Comunità in PREGHIERA

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1 656 Domenica 19 ottobre 2014 Comunità in PREGHIERA A cura Gruppo OBLATI Monastero S. Giovanni Evangelista Lecce Tempo Ordinario - XXIX Domenica - Anno A (Verde) Nel mondo ma non del mondo Portate questo foglio nelle vostre case! Potrà aiutare a riflettere sulla Parola di Dio proposta dalla liturgia odierna. Introito (Canto dal Graduale) Ego clamavi, quoniam exaudisti me, Deus: inclina aurem tuam, et exaudi verba mea: custodi me, Domine, ut pupillam oculi: sub umbra alarum tuarum protege me. R/ Exaudi Domine iustitiam meam: inténde deprecationem meam. Innalzo a te il mio grido, e tu mi esaudisci, o Dio: tendi a me il tuo orecchio, ascolta le mie parole; custodiscimi come la pupilla degli occhi, proteggimi all ombra delle tue ali. R/ Accogli, Signore, la causa del giusto, sii attento al mio grido. Gloria Gloria in excélsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Laudamus te, / benedicimus te, / adoramus te, / glorificamus te, / gratias agimus tibi propter magnam gloriam tuam, Domine Deus, Rex caelestis, Deus Pater omnipotens. Domine Fili unigenite, Iesu Christe, / Domine Deus, Agnus Dei, Filius Patris, / qui tollis peccata mundi, miserére nobis; / qui tollis peccata mundi suscipe deprecationem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quoniam tu solus Sanctus, / tu solus Dominus, / tu solus Altissimus, Iesu Christe, / cum Sancto Spiritu: in gloria Dei Patris. Amen. Colletta O Padre, a te obbedisce ogni creatura nel misterioso intrecciarsi delle libere volontà degli uomini; fa che nessuno di noi abusi del suo potere, ma ogni autorità serva al bene di tutti, secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio, e l umanità intera riconosca te solo come unico Dio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Prima lettura Dal libro del profeta Isaia (45, 1.4-6) Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: Io l ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi del re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo e d Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c è alcun altro, fuori di me non c è dio; ti renderò pronto all azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall oriente e dall occidente che non c è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non c è n è altri. Parola di Dio. Salmo Responsoriale (95, 1 e 3; 4-5; 7-8; 9-10ac) Rit.: Grande è il Signore e degno di ogni lode. Cantate al Signore un canto nuovo, / cantate al Signore, uomini di tutta la terra. / In mezzo alle genti narrate la sua gloria, / a tutti i popoli dite le sue meraviglie. (Rit.). Grande è il Signore e degno di ogni lode, terribile sopra tutti gli dèi. / Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla, / il Signore invece ha fatto i cieli. (Rit.). Date al Signore, o famiglie dei popoli, / date al Signore gloria e potenza, / date al Signore la gloria del suo nome. / Portate offerte ed entrate nei suoi atri. (Rit.). Prostratevi al Signore nel suo atrio santo. / Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra le genti: Il Signore regna!. / Egli giudica i popoli con rettitudine. (Rit.).

2 Seconda lettura Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai tessalonicési (1, 1-5) Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicèsi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione. Parola di Dio. Alleluja (Canto dal Graduale) Lauda anima mea, Dominum: laudabo Dominum in vita mea: psallam Deo meo, quamdiu ero. Loda il Signore, anima mia: loderò il Signore per tutta la mia vita, finché vivo canterò inni al mio Dio. Vangelo Dal vangelo secondo Matteo (22, 15-21) In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, dì a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?. Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: Questa immagine e l iscrizione, di chi sono?. Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Parola del Signore. Credo Credo in unum Deum, Patrem omnipoténtem, factorem caeli et terrae visibilium omnium et invisibilium. Et in unum Dominum Iesum Christum, Filium Dei unigénitum, et ex Patre natum ante omnia saécula. Deum de Deo, lumen de lumine, Deum verum de Deo vero, génitum, non factum, consubstantialem Patri: per quem omnia facta sunt. Qui propter nos homines et propter nostram salutem descéndit de caelis. Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine, et homo factus est. Crucifixus etiam pro nobis sub Pontio Pilato; passus et sepultus est, et resurréxit tértia die, secundum Scripturas, et ascéndit in caelum, sedet ad déxteram Patris. Et iterum venturus est cum gloria, iudicare vivos et mortuos, cuius regni non erit finis. Et in Spiritum Sanctum, Dominum et vivificantem: qui ex Patre Filioque procedit. Qui cum Patre et Filio simul adoratur et conglorificatur: qui locutus est per prophétas. Et unam, sanctam, catholicam et apostolicam Ecclésiam. Confiteor unum baptisma in remissionem peccatorum. Et expécto resurrectionem mortuorum, et vitam venturi saéculi. Amen. Preghiera dei fedeli Nessun potere di questo mondo, o Dio, può arrogarsi il diritto di sottomettere gli individui ai suoi capricci. Tu ci hai creati liberi e rispetti la nostra libertà anche quando ti rifiutiamo. Ma tu ci inviti anche a collaborare fra noi e ad assumere responsabilmente i diritti e i doveri a cui è tenuto ogni cittadino. Con la franchezza e la confidenza dei figli ti diciamo: Donaci il tuo Spirito di libertà. 1. Sostieni le Chiese perché agiscano a favore di tutti i perseguitati e denuncino la violazione dei diritti fondamentali. E quando rischiano di tacere per connivenza o per paura, siano i profeti ad alzare la voce e a destare le coscienze dei credenti. Preghiamo. 2. Nelle associazioni e nei movimenti di ispirazione cristiana i giovani ricevano una solida educazione civica. Trovino educatori che insegnino loro a conoscere il funzionamento dello Stato in cui vivono e li aiutino a entrare un po alla volta nel dibattito politico e nell organizzazione delle città e dei paesi.. Preghiamo. 3. Nelle scuole gli insegnanti prendano a cuore l educazione umana degli studenti. Favorisci tra loro un

3 accordo etico sui valori che ritengono fondamentali, perché la loro azione non avvenga nella confusione e non provochi sconcerto. Preghiamo. 4. I lavoratori autonomi dichiarino con onestà e precisione il loro reddito, perché non abbia a mancare il necessario alle categorie povere e in difficoltà. Dona saggezza agli amministratori perché il denaro pubblico venga utilizzato con intelligenza. Preghiamo. 5. (spazio per le preghiere spontanee) 6. Nelle famiglie i genitori non cerchino di procurarsi un tenore di vita eccessivo, ma preferiscano educare i figli nella sobrietà e nell essenzialità. Fa che trovino il tempo per dialogare, per aiutare i poveri e per divertirsi. Preghiamo. Signore, tu chiedi ai discepoli di Gesù di essere cittadini onesti e impegnati, che contribuiscono adeguatamente alla vita del loro paese. Tu ci chiedi di non dare per carità, quello che è richiesto dalla giustizia come un diritto. Il tuo Spirito ci renda coraggiosi e forti. Per Cristo nostro Signore. Sulle offerte Donaci, Signore, di accostarci degnamente al tuo altare perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore. Prefazio Sanctus, Sanctus, sanctus Dominus Deus Sabaoth. Pleni sunt caeli et terra gloria tua. Hosanna in excelsis. Benedictus qui venit in nomine Domini. Hosanna in excelsis. Communio (Canto dal Graduale) Domine Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in univérsa terra! O Signore, nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra. Dopo la Comunione O Signore, questa celebrazione eucaristica, che ci ha fatto pregustare le realtà del cielo, ci ottenga i tuoi benefici nella vita presente e ci confermi nella speranza dei beni futuri. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. *** Tematica generale Dio si servì di un capo politico pagano, cioè di Ciro, il fondatore dell impero dei Persiani e dei Medi, quale strumento, anche se non consapevole (I), per la realizzazione del suo piano. Per mezzo di lui attuò uno degli avvenimenti più significativi della storia della salvezza, cioè il ritorno dall esilio del popolo eletto (2Cor 36,22-23). Fu in ordine a questo programma che dispose il trionfo di Ciro. Fu lui, Dio, che disarmò i suoi nemici e gli aprì le porte (I). E un fatto questo che ci aiuta a interpretare tutta la storia alla luce di Dio, cioè in chiave rivelata. Ci aiuta così a fare una teologia della storia. Dio è il sovrano onnipotente e universale che muove re, popoli e nazioni secondo i suoi fini. E questa la dottrina chiara che balza anche dal salmo responsoriale. In questo quadro di re e di popoli finalizzati al disegno di Dio, Gesù afferma chiaramente la funzione delle istituzioni politiche. Egli, riconoscendo la loro strumentalità in ordine al Regno di Dio, vuole che i suoi seguaci abbiano un atteggiamento di ossequio e di lealtà verso il potere civile, e ordina che se ne osservino le leggi, sempre che siano giuste e che non falliscano la mira del bene generale e ultimo a cui tutto deve convergere. Da queste premesse non è arbitrario dedurre che le istituzioni politiche, se orientate saggiamente al vero bene dei cittadini, rfanno parte dei benefici temporali, loro concessi da Dio. Quanto si è detto sopra non contraddice alla giusta autonomia della storia. L uomo è stato investito da Dio del dominio del mondo e quindi del mandato di forgiare la storia. Ma ciò non significa che l uomo e la storia, che egli tesse, debbano ritenersi svincolati dal piano divino e dalla sua grande regia. Dio non si disinteressa del mondo e della storia. Sia pure attraverso l uomo e mediante i grandi sussidi naturali e soprannaturali che gli ha fornito, resta sempre lui il supremo reggitore delle vicende umane. La verità sta in quella concezione che armonizza il dominio universale di Dio con la libertà umana. Nella seconda lettura san Paolo ringrazia Dio per la vita cristiana che trova fiorente nella chiesa di Tessalonica. Attribuisce tutto ciò a una grazia divina. Da lui vengono i tre grandi beni che contraddistinguono quella comunità, cioè la fede impegnata, la carità operosa, la speranza costante. San Paolo sottolinea che l essere cristiano risponde a un elezione libera di Dio. Afferma inoltre che la predicazione esterna dell apostolo non è l unica causa della conversione. Ciò che fa l apostolo è l annuncio esterno della parola, ma vi sono anche gli altri doni di Dio, non meno necessari per la fede e la salvezza. L intervento di Dio è la potenza che si manifesta anche con i miracoli e consiste soprattutto nell effusione dello Spirito Santo, che è l annuncio interiore, quel-

4 lo che provoca la convinzione della mente e la risposta della volontà. Senza questo beneficio di illuminazione spirituale la parola esterna rimane sterile e non porta alla fede e alla salvezza. San Paolo nella sua lettera descrive la comunità dei Tessalonicesi come una autentica chiesa di nome e di fatto. E la chiesa locale, concretizzazione della Chiesa universale (LG 13,26). Essa è convocata per iniziativa divina, per elezione. E dono della grazia e della potenza di Dio. E impostata sulla fede al vangelo, sulla speranza, sulla pace di Cristo, sulla preghiera; ma è anche corredata di vincoli esterni. E legata al ministero della parola e della direzione dell apostolo, mandato da Cristo e quindi alla sacra potestà da lui stabilita. Professa esternamente la fede e si dedica alle opere ispirate dalla carità. Attualizzazione eucaristica Quando dunque nell orazione dopo la comunione noi diciamo: Signore, questa celebrazione eucaristica ci ottenga i tuoi benefici della vita presente non c è motivo per non far entrare nell ambito di questa domanda anche un governo civile saggio, illuminato, tendente a promuovere con onestà e sincerità tutti i valori dell uomo e della convivenza: la libertà, la pace, la giustizia, il legittimo benessere, lo sviluppo morale, sociale e culturale, ecc. Se nell assemblea liturgica ci sentiamo principalmente membri della comunità ecclesiale, proprio in ordine alle sue finalità specifiche, dobbiamo desiderare anche di appartenere ad organismi politici che tutelino il vero bene di tutti, in uno spirito di concordia e di civismo, e nel rispetto delle insopprimibili aspirazioni dell uomo. Quindi l Eucaristia, che è vincolo di unità e di pace, deve ispirarci propositi e preghiere per una stretta collaborazione di tutte le forze vive della nazione al bene comune. L Eucaristia è il cuore e il centro della vita del popolo di Dio e per questo (EM 3,6) possiede una forza di estensione della sua efficacia oltre i limiti della celebrazione liturgica. Perciò, se ci si adegua attivamente al suo significato autentico, la sua luce di orientamento, la sua irradiazione sublimante e la sua forza di purificazione si allargheranno in qualche modo anche alle strutture politiche e sociali, alla cerchia culturale e a ogni settore dell opera umana. Chiesa e Stato Tutta la storia è caratterizzata da una tensione continua fra il regno di questo mondo e il Regno di Dio, come nell uomo fra le cose temporali e celesti. La Chiesa ha aperto un era nuova con l attuazione del Regno di Dio, ma non è stata in grado di eliminare tutte le eventuali possibilità di attrito. Queste di fatto spesso sono aumentate. Il primo grande urto avvenne nell impero romano. Conseguenza ne furono le molte persecuzioni e i molti martiri. Quella frizione si ripeté quando il cristianesimo entrò fra le popolazioni germaniche pagane o ariane e poi nell impero persiano, islamico e in secoli a noi più vicini in quello giapponese e cinese. Gravissime poi le lotte nei regimi comunisti, a causa delle ideologie del tutto opposte. Ma quanti contrasti anche nelle nazioni di esplicita professione cristiana! La causa venne, alle volte, anche da parte degli uomini di Chiesa, ma spesso fu il misconoscimento altrui della visione divina di cui quest ultima è investita ed anche delle sue prerogative irrinunciabili. L invadenza e l ostruzionismo del potere politico, che si presentò via via sotto i nomi di cesaropapismo, regalismo, gallicanesimo, giuseppinismo, liberalismo, socialisno, ecc. procurarono molte umiliazioni alla Chiesa. Il medioevo con la sua impostazione feudale portava spesso alla confusione delle due sfere ecclesiastica e civile e ciò generava gravi disagi nella società politica e religiosa, anche se dall altra parte non era senza notevoli vantaggi ad ambedue le parti. Poi lo sforzo della Chiesa di liberarsi dalla pesante tutela dell impero, che pure era un istituzione politico-religiosa, fu all origine di disastrose competizioni, conosciute col nome di lotte tra Sacerdozio e Impero. L illuminismo, il liberalismo, gli stati totalitari e le nuove democrazie diedero frequentissimamente luogo a scontri, risolti per fortuna, quando fu possibile, con dei concordati. Questo cenno storico, che taluno giudicherà inutile divagazione, è invece grandemente necessario perché aiuta a capire l importanza e il significato del tema offerto dalla liturgia di questo giorno. Il cristiano vive nella Chiesa e nello stato. Deve perciò sapere quali sono i suoi doveri verso l una e l altro. La prima lettura ci indica in Ciro il capo politico del grande impero persiano, lo strumento di cui Dio si servì per il suo piano di liberazione degli Ebrei, avvenuta nel 538 a. C. Nella liturgia di oggi il fatto assurge a principio generale. L autorità politica legittima non è del tutto avulsa dalla realtà religiosa, ma va considerata quale mezzo voluto da Dio per i suoi piani di salvezza. Il vangelo conferma la legittimità e necessità delle istituzioni statali e quindi anche l obbligo del cristiano e di ogni cittadino di rendere ad esse omaggio e di ubbidire alle loro leggi, naturalmente purché siano giuste e non contrarie ai principi religiosi e morali e al bene comune. In conclusione, se è falsa la dottrina dello stato laico, che ignora la Chiesa, quale presenza ed espressione più diretta e completa di Dio e della sua volontà, sarebbe pure falso l atteggiamento di una comunità ecclesiale che mancasse di lealismo nei confronti del potere politico legittimo. Solo la mutua considerazione che il vicendevole rispetto dei due poteri e la condotta coerente dei membri delle due società, religiosa e politica, può evitare il ripetersi di lacrimevoli dissidi e assicurare uno stabile assetto di giustizia e di pace. Armonia dei due poteri Ognuna delle due istituzioni, civile e religiosa, ha in ultima analisi un unica origine divina, sia pure in mediazioni e gradi differenti, un unico criterio supremo di azione, che è la legge di Dio, e un unica missione, anche se svolta in campi e modalità diverse. Ambedue devono contribuire all avvento del Regno di Dio. Consapevoli di questa particolare unità nella debita distinzione, la Chiesa e lo Stato, pure procedendo sempre senza ingerenze e interferenze mutue, non devono operare separati, ignorandosi o, peggio, cercando di sopraffarsi a vicenda. Devono invece vivere in armonia e col-

5 laborare al bene dell uomo. E da rigettarsi ogni falsa assoluta autonomia anche se qualcuno la propugna. Nei casi non ipotetici di prescrizioni contrastanti la coscienza, il cristiano deve vagliare qual è la parte che rimane nella linea fissata dalla legge naturale ed evangelica e quella che si allontana da essa e tirare coraggiosamente da ciò le conseguenze. La sua fede però gli dice che la dottrina universale della Chiesa non può mai tradire il messaggio di Cristo. La storia, del resto, dimostra che piuttosto raramente alcuni uomini di Chiesa hanno passato i confini fissati dal vangelo o riconosciuti universalmente dal diritto pubblico di una data epoca, mentre assai più spesso fu lo Stato che, abusando della sua forza e potenza materiale, ha violato la legge divina e concultato i diritti e le prerogative dell altra parte. Per evitare ogni dissidio alcuni vorrebbero spogliare la Chiesa di tutto ciò che è istituzione e struttura. Ma questo sarebbe un attentato alla volontà stessa del fondatore. Il grande problema si risolve non sovvertendo gli ordinamenti divini, ma rimanendovi responsabilmente fedeli. Per quanto riguarda i singoli, se è vero che ogni cristiano, pur essendo figlio della Chiesa e cittadino del regno di questo mondo, non è in grado di imprimere la giusta rotta da seguire ai grandi organismi, resta tuttavia che qualora tutti fossero formati alla giusta dottrina e alla retta coscienza civica, potrebbero contribuire nei vari livelli, in cui si trovano, a un fecondo regime di concordia. La dottrina della Chiesa sul potere civile Gesù dichiarò doverosa l ubbidienza al potere civile legittimo. Volle che i sudditi pagassero i tributi, ciò che significa riconoscimento e ossequio alle leggi (III). San Paolo riflette il medesimo principio: Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all autorità, si oppone all ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna... E necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza (Rm 13,1-6; cfr. Ef 6,6; Col 3,22; Tt 3,1). Lo stesso Apostolo poi vuole che i cristiani non si dimentichino di pregare per chi detiene il legittimo potere civile, ciò che la Chiesa fa anche nelle preghiere dei fedeli (1Tm 2,2). San Pietro ammoniva: State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi inviati... Temete Dio, onorate il re (1Pt 2,13-17). Natura e fondamento della comunità politica Le singole famiglie e gli individui non possono conseguire il livello massimo di sviluppo a cui devono tendere, rimanendo isolati. Perciò la natura stessa e l ordinamento di Dio li porta a riunirsi in comunità politica guidata da un autorità che promuova il bene comune. Di qui l obbligo di coscienza dei cittadini di attenersi ai doveri di questa consociazione. Essi però hanno sempre la facoltà di difendere i diritti loro e dei concittadini fondati sulla legge naturale o evangelica quando fossero violati. I cittadini devono sentire il dovere di cooperare attivamente alla vita politica (cfr. GS 73-76). E evidente che la comunità politica e l autorità pubblica hanno il loro fondamento nella natura umana e perciò appartengono all ordine prestabilito da Dio, anche se la determinazione dei regimi politici e la designazione dei governanti sono lasciate alla libera decisione dei cittadini (Gs 74). La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l opera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità... Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria vocazione nella comunità politica... Devono ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni personali e rispettare i cittadini, che anche in gruppo, difendono in maniera onesta il loro punto di vista. I partiti devono promuovere ciò che, a loro parere, è richiesto dal bene comune; mai però è lecito anteporre il proprio interesse al bene comune (GS 75). * * * * L interpretazione dei testi biblici delle letture e le riflessioni, riportate su questo sussidio, sono state curate dal liturgista sac. Vincenzo Raffa (ved. Liturgia festiva, pagg.517ss.). *** PER LA LETTURA SPIRITUALE QUANDO DIO MI HA RIVOLTO LA SUA PAROLA ESSA HA FATTO DI ME UNO STRANIERO SU QUESTA TERRA Io sono un ospite nel paese (Sal 119,9a). Quando, per la prima volta, Dio mi ha rivolto la sua parola, essa ha fatto di me uno straniero su questa terra. Essa mi ha posto nella lunga discendenza dei padri della fede, che abitavano come stranieri la terra promessa (cf. Eb 11,9). Io sono un ospite nel paese. Confesso così che io non posso restare quaggiù, che il tempo del mio rimanervi è strettamente limitato. Non ho nemmeno il diritto di avere qui proprietà o dimora. Tutto il bene che mi viene, devo riceverlo con riconoscenza; ma è necessario anche che io soffra ingiustizia e violenza, senza che nessuno intervenga in mio favore. Non posso appoggiarmi saldamente né sugli uomini, né sulle cose. Come ospite, sono sottomesso alle leggi del luogo in cui risiedo. La terra che mi nutre vanta diritti sul mio lavoro e sulla mia forza. Non mi è concesso disprezzare il paese in cui vivo. Gli devo fedeltà e gratitudine. Non ho il diritto di sfuggire alla mia sorte che consiste nell essere un ospite e uno straniero; non ho il diritto di dimenticare, sperperando in sogni la mia vita terrestre e pensando al cielo, perché Dio mi chiama a essere in questa situazione. Esiste una nostalgia molto empia di un altra patria ed è certo che a questa nostalgia non risponderà nessun rim-

6 patrio. Io devo essere un ospite con tutto ciò che questo comporta. Non devo fermare il mio cuore e restare indifferente al compito affidatomi, ai mali e alle gioie della terra; devo attendere pazientemente che si realizzi la promessa di Dio, ma attenderla veramente e non lasciare che desideri e sogni rapiscano prematuramente la sua realizzazione. In questo versetto non è detto nulla della patria in se stessa. So che non può essere questa terra, e so tuttavia che la terra appartiene a Dio, e che già quaggiù io non sono semplicemente un ospite della terra, ma il pellegrino che cerca Dio e il suo collaboratore (Sal 39,13). Ma poiché sulla terra io sono nient altro che ospite, poiché Dio stesso mi ha voluto così fragile e piccolo, egli mi ha dato la sua parola, come unica solida garanzia del fine che devo raggiungere. Egli non mi toglierà questa unica certezza. Mi conserverà la sua parola; in essa mi farà sentire la sua forza. Se la parola della mia patria non mi viene meno, nel paese straniero posso trovare la mia strada, nell ingiustizia il mio diritto, nell incertezza la mia saldezza, nel lavoro la mia forza, nella sofferenza la pazienza. Dietrich Bonhoeffer, Si je n ai pas l amour, Genève 1972, pp. 69 *** ESEMPI LUMINOSI DELLA GRANDE FAMIGLIA BENEDETTINA San Bertoldo di Parma, Oblato Regolare, la cui Memoria ricorre il 21 ottobre Il Santo - non unico di questo nome nei calendari - visse a Parma, e morì nel Non ebbe nulla in comune con il goffo contadino pavese, arguto e astuto, narrato da Giulio Cesare Croce nel famoso libro di Bertoldo. Il Santo invece discendeva da una famiglia straniera: inglese il padre, Abbondio, brèttone la madre, Berta. Erano giunti in Italia, poverissimi artigiani, fuggendo l invasione normanna dell Inghilterra, e in un primo tempo si stabilirono a Milano, dove Abbondio esercitò il mestiere del calzolaio, ma con poca o punta fortuna. Passarono allora di là dal Po, fissandosi a Parma, dove nacque, verso il 1072, il loro unico figlio, Bertoldo. A sette anni, il ragazzo lavorava già nella bottega paterna, aiutando nello stentato mestiere. Ma a dodici, Bertoldo abbandonò lesina e trincetto, per servire il Signore con pari zelo e immutata umiltà. Dovette vincere la resistenza dei genitori, del padre soprattutto, che forse nutriva per quell unico figlio l ambizione di tutto quanto era stato a lui negato dalla vita. Ma la vocazione di Bertoldo, pur nella sua semplicità, fu più forte delle ambizioni paterne, e il ragazzo potè così cambiare la bottega del calzolaio per la chiesa parmense di Sant Alessandro, presso la quale esisteva un monastero di monache Benedettine. Nella storia degli Ordini religiosi, Bertoldo è considerato così un precursore di quei conversi, o fratelli laici, detti Oblati Regolari, che divennero più tardi comuni - e ancora lo sono - presso le abbazie e i monasteri benedettini. Le sue mansioni, nella chiesa di Sant Alessandro, furono quelle di un sagrestano; un sagrestano che faceva parte della comunità, e ne viveva la Regola con puntualissimo zelo. Viveva alla base del campanile, ed era desto prima dell alba, per pregare davanti all altare, dopo aver tutto preparato per le prime Messe. Indossava un cilicio, e ogni venerdì si flagellava. Sempre obbediente, umile e sereno, le monache lo additavano addirittura come modello alle giovani novizie. Con il permesso del Superiore, fu pellegrino a Roma e poi in Francia, dove visitò l ospedale di Sant Antonio Abate, lasciandosi dietro il ricordo di prodigiose guarigioni. E umili, toccanti miracoli gli vennero attribuiti anche dopo il ritorno a Parma, dove morì ancora giovane, mentre pregava, salutato da un insistente stormo di campane. * * *

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