Si parla di noi. Festival Cinematografici

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1 23 Novembre 2012

2 INDICE RASSEGNA STAMPA 23 Novembre 2012 Si parla di noi Nazione Firenze 23/11/2013 p. 31 Film scandalo al «River to River» 1 Repubblica Firenze 23/11/2013 p. XIV RIVER TO RIVER 2 Tirreno 23/11/2013 p. 23 A River to River c'è Shabana: «Combatto per le donne Gabriele Rizza 3 indiane» Io Donna 01/11/2013 p. 196 RIVER TO RIVER 4 Festival Cinematografici D - La Repubblica Delle Donne 23/11/2013 p. 88 Un'india nuova 5 Indice Rassegna Stampa Pagina I

3 'Cinema Odeon ',stasera di scena sta pellicola Fi re Film scandalo al «River to River» Sarà pire di Deepa Mehta, pellicola scandalo sulla storia d'amore tra due donne, ad aprire stasera alle 21 at cinema Odeon, la prima retrospettiva sulla star indiana Shabana Azmi. Si parla di noi Pagina 1

4 RIVER TO RIVER La storia inedita dei jazz indiano dagli anni '20 ai '70 nel ritratto di Carlton Kitto in "Finding Carlton - uncovery the story of Jazz in India", opera prima di Susheel Kurien che sarà presente in sala (ore 16), mentre in prima serata River to river propone "Fire" di Deepa Mehta, interpretato dall'attrice e attivista Shabana Azmi (ore 21) a cui è dedicata la retrospettiva. Cinema Odeon, piazza Strozzi, proiezioni dalle 14.30, 5 euro Si parla di noi Pagina 2

5 A - 'ver to River c'è S ab a: «Combatto per le donne indiane» L'attrice indiana ShabanaAzmi FIRENZE Elegante e impeccabile nel suo rilucente sari rosso, Shaban aazmi è la madrina del "River to River", il festival dedicato al cinema indiano che ieri ha aperto i battenti all'odeon. Una icona in patria, fra cinema, teatro, televisione, Shabana lo è anche a livello globale per il suo impegno a favore dei diritti delle donne e delle minoranze, in veste di ambasciatrice della Nazioni Unite e come presidente di ActionAid India, Ong che si batte per sconfiggere la povertà e la discriminazione. Una scelta di classe e di cuore, in un paese di estreme e forse insanabili contraddizioni: «Sono nata e cresciuta in un contesto privilegiato. I miei genitori erano famosi, poeta lui, attrice lei, credevano che l'arte dovesse essere utilizzata come mezzo di cambiamento sociale. Mio padre faceva parte del partìlo comunista e fino a nove anni ho vissuto in una comune, un contesto chiuso dove i diritti delle donne erano rispettati. Poi crescendo mi sono resa conto che quello che io davo per scontato non lo era affatto. Fuori c'era un altro mondo. A quel punto per me è stato naturale utilizzare il mio lavoro e il mio ruolo pubblico come portavoce dei diritti delle donne». Firenze è legata a un ricordo personale («l'ultima volta che sono venuta mi ero appena sposata, mio marito però non era con me, avevo il cuore spezzato») e rappresenta una vetrina importante. Ma non basta il cinema a cambiare le cose. «L'India vive una spaventosa contraddizione. Abbiamo manager, politici, primi ministri e addirittura un presidente donna eppure continuano a esserci discriminazioni e violenze, le spose bambine, gli stupri, i matrimoni forzati, per non dire del felicidio. Nessuna nazione può progredire se prima non realizza una vera uguaglianza tra i sessi. Il mercato globale sta producendo grandi ricchezze che però non sono reinvestite a favore delle classi più deboli. Mentre la corruzione dilaga e i politici usano il sistema delle caste per dividere Ie persone». Gabriele Rizza Si parla di noi Pagina 3

6 er cine RIVER TO RIVER Firenze, Cinema Odeon, fino a128 novembre L'unico festival in Italia di cinema e cultura indiana. Ospite, la star e attivista per i diritti civili Shabana Azmi (nella foto), cui è dedicataunaretrospettiva (inprogramma,fire di Deepa Mehta e La città della gioia di Roland Joffé). Il 25, focus sui diritti delle donne. Dal 29 novembre ali dicembre, la manifestazione si sposta a Roma. Info: rivertoriver.it Si parla di noi Pagina 4

7 Shabana Azmi e una scena dei Fondamentalista riluttante. UN'INDIA NUOVA Shabana Azmi, volto bello e intelligente di Bollywood, parla delle sue battaglie. Sul set e nella società di Marilena Malinverni la "Vanessa Redgrave indiana" per il suo impegno artistico e sociale. Shabana Azmi restituisce senso all'abusato termine icona: è un'attrice di successo (oltre 120 film), ma raffinata, premiatissima, lontana dagli stereotipi di Bollywood. E stata la prima in India a interpretare nel '96 una lesbica (in Fire di Deepa Metha), poi è stata la madre del protagonista di Il fondamentalista riluttante di Mira Nair. Shabana la socialite, sui red carpet e alle sfilate usa il suo ruolo per denunciare integralismi, femminicidi e sostenere l'emancipazione della donna. Quest'anno è la madrina del River to River Indian Film Festival (a Firenze fino al 28/11, rivertoriver.it), che le dedica una retrospettiva. «L'India ha avuto una primo ministro, una presidente, oggi molte donne rivestono ruoli importanti, eppure femminicidi e violenze sono un'emergenza. Il mio Paese vive tante epoche allo stesso tempo e in più le contraddizioni di una società multietnica, multiculturale, multiconfessionale. Inoltre resiste una mentalità patriarcale per cui la donna è insieme divinità e proprietà, la preferenza per il figlio maschio porta alfeticidio femminile e le giovani spose sono uccise per questioni di dote. Le donne devono lottare per pari opportunità e tolleranza zero sugli abusi». Però l'immagine che rimanda Bollywood è spesso contraddittoria. «Ci sono ancora stereotipi sociali (la buona madre, la moglie devota...) e alcune canzoni propongono la donna-oggetto. Ma molto sta cambiando: le attrici scelgono con più consapevolezza i ruoli, e io ho ottenuto la collaborazione dell'industria cinematografica alla campagna #powerof49 contro la società maschilista. Oggi in India siamo il 49% della popolazione: il progresso non si misura solo dal Pil, ma anche dall'empowerment di questo 49%. La mia fondazione a Mijwan, nel suo piccolo, garantisce la formazione a tutti i giovani del villaggio. C'è una scuola di sartoria e ricamo, lo stilista Manish Malhotra crea disegni speciali per i ricami delle ragazze, e le più grandi star sfilano nel nostro fashion show benefico. Ne sono convinta: la cultura e le arti saranno potenti strumenti di cambiamento sociale». BOLOGNA LEZIONI ANTI V`OLENZA È il primo corso universitario che analizza radici storiche e sociali della violenza contro le donne. L'ha istituito l'università di Bologna, all'interno del corso di Filosofia: trenta ore per sei crediti formativi, da utilizzare per arrivare alla laurea di primo livello. Le lezioni inizieranno a febbraio, ma il corso viene presentato lunedì 25 novembre per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. «Non possiamo lasciare che di questi episodi parlino solo i media, e puntando sul lato spettacolare», dice Annarita Angelini, coordinatrice del corso di Filosofia. «Non è solo un dramma sociale, ma la punta emergente di una cultura assai radicata, da contrastare sul piano della formazione culturale». L'obiettivo di varare il corso è stato raggiunto superando qualche difficoltà economica, grazie all'intervento di un privato. Il coordinamento del corso è affidato a Valeria Babini, storica della psicologia, che dialogherà con una serie di relatori. Alle lezioni si alterneranno visioni di film degli ultimi 50 anni sul ruolo della donna nella società. La dimensione storica è fondamentale: stimola la memoria di ciò che è stato e la consapevolezza dei diritti acquisiti. Letizia Gabaglio Festival Cinematografici Pagina 5