Oggetto: Parere in merito al monte ore obbligatorio di lezioni nella scuola secondaria di primo grado.

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1 Studio Legale Amministrativo Prof. Avv. Francesco Castiello Avvocato di Cassazione - già Consigliere di TAR Via Giuseppe Cerbara, Roma Tel./fax cell castiello.francesco@virgilio.it pec: avv.francescocastiello@pec.giuffre.it Al Dirigente Scolastico dell Istituto Comprensivo Via.. Oggetto: Parere in merito al monte ore obbligatorio di lezioni nella scuola secondaria di primo grado. I- Con il quesito formulato in data 20 marzo 2017 si pone la questione dei recuperi della riduzione dell ora di lezione, specificatamente sotto il profilo del danno erariale di mancata prestazione. A tal riguardo si richiama l attenzione di questo studio legale sulla Delibera della Giunta Regionale Lombardia n. 3318/2012, oltre che sulle fonti legislative statali (DPR n. 89/2009, art. 5 e DPR n. 275/1999, artt. 4 e 8). II- Il DPR n. 89/2009 stabilisce all art. 5 che L'orario annuale obbligatorio delle lezioni nella scuola secondaria di I grado e' di complessive 990 ore, corrispondente a 29 ore settimanali, più 33 ore annuali da destinare ad attività di approfondimento riferita agli insegnamenti di materie letterarie. Nel tempo prolungato il monte ore è determinato mediamente in 36 ore settimanali, elevabili fino a 40, comprensive delle ore destinate agli insegnamenti e alle attività e al tempo dedicato alla mensa. Gli orari di cui ai periodi precedenti sono comprensivi della quota riservata alle regioni, alle istituzioni scolastiche autonome e all'insegnamento della religione cattolica in conformità all'accordo modificativo del Concordato lateranense e relativo Protocollo addizionale, reso esecutivo con legge 25 marzo 1985, n. 121, ed alle conseguenti

2 intese. ( ). Le classi a «tempo prolungato» sono autorizzate nei limiti della dotazione organica assegnata a ciascuna provincia e tenendo conto delle esigenze formative globalmente accertate, per un orario settimanale di insegnamenti e attività di 36 ore. In via eccezionale, può essere autorizzato un orario settimanale fino ad un massimo di 40 ore solo in presenza di una richiesta maggioritaria delle famiglie e in base a quanto previsto al comma 4. Il DPR n. 275/1999, all art. 4, secondo comma, dispone che Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune e tra l'altro: a. l'articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività; b. la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione e l'utilizzazione, nell'ambito del curricolo obbligatorio di cui all'articolo 8, degli spazi orari residui; c. l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104; d. l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso; e. l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari.. Sempre il DPR n. 275/1999, all art 5, comma 3 prescrive che: L'orario complessivo del curricolo e quello destinato alle singole discipline e attività sono organizzati in modo flessibile, anche sulla base di una programmazione plurisettimanale, fermi restando l'articolazione delle lezioni in non meno di cinque giorni settimanali e il rispetto del monte ore annuale, pluriennale o di ciclo previsto per le singole discipline e attività obbligatorie.

3 Il D.M. n. 234/2000, art. 3, comma 5, dispone in conformità che: L'adozione, nell'ambito del piano dell'offerta formativa, di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria non può comportare la riduzione dell'orario obbligatorio annuale, costituito dalle quote di cui ai commi 1 e 2, nell'ambito del quale debbono essere recuperate le residue frazioni di tempo. III- Il quadro normativo, costituito dall insieme delle fonti primarie e secondarie riportate, porta, in definitiva, a ritenere che la riduzione dell unità didattica da 60 a 55 minuti deve necessariamente accompagnarsi al recupero delle quote orarie delle singole discipline. IV- La delibera della Giunta Regione Lombardia n. 3318/2012 dispone che: ( ) le istituzioni scolastiche e formative, nel rispetto del monte ore annuale previsto per le singole discipline e attività obbligatorie, possono disporre gli eventuali ed opportuni adattamenti del calendario scolastico d istituto - debitamente motivati e deliberati dall istituto scolastico o formativo e comunicati altresì tempestivamente alle famiglie entro l avvio delle lezioni - nelle fattispecie di seguito enucleate: 6 a) esigenze derivanti dal Piano dell Offerta Formativa, in attuazione delle disposizioni di cui all art. 5, comma 2 del D.P.R. 275/99 nonché all art. 10 co. 3, lett. c) del D.lgs. 297/94 ( ). V- L omessa definizione del piano di recuperi costituisce il presupposto per la configurabilità dell elemento della colpa grave agli effetti della responsabilità per danno erariale. Appaiono, invero, sussistenti tutti i requisiti per la contestazione della colpa grave, quale: 1) la chiarezza e l univocità delle fonti normative, donde l esclusione della perdonabilità dell errore e la preclusione dell invocazione dell errore sensibile. Pacifica è la giurisprudenza dei Giudici contabili secondo cui non è riscontrabile l elemento psicologico della colpa grave in presenza di effettivi dubbi e difficoltà esegetiche della normativa applicabile (inter multis: Corte Conti, Sez. giurisd. di appello, Regione Sicilia, 12 settembre 2002, n. 143/A), laddove vi è sempre colpa

4 grave qualora il danno erariale sia frutto della violazione di precetti normativi espressi e chiari (Corte Conti, Sezioni Riunite, 22 febbraio 1997, n. 27); 2) la violazione di legge: l art. 4, secondo comma DPR n. 275/90 che fa obbligo di utilizzazione degli spazi orari residui a fronte della definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l unità oraria della lezione; art. 3, quinto comma D.M. n. 234/2000 che, posta la regola della non necessaria coincidenza dell unità di insegnamento con l unità oraria, prescrive il divieto di riduzione dell orario obbligatorio annuale nell ambito del quale si impone il recupero delle residue frazioni di tempo; 3) la negligenza: per non avere previsto l obbligatorio recupero, di livello grave stante la chiarezza e la univocità del quadro normativo; 4) la previsione dell eventus damni: che funge da circostanza aggravante della colpa, per aver omesso di contemplare la necessità del recupero pur nella previsione del danno, derivante da tale omissione, in termini di riduzione dell offerta didattica. Sotto quest ultimo profilo vale osservare che la colpa aggravata dalla circostanza della previsione dell evento dannoso ne determina l avvicinamento al dolo, costituito dall agire consapevole e volontario da parte dell autore dell illecito. E, perciò, agevolmente comprensibile l inescusabilità della condotta colposa accompagnata dalla previsione del verificarsi dell evento dannoso. VI- Per completezza di parere si rappresenta che l attivazione del procedimento per danno erariale ha luogo a impulso della Procura della Repubblica presso la Corte dei Conti, che può attivarsi sulla base di diverse fonti di informazione: esposti, denunce presentate dalla stessa amministrazione danneggiata, rapporti da parte di funzionari ispettivi, etc. Dispone l art. 20 DPR 10 gennaio 1957, n. 3 (T.U. impiegati civili dello Stato) che: Il Direttore Generale e il capo del servizio che vengano a conoscenza direttamente od a seguito di rapporto cui sono tenuti gli organi inferiori, di fatti che diano luogo a responsabilità ai sensi dell'art. 18 devono farne denuncia al procuratore generale della Corte dei conti, indicando tutti gli elementi raccolti per l'accertamento della

5 responsabilità e la determinazione dei danni. Qualora il fatto dannoso venga accertato da un impiegato con qualifica di ispettore generale, nel corso di una ispezione, questi è tenuto a farne immediatamente denuncia al procuratore generale della Corte dei conti, informandone nel contempo il direttore generale o il capo del servizio competente. Se il fatto dannoso sia imputabile al direttore generale o al capo di un servizio posto alle dirette dipendenze del Ministro, la denuncia è fatta a cura del Ministro stesso. Anche l art. 53 del R.D. 12 luglio 1934, n (T.U. delle Leggi sull Ordinamento della Corte dei Conti) prevede che: I Direttori Generali e i capi servizio, i quali, nell'esercizio delle loro funzioni, vengono a conoscenza di un fatto, che possa dar luogo a responsabilità a norma del precedente articolo, debbono farne denuncia al Procuratore generale presso la Corte dei conti. La denunzia deve essere immediata Quando nel giudizio di responsabilità la Corte accerti che per dolo o colpa grave, fu omessa la denuncia, a carico di personale dipendente può condannare al risarcimento, oltre gli autori del danno, anche coloro che omisero la denuncia. A seguito della riforma istitutiva dell autonomia scolastica è da ritenere che gli obblighi di denuncia anzidetti gravino sui Dirigenti Scolastici. Sull obbligo di denuncia il Procuratore Generale della Corte dei Conti ha dettato un indirizzo di coordinamento (I. C. /16 del 28 febbraio 1998) col quale ha fornito a tutte le Pubbliche Amministrazioni opportuni indirizzi operativi sulle modalità di inoltro e sul contenuto delle denunce da inoltrare alle Procure regionali della Corte dei Conti territorialmente competenti. Secondo tale indirizzo di coordinamento l obbligo di immediata denuncia grava su tutti gli organi di vertice di ciascuna P.A. per tali intendendosi, in senso ampio, i funzionari e dirigenti preposti agli uffici, divisioni, reparti, etc. come tali in posizione di sovraordinazione rispetto all autore del fatto dannoso, appartenente all ufficio. VII- Una volta definito il quadro normativo con riferimento sia alle fonti statali che alla delibera di G.R. Lombardia n. 3318/2012 e avendo precisato che la riduzione dell ora a unità di insegnamento di durata inferiore a 60 minuti comporta

6 necessariamente l obbligo di definire e attuare un piano di recupero che garantisca la piena offerta del monte ore annuale, si pone la questione delle corrette modalità del recupero. In premessa va ribadito che il monte ore annuale nella Regione Lombardia risulta pari a 34,2 settimane, sicché la contrazione delle ore a unità di insegnamento pari a 55 minuti ciascuna comporta l obbligo del recupero compensativo che non può essere soddisfatto dalla settimana aggiuntiva prevista dal calendario scolastico regionale, questa costituendo una componente ontologica dell orario standard. Chiaro in tal senso è il disposto dell art. 3, comma 5 del DM n. 234/2000 sopra riportato, a norma del quale in caso di non coincidenza tra unità di insegnamento adottata nell ambito del P.O.F. con l unità oraria, l allineamento non può ridondare in riduzione dell orario obbligatorio annuale, col conseguente obbligo del recupero delle residue frazioni di tempo sino al pareggio. Ne consegue che deve essere rispettato l orario di 30 o 36 ore settimanali per tutte le settimane di scuola previste dal calendario regionale (vincolante in quanto strumento di governo del territorio), evitando che i c.d. spazi annuali equivalenti (ad es. gite, open day, etc.) possano intaccare, diminuendola, l offerta formativa. Nei surriferiti termini è il parere. Roma, Avv. Prof. Francesco Castiello

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