Sentenza n. 3428/2014 pubbl. il 12/03/2014 RG n /2011 Repert. n. 2889/2014 del 12/03/2014

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Giulietta Marino
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1 composto dai signori magistrati: REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL TRIBUNALE DI MILANO SEZIONE SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA SEZIONE A - dott. Claudio MARANGONI presidente - dott.ssa Silvia GIANI giudice - dott. Pierluigi PERROTTI giudice est. ha pronunciato la seguente Oggetto: opposizione a decreto ingiuntivo. SENTENZA Nella causa iscritta al numero di ruolo generale sopra riportato, promossa con atto di citazione notificato il ALIFIN SRL DA rappresentata e difesa dagli avv.ti Daria Maghenzani e Isabella Saccomani, come da procura a margine all atto di citazione del , con domicilio eletto presso lo studio dei difensori, in Milano viale Monte Nero, 66 STEFANO RIVA CONTRO 1 - ATTORE OPPONENTE - rappresentato e difeso dagli avv.ti Giancarlo Capparotti e Emilio Trivoli, come da procura allegata al ricorso per decreto ingiuntivo, con domicilio eletto presso lo studio dei difensori, in Milano viale Majno, 15 - CONVENUTO OPPOSTO - CONCLUSIONI DELLE PARTI: come da fogli allegati al verbale dell udienza del

2 SVOLGIMENTO DEL PROCESSO E MOTIVI DELLA DECISIONE 1. In data Stefano Riva depositava ricorso per decreto ingiuntivo nei confronti di Alifin srl. Esponeva di essere creditore dell importo complessivo di , oltre interessi, a titolo di saldo del corrispettivo dovuto per il patto di non concorrenza di durata biennale sottoscritto il Il Tribunale, in accoglimento del ricorso, in data emetteva il decreto n /2011 con il quale ingiungeva a Alifin il pagamento dell importo di oltre interessi e spese legali. Con atto di citazione notificato in data Alifin proponeva opposizione contro il predetto decreto ingiuntivo. Ricostruiva i complessi rapporti intercorsi tra Alifin, Riva e Fonderie Riva spa. In data la società Fonderia Riva aveva concesso ad Alifin l utilizzo di uno spazio interno al proprio stabilimento per il carico e lo scarico di materiali metallici da sottoporre a successive lavorazioni. In modo del tutto arbitrario, a partire da settembre 2010 Fonderie Riva aveva interdetto l accesso ad Alifin con conseguente grave pregiudizio per quest ultima, stimato in almeno di Euro, importo pari al valore dei materiali rimasti indebitamente bloccati all interno dello stabilimento. In data erano stato sottoscritte due diverse scritture: - la transazione a firma di Alifin e Fonderie Riva che tra le varie condizioni consentiva anche il ritiro del materiale in giacenza; - il contratto posto a fondamento del decreto ingiuntivo opposto che aveva però rappresentato un mero espediente per giustificare la dazione della somma di a favore di Riva, nel contesto del più ampio quadro conflittuale sopra ricostruito. Questo secondo accordo del era pertanto nullo per difetto di causa, ai sensi dell art cc, ovvero rescindibile per stato di bisogno ex art cc, oppure annullabile per violenza morale in base al combinato disposto degli artt e 1434 e s. cc, con conseguente obbligo per Riva di integrale retrocessione di tutto quanto indebitamente già percepito sulla scorta di un contratto privo di efficacia. Concludeva chiedendo la revoca del decreto ingiuntivo opposto e, in via riconvenzionale, la declaratoria, in via alternativa, di nullità, rescissione o annullamento del contratto del , con la conseguente condanna di Riva alla restituzione di Riva si costituiva con comparsa depositata il

3 Contestava la ricostruzione in fatto offerta dalla Alifin sottolineando, in particolare, di aver maturato una lunga esperienza nel settore specifico del commercio dei metalli non ferrosi come amministratore delegato della Fonderie Riva. Il contratto del era valido ed efficace. La questione della restituzione del materiale era stata risolta con un intesa conciliativa sottoscritta in pari data tra Alifin e Fonderie Riva. Concludeva chiedendo il rigetto di tutte le domande avversarie e la conseguente conferma del decreto n /2011, con la condanna dell opponente ai sensi dell art. 96 cpc. Esaurita la trattazione della causa le parti precisavano le conclusioni all udienza del Prima di esaminare nel merito le singole domande proposte in via alternativa da Alifin occorre brevemente ricostruire, in conformità alle risultanze degli atti, il quadro fattuale antecedente alla stipula del patto di non concorrenza del I documenti riversati in causa comprovano che vi sia stata un fronte litigioso piuttosto acceso tra Alifin e Fonderie Riva, contraddistinto da reciproche e contrapposte pretese. È un dato pacifico che le parti abbiano voluto definire questo articolato contenzioso con la sottoscrizione di un accordo transattivo in data (v. doc. 3 Riva). È del pari incontestato che Riva e Massimo Plateo siano stati soci al 50% nella Fonderie Riva e che lo stesso Riva sia stato per diverso tempo direttamente coinvolto nell amministrazione della predetta società (v. doc. 6 Riva). Il patto di non concorrenza del si colloca quindi in un più ampio contesto caratterizzato dalla volontà di Alifin, Fonderie Riva, Riva e Plateo di delineare un nuovo assetto di rapporti, basato sulla soluzione dei pregressi conflitti esistenti tra le due società. Uno degli aspetti regolamentati tra le parti è stato appunto quello della limitazione della libertà di iniziativa imprenditoriale di Riva. 3. La prima domanda di Alifin invoca la nullità del patto di non concorrenza per difetto di causa. Come noto, il patto di non concorrenza è un contenuto contrattuale tipizzato dall art cc. Nel caso di specie non si ravvisa alcuna deviazione dalla funzione propria di tale tipologia di accordo. Non si rileva infatti alcuna connotazione peculiare o insolita. Le parti hanno previsto un limite di durata biennale, hanno individuato in modo preciso il settore (metalli non ferrosi), il territorio di riferimento, il corrispettivo dovuto e le sue modalità di pagamento. 3

4 Le considerazioni che precedono conducono al rigetto della domanda di nullità per difetto di causa ex art cc. 4. È del pari infondata la domanda di rescissione svolta ai sensi dell art cc. Sul punto è sufficiente constatare il difetto del presupposto dello stato di bisogno di Alifin. L asserita pressante necessità di Alifin di ottenere a tutti costi l accesso alle giacenze di materiale custodita da Fonderie Riva, anche mediante un esborso economico spropositato, era in realtà venuto meno al momento della stipula del patto di non concorrenza poiché proprio nello stesso giorno Alifin e Fonderie Riva avevano sottoscritto un accordo transattivo con il quale era stata risolta e sbloccata la questione del recupero di tutti i materiali di proprietà di Alifin. Si aggiunga che nessuna allegazione è stata svolta da Alifin sulla misura della lesione asseritamente sofferta, in conformità alle statuizioni dell art. 1448, comma 2, cc. 5. Le osservazioni appena svolte sono riferibili anche all ulteriore domanda di Alifin, rivolta all annullamento per violenza morale ex artt e 1434 e s. cc. La soluzione conciliativa raggiunta da Alifin e Fonderie Riva contestualmente alla sottoscrizione del patto di non concorrenza tra Riva e l opponente esclude in radice la possibilità di configurare l esistenza di una minaccia di male ingiusto da parte di Riva. 6. Le spese seguono il criterio della soccombenza. Visto il d.m. n. 140/2012, avuto riguardo alla complessità della controversia e al valore delle domande, si liquidano in favore di Riva complessivi ,00, per compenso delle prestazioni professionali forensi, oltre Iva e Cp se e per quanto dovuti, ponendo tale importo a carico di Alifin. I rilievi svolti nella motivazione sopra illustrata rendono piuttosto evidente la sostanziale manifesta infondatezza delle domande articolate dall opponente. Il Collegio ritiene quindi che la presente opposizione sia sorretta da una finalità dilatoria. Ricorrono pertanto le condizioni soggettive tipizzate dall art. 96, comma 1, cpc. Riva non ha offerto alcun elemento di prova in ordine al danno patrimoniale asseritamente sofferto. Si può in ogni caso procedere alla liquidazione di una somma aggiuntiva a favore della parte vittoriosa ai sensi dell art. 96, comma 3, cpc. Si ritiene equo determinare tale importo nella misura di ,00, corrispondente alla somma riconosciuta al convenuto a titolo di rifusione delle spese legali. 4

5 PQM Il Tribunale di Milano, definitivamente pronunciando nella causa fra le parti di cui in epigrafe, ogni altra istanza ed eccezione disattesa: - respinge l opposizione proposta da Alifin srl e per l effetto conferma il decreto ingiuntivo n /2011 emesso in data dal Tribunale di Milano; - condanna Alifin srl al pagamento delle spese di lite, liquidate in complessivi per compenso delle prestazioni professionali forensi, oltre Iva e Cp se e per quanto dovuti, in favore di Stefano Riva; - condanna Alifin srl al pagamento della somma di ,00 in favore di Stefano Riva ai sensi dell art. 96, comma 3, cpc. Così deciso in Milano, il 6 marzo Il Presidente (dott. Claudio Marangoni) Il Giudice estensore (dott. Pierluigi Perrotti) 5

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