L ACQUA COME ELEMENTO DI BIODIVERSITÀ - INCREMENTO DELLE AREE UMIDE IN

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1 L ACQUA COME ELEMENTO DI BIODIVERSITÀ - INCREMENTO DELLE AREE UMIDE IN MICROSTAZIONI DI ELEVATA VALENZA ECOLOGICA Relazione Tecnica Risultati conclusivi del monitoraggio faunistico e proposta di monitoraggio a medio periodo A cura di: Anna Rita Di Cerbo e Gianpiero Calvi Novembre 2013 Revisione n Data Firma Anna Rita Di Cerbo 0 30 novembre 2013 Gianpiero Calvi

2 L acqua come elemento di Biodiversità. Incremento delle aree umide in microstazioni di elevata valenza ecologica Relazione tecnica Risultati conclusivi del monitoraggio faunistico Novembre 2013 A cura di: Anna Rita Di Cerbo 1 e Gianpiero Calvi² ¹ Studi Faunistici e Consulenze Ambientali Via Castellazzo, Rho (MI) P.IVA e C.F.: Tel.: , Fax: annarita.dicerbo@gmail.com ² Studio Fauna Viva, Viale Sarca, Milano P.IVA e C.F.: Tel.: , Fax: g.calvi@faunaviva.it Cell.:

3 INDICE 1... INTRODUZIONE Aspetti normativi INQUADRAMENTO DELL AREA DI STUDIO MATERIALI E METODI Scelta delle aree Rilievo degli anfibi Metodiche di censimento dirette Censimento a vista Censimento delle larve Censimento sulle strade Metodiche di censimento indirette Censimento delle ovature Censimento al canto Rilievo dei rettili Metodiche di censimento Censimento a vista Censimento sulle strade RISULTATI Anfibi Check-list Inquadramento normativo e priorità di conservazione delle specie Schede delle specie presenti Tritone crestato italiano Tritone punteggiato Rospo smeraldino Raganella italiana Rana dalmatina Rana verde Schede delle specie potenziali Rospo comune Rana di Lataste Rettili Check-list Inquadramento normativo e priorità di conservazione delle specie Schede delle specie presenti... 41

4 Lucertola muraiola Ramarro occidentale Biacco Natrice dal collare Natrice tassellata Schede delle specie potenziali Orbettino italiano Saettone comune Specie problematiche Testuggine palustre americana Altre specie problematiche CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SUI RISULTATI PROPOSTA DI MONITORAGGIO A MEDIO TERMINE DEGLI ANFIBI Individuazione delle specie target Individuazione dei siti di campionamento Strategia di monitoraggio Tempi e metodi per l esecuzione dei rilievi BIBLIOGRAFIA RINGRAZIAMENTI... 61

5 1 INTRODUZIONE Il presente studio si inserisce nell ambito del progetto L ACQUA COME ELEMENTO DI BIODIVERSITA - INCREMENTO DELLE AREE UMIDE IN MICROSTAZIONI DI ELEVATA VALENZA ECOLOGICA promosso dal Consorzio Parco del Rio Vallone e cofinanziato da Fondazione Cariplo. Il progetto si articola in diversi obiettivi generali così riassumibili: - aumento della conoscenza degli ambienti legati all idrologia superficiale nel territorio del Parco del Rio Vallone, con particolare attenzione per i corpi idrici minori - incremento del valore biologico degli habitat acquatici e contermini - aumento della consapevolezza dei fruitori in merito all importanza degli ambienti idrici per la tutela della biodiversità e diffusione di comportamenti virtuosi - coinvolgimento di amministrazioni ed associazioni Nell idea progettuale, l incremento del valore ecologico degli ambienti idrici minori dovrebbe essere perseguito con la corretta gestione degli habitat già esistenti, con la realizzazione di nuovi ambienti e con la messa a dimora di materiale floristico autoctono certificato. L aumento della conoscenza degli ambienti acquatici dovrebbe invece essere conseguito attraverso la realizzazione di campionamenti faunistici preliminari (propedeutici all individuazione dell ubicazione delle nuove pozze) e post-operam e con l impostazione di un monitoraggio ecologico sul periodo medio-lungo. Nella presente relazione vengono riportati i risultati dell attività di studio. Le tempistiche di realizzazione degli interventi progettuali non hanno permesso di effettuare un vero e proprio monitoraggio post-operam: i rilievi faunistici nella seconda fase sono dunque stati indirizzati ad approfondire alcuni elementi di interesse messi in luce nel corso della prima fase di monitoraggio. Le ricerche si sono concentrate in particolare sulla batracofauna (anfibi) in relazione alla quale sono emersi gli elementi di maggiore interesse nel corso della prima fase di indagine e alla cui conservazione sono stati prevalentemente indirizzati gli interventi realizzati nel corso del progetto. 1.1 Aspetti normativi Gli Anfibi e Rettili della Lombardia sono tutelati da diverse leggi e convenzioni internazionali. Di seguito vengono indicate nel dettaglio le norme europee, nazionali e comunitarie che li riguardano. Convenzione di Berna, 19.IX.1979, ratificata dall Italia con legge n. 503 del 5.VIII.1981; Allegato II: specie di fauna rigorosamente protette; Allegato III: specie di fauna protetta. Direttiva Habitat 92/43/CEE, Consiglio del 21.V.1992; Allegato II: specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione; modificata dalla Direttiva 2006/105/CE, Consiglio del 20.XI Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43 CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche; D.P.R. n. 357 del 8.IX.1997; Allegato B: specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione 1

6 richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Integrato e modificato dal D.P.R. n. 120 del 12.III.2003 Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche e dal Decreto del Ministero dell Ambiente 20 gennaio 1999 Modificazioni agli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE (G.U. n. 32 del 9 febbraio 1999). Legge Regionale n. 10 del 31 marzo 2008 della Regione Lombardia, Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea con i successivi elenchi di cui all art. 1 comma 3 della Deliberazione di Giunta Regionale N. VII 7736 del 24.VII.2008 e le modifiche apportate dall articolo 9 della L.R. n. 10 del 29 giugno 2009, Disposizioni in materia di ambiente e servizi di interesse economico generale. D.G.R. n. 7/4345 del 20 aprile 2001 della Regione Lombardia, Approvazione del programma regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna selvatica nelle aree protette e del protocollo di attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle aree protette della regione Lombardia. 2

7 2 INQUADRAMENTO DELL AREA DI STUDIO In questo capitolo si riporta un inquadramento dell area di studio volto a descrivere il contesto territoriale in cui si inserisce il PLIS del Rio Vallone. Nelle mappe riportate in questo capitolo i confini del Parco sono quelli relativi alla situazione presente alla data di inizio del presente studio. I confini del parco sono poi stati modificati con un ampliamento che ha interessato il comune di Cambiago (vedi Figura 3.8). Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Rio Vallone, occupa una superficie complessiva di circa 1380 ha, che interessa i territori di 12 comuni (Aicurzio, Basiano, Bellusco, Busnago, Cambiago, Cavenago di Brianza, Gessate, Masate, Ornago, Mezzago, Sulbiate e Verderio Inferiore) e tre province (Milano, Monza e Brianza, Lecco). Il Parco si sviluppa prevalentemente in direzione nord-sud in un area fortemente antropizzata e frammentata come quella del nord-est milanese, in cui le aree naturali e seminaturali, in particolare di buona qualità ecologica, sono ormai residuali. Questa zona ha subìto, a partire dagli anni 60, un processo di espansione delle aree residenziali, di quelle industriali e delle infrastrutture viarie (da sottolineare la presenza dell Autostrada A4 e, seppur di minore impatto, della Strada provinciale 2, che tagliano il parco in senso ovest-est). Allo stesso tempo si è assistito ad una continua intensificazione ed omogeneizzazione delle colture. Il risultato di questo processo è un territorio fortemente antropizzato inserito in una matrice agricola dominante, in cui gli elementi naturali sono limitati a rare fasce boschive che accompagnano perlopiù nel suo sviluppo la rete idrografica superficiale. In Figura 2.2 è riportata la distribuzione delle principali categorie di uso del suolo nel territorio del Parco (categorie di primo livello della carta di Destinazione d Uso del suolo Agricolo e Forestale della Regione Lombardia). A margine della mappa è riportato inoltre un grafico che illustra la copertura percentuale delle categorie di uso del suolo. È evidente la predominanza delle Aree agricole, che occupano il 77,2 % della superficie del Parco. Il restante territorio è occupato soprattutto da Boschi (17,2 % della superficie totale) e, in misura minore, da Aree urbanizzate (4,6 %). Caratteristica del paesaggio, così come del contesto territoriale nel quale il parco si inserisce, è la presenza di una fitta rete idrografica perlopiù a carattere temporaneo, dovuta alla scarsa permeabilità dei suoli argillosi. La presenza di argilla ha favorito in passato il fiorire di numerose attività estrattive il cui esaurimento ha lasciato sviluppare aree umide di limitate estensioni ma potenzialmente molto interessanti dal punto di vista della funzionalità ecologica: molte di queste cave sono infatti state valorizzate con interventi di ripristino ambientale e costituiscono oggi ambiti protetti. Nell area dell est milanese l esempio più noto di questo processo ha portato alla nascita del Sito di Importanza Comunitaria delle Foppe di Trezzo sull Adda. Nel PLIS del Rio Vallone un interessante esempio di questo processo è dato dalle Foppe di Cavenago Brianza. Nel territorio del Parco sono presenti altre piccole aree umide non rilevate dalla cartografia DUSAF, ma comunque importanti per la rete ecologica del Parco stesso, quali ad esempio l aera delle foppe di Masate, il biotopo di Bellusco ed una piccola pozza creata recentemente ad Ornago su iniziativa dell Ente Parco. I diversi punti d acqua presenti nel Parco, seppur attualmente in diversi casi di bassa qualità ecologica, possiedono le potenzialità per un azione di consolidamento e miglioramento della rete ecologica del Parco stesso. In questo senso, oltre alle aree umide permanenti o temporanee, vanno segnalati i principali corsi d acqua naturali e artificiali che interessano il Parco, in particolare Rio Vallone, Rio Pissanegra, Rio Cava e Canale Villoresi. Per un elenco dettagliato delle aree umide e dei corsi d acqua si rimanda al paragrafo 3.1. Come rilevato in precedenza, la maggior parte della superficie è costituita da suolo agricolo. L agricoltura praticata è quella classica della pianura milanese, con prevalenza di 3

8 coltivi di carattere intensivo a mais e frumento (oltre il 70% della Superficie Agricola Utilizzata). La superficie agricola si è ridotta progressivamente negli ultimi decenni perdendo inoltre gran parte degli elementi di diversificazione del paesaggio ad elevato valore ecologico quali siepi, filari e piccole punti d acqua. Per quanto riguarda le aree boschive, le cenosi forestali originarie appartengono agli aggruppamenti boschivi a latifoglie caducifoglie dominati da Quercus petraia e Quercus robur. Va tuttavia rilevato che le aree boscate, ridotte prevalentemente alle fasce perifluviali di Rio Vallone e Rio Pissanegra, sono pesantemente alterate e costituite perlopiù da Robinia pseudoacacia, specie esotica ormai naturalizzata. I due boschi meglio conservati, che preservano parte dell originaria cenosi forestale sono costituiti dal bosco dell ex sanatorio di Ornago, nonostante la presenza di specie arboree ornamentali, e dal Boscone di Ornago. In definitiva il PLIS del Rio Vallone costituisce in assoluto un area di valenza ecologica media ma, potenzialmente incrementabile, con alcune emergenze naturalistiche di valore. Nel contesto fortemente antropizzato e frammentato in cui si trova inserito, l'area costituisce comunque un corridoio ecologico di indubbia importanza, in grado di mettere in comunicazione il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone a nord, il PLIS Alto Martesana e il Parco Agricolo a sud, il PLIS del Molgora ad ovest e il Parco Adda Nord a est (Figura 2.3). Nell ambito della Rete Ecologica Regionale (RER) il PLIS del Rio Vallone rappresenta un elemento di secondo livello circondato da elementi di primo livello ed interessato nei suoi tratti centrale e meridionale da un corridoio ecologico primario (Figura 2.4). Figura 2.1. Tipico paesaggio del PLIS del Rio Vallone con aree agricole e fasce boscate residuali. 4

9 Figura 2.2. Analisi delle principali categorie di uso del suolo del PLIS Rio Vallone in base alla cartografia DUSAF2 (Destinazione d Uso del Suolo Agricolo e Forestale, seconda edizione). 5

10 Figura 2.3. Inquadramento del PLIS Rio Vallone all interno della rete regionale delle aree protette. 6

11 Figura 2.4. Inquadramento del PLIS Rio Vallone all interno della Rete Ecologica Regionale. 7

12 3 MATERIALI E METODI Lo studio dell erpetocenosi del Parco, si è basato su metodologie diverse e complementari che hanno richiesto l applicazione di protocolli standard di censimento tarati sulle specifiche caratteristiche ecologiche di ciascuna specie, compatibilmente con il periodo in cui è stata svolta l indagine: maggio-agosto 2011 e marzo-luglio A questo proposito va premesso che un aspetto di fondamentale importanza nella pianificazione di studi di carattere faunistico è la valutazione del periodo in cui effettuare i rilevamenti in campo. Tale periodo dovrebbe coprire le diverse fasi di attività delle specie potenzialmente presenti e, in particolar modo per gli anfibi, le fasi riproduttive. Questo consente, oltre che di ottimizzare la ricerca in termini di sforzo di campionamento (ore/uomo), anche di adottare diverse tecniche di censimento e di effettuare delle stime quantitative (o semiquantitative) in aggiunta al dato qualitativo (presenza/assenza). Nel caso degli anfibi, infatti, in coincidenza della riproduzione gli animali si concentrano negli habitat acquatici, divenendo meno elusivi e quindi più facilmente contattabili. La presenza di ovature e girini, inoltre, consente di accertare, per le singole specie, l effettiva idoneità del sito acquatico come habitat riproduttivo. Va sottolineato che la maggior parte degli anfibi presenti nella pianura lombarda inizia l attiva a partire da febbraio-marzo e, in qualche caso (p.e. Rana dalmatina) già dal mese di gennaio. Dopo la riproduzione, in genere, gli adulti abbandonano i siti acquatici per disperdersi nelle aree terrestri circostanti. Nei mesi estivi, questi animali diventano particolarmente elusivi, limitando i momenti di attività alle ore notturne o in coincidenza di giornate piovose. Considerate le finalità del progetto, si è scelto di adottare un metodo di rilevamento definito Rapid Assessment (RA) che permettesse di raccogliere dati utili in tempi relativamente brevi, selezionando le aree da campionare tra quelle potenzialmente più idonee per i diversi taxa. Tale metodo, sviluppato dall associazione americana Conservation International (Alonso, 2011) e applicato in progetti di censimento internazionali sulla biodiversità e in particolare sugli anfibi e rettili si basa su una ricerca di tipo opportunistico ed è particolarmente indicato in aree di medie e grandi dimensioni. Benché non fornisca un quadro distributivo del tutto esaustivo, consente comunque di ricavare, con un buon livello di approssimazione, indicazioni sulla diversità specifica di un area e di fornire una check-list preliminare degli anfibi e rettili presenti in un dato territorio (Vonesh et al., 2010). Nel caso del presente studio, per la programmazione delle sessioni di rilevamento, si è tenuto conto quindi delle tipologie di habitat presenti nel PLIS per la scelta delle aree da campionare, della diversa fenologia delle specie target da censire e dei loro ritmi di attività giornalieri (diurni-notturni). Sono stati quindi applicati sia metodi di rilevamento per l osservazione diretta che metodi indiretti basati su diversi indici di presenza, come descritto nei paragrafi seguenti. Nella trattazione dei metodi sono stati separati i due gruppi faunistici, in quanto le metodologie di studio di ciascun gruppo sono peculiari e specifiche. Al fine di ricavare un quadro erpetofaunistico comunque il più possibile esaustivo, i dati raccolti sono stati integrati con informazioni ricavate da studi pregressi (Banca dati SHI Sezione Lombardia; Ferri, 2009) e dati di presenza relativi alle aree confinanti con il PLIS (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti, Calvi, dati inediti) 8

13 3.1 Scelta delle aree Nella prima fase di studio, d accordo con la Direzione dell Ente Parco sono state selezionate le aree oggetto dei rilievi preliminari in base ai seguenti criteri: - Presenza di raccolte d acqua permanenti o temporanee idonee ad ospitare la fase riproduttiva di alcune specie di Anfibi; - Aree in cui fosse prevista la realizzazione di strutture idonee ad ospitare la fase riproduttiva di alcune specie di Anfibi; - Aree di proprietà del Parco o affidate in gestione allo stesso Ente; - Altre aree ecologicamente interessanti. Tali criteri sono stati funzionali agli scopi di questa indagine preliminare, consistenti in un primo studio sulle specie presenti nel parco e nell individuazione delle aree più idonee ad ospitare la realizzazione di nuove pozze. Sono così stati individuati 32 siti per i quali sono stati effettuati da uno a tre sopralluoghi, con la sola eccezione di tre siti. L elenco dei siti visitati è riportato in Tabella 3.1 e la disposizione degli stessi è illustrata nella mappa di Figura 3.5. Tabella 3.1. Elenco generale delle aree di interesse e di quelle visitate durante i rilievi preliminari. Nella colonna Proprietà/Gestione Parco sono riportate le aree di proprietà (PP) o in gestione (GP) all Ente Parco. Per alcune di queste, in assenza di una denominazione del sito, è stato unito ai codici di cui sopra un numero progressivo. ID Sito Comune Proprietà/ Gestione Parco 1 Depuratore Verderio Inferiore X 2 Santuario_Campegorino Aicurzio X 3 GP1 Aicurzio GP 4 Vasche_Laminazione Aicurzio/Sulbiate X 5 Pozza_Roccolo Sulbiate X 6 Cascina_Borina Cornate d Adda X 7 Stagno_Circolo Mezzago X 8 PP1 Mezzago PP X 9 PP2 Mezzago PP X 10 GP2 Mezzago GP X 11 Golf_Camuzzago Bellusco 12 Biotopo Bellusco X 13 PP3 Bellusco PP X 14 Pozza_Boscone Ornago PP X 15 Boscone Ornago GP X 16 Maneggio Ornago X 17 Oasi_Foppe Cavenago Brianza GP X 18 Cassa_Pissanegra Cavenago Brianza GP X 19 Pozze_Discarica Cavenago Brianza X 20 Vasche_A4 Basiano X Siti visitati 21 Rimboschimento1 Basiano GP X 9

14 ID Sito Comune Proprietà/ Gestione Parco 22 Rimboschimento2 Basiano GP 23 PP5 Cambiago PP X 24 Bosco_Möia Masate X 25 Vivaio Masate X 26 Ca_Bianca Masate X 27 Foppe Masate X 28 Stagno_privato Masate X 29 Cassa_Rio Vallone Masate X 30 Carpodromi Gessate X 31 Canale Villoresi Masate/Gessate X Siti visitati 32 Rio Vallone Basiano X 10

15 Figura 3.5. Distribuzione delle aree visitate nel corso delle indagini preliminari. Il numero riportato in mappa corrisponde all ID di Tabella

16 La prima fase dei monitoraggi ha portato a delineare una suddivisione del parco in tre settori, individuati in base alle caratteristiche qualitative dei siti ed ai risultati dei rilievi. Il settore settentrionale del Parco è risultato più povero di aree idonee alla riproduzione degli anfibi per la scarsa disponibilità di ambienti acquatici, ma è complessivamente di elevata qualità dal punto di vista naturalistico, per una minore pressione urbana e la presenza di fasce boschive di una certa estensione. Si tratta dunque di un area dalle potenzialità inespresse sulla quale il Parco è intervenuto nel corso del progetto con la realizzazione di due interventi in comune di Mezzago. Gli interventi in quest area rivestono un ruolo strategico nella connessione ecologica tra il Parco e la fascia collinare brianzola, con le sue aree protette (ad es. Parco di Montevecchia e della Valle del Curone) e a est con il territorio del Parco Adda Nord. Il settore centrale è quello che possedeva, in base ai rilievi preliminari, il maggior numero di siti idonei all erpetofauna, in particolare agli anfibi. Le aree chiave erano rappresentate dal biotopo di Bellusco, dalla pozza del boscone realizzata dal Parco e dalle foppe di Cavenago Brianza. Questo settore è stato ulteriormente potenziato con la realizzazione di tre nuove zone umide: due, tra loro adiacenti, nella propaggine meridionale del comune di Bellusco, tra Ornago e Roncello e uno al confine meridionale di Ornago, tra il cimitero di Cavenago Brianza e l Oasi Foppe. Questo settore dispone di importanti nuclei boscati che costituiscono un elemento essenziale per la conservazione dell erpetofauna. Nel settore meridionale gli habitat naturali sono piuttosto frammentati per la forte pressione urbana e per le infrastrutture viarie che insistono sul territorio, ma è presente un nucleo centrale di valore e di notevoli potenzialità per l erpetofauna: si tratta dell area a cavallo tra Masate e Gessate, nella quale sono presenti il Bosco della Moia, una piccola pozza all interno di un vivaio, le Foppe di Masate ed il canale Villoresi. Figura 3.6. Le Foppe di Masate costituiscono una delle aree a maggiore valenza per l erpetofauna del PLIS del Rio Vallone (Foto di G. Calvi, 21 marzo 2013).. 12

17 Figura 3.7. Distribuzione delle aree visitate nel corso delle indagini preliminari e suddivisione del parco in tre settori territoriali. I siti visitati sono stati classificati in tre tipologie in base alla loro idoneità a ospitare fauna anfibia: tipo 1, bassa idoneità; tipo 2, idoneità media; tipo 3, idoneità elevata. Il numero riportato in mappa corrisponde all ID di Tabella

18 Nella seconda fase di studio il set di località monitorate è stato ridotto sulla base delle informazioni raccolte nella prima fase, selezionando, tra i siti di Tabella 3.1 quelli più interessanti dal punto di vista delle presenze faunistiche riscontrate o potenziali. Nella seconda fase di studio sono stati considerati inoltre tre nuovi siti: si tratta di tre zone umide esterne ai confini del Parco all inizio del presente studio, situate nei comuni di Cambiago, Gessate e Basiano. La prima è oggi ricompresa nel territorio del PLIS in seguito alla deliberazione di Giunta Provinciale n. 54/12 del della Provincia di Milano, che ha approvato gli ampliamenti del PLIS previsti nel Piano di Governo del Territorio del Comune di Cambiago. La seconda, si trova in prossimità dell intersezione tra Rio della Pissanegra e Canale Villoresi e, anche in considerazione dell ampliamento del PLIS in comune di Cambiago, potrà rivestire un ruolo chiave nello sviluppo di connessioni ecologiche in direzione est-ovest, lungo l asse del Canale Villoresi; questo sito è attualmente recintato e non accessibile. La terza è una piccola pozza temporanea la cui importanza è emersa nel corso dei rilievi del 2013; essa è situata a 300 m in linea d aria dai confini del Parco, a ridosso dell abitato di Basiano. Si è così giunti ad individuare 16 siti oltre ai tre principali corsi d acqua che interessano il territorio del PLIS: Rio Vallone, Rio Pissanegra e Canale Villoresi. L elenco dei siti visitati nella seconda fase è riportato in Tabella 3.2 e la disposizione degli stessi è illustrata nella mappa di Figura 3.8. Tabella 3.2. Elenco generale delle aree di interesse e di quelle visitate durante i rilievi preliminari. Nella colonna Proprietà/Gestione Parco sono riportate le aree di proprietà (PP) o in gestione (GP) all Ente Parco. In corsivo i siti aggiunti nel corso della seconda fase del monitoraggio. ID Sito Comune Siti puntiformi 1 Depuratore Verderio_Inferiore 4 Vasche_Laminazione Aicurzio/Sulbiate 5 Pozza_Roccolo Sulbiate 7 Stagno_Circolo Mezzago 12 Biotopo Bellusco 14 Pozza_Boscone Ornago PP 15 Boscone Ornago GP 17 Oasi_Foppe Cavenago_Brianza GP 18 Cassa_Pissanegra Cavenago_Brianza GP 25 Vivaio Masate 27_2 Foppa_2 Masate? 27_3 Foppa_3 Masate? 30 Carpodromi Gessate 33 Foppa Basiano Basiano 34 Area umida Cambiago 35 Area umida Gessate 31 Canale Villoresi 32 Rio Vallone 36 Rio Pissanegra Corsi d acqua Proprietà/ Gestione Parco 14

19 Questi, insieme alle nuove zone umide realizzate nel corso del progetto L ACQUA COME ELEMENTO DI BIODIVERSITÀ andranno a costituire il set di aree presso cui implementare il monitoraggio della batracofauna del Parco negli anni a venire. 15

20 Figura 3.8. Distribuzione delle aree visitate nel corso della seconda fase dei monitoraggi faunistici. Il numero riportato in mappa corrisponde all ID di Tabella

21 3.2 Rilievo degli anfibi Il periodo di attività di ricerca nella prima fase del monitoraggio (maggio-agosto 2011) ha consentito di adottare solo parzialmente le metodiche standard normalmente applicate per il censimento degli anfibi. Tutte le tecniche riportate nel prossimo paragrafo sono invece state adottate nel corso dei rilievi del Nel corso dello studio, sono state effettuate sessioni di rilevamento diurne e notturne. Tra i metodi di censimento usualmente adottati per gli anfibi sono stati privilegiati quelli incruenti e meno invasivi in modo da limitare per quanto possibile il disturbo degli animali. Sono stati inoltre presi gli accorgimenti necessari per limitare al massimo la diffusione di agenti patogeni dannosi per gli anfibi, come il fungo Batrachochytridium dendrobatis che causa la chitridiomicosi, malattia emergente in varie parti del mondo e segnalata anche in Italia. In questo caso sono stati seguiti i protocolli di comportamento in campo redatti dalla Societas Herpetologica Italica (Monitoraggio salute anfibi SHI: 3.unipv.it/webshi/conserv/monitanf.htm). Per il censimento sono stati applicati sia metodi diretti che indiretti, tenuto conto delle caratteristiche ecologiche di ciascuna specie Metodiche di censimento dirette Questa metodologia prevede l osservazione diretta degli animali attraverso l uso di diverse tecniche di seguito descritte Censimento a vista l metodo del censimento a vista, Visual Encounter Survey (VES), consiste nell individuare visivamente gli animali con modalità che di norma sono stabilite in base alle caratteristiche ambientali e all esperienza dei rilevatori. Nel caso del PLIS, sono stati ispezionati i siti acquatici, le sponde e gli ambienti terrestri circostanti per la ricerca di adulti e giovani in acqua o a terra. I campionamenti sono stati effettuati sia all interno di parcelle che includevano il sito acquatico (plot survey) che lungo percorsi prestabiliti nell area circostante (line transect) Censimento delle larve Gli anfibi oggetto della presente ricerca depongono le uova in acqua. Tutti quindi presentano stadi larvali acquatici. I girini (nel caso degli anuri) e le larve (negli urodeli) permangono nel sito per periodi più o meno prolungati prima di metamorfosare in relazione alla loro velocità di sviluppo (che dipende da diversi fattori come la temperatura, la disponibilità trofica, la presenza di predatori,ecc.), ma comunque per un tempo maggiore rispetto agli adulti, i quali generalmente dopo il periodo di riproduzione si disperdono negli habitat terrestri circostanti. Malgrado le larve non siano di semplice determinazione, la loro ricerca può essere estremamente utile per verificare la presenza/assenza di talune specie particolarmente elusive allo stadio adulto. I campionamenti sono stati svolti con l ausilio di guadini a maglia fine. Le larve sono state catturate, identificate a livello specifico e subito rilasciate in loco. 17

22 Censimento sulle strade Rilevamenti occasionali sono stati effettuati lungo diversi tratti stradali che si trovano all interno del PLIS. Il tratto di strada veniva percorso a bassissima velocità in andata e ritorno al fine di rilevare la presenza di individui in attraversamento lungo la carreggiata o soggetti morti a causa dell impatto con i veicoli in transito Metodiche di censimento indirette Per metodiche indirette si intendono tutte quelle tecniche che permettono di accertare la presenza di una specie anche senza l osservazione diretta degli animali, ma attraverso altri indici di presenza, quali il rilevamento delle ovature e l ascolto dei canti, come di seguito descritto Censimento delle ovature In alternativa all osservazione diretta degli animali, un metodo estremamente utile per il censimento degli anfibi è l identificazione delle ovature in acqua. Tale metodo presuppone una buona conoscenza delle caratteristiche specifiche di deposizione delle diverse specie e una certa esperienza nel riconoscimento delle uova. Per la ricerca delle ovature o delle singole uova (nel caso degli urodeli) si è proceduto perlustrando gli specchi d acqua e la vegetazione acquatica presso le sponde Censimento al canto Gli anfibi anuri (rane e rospi) sono fra i vertebrati che maggiormente utilizzano la comunicazione vocale. La maggior parte dei richiami, e certamente quelli più potenti, sono prodotti dai maschi in contesti legati alle dinamiche riproduttive (Gerhardt e Bee, 2007). Tale metodo risulta estremamente utile nel caso di siti poco accessibili o se le condizioni dell invaso non permettono una buona visibilità dello specchio d acqua (p.e. torbidità dell acqua, eccessivo sviluppo della vegetazione acquatica e riparia), poiché i richiami sono specie-specifici. Tuttavia, a parte alcune eccezioni (p.e. nel caso di Hyla intermedia), il censimento al canto (call survey) può essere adottato limitatamente al periodo degli accoppiamenti. 3.3 Rilievo dei rettili Considerate le finalità della ricerca, è stata posta particolare attenzione alle specie di rettili che frequentano le zone umide soprattutto per motivi trofici. Come già riportato nel capitolo introduttivo i rettili sono stati indagati in maniera meno approfondita rispetto agli anfibi e principalmente nel corso della prima fase dei monitoraggi faunistici Metodiche di censimento Nel caso dei rettili, i metodi di censimento più affidabili sono quelli diretti, mentre quelli indiretti (ricerca di tracce di passaggio, uova per le specie ovipare) sono particolarmente laboriosi e in genere non permettono un identificazione certa a livello di specie. Tuttavia, tra questi ultimi, la ricerca di esuvie (mute) abbandonate da ofidi e sauri rappresenta uno dei 18

23 metodi di rilevamento indiretto più efficaci che consente (se l esuvia è integra o comunque include le squame del capo) l identificazione a livello di specie. Per questi vertebrati i rilevamenti sono stati effettuati durante le ore diurne con fasce di orario idonee in relazione al periodo (mattina e ore centrali della giornata in primavera; mattina e tardo pomeriggio-sera durante l estate) e tenuto conto della temperatura dell aria Censimento a vista La ricerca di rettili è avvenuta in maniera opportunistica selezionando gli ambienti umidi e le aree circostanti. In particolare, sono stati inclusi gli ambienti prativi, i margini dei sentieri e alcuni tratti di ecotono, habitat preferenziale per tutte le specie, e gli animali sono stati riconosciuti a vista o catturati manualmente, con metodi incruenti. In quest ultimo caso gli individui sono stati rilasciati nel punto di cattura dopo il riconoscimento specifico Censimento sulle strade Anche per i rettili, i censimenti sono stati effettuati lungo gli stessi tratti stradali degli anfibi e con la medesima tecnica di ricerca. Questo metodo risulta particolarmente efficace, in particolare, per il rilevamento di animali investiti. 19

24 4 RISULTATI Le indagini faunistiche condotte in due fasi, tra 2011 e 2013, nelle aree di maggiore interesse per il Parco, unitamente alle informazioni presenti in bibliografia relative ad aree interne e limitrofe, hanno permesso di caratterizzare l erpetofauna del Parco Rio Vallone, sia in relazione alle specie rinvenute che a quelle potenzialmente presenti, nonché di raccogliere gli elementi necessari all impostazione di un monitoraggio a medio termine. Nel corso della prima fase di studio, in base ai dati di presenza e di avvenuta riproduzione delle singole specie e tenuto conto delle caratteristiche ambientali di ciascun sito, sono state individuate le aree maggiormente vocate per l erpetofauna e in particolare per gli anfibi. L inizio tardivo dei rilevamenti ha impedito in questa fase di approfondire la presenza nell area delle rane cosiddette rosse. Nel corso della seconda fase i rilievi hanno consentito di integrare il quadro distributivo di alcune specie e di individuare nuove aree vocate, anche in riferimento all ampliamento dei confini del Parco, approvato nel corso del E stata meglio definita la presenza della Rana dalmatina la cui riproduzione è stata accertata in diversi siti con un censimento delle ovature, che ha fornito dati di tipo semi-quantitativo. Anche per altre specie sono stati individuati i siti riproduttivi all interno del Parco o in aree ad esso contigue. Sono stati inoltre raccolti dati bibliografici relativi a segnalazioni erpetologiche pregresse sia per il PLIS (Ferri, 2009) che per le aree esterne limitrofe (Ficetola, 2002; Leoni, 2008). Nei paragrafi seguenti vengono riportati i risultati delle indagini erpetofaunistiche, separatamente per gli anfibi e i rettili, corredati da alcune note biologiche delle specie considerate. 4.1 Anfibi Delle 19 specie di anfibi presenti in Lombardia, 9 sono segnalate nelle provincie di Milano e Monza Brianza. Di queste, 5 (1 Urodeo e 4 Anuri) sono state rilevate all interno dei confini del PLIS, nell ambito dei rilevamenti effettuati per il presente studio, mentre un altra specie (Triturus carnifex), segnalata in passato (Ferri, 2009; Bernini et al., 2004), non è stata al momento riconfermata. Oltre alle specie rilevate, sono state considerate altre due specie che riteniamo possano essere potenzialmente presenti, sulla base di quanto emerso da ricerche condotte in aree limitrofe(di Cerbo e Biancardi, dati inediti; Calvi Dati inediti), La descrizione dell ecologia e della distribuzione delle specie fa riferimento ai volumi monografici sull erpetofauna italiana di Sindaco et al., (2006), Lanza et al., (2007) e all atlante erpetologico lombardo a cura di Bernini et al., (2004) Check-list In Tabella 4.1, si riporta l elenco dettagliato delle specie segnalate e di quelle potenziali, con indicazioni sulla tipologia del dato e tipo di osservazione effettuata. Tra le specie rinvenute, le Rane verdi del gruppo P. kl. esculentus sono risultate, insieme alla Raganella italiana (Hyla intermedia), gli anfibi più diffusi nel Parco. Anche il Rospo smeraldino (Bufo balearicus) è stato rinvenuto in tutti e tre i settori (cfr. 3.1). 20

25 Scarse, invece, sono state le osservazioni relative ai due tritoni, Lissotriton vulgaris e Triturus carnifex, e per lo più limitate ai comuni più meridionali (i.e. Basiano, Masate e Gessate). Per il Tritone crestato italiano i dati di presenza si riferiscono esclusivamente a indagini pregresse (Ferri, 2009), mentre la specie non è stata rilevata nel corso del presente studio. Si ritiene, comunque, che data l elusività che caratterizza questi urodeli e le loro basse densità nel Parco e in aree limitrofe (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti) la loro presenza possa essere in realtà sottostimata. Per questo andrebbero condotte campagne di censimento più capillari lungo la ricca rete irrigua secondaria (canalette e rogge) includendo anche gli invasi artificiali di piccole dimensioni. Come specie potenziali sono state incluse il Rospo comune (Bufo bufo) e Rana di Lataste (Rana latastei). Entrambe sono presenti in aree vicine ai confini del Parco e, considerati i possibili corridoi e gli habitat potenzialmente idonei, riteniamo altamente probabile la loro presenza anche all interno del PLIS. Inoltre, è nelle Foppe di Masate, sono state osservateovature di identificazione dubbia, ma con alta probabilità attribuibili a Rana latastei. Tabella 4.3 Check list delle specie rilevate e potenziali. Legenda: : specie osservata; : specie potenziale; AD: adulto, B: dato bibliografico; G: giovane; L: stadio larvale; O: ovatura; I: Interno al PLIS; E: Esterno al PLIS. Nome Comune Nome Scientifico Presenza Tritone crestato Triturus carnifex Tritone punteggiato Lissotriton vulgaris Rospo comune Bufo bufo Rospo smeraldino Bufo balearicus Raganella italiana Hyla intermedia Rana dalmatina Rana dalmatina Rana di Lataste* Rana latastei Rana verde Pelophylax kl. esculentus Tipo di osservazione B AD, L Posizione nel PLIS I, E I, E - E AD, G, L, O, AD, G, L, O AD, G, L, O O (?) AD, G, L I, E I, E I, E E I, E Figura 4.9. Il tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris) è una delle specie di anfibi più rare nel Parco del Rio Vallone. Esso è stato rilevato esclusivamente nel settore meridionale del parco (Gessate, Masate e Basiano). Nella foto uno dei quattro individui rilevati nelle vicinanze dei carpodromi di Gessate (Foto di G. Calvi, 3 maggio 2011). 21

26 4.1.2 Inquadramento normativo e priorità di conservazione delle specie La maggior parte delle specie segnalate è protetta dalla normativa europea (Tab. 4.2). In Lombardia, a parte le Rane verdi (P. kl. esculentus) tutte le altre presentano un alto punteggio di priorità regionale, secondo quanto riportato negli allegati di specie del Programma Regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna nelle aree protette. Infatti, le specie che presentano valori superiori o uguali a 8 (la scala dei valori che esprimono la priorità varia tra 1 e 14) vanno considerate prioritarie. Nel caso della Rana di Lataste, da noi indicata tra le specie potenzialmente presenti, lo IUCN la classifica come specie vulnerabile e per questo oggetto di specifici programmi di conservazione. Ai fini del presente progetto, sono state individuate le specie focali di maggiore interesse conservazionistico, presenti o potenziali nel PLIS (specie evidenziate in grigio in Tabella 4.4), tenuto conto delle norme comunitarie (specie in allegato II della Direttiva Habitat) e regionali (L.R. n. 10 del 31 marzo 2008), del punteggio di priorità e della loro diffusione in Lombardia (privilegiando quelle meno diffuse o per le quali si è riscontrato un netto declino delle popolazioni a livello regionale). Tabella 4.4 Riassunto del quadro normativo inerente le specie rilevate. Nome Comune Nome Scientifico Priorità IUCN Normative internazionali Tritone crestato Triturus carnifex 10 LC All. II e IV dir. 92/43/CEE Tritone punteggiato Lissotriton vulgaris meridionalis 10 LC Rospo comune Bufo bufo 8 LC All. II Conv. Berna Rospo smeraldino Bufo balearicus 9 DD All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna Raganella italiana Hyla intermedia 10 LC All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna Rana dalmatina Rana dalmatina 10 LC All. IV dir. 92/43/CEE Rana di Lataste Rana latastei 12 VU All. II e IV dir. 92/43/CEE Rana verde Pelophylax kl. "esculentus" 5 LC All. II Conv. Berna Figura Il tritone crestato italiano (Triturus carnifex) è stato segnalato l ultima volta nel Parco del Rio Vallone nel La specie è presente in diversi Comuni limitrofi al Parco (Foto di G. Calvi, 23 giugno 2013, Inzago). 22

27 4.1.3 Schede delle specie presenti Tritone crestato italiano Ordine: Caudata Famiglia: Salamandridae Specie: Triturus carnifex (Laurenti, 1768) Ditribuzione generale: il Tritone crestato ha un areale disgiunto: Italia, Canton Ticino, Austria, parte dell Ungheria, della Repubblica Ceca, Slovenia e Croazia nord-occidentale formano un areale continuo, nettamente separato da una seconda area balcanico-macedone. Distribuzione italiana: Presente nell Italia peninsulare. Assente nel sud della Calabria, in parte della Puglia, in Alto Adige e nella Liguria e Piemonte occidentali. Ben distribuito in Lombardia, soprattutto nella fascia planiziale, dove comunque in passato risultava decisamente più comune, e nelle aree prealpine; mentre è estremamente localizzato in quelle alpine. A livello regionale, il limite massimo altitudinale è di 1770 m s.l.m.. Ecologia e biologia: Habitat: presente in zone aperte e boscate. Può essere rinvenuto in diversi ambienti acquatici anche temporanei: canali, torrenti, laghi, stagni. Habitat riproduttivi (soprattutto in pianura): piccoli canali o risorgive, non molto profondi, con abbondante vegetazione acquatica e preferibilmente posti in aree assolate, in prossimità o all interno di boschi. Fenologia: variabile e legata aalle temperature degli ambienti acquatici. Da giugno a febbraio conduce generalmente vita terrestre, notturna. Quando le temperature invernali diventano rigide, entra in ibernazione, nascondendosi sotto il fango, la vegetazione, in cavità ipogee, sia a terra che in acqua. A fine inverno-inizio primavera gli adulti raggiungono i siti riproduttivi. L attività riproduttiva prosegue fino a fine primavera-inizio estate. Riproduzione: Nel periodo riproduttivo il dimorfismo sessuale è molto evidente. Il maschio presenta sul dorso una cresta seghettata. Ogni femmina può deporre fino a 300 uova, del diametro di 1,5-2,4 mm e colore uniforme, che avvolge singolarmente con foglie di piante acquatiche. Sviluppo embrionale: da 10 a 40 giorni, a seconda della temperatura dell acqua, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: A differenza degli Anuri, più facilmente rilevabili nei censimenti anche attraverso il canto e le ovature, i tritoni sono molto elusivi, tendenzialmente stazionano sul fondo e depongono piccole uova che attaccano singolarmente alla vegetazione acquatica. Nel corso del presente studio, questo tritone non è stato rilevato e la sua presenza nel parco è stata accertata l ultima volta nel 2007 presso le Foppe di Masate (Ferri, 2009). La specie è segnalata in diverse località nelle vicinanze del PLIS del Rio Vallone. Sono note segnalazioni per il vicino Parco Adda Nord e in particolare nel SIC IT Oasi le Foppe di Trezzo sull Adda (Leoni, 2008) e nel SIC IT Palude di Brivio (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti), nel Parco Agricolo Sud Milano (Di Cerbo, comm. Pers), e nel Parco Valle del Lambro (Ficetola, 2001; Ficetola, 2002). Le segnalazioni della specie più prossime al parco sono quelle relative al Parco del Molgora ( tra Carnate e Ronco Briantino a soli 4 km dal limite settentrionale del PLIS del Rio Vallone e al comune di Inzago (Calvi, dati inediti) a soli tre km dal confine meridionale del Parco. Fattori di minaccia: la specie è ancora relativamente comune in Lombardia, seppure in netto declino soprattutto nelle aree planiziali. Perdita e alterazione di habitat, a causa di disboscamenti, inquinamento delle acque (da pratiche agricole intensive) e introduzione di specie alloctone (soprattutto pesci). Particolare attenzione va posta alla conservazione di 23

28 questa specie che peraltro è inserita negli allegati II e IV della Direttiva Habitat. Una corretta manutenzione della rete idrica secondaria (canali e rogge) e il potenziamento di invasi si rendono necessari per favorire una possibile espansione anche in altre aree del PLIS. 24

29 Figura Distribuzione del Tritone crestato italiano nel PLIS del Rio Vallone e nelle aree limitrofe. La sepcei è stata segnalata nel Parco, presso le Foppe di Masate nel Segnalazioni recenti sono però disponibili per diversi comuni limitrofi al PLIS. 25

30 Tritone punteggiato Ordine: Caudata Famiglia: Salamandridae Specie: Lissotriton vulgaris meridionalis (L., 1758) Distribuzione generale: Presente in Europa. A ovest, dalle Isole Britanniche alla Scandinavia mentre, a est, si spinge fino alla Siberia. Distribuzione italiana: Presente nell Italia settentrionale e centrale, fino alla Campania. Assente in Puglia, Basilicata, Calabria e nelle isole. In Lombardia è presente in tutte le province eccetto quella di Sondrio. Ecologia e biologia: Habitat: presente in una gran varietà di ambienti acquatici e terrestri, anche antropizzati. In pianura si rinviene frequentemente nelle teste dei fontanili. Si ritrova anche in canali, fossi, risaie, abbeveratoi e cisterne. Evita le zone ricche di pesci. Gli ambienti terrestri favorevoli sono boschi igrofili, brughiere, ma anche aree agricole marginali e giardini. Fenologia: specie marcatamente terricola, in genere frequenta gli ambienti acquatici per un breve periodo coincidente con la riproduzione. Tuttavia in condizioni particolari (p.e. teste di fontanili con acque a temperatura costante) può restare in acqua tutto l anno (Di Cerbo e Sassi, 2001). Attivo a inizio febbraio, quando si muove verso i siti riproduttivi, dove resta fino a giugno-luglio. Riproduzione: Ogni femmina può deporre uova. Sviluppo embrionale: da 8 a 20 giorni, metamorfosi: 6-10 settimane. Presenza nel PLIS: In seguito ai ripetuti sopralluoghi, anche notturni, con la perlustrazione degli specchi d acqua e tratti di rogge e canali, il Tritone punteggiato è stato rilevato solo nel settore meridionale del parco, nei comuni di Basiano (sito n. 33), Gessate (sito n. 30) e Masate (sito n. 27). Nel primo sito, situato esternamente al parco (300 m ca) è stata accertata nel 2013 la riproduzione della specie; la pozza di Basiano si trova ad 1.5 km dall area delle Foppe di Masate dove la riproduzione è stata accertata nel 2009 (Ferri, 2009). Questo settore si configura dunque come il nucleo più importante della specie nel Parco: qui la matrice ecologica e i siti riproduttivi andrebbero conservati con particolare attenzione e possibilmente potenziati. In quest ottica potrebbe essere molto importante la realizzazione della nuova pozza nell area di Masate, in prossimità del Canale Villoresi. Le Foppe di Masate potrebbero, in effetti, costituire per questa specie la vera area sorgente del settore meridionale. La specie è stata rilevata in due diverse località: nei pressi della canalina che fuoriesce dal laghetto gestito dall Associazione Pescatori e, costeggia a sud l area prativa (1 osservazione di 4 individui nel 2009, Ferri 2009), sia, poco distante dalle Foppe, nell alveo temporaneamente allagato del Rio Vallone poco a sud dell intersezione con il Canale Villoresi (2 osservazioni nell estate 2013). La specie nel 2011 è stata infine rilevata in corrispondenza di una canaletta esterna ai carpodromi di Gessate. Questa osservazione non è stata confermata nel La sussistenza di questa popolazione più meridionale del Parco andrebbe verificata con attenzione e la sua connessione ecologica con le aree a nord andrebbe rafforzata con interventi mirati. Fattori di minaccia: la specie, pur comune, è in declino e quasi scomparsa da alcune aree della pianura. Perdita e alterazione di habitat, a causa della distruzione di zone umide e di inquinamento causato da pratiche agricole intensive, sono tra i principali fattori di minaccia per questa specie. Un ulteriore elemento negativo e l introduzione di specie alloctone predatrici. 26

31 Figura Distribuzione del Tritone punteggiato meridionale. La specie è stata rilevata esclusivamente nel settore meridionale del Parco in 4 località differenti. La riproduzione della specie è stata accertata sia a Basiano che a Masate. 27

32 Rospo smeraldino Ordine: Anura Famiglia: Bufonidae Specie: Bufo balearicus (Stöck et al., 2008) Distribuzione generale: Baleari, Corsica, Italia. Distribuzione italiana: diffuso in tutta la penisola. In Lombardia è distribuito nella fascia planiziale e collinare. Ecologia e biologia: Habitat: specie termofila e planiziale. Presente in ambienti vari e aperti, raro nelle zone boscate. Frequente anche in aree urbane, orti e giardini. Può essere definita specie pioniera, in grado di colonizzare ambienti poveri e pozze soggette a prosciugamenti e mutamenti repentini. Fenologia: Attivo da marzo a settembre, raramente fino ottobre e novembre. Specie a riproduzione prolungata, i maschi si portano in acqua dopo le prime piogge intense. Le femmine sono attirate dai caratteristici richiami e le deposizioni iniziano solitamente in aprile, per proseguire fino a fine estate. Riproduzione: Ogni femmina può deporre da 5000 a uova, in cordoni gelatinosi trasparenti che vengono ancorati alla vegetazione sommersa, in acque basse. Metamorfosi: 40 giorni. Presenza nel PLIS: Il Rospo smeraldino è stato osservato in tutti e tre i settori del Parco e la sua riproduzione è stata accertata in maniera diffusa sia grazie al rinvenimento di ovature che al rilevamento di individui allo stadio larvale. I siti riproduttivi rilevati sono perlopiù corpi d acqua temporanei inseriti in contesti di scarso interesse naturalistico e paesaggistico. Fattori di minaccia: il principale fattore di minaccia è rappresentato dal traffico veicolare, dalla distruzione dei siti riproduttivi (bonifica), prosciugamento precoce o interramento naturale nei casi di mancata gestione dei piccoli invasi. Figura Il Rospo smeraldino (Bufo balearicus) è uno degli anfibi più diffusi nel Parco del Rio Vallone. Questa specie si riproduce in anche in pozze temporanee ed è considerata una specie pioniera. Nell immagine un individuo nascosto in un irregolarità del terreno e rilevato il 4 aprile 2012 a Sulbiate (Foto G. Calvi). 28

33 Figura Distribuzione del Rospo smeraldino nell area di studio. In quasi tutti i siti di presenza è anche stata verificata l avvenuta riproduzione della specie. 29

34 Raganella italiana Ordine: Anura Famiglia: Hylidae Specie: Hyla intermedia Boulenger, 1882 Distribuzione generale: Italia peninsulare e Sicilia, Canton Ticino. Distribuzione italiana: Endemita italiano, presente lungo tutta la penisola e la Sicilia. In Lombardia è presente nella fascia planiziale, collinare e meno frequentemente anche in quella montana fino a un massimo altitudinale di 1560 m s.l.m.. Ecologia e biologia: Habitat: specie termofila, la raganella possiede notevoli capacità di arrampicata. Gli adulti svolgono gran parte dell attività estiva fra le fronde della vegetazione, anche notevolmente lontano dall acqua. Fenologia: Il periodo riproduttivo va, con fasi intermittenti, da aprile a giugno, ma può protrarsi, con clima favorevole, fino all autunno, quando gli adulti si riuniscono nei luoghi di svernamento. Riproduzione: La femmina depone circa un migliaio di uova, piccole e chiare, in piccoli ammassi ancorati alle piante sommerse. Sviluppo embrionale: 2 settimane, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: La specie risulta abbastanza ben rappresentata nel PLIS. Nuclei riproduttivi sono stati osservati in varie zone umide del Parco, sia nella porzione meridionale (Basiano, Masate, Cavenago), che più a nord, nei comuni di Bellusco e Ornago. Fattori di minaccia: Sebbene sia ancora abbastanza comune in Lombardia, i cambiamenti nei metodi di coltivazione, specialmente nelle risaie, hanno un influenza negativa tale sulle popolazioni lombarde da determinare anche fenomeni di estinzione a livello locale. Figura La Raganella italiana è un anfibio con abitudini arboricole che si riproduce in diverse aree umide nel parco del rio Vallone. Nell immagine un individuo rilevato in una pozza di Basiano il 7 aprile 2013 (Foto di G. Calvi). 30

35 Figura Distribuzione della Raganella italiana nell area di studio. 31

36 Rana dalmatina Ordine: Anura Famiglia: Ranidae Specie: Rana dalmatina Fitzinger, in Bonaparte, 1838 Distribuzione generale: Europa centro-meridionale. Distribuzione italiana: Distribuita in tutta la penisola ad esclusione della Val d Aosta. Assente dalle isole. In Lombardia è ben distribuita nella fascia collinare e pedemontana, mentre in pianura è presente soprattutto lungo le aste fluviali e nei boschi planiziali. Ecologia e biologia: Habitat: tra le rane rosse è quella meno legata all acqua. Vive tutto l anno in campi, prati e boschi. Predilige i boschi umidi di latifoglie, pioppeti, boschi misti e castagneti. Fenologia: sverna da ottobre a fine gennaio. Il periodo riproduttivo è precoce e può iniziare già nella prima decade di febbraio, per concludersi entro marzo. Si riproduce in corpi idrici stagnanti o a debole corrente, dove i maschi giungono per primi. Riproduzione: le ovature, in ammassi sferici, vengono ancorate a vegetazione o rami sommersi. Possono contenere circa uova, piccole (2-3 mm) e bicolori. Ogni femmina depone una ovatura. Sviluppo embrionale: 3 settimane, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: la presenza della specie e la sua avvenuta riproduzione è stata accertata in tutti e tre i settori del Parco, mediante il rilevamento delle ovature, degli adulti e dei girini. Nel complesso, nella primavera del 2013, sono state conteggiate circa 400 ovature ripartite in tre nuclei, uno per settore. Il sito nel quale è stato contato il maggior numero di ovature è costituito dalla pozza temporanea presente presso un roccolo nel comune di Sulbiate, probabilmente perché questo stagno rappresenta l unico sito riproduttivo idoneo nella porzione settentrionale del parco. Il nucleo più importante del parco è verosimilmente quello presente nel settore meridionale. Fattori di minaccia: I maggiori rischi per questa specie sono costituiti dall alterazione degli habitat idonei. Una minaccia molto grave è data dalla presenza del Gambero della Louisiana Procambarus clarkii (Ficetola et al., 2012). Figura La Rana dalmatina (Rana dalmatina) si riproduce in diverse aree umide del Parco dove nel mese di marzo depone ammassi di uova come quello ritratto in questa immagine (Foto di G. Calvi, 21 marzo 2013, Masate). 32

37 Figura Distribuzione della Rana dalmatina nell area di studio. In quasi tutti i siti di presenza è anche stata verificata l avvenuta riproduzione della specie. I numeri tra parentesi indicano il numero di ovature rilevate. 33

38 Rana verde Ordine: Anura Famiglia: Ranidae Specie: Pelophylax kl. esculentus (L., 1758) Distribuzione generale: Europa centro-settentrionale. Distribuzione italiana: Distribuita nel nord Italia, in Pianura Padana. Areale sovrapposto a quello di P. lessonae, con la quale forma il sistema ibrido-genetico L-E. Ecologia e biologia: Habitat: specie gregaria che frequenta molti habitat acquatici: risaie, marcite, fossi, stagni, cave, lanche, paludi. Colonizza anche invasi artificiali. Predilige zone con abbondante vegetazione riparia. Fenologia: il periodo di attività va da metà marzo a metà ottobre. All inizio gli adulti di entrambi i sessi si riuniscono in gran numero. L inizio del periodo riproduttivo dipende dalla temperatura, e in genere si verifica tra aprile e giugno. Riproduzione: ogni femmina può produrre uno o più ammassi, costituiti ciascuno da uova, per un totale complessivo di uova. Sviluppo embrionale: una settimana, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: le rane verdi sono state osservate in quasi in tutti gli ambienti umidi visitati, dove vi era permanenza di acqua. Nel PLIS la rana verde è risultata quindi la più ubiquista e la più adattabile tra tutte le specie osservate. Fattori di minaccia: le rane verdi sono gli anfibi più comuni in Lombardia. Sebbene si tratti di un anuro piuttosto adattabile, anche a situazioni di degrado ambientale, è stato accertato che l utilizzo di pesticidi o immissioni di inquinanti nei siti acquatici dove vive e si riproduce possono determinare sterilità o femminilizzazione negli adulti e malformazioni o mortalità negli stadi larvali. 34

39 Figura La Rana verde (Pelophylax kl. esculentus) è l anfibio più diffuso nel Parco del Rio Vallone dove si riproduce praticamente in tutti gli specchi d acqua. Nella foto un individuo giovane appoggiato su un pezzo di legno galleggiante (Foto di G. Calvi, 25 luglio 201, Masate). 35

40 Figura Distribuzione del le rane verdi nell area di studio. In quasi tutti i siti di presenza è anche stata verificata l avvenuta riproduzione della specie. 36

41 4.1.4 Schede delle specie potenziali Rospo comune Ordine: Anura Famiglia: Bufonidae Specie: Bufo bufo (L., 1758) Distribuzione generale: specie paleartica, con ampia distribuzione in Europa e presente anche in Asia nord-occidentale e nel Maghreb. Distribuzione italiana: diffuso in tutta la penisola e in Sicilia, manca dalla Sardegna e dalle isole minori. In Lombardia è uniformemente diffuso in tutte le province. Solo in pianura la sua distribuzione appare discontinua e legata alle zone boscate. Ecologia e biologia: Habitat: boschi umidi, prati, pascoli, zone agricole e urbane, giardini. Si riproduce in laghi, paludi, vasche, stagni, canali, lanche di grandi corsi d acqua, torrenti. Fenologia: abitudini crepuscolari e notturne, conduce prevalentemente vita terrestre. Attivo da febbraio a novembre, si muove verso i siti acquatici dove si riproduce tra febbraio e giugno. La distanza fra i siti di svernamento e riproduzione può arrivare a 2 km. Durante le migrazioni di massa i rospi spesso attraversano strade frequentate con alto rischio di restare vittime di investimento. La migrazione di ritorno ai siti di svernamento avviene in autunno. Riproduzione: Ogni femmina può deporre da 1000 a uova, piccole (1,5-2 mm), nere e disposte in file regolari all interno di un cordone gelatinoso trasparente che può arrivare anche a misurare tre metri. Sviluppo embrionale: 2 settimane, metamorfosi: 2-3 mesi. Presenza nel PLIS: Il Rospo comune non è stato rilevato all interno del PLIS. La specie, tuttavia potrebbe essere presente nella porzione più settentrionale del Parco, in aree con presenza di fasce boscate. In genere, per le differenze ecologiche tra le due specie, non frequenta gli stessi siti riproduttivi del Rospo smeraldino. Fattori di minaccia: Le minacce maggiori per questa specie sono rappresentate dal traffico veicolare e dalle alterazioni degli habitat. In Lombardia è attivo da molti anni il Progetto Rospi che prevede monitoraggio e interventi di salvaguardia e di salvataggio dei rospi e di altri anfibi in attraversamento sulle strade durante le migrazioni riproduttive Rana di Lataste Ordine: Anura Famiglia: Ranidae Specie: Rana latastei Boulenger, 1879 Distribuzione generale: endemita nord-italico-istriano. Distribuzione italiana: Distribuita nel bacino settentrionale padano, dalla pianura cuneese e torinese fino a tutta la pianura veneta. In Lombardia è abbastanza comune lungo gli affluenti di sinistra del Po. 37

42 Ecologia e biologia: Habitat: specie igrofila, vive in boschi umidi di latifoglie planiziali o collinari. Può essere rinvenuta anche in paludi, torbiere e prati umidi. Fenologia: il periodo riproduttivo inizia nella prima metà di febbraio e continua fino alla seconda settimana di marzo. L attività diurna degli adulti cala durante l estate, per riprendere a settembre-ottobre, vicino ai siti di riproduzione e talvolta anche in acqua. Riproduzione: le ovature, a grappolo, vengono ancorate a rami sommersi. Possono contenere da circa 700 a oltre 2500 uova. Sviluppo embrionale: da 15 a 20 giorni, metamorfosi: 3 mesi. Presenza nel PLIS: Nel corso dello studio non è stata rilevata nei confini del PLIS. Si registra il ritrovamento presso l area delle Foppe di Masate di ovature di rana rossa di dubbia attribuzione ma verosimilmente attribuibili a questa specie. Data l importanza della specie a fini conservazionistici, questo dato andrà verificato negli anni a venire con estrema attenzione. La Rana di Lataste è comunque presente e localmente abbondante nel Parco Adda Nord (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti), e nel Parco della Valle del Lambro (Ficetola, 2001); non si esclude quindi che possa frequentare anche alcuni ambienti umidi situati all interno delle aree boschive meno degradate, nelle porzioni settentrionali e centrali del PLIS. Fattori di minaccia: l areale ristretto e la classificazione di specie vulnerabile a livello europeo giustifica l importanza conservazionistica di questa specie., Seppure risulti piuttosto abbondante localmente nell area dell alta pianura lombarda,ii rischi principali sono costituiti dall alterazione degli habitat idonei sia terrestri che acquatici. Una minaccia molto grave, riscontrata anche nel presente studio, è data dalla presenza del Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii). 38

43 4.2 Rettili Per le finalità del progetto non è stata svolta una ricerca estensiva sui retti, ma, come già detto in precedenza, sono state privilegiate le zone umide e alcune aree di particolare interesse per il Parco. Per questo motivo, i dati raccolti non hanno lo scopo di fornire un quadro distributivo esaustivo dell erpetofauna del PLIS. Tuttavia, le indagini svolte hanno permesso di confermare la maggior parte delle specie già indicate per il Parco e di evidenziare alcuni aspetti problematici nella gestione degli ambienti umidi legati alla presenza di testuggini alloctone (Trachemys scripta), Nei paragrafi che seguono viene fornito l elenco delle specie presenti o potenziali e alcune note informative sulle singole specie. Per la distribuzione regionale e le schede specifiche i riferimenti sono l Atlante degli Anfibi e Rettili della Lombardia (Bernini et al., 2004) e il volume della Fauna d Italia (Lanza et al., 2007) Check-list Delle 19 specie di rettili (di cui 3 alloctone) presenti in Lombardia, 6 sono state segnalate per l area del PLIS e altre 2 vengono indicate tra quelle potenziali. Nella Tabella 4.5 si riporta l elenco completo delle specie censite. Tabella 4.5 Check list delle specie rilevate e potenziali. Legenda: : specie osservata; : specie potenziale; AD: adulto, B: dato bibliografico; G: giovane; L: stadio larvale; O: ovatura; I: Interno al PLIS; E: Esterno al PLIS. Nome Comune Nome Scientifico Presenza Tipo di osservazione Testuggine palustre americana Trachemys scripta Orbettino italiano Anguis veronensis Ramarro occidentale Lacerta bilineata A Posizione nel PLIS I,E E I,E Lucertola muraiola Podarcis muralis A, G I,E Biacco Hierophis viridiflavus Saettone comune Zamenis longissimus A I,E E Natrice dal collare Natrix natrix Natrice tassellata Natrix tessellata A, G I,E I,E Inquadramento normativo e priorità di conservazione delle specie La maggior parte delle specie presenti nel PLIS sono protette a livello comunitario e, ad eccezione di Podarcis muralis, sono considerate prioritarie in Lombardia (rif. Programma Regionale per gli interventi di conservazione e gestione della fauna nelle aree protette), avendo un punteggio pari o superiore a 8. 39

44 Nella Tabella 4.6, viene riportato l elenco dei rettili autoctoni (è quindi esclusa T. scripta) presenti o potenziali nel PLIS con il loro valore di priorità regionale e le norme internazionali che li riguardano. Tabella 4.6 Riassunto del quadro normativo inerente le specie rilevate. Nome Comune Nome Scientifico Priorità IUCN Normative internazionali Orbettino Anguis fragilis 8 LC Ramarro occidentale Lacerta bilineata 8 LC All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna Lucertola muraiola Podarcis muralis 4 LC All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna Biacco Hierophis viridiflavus 8 LC All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna Saettone comune Zamenis longissimus 10 LC All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna Natrice dal collare Natrix natrix 8 LC Natrice tassellata Natrix tessellata 11 LC All. IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna Figura La lucertola muraiola (Podarcis muralis) è il rettile più diffuso nel Parco del Rio Vallone. Nella foto un esemplare fotografato il 3 maggio 2011 presso le Foppe di Masate (Foto G. Calvi), 40

45 4.2.3 Schede delle specie presenti Lucertola muraiola Ordine: Squamata Famiglia: Lacertidae Specie: Podarcis muralis (Laurenti, 1768) Distribuzione generale: Spagna centro settentrionale, Francia, diverse isole atlantiche e del Mediterraneo, Paesi Bassi, Germania centrale e meridionale, Ungheria, Romania, Bulgaria, Turchia nord occidentale, Penisola balcanica, Grecia. Distribuzione italiana: Specie diffusa in Italia settentrionale e centrale. Nelle regioni meridionali mostra una distribuzione discontinua, legata soprattutto alle aree montane. Ecologia e biologia: Habitat: Frequenta una grande varietà di ambienti, sia planiziali che montani. E specie eliofila anche se nelle regioni meridionali predilige zone più ombrose e umide. Fenologia: Attiva da febbraio a novembre, ma occasionalmente anche nei mesi invernali (in giornate soleggiate particolarmente miti) Riproduzione: Specie ovipara con attività riproduttiva tra marzo e giugno. Depone 5-6 uova. Presenza nel PLIS: La specie risulta piuttosto abbondante e diffusa in tutto il Parco, anche nelle aree più antropizzate. Fattori di minaccia: In Lombardia è molto comune e localmente presenta popolazioni anche molto consistenti. Non è soggetta quindi a particolari problemi di conservazione e per questo ha un basso punteggio di priorità a livello regionale. E comunque elencata tra le specie in allegato IV della Direttiva Habitat Ramarro occidentale Ordine: Squamata Famiglia: Lacertidae Specie: Lacerta bilineata Daudin 1802 Distribuzione generale: il suo areale comprende Spagna settentrionale, Francia,Regno Unito (isole del Canale della Manica), Germania occidentale, Svizzera meridionale, Italia, Slovenia occidentale, Croazia. Distribuzione italiana: Presente in Tutta Italia, a esclusione della Sardegna. Ecologia e biologia: Habitat: Predilige per lo più fasce ecotonali tra prato e bosco e prato e macchia, versanti aperti e soleggiati con rocce e cespugli, aree coltivate e incolti marginali, i filari lungo i corsi d acqua e le sponde di raccolte d acqua con una buona copertura di vegetazione erbacea e arbustiva. Frequenta anche boscaglie o boschi luminosi e margini delle strade. In genere, preferisce aree piuttosto integre e caratterizzate da una bassa presenza umana ma talvolta lo si ritrova anche in ambienti antropizzati (parchi urbani e suburbani, giardini privati) e habitat con vegetazione bassa (Venchi et al., 2011). 41

46 Fenologia: L attività stagionale e giornaliera di questo sauro è strettamente legata ai fattori climatici (temperatura, fotoperiodo). Nel nord Italia, è attivo a partire da fine febbraio-marzo nelle aree pianeggianti e collinari, da marzo-aprile nelle aree montane e, in genere, fino a ottobre-novembre. Riproduzione:. Accoppiamenti tra la fine di aprile e l inizio di giugno. Nella Pianura Padana, deposizioni a giugno e schiusa delle uova dalla metà di agosto (Venchi e Schiavo, 2006) Presenza nel PLIS: La specie è segnalata nel territorio del Parco (Ferri, 2009), tuttavia non è stata mai osservata nel corso dei rilevamenti presso le zone umide o in prossimità dei tratti stradali campionati. Il Parco comunque ospita ambienti idonei per questa specie anche se diversi fattori di minaccia (espansione urbanistica, riduzione e frammentazione dei suoi habitat, rete stradale a intenso traffico) insistono su tutto il suo territorio. E possibile quindi che, come peraltro accertato in altre aree della pianura lombarda, la popolazione sia in declino e attualmente presenti una distribuzione frammentaria. Fattori di minaccia: Lo status delle popolazioni italiane di ramarro non è chiaro. Seppure piuttosto diffuso, le osservazioni qualitative fanno però supporre che, almeno a livello locale, possa esistere un certo declino. La specie è in effetti poco tollerante alle modificazioni ambientali e alla banalizzazione del territorio (eliminazione di fasce ecotonali, siepi e muretti a secco), così come all uso dei pesticidi in agricoltura. Tra le cause di morte riconducibili all attività umana vanno annoverati anche gli incendi e gli investimenti stradali (Venchi et al., 2011). Il Ramarro occidentale è protetto a livello europeo dalla direttiva 92/43/ CEE Habitat, Allegato IV, ed è presente nell Appendice II della Convenzione di Berna Biacco Ordine: Squamata Famiglia: Colubridi Specie: Hierophis viridiflavus (Lacepede, 1789) Distribuzione generale: Spagna nord-orientale, Bretagna meridionale, Francia centrale e meridionale, Lussemburgo, Svizzera meridionale, Slovenia sud occidentale, Croazia, Italia e Malta. Distribuzione italiana: Presente in tutte le regioni italiane. Ecologia e biologia: Habitat: Specie con elevata plasticità ecologica, Frequenta gli ambienti più disparati, dai prati ai boschi termofili, ai coltivi, alle zone ruderali fino ai contesti più urbanizzati. Predilige comunque luoghi assolati (pietraie, muretti a secco), ma anche, praterie, aree coltivate e macchie e boschi aperti. Fenologia: Periodo di attività da marzo. Entra in attività da marzo fino a settembre-ottobre, il picco di attività si ha tra aprile e giugno. Riproduzione: Specie ovipara. Accoppiamenti in primavera, deposizioni tra giugno e luglio (5-15 uova), nascite tra agosto e settembre. 42

47 Presenza nel PLIS: La specie è stata osservata nella prima parte del monitoraggio nelle porzioni settentrionale e centrale del PLIS (siti n. 1 e n. 20), ma segnalazioni pregresse si hanno anche per le Foppe di Masate (sito n. 27; Ferri, 2009). Nella seconda fase del monitoraggio sono state raccolte segnalazioni anche per il settore meridionale (comune di Basiano). Il Biacco è uno dei colubridi più diffusi sul territorio regionale e, in particolare, nelle province di Milano e Monza Brianza. La mancanza di osservazioni in altre aree del Parco è certamente dovuta a difetto di ricerca. Fattori di minaccia: In Lombardia, non presenta particolari problemi di conservazione. Tuttavia fattori negativi sono il traffico veicolare, interventi di derattizzazione e uccisione diretta. La specie è comunque inserita nell allegato IV della Direttiva Habitat Natrice dal collare Ordine: Squamata Famiglia: Colubridae Specie: Natrix natrix (Linnaeus, 1758) Distribuzione generale: Specie con ampio areale e presente in gran parte dell Europa. Il suo areale di è di tipo euro-centroasiatico-magrebino. Si estende fino al Marocco nordoccidentale e all Algeria settentrionale a sud-ovest; alla penisola iberica a ovest; alla Svezia e alla Finlandia centro-settentrionali a nord; poco oltre il lago Bajkal a est; alla penisola anatolica e all Iran settentrionale a sud-est. In Europa la specie risulta assente in Irlanda, Scozia e in Europa nord-orientale. Distribuzione italiana: In Italia è segnalata in tutte le regioni, risultando uno dei serpenti più diffusi sul territorio nazionale e, in particolare, nelle regioni settentrionali e in quelle centrali. Ecologia e biologia: Habitat: La Biscia dal collare ha costumi semi-acquatici e frequenta, soprattutto nella fase giovanile, corsi d acqua ed invasi sia naturali che artificiali (fiumi, torrenti, canali, stagni, laghi, fontanili, etc.). Con l età e in relazione allo stato riproduttivo (le femmine) e al variare della nicchia trofica, gli esemplari adulti tendono ad allontanarsi dall acqua per intraprendere vita più prettamente terricola, (Dolce, 1983). Fenologia: Diurna e anche in parte crepuscolare e notturna (Ferri et alii, 1996), Natrix natrix in genere conduce vita attiva tra marzo e settembre, talvolta però l attività può essere prolungata fino a novembre. Riproduzione:. Gli accoppiamenti hanno luogo tra la fine di aprile e la fine di maggio, ma occasionalmente anche nei mesi autunnali. La specie è ovipara, a seconda del clima e dell altitudine le deposizione (6-70 uova) avvengono tra giugno e agosto, mentre le schiuse si hanno generalmente tra luglio-settembre, in taluni casi anche fino a novembre. Presenza nel PLIS: La specie è stata osservata nei comuni di Masate, Cambiago, Cavenago e Ornago. Insieme al Biacco è uno dei colubridi più diffusi sul territorio regionale ed è stata osservata in diverse aree prossime ai confini del Parco (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti). La mancanza di altre osservazioni nel PLIS è certamente dovuta a difetto di ricerca. 43

48 Fattori di minaccia: In Lombardia è molto comune e non appare in declino. Tuttavia, come per le altre specie i fattori negativi sono la distruzione degli habitat acquatici e terrestri, l uccisione diretta e il traffico veicolare Natrice tassellata Ordine: Squamata Famiglia: Colubridae Specie: Natrix tessellata (Laurenti, 1768) Distribuzione generale: Specie presente in Europa sud orientale ed in Asia centrale, ad est fino alla Cina nord occidentale, si spinge anche in Medio Oriente, sulla fascia costiera di Siria, Libano, Israele, sino a nord del Sinai, ed in Egitto nord orientale. Rara e localizzata in Svizzera e Germania, in Grecia è assente nella parte meridionale del Peloponneso, Distribuzione italiana: E ampiamente diffusa, manca in Sicilia, Sardegna, Calabria e Puglia centro meridionali, e sul versante tirrenico della Liguria. In Lombardia è presente nella fascia planiziale e collinare anche se può spingersi fino alle aree montane e risulta più diffusa lungo le porzioni meridionali delle aste dei principali fiumi. Nell area prealpina, invece, l areale si mostra decisamente più frammentato e la specie diventa decisamente più rara. A nord, alcune segnalazioni disgiunte riguardano anche il fondovalle della provincia di Sondrio. Ecologia e biologia: Habitat: E un animale essenzialmente diffuso in ambienti acquatici, diffuso anche in zone costiere, dove può essere rinvenuto in prossimità delle spiagge e persino in mare. Predilige non solo specchi d acqua calmi anche grandi, le foci e le anse tranquille dei fiumi, con rive coperte da flora rigogliosa o canneti, ma anche le acque basse di ruscelli e torrenti, anche a corrente impetuosa, con le rive sassose o rocciose. Può frequentare anche cave di sabbia, bacini artificiali, canali irrigui, ovviamente se rinaturalizzati e ricchi di pesciolini. Anche se può frequentare i medesimi ambienti della congenere Natrix natrix, rispetto ad essa è decisamente più legata ad ambienti acquatici, rivelandosi nuotatrice eccezionale, con buone capacità di apnea. Fenologia: L attività inizia in genere ai primi di marzo, con la ricerca dei siti adatti alla termoregolazione, che sfrutta il più delle volte con numerosi altri individui, con i quali ha anche diviso il medesimo quartiere di latenza, formando dei veri e propri grovigli. In estate non si allontana troppo dall acqua se non per termoregolarsi dopo lunghe immersioni, dato che passa spesso anche i periodi di inattività in acque basse, arrotolata alla base di sassi semisommersi, estraendo di tanto in tanto le narici dall acqua per respirare. Tollera temperature più basse rispetto ad altri serpenti, restando attiva anche a C, mentre quella preferenziale è di solito compresa tra 22 e 26 C. Riproduzione:. Gli accoppiamenti avvengono normalmente in aprile, e sono in genere collettivi, interessando 1 o 2 femmine con anche 10 maschi. La deposizione delle uova, da 5 a 30 ma in media 15 20, avviene dopo circa due mesi. Presenza nel PLIS: Ferri (2009) la segnala presso la Ripa Villoresi, nel comune di Masate. Certamente meno comune e più legata agli ambienti acquatici del congenere N. natrix, la Natrice tassellata è particolarmente sensibile alla scomparsa di ambienti acquatici permanenti con presenza di pesci( di cui si nutre) e alla captazione dei corsi d acqua. La sua presenza nel parco è quindi certamente limitata al corso del canale Villoresi e agli invasi non soggetti a prosciugamento stagionale. 44

49 Fattori di minaccia: Si tratta della specie più acquatica tra le natrici e per questo risente in modo particolare delle alterazioni degli ambienti umidi. La colorazione della livrea, la testa triangolare, il corpo con sezione triangolare a base ampia conferiscono alla natrice tassellata un aspetto grosso modo simile a quello delle vipere, pertanto vengono spesso confuse con esse e, quindi, uccise Schede delle specie potenziali Orbettino italiano Ordine: Squamata Famiglia: Anguidae Specie: Anguis veronensis Pollini, 1818 Distribuzione generale: Italia, Francia e probabilmente nella Svizzera meridionale Distribuzione italiana: La specie è stata distinta solo di recente dal congenere A. fragilis, sulla base di studi morfologici e molecolari (Gvozdik et al., 2013). L areale non è ancora stato definito con precisione, in particolare nel settore più orientale italiano (nelle zone del Friuli Venezia Giulia confinanti con la Slovenia), dove sembrerebbero esserci entrambe le specie. Tuttavia gli studi mostrano che A. veronensis è presente nell Italia settentrionale (dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia) e lungo tutta la Penisola fino alla Calabria. Ecologia e biologia: Habitat: Frequenta un ampia varietà di ambienti: boschi planiziali, di latifoglie termofile e mesofile, castagneti, boschi montani e subalpini di aghifoglie. Predilige in particolare le fasce ecotonali tra le aree aperte e quelle boscate. Si rifugia sotto pietre, tronchi abbattuti, fascine e nelle tane di micromammiferi. Fenologia: Attivo tutto l anno anche i picchi di attività si hanno soprattutto durante i mesi primaverili. Riproduzione:.Specie ovovivipara con riproduzione ogni due o tre anni. Accoppiamenti in primavera e parti (4-26 piccoli) tra giugno e settembre. Presenza nel PLIS: Si tratta di una specie piuttosto elusiva anche per le sue abitudini fossorie e per questo particolarmente difficile da rilevare. Al momento, la sua presenza non è stata accertata nel territorio del Parco, mentre è stato segnalato in aree limitrofe, anche in contesti urbanizzati. In attesa di indagini più approfondite, l orbettino viene quindi indicato tra le specie potenziali. Fattori di minaccia: Non si hanno dati quantitativi sufficienti a stimare lo status delle popolazioni italiane. In Lombardia è ancora piuttosto diffuso anche se la scomparsa degli ambienti ecotonali, la frammentazione degli habitat e alla meccanizzazione delle pratiche agricole. 45

50 Saettone comune Ordine: Squamata Famiglia: Colubridae Specie: Zamenis longissimus (Laurenti, 1768) Distribuzione generale: Europa meridionale, dai Pirenei al Mar Caspio. Distribuzione italiana: Presente in Italia settentrionale e centrale. Recentemente le popolazioni meridionali sono state distinte in una nuova specie (Zamenis lineatus). Ecologia e biologia: Habitat: Legato per lo più ai settori collinari e montani, ma è presente anche nei boschi planiziali e ripariali lungo le aste fluviali. Frequenta una ricca varietà di ambienti come le aree coltivate, ruderali, i sentieri erbosi ma in prevalenza quelli con ricca vegetazione arbustiva e arborea, come i boschi mesofili e igrofili, purchè siano presenti radure soleggiate. Predilige gli habitat con una certa umidità. E terricolo ma è in grado di arrampicarsi su alberi, cespugli e ruderi dove svolge parte della sua attività. Fenologia: Attivo tra marzo e novembre. Riproduzione: Si riproduce annualmente, gli accoppiamenti hanno luogo tra maggio e giugno, mentre le deposizioni avvengono in luglio. Il numero di uova varia da 6 a 12. Presenza nel SIC: Abbastanza diffuso nelle aree planiziali dell alta pianura lombarda e lungo la fascia prealpina. Segnalato anche in contesti agricoli e boschi misti del Parco Adda Nord (Di Cerbo e Biancardi, dati inediti). Malgrado non sia stato osservato nel corso della presente ricerca, si ritiene la sua presenza nel PLIS altamente probabile. Fattori di minaccia: La specie sembrerebbe essersi estinta in diverse aree della bassa pianura lombarda. Tra le minacce, la progressiva scomparsa e alterazione dei boschi planiziali e ripariali. E sovente vittima degli investimenti stradali Specie problematiche Nel corso dei sopralluoghi è stata accertata la presenza testuggini alloctone, appartenenti alla specie Trachemys scripta, in alcune delle aree umide visitate. Oggetto di commercio internazionale come animale da compagnia con importazioni in tutto il mondo, T. scripta è stata oggetto di sconsiderate introduzioni in ambienti naturali o semi-naturali di tutti i continenti. Per questo, oggi viene ritenuta tra le specie più invasive a livello mondiale ed è inclusa tra le 100 specie più invasive in Europa, su un totale di oltre specie alloctone (animali e vegetali) censite nell ambito del progetto Delivering Alien Invasive Species In Europe, finanziato all interno del sesto programma quadro di ricerca dell Unione Europea (DAISIE, 2009). Limitazioni al commercio di Trachemys scripta elegans ne hanno frenato la diffusione a partire dal 1997 in Europa e in Italia. T. s. scripta e T. s. troosti sono invece tuttora liberamente in vendita, il che ha determinato un graduale incremento della loro presenza in natura. 46

51 Testuggine palustre americana Ordine: Chelonii Famiglia: Emydidae Specie: Trachemys scripta (Schoepff, 1792) Corologia: L areale originario comprende le regioni meridionali, centrali e orientali degli Stati Uniti Distribuzione italiana: In Italia, per via di successive e incontrollate introduzioni, è presente in quasi tutte le regioni. Mancano tuttavia al momento studi approfonditi sulla reale diffusione e sulla consistenza numerica delle popolazioni. Ecologia e biologia: Habitat: Nei paesi d origine frequenta anse dei grandi corsi d acqua, paludi e stagni, prevalentemente con ricca vegetazione sommersa e fondo fangoso, specie se con adeguati punti di riscaldamento. In Italia si è dimostrata in grado di colonizzare le più disparate raccolte d acqua, sia naturali che artificiali, ed è segnalata in fiumi, canali, laghi di piccole e grandi dimensioni, stagni, fontane e fontanili, cave dismesse. In Italia non è infrequente la convivenza con Emys orbicularis (Di Tizio e Di Cerbo, 2011) Fenologia: In Italia, sverna tra ottobre-novembre e febbraio-marzo con differenze legate all area geografica e all andamento stagionale, generalmente sul fondo delle raccolte d acqua, nel fango, o interrata presso le sponde. In giornate invernali ben soleggiate può termoregolare essere attiva anche a dicembre in località di pianura La specie è generalmente attiva con temperature al di sopra dei C, sebbene siano stati occasionalmente osservati individui in movimento anche a 6-8 C (Di Cerbo & Di Tizio, 2006). Riproduzione: in Italia esistono pochissime osservazioni in grado di attestare la riproduzione di questa specie nei nostri habitat acquatici e i dati in questo senso appaiono scarsi. Comunque, animali in corteggiamento sono stati osservati tra la prima metà di aprile e la prima metà di giugno, le deposizioni tra fine maggio e tutto luglio (Di Tizio e Di Cerbo, 2011). Presenza nel PLIS: diversi esemplari di Testuggini palustri alloctone appartenenti alle sottospecie Trachemys scripta elegans, Trachemys s. scripta o Trachemys s. troostii sono stati osservati in diversi siti visitati. Nei comuni di Cavenago (siti 17 e 19), Mezzago (sito 7) e Masate (sito 27). Ad agosto, un esemplare è stato avvistato anche nel sito 14 di Ornago. Si tratta certamente di un abbandono recente da parte di qualche privato, dal momento che la sua presenza non era stata mai rilevata nel corso dei sopralluoghi effettuati nei mesi precedenti. 4.3 Altre specie problematiche Oltre alla Testuggine palustre americana, nel corso del monitoraggio faunistico sono stati rilevati diversi taxa alloctoni che con diverse modalità possono incidere negativamente sulla conservazione degli ecosistemi locali. In due siti (Foppe Masate e Pozze Ex Discarica Cavenago Brianza) è stata rilevata la presenza della Nutria (Myocastor coypus) roditore di origine nordamericana che ha mostrato forti impatti negativi sugli ecosistemi autoctoni (Bertolino e Genovesi, 2007). In almeno quattro aree (Pozza Boscone, Foppe e Pozze ex discarica di Cavenago Brianza, Foppe di Masate) sono state rilevate specie ittiche di origine alloctona (es.: Persico sole, Lepomis gibbosus; Persico trota, Micropterus salmoides; Carassio rosso, Carassius auratus). 47

52 Nell area della ex discarica di Cavenago, gestita dal CEM è infine stato rivenuto il Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii). Questa specie è inserita nell elenco delle 100 specie aliene invasive più pericolose al mondo e diversi studi hanno mostrato il suo forte impatto negativo sulle comunità acquatiche autoctone (Gherardi e Acquistapace, 2007) con particolare riferimento alla batracofauna (Ficetola et al., 2012). La presenza di queste specie, in particolare del Gambero della Louisiana potrebbe compromettere gravemente lo stato di conservazione degli ecosistemi locali vanificando gli sforzi profusi dall ente parco nella corretta gestione degli ambienti presenti e nella realizzazione di nuovi biotopi. Si raccomanda dunque di porre estrema attenzione a questa problematica e di porre in essere i necessari sforzi per contenere le suddette specie con azioni di controllo, eradicazione o contenimento, unite ad una diffusa campagna di sensibilizzazione sulla tematica delle specie alloctone invasive. Figura Il Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) è una delle specie alloctone invasive più pericolose al mondo. Nella foto un individuo catturato il 9 giugno 2011 presso l area della ex discarica di Cavenago Brianza (Foto G. Calvi), 48

53 5 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SUI RISULTATI Le specie La batracofauna sta subendo da decenni un intenso e diffuso decremento in termini di diffusione e consistenze delle popolazioni soprattutto per l'alterazione e scomparsa degli habitat(barinaga, 1990; Hulahan, 2000). Ciò ha portato, in particolare, diverse specie di anfibi a un declino significativo tanto da diventare prioritarie per la conservazione. La scarsa mobilità che caratterizza questo gruppo di vertebrati (capacità di dispersione da poche centinaia di metri a un massimo di 3-5 km nel caso di poche specie) e le loro esigenze ecologiche che richiedono sia la presenza di habitat acquatici che terrestri determinano, soprattutto in ambienti frammentati, uno stato sfavorevole di conservazione. La Pianura Padana con la sua ricca rete idrografica è un area potenzialmente idonea a diverse specie di anfibi. La conformazione geologica dell area planiziale genera numerose risorgive usate in passato per l irrigazione dei campi (Padoa-Schioppa, 2002). L attività di irrigazione ha prodotto un fittissimo reticolo idrografico minore costituito da migliaia di corsi d acqua e di fontanili; l attività estrattiva dell argilla ha inoltre lasciato sul territorio numerosi invasi chiamati localmente foppe. Questo contesto ambientale ha consentito storicamente la presenza, nei dintorni del capoluogo lombardo, di 9 specie di anfibi (Tritone crestato italiano, Tritone punteggiato meridionale, Pelobate fosco, Rospo comune, Rospo smeraldino, Raganella italiana, Rana dalmatina, Rana di Lataste, Rana verde) quasi tutte con popolazioni abbondanti (Campeggi, 1883; Vandoni, 1914). Attualmente molte di queste specie hanno subito forte una contrazione in Lombardia, soprattutto le popolazioni planiziali la cui presenza dipende in forte misura dalla qualità degli habitat acquatici e dall isolamento delle popolazioni residue (Ficetola e De Bernardi, 2004). Il PLIS del Rio Vallone è inserito in un area che rappresenta una tipica porzione dell'alta Pianura Padana: la ricca rete idrica superficiale, seppur di carattere temporaneo e di qualità a tratti scadente, genera, assieme ai resti della passata attività estrattiva, un insieme di siti potenzialmente idonei alla presenza degli anfibi. La persistenza degli stessi è spesso tuttavia condizionata dalla qualità delle acque, dalla frammentazione degli habitat terrestri idonei nonché dall isolamento dei siti riproduttivi dovuti all urbanizzazione e all agricoltura intensiva. Nel corso dei rilievi erpetologici condotti nel PLIS del Rio Vallone nell ambito del presente studio e di altre recenti indagini sono state rinvenute con certezza 6 specie di anfibi. Di queste una, il Tritone crestato italiano, è stata rinvenuta l ultima volta nel 2007 e non è più stata rilevata nel corso delle due indagini successive (Ferri, 2009; presente studio). Altre due specie, il Rospo comune e la Rana di Lataste, sono potenzialmente presenti. Per la Rana di Lataste va però registrata la segnalazione di alcune ovature potenzialmente attribuibili proprio a questa specie. La reale presenza della Rana di Lataste ma anche del Tritone crestato italiano, andrà verificata con attenzione negli anni a venire poiché questi anfibi sono entrambi elencati nell allegato II alla Direttiva Habitat e costituiscono dunque specie di elevato interesse conservazionistico, la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Per tutte le specie realmente o potenzialmente presenti nel PLIS sarà importante seguire l evoluzione della loro colonizzazione in relazione ai nuovi interventi realizzati nel corso del presente studio. È fondamentale infatti verificare l effettivo successo degli interventi di miglioramento ambientale e valutarne il contributo alla conservazione di alcune specie target nonché all incremento generale della biodiversità dell area. 49

54 Le aree Dal punto di vista delle aree importanti per la conservazione dell erpetofauna del parco, si segnala in particolare il nucleo presente nel settore meridionale dell'area protetta che ricade nei comuni di Masate, Basiano e Gessate e che vede il suo baricentro nelle Foppe di Masate. In questo sito sono state segnalate negli ultimi anni 6 specie di anfibi e 5 di rettili (presente studio; Ferri, 2009). Quest area gode della presenza di un ambiente variegato (pozze temporanee e stabili; corsi d acqua, prati allagati, in diversi periodi dell anno, aree boschive) e favorevole alla riproduzione ed al rifugio in particolare della batracofauna e dei rettili più marcatamente acquatici. L area delle Foppe di Masate è inoltre intersecata da due corsi d acqua, potenziali corridoi ecologici per la connessione con altre aree naturali: si tratta del Rio Vallone che scorre in senso nord-sud e del Canale Villoresi che scorre in senso ovest-est. Di notevole rilevanza locale il sito di Basiano, pozza a carattere temporaneo, di piccole dimensioni e piuttosto isolata, nella quale però è stata accertata la riproduzione di cinque specie di anfibi. Buone potenzialità sono riscontrabili anche nei siti del settore centrale, in particolare per quanto concerne il biotopo di Bellusco e la pozza del Boscone di Ornago. Rispetto al settore meridionale va tuttavia evidenziato che non è mai stata accertata la presenza di Urodeli (tritoni) e su diversi siti insistono problematiche gestionali (presenza di specie alloctone, intensa attività fruitiva) che ne compromettono la valenza ecologica. Il settore settentrionale infine è quello attualmente più povero di siti riproduttivi idonei agli anfibi. In questo settore non sono mai stati rilevati anfibi Urodeli ed è stato individuato un solo sito di riproduzione di Rana dalmatina (pozza del roccolo a Sulbiate). Tale settore ha buone potenzialità per la presenza di habitat adatti alla fase di vita terrestre degli anfibi ma è particolarmente carente di siti acquatici idonei alla riproduzione: in quest ottica auspichiamo che le due pozze realizzate in comune di Mezzago possano apportare un importante contributo all idoneità del territorio per gli anfibi del parco. 50

55 Figura Questo piccolo stagno temporaneo nel comune di Basiano si è rivelato una delle aree più importanti per gli anfibi nell area di studio. In questo sito è stata accertata nel 2013 la riproduzione di cinque specie di anfibi. L area si trova attualmente al di fuori del PLIS a soli 300 metri dai confini del Parco (Foto di G. Calvi, 6 aprile 2013). 51

56 6 PROPOSTA DI MONITORAGGIO A MEDIO TERMINE DEGLI ANFIBI In questo capitolo, come da richiesta da parte dell ente Parco si proporrà l impostazione di un monitoraggio a medio termine articolato su un intervallo temporale di 10 anni. Sulla base dei risultati del monitoraggio erpetologico condotto nel presente studio e in relazione alle caratteristiche del territorio indagato, nonché agli interventi di realizzazione di nuove aree umide, si ritiene opportuno che il monitoraggio faunistico a medio termine si concentri sulla batracofauna (anfibi). Le indicazioni che seguiranno saranno dunque finalizzate a implementare un piano di monitoraggio degli anfibi che tuttavia potrebbe permettere di raccogliere anche dati utili sulla presenza dei rettili acquatici. 6.1 Individuazione delle specie target Quali specie target, o specie focali, si considerano le specie di maggiore interesse conservazionistico, presenti o potenzialmente presenti nel PLIS (cfr ), tenuto conto delle norme comunitarie (specie in allegato II della Direttiva Habitat) e regionali (L.R. n. 10 del 31 marzo 2008), del punteggio di priorità e della loro diffusione in Lombardia (privilegiando quelle meno diffuse o per le quali si è riscontrato un netto declino delle popolazioni a livello regionale). La lista delle specie target è riportata in Error! Reference source not found.. Tabella 6.7 Elenco delle specie target o focali che saranno oggetto pricipale del monitoraggio faunistico a medio termine. Per ogni specie sono riportati: punteggio di priorità regionale, categoria di conservaizone IUCN, eventuale incluisone in allegato di normative internazionali. Nome Comune Nome Scientifico Priorità IUCN Normative internazionali Tritone crestato italiano Triturus carnifex 10 LC All. II e IV dir. 92/43/CEE Tritone punteggiato Lissotriton vulgaris 10 LC All. II Conv. Berna Rana dalmatina Rana dalmatina 10 LC All. IV dir. 92/43/CEE Rana di Lataste Rana latastei 12 VU All. II e IV dir. 92/43/CEE All. II Conv. Berna I metodi adottati nel monitoraggio saranno specificatamente indirizzati al rilievo delle suddette specie. Questi tuttavia consentiranno anche di raccogliere informazioni utili sugli altri taxa presenti o potenzialmente presenti nel PLIS, ovvero Rospo comune, Rospo smeraldino, Raganella italiana e gruppo delle rane verdi. Tutti i dati raccolti, siano essi relativi a specie target o ad altre specie, andranno archiviati in un unica banca dati georeferenziata al fine di comprendere al meglio la struttura della batracofauna del parco e le sue dinamiche spaziali e temporali. 52

57 6.2 Individuazione dei siti di campionamento I siti di campionamento su cui impostare il futuro programma di monitoraggio sono il risultato delle rilevanze emerse dalle due fasi del presente studio. All interno della lista iniziale di siti (cfr 3.1) sono stati selezionati quelli rivelatisi a maggiore valenza ecologica; a questi sono stati aggiunti alcuni siti individuati nel corso delle indagini. La lista si completa infine con le sei nuove aree umide realizzate dal Parco nel corso dei tre anni di progetto. Ad ognuno dei siti di cui si compone la lista è stato assegnato un punteggio di priorità. La priorità massima (1) è stata assegnata a tutti i nuovi siti e a quelli in cui nel corso dei rilievi sia stata rilevata una delle specie target elencate in Tabella 6.7. Priorità bassa (3) è stata assegnata ai siti che attualmente non possono costituire aree idonee alla batracofauna se non in seguito alla messa in opera di sostanziali interventi gestionali. Una priorità media (2) è stata infine assegnata alle restanti aree. La lista completa dei siti proposti per il monitoraggio a medio termine degli anfibi è riportata in Tabella 6.8 e la loro posizione è illustrata nella mappa di Figura I nuovi siti sono stati nominati con la dicitura Nuovo stagno cui è stato aggiunto un suffisso numerico da 1 a 6 andando da nord a sud. Tabella 6.8. Elenco delle aree selezionate per il monitoraggio a medio termine degli anfibi. In corsivo grassetto sono evidenziati i siti di nuova realizzazione. ID Sito Comune Siti puntiformi Proprietà/ Gestione Parco Priorità monitoraggio 1 Depuratore Verderio_Inferiore 3 4 Vasche_Laminazione Aicurzio/Sulbiate 2 5 Pozza_Roccolo Sulbiate 1 36 Nuovo_stagno 1 Mezzago 1 7 Stagno_Circolo Mezzago 3 9 Nuovo_stagno 2 Mezzago? 1 12 Biotopo Bellusco 1 13a Nuovo_stagno_3 Bellusco 1 13b Nuovo_stagno_4 Bellusco 1 14 Pozza_Boscone Ornago PP 1 15 Boscone Ornago GP 2 37 Nuovo_stagno_5 Ornago 1 17 Oasi_Foppe Cavenago_Brianza GP 2 18 Cassa_Pissanegra Cavenago_Brianza GP 2 19 Pozze_Discarica Cavenago_Brianza 3 25 Vivaio Masate 1 27_2 Foppa_2* Masate? 1 27_3 Foppa_3* Masate? 1 27_4 Foppa_4(Nuovo_stagno_6)* Masate 1 30 Carpodromi Gessate 1 53

58 ID Sito Comune Proprietà/ Gestione Parco Priorità monitoraggio 33 Foppa Basiano Basiano 1 34 Area cave Cambiago 1 35 Foppa Pissanegra Gessate 2 Corsi d acqua 31 Canale Villoresi 2 32 Rio Vallone 2 36 Rio Pissanegra 2 * Per l area delle Foppe di Masate gli stagni costituiscono i punti più idonei alla riproduzione degli anfibi, ma l area va indagata con attenzione nel suo complesso. 54

59 Figura Aree di studio proposte per la realizzazione del monitoraggio a medio termine degli anfibi. Nella carta sono indicati i siti puntiformi. Particolare attenzione durante il monitoraggio andrà data anche ai principali corsi d acqua dell area di studio (Rio Vallone, Rio Pissanegra, Canale Villoresi), 55

60 6.3 Strategia di monitoraggio Nell ambito del progetto L acqua come elemento di Biodiversità il Parco ha profuso un grande sforzo realizzando sei nuovi invasi di differenti dimensioni distribuiti in tutti i settori del proprio territorio. I nuovi stagni realizzati dal Parco costituiranno auspicabilmente per gli anfibi un sensibile incremento della disponibilità di siti idonei alla riproduzione. La buona riuscita di questo grande sforzo conservazionistico va tuttavia valutata attentamente in termini di effettivo utilizzo dei nuovi siti da parte della batracofauna. Gli anfibi hanno dimostrato, anche in contesti planiziali simili a quello dell area di studio, di poter rispondere positivamente con tempi molto brevi alla disponibilità di nuove aree umide (Novarini e Boldrin, 2010). Gli anfibi hanno un ciclo biologico che porta gli individui a concentrarsi nei siti riproduttivi acquatici per determinati periodi dell anno. La restante parte dell anno viene invece vissuta fuori dall acqua, solitamente in ambienti forestali a breve distanza dai siti riproduttivi. La biologia delle specie rende dunque più efficace il loro monitoraggio nel periodo riproduttivo nei siti frequentati per la riproduzione. Il piano di monitoraggio qui proposto dovrà in primo luogo consentire una valutazione delle modalità e dei tempi di colonizzazione dei nuovi siti da parte degli anfibi. Per far ciò questi dovranno essere monitorati con continuità nelle prime tre stagioni riproduttive successive alla creazione dei siti ( ) con tempi e tecniche che permettano di valutare l avvenuta colonizzazione e di stimare il successo riproduttivo delle specie. Negli anni successivi la cadenza annuale dei rilievi potrà essere rilassata con controlli ogni 2-3 anni. Figura Il monitoraggio a medio termine degli anfibi dovrà porre particolare riguardo alla colonizzazione delle nuove pozze da parte degli anfibi e della fauna acquatica in genere. Nella foto una delle due pozze realizzate nel comune di Bellusco (Foto di G. Calvi, 5 novembre 2013). 56

61 Per quanto riguarda le altre aree, il monitoraggio dovrà comunque permettere di seguire l evoluzione della comunità degli anfibi con particolare riferimento alle specie target. La stima del successo riproduttivo richiede due fasi di lavoro: in primo luogo un conteggio delle uova deposte e, successivamente, una stima degli individui in metamorfosi (Dodd, 2010). Tale stima è tuttavia molto dispendiosa e realizzabile in pochi siti di piccole dimensioni. Una buona approssimazione del successo riproduttivo è costituita dall abbondanza delle larve, stimata poco prima dell inizio della metamorfosi (Werner et al., 2009). L informazione sull abbondanza delle larve consentirà di effettuare una comparazione delle performance riproduttive tra le diverse zone umide. Qualsiasi tecnica di rilievo faunistico possiede un livello di imprecisione intrinseco che consiste nella possibilità di non rilevare una specie o determinati individui, qualora questi siano effettivamente presenti nell area campionata. La probabilità di rilevare una specie o un individuo quando questi siano presenti in un sito campionato viene indicata con il termine detectability nella letteratura scientifica ed è sempre minore al 100%. Questa caratteristica intrinseca dei monitoraggi faunistici va tenuta in considerazione nella fase di impostazione dei piani di campionamento e nella successiva elaborazione dei dati raccolti (MacKenzie et al., 2002; Royle e Dorazio, 2008). 6.4 Tempi e metodi per l esecuzione dei rilievi Presenza degli anfibi. Sulla base delle considerazioni riportate nel paragrafo precedente si suggerisce di utilizzare una combinazione di tecniche di monitoraggio al fine di stabilire la presenza delle specie di anfibi nelle zone umide del parco. Si raccomanda in particolare di utilizzare: - censimenti visivi - conteggio delle ovature - campionamento di fondale e sponde dei siti con retino - stazioni di ascolto dei canti dei maschi (eventualmente con ausilio di idrofono per le rane rosse) Lavori pregressi hanno dimostrato che tre campionamenti dopo il tramonto ed uno diurno permettono di caratterizzare con successo la comunità anfibia (ad es., Sewell et al., 2010). Si raccomanda dunque tale scansione temporale nell effettuazione dei rilievi da condursi nel periodo compreso tra marzo e giugno. La presenza degli anfibi andrebbe valutata in tutti i siti di indagine con priorità elevata individuati nel paragrafo 6.2. Abbondanza delle larve Per la stima dell abbondanza larvale si consiglia di adottare la tecnica del pipe sampling (Skelly and Richardson, 2010). Tale rilievo deve essere condotto con una singola uscita nel mese di maggio (o inizio giugno), quando le larve di tutte le specie di anfibi presenti nell area sono ancora in acqua. La tecnica del pipe sampling consiste nell isolare una colonna di acqua per mezzo di un cilindro metallico campionando successivamente con un retino a maglia fine (1 mm) 57

62 l acqua ed il sedimento superficiale alla ricerca degli organismi in essi contenuti. Diversi autori suggeriscono di campionare la colonna di acqua fino a quando non si ottengano dieci retinate successive senza organismi (Skelly and Richardson, 2010; Werner et al., 2009). Il numero di colonne di acqua campionate dovrebbe essere proporzionale alla superficie dell area umida. Si suggerisce di campionare l abbondanza delle larve in tutti i siti in cui si sia riscontrata attività riproduttiva di rane rosse e tritoni. Figura Il campionamento delle larve permette di stimare con buona approssimazione il successo riproduttivo di diverse specie di anfibi. (Foto di G. Calvi, 28 maggio 2013, Bellusco). 58

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