STORIA DEL SETIFICIO STEHLI DAL 1960 AL TRATTA DALLA INTERVISTA AL SIG. RICCARDO STERZI

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1 STORIA DEL SETIFICIO STEHLI DAL 1960 AL TRATTA DALLA INTERVISTA AL SIG. RICCARDO STERZI Il Sig. Sterzi ha svolto la mansione di rappresentante della ditta Stehli dal 1960 al Il racconto della sua vita di lavoro coincide con la storia del Setificio nel secondo dopoguerra. E' straordinario il fatto che da una breve intervista si possa risalire a tante informazioni. Le abbiamo suddivise in brevi capitoli: I METODI DI SELEZIONE DELLE MAESTRANZE L'EVOLUZIONE DELLA PRODUZIONE NEL SECONDO DOPOGUERRA I REPARTI PRODUTTIVI L ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO IL PATERNALISMO AZIENDALE LA FINE DI UNA GRANDE AZIENDA Quando ha iniziato a lavorare per Stehli e che cosa faceva? Nel 1959 avevo 21 anni ed ero a militare. In quell anno venni interpellato dalla direzione Stehli che mi chiese se volessi lavorare per loro come rappresentante al posto del sig. Besozzi. Io, trovandomi in quel momento senza lavoro, accettai. Finito il militare iniziai a lavorare in fabbrica senza una mansione fissa ma spostandomi da un reparto di produzione all altro e da un magazzino e ufficio all altro, da un fornitore all altro e da un cliente all altro. Questo tirocinio durò 3 anni. Dopo questo periodo, alla età di 23 anni e munito dei campionari Stehli, cominciarono a spedirmi presso i loro rappresentanti di zona in Italia, con l'incarico di venditore.esclusivo per la ditta Stehli. All inizio viaggiavo in treno. Continuai a ricoprire questa mansione sino al 1990 quando lasciai il setifico per iniziare una attività in proprio. Che cosa produceva la fabbrica Stehli di Germignaga? La fabbrica di Germignaga ha sempre prodotto tessuti per abbigliamento femminile. Prima della guerra ed immediatamente dopo, i prodotti della fabbrica erano solo pochi articoli grezzi che venivano prodotti in grande quantità e venivano venduti ai grossisti ed alle grandi sartorie specie meridionali. La ditta produceva principalmente tessuti in acetato e viscosa. Una certa quantità di produzione di tessuti in seta pura continuava ad essere lavorata ma poiché la filanda era stata chiusa già prima della guerra, il filato grezzo di seta non era più prodotto ma comperato all estero. Negli anni 60 venne iniziata una nuova produzione che diventerà il prodotto tipico del setificio per vari anni: il frisottino. Il frisottino proveniva da un filato in acetato e viscosa che veniva torto e ritorto in modi particolari e quindi tessuto. La produzione del frisottino avveniva presso la Prassede ove c era una torcitura a due piani. Dalla Pressede il frisottino veniva portato alla tessitura di Germignaga. Con il frisottino si faceva il cady che è una stoffa di eccellenza che ha la caratteristica di essere opaco granuloso (crep-cady). Il Cady è ancora adesso uno degli articoli più lussuosi nell ambito della moda femminile.

2 Nel inizia la confezione di abiti già finiti nelle grandi sartorie e stilisti ( Max Mara, Spagnoli). La ditta Stehli li annovera subito tra i suoi principali clienti. Poi negli anni con l avvento del predominio degli stilisti nel settore della moda e con la possibilità di accedere all abbigliamento di qualità da parte di un numero maggiore di persone, le produzioni del setificio si sono dovute adattare al mercato. Tale adattamento richiedeva ingegno da parte dei responsabili delle politiche aziendali e dei loro tecnici più capaci. Se lo stilista chiedeva un certo tipo di tessuto, la Stehli adattava la sua filiera produttiva a quella richiesta. Un altro modo per restare sul mercato era quello di seguire i cambiamenti continui della moda. Ciò che oggi verrebbe chiamato spionaggio industriale veniva praticato estesamente ed era del tutto legale. I rappresentanti della ditta si trasformavano,nei loro viaggi presso gli stilisti, in procacciatori di campioni di tessuti alla moda. Noi ci presentavamo agli stilisti con i nostri campionari ma loro spesso ci chiedevano un tipo di tessuto molto particolare di tendenza. La ditta Stehli allora faceva in modo di riprodurre lo stesso tessuto Il nostro compito di rappresentanti, oltre che di vendere, era quello di capire che vento tirasse sul mercato. Andavamo dagli stilisti anche per procurare i campioni di tessuti che andavano per la maggiore sul mercato (io avevo sempre delle forbici in tasca che mi servivano per ritagliare i campioni). Un rappresentante distraeva il cliente mentre l altro con una forbice ritagliava un pezzo di tessuto per portarlo poi in ditta. Lì due super tecnici, Ongetta e Fioroli scomponevano il campione, lo analizzavano, ricercavano la fibra, il tipo di tessuto e il disegno, e lo riproducevano. Sino alla fine degli anni 90 il lavoro è andato avanti in maniera più che soddisfacente. Ricordo che con la Luisa Spagnoli negli anni 90 abbiamo avuto una fatturazione notevole. Che reparti c erano agli Stehli? Prima della guerra c era tutta la produzione del tessuto grezzo. (Filanda, torcitura e tessitura). Nella filanda si faceva la trattura della seta pura dai bozzoli. Questo reparto era subito dopo il ponte della ferrovia. Dopo la guerra il filatoio è stato occupato dalla torcitura che prima era disposta più avanti nell edificio. Il reparto di tessitura invece si trovava nello stabilimento nuovo dall altra parte della strada. Era collegato con il torcitoio e gli uffici tramite una passerella che è la stessa che ancora oggi scavalca la strada provinciale.. C erano due laboratori in cui venivano fatte tutte le operazioni di controllo e misura dei prodotti. Non avevamo i reparti di stampa, tintura e finissaggio. Per queste fasi di lavorazione ci servivamo di ditte comasche. Ogni mattina, molto presto, il corriere Pirovano partiva con il camion carico di tessuto grezzo da portare a Como e tornava verso le 8.00 con i tessuti tinti o stampati. La torcitura era fornita di macchianari chiamati piantelli Ratti. Erano macchine che allora andavano per la maggiore in tutte le fabbriche tessili. In tessitura c erano i telai tipo Pik a Pik che producevano tessuti con disegno geometrico. Per un certo periodo abbiamo anche avuto macchine che producevano filati testurizzati (rigonfi). Questi filati li vendevamo molto bene a dei maglifici di Carpi. Peccato che poi la moda sia cambiata e noi abbiamo dovuto chiudere quel reparto Come era l organizzazione del lavoro?

3 I dipendenti erano 480 di cui 80 occupati in mansioni amministrative e commerciali mentre 400 erano in produzione. C era un direttore di produzione svizzero( Paolo Gutt), due tecnici (Fioroli e Ongetta) responsabili dell ufficio disposizioni. Erano quelli che organizzavano il lavoro sui telai. Un impiegato (Bruno Bedogni) si occupava di procurare tutto il materiale necessario per la filiera produttiva. Il lavoro si svolgeva su 4 turni 8-12 e (giornata), 6-14, 14-22, 22-6 (squadra). Il turno notturno era coperto dagli uomini, quelli diurni prevalentemente dalle donne. Le operaie della tessitura svolgevano diverse mansioni. La Rimettina era una donna che annodava i fili della catena dell ordito quando veniva impostato il lavoro ai telai. La Tessitrice aveva il compito di controllare i telai. La Maestrina controllava il lavoro delle tessitrici. C era una mansione di Capo-telaio ed era svolta da un uomo che sovrintendeva tutto il ciclo. Se si rompevano i fili durante la fase di tessitura era importante accorgersi subito per evitare che venisse rovinato tutto un lotto di tessuto. A fine ciclo c era la Controllora che osservava con attenzione tutte le pezze per scoprire se avessero qualche difetto. Usava un particolare attrezzo che retro illuminava il tessuto che era chiamato specola. Non ricordo che ci fossero multe o sospensioni dal lavoro quando sfuggivano dei grossi difetti di lavorazione. Ricordo però delle belle lavate di capo. La torcitura aveva dei cicli di lavorazione più semplici e meno facilmente si verificavano danni alla produzione quando si rompevano i fili. A fine lotto le operaie cambiavano i rocchetti prima di fare iniziare un nuovo ciclo. Come erano considerati gli Stehli dalla gente del posto? Gli Stehli godevano di grande considerazione da parte della gente. Allora conveniva lavorare qui. La zona di Luino era una delle zone tessili primarie d Italia.Tutta la valle veniva a lavorare qui da noi. I dipendenti che non erano di Germignaga si portavano da mangiare. C era un enorme locale cucine dove potevano cucinarsi il pasto. C erano i bagni con docce accessibili anche alle famiglie dei dipendenti. C era il medico di fabbrica (dottor Astini) che visitava e prescriveva le medicine. Molte donne che venivano da fuori restavano a dormire in un convitto che era di proprietà della ditta. Le famiglie potevano mandare d estate i loro figli nelle colonie marine e gli Stheli pagavano metà della retta. Nello stabilimento che avevano in Svizzera c erano la mensa, le case per i tessitori, gli appartamenti per gli operai che venivano dall Italia. Quando venivano cambiati i telai, se qualcuno dei dipendenti andava in pensione e desiderava mettersi in proprio glieli regalavano. In più fornivano loro anche le commesse per poter lavorare. Maioli, Falcinella, Ongetta, Porta, Cipolla, Tamol e molti altri avevano telai e dipendenti che lavoravano per loro. Allora quelli che andavano in Svizzera a lavorare erano solo i dipendenti degli Stehli che sceglievano di trasferirsi ad Obfelden presso la fabbrica tessile che la famiglia possedeva in quella città. Perché gli Stehli hanno chiuso? Negli anni 90 con l avvento della delocalizzazione all estero del confezionamento dei vestiti, il lavoro è andato diminuendo sempre di più. In quel periodo c è stato anche un avvicendamento dei titolari della ditta. Purtroppo quelli che sono subentrati non si sono dimostrati alla altezza dei loro predecessori nello escogitare politiche aziendali adatte alla sopravvivenza in un mercato sempre più competitivo. Per cui dopo vari infruttuosi tentativi di salvataggio il grande setificio ha cessato la sua attività. Ora gli stilisti utilizzano le aziende tessili che ancora sopravvivono nel comasco solo per far confezionare e sperimentare i prototipi delle loro creazioni. Ma si rivolgono poi ai paesi asiatici per la grande produzione. Nel 90 ho cominciato ad annusare che la Stehli non avrebbe avuto grande vita. Per cui ho deciso di lasciare e di mettermi in proprio.

4 Noi ci presentavamo agli stilisti con i nostri campionari ma loro spesso ci chiedevano un tipo di tessuto molto particolare che avevano in mente. La ditta Stehli allora faceva in modo di produrre proprio quel tipo di tessuto Il nostro compito di rappresentanti, oltre che di vendere, era quello di capire che vento tirasse nel campo della moda. Andavamo dagli stilisti anche per procurare i campioni di tessuti che andavano per la maggiore sul mercato (io avevo sempre delle forbici in tasca che mi servivano per ritagliare i campioni). Un rappresentante distraeva il cliente mentre l altro con una forbice ritagliava un pezzo di tessuto per portarlo poi in ditta. Lì due super tecnici, Ongetta e Fioroli scomponevano il campione, lo analizzavano, indovinavano la fibra e il tipo di tessitura, e lo riproducevano. Sino alla fine degli anni 80 il lavoro è andato avanti in maniera più che soddisfacente. Ricordo che con la Luisa Spagnoli nel abbiamo avuto una fatturazione miliardaria (in lire). Che reparti c erano agli Stehli? (I REPARTI PRODUTTIVI) Prima della guerra c era tutta la produzione del tessuto grezzo. (Filanda, torcitura e tessitura). Nella filanda si faceva la trattura della seta pura dai bozzoli. Questo reparto era subito dopo il ponte della ferrovia. Dopo la guerra il filatoio è stato occupato dalla torcitura che prima era disposta più avanti nell edificio. Il reparto di tessitura invece si trovava nello stabilimento nuovo dall altra parte della strada che era stato costruito negli anni 60. Era collegato con il torcitoio e gli uffici tramite una passerella che è la stessa che ancora oggi scavalca la strada provinciale.. C erano due laboratori in cui venivano fatte tutte le operazioni di controllo e misura dei prodotti. Non avevamo i reparti di stampa, tintura e finissaggio. Per queste fasi di lavorazione ci servivamo di ditte comasche. Ogni mattina, molto presto, il corriere Pirovano partiva con il camion carico di tessuto grezzo da portare a Como e tornava verso le 8.00 con i tessuti tinti o stampati. La torcitura era fornita di macchianari chiamati piattelli Ratti. Erano macchine che allora andavano per la maggiore in tutte le fabbriche tessili. In tessitura c erano i telai tipo Pik a Pik che producevano tessuti con disegno geometrico. Per un certo periodo abbiamo anche avuto macchine che producevano filati testurizzati (rigonfi). Questi filati li vendevamo molto bene a dei grossisti di Carpi. Peccato che poi la moda sia cambiata e noi abbiamo dovuto chiudere quel reparto Come era l organizzazione del lavoro? (L ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO) I dipendenti erano 480 di cui 80 occupati in mansioni amministrative e commerciali mentre 400 erano in produzione. C era un direttore di produzione svizzero( Paolo Gutt), due tecnici (Fioroli e Ongetta) responsabili dell ufficio disposizioni. Erano quelli che organizzavano il lavoro sui telai. Un impiegato (Bruno Bedogni) si occupava di procurare tutto il materiale necessario per la filiera produttiva. Il lavoro si svolgeva su 4 turni 8-12 e (giornata), 6-14, 14-22, 22-6 (squadra). Il turno notturno era coperto dagli uomini, quelli diurni prevalentemente dalle donne. Le operaie della tessitura svolgevano diverse mansioni. La Rimettina era una donna che annodava i fili della catena dell ordito quando veniva impostato il lavoro ai telai. La Tessitrice aveva il compito di controllare i telai. La Maestrina controllava il lavoro delle tessitrici. C era una mansione di Capo-telaio ed era svolta da un uomo che sovrintendeva tutto il ciclo. Se si rompevano i fili durante la fase di tessitura era importante accorgersi subito per evitare che venisse rovinato tutto un lotto di tessuto. A fine ciclo c era la Controllora che osservava con

5 attenzione tutte le pezze per scoprire se avessero qualche difetto. Usava un particolare attrezzo che retro illuminava il tessuto che era chiamato specola. Non ricordo che ci fossero multe o sospensioni dal lavoro quando sfuggivano dei grossi difetti di lavorazione. Ricordo però delle belle lavate di capo. La torcitura aveva dei cicli di lavorazione più semplici e meno facilmente si verificavano danni alla produzione quando si rompevano i fili. A fine lotto le operaie cambiavano i rocchetti prima di fare iniziare un nuovo ciclo. Come erano considerati gli Stehli dalla gente del posto? AZIENDALE) (IL PATERNALISMO Gli Stehli godevano di grande considerazione da parte della gente. Allora conveniva lavorare qui. La zona di Luino era una delle zone tessili primarie d Italia.Tutta la valle veniva a lavorare qui da noi. I dipendenti che non erano di Germignaga si portavano da mangiare. C era un enorme locale cucine dove potevano cucinarsi il pasto. C erano i bagni con docce accessibili anche alle famiglie dei dipendenti. C era il medico di fabbrica (dottor Astini) che visitava e prescriveva gratuitamente le medicine. Molte donne che venivano da fuori restavano a dormire in un convitto che era di proprietà della ditta. Le famiglie potevano mandare d estate i loro figli nelle colonie marine e gli Stheli pagavano metà della retta. Nello stabilimento che avevano in Svizzera c erano la mensa, le case per i tessitori, gli appartamenti per gli operai che venivano dall Italia. Quando venivano cambiati i telai, se qualcuno dei dipendenti andava in pensione e desiderava mettersi in proprio glieli regalavano. In più fornivano loro anche le commesse per poter lavorare. Maioli, Falcinella, Ongetta, Porta, Cipolla, Tamol e molti altri avevano telai e dipendenti che lavoravano per loro. Allora quelli che andavano in Svizzera a lavorare erano solo i dipendenti degli Stehli che sceglievano di trasferirsi ad Obfelden presso la fabbrica tessile che la famiglia possedeva in quella città. Perché gli Stehli hanno chiuso? (LA FINE DI UNA GRANDE AZIENDA) Negli anni 90 con l avvento della delocalizzazione all estero del confezionamento dei vestiti, il lavoro è andato diminuendo sempre di più. In quel periodo c è stato anche un avvicendamento dei titolari della ditta. Purtroppo quelli che sono subentrati non si sono dimostrati all altezza dei loro predecessori nell escogitare politiche aziendali adatte alla sopravivenza in un mercato sempre più competitivo. Per cui dopo vari infruttuosi tentativi di salvataggio il grande setificio ha cessato la sua attività. Ora gli stilisti utilizzano le aziende tessili che ancora sopravvivono nella nostra zona e nel comasco solo per far confezionare e sperimentare i prototipi delle loro creazioni. Ma si rivolgono poi ai paesi asiatici per la produzione delle grandi quantità. Nel 90 ho cominciato ad annusare che la Stehli non avrebbe avuto grande vita. Per cui ho deciso di lasciare e di mettermi in proprio.

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