pensare alla realizzazione di un cappotto esterno, anche se si tratta di edifici di valore storico non rilevante. Il cappotto interno sottrae volumetria, in quel caso si potrebbero ipotizzare incentivi volumetrici, come nella legge per la casa. Per esempio, anche quando le pietre hanno una conformazione irregolare, uno dei modi di procedere ( più opportuno che rivestire tutto l edificio cambiandone completamente la fisionomia) può essere la decorazione intorno alle finestre (anche solo alcune finestre o addirittura una sola), costituita da una lisciatura realizzata con malta di calce impastata con sabbia fine o con polvere di marmo bianco (collarino). A Buttogno, in una casa dietro al Museo, ci sono alcuni collarini di pregevolissima fattura. Simonis sottolinea, rivolgendosi all assessore Cottini (che è anche sindaco del Comune di Santa Maria Maggiore), l importanza di tutelare l edificio. Il collarino, così come il bugnato dei cantonali in epoca precedente (prima del Cinquecento), rivestiva un significato simbolico (case dei proprietari originari, i cosiddetti vicini (in Svizzera patrizi, nell Ampezzano regolieri, ecc.) Il significato simbolico del collarino (usato in tutte le Alpi, dal Cuneese, alla Val Maira, alla Svizzera, all Austria, etc.) veniva accentuato dalla pitturazione a calce in seguito al risanamento della casa dalla peste (dopo il Cinquecento). Spesso un edificio rustico veniva trasformato in abitazione e quindi si aggiungeva il collarino. Si potrebbe ipotizzare che nel recupero di edifici rustici si possa fare qualcosa del genere (curando che non si ecceda in velleità fantasiose ). Simonis sottolinea che, nel caso di edifici particolari (castelli, lavatoi, etc.), è necessario intervenire solo applicando le tecniche del restauro filologico, secondo quanto definito dalle Carte del Restauro, in quanto si tratta di beni comuni. Infine, Simonis riferisce di aver organizzato lo studio preliminare finalizzato alla produzione del Manuale G.A.L. sulla base di uno schema che prevede l analisi, oltre ai subsistemi tecnologici analizzati (copertura, involucro verticale) anche di elementi tecnici, quali colonne, scale, pavimentazioni, recinzioni (legno e pietra), strade, fontane, muri contro terra. Alcuni elementi accessori alle abitazioni sono esemplari nella realizzazione e nelle tecniche. 5

6 L arch. Simonis sottolinea l importanza di riuscire a sviluppare una normativa per il G.A.L. da pubblicizzare con un supporto informativo adeguato e leggibile (vedi Asterisco*Lab): con tale strumento si può avere una visione complessiva del territorio e, individuando alcuni edifici tipo, selezionare i subsistemi tecnologici e gli elementi tecnici da utilizzare per la ristrutturazione o il restauro. Questo lavoro costituirà la base di partenza per studi successivi più specifici ed approfonditi, che potrebbero essere sviluppati sfruttando le possibilità e le risorse offerte dal progetto INTERREG. Un altra questione importante, infine, è quella del finanziamento: tutti gli edifici che rispetteranno la nuova normativa, potrebbero rientrare di diritto in un programma di albergo diffuso con richiamo e valore internazionalmente riconosciuto. È però fondamentale che si crei una sinergia a livello di tutto il territorio del G.A.L. Solo così il privato può essere incentivato all intervento, anche se i costi da sostenere nell immediato risultano elevati. L assessore Claudio Cottini interviene concordando su quanto esposto dall arch. Simonis e dicendo che, oltre alla soluzione proposta dall architetto, ce ne sono sicuramente altre al vaglio. Comunque, conferma che l obiettivo da raggiungere è quello esposto dall arch. Simonis. Al termine dell esposizione del progetto da parte dell arch. Simonis, la parola viene ceduta all arch. Cristina Paglino, la quale sottolinea che i grandi studi, vasti ed approfonditi, devono essere sintetizzati in strumenti chiari ed immediati. Essi devono, poi, diventare norma, in quanto le semplici indicazioni o linee guida restano disattese nel % dei casi. Solitamente, chi intende intervenire ed ha bisogno delle linee guida, non le rispetta in quanto non cogenti. Alle indicazioni bisogna dare veste ufficiale ed è necessario che siano sintetiche e precise: giusto mezzo nella discrezionalità. Il Piano Paesistico dell Alpe Veglia-Devero ne è un esempio. Si tratta di norme chiare, semplici che vanno recepite dagli uffici tecnici dei Comuni interessati. Certo, nei Comuni e nelle Commissioni del Paesaggio, occorre la presenza di tecnici preparati, capaci di gestire l apparato normativo; quindi, risulta fondamentale l opera di sensibilizzazione ed informazione/formazione ai tecnici, progettisti, professionisti ed operatori del settore. L arch. Simonis interviene per sottolineare che il Piano Paesistico dell Alpe Veglia-Devero è stato redatto da lui stesso circa dodici anni fa. Successivamente, gli aspetti di sviluppo normativo e di gestione sono stati presi in carico e seguiti dall arch. Paglino. L arch. Simonis sottolinea l importanza, anche nello sviluppo del progetto Interreg, delle fasi di istruzione, informazione e formazione. L assessore Cottini conferma essere questi tra gli obiettivi, anche ambiziosi, dell Interreg. L arch. Paglino sottolinea, altresì, l importanza di non inserire norme fuorvianti. Piuttosto, è preferibile non avere regole che scontrarsi con riferimenti errati. La dott.ssa Simonis, dello studio Asterisco*Lab, riferisce in merito al ruolo del suo studio nell ambito del progetto di realizzazione del Manuale. Lo studio avrà il compito di occuparsi degli aspetti inerenti la comunicazione degli esiti del progetto G.A.L., tenendo conto del fatto che il lavoro dovrà essere svolto con la premessa che i fruitori finali potranno essere amministratori pubblici, proprietari, geometri, ingegneri, architetti, committenti, imprese costruttrici, artigiani, scuole, etc. e, più in generale, un territorio con la necessità di apprendere e acquisire conoscenze. Quindi, anche dal punto di vista della comunicazione, il progetto porrà una base schematica, capace di rendere espliciti e riconoscibili i criteri di intervento nelle varie aree del vasto territorio del G.A.L. Ossola, con modalità che risultino agevolmente fruibili da qualunque tipo di utente. Nella prima fase, la realizzazione implicherà uno strumento di comunicazione prettamente interattivo, con un approccio semplice e attuale, basato sull utilizzo delle opportunità offerte dai supporti informatici. In sintesi, verranno forniti tutti i documenti normativi, espressi con strumenti grafici 6

7 (foto, disegni) o con testo scritto, su un CD. Tali documenti verranno poi trasferiti sul sito del G.A.L. in modo da poter essere fruiti on-line da tutte le persone interessate. Attraverso la redazione di un Manuale realizzato con queste modalità di comunicazione, si potrà facilitare l istruzione delle persone addette ad operare sul territorio (progettisti ed artigiani), e diffondere i corretti criteri di intervento al più ampio raggio di popolazione. Il progetto G.A.L. è comunque solo la base, lo schema metodologico per organizzare la complessa problematica di una normativa che riguarda un territorio molto differenziato, dalle zone lacustri alle più elevate località alpine. Le norme daranno i principali riferimenti utili per inquadrare le modalità operative. In seguito, sarebbe necessario un approfondimento che riguarda i dettagli e le possibili soluzioni alternative, che in molti casi potrebbero essere innumerevoli. Per un efficacia effettiva delle norme che, oltre a contribuire alla valorizzazione del patrimonio esistente, potrebbero creare opportunità e risorse professionali, sarebbe utile che il programma proseguisse nel Progetto INTERREG, dove lo strumento della comunicazione impostato per il G.A.L. si integrerà ed evolverà. Attraverso un corretto utilizzo dei supporti informatici, si potrà ottenere una lettura molto semplice di prescrizioni complesse e dettagliate, portandole alla comprensione di tutti. In definitiva, la comunicazione, strumento indispensabile per portare all attenzione pubblica la necessità di preservare il patrimonio territoriale, avrà importanti esiti sull economia locale. Con la diffusa conoscenza e comprensione delle norme, inoltre, se ne promuoverà l evoluzione, aprendo anche ad ulteriori approfondimenti e autofinanziamenti. L arch. Simonis ribadisce l esiguità del finanziamento per la realizzazione del Manuale del G.A.L., ma sottolinea l importanza del fatto che il progetto INETRREG possa sviluppare lo scheletro dello studio G.A.L. al fine di svolgere i necessari approfondimenti. A questo punto, prende la parola l assessore Cottini, il quale ringrazia l arch. Simonis e tutti i presenti per la partecipazione all incontro. Riferisce che, ricoprendo il ruolo di assessore per la Provincia del Verbano Cusio Ossola, sono tangibili gli attuali problemi di reperimento di finanziamenti. L assessore si è posto, tra gli obiettivi, quello di guardare con attenzione ad un patrimonio da valorizzare, quello dell architettura tradizionale ossolana. A seguito di osservazioni e considerazioni sul tema è nata l idea di presentare un progetto Interreg su questi argomenti, insieme con il Centro Servizi Lapideo, il Politecnico di Torino, il G.A.L. Laghi e Monti e con i partners svizzeri, Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e della Vallemaggia e con il GLATi, Gruppo di Lavoro Artigianato Ticino. L obiettivo,oggi, è quello di tentare di coordinare tutti i soggetti che lavorano intorno a questi temi: - il G.A.L. Laghi e Monti; - il Progetto Borgate (sostenuto dalla Regione Piemonte); - il Progetto CAPACities (risalente a qualche anno fa e sostenuto dalla Regione Piemonte); - il Progetto Interreg Italia-Svizzera (in corso di svolgimento). Essendo vivi i contatti con la Regione Piemonte, quando lo stesso assessore ha proposto una collaborazione ed una sinergia tra vari attori al fine di operare tutti nella stessa direzione, le porte della Regione Piemonte si sono aperte. Nel corso dell ultimo incontro tenutosi presso gli uffici regionali alla presenza della dirigente arch. Annalisa Savio, l assessore Cottini ha proposto un incontro (previsto per il 3 o 4 maggio p.v., da confermare) tra la Regione Piemonte, l arch. Malosso (del Settore Urbanistico-Territoriale del V.C.O., che si occupa della valutazione degli strumenti urbanistici che regolano gli interventi sul territorio del Verbano Cusio Ossola, al fine di bloccare eventuali fughe in avanti di alcuni Comuni), i tecnici del Progetto Borgate, la Provincia del V.C.O., il Centro Servizi Lapideo, il Politecnico di 7

8 Torino, e l arch. Simonis. Sebbene in ritardo (soprattutto rispetto al Progetto Borgate già in attuazione), si può cominciare a fare ragionamenti in sinergia. L assessore Cottini sottolinea il fatto che, senza il supporto e la supervisione della Regione, si può fare opera di sensibilizzazione laddove non c è, si può recuperare quello che si sta degradando e perdendo, si può dare competenza a tecnici laddove questa manchi o sia carente. In sede di incontro in Regione Piemonte, l assessore Cottini aveva fatto emergere la criticità relativamente alla possibilità di svolgere studi esemplari (come quelli in essere) con poca efficacia se, d altro canto, si giunge all approvazione di Piani Regolatori Generali che regolano in maniera generale (senza fornire prescrizioni cogenti) e danno libertà in contrasto con i contenuti dei Manuali del buon fare. Allora, l assessore ritiene fondamentale favorire incontri con i tecnici. Sarà importante capire come il lavoro Interreg, quelli del G.A.L., quello in elaborazione da parte dell arch. Simonis possono dialogare al fine di giungere a definire linee di indirizzo comuni e con una reale possibilità di applicazione sul territorio. Un altro punto delicato ed importante è quello dei finanziamenti, del costo eccessivo degli interventi di recupero. Alcune volte ciò non si verifica, ma altre volte ci si deve scontrare con un problema che limita le possibilità e le intenzioni (se esistono) nella direzione del buon intervento di recupero. L assessore, nel suo ragionamento, pensa mestamente al paese di Craveggia che, tra trent anni, potrebbe non esistere più. L arch. Simonis interviene con una risposta immediata sul problema delle coperture. Se non ci sono finanziamenti per il loro recupero finalizzato al migliore sfruttamento dei volumi del sottotetto, è necessario che la normativa vada nella direzione di non provvedere al loro recupero (nella direzione del massimo sfruttamento degli spazi), ma porti alla concessione ai proprietari di un aumento volumetrico, realizzato con i criteri di cui sopra, a compensazione. L assessore Cottini, a questo proposito, riferisce che il problema dei finanziamenti interessa in particolare coloro che intendono recuperare gli edifici in maniera fedele e rispettosa delle tradizioni. Anche e soprattutto in questi casi, in virtù del recupero, il Comune dovrebbe provvedere a donare una cubatura in altre aree che vengono pagate da chi effettivamente le utilizza. Ciò dovrebbe portare alla nascita di un circolo virtuoso. L obiettivo è quello di giungere alla definizione di una regola di premialità per il sostegno degli interventi di recupero secondo la buona regola, in ottemperanza alla normativa, prevedendo così la creazione di una banca comunale in un periodo in cui il sostegno economico non può provenire dalle casse interne agli enti locali. Bisogna anche capire se si può contemplare la possibilità di far eseguire interventi di recupero temporanei da parte di chi è impossibilitato a prevederli per motivi economici (ma intenderebbe farlo secondo i dettami normativi), sostituendo per esempio il vecchio manto di copertura con lamiere (per le quali definire una regola di uniformità). In questo senso, gli interventi di recupero di edifici a Crampiolo si pongono come casi esemplari. L arch. Simonis interviene dicendo che le coperture antiche presentano un manto in piode irregolare ed un carico pari a 300 kg/m 2. Le coperture attuali presentano un manto con un carico pari a 500 kg/m 2. Si riesce ad effettuare un idonea manutenzione solo se si procede ad interventi annuali programmati con cadenze fissate. In alcuni casi di interventi di recupero, è impossibile procedere alla realizzazione di coperture moderne gravanti su strutture antiche (problemi legati alla struttura di copertura ed al variato interasse tra gli elementi in larice, da cm a 120 cm). Un intervento di recupero ammissibile potrebbe essere quello che consiste nell inserimento di capriate. Se si riesce a conservare la struttura di copertura, il rifacimento del semplice manto non è un operazione eccessivamente costosa. 8

9 Il dott. Marco Cerutti riferisce di un e mail ricevuta, nei giorni scorsi, da una famiglia svizzera che ha interesse a recuperare la copertura di un edificio di loro proprietà secondo tecniche tradizionali, ma sta trovando difficoltà a contattare imprese in grado di eseguire correttamente l intervento. Si sente l urgente necessità di avviare percorsi di formazione insieme con l Ente Scuola Edile del V.C.O., pensando di giungere all istituzione di un Albo di Imprese che potranno accedervi volontariamente, dopo aver seguito dei corsi e sostenuto e superato gli esami relativi. Percorsi analoghi vanno anche organizzati per la diffusione di informazione e formazione tra i professionisti del settore. Il dott. Cerutti ribadisce, come in altre occasioni di confronto, la possibilità di far derivare contributi economici dai diritti di escavazione delle pietre ornamentali (che in parte, anche consistente, giungono nelle casse comunali). Ogni anno, con queste risorse, si potrebbero individuare casi di edifici da analizzare e sui quali intervenire. Il dott. Cerutti presenta sinteticamente anche l interessante Decreto Rustici attivo nel Canton Ticino con l obiettivo di recuperare rustici da locare quali alloggi turistici. In esso si riconoscono similitudini con l Agenzia di Valorizzazione che il G.A.L. avrà il compito di istituire e di far avviare e gestire in ambito Interreg. L assessore Cottini riconosce una sinergia attiva tra Regione Piemonte, Provincia del V.C.O. e soggetti vari, con i quali è aperto un dialogo. Adesso ritiene anche importante il coinvolgimento dell arch. Simonis. È fondamentale credere in questa esperienza di lavoro insieme. L arch. Paglino riferisce che, per quanto concerne l uso della lamiera, nell ambito del Piano Paesistico dell Alpe Veglia-Devero, non è consentito sostituire un manto di piode originale con lamiere. In ambito Piano Paesistico dell Alpe Veglia-Devero, è ammesso l utilizzo di lamiere in rame in copertura, esclusivamente nel caso di edifici non tipici (costruiti successivamente al 1950) e con strutture non adatte a sostenere un manto di copertura in piode. Inoltre, se un intervento va nella direzione della ristrutturazione globale dell edificio, a fronte di bonus volumetrici, è necessario che si rispettino le regole che impongono l utilizzo dei materiali tradizionali (pietra e legno) solo a valle di un intervento di rinforzo della struttura. Sullo stesso immobile (se di dimensioni modeste), si può pensare ad un ampliamento. Nel caso l immobile sia grande, è necessario spezzare il volume, al fine di non contrastare con i canoni di tipicità dell edificato. L assessore Cottini chiede ancora relativamente alla possibilità di intervenire temporaneamente con l utilizzo di una lamiera, se l edificio è in condizioni di degrado talmente avanzato da rischiare il crollo. L arch. Paglino riferisce l esempio del Veglia Devero, dove le baite prossime al crollo, sulle quali non si può intervenire posando una copertura di lamiera, sono molto ricercate da soggetti che le ricostruiscono secondo le previsioni del piano, che detta le condizioni per la ricostruzione. L arch. Simonis aggiunge che, prima dell attuazione del Piano Paesistico dell Alpe Veglia-Devero, le baite semi-crollate avevano un valore che si aggirava intorno ai 50 milioni di lire. Dopo l applicazione del Piano, è seguita una valorizzazione commerciale dei beni, il cui valore si aggira oggi intorno ai 200 mila euro. A questo punto, riprende la parola il dott. Cerutti, il quale riferisce che il progetto Interreg in essere è stato redatto e presentato circa un anno fa in pochi giorni. Col senno di poi, i suoi contenuti si sarebbero potuti sviluppare in maniera diversa, soprattutto per quanto concerne alcune tematiche. Si è arrivati al finanziamento grazie alla collaborazione con la Regione Piemonte. Sottolinea l importanza della possibilità di attingere dal lavoro dell arch. Simonis come base di partenza per l avvio delle considerazioni e delle attività previste in ambito Interreg, che si svolgeranno su un arco temporale più ampio (fino al 31 marzo 2014) e che potranno usufruire di un finanziamento più cospicuo rispetto a quello ridotto per la redazione del Manuale per il G.A.L. 9

10 Il dott. Cerutti afferma che l attività Interreg è stata formalmente avviata il 02 gennaio 2012; il Centro Servizi Lapideo ed il Politecnico di Torino hanno già assunto risorse umane dedicate al progetto e l attività è, per i due partners, entrata a pieno regime. Gli interventi maggiori in ambito Interreg saranno quelli previsti nei Comuni di Beura Cardezza e di Santa Maria Maggiore per il recupero di alcuni edifici emblematici con tecniche e tecnologie esemplari. L arch. Simonis scorre la scheda progetto Interreg con l elenco delle azioni previste in relazione ai soggetti che avranno il compito di svilupparli e si sofferma, in particolare, su quelle in carico alla Provincia del V.C.O., che è capofila. L arch. Simonis evidenzia il cospicuo finanziamento previsto per la Provincia (circa pari a 112 mila euro) e chiede informazioni per comprendere per quali finalità saranno utilizzati. Il dott. Cerutti spiega che buona parte del finanziamento in carico alla Provincia è dedicato alla pubblicazione su formato cartaceo. Ci sarebbe comunque l opportunità di rivedere con la Regione possibilità di pubblicazione e disseminazione dei risultati su altro formato che non sia quello cartaceo. Erano, poi, previste altre risorse per il finanziamento dell attività svolta dalla Commissione Tecnica, struttura che deve però ancora attivarsi nel suo ruolo e la cui attività deve ancora essere avviata ed andare a regime. Qualche problema si riscontra nella selezione di risorse umane da impegnare, da parte della Provincia, sul progetto. Il dott. Cottini riferisce che nei giorni scorsi è stato pubblicato un bando interno per la selezione di una risorsa umana, che sarà impegnata nelle attività generali di coordinamento del progetto (a fronte di un minimo compenso di circa 14 mila euro lordi). Si cercherà di comprendere con la Regione la possibilità di riformulare il tipo di pubblicazione come esito delle attività Interreg. Inoltre, o la Provincia del V.C.O. o il G.A.L. produrranno un catalogo generico ed un altro di dettaglio con lo sviluppo di temi specifici (coperture, balconi, etc.). Il dott. Cerutti ribadisce che, con il suo disciplinare, l arch. Simonis avrà il compito di mettere a punto lo scheletro al quale attingere e dal quale avviare approfondimenti tecnici, che saranno svolti dagli attori coinvolti nell Interreg. L unico strumento in grado di imporre vincoli sarà quello prodotto dall arch. Simonis per il G.A.L., in quanto sarà recepito dalle Amministrazioni comunali nell ambito della strumentazione urbanistica propria per la gestione del territorio. Il rag. Sbaffi riferisce che il lavoro dell arch. Simonis dovrà essere consegnato entro 90 giorni dalla firma del contratto. Quindi, sarà pronto entro fine giugno A questo punto, prende la parola il prof. Scarzella, il quale si ritiene felice per l incontro organizzato. Riferisce che, nel 2004, il dott. Masera, elemosiniere della Compagnia S. Paolo, aveva incoraggiato alcuni sopralluoghi in territorio ossolano, in quanto si stava studiando in merito alla possibilità di elevare il patrimonio ossolano a patrimonio UNESCO. Il prof. Scarzella ha effettuato una serie di ricognizioni, nel corso delle quali è stato eseguito un rilievo fotografico, seguito da una catalogazione dei beni su apposito schedario. Tali visite lo hanno fatto innamorare di questi luoghi e di alcuni elementi tecnici di dettaglio (per esempio, i camini abitabili, con finestrini). È magnifico poter avviare studi così interessanti. Ed è fondamentale poter partire con un impostazione di base definita e con linee generali che possano guidare le analisi ed il progetto. Il responsabile della ricerca per parte Politecnico di Torino è l arch. Marco Zerbinatti. Nell occasione dell incontro in corso, il prof. Scarzella omaggia l arch. Simonis della pubblicazione, scritta con Zerbinatti, dal titolo Recupero e conservazione dell edilizia storica, edito dalla casa editrice Alinea nel

11 Sottolinea che ricorrono problemi di addestramento e di sensibilizzazione nell ottica del recupero di edifici, la cui struttura altrimenti è destinata ad implodere al cessare dell azione di sostegno dei carichi in copertura. Bisognerà prevedere anche lo sviluppo di studi specifici al fine di comprendere come si possono contemperare recupero dei sottotetti ed isolamento, in modo che le coperture possano essere ispezionabili. L arch. Simonis e l arch. Paglino rispondono che in Ossola si è molto avanti in questo campo e ci sono imprese che operano localmente in questa direzione. Il prof. Scarzella riprende esprimendo il suo accordo sulla possibilità di atterrare cubatura in altro luogo, così come illustrato dal dott. Cottini. Inoltre, è importante che chi possiede un edificio vincolato possa vedere il passaggio dello stesso alla classe più bassa della medesima categoria catastale (vecchia Legge Spadolini). Si dovrebbe fare in modo che ciò continui ad avvenire. L arch. Simonis concorda sul fatto che, su edifici di un certo pregio, è necessario che ciò avvenga. Si tratta di questioni strumentali che dipendono dagli amministratori locali. L assessore Cottini sottolinea anche l importanza di riuscire ad intervenire non facendo pagare/scontando gli oneri di urbanizzazione. Il prof. Scarzella chiude il suo intervento ringraziando tutti ed affermando che occasioni di confronto come l incontro del pomeriggio sono importantissime in quanto il dialogo è alla base di tutto da 2500 anni. Il dott. Cottini chiede al dott. Cerutti e poi all ing. Genna sulla possibilità di favorire un incontro con l Associazione Canova. L ing. Genna riferisce di aver contattato, negli scorsi giorni, il G.A.L. a questo scopo e restava in attesa della proposta di una data per l incontro. Il dott. Cottini riferisce che l Associazione Canova è costituita da soggetti che organizzano workshops con studenti stranieri in ottica di recupero dell architettura tradizionale. È importante riuscire ad organizzare occasioni di incontro con chi opera sul territorio. Essi dovranno sottostare alle norme che deriveranno dal lavoro dell arch. Simonis, ma è fondamentale riuscire a convocarli per un confronto. L incontro con l Associazione Canova è fissato per venerdì 13 aprile alle ore 15 presso il G.A.L. Laghi e Monti di Domodossola. L arch. Simonis, in merito alla possibilità di incontro allargato con la Regione Piemonte, arch. Savio, e con i Beni Culturali, arch. Farruggia, ribadisce l importanza della partecipazione della Regione ai tavoli di confronto tecnico e di impostazione metodologica, che è necessario organizzare periodicamente, parallelamente allo svolgimento delle attività legate ai progetti in essere. Al termine dell incontro, il dott. Cerutti comunica all arch. Simonis che, a valle di ciascun incontro tecnico-operativo, viene redatto un apposito verbale. Informa che anche questa volta sarà redatto un documento che relazionerà sui contenuti dell incontro, che gli sarà inoltra a mezzo posta elettronica al fine di condividerlo e di ricevere le eventuali e necessarie osservazioni. Insieme con il verbale, saranno inviati all arch. Simonis i contatti di tutti i partecipanti all incontro odierno, come da sua richiesta. L incontro si conclude alle ore

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