Aprire il cuore all amore. Praticare la mettá

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1 Aprire il cuore all amore. Praticare la mettá PATRICIA FELDMAN GENOUD Discorso tenuto in un ritiro a Roma nel febbraio C è una particolare qualità che sorge nella mente vuota: la manifestazione dell amore. Quando al Buddha venne chiesto: Non è forse l amore una parte integrante del sentiero?, egli rispose: Non è una parte, è l intero sentiero. Questa è proprio la qualità della quale abbiamo bisogno, l amore che può irradiarsi in qualsiasi circostanza. Qualunque sia la sfida che dobbiamo affrontare, con l augurio che non sia una sfida troppo difficile, abbiamo una protezione, l amore. Oggi vorrei parlare di come aprire il cuore all amore. In questi tempi di insicurezza mi sembra sempre più importante coltivare quotidianamente la pratica della gentilezza e della compassione, in modo da introdurre il sentimento di mettá, il sentimento di gentilezza nella nostra pratica di vipassaná, ma anche per svilupparlo più ampiamente quando pratichiamo mettá da sola. Alcune persone hanno la fortuna di irradiare sentimenti di gentilezza, di compassione in modo molto naturale, penso a persone come Ghandi o Madre Teresa. Oggi il Dalai Lama è una figura molto significativa per noi da questo punto di vista, è l incarnazione della gentilezza amorevole e se uno ha la fortuna di trovarsi in sua presenza, sente chiaramente questa qualità promanare da lui. Anche se intorno ci sono migliaia di persone, la sua presenza nella stanza è l unica, sembra che lui sia lì per te. Anche persone normali, amici ad esempio, hanno la capacità di esprimere questo tipo di amore che, spesso, è accompagnato dalla saggezza. Questo tipo di amore non può essere 27

2 PATRICIA FELDMAN GENOUD: PRATICARE LA METTÁ 28 separato dalla saggezza. Si dice che la vipassaná e la mettá sono come le due ali di un uccello e, come un uccello non può volare con un ala sola, così noi non possiamo volare nel Dharma con una sola delle due qualità. Spesso l amore scaturisce da uno spazio di grande profondità quando si affronta la sofferenza. Nel 1984 ebbi la fortuna di andare con mio marito a Dharamsala, dove risiedeva il Dalai Lama, ed avemmo un incontro privato con lui. A quei tempi era molto facile riuscire a incontrarlo privatamente, ma noi allora non ci rendevamo conto di quanto fosse prezioso quel momento. In quegli anni mio marito faceva la guida per alcune persone in Tibet e volevamo sapere dal Dalai Lama se era opportuno fare la guida in Tibet in quel momento, data la situazione politica che c era. Il Dalai Lama condivise i suoi sentimenti con noi nel modo più semplice: aveva le lacrime agli occhi mentre parlava della situazione che lui, e soprattutto i tibetani, stavano vivendo. E tuttavia queste lacrime trovavano uno spazio d amore ad accoglierle, un amore che nasceva dalla sofferenza. Grazie alla totalità del suo essere la sua interconnessione con ogni essere è speciale e, dunque, la sua risposta fu: Non puoi espellere nessuno dal tuo cuore, quali che siano le circostanze, e aggiunse: Dovete andare, i tibetani debbono incontrare gli stranieri, non è separandoci che possiamo incontrarci l un l altro. Questo è il tipo di interconnessione che possiamo sviluppare. L incontro con il Dalai Lama fu fonte di grande ispirazione, ma molto più delle sue parole, lo fu la qualità della sua presenza. Sembrava che l amore che lo circondava fosse la sua più grande protezione. E, infatti, il Buddha ha detto: La gentilezza amorevole è la più grande protezione in tutto il mondo. Credo che ognuno di noi possa percepire questo quando riesce a stare nel momento presente con amore. La mettá è un vero rifugio. È un rifugio quando c è dolore, quando c è la malattia, la vecchiaia, e anche al momento del morire. Alcune persone hanno una tendenza naturale all a-

3 more, all accettazione, all apertura, per altre è molto più difficile: hanno paura della sola idea di aprirsi al dolore, pensano che sia qualcosa di irraggiungibile. All inizio della mia pratica avevo molta difficoltà nell aprirmi al dolore. Uno dei miei insegnanti mi suggerì di praticare mettá, ma io avevo molte resistenze e mi tenevo stretta il dolore, anziché rendermi conto che potevo toccare uno spazio dentro di me che avrebbe potuto contenere, sorreggere l amore. Invece di avere come rifugio l amore avevo come rifugio il dolore. Quando abbiamo il dolore come rifugio è impossibile arrendersi, non c è modo di accettare e lasciar andare, quindi risposi al mio insegnante: No, non voglio fare pratica di mettá. Lui, che era un insegnante molto saggio e intelligente, disse: Non ti preoccupare, non ti chiedo di fare pratica di mettá, semplicemente sostieni il tuo cuore come se fosse un bambino piccolo, sostieni la tua sofferenza come se fosse un neonato. E io risposi: Forse questo lo posso fare. Ed era ovviamente una forma di mettá, perché mi ero messa in relazione con me stessa con gentilezza. Molti di noi all inizio vedono la pratica della gentilezza amorevole come qualcosa di artificioso, di fabbricato persino. Ripetiamo le frasi e ci sembrano innaturali, la mente pensa che tutto ciò ci conduca a un amore finto mentre in realtà è tutto l opposto. Ma ci vuole pratica e la pratica comincia quando cominciamo a prenderci cura del cuore ferito. È stato detto che la natura della mostra mente è pura, radiante come la luce del sole. La qualità di questo amore è molto dolce, si dice che sia un bellissimo stato della mente, una qualità che in nessun modo può essere associata a cose insalubri; l avversione non può coesistere con questo tipo di amore. La parola páli mettá ha molti significati: uno dei tanti che è stato scelto è gentilezza amorevole ma ce n è un altro che mi piace molto ed è Il buon amico. Perché davvero ha a che fare con l essere amici, con una vera generosità 29

4 PATRICIA FELDMAN GENOUD: PRATICARE LA METTÁ 30 del cuore, con una bontà fondamentale che si rivela naturalmente ogni qualvolta ci mettiamo in contatto con un luogo molto profondo all interno di noi stessi. È come una pioggia leggera che ci rinfresca dopo una giornata di sole cocente. La vera mettá quando è presente è estremamente serena, tranquilla, calma. È un vero sollievo del cuore, perché rilassa il cuore, lascia andare. Non c è alcun giudizio in quel momento. Penso che tutti conosciamo quei momenti di pura presenza, quando ogni cosa è perfetta così com è, un momento di pura semplicità: gioire per un bel tramonto, o gustare una tazza di tè con un amico, niente più di questo. Perdiamo questa qualità della presenza quando ci aspettiamo di più, un momento di beatitudine o qualcosa di stravagante. La vera mettá non è uno stato di eccitazione, di gioia estrema, di entusiasmo, di passione. Nei momenti di grande passione, infatti, non c è molta pace. Il desiderio e l attaccamento sono molto prossimi alla mettá e all amore, ed è molto difficile distinguere i due stati, anche se sono completamente differenti. L attaccamento porta maggiore sofferenza, maggior dolore, di solito fa male a noi e agli altri, mentre l amore porta armonia dentro di noi e nel mondo. Una mente piena di pace ha immense virtù. Il Buddha parlò così del valore della pratica di gentilezza amorevole: Se anche una sola volta una persona mostra gentilezza con mente pura per gli esseri viventi, ebbene basta quel solo momento di gentilezza per guarire. Avendo pietà nel suo cuore per tutte le creature, la persona nobile sviluppa una bontà senza confini. Quale potente effetto per un solo momento di gentilezza! Si tratta solo di riconoscere quel momento di gentilezza, ma quante volte riusciamo a riconoscerlo e quante altre volte invece ci sfugge? È molto importante riconoscerli quei momenti, soprattutto quando si manifestano dentro di noi. Permettere alle nostre buone intenzioni di manifestarsi nella pratica, in modo che noi possiamo sostenere questa azione e rafforzare le nostre motivazioni; dedicare la pratica a tutti

5 gli esseri, cominciare la seduta ricordando che non sto praticando solo per me ma anche per tutti gli esseri e dedicare la fine della seduta. Questa è la pratica di gentilezza amorevole. Includere tutti gli esseri nella nostra pratica è davvero un modo molto potente di connetterci quando incontriamo altre persone. Lo scorso autunno ho fatto per sei settimane pratica di mettá. Avevo un tale desiderio di fare queste sei settimane di mettá, avevo aspettato un anno per poterle fare, speravo davvero tanto in questo periodo, avevo una profonda motivazione a praticare. Ma sfortunatamente tutto si è trasformato nell idea ossessiva di fare il meglio, un modo molto sottile di sforzarmi per sentire il sentimento dell amore, di mettá. Mi ero talmente avvitata su me stessa che alla fine ero praticamente esaurita. Avevo la sensazione che la mente, la testa fossero una cosa per conquistare il cuore e quando sono andata al colloquio e ho spiegato quello che stava succedendo l insegnante molto semplicemente mi ha detto: Perché non ti godi la tua pratica? Nella pratica di mettá soprattutto dovresti gioire. Sono rimasta di sasso, come colpita da un fulmine. Ero così lontana dal godermi la pratica, mi stavo talmente sforzando di ottenere quel sentimento che mi avvitavo su me stessa e questo mi impediva di provare qualsiasi sentimento. Quando ho capito che avevo perso due o tre giorni, come potrebbe capitare a chiunque di noi, ho avuto un paio di sedute in preda al dubbio, al giudizio su me stessa, insomma la mia mente era sempre più infelice, finché finalmente c è stato un attimo in cui sono riuscita a lasciar andare, sono stata in grado di connettermi con quel che c era, e ho capito quanto possiamo imparare dai nostri errori. Persino gli errori sono un grande dono, questo significa percorrere il sentiero: se non facciamo errori non impariamo nulla e non siamo in grado di accettare noi stessi e gli errori degli altri. Solo che abbiamo bisogno di essere pazienti, molto pazienti, una pazienza che sia morbida, rilassata. È questo il modo 31

6 PATRICIA FELDMAN GENOUD: PRATICARE LA METTÁ 32 per capire con saggezza e amore che si può lavorare con tutto, che un autentica accettazione permette il cambiamento, la percezione dell impermanenza. È necessario, però, fare una distinzione tra desiderio o attaccamento e amore. Come ho detto prima l attaccamento è il nemico prossimo dell amore. Per la maggior parte del tempo non cogliamo la differenza perché non c è connessione, non c è semplicità, non siamo capaci di sperimentare davvero il momento presente. Siamo già attaccati a qualcosa e pensiamo che un altra cosa ancora ci potrà appagare. Il problema è che questi due stati mentali appaiono come se fossero la stessa cosa, anche se nella realtà sono esattamente l opposto. La mettá è il puro offrire, la pura generosità del cuore, il semplice augurio Sii felice. Il desiderio o attaccamento offre, ma vuole qualcosa in cambio. Il movimento iniziale, l offerta, è lo stesso ma nell attaccamento c è l attesa di un ritorno, e questo fa un enorme differenza. Guardate la mia mano, quando offre è aperta, ma quando c è attaccamento si tira indietro. E questo ritirarsi provoca dolore. In quel ritiro di mettá ho potuto sperimentare l attaccamento invece dell amore. In un modo molto sottile stavo offrendo a me stessa e ad altre persone da me scelte gentilezza amorevole, mettá genuina, ma non appena ho provato il desiderio di sentire più amore per le altre persone è comparso l attaccamento. Il semplice desiderio di essere più amorevole è attaccamento. C era la parola amore ma c era anche la parola di più. E questo è successo più e più volte, e per certi versi è meraviglioso, perché ci mostra come non si possa mai dire a sufficienza se un atto è puro oppure no. La stessa cosa accade quando c è avversione, quando non abbiamo mai abbastanza di qualcosa. Lo comprendiamo durante la pratica seduta o la camminata consapevole, se stiamo con quello che siamo. La gentilezza amorevole consiste nell essere presenti con apertura; se c è desiderio, diamogli il benvenuto perché questa spaziosità è una forma attiva di mettá. Per mantenere un sentimento genuino di

7 mettá non è tanto importante essere ossessionati dal desiderio di provare quel sentimento, quanto mantenere la visione, nella psicologia buddhista, o l intenzione, la buona intenzione. La visione, in questo caso, è piantare il seme della buona intenzione, di avere benevolenza verso se stessi e verso gli altri. La tolleranza, questa è la visione della mettá, è invitare il cuore e la mente a includere tutte le cose. Il cuore incondizionato che tutti possiamo coltivare sul cuscino di meditazione e applicare nella vita. Credo sia la cosa più importante al giorno d oggi. Escono continuamente libri di Dharma e sempre più spesso parlano dell amore. Dice il Dalai Lama: Non attaccatevi ad alcuna religione e aggiunge: La mia religione è la gentilezza, una frase che detta, da un uomo nella sua posizione, ha una potenza straordinaria. Spesso le persone pensano: Se mi apro, se pratico mettá, che cosa mi succederà?. Se ci apriamo quell apertura sarà il nostro rifugio. Restare chiusi è la nostra più grande paura, perché questa paura è aver paura della paura. Se guardiamo al mondo d oggi vediamo che la paura ha il sopravvento sull amore: allora il nostro compito è coltivare l amore come meglio possiamo. Se c è paura, ok, ci sarà paura, diamole il benvenuto e incontriamola con amore. A CURA DI ADELAIDE ROSSI E MATILDE PASSA 33