I Rapporto sull economia vibonese

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2 I Rapporto sull economia vibonese Indice Gruppo di lavoro..... pag. 7 Ringraziamenti pag. 9 Prefazione pag. 11 Introduzione pag Il quadro di riferimento regionale... pag Caratteristiche dell economia regionale.. pag Punti di forza e di debolezza dell economia regionale. pag Le caratteristiche della provincia di Vibo Valentia. pag La popolazione e l occupazione... pag Condizioni e potenzialità del territorio.. pag La struttura produttiva nella provincia di Vibo Valentia. pag Il settore manifatturiero in senso stretto.. pag Il settore metalmeccanico.... pag Le criticità del settore.... pag Il settore agro-alimentare.... pag L industria del legno..... pag Il comparto turistico.... pag Il settore ICT..... pag Il settore delle costruzioni.... pag Le dinamiche di lungo periodo... pag Le imprese artigiane.... pag Agevolazioni pubbliche e investimenti delle imprese vibonesi pag. 74

3 16. Struttura finanziaria, costi e livello di competitività. pag. 79 delle imprese vibonesi 17. Le banche e il credito nella provincia di Vibo Valentia. pag Il sommerso: cause ed effetti.... pag La criminalità organizzata e i suoi effetti sull economia. pag Come dalla crisi nasce lo sviluppo: il caso Nuovo Pignone. pag Le carenze infrastrutturali.... pag Ruolo e comportamento della pubblica.. pag. 109 amministrazione nel vibonese 23. Gli strumenti della programmazione negoziata. pag. 114 nella provincia di Vibo Valentia 23.1 Il patto generalista.... pag Il patto territoriale per l agricoltura, la pesca e l acquicoltura. pag Il patto specializzato nel turismo... pag La rimodulazione del patto generalista.. pag La società di gestione dei patti... pag Le previsioni per il futuro.... pag Gli altri strumenti.... pag La congiuntura..... pag Il contesto nazionale e internazionale.. pag La congiuntura in Calabria... pag La congiuntura nella provincia di Vibo Valentia. pag Gli scenari futuri..... pag Sintesi e proposte..... pag. 153 Riferimenti bibliografici.... pag. 169 Appendice statistica..... pag. 171 I Rapporto sull economia vibonese

4 I Rapporto sull economia vibonese

5 Gruppo di lavoro Prof. Damiano Bruno Silipo (coordinatore e responsabile scientifico) Dott. Anselmo Pungitore (Direttore Assindustria Vibo Valentia) Ing. Onofrio Maragò Dott.a Maria Stella Fresca Sign.a Manuela Ruperto Dott.a Caterina Nano Dott. Bruno De Stefano Il prof. Damiano Bruno Silipo ha coordinato l indagine sul campo e ha scritto il Rapporto, ad esclusione dei paragrafi 18 e 23. Il paragrafo 18 è stato scritto dall ing. Onofrio Maragò; mentre il paragrafo 23 e sottoparagrafi sono stati scritti dalla dott.a Caterina Nano. Infine, la dott.a Maria Stella Fresca ha curato l Appendice e le elaborazioni statistiche. Avvertenze. Per non appesantire la lettura sono state limitate al minimo le citazioni; quando non diversamente specificao i dati si riferiscono al 2002/2003 e sono forniti da fonti ufficiali, principalmente ISTAT. I Rapporto sull economia vibonese 7

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7 Ringraziamenti Un sentito ringraziamento va a tutti gli enti e le associazioni che hanno gentilmente fornito documenti, atti ed informazioni indispensabili alla realizzazione del Rapporto: Banca d Italia, Camera di Commercio di Vibo Valentia, COGAL Monteporo, Comune di Vibo Valentia, Consorzio per il Nucleo di Sviluppo Industriale della Provincia di Vibo Valentia, Osservatorio Banche-Imprese, Provincia di Vibo Valentia. Si ringarzia inoltre il prof. Damiano Silipo per il meticoloso lavoro di ascolto del territorio e di ricerca documentale effettuata a supporto dei dati statistici. I Rapporto sull economia vibonese 9

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9 Prefazione Il Primo Rapporto sull economia vibonese costituisce un fondamentale passo verso la conoscenza profonda del tessuto socioeconomico e del clima di opinione degli imprenditori, un autorevole analisi congiunturale e strutturale come elemento imprescindibile cui fare riferimento per avviare ogni iniziativa di insediamento produttivo. Rendere visibile e più competitivo un territorio definito in bilico tra il baratro e l avvio di una fase di crescita è un impegno che può restituire grande respiro ad una provincia ricca di risorse umane e non ancora satura di tessuto industriale. La definizione scientifica ed il rilevamento dei punti di forza e di quelli di debolezza, costituisce il terreno di confronto e la fedele mappa dei problemi e delle opportunità di un territorio attraverso cui è possibile stabilire le azioni da intraprendere e definire in modo condiviso la strada che porta alla crescita. Con questo Rapporto gli imprenditori vibonesi dimostrano il loro desiderio di capire, in primo luogo, e di agire, perché anche questo territorio, ricco di aspetti positivi, diventi realmente competitivo sul mercato nazionale e su quelli internazionali. Il percorso è appena iniziato, e l augurio è che questo desiderio di crescita diventi contagioso ed inarrestabile, permeando tutte le componenti rendendole partecipi, allo stesso livello, della rinascita di una caparbia comunità. A questa provincia che si confronta con la voglia di crescere occorre fornire tutto il sostegno possibile, affinché con il proprio successo, diventi stimolo e testimonianza di un Sud che sa fare sempre di più, e sempre meglio. Nicola Tognana Vice Presidente ConÞ ndustria per l Organizzazione e lo Sviluppo I Rapporto sull economia vibonese 11

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11 Introduzione Un Progetto per la provincia Vibo Valentia. Tracciare i sentieri dello sviluppo industriale di un territorio è compito arduo, che passa attraverso la condivisione di proposte reali e realizzabili, ma soprattutto che richiede un nuovo modo di pensare e di agire, per superare l idea stessa di Mezzogiorno. Solo in pochi casi, infatti, la programmazione costruita in sede centrale ha trovato riscontro nell erogazione di aiuti realmente utili alla spinta produttiva interna, supportata ed incoraggiata dalle tipicità delle regioni destinatarie degli interventi. La nostra provincia rischia di vivere il passaggio dalla fase di nonindustrializzazione alla fase del decentramento produttivo, saltando lo stadio di sviluppo industriale primario. Se ciò accadesse, si verrebbe a consumare il paradosso del Sud, pensato come obiettivo di delocalizzazione industriale, divenuto in realtà terra del non sviluppo. Con questo Rapporto, Assindustria presenta a tutti i protagonisti del futuro di Vibo Valentia la sua proposta, il Progetto, che non vuole essere una ricetta miracolosa o un libro dei sogni, ma una possibile via di confronto e di nuova coesione. Vincenzo Restuccia Presidente Assindustria Vibo Valentia I Rapporto sull economia vibonese 13

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13 1. Il quadro di riferimento regionale L economia vibonese s inserisce in un contesto regionale in bilico tra il baratro e l avvio di una fase di crescita. Appare sempre più evidente infatti che i nuovi scenari internazionali ed i nuovi assetti istituzionali del nostro paese, stanno determinando mutamenti profondi nelle condizioni economiche e sociali della regione. La Calabria nei prossimi anni o saprà inserirsi nei nuovi scenari che si stanno delineando, oppure correrà il rischio non di permanere nell attuale condizione, ma di subire un arretramento nelle condizioni di vita della popolazione. Le caratteristiche della regione possono essere riassunte in un economia fragile e sostanzialmente chiusa agli scambi con l estero, ed in istituzioni pubbliche inadeguate a guidare l economia su un sentiero di crescita. Il primo dato indicativo della debolezza del sistema produttivo regionale è la dimensione della base produttiva: in Calabria, con poco più di 2 milioni di abitanti, le forze di lavoro nel 2002 erano poco più di 750 mila unità e gli occupati erano inferiori a 570 mila unità. La base produttiva regionale non raggiunge quindi nemmeno il 29% della popolazione. Se a ciò si aggiunge che gli occupati nella trasformazione industriale nello stesso anno ammontavano a solo 44 mila unità, si può comprendere la debolezza dell economia regionale. Altri indicatori contribuiscono a descrivere il quadro delle condizioni economiche e sociali della Calabria. Pur avendo una densità abitativa bassa rispetto alle altre regioni, tra il 1991 e il 2001 (le date degli ultimi due censimenti), la Calabria ha subito una ulteriore contrazione nel numero di abitanti. Variazione della popolazione tra il 1991 e il 2001 nelle province calabresi Variazione di Popolazione Popolazione Variazione di popolazione tra Numero residente residente popolazione il 1991 tra il 1991 ed comuni censita al censita al 20- ed il 2001 il 2001 (valori 21-ott-01 ott-91 (valori assoluti) percentuali) Densità per Kmq Tot. Stranieri 2001 Catanzaro ,4 154, Cosenza ,3 110, Crotone , Reggio di Calabria ,2 177, Vibo Valentia , Calabria ,8 133, Fonte: Istat I Rapporto sull economia vibonese 15

14 I Rapporto sull economia vibonese Nel decennio , proprio la provincia di Vibo Valentia è quella che ha subito in termini percentuali la perdita maggiore di abitanti (-5%), rispetto alla riduzione del 2,3% di Cosenza e del 2,2% di Reggio Calabria. Questa contrazione è dovuta non tanto al saldo naturale, quanto ad una ripresa del fenomeno migratorio. Movimento naturale, migratorio e demografico della popolazione nel periodo Popolazione Saldo naturale/ popolazione* Tasso migratorio* Saldo demografico/ popolazione* Provincia Vibo Valentia ,3 1,2-5,8-7,4-1,5-6,2 Calabria ,2 0,8-15,9-5,7-11,7-5 Mezzogiorno ,2 1,8-2,9-3,3 1,3-1,5 Italia ,2-0,2 0,6 5,3 0,7 5 * per Fonte: Istat, Popolazione e movimento anagrafico dei comuni, 1991 e 2001 Un altro indicatore della debolezza strutturale dell economia è costituito dalla presenza stabile degli stranieri. Questo dato può essere inteso come un indicatore della capacità dell economia calabrese di attrarre forza-lavoro dall esterno, anche in settori non tecnologicamente avanzati. Nel 2001 gli stranieri presenti in Calabria per motivi di lavoro ammontavano a poco più di 15 mila unità, pari allo 0,7% della popolazione residente. Ciò dimostra che, la Calabria non è attraente nemmeno per lavoratori che hanno un salario di riserva molto più basso rispetto a quello dei calabresi. Il dato più emblematico della debolezza dell economia calabrese è comunque quello della disoccupazione. Nel 2002 le persone in cerca di occupazione ammontavano a 186 unità, corrispondenti ad un tasso di disoccupazione complessivo del 24,6%. Le province più colpite da questo fenomeno sono Reggio Calabria (29%) e Vibo Valentia (27%). Se a ciò si aggiungono le persone che, essendo scoraggiate, non cercano nemmeno lavoro, ma che, comunque, sarebbero disposte a lavorare (53 mila) e quelle che cercano lavoro ma non attivamente (102 mila), si comprende come il problema della disoccupazione in Calabria assuma dimensioni rilevanti. 16

15 Popolazione di 15 anni e oltre per condizione, regione, provincia e sesso. Media (Dati in migliaia) La disoccupazione nella fascia di età compresa tra 15 e 29 anni superava il 50% della forza lavoro, rendendo drammatico il problema dell accesso al lavoro per le fasce più giovani della popolazione calabrese. TASSO DI OCCUPAZIONE TASSO DI DISOCCUPAZIONE Totale Totale MASCHI E FEMMINE CALABRIA Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Fonte: Istat FORZE DI LAVORO NON FORZE DI LAVORO IN ETÀ LAVORATIVA (15-64 anni) maschi e femmine Cercano lavoro non attivamente Non cercano ma disposte a lavorare Non aventi possibilità o Totale interesse a lavorare In età non lavorativa 65 e oltre CALABRIA Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Fonte: Istat Tassi di occupazione e di disoccupazione per sesso, classe di età, regione e provincia- media Valori percentuali Per avere un termine di paragone, è sufficiente notare come il tasso di disoccupazione giovanile nel Nord non superi il 5-6% della forza-lavoro. Una consistente fetta della disoccupazione giovanile è costituita da diplomati e laureati, cioè da persone che hanno acquisito delle competenze, e che, quindi, hanno delle aspettative di reddito tipiche di un economia avanzata. La disoccupazione in Calabria non è comunque solo un fenomeno giovanile, ma investe in misura rilevante anche fasce della popolazione nelle età centrali. Nella fascia di età compresa tra 30 e 64 anni la disoccupazione in Calabria ammonta al 17,4% della forza-lavoro, con punte del 21,6% nella provincia di Reggio Calabria e del 20,3% in quella di Vibo Valentia. I Rapporto sull economia vibonese 17

16 I Rapporto sull economia vibonese Se l economia calabrese non poggia le proprie basi sul settore industriale, diventa rilevante domandarsi quali siano i fattori che consentono ai calabresi di mantenere un tenore di vita accettabile. Nel 2002, su un totale di circa 570 mila occupati in Calabria, 418 mila lavoravano in altre attività. Tra queste ultime, un ruolo rilevante è assunto dal commercio (94 mila unità) e dalla Pubblica amministrazione. Se si aggiunge al settore delle altre attività quello delle costruzioni, l occupazione in Calabria in questi due settori ammonta a 482 mila unità, pari all 84% degli occupati. Occupati per posizione nella professione, settore di attività economica, regione, provincia e sesso - Media 2001 (dati in migliaia) OCCUPATI IN COMPLESSO INDUSTRIA AGRICOLTURA DI CUI: TOTALE Trasformazione Costruzioni industriale MASCHI E FEMMINE ALTRE ATTIVITA TOTALE Di cui: Commercio CALABRIA Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Valori percentuali CALABRIA 100,00% 12,30% 19,90% 7,60% 11,20% 67,70% 16,40% Cosenza 100,00% 11,10% 21,40% 8,50% 11,80% 67,50% 16,70% Catanzaro 100,00% 10,40% 22,40% 8,30% 12,70% 67,20% 17,00% Reggio Calabria 100,00% 12,90% 16,20% 5,80% 9,80% 70,90% 16,40% Crotone 100,00% 16,80% 21,10% 8,00% 10,40% 62,00% 14,70% Vibo Valentia 100,00% 16,60% 18,40% 7,60% 10,20% 65,00% 15,40% Fonte: Istat TOTALE 18

17 Appare chiaro quindi che la Pubblica amministrazione, il commercio e le costruzioni hanno assunto in Calabria il ruolo di settori-spugna, nel tentativo di alleviare il grande fenomeno della disoccupazione. Diversamente da altre regioni del paese, l eccessiva espansione del settore terziario in Calabria non deve pertanto essere considerata sinonimo del raggiungimento di uno stadio avanzato di sviluppo, quanto piuttosto la conseguenza di un uso distorto delle risorse, che ha concepito il terziario e le istituzioni pubbliche come strumenti di assorbimento della disoccupazione, anziché come strumenti di promozione dello sviluppo. In particolare, la Pubblica amministrazione, oltre ad assorbire una quota considerevole della disoccupazione, ha rappresentato per decenni un importante veicolo di sostegno al reddito per una consistente fascia della popolazione calabrese. Nel 2001 la spesa della Pubblica amministrazione in Calabria era infatti pari al 33,6% del valore aggiunto regionale, mentre quella del Mezzogiorno era nello stesso anno di poco superiore al 30%. Il rapporto tra spesa della pubblica amministrazione e valore aggiunto dell Italia invece ammontava al 20% di quest ultimo. I trasferimenti pubblici hanno rappresentato per decenni una fonte diretta e indiretta di sostegno al reddito e ai consumi dei calabresi. Nel 2000 l Italia aveva un valore aggiunto 46,7 volte superiore a quello della Calabria. Nello stesso anno il rapporto tra il reddito disponibile dell Italia e della Calabria era invece di 39,5 punti. Ciò indica che i trasferimenti pubblici sono stati una importante fonte di sostegno al reddito regionale. Il problema è che, a causa della ristrettezza della base produttiva regionale, gran parte del reddito calabrese è stato utilizzato per alimentare la domanda verso le produzioni di altre regioni o paesi, accentuando così la dipendenza esterna della regione sia nella formazione che nell impiego del reddito. Secondo i dati Istat, infatti, le importazioni nette della Calabria nel 2001 ammontavano al 25% del valore aggiunto regionale, superando di quasi dieci punti l analogo rapporto del Mezzogiorno. Si noti che nello stesso anno l Italia aveva un valore del rapporto negativo (-0,7%), cioè essa esportava beni e servizi più di quanto importava. Nella prospettiva di un assetto federalista del nostro paese e di un conseguente federalismo fiscale, l autonomia regionale rappresenta pertanto un punto di svolta nella storia economica e sociale della Calabria, che può portare o verso il baratro oppure verso l avvio di un sentiero di sviluppo. I Rapporto sull economia vibonese 19

18 I Rapporto sull economia vibonese 2. Caratteristiche dell economia regionale La composizione settoriale dell economia calabrese mostra un peso maggiore dell agricoltura (5,8%) rispetto al Mezzogiorno (4,4%) e più che doppio rispetto all Italia (2,7%). Viceversa, l industria, e in misura più accentuata l industria in senso stretto, ha un peso percentuale inferiore di oltre quattro punti rispetto al peso di questo settore nel Mezzogiorno e di oltre dieci punti rispetto al peso del settore industriale in Italia. I dati di contabilità regionale Istat mostrano anche l eccessivo peso dei servizi e della Pubblica amministrazione in Calabria. Nel 2001 il peso dei servizi nella formazione del valore aggiunto regionale era del 77,8% in Calabria, del 75,3% nel Mezzogiorno e del 69,5% in Italia. Una analoga relazione esiste nel confronto tra il peso della Pubblica amministrazione in Calabria e nel resto d Italia. Nell ambito del settore industriale, in Calabria un peso maggiore è assunto dalle costruzioni (6,3%), rispetto al 5,5% del Mezzogiorno e al 4,9% dell Italia. L industria manifatturiera contribuisce alla formazione del valore aggiunto solo per il 7,2%, a fronte del 12,1% del Mezzogiorno e del 20,1% dell Italia. Nell ambito del settore manifatturiero, i comparti più rilevanti in Calabria sono quelli della distribuzione e produzione di energia elettrica (2,7%), degli alimentari (1,8%) e della fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (1,3%). La specializzazione produttiva del Mezzogiorno, pur avendo caratteristiche simili a quelle della Calabria, sembra più orientata alla produzione di macchine e apparecchi meccanici (3%). Viceversa, in Italia il primo posto tra le produzioni manifatturiere è occupato dalla fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (5,6%), seguito dalla fabbricazione di prodotti in metallo (2,7%) e dall industria del legno (2,4%). Infine, il settore commerciale in Calabria assorbe oltre la metà del valore aggiunto dei servizi. Questo settore pesa in misura significativamente superiore rispetto al Mezzogiorno ed all Italia. 20

19 Valore aggiunto per branche di attività -Milioni di euro a prezzi correnti. Anno 2001 Branche Calabria Mezzogiorno ITALIA Calabria Mezzogiorno ITALIA Agricoltura, silvicoltura e pesca 1451, , ,3 5,80% 4,40% 2,70% Agricoltura, caccia e silvicoltura 1435, , ,80% 4,20% 2,60% Pesca, piscicoltura e servizi connessi 15,8 537,9 1150,3 0,10% 0,20% 0,10% Industria 4081, , ,9 16,40% 20,40% 27,80% Industria in senso stretto 2518, , ,2 10,10% 14,90% 22,90% Estrazione di minerali 46,2 656,7 5046,6 0,20% 0,20% 0,40% Industria manifatturiera 1800, , ,1 7,20% 12,10% 20,10% Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 459,7 5682, ,8 1,80% 2,10% 2,00% Industrie tessili e dell abbigliamento 127,2 3137, ,1 0,50% 1,10% 2,30% Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari 9,3 807,4 6252,3 0,00% 0,30% 0,50% Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta; stampa , ,9 0,40% 0,60% 1,40% ed editoria Cokerie, raffinerie, chimiche, farmaceutiche 124,3 3589, ,6 0,50% 1,30% 1,90% Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non 252,9 2905, ,9 1,00% 1,10% 1,40% metalliferi Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo 155,7 3788, ,8 0,60% 1,40% 2,70% Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, eletttrici ed 326,2 8162, ,30% 3,00% 5,60% ottici; mezzi di trasporto Industria del legno, della gomma, della plastica e altre manifatturiere 239,9 3536, ,7 1,00% 1,30% 2,40% Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore 671,8 6967, ,6 2,70% 2,50% 2,30% e acqua Costruzioni 1563, , ,6 6,30% 5,50% 4,90% Servizi 19355, , ,3 77,80% 75,30% 69,50% Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e , ,4 24,20% 23,50% 24,00% comunicazioni Commercio all ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa 3367, , ,7 13,50% 13,10% 13,00% Alberghi e ristoranti 784,3 8490, ,9 3,20% 3,10% 3,60% Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 1871, , ,9 7,50% 7,40% 7,40% Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed 6160, , ,9 24,80% 24,90% 26,00% imprenditoriali Intermediazione monetaria e finanziaria 970, , ,3 3,90% 4,20% 5,90% Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività , ,6 20,90% 20,70% 20,10% professionali ed imprenditoriali Altre attività di servizi 7170, , ,80% 26,80% 19,50% continua I Rapporto sull economia vibonese 21

20 I Rapporto sull economia vibonese segue Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 2133, , ,1 8,60% 8,00% 5,40% Istruzione 2463, ,6 9,90% 8,70% 5,00% Sanità e altri servizi sociali 1595, , ,40% 6,10% 4,80% Altri servizi pubblici, sociali e personali 875, ,6 3,50% 3,40% 3,50% Servizi domestici presso famiglie e convivenze 101,5 1532,5 8699,7 0,40% 0,60% 0,80% Valore aggiunto ai prezzi base (al lordo SIFIM) 24888, , ,5 100,00% 100,00% 100,00% Fonte: Nostre elaborazioni su dati di Contabilità regionale Istat. Come si è detto in precedenza, il peso della Pubblica amministrazione in Calabria è superiore al peso assunto da questo settore nel Mezzogiorno e in Italia. Tuttavia, la composizione della spesa della Pubblica amministrazione in Calabria non si discosta significativamente rispetto a quella delle altre due circoscrizioni territoriali. Sanità e istruzione occupano i primi posti, rispettivamente con il 30,6% e il 29%. Seguono le spese per i servizi generali (12%), l ordine pubblico e la sicurezza (9,6%) e gli affari economici (5,8). D altra parte, è opinione comune tra gli studiosi che sanità e istruzione non occupino certamente i primi posti nella graduatoria dell efficienza e della qualità dei servizi offerti. Composizione della spesa delle pubbliche amministrazioni- Anno 2001 Calabria Mezzog. ITALIA Calabria Mezzog. ITALIA v.a. % Servizi generali 1003, , ,2 12,00% 13,00% 12,30% Difesa 457,1 4680, ,50% 5,60% 5,70% Ordine pubblico e sicurezza , ,1 9,60% 9,90% 10,00% Affari economici 489,1 4873, ,8 5,80% 5,80% 6,70% Protezione dell ambiente 158,6 1289,6 3178,8 1,90% 1,50% 1,40% Abitazioni e assetto territoriale 127,6 1266,4 3030,1 1,50% 1,50% 1,30% Sanità 2561, , ,8 30,60% 30,70% 32,30% Attività ricreative, culturali e di culto 118,3 1362,4 4914,1 1,40% 1,60% 2,10% Istruzione 2429, , ,2 29,00% 27,50% 24,00% Protezione sociale 219,5 2422, ,60% 2,90% 4,20% Totale 8366, , ,2 100,00% 100,00% 100,00% Fonte: Nostre elaborazioni su dati di Contabilit regionale Istat. 22

21 La composizione della struttura produttiva regionale illustrata in precedenza dipende in gran parte dal fatto che l economia è sostanzialmente chiusa agli scambi con l estero. Al riguardo è sufficiente rilevare come nel 2002 il contributo della Calabria alle esportazioni era di 285 milioni di euro, appena lo 0,1% delle esportazioni italiane. Il carattere di dipendenza dell economia calabrese è confermato anche da un livello delle importazioni quasi doppio rispetto alle esportazioni. Infatti, nello stesso anno le importazioni della Calabria ammontavano a 473 milioni di euro, che contribuivano a determinare un saldo negativo della bilancia commerciale regionale di 188 milioni di euro. Le tendenze degli ultimi anni dimostrano inoltre un incremento del deficit commerciale. Questa tendenza contrasta anche con la situazione di altre regioni meridionali, che hanno visto negli stessi anni l affermarsi delle produzioni dei distretti industriali meridionali sui mercati nazionali e internazionali (vedi Puglia, Campania, Basilicata). Il peso delle esportazioni calabresi è irrilevante non solo rispetto a quello delle altre regioni italiane ma anche sul totale della produzione regionale: nell anno 2001 la propensione alle esportazioni della Calabria era pari all 1,2% del valore aggiunto. Grado di apertura al commercio estero. Rapporto tra export e valore aggiunto. Microripartizioni settoriali. Anno 2001 Regioni e Provincie Agricoltura Industria Servizi Totale Calabria 3,90% 5,80% 0,10% 1,20% Cosenza 9,40% 3,00% 0,10% 1,10% Catanzaro 0,70% 3,50% 0,10% 0,70% Reggio Calabria 2,40% 10,20% 0,00% 1,60% Crotone 1,10% 6,30% 0,00% 1,20% Vibo Valentia 0,60% 11,40% 0,00% 1,80% Nord-Ovest 12,60% 92,30% 0,30% 30,60% Nord-Est 19,50% 100,80% 0,30% 33,30% Centro 10,30% 77,70% 0,30% 18,60% Sud 11,90% 49,90% 0,20% 10,90% ITALIA 13,80% 84,40% 0,30% 24,00% Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati ISTAT e su dati Istituto Tagliacarne I Rapporto sull economia vibonese 23

22 I Rapporto sull economia vibonese In questo quadro spicca il dato della provincia di Vibo Valentia che, con una propensione alle esportazioni dell 1,8% e un tasso di apertura dell economia del 5,8%, è quella più aperta agli scambi con l estero. In Calabria i rispettivi indicatori sono pari a 1,2% e 3,3%; come dimostra la tabella seguente, entrambi gli indicatori sono molto inferiori agli analoghi indicatori del Mezzogiorno e dell Italia. La composizione merceologica delle esportazioni calabresi denota una prevalenza dei settori della trasformazione industriale e dell agricoltura. In particolare, nel 2002 il 31% dei prodotti esportati apparteneva al settore chimico e della gomma, il 25% al settore metalmeccanico, il 16% all alimentare e il 13% all agricoltura. Rispetto alla provenienza territoriale dei beni esportati, i dati dimostrano una specializzazione produttiva nei settori agricolo e alimentare nella provincia di Cosenza, nella chimica e gomma e alimentare nella provincia di Reggio Calabria e nel metalmeccanico nella provincia di Vibo Valentia, che da sola copre quasi due terzi delle esportazioni regionali in questo settore. Considerando la bilancia commerciale settoriale, è possibile notare come la provincia di Cosenza abbia un consistente saldo positivo nel settore agricolo e del legno, ed un saldo negativo nell alimentare, nella chimica e nel metalmeccanico. La provincia di Catanzaro mostra un saldo negativo in tutti i settori. Reggio Calabria ha invece un saldo positivo nella chimica e gomma ed un deficit nell agricoltura, nell alimentare, nel legno e nel metalmeccanico. La provincia di Crotone ha un surplus solo nella chimica e un deficit, anche elevato, negli altri settori. La provincia di Vibo Valentia presenta un forte surplus nel settore metalmeccanico e un deficit in tutti gli altri settori, più consistente nell alimentare, nell agricoltura e nel legno. E interessante notare inoltre che, a fronte del 74% delle importazioni provenienti dai paesi dell Unione Europea, la Calabria esporta solo poco più del 50% in questi paesi, mentre il resto è esportato in altre aree del mondo (si vedano le tabelle nell appendice). Nel complesso, i dati della composizione della bilancia commerciale dimostrano che, pur nell esiguità dei valori assoluti, le imprese calabresi hanno una qualche capacità competitiva nei settori chimico e della gomma, metalmeccanico, alimentare e agricoltura. In gran parte di questi settori rimane tuttavia un peso eccessivo delle importazioni, che determinano una forte dipendenza della Calabria dal resto del mondo nella produzione e nel consumo dei beni. 24

23 3. Punti di forza e di debolezza dell economia regionale Paradossalmente, l esistenza di una forza-lavoro inutilizzata costituisce un punto di forza della regione. Diversamente da altre regioni del nord che hanno raggiunto il pieno utilizzo delle risorse umane e fisiche, in Calabria esiste un vasto esercito di giovani scolarizzati e, sovente, professionalizzati, pronti per essere utilizzati. Il fattore produttivo per eccellenza, il capitale umano, è particolarmente abbondante e non conosce strozzature dal punto di vista dell offerta. La regione può inoltre contare su un patrimonio considerevole di risorse immobili, per lo più ancora intatte e del tutto inutilizzate. Presìdi archeologici eccellenti, boschi, parchi e riserve naturali coprono ampie superfici del territorio regionale; il mare la bagna per oltre 700 km, mentre patrimoni culturali e architettonici sono diffusamente presenti nel territorio. Tutto ciò attribuisce alla Calabria un consistente potenziale di sviluppo turistico, che solo in minima parte è stato valorizzato. Gioia Tauro, nel giro di pochissimi anni, è diventato il più grande hub di transhipment di container del Mediterraneo. Grazie ad esso, la Calabria è rientrata prepotentemente nei grandi flussi intercontinentali, aprendo la regione alle relazioni esterne e generando identità e reputazione positive. La Calabria, inoltre, può fare riferimento per il proprio sviluppo ad un nucleo di altri punti di forza, meno specifici ma ugualmente importanti per attivare processi di modernizzazione civile e di crescita economica. La presenza di un sistema universitario regionale, territorialmente e funzionalmente articolato, è forse la leva più importante per conseguire qualità sociale e sviluppo innovativo. Il problema è come far interagire le università con il territorio. A fronte di questi punti di forza, la Calabria è alle prese con un elevato numero di criticità, sia nella sfera economica, sia in quella sociale, che impediscono di cogliere le potenzialità di sviluppo della regione. L isolamento dal resto delle regioni italiane e da quelle europee è il suo principale punto di debolezza. La Calabria è ancora oggi un area con deboli legami con il resto del mondo, nonostante ormai la sua buona accessibilità fisica. L isolamento della regione non è tuttavia soltanto nei confronti dell esterno, bensì è un fenomeno evidente anche con riferimento alle relazioni infraregionali. Le istituzioni calabresi dialogano pochissimo tra I Rapporto sull economia vibonese 25

24 I Rapporto sull economia vibonese loro, sia in senso orizzontale, sia verticale; allo stesso modo, sono scarsamente interconnesse le organizzazioni imprenditoriali, le associazioni civili, le singole imprese. La Calabria non ha reti di relazioni visibili, stabili, fitte, né nel campo istituzionale, né in quello sociale, né in quello economico. Al contrario, prevalgono l instabilità istituzionale, la destrutturazione organizzativa, le coalizioni socio-istituzionali collusive e di breve periodo. La regione soffre ancora di un elevata dipendenza dai trasferimenti pubblici esterni. La spesa pubblica allargata è il motore pressoché unico della crescita economica e della stessa mobilità sociale. Ne consegue una asfissiante regolazione pubblica dei processi economici e un deficit assoluto di relazioni di mercato. In particolare, la regione mostra un accentuata asfissia della propria base produttiva, segnatamente delle produzioni industriali esposte alla concorrenza esterna, e perdipiù in tendenziale declino. Sul piano sociale, la gracilità dell apparato produttivo regionale implica innanzitutto un elevata disoccupazione ed una diffusione patologica di lavori irregolari. Particolarmente esposte alla disoccupazione sono le giovani generazioni, che sono costrette all inattività, o alla sottoccupazione precaria per lunghissimi anni. L elevata dipendenza economica produce altresì aspettative e orientamenti sociali diffusi passivi, adattivi, che non aiutano la crescita della domanda collettiva di sviluppo. Quest ultima, infatti, è confinata in ristretti gruppi sociali dispersi nel territorio, che non riescono ad avere impatti significativi né sulle politiche regionali, né sulle organizzazioni di rappresentanza degli interessi collettivi. La regione è segnata nel profondo dalla presenza di organizzazioni criminali diffuse e radicate nel territorio, che mettono a rischio diritti di proprietà e, a volte, anche gli stessi diritti alla vita democratica e alle libertà individuali. La criminalità rappresenta un costo elevatissimo per l economia e la società locale in quanto deprime il livello di attività delle imprese, depotenzia l intraprendenza imprenditoriale, scoraggia gli investimenti esterni e, soprattutto, genera e alimenta aspettative socio-istituzionali negative. La struttura burocratica regionale è largamente inadeguata sotto il profilo della capacità progettuale, del dinamismo e dell efficienza procedurale, della competenza tecnica e professionale e della capacità di programmazione delle risorse. Logiche di appartenenza, di autoreferenzialità, di mera cultura dell adempimento permeano diffusamente il ceto burocratico regionale e quello dell insieme degli enti locali. 26

25 4. Le caratteristiche della provincia di Vibo Valentia 4.1 La popolazione e l occupazione In questo quadro di sostanziale fragilità del sistema produttivo regionale, la provincia di Vibo Valentia rappresenta per molti aspetti una estremizzazione dei punti di forza e dei punti di debolezza presenti nella regione. Con riferimento al primo aspetto, questa provincia dispone della più elevata concentrazione dell offerta turistica, tanto da indurre ad affermare che quello vibonese è l unico distretto turistico della regione. Questo certamente è il risultato della concentrazione nell area di un esteso patrimonio di risorse naturali, ambientali, archeologiche e storicoculturali, che hanno reso questa costa tra le più attraenti del meridione. Ciò è dovuto anche all esistenza di capacità imprenditoriali che hanno saputo cogliere le opportunità ed adeguarsi alle esigenze di un mercato in continua e rapida evoluzione. Come i dati della disoccupazione dimostrano, in questa provincia esiste anche una riserva di manodopera, qualificata e non, ancora più abbondante che altrove. Infine, la provincia di Vibo Valentia si colloca in una posizione strategica rispetto al principale nodo di trasporto marittimo del Mediterraneo, nonché rispetto a tutte le principali vie di comunicazione della regione. D altra parte, esiste un vasto territorio della provincia dove i punti di debolezza sono ancora più accentuati rispetto al resto della regione. La zona montuosa e parte di quella collinare sono caratterizzate da un estremo abbandono e isolamento, sia spaziale, sia relazionale, con le altre aree della stessa provincia. Qui la dipendenza economica è più accentuata che altrove, come la carenza di capitale fisico e umano e la dotazione infrastrutturale. Tanto è elevato il divario di sviluppo tra l area costiera e quella montuosa che si può parlare dell esistenza all interno della provincia di Vibo Valentia di un Nord e di un Sud della Calabria. I Rapporto sull economia vibonese 27

26 I Rapporto sull economia vibonese Il divario si manifesta in tutti gli indicatori della vita economica e sociale. Popolazione residente censita al 2001 (popolazione legale) e al 1991, differenze e densità abitativa, per comune-provincia di Vibo Valentia Variazione della Popolazione Residente COMUNI Popolazione tra Provincia di Vibo Valentia v.a. % Densita Abitanti Per Kmq Acquaro ,5 120,3 Arena ,6 Briatico ,2 148 Brognaturo ,3 Capistrano ,9 57,5 Cessaniti ,6 204,2 Dasà ,6 211,3 Dinami ,2 80,4 Drapia ,3 101,9 Fabrizia ,8 69,6 Filadelfia ,4 206,1 Filandari ,2 Filogaso ,8 58,1 Francavilla Angitola ,3 Francica ,8 73,5 Gerocarne ,1 55,6 Jonadi ,3 Joppolo ,6 148,5 Limbadi ,1 125,6 Maierato ,5 56,6 Mileto ,5 204,8 Mongiana ,1 42,6 Monterosso Calabro ,4 111,1 Nardodipace ,3 45,1 Nicotera ,8 Parghelia ,6 172,1 Pizzo ,1 385 Pizzoni ,7 Polia ,8 41,5 Ricadi ,2 198,6 Rombiolo ,1 207,4 San Calogero ,7 185,1 San Costantino Calabro ,9 328,3 San Gregorio d Ippona ,1 189 San Nicola da Crissa ,3 82,8 Sant Onofrio ,1 176,4 Serra San Bruno ,6 178,6 continua 28

27 segue Simbario ,5 56,2 Sorianello ,9 163,5 Soriano Calabro ,3 202,2 Spadola ,2 85,5 Spilinga ,4 86,1 Stefanaconi ,3 107,5 Tropea ,5 1904,2 Vallelonga ,3 Vazzano Vibo Valentia ,5 732,8 Zaccanopoli ,1 134,3 Zambrone ,4 121,4 Zungri ,3 93,8 Totale ,8 Fonte: Istat La distribuzione della popolazione dimostra che vi sono comuni della provincia, in gran parte situati nelle aree montane, che hanno meno di 50 abitanti per kmq, mentre vi è un comune della costa vibonese che supera addirittura 1900 abitanti per kmq (Tropea). Più in generale, le aree rurali hanno una densità abitativa di meno di 60 abitanti per kmq, mentre le aree non rurali raggiungono 390 abitanti per kmq, cioè una densità abitativa quasi sette volte superiore rispetto alle prime. Un ulteriore indicatore della fragilità dell economia vibonese è il fatto che la provincia di Vibo Valentia è quella che nell ultimo decennio ha avuto la maggiore perdita di popolazione tra le province calabresi. Popolazione totale e variazione % - Anni ProvinciaVibo Valentia ,7-3,3-7,9-4,2 1,9-4,3 REGIONE CALABRIA ,5 0,0-2,8 3,7 0,4-3,7 Fonte: Censimenti Popolazione e Abitazioni Inoltre, come dimostra la tabella seguente, i comuni caratterizzati da una densità abitativa bassa sono anche quelli che nell ultimo decennio hanno perso maggiormente abitanti, a vantaggio dei comuni limitrofi al capoluogo e delle altre aree del paese. Ciò è il sintomo di una grave precarietà delle condizioni economiche e sociali delle aree montane della provincia di Vibo Valentia. I Rapporto sull economia vibonese 29

28 I Rapporto sull economia vibonese Spopolamento nei comuni della provincia di Vibo Valentia Comune Ruralità Popol. 98 sup. kmq 91 Spopol. 98/91 % pop. Centri 91 Acquaro , Arena , Briatico , Brognaturo , Capistrano , Cessaniti , Dasa , Dinami , Drapia , Fabrizia , Filadelfia , Filandari , Filogaso , Francavilla Angitola , Francica , Gerocarne , Ionadi , Joppolo , Limbadi , Maierato , Mileto , Mongiana , Monterosso Calabro , Nardodipace , Nicotera , Parghelia Pizzo , Pizzoni , Polia , Ricadi , Rombiolo , San Calogero , San Costantino Calabro , San Gregorio d Ippona , San Nicola da Crissa , Sant Onofrio , Serra San Bruno , Simbario , Sorianello , Soriano Calabro , Spadola , Spilinga , continua 30

29 segue Stefanaconi , Tropea , Vallelonga , Vazzano , Vibo Valentia , Zaccanopoli , Zambrone , Zungri , Totale ,47 L esistenza di una vasta area della provincia caratterizzata da fragilità delle condizioni economiche e sociali contribuisce in misura rilevante a collocare la provincia di Vibo Valentia nei primi posti della graduatoria della disoccupazione. Il mercato del lavoro provinciale è caratterizzato dall esistenza di una consistente forza-lavoro disoccupata, che nel 2002 raggiungeva il 27%, superata solo dalla provincia di Reggio Calabria, con il 29% di disoccupati. Negli ultimi anni due fenomeni hanno contribuito a determinare un aumento del tasso di disoccupazione provinciale: da un lato, vi è stato tra il 1996 e il 2002 un incremento considerevole della disoccupazione nelle fasce giovanili (ad esempio, in questo periodo il tasso di disoccupazione nella classe anni è passato dal 44,7% al 56,3%, mentre quello dei giovani nella classe anni è passato dal 33,7% al 46,4%), dall altro, ha contribuito in questo periodo ad un aumento della disoccupazione l espulsione di manodopera dovuta alle crisi aziendali che hanno interessato alcune imprese della provincia (nello stesso periodo si riscontra una flessione dell occupazione del 2,9%). Se a ciò si aggiunge che la percentuale degli occupati nella provincia è tra le più basse d Italia (34,5%), si può affermare che le caratteristiche dell economia vibonese dimostrano una incapacità strutturale di assorbire l elevata e crescente disoccupazione, nonostante la provincia, come vedremo più avanti, sia caratterizzata negli ultimi anni da un dinamismo industriale superiore a quello delle altre aree della regione. Un ulteriore indicatore consente però di attenuare quest ultima affermazione. Tutte le indagini empiriche concordano nell affermare che in questa provincia c è un utilizzo del lavoro irregolare ed un economia sommersa di vaste proporzioni. Secondo recenti indagini statistiche, il lavoro irregolare incide quasi per il 50% degli occupati e la provincia di Vibo Valentia risulta la terza provincia italiana nella graduatoria per intensità di ricorso al lavoro irregolare. I Rapporto sull economia vibonese 31

30 I Rapporto sull economia vibonese 4.2 Condizioni e potenzialità del territorio La posizione della provincia di Vibo Valentia non migliora quando si passa dall analisi della disoccupazione ad altri indicatori del tenore di vita della popolazione. Il reddito disponibile procapite nel 2000 era di euro nella provincia di Vibo Valentia, considerevolmente inferiore a quello medio calabrese (9.926 euro) e del Mezzogiorno ( euro). Ancora più significativo è il fatto che, nello stesso anno, il consumo procapite, con Euro, superava quello del reddito procapite, in contrendenza sia rispetto alla Calabria, sia rispetto al Mezzogiorno. Ciò indica una maggiore dipendenza della provincia di Vibo Valentia dai trasferimenti pubblici per il sostegno al reddito. Il dualismo nelle condizioni di sviluppo nell ambito della provincia trova inoltre riscontro in un ampio divario dei redditi e dei consumi dei residenti delle zone interne e delle zone costiere. 32

31 principali indicstori del tenore di vita della popolazione VIBO VAL. CALABRIA MEZZ. ITALIA Reddito disp. Totale (in miliardi di euro) v.a ,6 20,3 210,9 791,8 reddito disp. Procapite (in euro) Indicatore consumi finali interni (in miliardi di euro) v.a ,6 19,3 197,5 711,7 procapite (in euro) Indicatore consumi alimentari (in miliardi di euro) v.a ,3 4,1 40,7 121,2 consumi non alimentari (in miliardi di euro) v.a , ,9 590,5 consumi alimentari % 21,9 21,2 20,6 17 consumi non alimentari % 78, ,4 83 consumi finali interni (in miliardi di euro) v.a ,3 15,4 156,2 549,2 procapite (in euro) Indicatore 7.243, , , ,50 consumi alimentari (in miliardi di euro) v.a ,3 3,6 35,5 105,5 consumi non alimentari ( in miliardi di euro) v.a ,8 121,1 444,4 consumi alimentari % 23,1 23,4 22,7 19,2 consumi non alimentari % 76,9 76,6 77,3 80,8 depositi Bancari delle Famiglie (in miliardi di euro) v.a ,5 6,4 87,5 348,1 depositi Postali (in miliardi di euro) v.a ,2 67,1 135,8 n abitazioni occupati v.a superficie abitazioni occupate (mq) v.a stanze abitazioni occupate (mq) v.a abitanti abitazioni occupate v.a superficie ab. Occ. Per abitante (mq) Indicatore stanze ab. Occ. Per abitanti Indicatore 1,3 1,4 1,3 1,5 Consumo En. El. Usi domestici (milioni di KWh) v.a Consumo En. El. Usi domestici procapite (milioni di KWh) Indicatore ,3 969, ,50 Consumo benz. Totale (tonnellate) v.a di cui benz. Senza piombo (tonnellate) v.a di cui benz. normale (tonnellate) v.a di cui benz. Senza piombo (tonnellate) v.a ,7 65,6 72,6 di cui benz. normale (tonnellate) v.a ,3 34,4 27,4 consumo totale procapite (tonnellate) Indicatore 0,2 0,2 0,2 0,3 consumo benz. 2000/n autovet. circolanti 2000 (tonnellate) Indicatore 0,5 0,5 0,5 0,5 Totale autovetture circolanti v.a di cui > 2000 cc. v.a di cui > 2000 cc. % 4,3 4,3 3,9 4,5 n autovetture circolanti per 1000 abitanti Indicatore 466,5 477,9 506,3 562,7 Totale autovetture immatricolate v.a n autovetture immatricolate per 1000 abitanti Indicatore 20,2 23,5 23,3 40,8 Fonte: Istat ( C.P. 1991), Istituto Tagliacarne, Banca d Italia, Aci, Enel, Elaborazione I Rapporto sull economia vibonese 33

32 I Rapporto sull economia vibonese L esame di alcune determinanti del tenore di vita consente di dare una risposta sui fattori che maggiormente incidono sulle condizioni degli abitanti della provincia di Vibo Valentia. Si sostiene spesso che la dotazione infrastrutturale costituisce uno dei fattori principali che ostacolano lo sviluppo di un area. Posto uguale a 100 l indice di dotazione infrastrutturale dell Italia, la provincia di Vibo Valentia nel 2001 aveva un indice di dotazione della rete stradale (135), ferroviaria (239), dei porti (250) e degli aeroporti (229) di gran lunga superiore alla media italiana. Viceversa, essa aveva un indice notevolmente inferiore a quest ultima nella dotazione d impianti e reti energetico-ambientali (43), delle reti e delle infrastrutture per la telefonia e la telematica (38) e delle reti bancarie e dei servizi vari (61). Nel complesso si può affermare che la provincia di Vibo Valentia non è caratterizzata da un deficit nella dotazione quantitativa d infrastrutture pesanti. Essa presenta però un notevole ritardo nella dotazione di infrastrutture leggere, che ostacola fortemente la capacità competitiva di questo territorio. Il ritardo è ancora maggiore nel caso delle infrastrutture sociali. Secondo l indagine dell Istituto Tagliacarne, la provincia di Vibo Valentia ha un indice di dotazione di strutture culturali e ricreative pari a 41, di strutture per l istruzione pari a 72, e di strutture sanitarie di appena 21. Nel complesso, l indice di dotazione delle infrastrutture sociali nella Provincia di Vibo Valentia è 45. Pertanto, nella dotazione infrastrutturale la provincia di Vibo Valentia presenta una posizione ambivalente rispetto al resto della Calabria e del paese. L indice provinciale di dotazione di infrastrutture economiche (143) raggiunge un livello quasi doppio di quello regionale (83) e supera di molto anche il relativo indice nazionale; viceversa, quello delle infrastrutture sociali (45) è inferiore anche rispetto al già basso indice regionale (63). E necessario rimarcare inoltre la situazione drammatica messa in rilievo dall indice di dotazione di strutture sanitarie (21) nella provincia di Vibo Valentia. Questo valore evidenzia un ritardo incolmabile non solo rispetto al nostro paese ma anche rispetto alla stessa regione (69). Ciò ci induce a ritenere che non sia possibile garantire condizioni dignitose di assistenza sanitaria agli abitanti di questa provincia senza interventi straordinari e consistenti in questo settore, peraltro improbabili nell ambito degli attuali criteri di gestione della sanità regionale. 34

33 Principali indicatori di competitività del territorio Vibo Valentia Calabria Mezzogiorno Italia Indice di dotazione della rete stradale (Italia=100) Indicatore 135,4 106,9 91,8 100 Indice di dotazione della rete ferroviaria (Italia=100) Indicatore 239,7 104,9 84,7 100 Indice di dotazione dei porti (e bacini Indicatore di utenza) (Italia=100) 250,7 126,7 109,2 100 Indice di dotazione dei aeroporti (e bacini di utenza) Indicatore 229,2 70,7 60,5 100 (Italia=100) Indice di dotazione di impianti e reti energetico-ambientali (Italia=100) Indicatore 43,5 52,8 63,8 100 Indice di dotazione delle strutture e reti per la telefonia e la telematica (Italia=100) Indicatore 38,8 61, Indice di dotazione delle reti bancarie Indicatore e servizi vari (Italia=100) 61,3 55, Indice generale infrastrutture economiche (Italia=100) Indicatore 142,7 82,7 76,6 100 Indice generale infrastrutture (economiche e sociali) (Italia=100) Indicatore 114, ,1 100 tasso di interesse (calcolato) Indicatore 8,8 9,9 8,5 6,6 Totale ore CIG autorizzate v.a Interventi ordinari ore autorizzate v.a Interventi straordinari ore autorizzate v.a % di interventi straordinari su totale Indicatore 43,9 73,8 65,1 50,1 n ore di CIG per occupato Indicatore 3,8 7,6 10,4 7 Impieghi vs totale clientela ordinaria (in migliaia di euro) (Vigilianza) v.a Sofferenze bancarie vs totale clientela ordinaria (in milioni di euro) v.a (Centrale Rischi) Sofferenze bancarie /Impieghi clientela ordinaria *100 Indicatore 19,45 19,1 13,89 4,7 n protesti v.a importo (in euro) v.a importo/n protesti (in euro) Indicatore 1.740, , , ,60 n protesti/pop* ab. Indicatore 4.623, , , ,40 N fallimenti dichiarati v.a Industria v.a Commercio v.a Altre Attività v.a N fallimenti chiusi v.a importo attivo (in migliaia di euro) v.a importo passivo (in migliaia di euro) v.a imprese fallite (dichiarati 2000)/totale imprese*100 Indicatore 0,1 0,2 0,2 0,2 passivo/(attivo+passivo)*100 Indicatore 96 91,8 89,3 85,9 ore perse per conflitti di lavoro 1999 v.a ore perse per conflitti di lavoro 1999 per occupato Indicatore 0 0 0,1 0,3 continua I Rapporto sull economia vibonese 35

34 I Rapporto sull economia vibonese segue Reati denunciati contro il patrimonio 2000 reati denunciati contro il patrimonio/ ab. Fonte: Istat, Istituto Tagliacarne, Inps. v.a Indicatore 2.121, , , ,70 Al riguardo, è indicativo che, nonostante la buona dotazione di infrastrutture pesanti, negli ultimi anni la Provincia di Vibo Valentia si è collocata negli ultimi posti di tutte le graduatorie sulla qualità della vita delle province italiane, stilate da organi d informazione o istituti specializzati. Qualità della vita nella provincia di Vibo Valentia Indice di qualità ambientale di Legambiente (Max Ferrara=64,1) Indice della qualità della vita di Italia Oggi (Max Novara= 1000) Indice di qualità della vita de Il Sole 24 Ore (Max Bolzano= 575) Piazzamento nella graduatoria dell indice di qualità ambientale di Legambiente Piazzamento nella graduatoria dell indice di qualità della vita di Italia Oggi Piazzamento nella graduatoria dell indice di qualità della vita de Il Sole 24 Ore Fonte: Legambiente, Italia Oggi, Il Sole 24 Ore. VIBO VALENTIA Calabria Mezzogiorno Italia Indicatore 33,5 _ Indicatore 9,7 _ Indicatore 431 _ Elaborazione 97 _ Elaborazione 102 _ Elaborazione 80 _ Nonostante queste condizioni, la provincia di Vibo Valentia dispone però di importanti risorse e potenzialità di sviluppo. La più importante risorsa della provincia di Vibo Valentia è sicuramente quella delle proprie risorse naturali e paesaggistiche: questa provincia vanta una zona costiera certamente tra le più belle della Calabria e dell intero paese, e non meno rilevanti sono le risorse ambientali di cui dispongono le zone montane. Tuttavia, mentre le prime hanno alimentato negli ultimi decenni uno sviluppo turistico senza precedenti in Calabria, queste ultime non hanno generato alcun tipo di sviluppo lontanamente paragonabile a quello 36

35 costiero. Le risorse ambientali disponibili nelle aree interne della provincia rimangono in gran parte inutilizzate. D altra parte, le dinamiche della popolazione di cui si è detto in precedenza non fanno presagire un inversione di tendenza. Al vasto patrimonio naturalistico occorre aggiungere un consistente patrimonio culturale, archeologico e architettonico diffuso su tutto il territorio, che però rimane prevalentemente al di fuori dei circuiti turistici che interessano la provincia. L esistenza di una riserva di forza-lavoro nella provincia, ed in particolare nelle zone interne, costituisce in ogni caso un potenziale che, se opportunamente impiegato e valorizzato, potrebbe innescare meccanismi di sviluppo significativi. I Rapporto sull economia vibonese 37

36 I Rapporto sull economia vibonese 5. La struttura produttiva nella provincia di Vibo Valentia In ordine d importanza, i settori più rilevanti dal punto di vista dell occupazione sono quelli della Pubblica amministrazione, del commercio, delle attività manifatturiere, delle costruzioni e dell agricoltura. Nella composizione settoriale, la provincia di Vibo Valentia presenta un maggior peso del settore agricolo ed un minor peso di quello industriale rispetto al resto della regione. Il settore delle costruzioni ha un peso inferiore alla media regionale, mentre il settore commerciale è in linea con quello regionale. Composizione del valore aggiunto per settori di attività nel 2000 Agricoltura Industria in senso stretto Costruzioni Commercio, alberghi e ristoranti e trasporti Intermediazione finanziaria, attività immobiliari Altri servizi Totale Provincia Vibo Valentia 7,4 9,5 5, ,7 28,1 100,0 Provincia Cosenza 4,2 10,6 7,4 22,9 27,5 27,4 100,0 Provincia Crotone 6,3 14,1 7,4 23,7 23,3 25,4 100,0 Provincia Catanzaro 6,5 10,2 6,4 22,2 23,3 31,4 100,0 Provincia Reggio Calabria 6,3 7,3 5,1 26,7 23,5 31,1 100,0 Regione Calabria 5,7 9,8 6,4 24,1 24,9 29,1 100,0 Mezzogiorno 4,6 14,8 5,6 23,6 24,8 26,5 100,0 Fonte: Istat, Conti Economici Territoriali Il maggior peso del settore agricolo non necessariamente è un indicatore di arretratezza dell economia vibonese. In questo settore, infatti, la provincia dispone di produzioni tipiche che costituiscono la base dello sviluppo del settore agro-alimentare. Analogamente alle altre province calabresi, l economia della provincia di Vibo Valentia si regge prevalentemente sul settore pubblico e sulle attività commerciali. E interessante tuttavia notare come le attività manifatturiere si collochino in una posizione di rilievo, e, almeno ufficialmente, mostrino una capacità di fornire occupazione superiore al settore delle costruzioni. Indipendentemente dai valori numerici, che potrebbero essere inficiati dal peso che assume il sommerso in quest ultimo settore, i dati statistici dimostrano l esistenza di un rilevante settore manifatturiero nella provincia 38

37 di Vibo Valentia. In questo ambito i comparti più significativi sono quelli del metalmeccanico, delle industrie alimentari e del legno. I settori alimentare e del legno assorbono quasi la metà delle imprese e circa un terzo degli addetti manifatturieri. Le attività produttive riconducibili al metalmeccanico rappresentano oltre il 25% delle unità locali e più di un terzo degli occupati nell industria in senso stretto. I settori tessile e abbigliamento, con 69 imprese e 256 addetti, rappresentano il 6% e meno del 10% delle rispettive quote delle imprese e degli occupati del settore manifatturiero. Poco rilevanti sono le attività produttive riconducibili ai settori chimico, gomma e plastica, conciario, della carta, che complessivamente non raggiungono il 5% delle imprese e degli addetti dell intero settore manifatturiero. Di scarsa entità sono anche le attività legate alla fabbricazione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto, nonché di attività di recupero e preparazione per il riciclaggio. Infine, il peso rilevante del settore turistico nella provincia è confermato dai dati degli occupati nel settore alberghiero e della ristorazione. In questi due settori operano circa il 7% delle imprese e quasi il 10% degli occupati dell intera provincia. I Rapporto sull economia vibonese 39

38 I Rapporto sull economia vibonese Imprese e addetti per settore nella provincia di Vibo Valentia al SETTORE DI ATTIVITA Totale imprese con addetti Totale imprese con addetti dipendenti Imprese Addetti Imprese Addetti v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % Agricoltura, caccia e silvicoltura ,80% ,10% 68 3,90% 275 3,00% Pesca, piscicoltura e servizi connessi 14 0,20% 82 0,50% 10 0,60% 78 0,80% Estrazione di minerali 8 0,10% 42 0,20% 4 0,20% 38 0,40% Attività manifatturiere ,60% ,50% ,80% ,70% Prod. e distrib energ. elettr., gas e acqua 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% Costruzioni ,10% ,20% ,60% ,20% Comm. ingr. e dett.; rip. beni pers. E per la casa ,30% ,20% ,90% ,40% Alberghi e ristoranti 618 6,80% ,80% ,40% 831 9,00% Trasporti, magazzinaggio e comunicaz ,00% 787 4,50% 98 5,70% 587 6,30% Intermediaz. monetaria e finanziaria 90 1,00% 166 1,00% 25 1,40% 100 1,10% Attiv. immob., noleggio, informat., ricerca 304 3,30% 800 4,60% 86 5,00% 555 6,00% Istruzione 47 0,50% 180 1,00% 30 1,70% 157 1,70% Sanità e altri servizi sociali 25 0,30% 117 0,70% 13 0,80% 104 1,10% Altri servizi pubblici, sociali e personali 330 3,60% 414 2,40% 36 2,10% 107 1,20% Servizi domestici presso fam. e conv. 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% Imprese non classificate 30 0,30% 38 0,20% 0 0,00% 0 0,00% ,00% ,00% ,00% ,00% Fonte: Unioncamere, Elaborazione su Registro delle Imprese e REA Tuttavia, come mostrano i dati della tabella precedente, la dimensione media delle imprese non raggiunge le due unità di occupati. In particolare, non esistono nella provincia imprese con 250 addetti e oltre. Nella dimensione immediatamente precedente ( addetti), esistono solo 3 imprese nel settore manifatturiero, 4 in quello delle costruzioni, 1 in quello alberghiero. E significativo che l impresa più grande della provincia operi nel settore metalmeccanico, e quella immediatamente successiva appartenga al settore alimentare. Le imprese di questi due settori hanno una preminenza sia in termini assoluti, che di occupati, anche nella classe dimensionale tra 10 e 49 addetti. Nella classe 3-9 addetti le imprese più numerose sono quelle delle costruzioni e del commercio. Nella classe più piccola di addetti (1-2 addetti) i settori più rilevanti sono quelli del commercio e dell agricoltura. Un elemento di criticità delle imprese del vibonese è quindi rappresentato dall eccessiva polverizzazione. 40

39 Imprese e addetti per classe dimensionale di addetti e divisione di attività economica Provincia di Vibo Valentia 1-2 addetti 3-9 addetti addetti addetti 250 addetti e oltre TOTALE SEZIONI SETTORI DI ATTIVITA Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti A Agricoltura, caccia e silvicoltura A01 Agricoltura, caccia e relativi servizi A02 Silvicoltura e utilizzazione aree forestali e serv.connessi B Pesca, piscicoltura e servizi connessi C Estrazione di minerali CA10 Estraz. carbon fossile e lignite; estraz. torba CA11 Estraz. petrolio greggio e gas naturale CA12 Estraz. minerali di uranio e di torio CB13 Estrazione di minerali metalliferi CB14 Altre industrie estrattive D Attività manifatturiere DA15 Industrie alimentari e delle bevande DA16 Industria del tabacco DB17 Industrie tessili DB18 Confez. articoli vestiario; prep. pellicce DC19 Prep. e concia cuoio; fabbr. artic. viaggio DD20 Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia DE21 Fabbric. pasta-carta, carta e prod. di carta DE22 Editoria, stampa e riprod. supp. registrati DF23 Fabbric. coke, raffinerie, combust. nucleari DG24 Fabbric. prodotti chimici e fibre sintetiche DH25 Fabbric. artic. in gomma e mat. plastiche DI26 Fabbric. prodotti lavoraz. min. non metallif DJ27 Produzione di metalli e loro leghe DJ28 Fabbric. e lav. prod. metallo, escl. macchine DK29 Fabbric. macchine ed appar. mecc., instal DL30 Fabbric. macchine per uff., elaboratori DL31 Fabbric. di macchine ed appar. elettr. n.c.a DL32 Fabbric. appar. radiotel. e app. per comunic DL33 Fabbric. appar. medicali, precis., strum. ottici continua I Rapporto sull economia vibonese 41

40 I Rapporto sull economia vibonese segue DM34 Fabbric. autoveicoli, rimorchi e semirim DM35 Fabbric. di altri mezzi di trasporto DN36 Fabbric. mobili; altre industrie manifatturiere DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio E Prod. e distrib energ. elettr., gas e acqua E40 Produz. energia elettr., gas, acqua calda E41 Raccolta, depurazione e distribuzione acqua F Costruzioni G Comm. ingr. e dett.; rip. beni pers. e per la casa G50 Comm., manut. e rip. autov. e motocicli G51 Comm. ingr. e interm. del comm. escl. autov G52 Comm. dett. escl. autov.; rip. beni pers H Alberghi e ristoranti I Trasporti, magazzinaggio e comunicaz I60 Trasporti terrestri; trasp. mediante condotta I61 Trasporti marittimi e per vie d acqua I62 Trasporti aerei I63 Attività ausiliarie dei trasp.; agenzie viaggio I64 Poste e telecomunicazioni J Intermediaz. monetaria e finanziaria J65 Interm. mon. e finanz. (escl. assic. e fondi p.) J66 Assic. e fondi pens. (escl. ass. soc. obbl.) J67 Attività ausil. intermediazione finanziaria K Attiv. immob., noleggio, informat., ricerca K70 Attività immobiliari K71 Noleggio macc. e attrezz. senza operat K72 Informatica e attività connesse K73 Ricerca e sviluppo K74 Altre attività professionali e imprendit M Istruzione N Sanità e altri servizi sociali O Altri servizi pubblici, sociali e personali O90 Smaltim. rifiuti solidi, acque di scarico e sim O92 Attività ricreative, culturali e sportive O93 Altre attività dei servizi P Servizi domestici presso fam. e conv Nc Imprese non classificate TOTALE Fonte: Unioncamere, Elaborazione su Registro delle Imprese e REA 42

41 L altro elemento di debolezza della struttura produttiva provinciale è costituito dalla natura giuridica delle imprese, caratterizzata da una assoluta predominanza delle ditte individuali. Le percentuali delle società di capitali ed anche quelle di persone sono invece tra le più basse della regione. Ciò denota un eccessiva fragilità del sistema imprenditoriale provinciale ed una criticità nella capacità di crescita dimensionale di questo sistema. Quest ultimo dato non dovrebbe sorprendere, poiché esiste una diretta correlazione tra dimensione d impresa e forme organizzative: le imprese di maggiori dimensioni sono funzionalmente più articolate e scelgono le forme organizzative più complesse. Imprese registrate per forma giuridica al FORMA GIURIDICA CATANZARO COSENZA CROTONE REGGIO CALABRIA VIBO VALENTIA CALABRIA Società di capitale Società di persone Ditte individuali Altre forme TOTALE Composizione percentuale Società di capitale 10,40% 10,30% 8,00% 7,40% 7,40% 9,10% Società di persone 14,90% 14,60% 12,20% 14,20% 13,60% 14,30% Ditte individuali 70,70% 70,80% 75,10% 75,10% 75,70% 72,80% Altre forme 4,10% 4,20% 4,70% 3,20% 3,30% 3,90% Fonte: Unioncamere, Elaborazione su Registro delle Imprese e REA I Rapporto sull economia vibonese 43

42 I Rapporto sull economia vibonese In assenza di grandi imprese e di fronte a un sistema imprenditoriale eccessivamente frammentato, è evidente che la crescita non possa realizzarsi che attraverso una maggiore capacità delle imprese di fare sistema, di fare rete. La distribuzione geografica delle imprese dimostra un addensamento di queste ultime nel capoluogo, con quasi il 20% delle unità locali e il 30% degli occupati. Seguono in ordine Pizzo, Tropea, Nicotera e Ricadi. Come si può notare, nei primi posti nella classifica delle imprese e degli addetti vi sono il capoluogo e i comuni a maggiore sviluppo turistico. Se si considerano le imprese più strutturate, cioè quelle con addetti dipendenti, la quota delle imprese del capoluogo passa da circa il 20% al 33%, e quella degli occupati dal 30% al 40%. Le imprese con addetti dipendenti vedono Pizzo Calabro al secondo posto (6,07%), quindi Serra San Bruno (4,68%) e Ricadi (4,11%). Se si considera la quota degli occupati nelle imprese con addetti dipendenti il quadro cambia: Vibo Valentia e Pizzo rimangono rispettivamente al primo e al secondo posto, seguono però Ricadi e Rombiolo (3,75%), Maierato (3,54%) e Ionadi (3,47%). Ciò dipende dal fatto che in questi ultimi comuni sono localizzate le principali aree industriali della provincia di Vibo Valentia. Imprese, addetti e densità imprenditorale nei comuni della Provincia di Vibo Valentia al COMUNI TOTALE IMPRESE CON ADDETTI DIPENDENTI Imprese con addetti Addetti Imprese Addetti V.A. % V.A. % V.A. % V.A. % Densità imprend ACQUARO 158 1,74% 182 1,05% 9 0,52% 20 0,22% 167,4 ARENA 110 1,21% 128 0,74% 6 0,35% 19 0,21% 140,5 BRIATICO 164 1,80% 283 1,63% 31 1,79% 141 1,52% 145,1 BROGNATURO 15 0,16% 16 0,09% 1 0,06% 2 0,02% 478,8 CAPISTRANO 43 0,47% 51 0,29% 3 0,17% 9 0,10% 236,3 CESSANITI 136 1,49% 192 1,11% 24 1,39% 72 0,78% 189,9 DASA 79 0,87% 118 0,68% 16 0,93% 45 0,49% 110,8 DINAMI 178 1,96% 217 1,25% 15 0,87% 41 0,44% 163,3 DRAPIA 104 1,14% 130 0,75% 9 0,52% 27 0,29% 168,7 FABRIZIA 139 1,53% 204 1,18% 21 1,21% 76 0,82% 132,3 FILADELFIA 260 2,86% 412 2,38% 62 3,59% 199 2,15% 152,5 FILANDARI 131 1,44% 193 1,11% 15 0,87% 69 0,75% 95,3 FILOGASO 72 0,79% 141 0,81% 11 0,64% 66 0,71% 97,7 FRANCAVILLA ANGITOLA 76 0,84% 124 0,72% 9 0,52% 49 0,53% 189,8 FRANCICA 130 1,43% 170 0,98% 15 0,87% 51 0,55% 98,2 GEROCARNE 137 1,51% 159 0,92% 8 0,46% 28 0,30% 157,1 IONADI 168 1,85% 458 2,64% 50 2,89% 320 3,46% 58,1 JOPPOLO 130 1,43% 169 0,97% 13 0,75% 41 0,44% 134,6 continua 44

43 segue TOTALE IMPRESE COMUNI Imprese con addetti Addetti Imprese Addetti V.A. % V.A. % V.A. % V.A. % Densità imprend LIMBADI 225 2,47% 330 1,90% 31 1,79% 125 1,35% 110,0 MAIERATO 176 1,93% 472 2,72% 40 2,31% 328 3,54% 47,8 MILETO 391 4,30% 666 3,84% 53 3,07% 302 3,26% 107,5 MONGIANA 35 0,38% 62 0,36% 3 0,17% 25 0,27% 142,1 MONTEROSSO CALABRO 94 1,03% 133 0,77% 7 0,40% 26 0,28% 151,7 NARDODIPACE 21 0,23% 34 0,20% 3 0,17% 13 0,14% 434,4 NICOTERA 399 4,39% 587 3,38% 56 3,24% 202 2,18% 115,5 PARGHELIA 59 0,65% 104 0,60% 12 0,69% 56 0,61% 132,4 PIZZO 493 5,42% ,10% 105 6,07% 609 6,58% 81,4 PIZZONI 34 0,37% 51 0,29% 2 0,12% 16 0,17% 267,5 POLIA 38 0,42% 52 0,30% 7 0,40% 18 0,19% 253,7 RICADI 346 3,80% 660 3,81% 71 4,11% 347 3,75% 67,1 ROMBIOLO 272 2,99% 597 3,44% 35 2,02% 341 3,68% 79,2 SAN CALOGERO 267 2,93% 448 2,58% 42 2,43% 194 2,10% 103,8 SAN COSTANTINO 109 1,20% 207 1,19% 26 1,50% 118 1,28% 111,5 CALABRO SAN GREGORIO D IPPONA 133 1,46% 245 1,41% 22 1,27% 130 1,40% 95,4 SAN NICOLA DA CRISSA 61 0,67% 96 0,55% 6 0,35% 36 0,39% 166,6 SANT ONOFRIO 188 2,07% 283 1,63% 28 1,62% 116 1,25% 114,4 SERRA SAN BRUNO 335 3,68% 566 3,26% 81 4,68% 282 3,05% 124,9 SIMBARIO 51 0,56% 64 0,37% 8 0,46% 21 0,23% 169,1 SORIANELLO 68 0,75% 99 0,57% 7 0,40% 37 0,40% 160,5 SORIANO CALABRO 178 1,96% 334 1,93% 29 1,68% 172 1,86% 91,9 SPADOLA 70 0,77% 111 0,64% 15 0,87% 46 0,50% 73,8 SPILINGA 149 1,64% 196 1,13% 15 0,87% 59 0,64% 82,1 STEFANACONI 108 1,19% 230 1,33% 23 1,33% 138 1,49% 108,6 TROPEA 429 4,71% 668 3,85% 67 3,88% 256 2,77% 102,3 VALLELONGA 44 0,48% 54 0,31% 3 0,17% 8 0,09% 140,6 VAZZANO 52 0,57% 92 0,53% 6 0,35% 40 0,43% 133,8 VIBO VALENTIA ,54% ,38% ,91% ,63% 66,6 ZACCANOPOLI 41 0,45% 46 0,27% 2 0,12% 6 0,06% 193,0 ZAMBRONE 132 1,45% 222 1,28% 25 1,45% 102 1,10% 78,5 ZUNGRI 93 1,02% 134 0,77% 12 0,69% 50 0,54% 162,8 TOTALE % % % % 98,5 Fonte: Unioncamere, Elaborazione su Registro delle Imprese e REA e Istat. CON ADDETTI DIPENDENTI I Rapporto sull economia vibonese 45

44 I Rapporto sull economia vibonese Un altro indicatore del grado di sviluppo di un area è la densità imprenditoriale, data dal rapporto tra il numero di abitanti e il numero delle imprese dell area: quanto più basso è questo rapporto, tanto maggiore è lo sviluppo del tessuto imprenditoriale. Nel 2002 corrispondevano nella Provincia di Vibo Valentia 90,34 abitanti, mentre nella regione ad ogni impresa corrispondevano 94,20 abitanti. Ciò conferma il maggior grado di sviluppo del tessuto imprenditoriale vibonese rispetto alla media regionale. Tra il 1999 e il 2002 la densità imprenditoriale della provincia di Vibo Valentia è aumentata significativamente: il rapporto popolazione/imprese nella provincia è passato da 98,5 a 90,3. A questi valori medi corrisponde però una forte varianza nella distribuzione di questo indicatore tra i diversi comuni, andando da 478 e 434 abitanti per impresa rispettivamente di Brognaturo e Nardodipace, a 47 e 58 rispettivamente di Maierato e Ionadi. 46

45 6. Il settore manifatturiero in senso stretto Come si è detto in precedenza, le attività dominanti nell ambito del settore manifatturiero sono l alimentare (28,4%), il metalmeccanico (circa il 30%), e l industria del legno (16,5%). Se si considera come indicatore il numero di addetti, il peso del metalmeccanico aumenta, raggiungendo il 40% degli occupati manifatturieri, e quello del settore alimentare e del legno si riduce, passando rispettivamente al (24,7%) e al 12,3% degli occupati del settore manifatturiero. Queste tendenze sono ancora più accentuate quando si considera la distribuzione delle imprese e degli addetti con dipendenti. Questi ultimi dati dimostrano che il settore metalmeccanico è quello maggiormente strutturato. Imprese e addetti nel settore manifatturiero della provincia di Vibo Valentia al Totale imprese con addetti Totale imprese con addetti dipendenti SEZ. SETTORI DI ATTIVITA Imprese Addetti Imprese Addetti v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % D Attività manifatturiere ,00% ,00% ,00% ,00% DA15 Industrie alimentari e delle bevande ,40% ,70% ,20% ,10% DA16 Industria del tabacco 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% DB17 Industrie tessili 23 2,20% 119 3,70% 8 2,30% 102 4,30% DB18 Confez. articoli vestiario; prep. Pellicce 46 4,40% 137 4,30% 14 4,10% 101 4,20% DC19 Prep. e concia cuoio; fabbr. artic. Viaggio 6 0,60% 8 0,20% 1 0,30% 3 0,10% DD20 Ind. Legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia ,60% ,30% 45 13,20% 219 9,20% DE21 Fabbric. pasta-carta, carta e prod. di carta 5 0,50% 11 0,30% 0 0,00% 0 0,00% DE22 Editoria, stampa e riprod. supp. Registrati 39 3,70% 59 1,80% 6 1,80% 22 0,90% DF23 Fabbric. coke, raffinerie, combust. Nucleari 1 0,10% 8 0,20% 1 0,30% 8 0,30% DG24 Fabbric. prodotti chimici e fibre sintetiche 6 0,60% 23 0,70% 2 0,60% 17 0,70% DH25 Fabbric. artic. in gomma e mat. Plastiche 11 1,00% 42 1,30% 5 1,50% 32 1,30% DI26 Fabbric. prodotti lavoraz. min. non metallif. 85 8,00% ,50% 44 12,90% ,30% DJ27 Produzione di metalli e loro leghe 2 0,20% 3 0,10% 1 0,30% 2 0,10% DJ28 Fabbric. e lav. prod. metallo, escl. Macchine ,50% ,80% 68 19,90% ,90% DK29 Fabbric. macchine ed appar. mecc., instal. 36 3,40% ,60% 16 4,70% ,70% DL30 Fabbric. macchine per uff., elaboratori 4 0,40% 4 0,10% 0 0,00% 0 0,00% DL31 Fabbric. di macchine ed appar. elettr. n.c.a. 11 1,00% 53 1,70% 5 1,50% 47 2,00% DL32 Fabbric. appar. radiotel. e app. per comunic. 12 1,10% 24 0,70% 3 0,90% 13 0,50% DL33 Fabbric. appar. medicali, precis., strum. Ottici 24 2,30% 32 1,00% 2 0,60% 7 0,30% DM34 Fabbric. autoveicoli, rimorchi e semirim. 6 0,60% 9 0,30% 1 0,30% 4 0,20% DM35 Fabbric. di altri mezzi di trasporto 11 1,00% 17 0,50% 4 1,20% 9 0,40% DN36 Fabbric. mobili; altre industrie manifatturiere 57 5,40% 126 3,90% 15 4,40% 79 3,30% DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 1 0,10% 2 0,10% 1 0,30% 2 0,10% I Rapporto sull economia vibonese 47

46 I Rapporto sull economia vibonese 7. Il settore metalmeccanico La crescita di un polo metalmeccanico costituisce uno dei fattori più innovativi dell economia vibonese negli ultimi anni. Per valutare l importanza di questo settore è opportuno effettuare un confronto con le altre circoscrizioni territoriali. L incidenza delle unità locali metalmeccaniche sul totale del settore manifatturiero è pari al 25,8% nella provincia di Vibo Valentia, di poco superiore all analoga quota della Calabria (24,8%), ma inferiore a quella del Mezzogiorno (27,5%) e del Centro-Nord (37%). Incidenza delle unità locali metalmeccaniche sul settore manufatturiero (%) Vibo CAL MEZ INE INO ICE PROD. DI METALLO E FABBR. DI PRODOTTI IN METALLO 18,1 15,1 14,7 17,2 21,2 11,4 FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 3,0 2,4 3,9 9,5 9,5 5,0 FABBR. MACCHINE ELETTRICHE E APPARECC. ELETTR. ED OTTICHE 4,0 6,7 7,8 9,2 11,6 8,2 FABBR. DI MEZZI DI TRASPORTO 0,7 0,6 1,0 1,1 1,3 1,0 TOTALE MANUFATTURIERO 25,8 24,8 27,5 37,0 43,6 25,7 CAL = Calabria escluso Vibo, MEZ.= Mezzogiorno, INE= Italia Nord orientale, INO = Italia Nord Occidentale ICE = Italia Centrale Fonte: Cersosimo e Fortunato (2002) Il quadro è significativamente diverso se si considera l incidenza degli addetti nelle unità locali metalmeccaniche sul totale degli addetti manifatturieri. La quota degli addetti metalmeccanici nella provincia di Vibo Valentia è pari al 36% del manifatturiero 1, notevolmente superiore a quella della Calabria (25,8%) e uguale a quella del Mezzogiorno (36%). Rimane distante la quota degli addetti manifatturieri della Calabria e del Mezzogiorno rispetto a quella del Centro-Nord (42%). L attività prevalente nell ambito del settore metalmeccanico è quella della fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo (strutture metalliche, parti di strutture, porte e finestre), cioè di produzioni standardizzate per l edilizia. Rilevanti le attività di produzione di macchine e apparecchi meccanici che con 36 unità locali assorbono l 11% degli occupati del manifatturiero. Esse comprendono in gran parte la fabbricazione di attrezzature di uso domestico per refrigerazione e ventilazione e di macchine per impieghi speciali. Inconsistente è, invece, l attività di fabbricazione di apparecchi elettrici, elettronici e dei mezzi di trasporto. (1) Si noti che quest ultimo dato sul peso del settore metalmeccanico rispetto al settore manifatturiero diverge da quello precedente poiché il primo si riferisce all anno 2001 mentre l ultimo si riferisce al

47 Il peso delle due attività aumenta quando si considerano le imprese con addetti dipendenti: in quest ultimo caso le attività della lavorazione dei prodotti in metallo passano dal 16,5 al 19,9 per cento delle attività manifatturiere, e quelle degli addetti passano dal 19,9 al 21,9 per cento degli occupati. Un analogo andamento si riscontra per le attività di fabbricazione di macchine, che passano dal 3,4% al 4,7% e dall 11,6% al 14,7% rispettivamente delle unità locali e degli addetti. La specializzazione produttiva del metalmeccanico sembra quindi concentrata in due attività: quelle della fabbricazione dei prodotti in metallo e quella delle macchine e prodotti meccanici. La distribuzione delle unità locali e degli addetti sembra evidenziare una forte polarizzazione delle attività metalmeccaniche tra quelle rivolte al mercato locale (prodotti in metallo per l edilizia) e quelle caratterizzate da produzioni più complesse, quali la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, finalizzati quasi totalmente ai committenti esterni all area ed alla stessa regione. Dal punto di vista dimensionale, le aziende del settore metalmeccanico hanno una dimensione maggiore rispetto alla dimensione media del settore manifatturiero (3 addetti per unità locale). In particolare, le unità locali che producono macchine e apparecchi meccanici hanno la dimensione media più alta (10 addetti per unità locale); più vicina alla media è invece la dimensione delle unità locali che producono prodotti in metallo (3,6 addetti per unità locale). Anche le unità locali in questi ultimi due settori, tuttavia pur presentando una dimensione media più alta, sono concentrate nelle classi più basse di addetti. Infatti nella classe più bassa si riscontrano quasi i due terzi delle imprese, mentre la classe oltre i 50 addetti comprende solo 2 imprese che dal punto di vista occupazionale, assorbono quasi il 50% dell occupazione metalmeccanica provinciale. La dimensione media del settore metalmeccanico della provincia è comunque molto inferiore rispetto alle dimensioni assunte dalle imprese operanti negli stessi settori in altre aree del paese. Considerando il rapporto tra l occupazione di un singolo comparto e quella dell intero settore metalmeccanico, i dati dimostrano una specializzazione produttiva del metalmeccanico vibonese nella fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici. Infatti questo indicatore dimostra che la provincia di Vibo Valentia ha in questo comparto un indice di specializzazione 5 volte superiore a quello della Calabria, 3,8 volte superiore all analogo indice del Mezzogiorno, e 2 volte a quello del Centro-Nord. I Rapporto sull economia vibonese 49

48 I Rapporto sull economia vibonese La dislocazione territoriale delle attività metalmeccaniche è concentrata in 3 aree: Vibo Valentia, Ionadi e Maierato, che sono anche le tre aree dove sono localizzate le più importanti aree industriali della provincia. Questi tre comuni sono caratterizzati anche da una elevata concentrazione di altre attività manifatturiere. Altri comuni dove si concentrano attività metalmeccaniche o manifatturiere superiori alla media provinciale sono Rombiolo, Soriano Calabro e Zungri. 7.1 Le criticità del settore E indubbio che le imprese metalmeccaniche vibonesi abbiano fatto negli ultimi anni un salto di qualità. Esse hanno mostrato una capacità di misurarsi con il mercato, d individuare nuovi committenti, di realizzare nuovi prodotti. Ciò è particolarmente vero per le imprese di maggiori dimensioni, mentre quelle più piccole ancora hanno un legame troppo stretto con i mercati locali e, spesso, con il principale committente locale: il Nuovo Pignone. L incertezza che caratterizza quest azienda presumibilmente avrà come conseguenza la necessità che anche queste ultime si misurino con i mercati esterni. La crescita degli ultimi anni è avvenuta in modo spontaneo, per cui a quella di queste imprese non ha corrisposto quella del territorio, cioè una capacità di quest ultimo di fornire servizi finanziari e reali di cui le aziende necessitano. L espansione del settore metalmeccanico ha infatti trovato ostacoli insormontabili nella fame di suoli, nella mancanza di servizi finanziari, commerciali e di comunicazione, senza i quali non è ipotizzabile un salto di qualità di questo settore. Non meno importante è l incapacità delle imprese del settore di fare sistema per fronteggiare la concorrenza esterna. I dati e le interviste effettuate dimostrano chiaramente che, tra le imprese operanti in questo settore, esiste una forte concorrenza, la quale se da un lato stimola la continua ricerca di nuovi clienti e la riduzione dei costi, dall altro non favorisce un azione sistemica volta a migliorare la qualità dei prodotti del polo metalmeccanico vibonese. D altra parte, le imprese del vibonese scontano un eccessivo costo del trasporto, che colloca queste imprese in posizione di svantaggio rispetto ad analoghe imprese del Centro-Nord. 50

49 Infine, ma non di secondaria importanza, le imprese metalmeccaniche lamentano l assoluta carenza di manodopera specializzata. Al riguardo, la formazione professionale non sembra abbia tenuto in grande considerazione le esigenze di queste aziende. È evidente che senza un azione concertata tra imprese e tra queste ultime e il settore pubblico, non è possibile creare le condizioni che consentano al polo metalmeccanico vibonese di diventare un vero distretto industriale specializzato. Il settore dovrebbe fare un ulteriore passo avanti, che consiste nell accorciare la catena del valore. Occorrerebbe aumentare la quota dei prodotti finali realizzati in proprio. Infine, sarebbe necessario realizzare forme di cooperazione per la realizzazione di attività di design, progettazione e marketing dei prodotti realizzati. Esistono comunque come si dirà oltre, positivi segnali in questa direzione. I Rapporto sull economia vibonese 51

50 I Rapporto sull economia vibonese 8. Il settore agro-alimentare Nella provincia di Vibo Valentia il settore agro-alimentare vanta una lunga tradizione. Le aziende più significative operano nella trasformazione dei prodotti ittici e agricoli, nella produzione di dolciumi e liquori e nella trasformazione di prodotti zootecnici. Alcune imprese operanti nella lavorazione del tonno e nelle bevande hanno raggiunto un buon successo, con una presenza di nicchia su alcuni mercati nazionali e internazionali. L elemento distintivo di queste imprese può essere individuato nella capacità di offrire prodotti di ottima qualità, capaci quindi di spuntare prezzi remunerativi. L attività di trasformazione è alimentata da un agricoltura caratterizzata da specializzazioni produttive tipiche, come la cipolla rossa di Tropea, e da una consistente attività zootecnica, concentrata prevalentemente nella zona del Poro. Nelle zone interne il settore alimentare trova sostegno nelle produzioni del sottobosco, come funghi, fragole, ecc. L attività di trasformazione del tonno è concentrata nell area di Maierato, mentre quella della produzione di dolciumi a Soriano, Serra San Bruno e Limbadi. L area costiera che va da Pizzo a Nicotera presenta una debole specializzazione alimentare. Infine, l area del Poro si caratterizza per la presenza d imprese che operano nella produzione di N duja e nella trasformazione di prodotti tipici (formaggi). Il settore agricolo nella provincia di Vibo Valentia assume un peso rilevante, sia in termini di occupati, sia di valore aggiunto. Nel 2000 questo settore copriva un quarto delle imprese e più di un sesto degli occupati. L elemento di maggiore debolezza del settore è costituito dalla eccessiva frammentazione delle aziende che, in media, hanno dimensioni molto ridotte. Negli ultimi anni questo settore ha raggiunto livelli di produttività elevati, soprattutto ad opera delle aziende localizzate nell area del Poro, nella Valle del Mesima e lungo la fascia costiera. Inoltre, l agricoltura vibonese, come quella del resto della regione, è fortemente disomogenea al proprio interno, sia dal punto di vista della dotazione strutturale, sia nella qualità delle risorse fisiche utilizzate, tanto che le agricolture delle aree interne e delle altre aree sembrano procedere a diverse velocità e, talvolta, in direzioni opposte. Accanto all agricoltura delle zone interne della provincia, interessata da processi di progressiva 52

51 marginalizzazione economica e produttiva, troviamo comparti produttivi e realtà aziendali che negli ultimi anni sono stati interessati da decisi fenomeni di modernizzazione, sia dei processi produttivi sia delle attività a valle delle aziende, di trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Purtroppo questi fenomeni sono riconducibili ad un numero relativamente limitato di aziende, concentrate soprattutto in alcuni comparti. È evidente che esistono nel settore agricolo vibonese ampi margini di crescita, legati all ammodernamento produttivo in direzione delle produzioni di nicchia e delle produzioni biologiche. Queste possibilità sono in gran parte legate alla capacità degli imprenditori agricoli di creare forme associative per incrementare e valorizzare la produzione. Un analoga situazione esiste nel settore alimentare, che ancora solo marginalmente ha sviluppato le proprie potenzialità. In questo comparto esistono ampie possibilità di sviluppo legate alla commercializzazione dei prodotti tipici, alla creazione di marchi ed allo sviluppo di servizi reali alle imprese. Un ulteriore spinta alla crescita del settore potrebbe derivare dalla capacità di affermare un binomio turismo-gastronomia che consenta di tipicizzare ulteriormente la Provincia di Vibo Valentia come area dove non solo si possa godere delle bellezze naturali, ma anche dove sia possibile gustare prodotti che non esistono altrove. D altra parte, senza la capacità di creare le condizioni per inserire l agricoltura delle zone interne in un circuito di fruizione turistica, non è pensabile che si possano arrestare i processi di abbandono e marginalizzazione di queste aree. I Rapporto sull economia vibonese 53

52 I Rapporto sull economia vibonese 9. L industria del legno Come si è detto, l industria del legno nella provincia di Vibo Valentia comprende il 16,5% delle imprese ed il 12,3% degli occupati. Ciò deriva dal fatto che la provincia dispone di un consistente patrimonio boschivo. Nelle aree interne quest attività rappresenta l unica fonte di un reddito monetario per molte famiglie. Tuttavia, nel vibonese il settore del legno ha una bassa capacità di produrre valore aggiunto. Esiste, infatti, una sola azienda privata di una qualche consistenza che produce arredi da esterno, case, tetti, travi come essiccatoio, sportelli per mobili, montanti per infissi, con circa 50 dipendenti. L azienda più grande operante in questo settore è però di natura pubblica. Infatti l Azienda Forestale di Mongiana occupa circa 350 unità lavorative, ma il suo ruolo sembra in declino. Negli ultimi anni non c è stato ricambio nella forza lavoro, e il 90% delle professionalità è uscito dal circuito produttivo. D altra parte, gli assunti negli ultimi sembrano risppondere a logiche di clientelismo politico. Gli addetti dell Azienda forestale lavorano nelle foreste gestite, garantendo prevalentemente assistenza ai rimboschimenti. Tuttavia, i sistemi di gestione sono così lenti che la legna marcisce. In generale, il settore del legno nella provincia offre solo la materia prima per altri settori, locali o esterni. La situazione della produzione e del mercato può essere descritta come segue: la produzione può essere stimata in circa metri cubi in dieci anni (faggio, abete e pino da industria). La proprietà è per il 50% pubblica e per il restante 50% privata. Le cifre sono ragguardevoli, se si pensa che il bosco d alto fusto è valutato più di euro ad ettaro. Più dettagliatamente, il faggio d alto fusto ha un mercato abbastanza vivo. L abete (localizzato prevalentemente a Serra San Bruno) è destinato al materiale di costruzione, salvo qualche pianta di prima scelta. Cedui di castagno sono utilizzati per la produzione di paliere di vario tipo e di traverse. Il castagno e i cedui di leccio (o misti) hanno avuto una battuta d arresto nell 87, ma successivamente si sono ripresi. Oggi, infatti, l area esporta carbone anche nell Emilia Romagna. Inoltre, ci sono i rimboschimenti di pino, che però sono sottoutilizzati, perché conviene di meno alla gestione pubblica o perché sono su terreni 54

53 demaniali. In questo settore negli anni passati si sono fatte solo cure colturali. Ancora più significativo è il fatto che non c è niente d invenduto sul mercato. La produzione viene svolta da circa 54 ditte boschive iscritte, anche se quelle attive sono circa la metà. Esiste tra di loro una forte concorrenza, che consente ai comuni di spuntare prezzi buoni sulle aste di piccoli lotti. Le imprese boschive, così, sopravvivono grazie all organizzazione familiare ed al lavoro nero. In questa situazione non si può trarre più di quanto attualmente si produce dai boschi, a meno che nei prossimi anni non s inventi un industria di trasformazione del legno che consenta di aumentare il valore aggiunto del settore. Il punto di partenza per uno sviluppo di questo settore è quello di censire le risorse e cercare d inserire queste aziende in un circuito più vasto. Gli enti pubblici, infatti, molto spesso non conoscono la consistenza del loro patrimonio. Conseguentemente manca una pianificazione che consenta un uso razionale delle risorse. È necessario, poi, analizzare il prodotto e organizzare meglio le ditte locali. Ad esempio, nella zona ci sono molte segherie che fanno imballaggio, ma non c è una segheria specializzata nell imballaggio. Così, tutte sopravvivono e nessuna raggiunge la dimensione minima ottimale necessaria per fare profitti ed espandere l occupazione. L analisi precedente porta ad individuare due problemi centrali per l attivazione della filiera foresta-legno nella provincia di Vibo Valentia, problemi che possono motivare due iniziative progettuali che vengono nel seguito brevemente descritte. 1. Servizio di supporto alle iniziative della Pubblica Amministrazione nella programmazione in campo forestale. Il problema: l attuale normativa che costituisce il supporto all iniziativa di regolamentazione pubblica del settore non viene attuata. Manca, quindi, un quadro di gestione ordinaria del sistema e di erogazione di quei contributi e servizi che costituiscono la base normale di realizzazione delle politiche. I Rapporto sull economia vibonese 55

54 I Rapporto sull economia vibonese Alcuni esempi: nessuna delle amministrazioni pubbliche gestisce il proprio patrimonio in base ad un piano di assestamento (obbligatorio per legge); non sono stati effettuati inventari forestali; le Prescrizioni di Massima e le Norme di Polizia Forestale sono obsolete e predisposte solo a livello regionale; non sono stati approvati Piani Territoriali di Coordinamento o Piani paesistici che chiarifichino la normativa in merito ai tagli e alle trasformazioni dei boschi; non è stato attuato il Reg. 867/90 per la fornitura di incentivi alle ditte boschive; ci sono stati grandi ritardi nell applicazione del Reg. 2080/92 per l offerta di contributi alle piantagioni e ai miglioramenti boschivi; esistono sovrapposizioni di ruoli istituzionali che devono essere chiarite, separando più chiaramente le funzioni di gestione del patrimonio boschivo da quelle di programmazione ed erogazione di contributi. L ipotesi di intervento. In questa situazione diviene urgente una iniziativa di institutional capacity strengthening che consenta di attivare e aggiornare il quadro delle norme di attuazione delle politiche di settore. Tale iniziativa potrebbe essere ipotizzata come una componente di un Servizio Europa presso l Amministrazione Provinciale con funzioni di supporto all attività di programmazione e un effettiva responsabilizzazione operativa dei responsabili del servizio. 2. Un servizio alla commercializzazione del legname Il problema: le forme attuate di vendita dei lotti boschivi sono estremamente arretrate, non consentendo da un lato un offerta stabile di legname (e quindi un quadro di certezze per le attività industriali collegate all offerta interna), dall altro corretti margini di reddito per i proprietari e condizioni continuate di lavoro e profitto per le ditte boschive. In particolare si è in presenza di: scarsa imprenditorialità dei proprietari boschivi; evidenti condizioni di asimmetria informativa sulle condizioni di mercato del legname; alti costi di transazione nelle pratiche di autorizzazione, vendita e controllo delle utilizzazioni; problemi di continuità e professionalità nel lavoro delle ditte boschive. L ipotesi di intervento. Un servizio alla gestione delle vendite per conto 56

55 delle amministrazioni comunali (ed eventualmente di altri proprietari pubblici e privati) dovrebbe ricevere da queste un mandato per la vendita dei lotti boschivi in base al quale organizzare un rapporto continuato con le aziende del settore (contratti di lavorazione pluriennali) e la vendita dei lotti tramite aste di grandi dimensioni. A tale attività, che rappresenterebbe il core business dell agenzia, potrebbero affiancarsi altre iniziative, a valle di marketing dei prodotti legnosi, e a monte per la gestione delle risorse forestali. Nella tabella che segue, avendo individuato tre problemi centrali dell offerta del legname da parte dei proprietari forestali della provincia, vengono evidenziate le specifiche linee di attività ipotizzabili per la rivitalizzazione della filiera foreste-legno. Gli strumenti di valorizzazione collettiva e d impresa nel sistema foresta-legno nella provincia di Vibo Valentia Categorie di problema strumenti di valorizzazione collettiva strumenti di valorizzazione d impresa creazione di servizi di assistenza tecnica, formazione professionale divulgazione non specialistica realizzazione di campagne pubblicitarie (impiego del legno in edilizia, impieghi energetici, organizzazione di borse del legno 1. Asimmetria ecc.) servizi di consulenza alle singole informativa diffusione di norme di imprese forestali classificazione dei prodotti grezzi creazione e aggiornamento di inventari forestali organizzazione di osservatori del mercato del legno 2. Frammentazione, discontinuità dell offerta e quindi delle operazioni di lavorazione boschiva 3. Mancato orientamento al mercato della produzione 4. Variabili strategiche creazione di consorzi e associazioni dei proprietari per la commercializzazione del legname semplificazione delle procedure di predisposizione e approvazione dei piani dei piccoli proprietari forestali organizzazione di aste per la vendita in forma associata di legname in piedi o su strada definizione di protocolli contrattuali e schemi di contratti di fornitura revisione/riformulazione dei diritti di proprietà (norme di regolamentazione dell accesso alle risorse) definizione di marchi ombrello, di ecolabel e di marchi di qualità per i prodotti forestali non legnosi (Regg e 2082/92) semplificazione delle procedure di vendita dei lotti boschivi promozione appoggio politico relazioni pubbliche mandati di vendita del legname definizione di contratti pluriennali di lavorazione dei lotti boschivi con imprese di taglio applicazione di contratti di gestione conto terzi o in compartecipazione integrazione verticale per la vendita di prodotti a maggior valore aggiunto ecocertificazione della gestione e dei prodotti forestali commoditisation di prodotti e servizi forestali prodotto prezzo distribuzione I Rapporto sull economia vibonese 57

56 I Rapporto sull economia vibonese 10. Il comparto turistico La provincia di Vibo Valentia è l area a maggiore vocazione turistica della Calabria. Essa, infatti, dispone della maggiore densità di posti letto per Km 2 (30 posti letto per Km 2 ), seguono le province di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Crotone. Le province di Catanzaro e Vibo Valentia, in particolare, hanno una dotazione di posti letto superiore alla media regionale, mentre Crotone (8 posti letto per Km 2 ) presenta una rilevante dispersione dell offerta. La provincia di Vibo Valentia presenta inoltre la peculiarità della densa aggregazione di villaggi turistici di piccole e medie dimensioni, che ne fanno la provincia italiana con il più alto numero di villaggi per km di costa. Infine, questa provincia assorbe quasi un quarto dei flussi turistici regionali. Il distretto turistico vibonese cattura, infatti, il 24% della domanda turistica regionale, pur rappresentando solo il 10% di tutta la costa calabrese. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una crescita consistente del settore. Negli ultimi cinque anni c è stato, infatti, un aumento medio annuo del 22% nelle presenze totali, che sale al 32% per il settore alberghiero. Queste tendenze sono dovute ad un aumento sia della domanda, sia dell offerta. Grazie anche alle agevolazioni pubbliche, l offerta ricettiva si è rafforzata, con un miglioramento delle strutture esistenti e la nascita di nuove strutture. È significativo al riguardo che la provincia di Vibo Valentia si collochi al secondo posto dopo Cosenza per numero di alberghi a quattro e cinque stelle. Inoltre, negli ultimi anni molti campeggi si sono trasformati in villaggi autosufficienti. L offerta turistica provinciale è concentrata tuttavia in pochi comuni della costa (Tropea, Ricadi e Parghelia). Nella parte interna l offerta è molto limitata e concentrata attorno a Serra San Bruno. Nella fascia collinare pre-montana addirittura non sono presenti strutture ricettive. Negli ultimi anni anche la domanda è cresciuta considerevolmente, sebbene sia ancora fortemente concentrata nella stagione estiva. L incremento maggiore in termini percentuali è dovuto a flussi turistici stranieri, che tendono a concentrarsi nei mesi di giugno e settembre. Tradizionalmente a luglio e, in misura maggiore, agosto predomina la presenza degli italiani. La crescita degli arrivi è dovuta al miglioramento qualitativo e quantitativo dell offerta e alla promozione di alcuni pacchetti turistici. 58

57 Nel 2002 gli esercizi ricettivi operanti nel vibonese hanno registrato più di 194 mila arrivi (per il 75% clientela italiana) e 1577 mila presenze, di cui il 31% stranieri. Rispettivamente, l 86% degli arrivi e l 83% delle presenze hanno interessato strutture alberghiere. Nonostante la provincia di Vibo Valentia sia caratterizzata da un importante sviluppo turistico, esistono ampi margini per un ulteriore crescita, legata alla diffusione territoriale ed alla diversificazione dell offerta. Il turismo vibonese è infatti quasi esclusivamente balneare. Sono presssochè inesistenti altri segmenti dell offerta, come il turismo d affari, il turismo salutistico-termale, il turismo sportivo, l agriturismo, il turismo religioso, quello culturale ed enogastronomico, il turismo montano ed ecologico/naturalistico. Una maggiore integrazione dell offerta turistica con il patrimonio naturale, artistico e culturale esistente potrebbe consentire di estendere lo sviluppo all entroterra collinare e montano, attraverso una valorizzazione di centri storici minori come meta del turismo alternativo. Esistono tuttavia alcuni fattori critici che impediscono l ulteriore sviluppo e potrebbero addirittura minacciare le posizioni acquisite. I collegamenti e i servizi di trasporto per i turisti, tra i punti di arrivo (stazioni, porto, aeroporti) e quelli di soggiorno-visita (alberghi, località interne, siti archeologici ecc.), sono deboli o inesistenti. Non aiuta a sopperire a queste carenze l assenza di relazioni tra gli operatori, testimoniata dalla carente attività di progettazione e promozione di percorsi e pacchetti turistici. La scarsa connessione fra collegamenti primari e tra operatori del settore riduce notevolmente la capacità del sistema turistico provinciale di aumentare la varietà dell offerta. La quantità e la qualità di beni pubblici esistenti nel territorio ha assunto, da oltre un decennio, un sempre maggior peso nella formazione delle preferenze per una località turistica. Essi comprendono i cosiddetti servizi periferici legati all entertainment ed all esperienzialità, quali la cura delle spiagge, dei viali di accesso ai luoghi turisticamente rilevanti, la cura dell arredo urbano, la pulizia dei prati, le informazioni sull ubicazione dei luoghi d arte, l intrattenimento notturno e diurno, la cultura dell accoglienza dei cittadini dei luoghi visitati, etc. Questi beni sono assenti in gran parte delle aree a vocazione turistica della provincia, e ciò non favorisce certo la capacità d intercettare flussi turistici nazionali e internazionali. I Rapporto sull economia vibonese 59

58 I Rapporto sull economia vibonese Lo sviluppo turistico vibonese è inoltre minacciato dall esistenza negli ultimi anni di una vera e propria emergenza ambientale, che ha nell inquinamento del mare e nell erosione dell coste la sua massima espressione. Ciò ha messo in rilievo la fragilità dello sviluppo che finora si è realizzato in quest area, ed ha posto al centro la questione non più derogabile della realizzazione di un sistema integrato di disinquinamento ambientale che coinvolga tutto il territorio provinciale. In altri termini, finora lo sviluppo turistico del vibonese si è basato in gran parte sull iniziativa privata volta a potenziare e migliorare l offerta ricettiva. Senza una forte iniziativa delle Amministrazioni pubbliche che miri a salvaguardare e a preservare il territorio dai pericoli di degrado, l economia del vibonese potrebbe subire un forte arretramento. In particolare, i seguenti interventi sembrano necessari per il settore turistico vibonese: creare un sistema integrato di disinquinamento delle acque e di smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi. creare un sistema di collegamenti frequenti da e con l aeroporto di Lamezia Terme e la stazione ferroviaria di Vibo-Pizzo. progettare e realizzare una metropolitana leggera lungo il tracciato ferroviario della costa, che colleghi tutti i punti di offerta da Lamezia Terme a Gioia Tauro. creare un sistema ricettivo integrato di tutta l offerta, alberghiera ed extralberghiera, che abbia in un palazzo del turismo il centro dell organizzazione, della promozione e del miglioramento della qualità dell offerta turistica vibonese. supportare la qualificazione dell offerta ricettiva esistente e delle figure professionali operanti nel settore. supportare la creazione di parchi tematici e grandi attrattori coerenti con le vocazioni delle aree territoriali. realizzare una maggiore integrazione tra l offerta turistica, i siti, il patrimonio artistico-culturale e quello naturalistico. supportare lo sviluppo di imprese di servizi al turismo, capaci di integrare l offerta ricettiva con quella del territorio (patrimonio naturalistico, culturale, archeologico). favorire lo sviluppo di relazioni di cooperazione tra gli operatori. favorire l emersione del turismo delle seconde case. 60

59 11. Il settore ICT Sebbene questo settore sia quasi irrilevante nella provincia di Vibo Valentia, esso è in forte crescita e rappresenta la chiave di volta per lo sviluppo futuro della provincia. Contrariamente a quanto accade a livello nazionale e in altre province calabresi (Cosenza e Catanzaro), nella provincia di Vibo Valentia il terziario avanzato non coincide con l ICT, ma piuttosto con il commercio di prodotti elettronici. Infatti, quando si parla di terziario avanzato, si fa erroneamente riferimento soprattutto agli assicuratori, ai rivenditori di hardware e di telefonini. L Information Technology attualmente occupa solo 140 persone e ruota principalmente attorno a due imprese, sebbene stia crescendo a passi da gigante seguendo l evoluzione del mercato. Le due imprese inoltre vendono interamente il proprio prodotto fuori provincia o fuori regione. Ciò è dovuto a diversi fattori: primo fra tutti la domanda d innovazione delle imprese vibonesi, che è bassa, a causa della loro ridotta dimensione e delle remore culturali che sono presenti negli imprenditori. In questi ultimi c è molto spesso la paura che l introduzione in azienda delle nuove tecnologie possa determinare una perdita di controllo. Il problema dell arretratezza tecnologica è ancora più drammatico nella pubblica amministrazione vibonese. Qui il principale ostacolo è costituito dalla qualità troppo bassa di dirigenti e impiegati, che frappongono forti ostacoli alla modernizzazione della pubblica amministrazione in quanto incapaci di adeguarsi alle nuove tecnologie. Eppure il settore ICT è quello in cui esistono i più ampi spazi di crescita. In primo luogo, diversamente da altri settori, in questo comparto non esistono vincoli alla disponibilità di forza-lavoro, perché c è un ampia disponibilità di capitale umano nella provincia. Inoltre, Vibo Valentia ha un vantaggio logistico e condizioni ambientali che potrebbero rendere attraente la localizzazione d imprese esterne operanti nel settore ICT. È opinione diffusa negli studiosi e negli operatori specializzati che il salto di qualità dello sviluppo nel vibonese dipenda dalla capacità d introdurre le nuove tecnologie nei settori trainanti dell area. Ad esempio, un ulteriore sviluppo del settore turistico è legato alla capacità d integrare l offerta turistica con l offerta tecnologica. I Rapporto sull economia vibonese 61

60 I Rapporto sull economia vibonese Allo sviluppo del settore ICT infatti è legata la possibilità di realizzare un marketplace del turismo nella provincia, ossia un portale territoriale a cui accedano tutti gli attori. Il singolo utente, attraverso il portale, potrebbe effettuare la propria domanda dei servizi di cui vorrebbe usufruire durante il soggiorno turistico. Elaborando questi dati, il sistema presenterebbe al potenziale cliente le strutture alternative in grado di fornire quanto richiesto e consentirebbe di effettuare una visita virtuale. Se l utente fosse non una singola persona ma un gruppo, il sistema potrebbe allocare i componenti nelle strutture disponibili nella stessa zona. La possibilità di realizzare un sistema turistico integrato nella provincia dipende tuttavia dall ipotesi che le strutture turistiche condividano lo stesso sistema informativo, cioè che l offerta turistica sia integrata e in rete. Questa possibilità richiede, però, il superamento di quelle barriere culturali e organizzative che finora hanno impedito di sviluppare una capacità di risposta su grandi numeri. D altra parte, quest ultima ipotesi consentirebbe di fare un salto di qualità all offerta turistica dell area. Non meno rilevante è il ruolo dell Information and Communication Technology per la riqualificazione delle pubblica amministrazione. Su quest ultimo aspetto lo sviluppo dovrebbe puntare in modo deciso sulla creazione di reti informatiche e telematiche nella provincia. Punti importanti di questa strategia sarebbero il cablaggio di Vibo Valentia e la dotazione della banda larga nell intera provincia. Al riguardo, occorrono però scelte chiare e decise della pubblica amministrazione rispetto all assetto del territorio e alla direzione dello sviluppo. La realizzazione di un parco tecnologico nell area industriale di Portosalvo potrebbe infatti diventare un fattore decisivo per la nascita di nuove imprese ICT e per attrarre investimenti esterni nel settore. C è invece la sensazione che prevalga nella classe dirigente vibonese, politica e amministrativa, una concezione dello sviluppo vetusta e centrata sulla realizzazione d infrastrutture pesanti. 62

61 12. Il settore delle costruzioni Delle imprese registrate nel 2002 nella provincia di Vibo Valentia più di appartenevano al settore delle costruzioni. In termini di occupati, il settore delle costruzioni assorbiva più del 25% del totale. La dimensione media delle imprese presenti in questo settore è significativamente più alta rispetto a quella delle imprese dell area, rispettivamente 2,9 e 1,9 addetti. Nella classe addetti esistono 4 imprese che complessivamente assorbono 321 addetti. Anche nella classe immediatamente inferiore (10-49 addetti) esiste un numero di imprese significativo (41), con 722 addetti. Negli ultimi anni il settore ha subito una fase di stasi, dovuta alla caduta della domanda e alla mancanza di programmazione delle pubbliche amministrazioni. Il settore delle costruzioni è inoltre quello che subisce più di altri le diseconomie esterne fortemente presenti nella provincia. In particolare, questo settore subisce in misura rilevante i contraccolpi della cattiva gestione del territorio ad opera delle amministrazioni pubbliche. La mancanza di piani regolatori e di altri strumenti di programmazione ha due conseguenze: la prima impedisce alle stesse amministrazioni ed alle imprese di usufruire delle agevolazioni pubbliche rivolte al sostegno del settore e dello sviluppo territoriale più in generale, la seconda, determina lungaggini burocratiche e un comportamento discrezionale della pubblica amministrazione che rende incerta la stessa attività delle imprese. Talvolta, a causa dell inefficienza della pubblica amministrazione, diventa drammatico per le imprese il problema dei pagamenti dei lavori effettuati o della erogazione delle agevolazioni pubbliche, costringendo gli imprenditori a umilianti calvari per ottenere quanto dovuto. Ovviamente, ciò aggrava il problema dei costi per le imprese, che sono costrette a ricorrere in misura patologica al credito bancario. Così, le indecisioni delle pubbliche amministrazioni, dovute ai precari equilibri politici ed a una visione particolaristica e clientelare, impediscono al territorio di crescere e alle imprese di pianificare il proprio sviluppo. La precarietà diventa quindi la norma che regola l attività economica del territorio. I Rapporto sull economia vibonese 63

62 I Rapporto sull economia vibonese Il settore delle costruzioni è anche quello che subisce in misura maggiore la presenza della criminalità organizzata nel territorio. Questa si manifesta in vari modi, dai condizionamenti nelle forniture e nelle assunzioni, a quelli delle gare d appalto. Rispetto a quest ultimo punto, la presenza di ditte esterne nei grandi lavori pubblici non ha favorito la crescita di un tessuto imprenditoriale sano. Esiste inoltre in questo settore un ampia diffusione del lavoro nero, che è diventato il solo modo per consentire a moltissime imprese di non cessare l attività. Un problema non di secondaria importanza del settore è inoltre la mancanza nel territorio vibonese di manodopera, qualificata e non. C è, infatti, una carenza di manovali, carpentieri, geometri di cantiere, ecc. D altra parte, la formazione professionale non aiuta ad accrescere l offerta e la qualità di manodopera qualificata sul territorio. 64

63 13. Le dinamiche di lungo periodo L analisi settoriale fin qui illustrata ha consentito di definire le caratteristiche strutturali dell economia vibonese ed i punti di forza e di debolezza dei diversi settori. Essa, comunque, è un analisi statica, che non coglie le dinamiche in corso e le tendenze di fondo di questa economia. Lo scopo del presente capitolo è quello di delineare quale è stata l evoluzione dell economia vibonese negli ultimi anni e quali sono le possibili tendenze future. Quella vibonese si può definire come un economia debole ma in progressivo recupero. Negli ultimi anni il tasso di crescita del valore aggiunto si è mantenuto su livelli significativamente superiori a quelli delle altre province calabresi. Ad eccezione del 1998, tra il 1995 e il 2000 l economia vibonese è cresciuta da un minimo del 5,9% all anno (1996), ad un massimo del 9,2% (nel 1997). Negli ultimi tre anni l economia vibonese è cresciuta a tassi superiori al 6% all anno. Inoltre, il differenziale di crescita rispetto alla media regionale ha superato sempre un punto percentuale. I tassi di crescita dell economia vibonese negli ultimi cinque anni hanno superato anche quelli del mitico Nord-Est, che nello stesso periodo quasi mai ha raggiunto il 5% di crescita annua. Variazione annua del valore aggiunto pro-capite nel periodo Province - Regioni Variazioni percentuali annue Pil pro-capite 96/95 97/96 98/97 99/98 00/99 01/00 Calabria 5,4 5,8 3,6 5,7 4,4 4,5 Cosenza 5 5,7 4,2 6,9 4,9 3 Catanzaro 6,6 3,4 1,3 5,7 4,1 6,5 Reggio Calabria 4,5 6,9 4,3 3,9 3,1 4,1 Crotone 7,5 5,7 5,7 4,3 5,6 6 Vibo Valentia 5,9 9,2 2,6 7,6 6,3 6,7 Nord-Ovest 6,6 3,5 3,8 2,9 4,5 4,5 Nord-Est 7 3 3,3 2,3 5,2 4,4 Centro 6,3 3,4 4,6 2,6 5,5 4,5 Mezzogiorno 6,4 4,7 3,9 3,6 4,5 5,5 ITALIA 6,6 3,7 3,9 2,9 4,9 4,8 Fonte: elaborazioni Unioncamere-Tagliacarne I Rapporto sull economia vibonese 65

64 I Rapporto sull economia vibonese Questi maggiori tassi di crescita dell economia vibonese trovano riscontro in una voglia di fare impresa che non ha eguali nel resto della regione. Dal 1997 al 2002 il numero delle imprese operanti nella provincia è passato da a unità. Il tasso di crescita delle imprese in cinque anni è stato del 19%. L agricoltura è stato il settore che ha avuto il più alto tasso medio annuo di crescita (5,4%). Seguono il settore delle costruzioni (2,3%) ed il commercio (1,8%). Il settore manifatturiero ha avuto una crescita contenuta (0,6%), sebbene sia caratterizzato da andamenti molto differenziati al proprio interno. I settori legati al turismo hanno invece avuto una crescita più consistente (1,4%). Ancora più significativo è il fatto che il tasso di crescita delle società di capitale è stato tre volte superiore a quello della media provinciale (61%). Viceversa, le società di persone e le ditte individuali hanno avuto tassi di crescita inferiori alla media del sistema. Ciò induce a ritenere che la crescita del tessuto imprenditoriale vibonese nell ultimo quinquennio è stata non solo quantitativa ma anche qualitativa, nel senso che ad un aumento nel numero delle imprese ha corrisposto il passaggio a forme organizzative più evolute e quindi più capaci di fronteggiare le sfide del mercato. Imprese registrate per forma giuridica nella provincia di Vibo Valentia nel periodo FORMA GIURIDICA Var. 02/ 97 Società di capitale ,60% Società di persone ,00% Ditte Individuali ,50% Altre Forme ,60% TOTALE ,90% Fonte: Unioncamere, Movimprese,

65 Un esame più approfondito dell evoluzione delle imprese per settori di attività dimostra che i maggiori tassi di sviluppo delle imprese nel periodo si sono avuti nei comparti della fabbricazione delle macchine per ufficio (16,7%), delle attività ricreative, culturali e sportive (14,6%), della fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e apparecchi per la comunicazione (12%). Altri comparti che sono cresciuti in modo significativo rispetto alla media sono quelli dello smaltimento dei rifiuti solidi, acque di scarico e similari (8,7%), noleggio macchine e attrezzature senza operatore (8,3%), dell intermediazione monetaria e finanziaria (5,9%), dell agricoltura (5,4%). Le imprese più direttamente connesse al settore turistico sono cresciute rispettivamente dell 1,4% (alberghi e ristoranti) e del 5,6% (attività ausiliarie dei trasporti e agenzie viaggio). I comparti che hanno avuto tassi di crescita negativi sono: raccolta, depurazione e distribuzione delle acque (-15%), produzione di metalli e loro leghe (- 5,1%), fabbricazione di macchine e apparecchi elettrici (- 4,4%). Infine, i settori più rilevanti nella provincia sono cresciuti rispettivamente dell 1,8% (commercio), del 2,3% (costruzioni) e dell 1,6% (fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo, escluso macchine) all anno. Significativa è anche la crescita del settore della produzione di mobili e altre industrie manifatturiere (3,8%) e della fabbricazione di pasta-carta, carta e prodotti di carta (3,8%), informatica e attività connesse (5,1%). I Rapporto sull economia vibonese 67

66 I Rapporto sull economia vibonese Tassi di sviluppo delle imprese nel periodo Distribuzione per settore di attività economica Provincia di Vibo Valentia SEZ. DIVISIONI DI ATTIVITA Tasso di sviluppo Tasso di sviluppo (valori percentuali) Tasso di Tasso di Tasso di sviluppo sviluppo sviluppo Tasso med. di sviluppo / 02 A Agricoltura,caccia e silvicoltura 14,7 7,5 2,9 0,6 1,2 5,4 A 01 Agricoltura,caccia e relativi servizi 15,3 7,6 2,9 0,6 1,1 5,5 A 02 Silvicoltura e utilizzaz.aree forestali 1,2 4,1 5,9 0 3,4 2,9 B Pesca,piscicoltura e servizi connessi ,1 5 1,2 C Estrazione di minerali -4, ,9 5,9-0,9 CA10 Estraz.carbon fossile e lignite;estraz.torba CA11 Estraz.petrolio greggio e gas naturale CA12 Estraz. minerali di uranio e di torio CB13 Estrazione di minerali metalliferi CB14 Altre industrie estrattive -4, ,9 5,9-0,9 D Attivita manifatturiere 1 1 0,1 1,1-0,3 0,6 DA15 Industrie alimentari e delle bevande -1,9 0-1,3 2,1-1,7-0,6 DA16 Industria del tabacco DB17 Industrie tessili 8,3-14,6-5,7 0 11,1-0,2 DB18 Confez.articoli vestiario;prep.pellicce -2,7 0-2,7 1,4 10,8 1,4 DC19 Prep.e concia cuoio;fabbr.artic.viaggio DD20 Ind.legno,esclusi mobili;fabbr.in 5,3 paglia ,7-0,1 DE21 Fabbric.pasta-carta,carta e prod.di carta 16,7 0-14,3 16,7 0 3,8 DE22 Editoria,stampa e ,4 riprod.supp.registrati Fabbric.coke,raffinerie,combus DF t.nucleari DG24 Fabbric.prodotti chimici e fibre sintetiche 0-16,7-6,7 0 5,9-3,5 Fabbric.artic.in gomma e DH25 0 5,9 5, ,3 mat.plastiche Fabbric.prodotti lavoraz.min.non DI26 1,5 0,8 5,4 0,7-4,2 0,9 metallif. DJ27 Produzione di metalli e loro leghe -5-11,1-17,6 8,3 0-5,1 DJ28 Fabbric.e lav.prod.metallo,escl. macchine 2,2 2,6 5,5 0-2,1 1,6 DK29 Fabbric.macchine ed appar. mecc.,instal. -2,3 9,3 4,2 5,8-3,6 2,7 DL30 Fabbric.macchine per uff.,elaboratori 0 66, ,7 16,7 DL31 Fabbric.di macchine ed appar.elettr. n.c.a. -22, ,4 DL32 Fabbric.appar.radiotel.e app.per 16,7 comunic. 14,3-5,9-7,7 42,9 12 DL33 Fabbric.appar.medicali,precis.,s trum.ottici 0 3,3 6,5 9,1 8,3 5,4 DM34 Fabbric.autoveicoli,rimorchi e semirim. 0 14,3 11, ,1 Fabbric.di altri mezzi di DM35 trasporto -7, ,7 0 - DN36 Fabbric.mobili;altre industrie manifatturiere 7 3,8 1,2 6 1,1 3,8 continua 68

67 segue SEZ. DIVISIONI DI ATTIVITA Tasso di sviluppo Tasso di sviluppo Tasso di Tasso di Tasso di sviluppo sviluppo sviluppo Tasso med. di sviluppo / 02 DN37 Recupero e preparaz.per il riciclaggio E Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua E 40 Produz.energia elettr.,gas,acqua calda E 41 Raccolta,depurazione e distribuzione acqua F Costruzioni 2 3,1 2,1 2 2,5 2,3 Comm.ingr.e dett.;rip.beni pers.e per G -2,6 1,4 5,1 3,6 1,5 1,8 la casa Comm.,manut.e rip.autov.e G 50-13,5 4,1 3 1,4 1,2-0,8 motocicli Comm.ingr.e interm.del G 51-0,8 2,9 1,9 1,4 1,8 1,4 comm.escl.autov. G 52 Comm.dett.escl.autov.;rip.beni pers. -1 0,7 6,1 4,4 1,5 2,3 H Alberghi e ristoranti 0,9 0,6 0,1 3,1 2,1 1,4 Trasporti,magazzinaggio e I -4,8-3,4-2,2-1,9-1,6-2,8 comunicaz. Trasporti terrestri; I 60-6,1-3,5-4,3-1,9-2,5-3,7 trasp.mediante condotta Trasporti marittimi e per vie I ,3 0 3,3 d acqua I 62 Trasporti aerei I 63 Attivita ausiliarie dei trasp.;agenzie viaggio 3,4-3,3 20,7 0 7,1 5,6 I 64 Poste e telecomunicazioni 16, ,1 1,9 J Intermediaz.monetaria e finanziaria 7,8 1,8 7,2 7,4 5,3 5,9 Interm.mon.e finanz.(escl.assic.e J , ,3 fondi p.) Assic.e fondi pens.(escl.ass.soc J ,3-9,1 0-4,7.obbl.) Attivita ausil.intermediazione J 67 9,8 3,3 10,9 9,4 6 7,9 finanziaria K Attiv.immob.,noleggio,informat.,ricerca -4,4 2,5 2,9 6,2 3 2 K 70 Attivita immobiliari 0-2,6-2,9 2,6 0-0,6 K 71 Noleggio macc.e attrezz.senza operat. 13,6 7,7 13,8 3,1 3,1 8,3 K 72 Informatica e attivita connesse 12,3-2,4 7,4 4,8 3,4 5,1 K 73 Ricerca e sviluppo K 74 Altre attivita professionali e imprendit. -11,7 4,8 0,4 7,8 3,5 1 M Istruzione 4,9 8,7 6,1 1,9-5,3 3,3 N Sanita e altri servizi sociali 4,2 3,8 3,7 0 3,3 3 Altri servizi pubblici,sociali e O 3,6 4,5 4,8 4,5-0,2 3,5 personali Smaltim.rifiuti solidi,acque di O ,1-7,7 8,7 scarico e sim. O 92 Attivita ricreative,culturali e sportive 17,9 27,7 12,1 15,9-1 14,5 O 93 Altre attivita dei servizi 1,9 1,2 2,8 1,5 0,3 1,5 P Serv.domestici presso famiglie e conv Nc Imprese non classificate 14,9 15,1 12,7 16,7 17,5 15,4 - Tot TOTALE 3,3 3,9 3,9 3,6 2,7 3,5 Fonte: Unioncamere, Movimprese, 2002 I Rapporto sull economia vibonese 69

68 I Rapporto sull economia vibonese Si noti che le attività che presentano i maggiori tassi di sviluppo sono anche quelle caratterizzate sia da una elevata natalità, si da una bassa mortalità. L opposto accade per i settori caratterizzati da bassi tassi di sviluppo. Esistono, infine, settori che hanno bassi tassi di sviluppo e presentano elevati tassi di natalità e mortalità (tessile, industria del legno, fabbricazione di mobili e di altri mezzi di trasporto, costruzioni, commercio, alberghi e ristoranti, attività ricreative, culturali e sportive). Com era prevedibile, le ditte individuali sono quelle che hanno i maggiori tassi di natalità e mortalità, mentre le imprese più strutturate, come le società di capitale, presentano tassi di mortalità bassi e di natalità elevati. L evoluzione settoriale indica che i settori dell ICT e dei servizi avanzati sono in grande crescita. D altra parte, l edilizia, considerata fino a qualche tempo fa da più parti come il settore trainante, oggi è in crisi. Il metalmeccanico, invece, malgrado la situazione del Nuovo Pignone, sta reggendo bene e potrebbe addirittura prepararsi al grande salto di qualità, diventando molto più competitivo a livello nazionale. Affinché ciò accada, le piccole imprese che costituiscono l indotto, forti delle competenze esistenti sul territorio e della vicinanza al Porto di Gioia Tauro, dovrebbero imparare sempre più a lavorare secondo la logica del prodotto finale e a prendere consapevolezza dell importanza del consorzio e dei vari strumenti di marketing. Il turismo sta lentamente ma progressivamente crescendo. È sicuramente aumentata l offerta, si è allungata notevolmente la stagione, ma c è ancora molto da fare sui servizi e sulle infrastrutture. Anche il settore agroalimentare sta registrando dei buoni risultati, non solo sul mercato locale ma anche su quello nazionale. Molti dei nostri prodotti (Callipo, Sardanelli, Amaro del Capo) sono riusciti a superare le barriere locali e ad imporsi, contraddistinti da marchi di qualità. Forti di questi esempi, molte altre imprese vibonesi stanno cercando di percorrere la stessa strada, allontanandosi dalle produzioni standardizzate. Il settore del legno, invece, non mostra segni di grandi cambiamenti, ma continua a seguire le dinamiche del passato. Un impulso a questo e ad altri settori potrebbe venire dalle iniziative degli enti locali, attraverso l attivazione degli strumenti della programmazione negoziata. 70

69 14. Le imprese artigiane Su imprese attive nel 2002 nella provincia di Vibo Valentia quasi erano imprese artigiane. Esse erano concentrate per il 30% nelle costruzioni, per il 12% nel commercio e per l 11% negli altri servizi pubblici, sociali e personali. Imprese nel settore artigiano e del complesso dell economia nella provincia di Vibo Valentia, per settore di attività economica. Anni 2001 e 2002 ARTIGIANE Variazioni TOTALE Peso % 2002 % Agricoltura, caccia e silvicoltura , ,4 Pesca, psicoltura e servizi connessi ,0 Estrazione di minerali , ,5 Attività manufatturiere , ,2 Produzione e distribuzione energia elettrica, gas e acqua ,0 Costruzioni , ,0 Comm. ingr. e dett. rip. beni pers. e per la casa , ,1 Alberghi e ristoranti 1 1 0, ,1 Trasporti. magazzinaggio e comunicazioni , ,3 Intermediaz. monetaria e finanziaria ,0 Attiv. immob., noleggio, informat., ricerca , ,2 Istruzione , ,6 Sanità e altri servizi sociali ,0 33 6,1 Altri servizi pubblici, sociali e personali , ,2 Serv. domestici presso famiglie e conv Imprese non classificate ,1 TOTALE , ,9 Fonte: Elaborazione dell Istituto Tagliacarne su dati Istat L analisi di queste imprese assume, quindi, particolare rilevanza per comprendere le caratteristiche dell economia vibonese. L andamento del prodotto interno lordo dell artigianato dimostra che questo settore è caratterizzato da una grave crisi. Tra il 1996 e il 1999 (ultimo dato disponibile), il prodotto interno lordo dell artigianato è rimasto stazionario a 103 milioni di euro. Nelle altre province calabresi, invece, il settore ha registrato una fase di crescita. I Rapporto sull economia vibonese 71

70 I Rapporto sull economia vibonese Andamento del Pil artigiano nelle province calabresi nel periodo (valori in milioni di euro) Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia CALABRIA Italia Fonte: Istat Nell ultimo anno ci sono tutatvia segni di ripresa. Infatti, nello scorso anno le imprese artigiane sono aumentate di 116 unità rispetto al I comparti che hanno maggiormente contribuito a questa espansione sono le attività immobiliari, noleggio e informatica (+12,9%), le costruzioni (+7%), l agricoltura, caccia e silvicoltura (+6,3%). È interessante notare che le imprese artigiane della provincia sono localizzate per il 43% nei comuni di Serra San Bruno (142), Pizzo (133), Tropea (132) e Nicotera (121), mentre più del 20% si concentrano nel capoluogo (610). Le imprese artigiane racchiudono caratteristiche che accentuano le debolezze strutturali dell economia vibonese: Primo, le ridottissime dimensioni le rendono più esposte alle fluttuazioni della domanda. Secondo, esse hanno una minore capacità d indebitamento, e quindi una minore capacità di reagire alle situazioni di crisi. Terzo, le possibilità di crescita sono legate in gran parte a fattori esterni, quali l esistenza di agevolazioni pubbliche e di servizi reali e finanziari alle imprese; esse però sono meno attrezzate per accedere alle risorse pubbliche. In un contesto caratterizzato da una fragilità complessiva del sistema economico e da forti disservizi ciò può creare ostacoli insuperabili alla crescita delle imprese. Infine, e non di secondaria importanza, l impresa artigiana per propria natura è legata all andamento del mercato locale. Essa non è in grado di ricorrere ai mercati esterni come sostituti di quelli locali. 72

71 D altra parte, l esistenza di una quota importante d imprese artigiane sul totale delle imprese dimostra che esistono nel territorio vibonese potenzialità di sviluppo legate a competenze e saperi locali. Due requisiti sembrano tuttavia indispensabili per la crescita di queste imprese: primo, un miglior funzionamento delle istituzioni, pubbliche e private. Al riguardo, un ruolo importante possono svolgere le associazioni di categoria. Secondo, è necessaria una maggiore propensione delle imprese a fare rete per accrescere la loro capacità d incidere sulle decisioni pubbliche, sull offerta di servizi e sull accesso alle risorse finanziarie. I Rapporto sull economia vibonese 73

72 I Rapporto sull economia vibonese 15. Agevolazioni pubbliche e investimenti delle imprese vibonesi L indagine effettuata sulle caratteristiche e le problematiche delle imprese vibonesi, che ha visto il coinvolgimento dei vertici di Assindustria di Vibo Valentia, nonché di altri testimoni privilegiati, ha evidenziato che negli ultimi anni le imprese vibonesi hanno investito molto. Gli investimenti hanno riguardato in gran parte l ammodernamento e l ampliamento delle strutture esistenti. Solo in misura ridotta essi hanno interessato il miglioramento dei prodotti esistenti o la realizzazione di nuovi prodotti. Particolarmente significativi sono i dati sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Sebbene gli investimenti in R&S delle imprese vibonesi siano nettamente inferiori rispetto a quelli delle imprese operanti nelle altre aree della regione, è significativo che nell ultimo anno ci sia stata una domanda di brevetto, e che negli ultimi tre anni le domande depositate per marchi siano triplicate rispetto agli anni precedenti. Domande depositate per invenzioni negli anni CALABRIA Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole ITALIA Fonte: Ministero delle Attività Produttive 74

73 Domande depositate per marchi negli anni CALABRIA Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole ITALIA Fonte: Ministero delle Attività Produttive Le imprese vibonesi sono state incentivate ad investire dall esistenza di un complesso di agevolazioni finanziarie e dall attivazione nel territorio degli strumenti della programmazione negoziata. Secondo gli imprenditori gli strumenti d incentivazione più efficaci sono stati la legge 488/92 e il credito d imposta, forse perché queste ultime, diversamente da altre leggi, sono caratterizzate da meccanismi burocratici più snelli e da minore incertezza sui tempi e sull ammontare delle erogazioni. La domanda di agevolazioni pubbliche delle imprese vibonesi è tuttavia nettamente inferiore a quella delle imprese operanti nelle altre province. Legge 488/92 Industria Undicesimo bando Domande Agevolate nel 2002 TOTALE TOTALE (composizione %) Investimenti Agevolazioni Investimenti Agevolazioni N. Incremento N. Incremento (Milioni (Milioni (Milioni (Milioni Domande Occupati Domande Occupati di Euro) di Euro) di Euro) di Euro) Calabria ,95 239, ,0 8,8 11,6 12,3 Cosenza ,28 96, ,7 3,5 4,7 5,1 Catanzaro ,68 28, ,3 1,4 1,4 1,8 Reggio Cal ,43 40, ,8 1,3 2,0 2,5 Crotone ,72 63, ,4 2,3 3,1 2,2 Vibo Valentia 26 28,85 10, ,8 0,4 0,5 0,6 Nord-Ovest ,9 70, ,7 8,6 3,4 5,7 Nord-Est ,9 25, ,3 3,6 1,2 2,5 Centro ,4 54, ,1 7,1 2,7 5,6 Sud-Isole , , ,8 80,7 92,7 86,2 ITALIA , , ,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istituto per la Promozione Industriale I Rapporto sull economia vibonese 75

74 I Rapporto sull economia vibonese Legge 488/92 3 Bando turismo Domande Agevolate nel 2002 Investimenti N. (Milioni Domande di Euro) TOTALE TOTALE (composizione %) Agevolazioni (Milioni di Euro) Incremento Occupati Investimenti N. (Milioni Domande di Euro) Agevolazioni (Milioni di Euro) Incremento Occupati Calabria ,93 53, ,3 9,3 10,3 12,1 Cosenza 26 99,35 19, ,8 4,2 3,9 5,3 Catanzaro 11 45,78 11, ,2 1,9 2,3 1,7 Reggio Cal. 6 36,03 11, ,7 1,5 2,1 2,3 Crotone 8 16,17 4, ,9 0,7 0,9 1,5 Vibo Val. 7 20,61 5, ,8 0,9 1,1 1,2 Nord-Ovest ,9 13, ,8 4,7 2,6 2,2 Nord-Est ,3 18, ,3 8,6 3,7 3,4 Centro ,7 21, ,1 9,7 4,2 7,2 Sud-Isole ,4 460, ,7 77,0 89,5 87,2 ITALIA ,30 514, ,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istituto per la Promozione Industriale Legge 488/92 2 Bando Commercio- Domande Agevolate nel 2002 Investimenti N. (Milioni Domande di Euro) TOTALE TOTALE (composizione %) Agevolazioni (Milioni di Euro) Incremento Occupati Investimenti N. (Milioni Domande di Euro) Agevolazioni (Milioni di Euro) Incremento Occupati Calabria 88 88,68 26, ,3 16,6 16,5 17,4 Cosenza 30 42,89 12, ,5 8,0 7,5 7,9 Catanzaro 17 11,54 4, ,6 2,2 2,6 2,6 Reggio Cal ,28 4, ,9 2,5 2,8 3,4 Crotone 14 6,50 2, ,1 1,2 1,5 1,6 Vibo Val. 8 14,48 3, ,2 2,7 2,2 1,8 Nord-Ovest 19 23,4 2, ,9 4,4 1,5 3,6 Nord-Est 8 2,8 0,3 26 1,2 0,5 0,2 0,4 Centro 28 33,6 3, ,2 6,3 2,2 2,9 Sud-Isole ,0 156, ,7 88,8 96,1 93,1 ITALIA ,80 162, ,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istituto per la Promozione Industriale 76

75 Su un totale di 429 domande presentate in Calabria nel 2002 nell ambito della legge 488/92, solo 41 domande provenivano dalle imprese vibonesi. Gran parte delle domande (26) ha riguardato il settore industriale. Turismo e commercio hanno contribuito in misura ridotta, rispettivamente con 7 e 8 domande. Le agevolazioni che con questa legge sono state attivate nel 2002 nella provincia ammontano a circa 20 milioni di euro, con un incremento occupazionale previsto di 670 unità lavorative. Legge 488/92 Industria 14 Bando Graduatoria Speciale e Ordinaria Regione Calabria -Anno 2002 N Domande presentate SPECIALE N domande accettate Finanziamento Concesso (in milioni di euro) N Domande presentate ORDINARIA N domande accettate Finanziamento Concesso (in milioni di euro) Calabria Vibo Valentia Fonte: Elaborazione su dati del Ministero delle Attività Produttive Legge 488/92 Commercio 16 Bando Graduatoria Speciale e Ordinaria - Regione Calabria -Anno 2002 N Domande presentate SPECIALE N domande accettate Finanziamento Concesso (euro) N Domande presentate ORDINARIA N domande accettate Finanziamento Concesso (euro) Calabria Vibo Valentia Fonte: elaborazione su dati del Ministero delle Attività Produttive Legge 488/92 Turistico-Alberghiero 15 Bando - Graduatoria Speciale e Ordinaria Regione Calabria Anno 2002 N Domande presentate SPECIALE N domande accettate Finanziamento Concesso (euro) N Domande presentate ORDINARIA N domande accettate Finanziamento Concesso (in milioni di euro) Calabria Vibo Valentia Fonte: elaborazione su dati del Ministero delle Attività Produttive I Rapporto sull economia vibonese 77

76 I Rapporto sull economia vibonese Come si può notare dalle ultime tre tabelle, anche negli ultimi bandi c è una scarsa partecipazione delle imprese vibonesi, nonostante l opinione degli imprenditori che, il sistema delle agevolazioni rappresenti uno strumento importante di sostegno agli investimenti. L esiguità delle domande dimostra perciò che solo un ristretto numero di imprese riesce a beneficiare delle agevolazioni pubbliche. La maggior parte delle imprese, e forse proprio quelle che ne hanno maggior bisogno, come le imprese artigiane, rimane estranea ai meccanismi agevolativi. Sarebbe pertanto opportuno avviare iniziative rivolte ad allargare la platea dei beneficiari. Il sistema delle agevolazioni pubbliche in Calabria e nel vibonese non deve tuttavia essere considerato un meccanismo per determinare un vantaggio competitivo per le imprese operanti nella regione. Esso svolge una funzione di compensazione per le forti diseconomie esterne che caratterizzano la nostra regione. Essi però generano una distorsione del mercato e nel comportamento delle imprese, poiché quando cesseranno c è il rischio che molti imprenditori chiudano l attività, se non sapranno adeguarsi alle nuove condizioni dell impresa. 78

77 16. Struttura finanziaria, costi e livello di competitività delle imprese vibonesi. La competitività è una delle caratteristiche recenti delle imprese vibonesi. Infatti, fino a qualche anno fa esse si rivolgevano soltanto ad un mercato locale e mantenevano le proprie posizioni oligopolistiche grazie all isolamento dell economia vibonese e alla creazione di barriere all entrata. Inoltre, la lontananza dai mercati più importanti impediva il confronto con le altre realtà e, di conseguenza, la crescita delle imprese. Oggi vi è la consapevolezza negli imprenditori che le imprese operano in mercati aperti e la competitività si può acquisire e mantenere prevalentemente attraverso i prezzi dei beni e dei fattori e la qualità dei prodotti. La competitività non è vista soltanto come un limite, un problema, ma anche come l unica possibilità per emergere e per conquistare nuove fette di mercato. Non solo i settori rivolti alle esportazioni, ma anche l agricoltura, l edilizia e il turismo stanno cominciando ad allargare i loro orizzonti. Rimane comunque molto alto il numero delle imprese che ancora si rivolge unicamente a un mercato locale. Nel settore alimentare i prodotti più competitivi sono quelli tipici, non standardizzati, con un alto valore aggiunto, che si collocano bene non solo sui mercati locali ma anche su quelli nazionali e in alcuni casi addirittura internazionali (esempio sono i prodotti del tonno). Il settore turistico riesce a difendersi bene durante l alta stagione (luglio e agosto), ma complessivamente non può definirsi realmente competitivo poiché, malgrado le risorse naturali, che comunque rischiano di essere seriamente compromesse a causa della scarsa tutela ambientale, la provincia non riesce ad offrire un giusto binomio qualità-prezzo. I costi sono elevati e ad essi non corrisponde un servizio adeguato. Inoltre, pesa molto su questo settore la carenza di trasporti e di altre infrastrutture. Il metalmeccanico, pur riuscendo ad offrire prodotti di qualità, soffre per l eccessiva competitività tra le imprese dell area e per l alta incidenza dei costi di trasporto che le aziende devono sostenere per raggiungere i mercati di sbocco. Le imprese di costruzioni della provincia sono in una posizione competitiva debole. Lo dimostra il fatto che, nelle gare d appalto per opere pubbliche di una certa consistenza, le aziende locali, prive di un mercato di riferimento caratterizzato da grandi volumi, non hanno l iscrizione di categoria al valore richiesto e non possono quindi nemmeno gareggiare. In generale, sulla posizione competitiva delle imprese vibonesi I Rapporto sull economia vibonese 79

78 I Rapporto sull economia vibonese incidono pesantemente le diseconomie esterne, dovute alle inefficienze della pubblica amministrazione, l alto costo del lavoro e del denaro che caratterizzano il vibonese. Non di secondaria importanza, la competitività delle imprese vibonesi in molti settori è pesantemente condizionata dalla presenza della criminalità organizzata. Come si è detto in precedenza, negli anni passati le imprese vibonesi hanno investito molto, stimolate dalla voglia di qualificare le strutture e dalle agevolazioni pubbliche. Ciò ha determinato un forte indebitamento delle imprese, che è superiore per quelle agevolate. L indebitamento delle imprese vibonesi in molti casi supera il 50% del fatturato e data la struttura finanziaria delle imprese, è quasi interamente a breve. Ciò determina due conseguenze: primo, a causa dell alto costo del denaro, che oggi raggiunge livelli anche del 10%, molte imprese hanno una situazione finanziaria precaria; secondo, l eccessivo indebitamento bancario determina una forte dipendenza dell impresa dal comportamento e dai vincoli imposti dal sistema bancario. In queste condizioni è particolarmente difficile per le imprese pianificare investimenti a lungo termine senza le agevolazioni pubbliche che possano compensare l alto costo del denaro. Il costo del lavoro nel vibonese e in Calabria raggiunge livelli anche superiori a quelli delle altre aree. Alle problematiche comuni del mercato del lavoro, in Calabria e nel vibonese si aggiungono infatti i costi che le imprese devono sostenere per la formazione professionale. La mancanza di una programmazione pubblica in grado di rendere disponibili sul mercato del lavoro le figure professionali di cui le imprese necessitano determina costi aggiuntivi del lavoro che non vengono invece sopportati dalle imprese operanti nel Centro-Nord. Negli anni la spesa sostenuta dalle imprese per la formazione in provincia di Vibo Valentia è stata rispettivamente di e euro, finanziata per l 88% con fondi propri e per il restante 12% con fondi pubblici. Tra i settori che hanno investito di più nella formazione vi sono quelli maggiormente orientati ai mercati esterni (industrie meccaniche, elettroniche, dei mezzi di trasporto, estrattive, dei metalli, chimiche, e della produzione di energia). 80

79 Dipendenti al , numero di formati e costo della formazione per settore di attività, provincia e classe dimensionale Formati totali Formati dipendenti Costo totale formazione (migliaia di euro) Fondi propri (migliaia di euro) Fondi pubblici (migliaia di euro) Dipendenti TOTALE Industrie estrattive, dei metalli, chimiche e produzione energia Industrie alimentari Industrie tessili, dell abbigliamento e delle calzature Industrie del legno, della carta e altre manufatturiere Industrie meccaniche, elettroniche e dei mezzi di trasporto Costruzioni Commercio Turismo e trasporti Servizi alle imprese Servizi alle persone Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Calabria Sud e Isole Italia Dipendenti Dipendenti Dipendenti >= 250 Dipendenti Fonte: Unioncamere Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2002 Da questi dati emerge chiaramente perché il tema della formazione degli occupati sia considerato dagli imprenditori vibonesi tra le priorità aziendali. Dati i forti vincoli a cui sono sottoposte le imprese vibonesi, si può comprendere l alta diffusione del lavoro nero nella provincia. In un economia caratterizzata da forti fattori di ostilità verso l attività imprenditoriale, il ricorso al lavoro nero, più che una scelta delle imprese, è diventato l unica condizione per sopravvivere. I Rapporto sull economia vibonese 81

80 I Rapporto sull economia vibonese D altra parte, esso non è privo di conseguenze per le stesse imprese. Il ricorso al lavoro nero, se da un lato riduce il costo del lavoro, dall altro aumenta i vincoli a cui sono sottoposte le imprese rispetto alle banche, e quindi contribuisce ad appesantire ulteriormente la loro posizione finanziaria. Infatti, la mancanza di bilanci veritieri condiziona fortemente l accesso al credito delle imprese. 82

81 17. Le banche e il credito nella provincia di Vibo Valentia Il sistema bancario vibonese viene indicato dagli imprenditori tra le cause prime che ostacolano la nascita e la crescita delle imprese. In alcuni casi, le banche vengono indicate anche tra i principali responsabili del fallimento delle imprese. Diventa quindi rilevante indagare se queste affermazioni trovano riscontro nel comportamento del settore creditizio della provincia di Vibo Valentia. La consistenza del settore creditizio provinciale è la più bassa tra tutte le province calabresi. Con 614 e 578 milioni di euro rispettivamente di depositi e impieghi, la provincia assorbiva nel 2002 appena il 7,2 e il 5,8 per cento del mercato regionale rispettivamente dei depositi e degli impieghi. Consistenze dei principali aggregati nelle province della Calabria per localizzazione della Clientela (Valori al 30/06/2002) Depositi * (milioni di Euro) Impieghi ** (milioni di Euro) Sofferenze *** (milioni di Euro) Affidati **** (numero) Sportelli (numero) Valori assoluti Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Calabria Valori percentuali Catanzaro 19,29 21,74 17,52 18,46 20,08 Cosenza 37,08 38,53 44,09 38,37 36,75 Crotone 8,67 10,35 6,69 7,34 8,03 Reggio Calabria 27,74 23,58 25,82 28,11 26,91 Vibo Valentia 7,21 5,8 5,88 7,72 8,23 Calabria 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 * Raccolta da soggetti non bancari effettuata dalle banche sotto forma di deposito a risparmio liberi e vincolati, buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correnti liberi e vincolati. Non comprende la Raccolta indiretta. ** Finanziamenti erogati dalle banche a soggetti non bancari. L aggregato comprende: rischio di portafoglio, scoperti di conto corrente, finanziamento per anticipi (su effetti e altri documenti salvo buon fine, all importazione e all esportazione), mutui, anticipazioni non regolate in conto corrente, riparti, sovvenzioni diverse non regolate in conto corrente, prestiti su pegno, prestiti contro cessione di stipendio, cessioni di credito, impieghi con fondi di terzi in amministrazione, altri investimenti finanziari (accettazioni bancarie negoziate, commerciali papers, ecc.) sofferenze, effetti insoluti e ai protesti di proprietà. L aggregato è al netto degli interessi e delle operazioni pronti contro termine. *** Comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita. **** Soggetti (persone fisiche, persone giuridiche, contestazioni) in stato di insolvenza a nome dei quali siano pervenute, alla data di riferimento, una o più segnalazioni alla Centrale dei rischi a fronte della concessione di crediti per cassa o di firma, a prescindere dall importo erogato. Fonte: Banca d Italia Bollettino Statistico I Rapporto sull economia vibonese 83

82 I Rapporto sull economia vibonese La ristretta dimensione del mercato creditizio certamente è il risultato di un maggiore ritardo strutturale che caratterizza il settore del credito nella provincia di Vibo Valentia rispetto al resto della regione. Al riguardo, è sufficiente rilevare che la nostra provincia detiene la più bassa percentuale di comuni serviti da banche (42%), di oltre sette punti percentuali inferiore alla media regionale. Certamente pesa su questo dato l assenza nel territorio della provincia di Vibo Valentia di una banca locale rilevante. Basti pensare che nella provincia di Crotone, che pure ha caratteristiche e dimensioni simili a quella vibonese, la percentuale dei comuni serviti da banche sale al 74%. Comuni delle province calabresi serviti da banche e sportelli bancari a livello provinciale, suddivisi per gruppi dimensionali di banche (Giungo 2002)* Comuni serviti da banche (Numero) Comuni serviti da banche (% dei comuni totali) BANCHE Grandi Maggiori Medie Minori Piccole (maggiore di Min. di euro) ( Min.) ( Min.) ( Min.) (minore 775 Min.) Catanzaro 39 48, Cosenza 75 48, Crotone 20 74, Reggio Cal , Vibo Valentia 21 42, Calabria , *Il livello dimensionale della banca approssima il credito complessivo concedibile ai residenti e non residenti, ampliando il concetto di capacità potenziale di erogare credito sull interno in precedenza adottato. L aggregato, molto vicino al totale del passivo, comprende la raccolta da clientela residente (depositi e titoli emessi), le passività sull estero, i fondi passivi pubblici, la raccolta interbancaria e il patrimonio. La nuova classificazione è entrata in vigore il A questo proposito si veda il Supplemento al Bollettino statistico nr. 32 del della Banca d Italia. Fonte: elaborazione Ist. Tagliacarne su dati Banca d Italia Archivi Anagrafici degli Intermediari 84

83 Gli sportelli bancari operanti nella provincia di Vibo Valentia al 30 giugno 2002 erano 41, pari all 8,2% del totale regionale. Ogni sportello serviva in media abitanti, un valore superiore a quello regionale, dove il rapporto popolazione/sportelli ammontava a abitanti. Gli sportelli operanti nella provincia di Vibo Valentia facevano capo per il 59% a banche che non superavano la dimensione regionale. In Calabria l analogo indicatore si riduce al 55%. La percentuale di banche piccole e minori operanti nel vibonese era uguale a quella regionale, rispettivamente 29,2% e 29,3%. Questi ultimi due dati dimostrano che le banche operanti nella provincia di Vibo Valentia hanno una capacità potenziale di erogare credito inferiore al resto della regione, che a sua volta ha capacità molto ridotte rispetto alla media nazionale. Il livello dimensionale della banca è infatti un indicatore della capacità di credito che essa può erogare. Sportelli bancari a livello provinciale suddivisi per gruppi territoriali di banche (Giugno 2002) Banche e Diffusione territoriale Provinciale InterProvinciale Regionale Interregionale Nazionale Totale Valori assoluti Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Calabria Valori percentuali Catanzaro 15,00 14,00 17,00 15,00 39,00 100,00 Cosenza 30,05 7,65 32,24 6,01 24,04 100,00 Crotone 20,00 25,00 17,50 12,50 25,00 100,00 Reggio Calabria 5,22 7,46 26,12 17,16 44,03 100,00 Vibo Valentia 17,07 12,20 29,27 17,07 24,39 100,00 Calabria 18,47 10,64 26,10 12,25 32,53 100,00 Fonte: elaborazione Ist. G. Tagliacarne su dati Banca d Italia Archivi Anagrafici degli Intermediari I Rapporto sull economia vibonese 85

84 I Rapporto sull economia vibonese Si noti inoltre come la diffusione regionale o subregionale delle banche dimostra che queste ultime sono caratterizzate da un profilo di insolvenza di credito più alto, operando in un ambiente più rischioso. Pertanto, per diversificare il portafoglio, esse allocano il risparmio in misura minore negli impieghi e in misura maggiore in altre attività meno rischiose. Il minore coinvolgimento nell economia locale delle banche operanti nel vibonese, dovuto anche all assenza di banche locali di una certa consistenza, trova corrispondenza nel rapporto impieghi/depositi e nei tassi d interesse praticati dalle banche operanti nel vibonese. Il rapporto impieghi/depositi ha il valore più basso della regione (94%). Di gran lunga inferiore all analogo indicatore nella provincia di Crotone, che con quasi il 140% guida la classifica regionale. Principali indicatori bancari nelle province della Calabria per localizzazione della clientela (Valori al 30/06/2002) PROVINCE Sofferenze/ Impieghi (%) Impieghi/ Depositi (%) Impieghi/ Sofferenze/ Sportelli Affidati (migliaia di euro) (migliaia di euro) Catanzaro 14,0 131, Cosenza 19,9 121, Crotone 11,2 139, Reggio Calabria 19,1 99, Vibo Valentia 17,7 94, Calabria 17,4 116, Fonti: elaborazione Istat. G. Tagliacarne su dati Banca d Italia Bollettino statistico È indicativo che in tutte le altre province calabresi (ad esclusione di Reggio Calabria, dove gli impieghi sono quasi uguali ai depositi) le banche impieghino molto più di quanto raccolgano, mentre nella provincia di Vibo Valentia accade il contrario. Sembrerebbe che in questa provincia le banche abbiano come funzione principale quella di drenare risorse da impiegare altrove. I tassi attivi praticati dalle banche nella provincia di Vibo Valentia sono i più alti d Italia: al 30 giugno 2002 il tasso medio attivo d interesse sui prestiti a breve nel vibonese era pari all 8,99%, cioè il livello più elevato in Calabria e in Italia. 86

85 Andamento del livello dei tassi attivi a breve termine (fino a 18 mesi) sui finanziamenti per cassa per localizzazione degli sportelli (Dic.98 -Giu.02) Fonte: elaborazione Ist. G. Tagliacarne su dati Banca d Italia Bollettino Statistico Invero, su questo rapporto pesa anche la difficile situazione esistente sul mercato creditizio vibonese. Il rapporto sofferenze/impieghi nella nostra provincia è pari al 17,7%, di poco superiore alla media regionale (17,4%). Tuttavia, come è facile verificare, il rapporto impieghi/depositi nella provincia di Vibo Valentia non trova giustificazione interamente nella maggiore rischiosità del credito. La Calabria, con un rapporto sofferenze/impieghi del 17,4% ha un rapporto impieghi/depositi del 117%. La provincia di Vibo Valentia con un rapporto sofferenze/impieghi del 17,7% ha invece un rapporto impieghi/ depositi del 94%. Per non parlare poi della provincia di Cosenza, che con un rapporto sofferenze/impieghi del 19,9% (di gran lunga superiore a quello vibonese) ha un rapporto/impieghi depositi del 122%. Ciò dimostra chiaramente che esistono altri fattori, diversi dal rischio di credito, che operano nel vibonese e che impediscono un pieno sostegno delle banche al tessuto produttivo loclae. Il problema principale può essere individuato in un sostanziale disinteresse delle banche allo sviluppo di questo territorio. Ci sono infatti diversi fattori che inducono a questa conclusione. Il livello dei servizi bancari in questa provincia non è ancora adeguato alle esigenze dell imprenditoria. Le banche operanti nel territorio, anche I Rapporto sull economia vibonese 87

86 I Rapporto sull economia vibonese quelle grandi, sono prive di analisti finanziari e di mercato che sappiano consigliare l imprenditore ed indirizzarlo verso le scelte più vantaggiose. Ancora, non esistono nella provincia strumenti di smobilizzocrediti articolati che consentano all imprenditore di avere una maggiore flessibilità operativa. Le banche non hanno dato segnali di voler invertire la rotta, cioè di voler investire per qualificare il personale e per offrire quei servizi che sono vitali per la crescita e la stessa sopravvivenza delle imprese. L unico criterio che le banche operanti nel vibonese sembrano adottare nella concessione dei prestiti è quello della capacità dei potenziali mutuatari di fornire garanzie reali. Spesso non si accontentano nemmeno delle garanzie patrimoniali dell impresa, ma pretendono anche garanzie personali dell imprenditore e dei propri familiari. Ciò viene richiesto anche quando l impresa ha dimostrato di poter produrre profitti. Si comprende chiaramente che, se l accesso al credito è legato alla disponibilità personale dei soci, si può fare ben poco per lo sviluppo di questa parte della Calabria. Questo comportamento dimostra scetticismo e sfiducia delle banche che operano nella provincia di Vibo Valentia sulle possibilità di crescita di questo territorio. Senza pensare inoltre che un comportamento eccessivamente restrittivo nella concessione dei prestiti molto spesso alimenta la diffusione dell usura e del credito illegale, attività molto fiorenti nel vibonese. Rispetto ai vincoli finanziari, le imprese vibonesi si trovano come strette tra due fuochi. Da un lato le banche, dall altro i clienti, che molto spesso ritardano i pagamenti. E se questi ultimi non pagano, l impresa è costretta ad indebitarsi con la banca, che, a sua volta, non vedendo rientrare i pagamenti, adotta un comportamento ancora più rigido, costringendo talvolta l impresa a ricorrere all usura o a dichiarare fallimento. Le pubbliche amministrazioni non sono indenni da questo meccanismo, anzi sono tra i clienti meno affidabili. Politici e dirigenti della pubblica amministrazione vibonese sembrano aver scelto il meccanismo dei pagamenti per assoggettare la classe imprenditoriale vibonese alle proprie logiche. Molto spesso infatti il ritardato pagamento viene utilizzato come arma 88

87 per ottenere il consenso politico, facendo passare un diritto come un risultato dell impegno personale profuso dal politico o dirigente di turno a favore dell impresa. Da quanto si è detto finora, si può concludere che la costruzione nella provincia di un sistema creditizio più rispondente alle esigenze delle imprese richiede: 1. maggiori investimenti delle banche per aumentare l offerta di servizi alle imprese e nella formazione di personale qualificato, che accresca la capacità di valutare i progetti d investimento; 2. il rafforzamento dei consorzi di garanzia fidi, per una gestione collettiva del rischio di credito; 3. una maggiore efficienza della pubblica amministrazione nei pagamenti con tempi certi e predefiniti; 4. meccanismi per far emergere dal sommerso le imprese e per ridurre il lavoro nero. Senza questi interventi strutturali non è prevedibile un sostanziale cambiamento nel sistema bancario e nelle condizioni di sviluppo del vibonese. Dopo il 1998 c è stato un ingresso delle grandi banche italiane nel vibonese ed una tendenza alla riduzione dei tassi attivi e delle sofferenze rispetto agli impieghi. Non si è tuttavia ridotto il differenziale negativo che caratterizza il mercato del credito nella provincia di Vibo Valentia rispetto al resto della regione e del paese. I Rapporto sull economia vibonese 89

88 I Rapporto sull economia vibonese 18. Il sommerso: cause ed effetti La debolezza del sistema produttivo delle regioni meridionali, e della Calabria in particolare, che si manifesta come effetto macroscopico in un elevatissimo tasso di disoccupazione, contribuisce alla permanenza e allo sviluppo di forme consistenti di economia sommersa. Nelle regioni meridionali il fenomeno dell economia sommersa e dell economia informale si interseca e si sovrappone, inoltre, con alcuni aspetti tipici dell economia criminale. Il sommerso calabrese è strutturalmente diverso dal sommerso che si ritrova in altre aree del paese, dove è pure presente. Nel sud, la leva che tiene le imprese nella morsa del sommerso non è banalmente legata all evasione di un obbligo contributivo. Molto spesso è l unica forma possibile per mantenere in vita un attività che altrimenti sarebbe fuori mercato. L economia sommersa in Calabria quindi, più che una forma patologica di economia ufficiale, potrebbe essere definita come una forma fisiologica attraverso cui si manifesta una fetta consistente dell economia. Interi contesti territoriali e interi settori economici sono coinvolti in maniera molto forte in questo processo. Alcune volte sono intere imprese che operano in forma sommersa, altre volte sono delle imprese che mantengono sommersa una parte più o meno cospicua della loro attività. Un paradigma interpretativo di questi aspetti dell economia calabrese potrebbe essere il dualismo fra economia formale e economia informale, dove all interno dell economia informale si possono cogliere tutti gli aspetti del sommerso. Il concetto di economia informale è tuttavia più esteso del semplice concetto di sommerso. Va ad indicare tutta un organizzazione del sistema produttivo con delle regole interne di domanda e offerta che non corrispondono alle regole della domanda e dell offerta dei mercati ufficiali. L economia informale cui si fa riferimento trova un esempio magistrale nel fenomeno dell autocostruzione, molto diffuso nei contesti non urbani della regione, che sicuramente costituisce un elemento molto interessante dal punto di vista culturale e quello dell interpretazione economica, in quanto forma di risparmio atipica e generatore di una domanda di lavoro informale. La misurazione del fenomeno è divenuta vieppiù un argomento di studio e di discussione. I dati che da più parti vengono presentati non permettono una comprensione di un fenomeno così complesso contraddistinto dalla variabilità nel tempo delle attività e del lavoro sommersi e semisommersi, dalla natura composita che li contraddistingue, dalla diversa incidenza settoriale e territoriale. Senza voler entrare nel merito delle diverse analisi statistiche che 90

89 mostrano spesso risultati discordanti e contradditori, se teniamo in conto i dati dell ISTAT rileviamo che sul fronte del tasso di occupazione la regione si colloca all ultimo posto per il più basso tasso europeo, presentando viceversa il più alto numero di lavoratori irregolari 2 : circa il 45% degli occupati. La differenza rispetto al Centro-Nord è più accentuata nel settore industriale: se in Calabria il 63% circa degli occupati è irregolare, nel Centro-Nord tale quota è del 12% circa. Il dato calabrese risente del ruolo del settore delle costruzioni, un settore ad elevata presenza di lavoro irregolare, ma probabilmente il dato è ulteriormente influenzato dalla prevalenza di piccole e piccolissime imprese nella struttura industriale regionale, anche queste le più esposte alla diffusione del lavoro irregolare. A questo punto ci si può chiedere se le cifre della disoccupazione calabrese non nascondano anche molto lavoro (e per converso quelle dell occupazione non nascondano anche molto non lavoro): sommerso o semisommerso, più o meno regolare, alla ricerca di una regolarizzazione. In altri termini, l immagine del mercato del lavoro calabrese che emerge dalle cifre appena viste potrebbe raccontare, se guardata dal punto di vista del cambiamento, l esistenza di una tendenza alla mobilità sociale degli individui 3. Bisognerebbe, dunque, avere il coraggio di fare i conti davvero con le caratteristiche specifiche del mercato del lavoro, un mercato particolare che probabilmente più di tutti gli altri, e meglio di tutti gli altri, segnala con chiarezza le principali aspettative ed i desideri (o i sogni?) delle persone in carne ed ossa: nella storia dello sviluppo calabrese di questi ultimi decenni, la ricerca di un posto fisso, possibilmente nella pubblica amministrazione, è stato sicuramente il principale obiettivo di una, spesso lunga, faticosa ricerca e, tuttora, una tale aspettativa è dura da abbattere. Accanto alla creazione di nuovi posti di lavoro in un tessuto produttivo competitivo quale deve essere quello attuale, occorre puntare in maniera strategica alla diffusione di una nuova cultura del lavoro. Le risorse umane (imprenditori, lavoratori, funzionari pubblici) rappresentano l elemento critico su cui si basa la competizione dei sistemi locali. La riforma del mercato del lavoro in atto offre nuovi strumenti che però devono trovare riscontro nella larga base dei soggetti in cerca di lavoro i quali vedono ridursi sensibilmente i possibili alibi dello stato di disoccupazione, ma anche di quelli che lavorano con forme più o meno irregolari. 2 Questi comprendono: 1) gli irregolari in senso stretto, ovvero lavoratori non inseriti nei libri paga delle imprese, oppure lavoratori autonomi che svolgono la loro attività in luoghi di lavoro non identificati come tali; 2) gli occupati non dichiarati, ovvero persone che pur dichiarando di essere disoccupate, contemporaneamente affermano di aver svolto almeno un ora di lavoro nel periodo precedente l indagine; 3) gli stranieri non residenti; 4) i secondi lavori, svolti da persone già occupate. 3 Osserviamo la struttura occupazionale ed il mercato del lavoro del nostro paese tenendo ben distinti i versanti rispettivi della domanda e dell offerta e sforzandoci di riferirli a donne e uomini così come sono, come l esperienza quotidiana ce li ha fatti incontrare. Il recupero di questo aspetto pragmatico ci conduce subito a concludere che la struttura dell occupazione e quella del mercato del lavoro hanno ambedue una conformazione piramidale. (..) è rispetto a tale intima natura che ha senso parlare di lavoro (o non lavoro) svolto, desiderato o adatto (...) nel senso che il lavoro svolto può non essere desiderato o non essere adatto alla persona che lo eroga (Meldolesi, 2000, cit., 65-66). I Rapporto sull economia vibonese 91

90 I Rapporto sull economia vibonese Gli imprenditori sono chiamati a svolgere un ruolo sempre più importante per la crescita economica e sociale dei contesti territoriali della regione. Una rinnovata cultura di impresa e della regolarità che si sta sempre più affermando e diffondendo individua nel lavoro irregolare oltre che un elemento di alterazione delle regole di leale concorrenza, un aspetto di debolezza del sistema aziendale derivante dalla instabilità e frammentarietà dei rapporti con la forza lavoro che nel tempo incidono negativamente sullo sviluppo complessivo dell impresa stessa. Certo ancora molte imprese operanti soprattutto in quei settori che impegnano lavoratori con basse qualifiche mantengono situazioni di irregolarità; tuttavia in Calabria e nella provincia di Vibo Valentia in particolare, è possibile assistere a segni ed indizi del mutamento realizzabile che, qualora vengano supportati e stimolati dalle politiche di sviluppo, possono preludere al cambiamento effettivo che veda lo sviluppo regionale fondarsi sulle risorse materiali ed immateriali, umane ed aziendali, endogene. I fattori che producono sommerso sono di diversa natura e talvolta si tratta di irregolarità che interessano contemporaneamente il nord e il sud. E il caso dei contratti di sub-fornitura alquanto problematici, sia per gli aspetti qualitativi sia quantitativi, che legano in un rapporto di irregolarità imprese del sud ai sistemi produttivi del nord. Anche una eccessiva burocratizzazione delle procedure amministrative per disciplinare, ad esempio, la localizzazione di nuovi insediamenti produttivi crea, di fatto, le condizioni per una diffusa situazione di abusivismo e dunque di irregolarità, ancorché di forte ritardo dello sviluppo. In merito a quest ultimo aspetto si ritiene utile soffermarsi più dettagliatamente in relazione al territorio della provincia di Vibo Valentia. Aree produttive 1. difficoltà localizzative per le imprese Una parte consistente di irregolarità che attengono le imprese sono riconducibili alla difficoltà che si incontra nel disporre di aree e spazi adeguati in cui localizzare le strutture produttive. Le irregolarità più ricorrenti sono quelle di natura edilizia, ambientale e di sicurezza sui luoghi di lavoro. In presenza di siffatte anormalità è più facile incorrere e rilevare lavoro sommerso, o riscontrare che la questione localizzativa giustifichi o sminuisca in qualche modo le irregolarità contrattuali. Nel contempo permangono evidenti limiti alla possibilità di espansione e crescita delle imprese in mancanza di opportune aree produttive. L aspetto dimensionale delle imprese si rileva essere strettamente connesso con i livelli e le tipologie di irregolarità del lavoro: tanto più un impresa ha dipendenti, tanto più è strutturata, tanto meno ricorre al lavoro non regolare (almeno direttamente). La provincia di Vibo Valentia ha storicamente puntato sullo sviluppo 92

91 dell area industriale a ridosso del porto della città capoluogo, dove sono state insediate le uniche strutture industriali degne di questo nome: un impianto per la produzione di cemento e una unità locale della Nuovo Pignone. Nel corso degli anni, passata la fase economica dell industrializzazione del sud senza che si creassero nuove opportunità di rilievo e tanto meno che si fosse consolidato un indotto robusto, nella provincia si sono sviluppate numerose iniziative imprenditoriali di modeste dimensioni distribuite sul territorio in base all origine degli imprenditori ed alle disponibilità delle aree. Da pochi anni si assiste ad una crescita dell imprenditoria locale (anche di tipo artigianale e commerciale) con l ampliamento di attività esistenti e la nascita di nuove iniziative. Ciò si deve anche all approvazione di ben tre Patti territoriali, in corso di attuazione, e a numerose iniziative agevolate dalle diverse leggi nazionali e regionali (488, imprenditorialità giovanile, ecc.). Se da una parte è possibile rilevare una domanda sostenuta di aree produttive (soprattutto a seguito degli ultimi bandi della legge 488), dall altra, accanto ad una rinnovata disponibilità degli enti locali a destinare nuove aree per insediamenti produttivi, si riscontra il prevalere di interessi individuali e la mancanza di strategie generali di sviluppo (molti comuni intendono realizzare aree PIP poco appetibili alle esigenze delle imprese). Inoltre si assiste ancora alla promozione di aree produttive che mancano delle necessarie infrastrutture e che non soddisfano la domanda locale (lotti troppo grandi, difficoltà logistiche, ecc.). In tale contesto l Amministrazione provinciale sta da tempo assumendo un ruolo di coordinamento con l idea strategica di allestire un area industriale posizionata nella valle del Mesima (al centro del territorio Provinciale) collegata direttamente all asse autostradale ed equidistante dai due poli di Lamezia Terme e di Gioia Tauro. In questo modo si potrà dare risposta alle esigenze localizzative per nuovi insediamenti, ma nel contempo occorre completare le aree produttive in via di sviluppo e di recente individuazione al fine di consentire l accesso anche alle piccole attività artigianali che necessitano di piccoli lotti nelle immediate vicinanze dei centri urbani. Certamente c è la necessità di una intensa azione di supporto che consenta di avviare politiche ed interventi di marketing territoriale per intercettare anche la domanda esterna alla provincia e che offra servizi e assistenza per ricercare strumenti e procedure che permettano un rapido ed ottimale insediamento produttivo (attualmente occorrono anni per realizzare un capannone industriale). Quella che può essere avviata da subito è la fase di concertazione I Rapporto sull economia vibonese 93

92 I Rapporto sull economia vibonese fra tutti gli attori dello sviluppo locale, partendo dalla rilevazione della domanda insediativa che può realizzarsi a partire da una presentazione di manifestazione di interesse (ricerca e analisi dei fabbisogni). 2. I costi di produzione e del lavoro, la pressione fiscale In molti settori produttivi della provincia (manifatturiero, turismo, artigianato) si rileva un più alto livello dei costi di produzione che possiamo definire di tipo ambientale e che comprendono tutte quelle diseconomie legate alla lontananza dei mercati di approvvigionamento e di sbocco, all incidenza dei trasporti, alla lentezza e inefficienza della macchina burocratica e amministrativa, ai fenomeni clientelari e criminali. Più che il costo del lavoro in sè, che comunque è oltremodo oneroso per le imprese sopratutto per l elevata pressione fiscale, la quale non è certamente corrispondente al livello dei servizi offerti, quello che incide maggiormente sul risultato d impresa e la bassa produttività ed efficienza della forza lavoro. Il ricorso al sommerso per molte imprese non è giustificato dalle suddette pressioni di costo, ma rappresenta una via quasi obbligata lungo il percorso di ristrutturazione e crescita aziendale che non può che essere regolare. 3. Associazionismo e credito E notoria la bassa propensione all associazionismo delle imprese meridionali. Lo stesso può rilevarsi nella provincia vibonese dove la condivisione di programmi ed iniziative comuni per rafforzarsi sul mercato risultano assai limitati e estemporanei. Sotto questo aspetto lo spirito individualista di molti imprenditori contrasta con la necessità di un maggior peso contrattuale che il mondo produttivo può esercitare nei confronti delle altre Istituzioni sia pubbliche sia private. Si osserva così che molte scelte di politiche di sviluppo territoriale e settoriale vengano subite anzichè indirizzate e programmate a favore di una crescita economica occupazionale, ancorchè sociale e culturale. Ciò inevitabilmente favorisce l estendersi dell economia sommersa nei termini di economia di tipo informale precedentemente definita. Le precedenti considerazioni sono altresì causa di un eccessivo costo del denaro e della difficoltà di ricorso al credito da parte di gran parte delle imprese locali. Il primo aspetto è connesso alle precedenti considerazioni ed in particolare al basso potere contrattuale delle imprese nei confronti degli istituti di credito, i quali in manieri disinvolta si giustificano con gli alti livelli di sofferenza registrati ma tacciono gli ingiustificati costi di gestione dei servizi prestati, anche questi ultimi assai limitati rispetto a quelli offerti in altre province italiane. In merito al secondo aspetto si può affermare che l elevato ricorso ad attività informali si riflette direttamente in una generale sottofatturazione e quindi nella composizione di bilanci drogati e non corrispondenti con le reali capacità finanziarie e di indebitamento delle imprese. Ciò aumenta inevitabilmente la generale diffidenza delle banche e ostacola il processo di investimento e di sviluppo delle imprese. 94

93 19. La criminalità organizzata e i suoi effetti sull economia Anche su questo piano, l ultimo decennio ha rappresentato un punto di svolta per la provincia di Vibo Valentia. Come le relazioni della Commissione Parlamentare Antimafia hanno evidenziato, da area periferica dell attività criminale, questa provincia è diventata il centro d intrecci criminali che si ramificano in Italia e all estero. La stessa Commissione ha individuato in questa provincia la sede di una tra le più potenti cosche della criminalità organizzata del nostro paese. Ciò è il risultato di un processo che è avvenuto nell ultimo decennio, e che ha visto la conquista progressiva del territorio vibonese da parte delle sempre più agguerrite e organizzate cosche criminali. Un processo che si è realizzato nell indifferenza dei molti e nell impotenza o collusione d importanti poteri dello Stato. La conquista del territorio si è realizzata in due fasi, nella prima le organizzazioni criminali si sono limitate a condizionare l attività economica delle imprese sane, attraverso la richiesta delle tangenti e l imposizione di fornitori o di assunzioni. In una seconda fase le organizzazioni criminali hanno puntato al controllo diretto delle attività economiche, attraverso la realizzazione d imprese proprie o l acquisizione d imprese sane. Parte integrante di questa sono il controllo e il condizionamento dell attività della pubblica amministrazione. Il territorio vibonese è diventato così anche luogo di riciclaggio dei proventi delle attività criminali in Italia e all estero. La sintesi della rassegna stampa degli ultimi sei mesi relativa ai fatti criminali nella provincia di Vibo Valentia, riportata in Appendice, descrive la situazione e il peso della criminalità organizzata in questa provincia meglio di qualunque dato statistico. Oggi nel mondo imprenditoriale, come nel tessuto sociale vibonese la criminalità organizzata non è percepita come una piaga patologica ma come un fenomeno fisiologico. Come tale, viene vissuta in modo sereno e non drammatico. Non è un corpo estraneo alla società civile, ma una parte di essa, con la quale ognuno cerca di convivere, arrangiandosi come meglio può per andare avanti e sopravvivere. È innegabile che essa esercita un grande condizionamento nella vita delle imprese. Quando quest ultimo non è oggettivo, esso è psicologico, condizionando l imprenditore sulle decisioni da prendere in relazione allo I Rapporto sull economia vibonese 95

94 I Rapporto sull economia vibonese sviluppo dell attività, su ciò che si può fare e ciò che non si può fare. Tale fenomeno è maggiormente subito dalle imprese sane che rimangono spesso fuori dal mercato. Gli imprenditori locali che operano nel settore delle costruzioni, e che operano secondo il principio dell onestà e della legalità, ad esempio finiscono col rimanere esclusi dai grandi lavori pubblici (quando arrivano in loco le grandi aziende aggiudicatarie delle gare d appalto sanno già a chi rivolgersi). È innegabile che tutti i soggetti sociali abbiano qualche responsabilità di questa situazione. Gli imprenditori non sono stati sufficientemente capaci di unire le forze e di fare fronte comune contro questo male. Molto spesso la lotta è stata tra singoli operatori ed i poteri criminali. D altro canto è innegabile che le maggiori responsabilità ricadano sui poteri dello Stato, che non ha saputo porre un argine contro l ascesa criminale. È mancata infatti una strategia ed una risposta all altezza della sfida criminale. Così, nel corso degli anni si è affermata nella coscienza degli imprenditori una progressiva perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni e del sistema legislativo, che non sono stati in grado di tutelare il cittadino onesto che ha voglia di investire e di rischiare in prima persona. La consapevolezza che con la criminalità organizzata si debba convivere nasce da queste situazioni. Assindustria è pronta a fare la propria parte per ristabilire le regole del mercato e della convivenza civile in questo territorio. Essa accoglie con compiacimento i segnali che vengono dalle istituzioni di voler affermare le regole del diritto in questo territorio, come ad esempio le recenti operazioni di contrasto alla criminalità organizzata. Assindustria ritiene inoltre che sia necessario sviluppare una strategia concertata tra le istituzioni pubbliche e private per sostenere questo percorso con azioni di contrasto, interventi sul comportamento della Pubblica Amministrazione, nell assegnazione degli appalti e delle imprese nella realizzazione delle opere e nella aggiudicazione dei subappalti. Il più importante contributo che le imprese vibonesi possono continuare a dare a questo territorio è però quello di far identificare sempre più l immagine del territorio con i propri prodotti e con le bellezze naturali di cui l intera provincia è ricca. Non pare infatti chiaro alla Pubblica Amministrazione che il modo più efficace per combattere la criminalità organizzata è forse proprio quello di sostenere e valorizzare tutto ciò che contribuisce a creare un immagine 96

95 positiva di questo territorio. Sostenendo concretamente i prodotti e gli esempi di successo della provincia, si contribuisce ad oscurare questa piaga che affligge l economia e la società vibonese; si fa capire all opinione pubblica che, nonostante la presenza della criminalità, vale la pena venire nel vibonese per trascorrere una vacanza, per gustare prodotti unici, per effettuare investimenti, per conoscere esperienze imprenditoriali di successo, non solo nel settore agroalimentare e turistico, come dimostra il caso descritto nel paragrafo seguente. I Rapporto sull economia vibonese 97

96 I Rapporto sull economia vibonese 20. Come dalla crisi nasce lo sviluppo: il caso Nuovo Pignone L analisi precedente ha evidenziato che nella provincia di Vibo Valentia esiste un area a più forte vocazione produttiva manifatturiera. Assume rilevanza un polo metalmeccanico, che sembra caratterizzare sempre più la specializzazione produttiva di questo territorio. Per comprendere i meccanismi di sviluppo che operano nel vibonese appare rilevante chiedersi quali siano i fattori che hanno contribuito all affermarsi del polo metalmeccanico. L analisi dell evoluzione di questo settore nel periodo dimostra un processo di graduale espansione, che ha avuto nel decennio il periodo di maggiore sviluppo. Gli anni 80 registrano invece una frenata del settore. Nella prima metà degli anni 90 si raggiunge una stabilizzazione, per poi nuovamente decollare nella seconda parte del decennio appena trascorso e, in misura più accentuata, negli ultimi due anni. Le vicende del settore metalmeccanico vibonese sono strettamente intrecciate a quelle del Nuovo Pignone. Insediatosi a Vibo Valentia all inizio degli anni 60, a seguito della politica dei poli di sviluppo, il Nuovo Pignone ebbe fin da subito un impatto rilevante nell economia vibonese. Questo stabilimento negli anni 70 occupava più di 360 addetti, ed ha contribuito in modo rilevante a diffondere una vera cultura industriale nella provincia. Parallelamente all espansione dell azienda, agli inizi degli anni 70, in seguito alle pressioni sindacali, i vertici dello stabilimento di Vibo Marina decisero di affidare alcune lavorazioni a subfornitori locali. All inizio l azienda forniva ai subfornitori, in comodato gratuito o dietro pagamento di piccole somme, le macchine non più utilizzate nel proprio ciclo produttivo. Ciò ha consentito l avvio di numerose unità produttive con modestissimi investimenti. La politica di decentramento produttivo contribuì in questo modo alla nascita ed alla crescita di un tessuto di piccole imprese locali che avevano il Nuovo Pignone come esclusivo interlocutore, sia come committente sia come principale fornitore della tecnologia produttiva. Il punto di svolta inizia negli anni 80 con la prima crisi dello stabilimento vibonese, dovuta alla concomitante caduta della domanda nel 98

97 settore metalmeccanico e nell edilizia. Questa crisi metteva in risalto la debolezza di un sistema di subfornitura legato esclusivamente al Nuovo Pignone e poneva l esigenza di una diversificazione, sia produttiva, sia della committenza. A seguito di questa prima crisi cominciarono infatti a svilupparsi iniziative produttive anche in altri comparti, come la fabbricazione di macchine elettriche, per la telecomunicazione e la meccanica di precisione. Il secondo punto di svolta è avvenuto a metà degli anni 90, con la privatizzazione del Nuovo Pignone ed il successivo acquisto da parte della General Electric. Quest ultima società decise di specializzarsi nella produzione di autorefrigeranti, con una conseguente riduzione delle commesse esterne, sia locali, sia extra-regionali. A ciò si aggiunse l adozione di un piano di riduzione del personale nello stabilimento vibonese. Questi eventi rendevano sempre più chiaro il fatto che l industria metalmeccanica vibonese avrebbe potuto contare sempre meno sul Nuovo Pignone per alimentare la propria attività. La risposta alla nuova situazione rappresenta uno degli episodi più importanti della capacità del sistema imprenditoriale vibonese di rispondere alle crisi. Sotto la spinta delle difficoltà di mercato le imprese subfornitrici hanno cercato nuovi clienti e nuovi mercati di sbocco per le proprie produzioni. In altri termini, esse hanno accettato la sfida di misurarsi con le regole e i vincoli dei mercati globali. Esse hanno inoltre iniziato a cercare nuovi clienti, soprattutto al Nord, ed a realizzare prodotti propri. Al riguardo, è interessante notare che tutte le iniziative produttive nel settore metalmeccanico sono avvenute ad opera di ex operai del Nuovo Pignone. Quest ultima azienda ha quindi svolto l importante compito di fucina delle nuove leve d imprenditori vibonesi. Nel 2001 circa il 70% del fatturato proveniva da produzioni realizzate per conto terzi, mentre la produzione di prodotti propri era pari all 11,9% del fatturato. I Rapporto sull economia vibonese 99

98 I Rapporto sull economia vibonese Ancora più significativo, nello stesso anno solo il 17,3% del fatturato delle imprese subfornitrici era assorbito da clienti localizzati nella stessa provincia. Ben il 44% del fatturato derivava da vendite realizzate al Nord, e più del 13% da vendite all estero. Oggi vi sono importanti imprese operanti in questo settore che non hanno addirittura rapporti con il Nuovo Pignone. Nuovi clienti sono diventati la Snamprogetti S.p.a., la Olmi S.p.a., la Kinetik Technology International S.p.a., la FBM Hudson S.p.a., la Esso S.p.a., la Minerva S.p.a., l Agip Petroli S.p.a., l Enichem S.p.a., le Ferrovie dello Stato, ecc. Attraverso la diversificazione dei clienti e dei prodotti, le imprese del settore metalmeccanico hanno vissuto una nuova fase di crescita, sia interna, sia esterna. Al riguardo, è indicativo rilevare come tra il 1996 (la data del censimento intermedio dell industria) e il 2001 ci sia stato un aumento di 31 imprese metalmeccaniche, cui fanno capo addetti, di cui 881 dipendenti. Questo andamento è il risultato di un incremento di 10 imprese nella fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, di 2 imprese nella fabbricazione di apparecchi medicali, di precisione e di strumenti ottici, e di 7 imprese nella fabbricazione di mezzi di trasporto. Negli ultimi anni vi sono segnali positivi di crescita dimensionale di queste imprese: l evoluzione della distribuzione per classi di addetti mostra un rafforzamento della classe con oltre 50 addetti e un declino di quella con meno di 15 addetti. A seguito di questi sconvolgimenti, anche la composizione produttiva del settore metalmeccanico vibonese è profondamente cambiata. Quasi il 60% delle imprese vibonesi realizza prodotti per il settore petrolchimico, in particolare air cooler, condensatori ad aria, basamenti per compressori, pipe rack, casse per compressori e turbine, recipienti a pressione, serbatoi metallici per combustibili, ecc. Solo il 20% delle imprese realizza prodotti riconducibili all industria delle costruzioni (infissi in alluminio, serramenti, carpenteria metallica, ecc.). Infine, e ancora più rilevante, negli ultimi anni si è affermata la consapevolezza tra alcune imprese del settore della necessità di forme organizzative più evolute, per consentire al comparto di fronteggiare le 100

99 dinamiche dei mercati. Nel 2000, per iniziativa di 9 imprese a cui fanno capo 280 addetti, è sorta, per esempio, la società consortile CO.ME.CAL - Consorzio Metalmeccanico Calabrese. La società si propone di coordinare l attività dei soci e di potenziare e migliorare la capacità produttiva. Tra le principali finalità del consorzio vi sono: l acquisto in comune di materie prime, semilavorati e beni strumentali; la creazione di una rete distributiva comune; la partecipazione a manifestazioni fieristiche; lo svolgimento di programmi di ricerca scientifica; la costruzione e gestione d impianti di depurazione degli scarichi industriali delle imprese consorziate; la creazione di marchi di qualità; la prestazione di garanzie mutualistiche. Gli imprenditori hanno dichiarato che questa scelta è stata dettata dalla necessità di trovare nuove commesse a seguito della riorganizzazione della General Electric, che ha destinato il Nuovo Pignone unicamente alla produzione di air cooler. Con il Consorzio, le imprese si propongono di raggiungere una massa critica necessaria per stare sui mercati nazionali e internazionali dei prodotti per l industria petrolchimica, indipendentemente dai rapporti con il Nuovo Pignone. È particolarmente degno di nota il fatto che un forte impulso alla costituzione del consorzio sia venuto dalle Organizzazioni Sindacali vibonesi. Se il caso del settore metalmeccanico dimostra l esistenza nel vibonese di energie capaci di rispondere alla crisi, incerto rimane il futuro di questo settore. Esso in gran parte è legato alla capacità degli stessi imprenditori di I Rapporto sull economia vibonese 101

100 I Rapporto sull economia vibonese fare un salto di qualità, di accorciare la catena del valore, realizzando in proprio gran parte del prodotto, svolgendo al proprio interno le attività di design, progettazione e marketing. Infine, il futuro del metalmeccanico vibonese dipende dalla capacità del settore pubblico di essere più efficiente e di ridurre le diseconomie esterne che penalizzano pesantemente le imprese vibonesi, di rispondere positivamente alle esigenze delle imprese del settore. 102

101 21. Le carenze infrastrutturali L immagine di un territorio contribuisce a determinare il grado di attrattività dello stesso. Quest ultimo e il livello di competitività dipendono in gran parte dalla dotazione d infrastrutture economiche e sociali presenti nel territorio. La qualità e la localizzazione delle infrastrutture possono influenzare in modo decisivo lo sviluppo di un area. Al riguardo, la provincia di Vibo Valentia si colloca in una posizione geografica strategica, di cerniera tra Nord e Sud; in quanto tale, questa provincia è attraversata dai principali nodi di trasporto (autostrada, ferrovia, porto). Si colloca a ridosso del Porto di Gioia Tauro, uno dei più importanti snodi del trasporto marittimo mondiale. Nonostante ciò, rimane comunque bassa l attrattività del territorio vibonese. Nel 2001 gli investimenti diretti esteri verso la provincia di Vibo Valentia ammontavano a 354 mila euro, solo il 3% di quelli rivolti verso la Calabria, anche se tra il 1999 e il 2001 l attrattività del territorio vibonese è cresciuta del 421%, pari a un tasso di crescita quattro volte superiore a quello regionale (+104%). Flussi di investimenti diretti dall estero verso l Italia e dall Italia verso l estero (migliaia di euro) Tasso di sviluppo medio annuo (valori percentuali) Esteri Italiani Esteri Italiani Esteri Italiani Esteri Italiani Calabria ,0 51,7 Cosenza ,8 50,2 Catanzaro ,2 152,1 Reggio Cal ,7 31,0 Crotone ,0-20,8 Vibo Valentia ,8-11,1 Nord-Ovest ,0 44,0 Nord-Est Centro ,3 93,5 Mezzogiorno ,2 132,9 ITALIA ,8 53,5 Fonte: elaborazione su dati Ufficio Italiani Cambi I Rapporto sull economia vibonese 103

102 I Rapporto sull economia vibonese L analisi della dotazione infrastrutturale consente di dare una risposta sul perché il territorio vibonese sia scarsamente attrattivo. È importante sottolineare che la provincia di Vibo Valentia ha, in media, la migliore dotazione infrastrutturale e la peggiore attrattività del territorio tra le province calabresi. Posto uguale a 100 il relativo indice di dotazione infrastrutturale dell Italia, la provincia di Vibo Valentia ha un valore dell indice di 135 per la rete stradale, 239 per quella ferroviaria, 250 per i porti, 229 per gli aeroporti. Indici di dotazione infrastrutturale Calabria Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Mezzogiorno Anno 1999 Rete Stradale 106,9 108,7 110,9 101,2 84,3 135,4 91,8 Rete ferroviaria 104,9 99,8 108,1 96,8 33,7 239,7 84,7 Porti (e bacini di ut.) 126,7 49,9 45,4 289,7 94,9 250,7 109,2 Aeroporti (e bacini di ut.) 70,7 11,4 94,6 93,6 92,9 229,2 60,5 Impianti e reti energetico-ambientali 52,8 46,7 74,5 54,3 45,2 43,5 63,8 Strutture e reti per la telefonia e la telematica 61,5 45,5 57,2 113,7 29,6 38,8 65,0 Reti bancarie e di servizi vari 55,1 47,7 60,7 70,9 33,7 61,3 61,0 Strutture culturali e ricreative 36,7 44,7 22,5 38,1 21,8 40,9 57,0 Strutture per l istruzione 84,8 86,5 96,6 91,8 51,4 72,5 93,0 Strutture Sanitarie 68,7 52,3 102,9 93,7 54,7 21,3 81,9 TOTALE 78,0 60,1 79,0 106,1 55,0 114,2 78,1 TOTALE SENZA PORTI 72,6 61,3 82,7 85,7 50,6 99,0 74,6 Anno 1991 Rete Stradale 117,0 126,6 112,9 115,4 63,6 148,7 94,1 Rete ferroviaria 103,9 113,7 91,8 78,2 25,3 250,5 81,8 Porti (e bacini di ut.) 48,3 16,2 1,2 104,8 87,1 93,7 102,3 Aeroporti (e bacini di ut.) 77,1 12,1 96,7 100,7 121,6 234,3 66,6 Impianti e reti energetico-ambientali 58,1 54,2 84,8 54,3 48,1 44,7 65,9 Strutture e reti per la telefonia e la telematica 52,4 45,4 69,3 63,6 39,9 35,6 67,4 Reti bancarie e di servizi vari 58,4 48,7 69,0 74,7 28,9 73,7 64,2 Strutture culturali e ricreative 33,6 53,8 16,0 23,4 13,3 26,5 53,5 Strutture per l istruzione 84,8 83,0 103,8 95,2 47,2 71,6 93,3 Strutture Sanitarie 56,9 41,5 87,3 77,1 48,5 20,4 75,9 TOTALE 70,0 60,3 74,4 80,0 53,2 100,3 77,7 TOTALE SENZA PORTI 72,4 65,2 82,5 77,2 49,4 101,1 74,9 Fonte: elaborazioni Unioncamere Tagliacarne 104

103 Nei primi tre indici la Calabria presenta valori di poco superiori a quelli nazionali, mentre negli aeroporti presenta una carenza d infrastrutture (l indice di dotazione infrastrutturale è 70). L indice di dotazione infrastrutturale totale della provincia di Vibo Valentia è 114; mentre, se si esclude il porto, esso scende a 99, quindi di poco inferiore a quello nazionale. L indice di dotazione infrastrutturale totale della Calabria, invece, si discosta molto dai valori medi nazionali (72). Non si può quindi dire che sia stata la carenza di strade, ferrovie, porti, ecc. a determinare la scarsa attrattività del territorio vibonese. Quest affermazione richiede però una qualche precisazione: essa è valida per la zona costiera e collinare ma non per le zone interne caratterizzate invece da un isolamento anche fisico, dovuto all assenza di strade, ferrovie, ecc. D altra parte, se si potesse fare un confronto tra le diverse aree della provincia ed il relativo indice nazionale, l affermazione sarebbe valida in misura ancora maggiore se riferita all area costiera in quanto esprime l indice riferito all intera provincia. Tutte le aree del vibonese presentano, invece, un grave deficit nelle strutture sanitarie (l indice è 21), nelle strutture e reti per la telefonia e la telematica (38), negli impianti e reti energetico-ambientali (43), nelle strutture culturali e ricreative (41), nelle reti bancarie e di servizi vari (61). E quindi la carenza d infrastrutture diverse dai trasporti, come quelle leggere e quelle sociali, a determinare la scarsa attrattività del territorio vibonese. In particolare, gli imprenditori vibonesi ritengono che la strozzatura fondamentale che impedisce la nascita e lo sviluppo delle imprese sia la carenza di suoli per insediamenti produttivi, dotati dei servizi e delle infrastrutture necessarie all attività imprenditoriale. Le imprese vibonesi sarebbero pronte già oggi a creare altre centinaia di posti di lavoro qualora le istituzioni pubbliche fornissero la disponibilità di suoli aggiuntivi. Le aree industriali disponibili sono infatti esaurite e attualmente c è un limite fisico alla crescita delle imprese vibonesi. Le istituzioni pubbliche o sapranno rispondere prontamente a questa domanda, oppure faranno perdere a questo territorio ulteriori occasioni di sviluppo. I Rapporto sull economia vibonese 105

104 I Rapporto sull economia vibonese A questo riguardo, i dati dello scorso decennio sulla dotazione infrastrutturale mettono a nudo le gravi responsabilità delle istituzioni preposte allo sviluppo delle infrastrutture nel vibonese. L indice di dotazione infrastrutturale totale senza porti era 101,1 nel 1991 ed è sceso a 99 nel Le infrastrutture dove la caduta è stata maggiore sono proprio quelle in cui il vibonese ha le maggiori carenze. Nel passato decennio, in termini di dotazione infrastrutturale la posizione relativa della provincia è addirittura peggiorata. Ciò, tra l altro, fa emergere con nitidezza le gravi responsabilità del Consorzio per il Nucleo Industriale di Vibo Valentia che, pur operando in questo territorio da oltre trent anni, non è stato capace di svolgere un ruolo attivo per lo sviluppo di questo territorio. Invero, la spinta allo sviluppo proveniente dalle imprese vibonesi e le nuove occasioni offerte dal porto di Gioia Tauro dovrebbero indurre gli enti pubblici operanti nella provincia a concertare una strategia di sviluppo e un riassetto del territorio che consenta di cogliere queste opportunità. L attuale dotazione infrastrutturale rivolta alle imprese è dislocata fondamentalmente su tre aree: quella di Portosalvo, quella di Ionadi e quella di Maierato. Altri comuni sono dotati di aree per insediamenti produttivi, ma di minore entità. Questa articolazione delle infrastrutture ha creato, tra l altro, una moltiplicazione dei costi dei servizi alle imprese, che si sarebbe potuta evitare qualora si fossero concentrati gli insediamenti produttivi rilevanti in un unica area, funzionale e dotata di tutti i servizi di cui necessita l attività imprenditoriale. In particolare, nell area di Portosalvo si è affermata una commistione d iniziative tra la sua vocazione turistica e quella industriale. Le scelte passate hanno determinato attorno al capoluogo seri problemi di viabilità e di qualità della vita. Appare pertanto necessario ridefinire un assetto del territorio che consenta di valorizzare tutte le potenzialità dell area. La proposta di Assindustria è quella di creare un unica area industriale di consistenti dimensioni lungo la valle del Mesima, che sia dotata di tutti i servizi necessari. Inoltre dovrebbe essere predisposto un pacchetto d incentivi che induca le imprese, sia locali, sia esterne, a localizzarsi in quest area, ad esempio fissando un prezzo basso dei suoli. 106

105 L esistenza di una simile area consentirebbe di attrarre investimenti dall esterno, di creare joint venture tra imprese locali e imprese esterne. Ciò consentirebbe anche di cogliere le opportunità d investimento estero e di dare un assetto del territorio meno ambiguo di quello attuale. D altra parte, l esistenza di aree attrezzate aprirebbe nuove opportunità per il territorio vibonese legate allo sviluppo del settore ICT. Ad esempio, consentirebbe di valorizzare lo sviluppo di Portosalvo-Vibo Marina, e darebbe la possibilità di progettare un parco tecnologico nell area di Portosalvo. Quello che non è accettabile è che si continui a impedire lo sviluppo per l assenza di suoli dove possano insediarsi le imprese. In assenza di una programmazione pubblica efficace e di rapide iniziative per coprire il deficit infrastrutturale, si chiede ai Comuni di adottare le concessioni in deroga dei suoli per consentire alle imprese di realizzare le proprie attività. Occorre inoltre potenziare le cosiddette infrastrutture leggere, ossia le reti telefoniche, telematiche ed energetiche. Urgente sta diventando anche la questione della tutela ambientale e quindi lo sviluppo di nuovi sistemi di depurazione e di smaltimento dei rifiuti, mentre per l ICT è fondamentale il cablaggio dell area e la diffusione della banda larga. Sul piano dei trasporti si ritiene necessario esercitare delle pressioni affinché aumentino i voli da e per Lamezia Terme e se ne riducano i costi. Ma, volendo ragionare in termini più ambiziosi, si potrebbe pensare anche alla costruzione di una metropolitana leggera che colleghi Tropea all aeroporto di Lamezia Terme, passando dalla città di Vibo Valentia. Sulla questione del porto di Vibo Marina, Assindustria ritiene la sua la destinazione del porto non possa essere definita indipendentemente dalle direzioni che lo sviluppo della provincia vorrà intraprendere. È chiaro che, se lo sviluppo industriale si realizzerà lungo l asse della valle del Mesima, assumerà sempre più importanza il porto di Gioia Tauro come principale riferimento del trasporto marittimo per le imprese vibonesi. Il porto di Vibo Marina potrà continuare a svolgere anche una funzione di porto commerciale, al servizio delle imprese dell area di Portosalvo. I Rapporto sull economia vibonese 107

106 I Rapporto sull economia vibonese Sulla questione delle infrastrutture, diventa importante ragionare in termini di funzionalità allo sviluppo, attraverso interventi programmati e miranti al soddisfacimento delle esigenze reali delle imprese e non per puro campanilismo, o per soddisfare particolari esigenze elettoralistiche o clientelari. Così, rispetto al consolidamento e allo sviluppo turistico dell intera provincia, le seguenti infrastrutture sembrano funzionali: 1. Realizzazione della Trasversale delle Serre e della circonvallazione di Vibo Valentia; ammodernamento della SS 522; 2. Realizzazione di una metropolitana leggera nella costa, che colleghi tutti i punti di offerta; 3. Creazione di un Palazzo del Turismo, come centro di raccordo, promozione e miglioramento della qualità dell offerta; 4. Realizzazione di un sistema integrato di disinquinamento delle acque e di smaltimento di rifiuti solidi e liquidi. 108

107 22. Ruolo e comportamento della pubblica amministrazione nel vibonese L istituzione della provincia di Vibo Valentia all inizio dello scorso decennio ha rappresentato una novità istituzionale che ha dato un impulso allo sviluppo di questo territorio. Essa ha innescato un fermento politico-istituzionale e nuovi protagonismi che hanno dato nuova linfa al dibattito sullo sviluppo di questo territorio. I due enti che maggiormente hanno alimentato il dibattito e le iniziative sullo sviluppo sono stati l Amministrazione provinciale e la Camera di Commercio di Vibo Valentia. Questo fermento tuttavia non sempre ha avuto effetti positivi. Molto spesso le iniziative pubbliche sono state alimentate da logiche politiche e non dalla ricerca degli obiettivi e delle condizioni che meglio possano promuovere lo sviluppo del vibonese. Molto spesso i veri protagonisti dello sviluppo sono stati ignorati o esclusi da questo dibattito, nella migliore delle ipotesi, sono stati considerati i destinatari dell iniziativa pubblica. L ultimo esempio è quello della definizione del Piano Territoriale di Coordinamento da parte dell Amministrazione provinciale, che è stato predisposto senza tener conto delle problematiche delle imprese vibonesi. Il comportamento di politici e dirigenti pubblici locali dimostra chiaramente una concezione di autosufficienza della pubblica amministrazione, come se il settore pubblico e non quello delle imprese fosse il motore dello sviluppo. Molto spesso le mediazioni politiche che caratterizzano la vita della pubblica amministrazione determinano indecisioni, lentezze burocratiche esasperanti, ed una visione particolaristica e clientelare. I rapporti delle imprese con la pubblica amministrazione diventano drammatici sul piano della fornitura di servizi. L aspetto più preoccupante è la qualità dei dirigenti della pubblica amministrazione. Scelti con criteri clientelari, i dirigenti pubblici dimostrano arroganza I Rapporto sull economia vibonese 109

108 I Rapporto sull economia vibonese e ostilità nei confronti delle imprese. Essi sono molto spesso incapaci di dare risposte alle imprese. Assindustria ritiene che sia necessaria una svolta nel rapporto pubblica amministrazione-imprese, se si desidera dare una prospettiva di sviluppo a questo territorio. La priorità negli interventi della pubblica amministrazione deve essere quella di rinnovare le proprie figure dirigenziali, attraverso opportune forme di incentivazione e formazione. E necessario inoltre formare al più presto una banca dati delle risorse umane presenti nella provincia, per consentire alle imprese di reperire prontamente le figure professionali necessarie al proprio sviluppo. Una migliore conoscenza del nostro mercato del lavoro consentirebbe di rendere più agevole l incontro tra domanda e offerta di lavoro. Un altro punto di svolta è quello della gestione delle formazione professionale. Quanto la programmazione pubblica in questo settore sia distante dai reali bisogni delle imprese lo si può dedurre dalle tabelle seguenti. Ripartizione dei fondi della formazione professionale per provincia - Anno 2003 Provincia % Mis. 3.2 Mis. 3.3 Mis. 3.4 Mis TOTALE Catanzaro 19% Cosenza 32% Reggio Calabria 27% Crotone 11% Vibo Valentia 11% Totale 100% Fonte: Regione Calabria Assessorato alla formazione professionale 110

109 Programmazione approvata dalla regione Calabria per l anno 2003 relativa alla provincia di Vibo Valentia Misura 3.2 Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di giovani ed adulti nella logica dell approccio preventivo Figure h. / allievi Ore Allievi Livello Professionali in euro Convittualità Scambi Totale Cameriera di Sala I 8 Euro Carpentiere Muratore I 8 Euro Saldatore metalli speciali e leghe I 8 Euro TOTALE Misura 3.3 Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di uomini e donne fuori dal mercato del lavoro da più di sei o dodici mesi. Figure Professionali Ore Allievi Livello h./allievi Convittualità in euro Scambi Totale Cuoco, pasticciere I Arredatore, vetrinista I Operatori di apparecchiature I di registrazione audio e video Tecnico esperto in acquicoltura marina I Tecnico disegnatore cad-cam I TOTALE Misura 3.4 Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati Figure Professionali Ore Allievi Livello h./allievi Convittualità in euro Scambi Totale Operatore dei servizi sociali II Addetto alle macchine per FAS. la tessitura e la lavorazione a maglia DEB. TOTALE Misura 3.13 Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro Figure Professionali Ore Allievi Livello h./allievi Convittualità Scambi in euro Totale Parrucchiera, specialista nelle cure I di bellezze della persona Orafo tecnico filigranista cesellatore I TOTALE Fonte: Regione Calabria Assessorato alla formazione professionale I Rapporto sull economia vibonese 111

110 I Rapporto sull economia vibonese Mentre l analisi sul campo ha dimostrato che in tutti i settori c è una forte carenza di figure dirigenziali, nel settore delle costruzioni c è una forte carenza di carpentieri, geometri di cantiere, ecc. In quello della metallurgia di saldatori. Nel settore turistico c è una forte carenza di animatori, promotori turistici, guide, ecc. La programmazione pubblica non risponde né qualitativamente né quantitativamente a queste esigenze. Se si vuole sostenere la crescita delle figure professionali necessarie allo sviluppo delle imprese, non è pensabile che queste ultime non vengano coinvolte nella fase formativa. Il solo modo per avvicinare i giovani al mondo del lavoro è quello di coinvolgere le imprese nelle fasi di formazione, con la realizzazione di stage aziendali presso i potenziali richiedenti. La formazione professionale che viene svolta prevalentemente per soddisfare esigenze clientelari o per mantenere in vita i centri di formazione non contribuisce certamente a creare occupazione. Le imprese sono costrette a sostenere in proprio quasi il 90% dei costi della formazione, per ottenere le figure professionali di cui necessitano. Quello che però maggiormente pesa nel rapporto pubblica amministrazione-imprese è la mancanza di dialogo istituzionale e di concertazione, per affrontare e risolvere una serie di problemi che attualmente ostacolano lo sviluppo del vibonese. Al riguardo Assindustria chiede di: bandire congiuntamente come ASI e Amministrazione provinciale un manifestazione di interesse per rilevare i bisogni insediativi. convocare una conferenza dei servizi in merito alla questione di localizzazione e insediamento delle aziende, magari con i comuni di Pizzo, Maierato e Sant Onofrio, la Regione e l Amministrazione provinciale per chiedere il potenziamento del centro industriale di Maierato o la creazione di una nuova area industriale nella valle del Mesima; attivare prontamente lo sportello unico per le imprese, previsto, peraltro già nel 1997 con il primo patto territoriale; finanziare corsi di formazione volti a creare tutte quelle figure professionali di cui le aziende necessitano ma che attualmente non sono presenti sul mercato del lavoro. In pratica, le imprese rivendicano un ruolo attivo nella programmazione e nella gestione dei corsi, chiedendo di svolgere una parte di essi al proprio interno, in modo da partecipare direttamente alla formazione delle risorse umane e poter successivamente inserire nei propri organici i corsisti ritenuti più 112

111 capaci. Come si vedrà nel paragrafo seguente, la mancanza di concertazione ha pesato anche nella definizione e nella gestione degli strumenti della programmazione negoziata avviati nella provincia di Vibo Valentia. D altra parte non si può pensare che la provincia di Vibo Valentia possa accedere alle risorse messe a disposizione nell ambito del POR-Calabria senza una stretta concertazione con le imprese sui progetti da sviluppare e le iniziative da intraprendere. I Rapporto sull economia vibonese 113

112 I Rapporto sull economia vibonese 23. Gli strumenti della programmazione negoziata nella provincia di Vibo Valentia La programmazione negoziata, introdotta in Italia con la legge 341/ 95, viene definita regolamentazione concordata tra soggetti pubblici, o tra soggetto pubblico competente, e la parte o le parti pubbliche o private, per l attuazione di interventi diversi, riferiti ad un unica finalità di sviluppo che richiedono una valutazione complessiva delle attività di competenza. Si tratta quindi di uno strumento finalizzato alla promozione ed allo sviluppo del territorio, soprattutto delle aree più svantaggiate, che si pone un duplice obiettivo istituzionale: consentire una gestione coordinata dei dispositivi di programmazione alta (Piano di sviluppo regionale, Intesa Istituzionale di Programma, Documenti di programmazione comunitaria); favorire e incoraggiare un processo di decisione dal basso di tutti i soggetti pubblici e privati interessati ai problemi dello sviluppo territoriale, attraverso la concertazione. Vibo Valentia è sicuramente una delle province che ha maggiormente beneficiato della nuova programmazione economica. Diversi sono infatti gli strumenti operanti nel territorio e sono tutti riportati nella tabella seguente: 114

113 Gli strumenti della programmazione economica territoriale operanti nella provincia di Vibo Valentia Strumento Patto territoriale generalista Patto territoriale agricoltura Patto territoriale turismo Rimodulazione patto territoriale P.R.U.S.S.T. P.I.T. Monte Poro P.I.T. Serre P.I.A.R. Monte Poro P.I.A.R. Valle Mesima P.I.A.R. Bacino dell Angitola P.I.S. turismo P.S.U. Vibo Valentia Leader + Stato di attuazione Ambito territoriale Risorse finanziarie (in euro) Attivo Intera Provincia Principali interventi infrastrutturali Completamento tangenziale est di Vibo Valentia Attivo Intera Provincia Non presenti Attivo Intera Provincia Oasi parco nel comune di Briatico; valorizzazione dell Oasi dell Angitola, realizzazione di un parco fluviale sul fiume Cerasia (Comune di Pizzoni) Attivo Area Portosalvo ,43 Non presenti Assistenza tecnica Progettazione preliminare Progettazione preliminare Progettazione preliminare Progettazione preliminare Progettazione preliminare Progettazione preliminare Progettazione preliminare In fase di valutazione Intera Provincia n.d. Area Monte Poro Area Serre Briatico, Drapia, Limbadi, Joppolo, Rombiolo, Spilinga, Zaccanopoli, Zambrone, Zungri Filandari, Francica, Mileto, San Calogero, San Costantino Calabro, San Gregorio d Ippona, Stefanaconi Capistrano, Filadelfia, Filogaso, Francica Angitola, Maierato, Monterosso Calabro, Polia Completamento opere di ammodernamento SS 110; realizzazione collegamento viario Piani Alti Recupero aree archeologiche nei comuni di Briatico e Mileto; Centro Congressi Area industriale Valle Mesima, (stralcio); area PIP intercomunale Acquaro, Dasà Viabilità rurale Viabilità rurale Viabilità rurale Intera Provincia n.d. Non indicati Comune di Vibo Valentia Intera Provincia n.d. Recupero e restauto palazzo Gagliardi (Facoltà universitarie); recupero ex convento di S. Giuseppe; interventi di illuminazione Recupero di immobili per centri di informazione turistica nei comuni di Ricadi e Serra San Bruno I Rapporto sull economia vibonese 115

114 I Rapporto sull economia vibonese 23.1 Il patto generalista Il patto territoriale è un accordo tra soggetti pubblici e privati per l attuazione di un programma di interventi tra loro integrati. Da un punto di vista puramente formale è sicuramente un modello interessante ed un innovazione nel campo delle politiche per lo sviluppo, in quanto promuove una concezione alternativa dell azione pubblica fondata sulla programmazione, la cooperazione ed il coordinamento. Nella provincia di Vibo Valentia l esperienza dei patti inizia con quello generalista e con il perseguimento di due obiettivi generali: il potenziamento del settore turistico: attraverso la realizzazione di interventi produttivi ed infrastrutturali diretti a valorizzare le diverse risorse turistiche, a promuovere il patrimonio di interesse turistico al di là dei confini locali, a riequilibrare territorialmente e temporalmente i flussi turistici e a dare impulso ad una cultura manageriale di gestione del settore; lo sviluppo della struttura produttiva locale mediante il rilancio dei settori che presentano le maggiori potenzialità di crescita: ciò attraverso l attuazione di interventi diretti alla creazione di nuove imprese, al consolidamento di iniziative già avviate, alla realizzazione di una rete di servizi a sostegno delle attività produttive ed alla creazione di infrastrutture di supporto. I settori di intervento sono: l agricoltura e l industria agro-alimentare, il turismo, l artigianato, il metalmeccanico ed il tessile. In origine i progetti candidati a rientrare nel Patto Territoriale riguardavano, oltre i settori sopra citati, anche i Servizi al Turismo, l Agriturismo, la Zootecnica, l Ambiente ed i Servizi. I progetti relativi al settore Sevizi al Turismo non sono stati però ammessi al Patto, presumibilmente perché non rientranti nell ambito dei settori di intervento della legge 488/1992, mentre per gli altri comparti non sono stati presentati progetti rispondenti ai criteri di selezione previsti. I progetti che compongono il patto sono in totale 27, di cui 24 hanno ad oggetto interventi produttivi e 3 interventi infrastrutturali. I progetti infrastrutturali Soggetto proponente Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia Comunità montana delle Serre Calabre Comunità montana delle Serre Calabre Descrizione progetto Occupazione aggiuntiva Tipologia intervento Tangenziale Est 91 Completamento Sistemazione percorsi silvo pastorali Recupero e valorizzazione testimonianze di archeologia industriale 19 Nuova iniziativa 15 Nuova iniziativa 116

115 Dei 24 progetti produttivi 9 interessano il settore agro-alimentare, 8 il turismo, 2 il metalmeccanico, 1 il settore tessile, 3 l artigianato e 1 l agricoltura. Il totale degli investimenti relativi ai progetti ammessi al Patto Territoriale è pari a 46,97 milioni di euro, di cui: 38,15 milioni di euro per gli interventi produttivi; 8,82 milioni di euro per gli interventi infrastrutturali sono funzionali allo sviluppo produttivo ed il loro costo non è superiore al 30% degli investimenti produttivi (Delibera CIPE del 12/7/1996, punto 2, lettera d). A seconda delle tipologie di intervento cui si riferiscono, i progetti ammessi al Patto Territoriale devono comportare determinati incrementi occupazionali. Nello specifico, per gli interventi produttivi è prevista un occupazione aggiuntiva pari a 290 unità lavorative (59 nel settore agro-alimentare, 182 nel turismo, 15 nell artigianato, 21 nel metalmeccanico, 10 nell agricoltura e 3 nel settore tessile), mentre per quelli infrastrutturali si parla di 125 unità lavorative (15 per il progetto recupero e valorizzazione di testimonianze di archeologia industriale, 19 per la sistemazione dei percorsi silvo pastorali e turistici e 91 per la realizzazione della tangenziale Est di cui 85 nella fase di realizzazione e 6 in quella di esercizio). Descrizione dei settori di intervento Settore di intervento N. progetti produttivi Investimento complessivo (in milioni di euro) Occupazione aggiuntiva Turismo 8 19, Agro/alimentare 9 12,77 59 Artigianato 3 1,06 15 Metalmeccanico 2 3,92 21 Tessile 1 0,57 3 Agricoltura 1 0,42 10 I Rapporto sull economia vibonese 117

116 I Rapporto sull economia vibonese Tornando ai progetti che compongono il patto, per rendersi conto di quanto è stato fatto fino ad ora, è possibile consultare la tabella riportata di seguito che evidenzia gli investimenti effettuati al 30 giugno Tabella di monitoraggio del patto generalista Tipologia intervento Descrizione progetto Settore N. occupati totale Occupati aggiuntivi previsti Investimenti effettuati al Ampliamento Campeggio Turismo % Nuovo impianto Villaggio turistico Turismo % Nuovo impianto Centro congressi con albergo Turismo % Ammodernamento Villaggio turistico Turismo % Nuovo impianto Villaggio turistico Turismo % Nuovo impianto Hotel Turismo % Nuovo impianto Hotel Turismo % Nuovo impianto Complesso alberghiero Turismo % Ampliamento Produzione infissi in legno Artigianato % Ampliamento Produzione parquet Artigianato % Nuovo impianto Produzione antine per mobili cucina Artigianato ,99% Nuovo impianto Trattamento fanghi residui Agro/alimentare % Nuovo impianto Produzione maglieria Tessile % Nuovo impianto Nuovo impianto Ampliamento Produzione fusti metallici Produzione prodotti orticoli biologici Conserve e antipasti tipici Metalmeccanico % Agricoltura % Agro/alimentare % Ampliamento Produzione liquori e sciroppi Agro/alimentare % Ampliamento Produzione insaccati Agro/alimentare % Nuovo impianto Produzione pasta fresca Agro/alimentare nd 6 117% Nuovo impianto Nuovo impianto Ampliamento Ampliamento Fonte: Vibo Sviluppo S.p.a. Produzione olive da mensa Produzione formaggio pecorino Produzione tonno in scatola Produzione bottiglie in plastica Agro/alimentare nd 6 50% Agro/alimentare ,12% Agro/alimentare % Agro/alimentare % 118

117 Volendo analizzare quanto è accaduto fino ad ora nella provincia con l utilizzo di tale strumento, è necessario mettere in evidenza alcune limitazioni che hanno fatto sì che non si raggiungessero gli obiettivi previsti. Nella fase di attuazione, in particolare, si è assistito: alla mancanza di una normativa specifica. Il continuo cambiamento delle regole e i tempi ristretti previsti per la presentazione della documentazione relativa ai progetti hanno sicuramente creato non poche difficoltà ai promotori dei patti ed agli imprenditori coinvolti; all effettiva mancanza di azioni basate sulla concertazione. Considerando le finalità dello strumento, questo è sicuramente il più grande limite, l ostacolo che ne ha impedito la piena realizzazione. Gli Enti locali, in un periodo molto delicato quale quello della costituzione della provincia di Vibo Valentia, hanno interpretato la possibilità di incontrarsi e di confrontarsi tra di loro come un modo per acquisire maggiore visibilità politica nel nuovo scenario anziché come l opportunità di identificare e di perseguire un obiettivo comune di sviluppo. Non comprendendo il significato del patto, ognuno ha cercato di massimizzare i propri interessi, dando vita a giochi di potere che hanno contribuito a creare un atmosfera di scetticismo e di diffidenza. Non abituati al dialogo e alla cooperazione, i diversi soggetti hanno cercato di sfruttare la situazione per portare avanti esigenze di carattere personale e questo spiega perché, alla luce dei fatti, il patto non si presenti assolutamente come un sistema integrato di progetti ma piuttosto come un insieme di singole iniziative produttive isolate, senza alcun collegamento tra di loro; all assenza di una programmazione economica, sia a livello regionale che provinciale, necessaria per individuare in maniera adeguata le priorità delle diverse aree produttive. Consultando i documenti ufficiali si nota perfettamente che, malgrado ci si sia rivolti a società specializzate, non ci si è preoccupati di condurre analisi specifiche e dettagliate dei settori di intervento; le problematiche sono state affrontate in modo generico e grossolano e ciò ha portato a non identificare dei settori trainanti ma a finanziare, quasi indistintamente, tutti i comparti dell economia vibonese. Anche gli obiettivi individuati peccano di eccessiva genericità e non sono supportati da linee guida concrete, orientate allo sviluppo di determinate aree produttive; all inefficiente sistema di selezione basato, come per gli altri 11 patti di prima generazione (ossia attivati prima della delibera CIPE 21/3/1997 che ha regolamentato in modo definitivo le procedure di attuazione dello strumento) sul principio temporale: sono stati approvati i primi I Rapporto sull economia vibonese 119

118 I Rapporto sull economia vibonese presentati, senza che ne venisse verificata la qualità e la coerenza con l obiettivo di sviluppo locale; alla carenza di adeguati servizi di assistenza tecnica. Diffuso è stato il senso di smarrimento avvertito dagli imprenditori che non hanno potuto contare sulla presenza di consulenti competenti, pronti ad aiutarli prima nell elaborazione dei progetti e ad indirizzarli successivamente nella gestione dei capitali ottenuti. Lasciati quasi completamente allo sbaraglio, sono andati avanti soltanto coloro che hanno dimostrato di sapersela cavare da soli o che si sono rivolti a consulenti esterni. Molti sono stati gli imprenditori che si sono recati fuori regione per avere varie forme di assistenza, anche se qualcuno ha precisato che talvolta queste trasferte, soprattutto nella fase iniziale, erano finalizzate a trovare un aggancio che assicurasse il finanziamento del progetto presentato. Al di là di queste ipotesi e congetture, il dato che emerge è che il soggetto responsabile, forse a causa dell inesperienza e della mancanza di modelli di riferimento (non bisogna dimenticare infatti che quello di Vibo Valentia è stato uno dei primi patti approvati in Italia e il primo in Calabria), non è stato in grado di attivare le risorse tecniche ed organizzative necessarie al pieno funzionamento dello strumento e dei protocolli aggiuntivi; alla lunghezza delle procedure burocratiche, che ha alimentato notevolmente lo scetticismo degli attori coinvolti e ai ritardi accumulati nella fase di costituzione della Vibo Sviluppo (società mista), a causa dei contrasti sorti tra la parte politica e quella economica per assumere il controllo delle cariche, che hanno influito inevitabilmente sulle attività della stessa. In sintesi, il Patto è stato sicuramente un valido strumento di finanziamento per gli imprenditori ed un opportunità d inserimento nel mercato del lavoro per diversi giovani, in quanto le aziende che hanno goduto delle agevolazioni del patto hanno assunto o, laddove si sono verificati maggiori ritardi, stanno assumendo le unità aggiuntive previste, o in alcuni casi in misura maggiore rispetto a quanto stabilito. Purtroppo però il Patto non è diventato quell occasione di interazione e di collaborazione che ci si aspettava. I 24 progetti imprenditoriali finanziati sono completamente indipendenti l uno dall altro, non hanno niente in comune al di là di fare parte dello stesso patto. L intento principale, ossia creare filiere produttive, non è stato realizzato, e su questo ha pesato molto il tessuto culturale, basato fondamentalmente su logiche individualistiche, logiche che hanno anche influito sullo scarso ricorso da parte degli imprenditori ai 3 protocolli aggiuntivi: quello di accesso al credito, quello per la sicurezza e quello per il lavoro. 120

119 Il primo, firmato dalla Vibo Sviluppo, dall Associazione degli industriali e dalla Banca Popolare di Crotone, è volto a supportare tutti coloro che sono interessati ad impiantare nella provincia nuove attività produttive, attraverso la concessione di benefici per l imprenditoria giovanile, l attivazione di servizi e condizioni vantaggiose per quelle imprese che decidono di trasferire le loro attività sul nostro territorio, la concessione di finanziamento alle aziende del patto. Il secondo, in accordo con la Prefettura e le forze dell ordine, è stato siglato per definire interventi in materia di sicurezza necessari per creare condizioni più favorevoli per la ripresa economica e sociale dell area. In particolare, è previsto il capillare controllo del territorio attraverso la sorveglianza dei cantieri di lavoro (percepita dagli imprenditori come una forma di presidio e non di supporto), la creazione di linee telefoniche privilegiate per consentire la segnalazione di atti intimidatori, l intensificazione dell attività doganale per il controllo dei traffici marittimi, l individuazione di strumenti di garanzia per facilitare l accesso al credito e prevenire fenomeni di usura e la sensibilizzazione alla problematiche della popolazione attraverso un intensa attività promozionale. L ultimo, ma sicuramente non in ordine di importanza, definisce gli strumenti in materia di flessibilità a disposizione degli imprenditori per promuovere la localizzazione di nuove attività produttive nella provincia. Le linee guida tracciate spingono all adozione di un salario di ingresso, a valorizzare l apprendistato, a ricorrere ai contratti a termine e a quelli week-end, a rendere maggiormente flessibile l orario di lavoro, a mantenere inalterate le condizioni stipulate per un triennio dall inizio della nuova attività, a ricorrere al lavoro straordinario al di là dei limiti fissati dalla contrattazione collettiva, ad adottare i regimi di orari flessibili per i settori che non li hanno disciplinati. I Rapporto sull economia vibonese 121

120 I Rapporto sull economia vibonese 23.2 Il patto territoriale per l agricoltura, la pesca e l acquicoltura Il patto, come strumento di programmazione negoziata che persegue la crescita e lo sviluppo economico-imprenditoriale attraverso l agevolazione di investimenti sia pubblici che privati nei settori dell agricoltura, della pesca e dell acquicoltura, si pone come obiettivi generali: la valorizzazione e l integrazione del settore agricolo con i diversi settori produttivi, sviluppando connessioni di filiera e di territorio, potenziando i circuiti locali e creando sinergie logistiche e distributive; la razionalizzazione economica, organizzativa e ambientale dei processi aziendali e delle funzioni di mercato; la qualificazione delle risorse immateriali, ed in particolare del capitale umano, del contesto istituzionale e delle relazioni sociali, che producono esternalità positive, responsabili delle condizioni di competitività di lungo periodo; il rafforzamento dei sistemi produttivi specializzati e delle imprese per un incremento dei fattori competitivi e a sostegno dell internazionalizz azione dell intero sistema territoriale; la valorizzazione delle produzioni di qualità dell agricoltura e dell agroindustria, nonché l attività culturale, ambientale e paesaggistica ai fini della fruizione turistica del territorio. Per raggiungere tali obiettivi sono stati previsti: 1. interventi per lo sviluppo delle imprese agricole, agroalimentari e del turismo rurale: potenziamento e ammodernamento delle imprese; integrazione dell attività agricola con la fruibilità turistica del territorio rurale; organizzazione dell offerta e valorizzazione qualitativa e commerciale dei prodotti agricoli e trasformati; valorizzazione e commercializzazione dei prodotti a denominazione d origine, di prodotti a ridotto impatto ambientale e biologici. 2. interventi per lo sviluppo della pesca e dell acquicoltura: qualificazione e valorizzazione dei prodotti della pesca; sviluppo della produzione e delle attività integrative; misure di sostegno all imprenditoria di settore. 3. interventi miranti al miglioramento del contesto ambientale: recupero e salvaguardia del paesaggio rurale; miglioramento della qualità della vita 122

121 nelle aree rurali. I progetti che compongono il patto sono 60. In particolare, se ne contano 22 nel comparto orto-frutticoltura (meccanizzazione, realizzazione serre, strutture e impianti di trasformazione e di condizionamento), 16 nel comparto zootecnico (meccanizzazione, miglioramento strutture), 11 nel settore olivicolo (in prevalenza di ammodernamento di impianti oleari), 5 riguardano l ampliamento, l ammodernamento o la creazione di agriturismi, 3 sono legati al settore della pesca (agricoltura e pescaturismo) ed infine ne è previsto 1 per ognuno dei seguenti comparti: silvicoltura, apicoltura e florovivaismo. Gli investimenti previsti ammontano a 34,90 milioni di euro, mentre quelli ritenuti agevolabili sono 28,90. Di questi, 17,47 milioni di euro sono a carico dello Stato e 5,97 a carico dei beneficiari. L occupazione aggiuntiva prevista a regime è pari a 411 unità, con un investimento medio per ogni nuovo occupato pari a circa euro. A differenza di tutti gli altri, questo patto è sicuramente quello che mostra un analisi più approfondita e dettagliata dei settori d intervento e una definizione meno approssimativa degli obiettivi da raggiungere e delle tipologie strategiche da adottare. Malgrado le premesse, lo strumento non sembra però essersi dimostrato particolarmente efficace e le cause possono essere così sintetizzate: un eccessiva frammentazione dei finanziamenti. Si è cercato di accontentare il maggior numero possibile di aziende, rendendo in alcuni casi minimi o irrisori gli investimenti previsti. Per rendersene conto basta semplicemente pensare che, mentre nel Patto generalista il totale degli investimenti relativo ai 24 progetti imprenditoriali ammessi a godere delle agevolazioni era pari a 38,15 milioni di euro, in questo caso si parla di 34,90 milioni di euro per ben 60 interventi; la mancanza di chiarezza nei criteri di selezione adottati. Non è chiaro perché a godere delle diverse agevolazioni siano sempre gli stessi imprenditori. A tal proposito, sarebbe opportuno costruire una banca dati degli incentivi; incongruenza tra il volume di finanziamenti e l occupazione aggiuntiva a regime per ogni singolo intervento. Com è possibile che un azienda che riceve un finanziamento pari a euro si impegni ad assumere 12 unità lavorative e una che riceve tre volte tanto (1,21 milioni di euro) possa assumerne soltanto 6? Anche se il Patto è ancora in itinere, non sembra che si presti bene per il raggiungimento dell Obiettivo globale individuato dalla I Rapporto sull economia vibonese 123

122 I Rapporto sull economia vibonese programmazione nazionale per lo sviluppo del Mezzogiorno, ossia creare le condizioni economiche per lo sviluppo imprenditoriale e la crescita produttiva; aumentare la competitività, la produttività, la coesione e la cooperazione sociale in aree concentrate del territorio, irrobustendo, anche attraverso l innovazione tecnologica, le filiere produttive, specie in agricoltura, gli aspetti dello sviluppo rurale. Promuovere la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, ivi incluse quelle nel settore turistico. Malgrado dall analisi preliminare dei comparti coinvolti sia emerso chiaramente che punti di debolezza delle imprese della nostra provincia sono l eccessiva frammentarietà e la polverizzazione delle stesse, la scarsa propensione ad avviare nuove iniziative con indirizzi diversi dal contesto del circondario, l assoluta incapacità di relazione tra le varie aziende e lo spiccato individualismo che porta inevitabilmente all isolamento delle realtà produttive, le linee guida tracciate per il superamento di tali ostacoli non sembrano aver apportato alcun miglioramento. Le connessioni di filiera e di distretto sono ancora pressoché inesistenti e le produzioni continuano ad essere, ad eccezioni di alcuni casi isolati, eccessivamente standardizzate. Un altra importante linea di intervento prevista per il raggiungimento degli obiettivi del Patto era la realizzazione, con il coinvolgimento delle istituzioni educative competenti, di iniziative formative volte a stimolare negli studenti e nella popolazione giovanile la consapevolezza dell identità del proprio territorio e, quindi, una maggiore attenzione verso i settori tradizionali, ma anche in questa direzione tutto è rimasto immutato. I giovani continuano ad essere scarsamente presenti in tali comparti e difficilmente occupano dei ruoli con un alto potere decisionale. Volendo trarre delle conclusioni, è innegabile che anche in questa circostanza il patto si presenta come un semplice strumento di finanziamento e, in alcuni casi, considerati gli scarsi contributi erogati, neanche particolarmente efficace. I ritardi accumulati stanno complicando ulteriormente la situazione. La tabella riportata di seguito è utile per capire lo stato di attuazione di questo strumento. 124

123 Tabella di monitoraggio del patto specializzato in agricoltura Tipologia intervento N. occupati totale Occupati Investimenti al Aggiuntivi Nuova iniziativa ,00% Ristrutturazione 8 6 4,00% Ampliamento 9,6 4 np Ampliamento ,00% Nuova iniziativa ,00% Nuova iniziativa ,33% Nuova iniziativa ,00% Nuova iniziativa ,12% Ammodernamento 3 2 6,00% Ammodernamento 57, ,85% Ampliamento ,00% Ammodernamento 3 2 1,00% Nuova iniziativa-ristrutturazione 32 8,8 np Ampliamento ,00% Nuova iniziativa 3 2 2,00% Ampliamento 7 6 1,00% Nuova iniziativa ,00% Ristrutturazione 9,2 6,9 0,00% Nuova iniziativa 2 1 np Ammodernamento 2 2 0,20 % Ampliamento 17 12,1 0,50% Ampliamento 6,1 3,5 3,11% Ammodernamento 1,5 0,5 51,00% Ammodernamento 9,5 3 0,00% Ampliamento 5,6 4,2 1,00% Ampliamento ,00% Ampliamento 8,8 3,8 20,00% Nuova iniziativa 3,4 1,5 0,98% Nuova iniziativa ,00% Ammodernamento 10,5 6 17,00% Nuova iniziativa 12, ,00% Nuova iniziativa 6 6 0,00% Ampliamento 12, ,00% Nuova iniziativa ,60% Nuova iniziativa 3 2,4 10,00% Ampliamento 19,3 12,6 88,20% Ristrutturazione 10 4,2 2,87% Ampliamento ,00% Ristrutturazione-ampliamento 12,8 8 95,00% Ampliamento ,00% Nuova iniziativa 2 2 0,40% Ampliamento 4,7 3,7 0,90% Ammodernamento 3 1 1,56% Nuovo impianto ,00% continua I Rapporto sull economia vibonese 125

124 I Rapporto sull economia vibonese segue Ampliamento-ammodernamento 8, ,00% Nuovo impianto 3 2 0,00% Ampliamento ,00% Ampliamento 4 2 0,00% Ampliamento 6,3 5,3 0,20% Ammodernamento 1 0,2 1,00% Ampliamento ,00% Nuovo impianto ,00% Ampliamento 5,9 5,9 5,26% Ammodernamento ,20% Ristrutturazione ,00% Ammodernamento 11,5 4,1 np Ammodernamento 8,8 4,3 67% Ammodernamento 40 35,6 0,20% Ammodernamento 6,4 6 21,42% Nuova iniziativa 5,8 5,8 40,00% Fonte: Vibo Sviluppo S.p.A Il patto specializzato nel turismo Il patto in questione è diretto a perseguire, quale obiettivo principale, il potenziamento del settore turistico attraverso la realizzazione di una serie di interventi volti a: valorizzare le diverse risorse turistiche: bellezze paesaggistiche, artistiche, storiche e culturali; promuovere il patrimonio di interesse turistico al di là dei confini locali; migliorare il livello qualitativo delle strutture turistiche; creare infrastrutture di collegamento tra le aree turistiche attrezzate dell entroterra e della costa; riequilibrare territorialmente e temporalmente i flussi turistici; sviluppare una cultura manageriale di gestione del settore. I progetti ammessi a godere delle agevolazioni del patto sono in tutto 25, di cui 20 hanno ad oggetto interventi imprenditoriali e prevedono un incremento occupazionale pari a 218 unità, mentre i rimanenti 5 126

125 hanno ad oggetto interventi infrastrutturali e dovrebbero comportare un occupazione aggiuntiva di 53 unità, di cui 35 nella fase di realizzazione e 12 in quella di esercizio. Dei primi: 7 rientrano nella tipologia Nuova iniziativa, 3 in quella Ammodernamento, 9 nella tipologia Ampliamento e 1 in quella Riconversione. Per quanto riguarda, invece, i progetti infrastrutturali: 2 appartengono alla categoria Completamento e una a quella Nuova iniziativa. I progetti infrastrutturali del patto specializzato nel turismo Soggetto proponente Descrizione progetto Tipologia intervento Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia Comunità montana delle Serre Calabre Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia Amministrazione comunale di Pizzoni Realizzazione Oasi Parco nel comune di Briatico Attrezzature direzionali per la ricerca turistica Ristrutturazione e valorizzazione dell Oasi naturale Angitola Manutenzione straordinaria Strada Pedemontana Realizzazione Parco fluviale sul fiume Cerasia Nuovo Nuovo Completamento Completamento Nuovo Il totale degli investimenti relativi ai progetti è pari a 43,93 milioni di euro, di cui: 36,25 per gli interventi produttivi, di cui 18,14 milioni di euro a carico dello Stato; 7,68 milioni di euro per gli interventi infrastrutturali. Investimento complessivo e occupazione aggiuntiva previsti per tipologie di progetti Investimento complessivo (in milioni di euro) Occupazione aggiuntiva Progetti imprenditoriali 36, Progetti infrastrutturali 7,68 53 TOTALE 43, I Rapporto sull economia vibonese 127

126 I Rapporto sull economia vibonese Identificato come la carta vincente dello sviluppo economico della provincia, il turismo è sicuramente il settore che ha maggiormente beneficiato del Patto Territoriale, almeno in termini di investimenti previsti. Si tratta di un totale di 18,92 milioni di euro (di cui 15,48 contributi pubblici) per gli 8 progetti imprenditoriali ammessi a quello generalista e di quasi 44 milioni di euro per i 25 dello specializzato (incluse le iniziative infrastrutturali). Considerando le cifre in questione, è innegabile che il Patto stia contribuendo all aumento dell offerta e della redditività del comparto, che oggi conta all incirca strutture ricettive. Tuttavia esso non è in grado di rilanciarlo nel giusto modo e questo per diversi motivi: è mancata ancora una volta un analisi dettagliata del settore e una definizione analitica degli obiettivi da raggiungere e delle linee di intervento da adottare. L approssimazione è stata eccessiva e poco giustificabile a differenza del Patto generalista, dove si poteva fare leva sull inesperienza degli attori; la maggior parte dei finanziamenti è stata destinata allo sviluppo di nuove strutture ricettive e all ampliamento di quelle esistenti, mentre poco o nulla è stato fatto per valorizzare pienamente le risorse presenti sul territorio. La nostra provincia è ricca di bellezze naturali, storiche, artistiche e culturali, ma nessuno sembra aver interesse a tutelarle e a sfruttarle in modo adeguato, consentendo alle aziende del settore di essere realmente competitive sul mercato nazionale ed internazionale; continuano a mancare le risorse manageriali in grado di svolgere un efficace azione di sviluppo fondata sul miglioramento delle infrastrutture, dei servizi offerti alla clientela e sull utilizzo degli strumenti di marketing. Contestualmente alla creazione o all ammodernamento delle strutture esistenti, non si è pensato di attivare delle iniziative formative, volte a creare delle figure professionali specializzate, capaci di perseguire adeguatamente le nuove strategie di sviluppo basate su un alto livello di competitività; risulta ancora notevolmente debole la dotazione di infrastrutture di raccordo e di collegamento fisico tra le diverse zone di gravitazione turistica del territorio (soprattutto tra quelle dell entroterra e della costa), nonché di aree attrezzate; le aziende continuano ad operare nel più completo stato di isolamento. Non sono riuscite a creare nessuna forma di collaborazione e di comunicazione, preferendo, piuttosto, persistere nella logica della concorrenza. 128

127 In sintesi, il patto ha contribuito allo sviluppo delle imprese private ma non è stato in grado di superare, o quantomeno di ridurre, l arretratezza del tessuto sociale-infrastrutturale. Tabella di monitoraggio del patto specializzato in turismo Tipologia intervento Descrizione progetto Occupati totali Occupati aggiuntivi previsti Investimenti effettuati al Nuovo Albergo 30,8 30,8 1,00% Nuovo Albergo ,80% Nuovo Villaggio albergo ,00% Ampliamento Albergo 24,4 11,6 73,47% Ampliamento Villaggio albergo 3,3 3,3 53,00% Nuovo Villaggio albergo ,00% Ammodernamento Villaggio turistico ,00% Ammodernamento Villaggio albergo ,33% Ammodernamento Case appartamenti vacanze 3, ,00% Ampliamento Agenzia viaggi ,00% Riconversione Hotel residence 5 4,1 89,60% Ampliamento Albergo ,00% Nuovo Albergo ,00% Ampliamento Albergo ,99% Ampliamento Villaggio camping 4,5 4,4 78,77% Ampliamento Albergo residence 5,5 2,5 100,00% Nuovo Albergo residence ,00% Ampliamento Villaggio camping ,00% Ampliamento Residence 0,5 0,5 100,00% Nuovo Villaggio turistico 2 2 0,00% Fonte: Vibo Sviluppo S.p.a. I Rapporto sull economia vibonese 129

128 I Rapporto sull economia vibonese 23.4 La rimodulazione del Patto generalista La rimodulazione del Patto, approvata dal Ministero delle Attività Produttive con decreto n del , è stata ideata ed attuata per fronteggiare una situazione di emergenza creatasi con la crisi dell azienda Nostromo di Portosalvo (VV). Impegnando le risorse residue del patto, derivanti dalla rinuncia da parte di alcune aziende ad avvalersi delle agevolazioni previste, e un consistente contributo da parte della Regione Calabria come integrazione della dotazione iniziale del patto territoriale della provincia di Vibo Valentia, lo strumento si propone di: sviluppare la struttura produttiva locale mediante il rilancio dei settori che presentano le maggiori potenzialità di crescita; ripristinare i livelli produttivi ed occupazionali del cessato sito produttivo dell azienda Nostromo di Portosalvo. Per raggiungere tali obiettivi sono state identificate due tipologie strategiche: la valorizzazione e l integrazione del settore della lavorazione del tonno, pesci e crostacei con diversi settori produttivi, sviluppando connessioni di filiera e di territorio, potenziando i circuiti locali e creando sinergie logistiche e distributive; la qualificazione delle risorse immateriali, ed in particolare del capitale umano, del contesto istituzionale e delle relazioni sociali, che producono esternalità positive responsabili delle condizioni di competitività di lungo periodo; in particolare attraverso processi di valorizzazione di risorse latenti che esprimono il reale differenziale competitivo dell area. I progetti che compongono la Rimodulazione sono due: uno per la produzione di prodotti a base di pesce, crostacei e molluschi (rientrante nella tipologia nuova iniziativa ) e l altro per la conservazione di pesce, crostacei e molluschi (rientrante nella tipologia ampliamento ). Il totale degli investimenti relativi alle due iniziative è pari a ,43 euro, di cui: ,33 euro a carico dello Stato; ,22 euro a carico dei beneficiari. 130

129 I progetti della Rimodulazione del Patto territoriale Tipologia di intervento Investimento totale (in euro) Onere per lo Stato Occupazione aggiuntiva a regime Tempi di realizzazione (n. mesi) N. rate di contributo Nuova iniziativa , , Ampliamento , , Considerando che la rimodulazione si pone come obiettivo, oltre al ripristino dei livelli produttivi e occupazionali dell azienda Nostromo, anche la valorizzazione e l integrazione del settore della lavorazione del tonno, pesci e crostacei con diversi settori produttivi attraverso lo sviluppo di connessioni di filiera e di territorio, questa avrebbe potuto portare anche al raggiungimento di risultati interessanti, ma così non è stato, e ciò per una serie di motivi: ancora una volta non ci si è preoccupati di condurre un analisi adeguata del settore d intervento e delle problematiche ad esso connesse, malgrado l importanza che il comparto riveste nella provincia; il bando presentava troppi vincoli e questo ha fatto sì che poche aziende potessero parteciparvi. E mancata la fase di selezione dei progetti e, di conseguenza, la qualità degli stessi. Si stanno accumulando eccessivi ritardi e non semplicemente a causa delle lentezze delle procedure burocratiche ma per un problema oggettivo che avrebbe dovuto essere preso in considerazione a tempo debito: una delle 2 aziende ammesse a godere formalmente delle agevolazioni del Patto, allo stato attuale, non potrà beneficiare dei finanziamenti previsti. L impresa in questione, che avrebbe dovuto investire più di euro per l ampliamento dello stabile, a causa del vincolo delle belle arti a cui è soggetta, non può modificare la struttura esistente. L ampliamento è però indispensabile perché, essendo un azienda che si dedica prevalentemente alla conservazione di ortaggi, necessita di un altro capannone dove poter trattare il pesce, i crostacei e i molluschi. Malgrado i titolari si siano rivolti alle diverse autorità competenti, la situazione a distanza di tempo sembra essere destinata a non cambiare; pertanto, se le cose dovessero rimanere così, l azienda dovrà rinunciare alla Rimodulazione che, allora, verterebbe sull unico progetto restante. I Rapporto sull economia vibonese 131

130 I Rapporto sull economia vibonese Tabella di monitoraggio della Rimodulazione del Patto territoriale Tipologia di intervento Occupati aggiuntivi previsti N. rate di contributo Investimenti effettuati al Nuovo impianto ,91% Ampliamento 6 2 0,00% Fonte: Vibo Sviluppo 23.5 La società di gestione dei Patti La Vibo Sviluppo Spa è una società mista a prevalente capitale pubblico, i cui maggiori soci sono l Amministrazione provinciale di Vibo Valentia, la Camera di Commercio, la Comunità Montana Serre Calabre, la Comunità Montana Alto Mesima, la Banca Popolare di Crotone, il Comune di Vibo Valentia, il Consorzio per il Nucleo di Sviluppo Industriale, l Associazione Industriali, le Imprese e alcuni Comuni del territorio. La società dal 1997 è Soggetto Responsabile del coordinamento e dell attuazione dei Patti Territoriali per lo Sviluppo della provincia di Vibo Valentia e dei successivi protocolli aggiuntivi, secondo le finalità previste dalle deliberazioni del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica sulla disciplina dei Patti Territoriali. In particolare, per perseguire le finalità del Patto, la società è tenuta a svolgere i seguenti compiti istituzionali: rappresentare in modo unitario gli interessi dei soggetti sottoscrittori del Patto; attivare risorse finanziarie per consentire l anticipazione e/o il cofinanziamento di eventuali contributi statali, regionali e comunitari, ivi compresa la promozione del ricorso alle sovvenzioni globali; attivare le risorse tecniche ed organizzative necessarie alla realizzazione del Patto e dei protocolli aggiuntivi; assicurare il monitoraggio e la verifica dei risultati con cadenza semestrale; verificare il rispetto degli impegni e degli obblighi dei sottoscrittori del Patto ed assumere le iniziative ritenute necessarie in caso di inadempimenti o ritardi; 132

131 verificare e garantire la coerenza di nuove iniziative con l obiettivo di sviluppo locale cui è finalizzato il Patto; promuovere la convocazione, ove necessario, di conferenze di servizi; assumere ogni altra iniziativa utile alla realizzazione del Patto. Anche se non sempre è riuscita a tener fede alle proprie finalità, sia a causa dell inesperienza, come nel caso del Patto generalista, sia a causa dei forti contrasti interni che continuano a persistere tra la parte politica e quella economica, che non si sono risolti in fase di costituzione con l attribuzione della presidenza all Amministrazione Provinciale e la nomina in qualità di amministratore delegato di un rappresentante del mondo imprenditoriale, la società rimane, comunque, un punto di riferimento su tutto il territorio. Segue, infatti, tra quelli imprenditoriali e quelli infrastrutturali, 106 progetti, che attivano complessivamente investimenti per oltre 130 milioni di Euro, a fronte dei quali sono stati concessi contributi pubblici pari a circa 100 milioni di Euro e si sta preparando a grandi cambiamenti. Diventerà presto un agenzia di sviluppo locale e si occuperà, pertanto, di promuovere lo sviluppo sociale, economico ed occupazionale attraverso la valorizzazione dei sistemi locali ad essa collegati in sinergia con gli strumenti di pianificazione territoriale e operando come organismo intermediario di piani, progetti, programmi e sovvenzioni nelle forme di intervento previste dalle normative comunitarie, nazionali e regionali. Per fare ciò dovrà necessariamente ampliare il proprio organico e si spera che sarà in grado di avvalersi della collaborazione di consulenti capaci di fornire maggiore assistenza agli imprenditori. In linea con tale evoluzione, la Vibo Sviluppo ha pianificato una strategia di breve periodo volta a perseguire due obiettivi fondamentali: ricoprire il ruolo di Unità Tecnica di Gestione dei PIT, per il quale ha già formalizzato la propria candidatura; predisporre un progetto per l attivazione dello Sportello Unico, necessario per snellire le procedure amministrative che rallentano le attività delle imprese della Provincia. Lo Sportello Unico non è certamente una novità. È uno strumento di cui si parla già da diverso tempo, ma per il quale ancora non è stato fatto molto. I Rapporto sull economia vibonese 133

132 I Rapporto sull economia vibonese 23.6 Le previsioni per il futuro Dei patti territoriali molto si è detto e molto si è scritto. Numerose sono state le critiche che li hanno accompagnati e che continuano ad investirli, ma una cosa è certa: se ne può mettere in discussione la gestione ma non la funzionalità. Lo strumento, nell idea del legislatore, avrebbe dovuto contribuire al superamento delle vecchie politiche di sviluppo basate sulla centralità delle istituzioni e promuovere l interazione tra i diversi attori, sia pubblici che privati, necessaria per identificare le esigenze del territorio e definire le opportune strategie di intervento. Ma quello che appare più evidente, analizzando i tre patti della provincia e la rimodulazione, è che proprio la concertazione, la vera novità della programmazione negoziata, è l elemento fondamentale che è mancato o è stato reinterpretato sulla base delle esigenze e degli interessi dei soggetti coinvolti. Anziché confrontarsi e collaborare per l individuazione e il raggiungimento di un obiettivo comune, questi hanno cercato di sfruttare lo strumento per perseguire obiettivi individuali. Le istituzioni hanno cercato di aumentare la loro visibilità politica e gli imprenditori hanno aderito all iniziativa per ottenere un beneficio immediato, ossia il finanziamento dei propri progetti, che in molti casi è stato di notevole consistenza. In una società attuale, basata su logiche individualistiche, è impossibile imputare la responsabilità a qualcuno. Se lo strumento non ha funzionato come avrebbe dovuto e si vuole parlare di colpe allora è opportuno iniziare ad esaminare non solo il contesto politico-istituzionale in cui viviamo, ma anche la mentalità che ci contraddistingue. Sicuramente non siamo abituati a collaborare e a pensare in termini di sistema e di cooperazione, anzi tendiamo ad essere prevaricatori e questo nostro modo di essere si riflette pienamente nell esperienza dei Patti che, fino ad ora, si sono rivelati semplicemente degli ottimi dispositivi di finanziamento. Tenendo conto delle potenzialità dello strumento, e consapevole dell esperienza maturata nel corso del tempo, la Vibo Sviluppo sta pensando di avviare ulteriori Rimodulazioni per finanziare nuove filiere produttive e favorire lo sviluppo di produzioni tipiche contraddistinte da marchi di qualità. Uno dei possibili settori di intervento, considerando la qualità delle risorse presenti sul nostro territorio, potrebbe essere quello del legno e dell artigianato in generale. Tuttavia, accanto a questi progetti, che riflettono la fiducia nella strumento, si stanno delineando e rendendo sempre più evidenti alcuni timori derivanti dalla regionalizzazione dei Patti. Il Cipe, infatti, il 25 luglio scorso ha deliberato il passaggio delle consegne dal Ministero delle attività produttive alle Regioni che, dal 25 novembre sono responsabili sia della gestione di quelli attuali, sia dell eventuale programmazione dei nuovi. Secondo il coordinatore regionale dei patti, questo che di per sé 134

133 potrebbe rivelarsi un problema per tutte le regioni italiane, in quanto attualmente impreparate a gestire uno strumento tanto complesso, nella provincia di Vibo Valentia, considerando che fino ad ora non c è stato nessun incontro tra le parti coinvolte, potrebbe portare a delle conseguenze molto pesanti. In pratica, il timore è che il soggetto responsabile si ritrovi ad operare senza poter contare su nessun interlocutore istituzionale, rischiando il blocco delle attività, con delle gravi conseguenze soprattutto per le aziende ammesse al Patto di prima generazione che non hanno ancora completato i loro investimenti Gli altri strumenti Il P.R.U.S.S.T (Programma di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio), come strumento di finanziamento promosso dall attuale Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, si propone di promuovere e rafforzare un processo di sviluppo attraverso azioni progettuali capaci di dare continuità alle relazioni economiche che si sviluppano tra le varie e differenti realtà territoriali dell area in questione. Per riqualificare il paesaggio naturale e urbano e stimolare maggiore sensibilità nelle popolazioni verso la tutela e la salvaguardia delle risorse locali, il P.R.U.S.S.T. della provincia di Vibo Valentia identifica 7 linee di azione: tutela e valorizzazione dei requisiti ambientali; tutela e valorizzazione della qualità urbana dei centri; promozione e diffusione del turismo e dell agriturismo; valorizzazione dell agricoltura e del settore agro-alimentare; valorizzazione delle risorse agro-forestali e innovazione tecnologica del ciclo del legno attraverso aree specializzate (distretti); valorizzazione e diffusione dell artigianato e delle tradizioni locali; organizzazione e implementazione di un SIT e di attività di ricerca a supporto delle azioni. Tra gli interventi rientranti nel Programma, a non beneficiare di nessuna forma di finanziamento sono: I Rapporto sull economia vibonese 135

134 I Rapporto sull economia vibonese 1) la creazione di un distretto produttivo-manifatturiero per la valorizzazione del ciclo del legno promosso dal Gruppo di Azione Locale Serre Vibonesi (29 milioni di euro), 2) la riqualificazione e il completamento di aree per insediamenti produttivi nei comuni di Drapia, Rombiolo, Spilinga, promosso dal CO.G.A.L. Monte Poro (67 milioni di euro), 3) gli interventi per la valorizzazione della produzione e lavorazione del legno promossi dalla Comunità Montana Serre Calabre (6 milioni di euro). Il Progetto Integrato Territoriale (P.I.T.) di Monte Poro interessa principalmente i comuni della costa, quelli dell altopiano del Poro e l area urbana del comune capoluogo, e ruota intorno a un idea guida: riqualificare l offerta turistica attraverso la tutela, la valorizzazione, l integrazione e la messa in rete delle risorse ambientali e culturali per lo sviluppo di un identità turistica e di un immagine forte e distintiva dell area. Nello specifico, gli obiettivi che lo strumento si propone sono: il risanamento e il recupero delle coste e dell acqua; lo sviluppo e il miglioramento della viabilità e del sistema di trasporto interno, anche attraverso l adeguamento e l incremento delle strutture portuali; la creazione dell identità turistica e il miglioramento della conoscenza e dell immagine del territorio e delle sue potenzialità; lo sviluppo di nuovi prodotti turistici per favorire la crescita di nuove realtà produttive; lo sviluppo dell imprenditoria legata alla valorizzazione del patrimonio culturale e il sostegno alla crescita delle organizzazioni nel settore; la qualificazione delle professionalità nel turismo e lo sviluppo dei sistemi di commercializzazione; la qualificazione e l ampliamento dell offerta ricettiva anche mediante la creazione di strutture alternative (centri storici, borghi, alberghi). Gli interventi previsti riguardano: le infrastrutture viarie di collegamento, sia stradale sia ferroviario, e del sistema di trasporto pubblico locale; la valorizzazione turistica del territorio; l attrazione di capitali esterni; la creazione di servizi di supporto (spazi per fiere e congressi, internet point, centri sportivi, strutture per il tempo libero); il recupero di strutture culturali (musei e biblioteche), strutture turistiche (alberghiere ed extralberghiere), borghi e centri storici. Il progetto è ancora nella fase di progettazione preliminare e prevede investimenti complessivi per 27 milioni di euro nel periodo Il PIT delle Serre Vibonesi interviene nei comuni di: Acquaro, Arena, Brognaturo, Capistrano, Dasà, Dinami, Fabrizia, Filadelfia, Filogaso, Francavilla Angitola, Gerocarne, Mongiana, Monterosso, Nardodipace, Pizzoni, Polia, San Nicola da Crissa, Serra San Bruno, Simbario, Sorianello, Soriano, Spadola, Vallelonga e Vazzano. Coinvolge tutti i settori: il primario, il secondario, il terziario ed 136

135 il terziario avanzato, ed intende porre in essere azioni di sviluppo tese a soddisfare un duplice bacino di domanda: la domanda interna del territorio che si esprime nella necessità della popolazione, specie giovanile, di partecipare ad un contesto socio-economico; la domanda di miglioramento della qualità e dell efficienza dei collegamenti con la rete primaria e della dotazione infrastrutturale, la valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico di cui l area è dotata in termini di offerta turistica. Lo strumento, ancora nella fase di progettazione preliminare, prevede investimenti complessivi nel periodo per circa 36 milioni di Euro. I tre Piani Integrati per le Aree Rurali (P.I.A.R.) di Monte Poro, Valle del Mesima e Bacino dell Angitola, rappresentano lo strumento operativo attraverso cui si attuano le line di intervento e i metodi individuati nel POR Calabria. Con una disponibilità finanziaria complessiva di , prevedono una serie di interventi, volti a: valorizzare le risorse materiali e immateriali, nonché le risorse naturali endogene delle aree rurali in cui intervengono; conservare e tutelare il patrimonio naturale e paesaggistico; diversificare e integrare le attività agricole in una prospettiva di economia multireddito; frenare lo spopolamento delle aree rurali marginali, migliorando la qualità della vita. Tutti e tre, ancora nella fase di progettazione preliminare, propongono interventi complementari rispetto a quelli finanziati con il patto agricolo, dando particolare risalto alle iniziative infrastrutturali, completamente assenti nel patto. Il Progetto Integrato Strategico (P.I.S.) turismo, anch esso in fase di progettazione preliminare, interviene in tutta la provincia e si pone come obiettivo lo sviluppo del settore trainante. Per fare ciò identifica 5 sottoprogrammi: AMBITUR: interventi nel settore ambientale per la valorizzazione turistica; BCTUR: interventi per il recupero dei beni culturali; SERTUR: servizi delle Pubbliche Amministrazioni agli imprenditori I Rapporto sull economia vibonese 137

136 I Rapporto sull economia vibonese del settore turistico; PASITUR: infrastrutture tecnologiche di rete della PA per le informazioni nel settore; FORMATUR: formazione specialistica degli operatori della PA nel settore turistico. Il Progetto di Sviluppo Urbano (PSU) di Vibo Valentia, con circa 44 milioni di euro, tra finanziamento pubblico e privato, è diretto a valorizzare il ruolo turistico della città in tutto il territorio provinciale. Infine, il Leader +, ancora in fase di valutazione presso la Regione Calabria per l approvazione, riguarda tutto il territorio provinciale e persegue obiettivi di sviluppo in linea con quelli indicati dal Programma Leader Regionale. L obiettivo principale consiste nello sfruttare pienamente tutte le potenzialità del settore turistico, attraverso la realizzazione di interventi che mirino alla tutela delle risorse ambientali, allo sviluppo di nuovi servizi, soprattutto di informazione, e alla valorizzazione delle produzioni tipiche. 138

137 24. La congiuntura Premessa L analisi della congiuntura economica nella provincia di Vibo Valentia presentata di seguito utilizza diverse fonti: la prima è l indagine strutturale dell Osservatorio Banche-Imprese di Economia e Finanza, relativa al consuntivo 2002 e le previsioni per il primo semestre 2003 sull industria in Calabria, la seconda è l indagine effettuata dall Osservatorio Economico Provinciale della Camera di Commercio di Vibo Valentia sull andamento congiunturale dell economia vibonese. Infine, l esame della congiuntura tiene conto delle opinioni in merito dei vertici di Assindustria Vibo Valentia, raccolte nel mese di novembre Per entrambe le indagini campionarie, i dati riportati sono le percentuali delle risposte che hanno dato le imprese del campione relative all andamento (in aumento, costante, in diminuzione) del fatturato, della produzione, degli ordinativi, delle esportazioni, dei costi, degli investimenti e dell occupazione Il contesto nazionale e internazionale Da alcuni anni l economia italiana e quella dei principali paesi industrializzati è caratterizzata da una fase di stagnazione. Dopo i segni d inversione del ciclo che si erano affacciati nella primavera scorsa, l economia mondiale è ritornata in una fase di stasi della domanda mondiale. I principali fatti che hanno influito sull andamento del ciclo economico sono stati l attentato dell 11 settembre e le crisi finanziarie dell Argentina e dei mercati azionari mondiali. Quest ultima è stata alimentata dagli scandali finanziari che hanno interessato importanti società degli Stati Uniti. Infine, ha inciso sulla mancata crescita l avvio del conflitto in Iraq. A seguito di questi eventi, il 2002 è stato per l economia italiana e per quella calabrese un anno di contrazione dell attività economica, rappresentando per l industria italiana l anno più sfavorevole dell ultimo decennio, con una flessione della produzione pari al 2,1% ed un calo del fatturato dell 1,2%. Ancora più accentuata è stata la contrazione dell attività per le imprese vibonesi. I Rapporto sull economia vibonese 139

138 I Rapporto sull economia vibonese Le previsioni sulla prima metà dell anno corrente e i dati più recenti mostrano però segni di ripresa dell attività economica, anche se in misura meno sostenuta di quanto ci si aspetterebbe La congiuntura in Calabria Le indagini campionarie dimostrano che la Calabria nel 2002 ha risentito fortemente della congiuntura nazionale e internazionale, con una contrazione delle principali variabili economiche che ha interessato la totalità dei comparti produttivi regionali. In particolare, il 2002 in Calabria è stato caratterizzato da una contrazione del fatturato in tutti i comparti produttivi, più accentuata nell agricoltura e nei servizi. Saldi relativi al fatturato 2002 e alle stime 2003 nel settore Industriale per le province calabresi (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria,

139 Saldi relativi al fatturato 2002 e alle stime 2003 per le province calabresi nel settore dei Servizi (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, Saldi relativi alla situazione economico-gestionale 2002 e alle stime 2003 per le province calabresi nel settore dell Agricoltura (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, 2003 I Rapporto sull economia vibonese 141

140 I Rapporto sull economia vibonese A riprova della maggiore fragilità dell economia calabrese, si noti come essa subisce in misura più accentuata gli effetti del ciclo rispetto al resto dell economia italiana. La contrazione dell attività economica della regione è dovuta ad una caduta della domanda interna piuttosto che di quella estera. Infatti, le poche esportazioni delle imprese calabresi hanno tenuto anche nel Le imprese calabresi orientate all export non sembrano avere subito particolarmente gli effetti della congiuntura. La Calabria, nel 2002, nonostante i saldi negativi del fatturato in tutti i settori, ha mantenuto saldi positivi sul fatturato esportato. Quest ultimo ha inoltre assunto valori percentuali superiori a quello dell Italia. Il rallentamento dell attività economica che ha caratterizzato il 2002 non ha avuto effetti negativi sull occupazione regionale, che ha anzi segnato un lieve incremento dell occupazione fissa e una sostanziale stabilità dell occupazione atipica. Nel 2002 nemmeno la dinamica degli investimenti ha risentito delle difficoltà congiunturali, evidenziando invece un lieve aumento. La dinamica dei costi mostra un peggioramento: le imprese calabresi hanno avuto nel 2002 un aumento del 5% dei costi di produzione, a cui si aggiunge un aumento del 2% del costo del personale. Pertanto la situazione competitiva delle imprese calabresi nel 2002 registra complessivamente un peggioramento. Ad un aumento dei costi del lavoro e delle materie prime, si aggiunge anche un peggioramento della posizione finanziaria delle imprese calabresi: nel 2002 si è avuto un aumento degli oneri finanziari sul fatturato, dovuto in gran parte ad un aumento degli oneri bancari. Le piccole imprese sono quelle che presentano una situazione di maggiore criticità dal punto di vista finanziario. 142

141 Saldi relativi al fatturato esportato 2002 e alle stime 2003 per le province calabresi nel settore Industriale (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, Le previsioni per il 2003 indicavano una ripresa dell attività economica in Calabria in tutti i settori, ad esclusione di quello agricolo, che continua a mantenere segni negativi, sia pure di dimensioni più ridotte, a causa della siccità dell estate scorsa. In particolare, per il primo semestre del 2003 le risposte evidenziano un saldo positivo degli ordinativi del 14%, della produzione del 16% e del fatturato del 15%. Previsioni particolarmente favorevoli per il 2003 riguardano l export regionale, caratterizzato da un saldo positivo del 35%. L indagine dell Osservatorio banche-imprese relativa al settore industriale calabrese evidenzia, invece, una situazione di sostanziale stabilità del settore industriale calabrese nel primo semestre Analoga tendenza assume l andamento dell occupazione. In particolare, l andamento tendenziale nel 2003 vede la prevalenza delle posizioni di miglioramento per i settori dell edilizia e dell ICT e di sostanziale stabilità per il turismo calabrese. I Rapporto sull economia vibonese 143

142 I Rapporto sull economia vibonese 24.3 La congiuntura nella provincia di Vibo Valentia Nel 2002 questa provincia è stata quella più colpita dalla congiuntura sfavorevole che ha caratterizzato l economia italiana. Le imprese vibonesi operanti nell industria e nei servizi hanno subito la maggiore contrazione del fatturato tra tutte le imprese calabresi. Le grandi difficoltà che hanno affrontato nel 2002 le imprese vibonesi sono evidenziate anche dal fatto che, diversamente dalle altre province calabresi, nel vibonese non c è stata una tenuta delle attività esportative, caratterizzate da un saldo nullo. Analoga tendenza è prevista dagli imprenditori vibonesi per l anno In particolare, nel 2002 c è stata una riduzione del giro d affari per il 40% degli imprenditori dovuta prevalentemente alla flessione della domanda interna. Nello stesso anno, infatti, c è stato un incremento del 20% della parte estera della domanda, che però non è stato sufficiente a determinare un saldo positivo del fatturato esportato. Come dimostrano i grafici seguenti, nel 2002 non è stato però solo il fatturato delle imprese vibonesi a subire una contrazione, ma tutti i principali indicatori congiunturali. 144

143 Andamento dei principali indicatori congiunturali relativi al 2002 nel settore Industriale per la Provincia di Vibo Valentia (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, Andamento dei principali indicatori congiunturali relativi al 2002 nel settore dei servizi per la Provincia di Vibo Valentia (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, I Rapporto sull economia vibonese 145

144 I Rapporto sull economia vibonese Andamento dei principali indicatori congiunturali relativi al 2002 nel settore dell agricoltura per la Provincia di Vibo Valentia (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, Andamento analogo a quello del fatturato hanno avuto la produzione, gli ordinativi e l occupazione delle imprese vibonesi. Nel 2002 l occupazione nella provincia di Vibo Valentia è stata sostanzialmente stabile, con una lieve flessione di quella fissa. Nonostante la congiuntura negativa, nel 2002 le imprese vibonesi hanno continuato ad investire in misura consistente: il 38% delle imprese vibonesi ha infatti dichiarato di aver effettuato investimenti nello stesso anno per l acquisto di nuovi macchinari o la sostituzione di quelli esistenti (85%). Per il restante 15% la motivazione dell investimento è stata l ampliamento o la ristrutturazione dell azienda. 146

145 Investimenti realizzati nel 2002 e da realizzare nel 2003 in Provincia di Vibo Valentia (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, Il 63% delle imprese industriali intervistate ha dichiarato di aver effettuato investimenti con mezzi propri. Inoltre, gran parte di esse ha dichiarato di utilizzare anche le agevolazioni pubbliche per effettuare gli investimenti. La percentuale delle imprese investitrici vibonesi sale al 56% secondo Osservatorio regionale banche-imprese di economia e finanza, risultando la più alta della Calabria. Ciò dimostra che per le imprese vibonesi i fondi pubblici non sono sostitutivi ma complementari per la realizzazione degli investimenti. Se l utilizzo dei fondi propri per effettuare gli investimenti può essere considerato come una propensione al rischio delle imprese, si può affermare che le imprese vibonesi hanno una elevata propensione ad assumersi i rischi derivanti dall attività imprenditoriale. In altri termini, gli imprenditori vibonesi credono molto nell attività che svolgono e sono disposti ad assumere impegni a lungo termine, quali appunto gli investimenti. Come si è detto, l evoluzione del settore industriale vibonese nel 2002 evidenzia i risultati più sfavorevoli della regione. Questa evoluzione appare condizionata prevalentemente dall andamento negativo dell industria alimentare e dell abbigliamento, nonché dalle crescenti difficoltà segnalate sui mercati esteri. I Rapporto sull economia vibonese 147

146 I Rapporto sull economia vibonese Viceversa, il settore delle costruzioni nella provincia di Vibo Valentia, pur evidenziando livelli di espansione meno sostenuti rispetto al 2001, presenta risultati tra i più favorevoli della regione, essendo al secondo posto dopo Reggio Calabria. Anche in questo settore rimane alto il livello degli investimenti (il 40% degli intervistati ha dichiarato di aver effettuato nel 2002 investimenti), anche se in flessione di 24 punti percentuali rispetto al Il comparto turistico vibonese nel 2002 ha invece evidenziato un evoluzione in linea con il debole andamento regionale. Esso ha registrato un aumento dell 1% degli arrivi e del fatturato, ed una invarianza nel numero delle presenze e dei livelli occupazionali. Il settore turistico conferma l elevata propensione agli investimenti delle imprese vibonesi. Infatti, anche in un anno di stagnazione, il 44% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver effettuato investimenti. Come conseguenza, le imprese del settore ritengono di aver migliorato nel 2002 la loro posizione competitiva. I dati previsionali per il 2003 dell economia vibonese indicano un miglioramento degli indicatori in tutti i settori di attività con segni di ripresa sono presenti solo nel settore industriale, mentre permane una fase di stagnazione nei settori agricolo e dei servizi. Infatti, i dati relativi al primo semestre 2003 indicano che, l andamento del fatturato cambia di segno rispetto al 2002 solo nel settore industriale, mentre il saldo continua a rimanere negativo negli altri due settori anche nell anno corrente. Anche le previsioni sugli altri indicatori confermano queste tendenze di fondo dell economia. 148

147 Andamento dei principali indicatori congiunturali relativi alle stime 2003 nel settore Industriale per la Provincia di Vibo Valentia (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, Andamento dei principali indicatori congiunturali relativi alle stime 2003 nel settore dei servizi per la Provincia di Vibo Valentia (in %) Fonte: Osservatorio Economico Regionale della Calabria, I Rapporto sull economia vibonese 149

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