Teoria dei Linguaggi ( )

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1 Teoria dei Linguaggi ( ) Semantica strutturale (2) Aspetti semantici della Lessematica di Coseriu e della Glossematica di Hjelmlev Dott.ssa Filomena Diodato (filomena.diodato@uniroma1.it)

2 La versione 'strutturalista' della nozione di campo: la Lessematica di Coseriu Idea dell'organizzazione del lessico in campi lessicali sintagmatici e paradigmatici Principio delle opposizioni funzionali Analisi del contenuto in tratti distintivi di Hjelmslev La lessematica è la disciplina che ha per oggetto «lo sviluppo dei campi concettuali considerati come strutture lessicali di contenuto» e per compito quello di «stabilire, studiare e, se possibile, spiegare (motivare) il conservarsi, il comparire, lo scomparire e il modificarsi, nel corso della storia di una lingua, delle opposizioni lessicali distintive» (Coseriu, 1964, trad. it. p. 248).

3 Le sette distinzioni preliminari La Lessematica si occupa: 1. della realtà linguistica e non di quella extralinguistica; 2. della lingua e non del metalinguaggio che è, più propriamente, una nomenclatura convenzionalmente imposta; 3. delle strutture lessicali sincroniche e non diacroniche; 4. dei procedimenti linguistici liberi e non del discorso ripetuto (citazioni, luoghi comuni, proverbi, ovvero espressioni non analizzabili per via componenziale); 5. della lingua funzionale e non della lingua storica; 6. all interno della lingua funzionale, del sistema (cioè della langue) che comprende solo tutto ciò che ha carattere distintivo; 7. dei rapporti di significazione (tra significati) e non di designazione (tra segno e oggetti).

4 Realtà linguistica ve realtà extralinguistica La distinzione dizionario vs enciclopedia rappresenta uno degli aspetti più problematici dell approccio strutturalista. Linguaggio e mondo non sono strutturati in modo analogo. Le parole non riproducono solo le ripartizioni osservabili nel mondo, ma tracciano limiti anche in ambiti continui, riflettendo le differenziazioni che l interpretazione umana impone attraverso il linguaggio alla realtà. La lingua può anche ignorare distinzioni che nella realtà risultano nette. Ma per i parlanti le strutturazioni linguistiche sono oggettive poiché i valori concettuali si definiscono nel sistema linguistico sincronico attraverso le loro opposizioni. Il sistema linguistico è, dunque, autonomo rispetto alla realtà extralinguistica. La semantica lessicale si occupa dei valori linguistici, ovvero dei rapporti di significazione (significato-significato), tralasciando la designazione (segno-oggetto).

5 Sincronia e diacronia: il problema del cambio linguistico Terza distinzione preliminare: le strutture lessicali devono essere descritte in sincronia (Saussure). Coseriu (1958): la sincronia interna dei campi non sempre coincide con la sincronia dell intero sistema: i mutamenti non colpiscono parole isolate, né tutto il sistema simultaneamente, ma si producono sempre in micro-sistemi, secondo il principio dell olismo locale (Trier). La diacronia è difficile da percepire: «Per il parlante il mutamento semantico non esiste poiché egli si trova sempre sincronizzato con la sua lingua e non la percepisce in movimento, dato che la continuità della lingua coincide con la propria continuità come soggetto storico» (Coseriu, 1958, trad. it. p. 174). Ma il mutamento è l essenza stessa della lingua. Il cambiamento semantico, avendo origine nella parole, non è sistematico, ma è comunque possibile una diacronia strutturale. Il mutamento è sempre cieco e casuale, non persegue nessuno obiettivo (assenza di teleologia, Saussure).

6 Lessico come sistema di sistemi Il lessico è «un sistema di sistemi» costituito da zone con una maggiore densità semantica, che coincidono con i campi lessicali. Tentativo di classificazione delle strutture lessematiche sintagmatiche e paradigmatiche. Tentativo di conciliare la prospettiva dell analisi funzionale sviluppata nell ambito dello strutturalismo con una teoria linguistica generale fondata sulla nozione humboldtiana di lingua come enérgheia, aperta alla considerazione dei fattori esterni al sistema linguistico che, se apparentemente espulsi dalla tesi della necessità metodologica dell analisi sincronica della lingua funzionale, rientrano quando si passa dall analisi della lingua come sistema al livello del testo.

7 La Glossematica di Hjelmslev ( ) I Fondamenti della teoria del linguaggio (ed. ingl. 1943) - approccio influenzato dall apparato teorico della logica formale che mira a fornire una descrizione astratta dei sistemi semiotici e tra questi della lingua. L idea di fondo è che a ogni processo corrisponda un sistema, ovvero che ogni processo si può analizzare isolando un certo numero di elementi che ricorrono in varie combinazioni. Anche dietro ai processi umanistici è possibile ravvisare un sistema; in particolare, nelle lingue storico-naturali il processo è il testo, il sistema è la lingua (langue). La tesi dell autonomia della linguistica è radicalizzata nel principio di immanenza, secondo il quale la teoria linguistica deve tendere a comprendere il linguaggio come struttura autosufficiente, configurandosi come un algebra immanente della lingua. La Glossematica porta alle estreme conseguenze la celebre affermazione saussuriana che definisce la lingua una forma, non una sostanza.

8 Onnipotenza semiotica della lingua Nel quadro della teoria di Hjelmslev la lingua è un sistema semiotico dallo statuto speciale. Accogliendo la tesi saussuriana secondo cui la lingua è il più potente dei sistemi semiotici, Hjelmslev riconosce l onniformatività del linguaggio verbale (onnipotenza semantica o traducibilità intersemiotica), affermando che, diversamente da altri sistemi semiotici, una lingua può dar forma a ogni possibile senso: In pratica una lingua è una semiotica nella quale ogni altra semiotica, cioè ogni altra lingua e ogni altra struttura semiotica concepibile, può essere tradotta. Tale traducibilità si basa sul fatto che le lingue (e le lingue soltanto) sono in grado di formare qualunque materia; nella lingua, e soltanto nella lingua, è possibile «lottare con l inesprimibile finché si arrivi ad esprimerlo». È questa qualità che rende la lingua utilizzabile in quanto lingua, capace di dar soddisfazione in qualunque situazione (Hjelmslev, 1943, trad. it. p. 117).

9 Forma, sostanza, materia (La stratification du Langage, 1954) I due strati della forma costituiscono il sistema dei significanti e dei significati, ovvero le classi astratte dei segni linguistici. La forma dell espressione manifesta il modo in cui le lingue ritagliano il continuum amorfo dei suoni; mentre quella del contenuto rappresenta il modo in cui i parlanti organizzano la loro esperienza del mondo, intesa nel senso più ampio. I due strati della sostanza o senso rappresentano la materia formata da una particolare lingua o da altri sistemi semiotici. In generale, i sistemi semiotici sfruttano una molteplicità di sostanze; difatti, nelle lingue una stessa forma dell espressione può essere manifestata da sostanze differenti (forma fonica, forma grafica, segnali con bandiere ecc.). I due strati della materia (ingl. purport) coincidono con la sostanza saussuriana, ovvero designano l insieme amorfo del pensiero (ciò che una particolare semiotica può comunicare) e dei possibili suoni o grafie o gesti (ovvero il supporto fisico di una particolare semiotica). La materia in sé, fattore comune a tutte le lingue, non è oggetto della linguistica, poiché, essendo amorfa, è inaccessibile alla conoscenza. Ciò che interessa allo studioso del linguaggio è la sostanza o materia formata.

10 Simmetria del segno I due piani del segno siano strutturati in base agli stessi princìpi (tesi della simmetria del segno). Sul piano dell espressione, ciascuna lingua seleziona alcune classi di suoni (fonemi) e non altre. Per es. in italiano la lunghezza della vocale i non ha conseguenze semantiche, per cui non abbiamo una variazione semantica se pronunciamo lido (con la i breve) o li:do (con la i lunga), mentre in inglese l alternanza tra la i breve e la i lunga determina la distinzione semantica tra ship, nave, e sheep, pecora. In termini tecnici, i due fonemi inglesi i breve [i] e i lunga [i:] sono in italiano allofoni, cioè variazioni di realizzazione del fonema [i]. Allo stesso modo, sul piano del contenuto, ciascuna lingua dà vita a un sistema peculiare di distinzioni concettuali.

11 Sistema semantico del colore Il continuum del colore non è fisicamente o percettivamente disponibile in unità discrete; la categorizzazione dei colori è l esito di un processo linguistico radicalmente arbitrario. Le lingue variano sia per il numero (si va da lingue che hanno solo due termini per i colori a lingue che ne hanno alcune decine), sia per la denotazione dei termini di colore (le lingue sembrano non nominare le stesse variazioni cromatiche). Anche due lingue geograficamente coesistenti come l inglese e il gallese rivelano differenze rilevanti non solo piano dell espressione ma anche sul piano del contenuto.

12 Figure del contenuto L analisi dei due piani del segno deve procedere secondo il principio di riduzione; deve, cioè, individuare su ogni piano della lingua le unità ultime. Come il piano dell espressione anche quello del contenuto può essere analizzato in un certo numero di elementi più piccoli, le figure del contenuto, intese come un numero limitato di non-segni che concorrono alla formazione di un numero illimitato di segni. Se dal punto di vista esterno la lingua è un sistema di segni, da un punto di vista interno sarà un sistema di figure. Per ogni elemento (variante) deve essere individuata l entità (l invariante irriducibile, la classe astratta o glossema) di cui essa è esemplare. Per individuare le invarianti e per distinguerle dalle varianti Hjelmslev utilizza la nozione di fattore distintivo, sviluppata con successo in fonologia: la cosiddetta prova di commutazione, che serve a distinguere i fonemi tra di loro, deve essere applicata anche sul piano del contenuto.

13 Principio di riduzione e prova di commutazione Sul piano dell espressione si identificherà un invariante (cioè un fonema) là dove la variazione di un elemento fonico con un altro produce una variazione sul piano del contenuto (come nelle coppie minime vela/mela, patto/ratto, naso/vaso). Sul piano del contenuto si identificherà un invariante (un tratto semantico o figura del contenuto) se lo scambio di un unità con un altra produce un cambiamento sul piano dell espressione (se nella combinazione +UMANO +ADULTO +MASCHIO scambiamo +MASCHIO con MASCHIO otteniamo un cambiamento da uomo a donna). Se lo scambio di un solo tratto con un altro comporta un mutamento anche sull altro piano della lingua avremo trovato un invariante. MA se le unità minime sul piano dell espressione sono prive di contenuto, quelle sul piano del contenuto sono piene.

14 Matrice semantica Lessemi Figure del contenuto UMANO BOVINO ADULTO MASCHIO uomo donna bambino bambina toro vacca vitello vaccina

15 Figure del contenuto come primitivi semantici? Le figure del contenuto di Hjelmslev sono entità linguistiche, non assimilabili quindi ai primitivi semantici della semantica generativa e di alcuni approcci cognitivi. La descrizione linguistica non può fondarsi né sulla materia, né sulla sostanza, ma deve muovere dalla forma, che è peculiare per ogni lingua. Allora, lo studio linguistico non è ontologico e le figure del contenuto non sono concetti atomici universali.

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