Dall esperienza, la progettualità

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Dall esperienza, la progettualità"

Transcript

1 40 anni di formazione professionale nelle carceri del Piemonte Dall esperienza, la progettualità 1

2 2014 Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri Onlus Stampato dagli allievi del corso Operatore centro stampa realizzato dalla Casa di Carità Arti e Mestieri presso la Casa Circondariale di Novara 40 anni di formazione professionale nelle carceri del Piemonte

3 Premessa Raccogliere in un volumetto sintetico 40 anni di un esperienza complessa e articolata come quella della formazione all interno del carcere non è impresa facile. Soprattutto se lo scopo non è autocelebrativo, ma si vuole puntare ad una riprogettazione per il futuro che faccia tesoro dell evoluzione di concetti, istanze, bisogni, conquiste, condizioni e azioni che hanno segnato l esperienza precedente. In queste poche pagine si vuole appunto fissare alcuni fermo immagine di questa esperienza, perché se ne possa cogliere la ricchezza, la capacità di intercettare nuove sensibilità e bisogni, di individuare e adottare strategie ed azioni quotidianamente in linea con il cambiamento dei tempi e delle sensibilità, la capacità non solo di assecondare questi cambiamenti ma, a volte, perfino preparare il campo perché possano avere luogo. Si è pertanto proceduto più come si fa con un dossier, un album fotografico, che non con un racconto. Poche pagine che possono dare nuovo slancio ad un servizio che ha arricchito le persone che ci hanno lavorato o ne hanno beneficiato, ma che ha anche contribuito alla crescita di una comunità sociale più capace di tendere la mano a chi ha desiderio di riscattare il proprio passato per costruire il proprio futuro. Riscattare il proprio passato per costruire il proprio futuro

4 Presentazione Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni scrive Dostoevskij. Quello delle carceri costituisce uno dei temi che segna maggiormente la discussione politica e sociale di ogni società e in ogni tempo. Sovente si infiamma il dibattito sullo stato delle carceri, sul significato e funzione della pena, sul trattamento del carcerato, sulla sua riabilitazione e sui suoi diritti (o sulla perdita di questi ultimi), ma a periodi di fervida riflessione o di fragorose polemiche seguono spesso lunghe pause di rimozione del problema. Anche perché si tratta di un tema forse poco popolare da affrontare, per una politica che guarda ai risultati elettorali, e proprio per questo più facile da ridurre alla diatriba amnistia sì o amnistia no. Nonostante ciò, la tradizionale attenzione ai temi sociali che caratterizza la nostra Regione ha portato ad avviare e consolidare esperienze che danno maggiore dignità al problema delle carceri e a quelli dei detenuti e delle detenute. Ed occuparsi, strutturalmente e con continuità, per favorire la formazione professionale e l inserimento al lavoro delle persone detenute che vogliano ritornare con piena dignità nella società, una volta scontata la pena, è un aspetto cruciale di questa diversa concezione del problema. Alla Regione Piemonte va riconosciuto l impegno a onorare in modo costante i propri compiti istituzionali sui temi della formazione e del lavoro, anche a favore della popolazione detenuta o in uscita dal carcere. Fin dalla Legge regionale 25 febbraio 1980, n. 8 sulla Disciplina delle attività di formazione professionale si è garantito quanto previsto all art. 11, ovvero che le attività di formazione professionale promosse dalla Regione sono rivolte, [fra gli altri] al reinserimento nella società dei detenuti presso gli istituti di rieducazione e di pena (art. 11 punto n), e da allora la nostra è l unica Regione italiana ad aver sempre previsto e finanziato corsi di formazione professionale in carcere in maniera sistematica e continuativa. Alle persone ed alle organizzazioni presenti sul nostro territorio va il ringraziamento di tutti per l impegno, l inventiva, la sensibilità che hanno portato alla realizzazione di innumerevoli iniziative di formazione per favorire il reingresso al lavoro; per quelle proposte di tipo culturale che hanno dato un nuovo significato alle parole detenzione, inclusione attiva, trattamento penitenziario. Alla Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri va il ringraziamento per avere promosso questa iniziativa seminariale, e per le preziose riflessioni che emergeranno. Se la frase di Dostoevskij citata all inizio è vera, allora è compito di una società che vuol dirsi civile impegnarsi sempre di più a favore di chi rischia di essere escluso. Anche se questi è in debito con la società stessa. Anche quando l emergenza economica suggerisca scorciatoie facili da individuare ma che riducono la sensibilità generale all accoglienza, all inclusione, alla tutela del diritto, ed al diritto di riscatto di ciascuno. Gianna Pentenero Assessore Formazione Professionale e Lavoro Regione Piemonte 4

5 Introduzione Quando si ripercorre un storia è bene ritornare alle radici. E le radici di questa piccola grande storia della formazione professionale rivolta a persone detenute sono due: La LEGGE del 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà), che si apre così: Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. E più avanti precisa che il trattamento del condannato e dell internato è svolto avvalendosi principalmente dell istruzione, del lavoro, della religione, delle attività culturali, ricreative e sportive e agevolando opportuni contatti con il mondo esterno ed i rapporti con la famiglia ; e ancora: al condannato e all internato è assicurato il lavoro. Gli imputati sono ammessi, a loro richiesta, [ ] a svolgere attività lavorativa o di formazione professionale, possibilmente di loro scelta. La specifica mission di enti di formazione di ispirazione cattolica, come la Casa di Carità, per i quali la formazione professionale mira alla valorizzazione dell individuo e del suo spazio nel sociale, sul piano educativo e lavorativo-relazionale. In quanto processo educativo, la formazione promuove la crescita della persona come soggetto portatore di diritti e doveri, come cittadino partecipe e responsabile, come attore che agisce nel contesto civile e sociale coniugando autonomia e solidarietà, come individuo unico dotato di personali motivazioni, caratteristiche, capacità e istanze etiche e religiose (dal documento della Vison della Casa di Carità). legge 26 luglio 1975 Quarant anni sono faticosamente ma proficuamente trascorsi dall incontro fra queste due sensibilità. C è bisogno di celebrarli? Sì, specialmente oggi in un momento in cui le difficoltà economiche e sociali fanno mettere in dubbio il diritto a riabilitarsi da parte di chi ha sbagliato e il dovere della società di accogliere ed occuparsi di chi fa più fatica. Celebrarli, ma con lo sguardo fiduciosamente rivolto al futuro, perché siamo fortemente convinti che quello della formazione professionale rivolta ai detenuti (nelle diverse forme) sia un impegno al quale non possiamo venir meno, disponibili ad intraprendere nuove strade nella piena considerazione del mutare dei tempi e delle situazioni. Attilio Bondone Presidente Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri Onlus 5

6 capitolo 1 La Formazione Professionale entra in carcere (Anni Settanta) Sono gli anni della presa di coscienza collettiva e delle lotte per i diritti civili. Sono anche gli anni del terrorismo, che a Torino colpisce duro e che vedranno il primo grande processo nel quale sono imputati i brigatisti. In questo periodo di contraddizioni e di tensioni, maturano alcune scelte politiche e amministrative che permettono, anche nei confronti della situazione carceraria, una svolta sia pure graduale e a volte ancora contraddittoria. L istituzione delle Regioni a statuto ordinario, la legge di riforma dell ordinamento penitenziario, la legge nazionale e quella regionale piemontese in materia di formazione professionale, sono nel contempo contesto e premessa per l inizio dell impegno formativo negli Istituti di Pena del Piemonte. Come ben si sa non bastano le leggi a mutare gli scenari, occorre la volontà di tradurle in atto. Il Piemonte traduce questa volontà con azioni concrete che via via arrivano a toccare con continuità tutti gli Istituti di Pena con i corsi di formazione professionale. Si comincia a marzo 1974 con il Ferrante Aporti e da ottobre dello stesso anno con Le Nuove, Saluzzo La Castiglia, Vercelli Vecchio Carcere. Incomincia l avventura prima con l Associazione Santa Maria delle Grazie, poi con il C.F.P.P. e infine con la Casa di Carità Arti e Mestieri che, senza soluzione di continuità, grazie alla Regione e alla collaborazione dell Amministrazione Penitenziaria, dura ancora oggi. 6

7 scheda 1 Documenti e cronologia 1974: gli inizi > marzo Ferrante Aporti, da ottobre Le Nuove, Saluzzo La Castiglia, Vercelli Vecchio Carcere. 1975: legge n. 354 di riforma dell ordinamento penitenziario nella quale l addestramento professionale fa parte degli elementi del trattamento. 1978: legge nazionale n. 845 in materia di formazione professionale. 1980: legge regionale n. 8 > tra le finalità anche l istituzione di corsi di formazione professionale per detenuti volti a favorire il loro reinserimento sociale. Conseguente presa di coscienza che l intervento di formazione professionale offriva ottime possibilità per la partecipazione della comunità esterna e delle istituzioni all azione rieducativa (art. 17 L. 354/75) attraverso questa specifica competenza : legge n. 663/86 (legge Gozzini, modifiche all ordinamento penitenziario) e legge n. 56/87 sul collocamento, che permettono una maggiore proiezione verso l esterno del carcere delle azioni di formazione professionale. 1989: progetto interamente finanziato dalla Regione Piemonte (mezzo miliardo di lire) per Torino, Saluzzo, Fossano e Ivrea, per favorire l inserimento di detenuti in aziende esterne. Tale progetto verrà recepito dalla CEE, che nella seconda tornata di Horizon aprirà la possibilità di presentare progetti sul versante occupazione destinati esclusivamente a detenuti e a persone a rischio giustizia. 7

8 capitolo 2 La Formazione Utile (Anni Ottanta/Novanta) Gli stage e gli inserimenti in azienda Lo svolgimento di corsi di formazione professionale in carcere incontra un contesto che per ambiente, condizioni, utenza e committenza riveste delle peculiarità specifiche, spesso anche inconcepibili da chi si occupa di formazione in altri contesti. Fermo restando il fatto che dal punto di vista tecnico un corso intramurario non si differenzia, né lo deve voler fare, da qualsiasi analogo corso extramurario, resta comunque fondamentale porsi la domanda del perché si opera in questo contesto. Qui, se si vuole prendere sul serio la legge, la formazione compresa come uno degli elementi del cosiddetto trattamento ha il dovere di ripensarsi nella prospettiva di offerta di concreta opportunità di reinserimento. È partendo da questa riflessione che nell allora C.F.P.P. matura l idea di fare della formazione un veicolo per l inserimento all esterno, ripensandola non tanto o non solo come corso, ma piuttosto come azione formativa con un approccio olistico alla persona, che sfoci nella cosiddetta presa in carico. Con un intenso lavoro di collegamento del C.F.P.P. tra Provveditorato (allora Ispettorato) dell Amministrazione Penitenziaria, Tribunale di Sorveglianza, UEPE (allora CSSA), direzioni carcerarie e aree trattamentali (educatori) e con un primo finanziamento da parte della Provincia di Cuneo, nel 1990 il primo detenuto allievo dei corsi di formazione professionale esce in semilibertà dal carcere di Fossano per un inserimento in stage con borsa lavoro. Negli anni successivi, grazie all allora Ispettore, tale possibilità viene estesa anche agli art. 21, seppure non in presenza di un contratto di assunzione. Non essendo ancora normati per legge i tirocini, con gli Ispettorati del Lavoro si procede a vista presentando caso per caso. Da allora sono uscite grazie a questo strumento, solo attraverso il circuito C.F.P.P. e Casa di Carità, più di 1800 persone. Se si aggiungono le leggi regionali 45/95, 28/93, i POR e vari progetti a finanziamento anche di Fondazioni Bancarie, il numero è di gran lunga superiore. 8

9 scheda 2 Documenti e cronologia 1990: primi stage in azienda con borsa lavoro (finanziamento della provincia di Cuneo). È la prima volta in assoluto in Italia. La normativa sui tirocini è di là da venire. Si procede con accordi caso per caso con gli Ispettorati del Lavoro competenti, a garanzia delle aziende e degli allievi. 1991: apertura (la prima in Italia) dello stage anche agli articolo 21 - collaborazione organica col Tribunale di Sorveglianza e CSSA. Primo laboratorio esterno (settore legno) in Italia, a Saluzzo, per semiliberi e art. 21 in situazione di formazione/lavoro. 1990: legge regionale n. 1 Impiego sperimentale di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all esterno per lavori socialmente utili a protezione dell ambiente (autore il magistrato Elvio Fassone). Per la prima volta in Italia l Ente locale offre concrete opportunità alternative al sistema dell esecuzione penale. Il Governo si opporrà a tale legge contestando alla Regione di voler entrare nel merito di una competenza statale quale quella del esecuzione penale. La Regione la spunta e può procedere in una azione che coinvolgerà negli anni tantissimi comuni piemontesi. La legge verrà modificata e migliorata nel 1995 con la legge ordinaria regionale n : legge regionale n. 28 Misure straordinarie per incentivare l occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati. Con questa legge chi assume a tempo indeterminato un detenuto riceve incentivi finanziari. Le sopracitate leggi regionali saranno abrogate con la legge regionale n. 34/2008 con la quale i detenuti vengono compresi nella categoria più ampia di persone svantaggiate. 9

10 capitolo 3 La Formazione Utile (Anni ) I grandi progetti europei La stagione dei progetti europei sul versante occupazione apre un orizzonte di possibilità fino a questo momento di fatto precluse. Infatti, innestandosi su un humus già pronto, preparato e propositivo, permette di realizzare appieno quella che è la filosofia del FSE: finanziare azioni innovative non altrimenti finanziate e gettare le basi per la loro sostenibilità e trasferibilità nelle politiche locali. In Piemonte questo succederà realmente fin oltre la metà degli anni Partendo dalla seconda fase degli Horizon e passando attraverso i progetti Integra/Now, fino alla prima fase dei progetti Equal, sono state affrontate tematiche specifiche con il preciso scopo di creare un sistema in grado di reggere autonomamente. La titolarità di questo progetti è stata del C.F.P.P. - Casa di Carità con dei partenariati locali molto forti sui vari territori della Regione, fino ad arrivare con Equal ad un partenariato molto stretto con Confcooperative Piemonte e con partner transnazionali sempre molto significativi, che in alcuni casi sono perdurati nel tempo. Accanto al tema costante degli inserimenti di detenuti all esterno, ciascun progetto ha curato uno specifico aspetto che ha creato un nesso logico e un collegamento tra i progetti che si sono succeduti. Sinteticamente si può così riassumere questa filosofia e prassi: Progetto Horizon Carcere e città per il lavoro : formazione interprofessionale degli operatori del Ministero della Giustizia, degli Enti Locali, dei servizi e del terzo settore suddivisi per zone omogenee della Regione (più di 400 operatori formati); Progetti Integra La Rete e Now La Risposta : consolidamento delle reti locali e spazio alla progettualità territoriale nel campo delle politiche sociali e del lavoro per quello che concerne il mondo penitenziario; Progetto geografico Equal Car.Te.S.I.O. : creazione lavoro intramurario e inserimenti esterni con particolare attenzione anche alle problematiche familiari e abitative. 10

11 scheda Documenti e cronologia : Progetto Horizon Carcere e città per il lavoro : formazione interprofessionale degli operatori penitenziari, degli enti locali, dei servizi e del privato sociale. 203 inserimeti in stage con borsa lavoro : progetti Integra La rete e Now La risposta. Consolidamento delle reti locali che presentano progetti specifici finanziati dal progetto. Oltre 250 inserimenti in stage : progetto geografico Equal I fase Car.Te.S.I.O. (Carcere e territorio: sistemi integrati operativi). Partenariato con Confcooperative Piemonte. Sviluppo dello start up per la creazione di lavoro intramurario. Inserimenti all esterno nelle varie cooperative (circa 300). Coinvolgimento dei GOL che presentano progetti operativi specifici. Tentativo (non riuscito) di portare le imprese profit all interno del carcere. Il progetto è stato proposto come modello di storia di successo da parte della Comunità Europea. 11

12 capitolo 4 La rete e i territori I gol e la programmazione partecipata Il territorio, per quanto riguarda il carcere, è rappresentato dai Gruppi Operativi Locali che costituiscono le maglie della rete. I GOL sono stati creati nel Essi condividono le prassi sia nella fase della impostazione dei progetti, sia nella fase di realizzazione degli stessi, tenendo conto della persona nella sua globalità. Pertanto i GOL coinvolgono tutte le realtà istituzionali e associative presenti sul territorio, stimolando la creazione di una rete integrata tra servizi pubblici e del privato sociale. Definiscono percorsi integrati che hanno quale fulcro dell intervento la persona, tenendo conto delle sue capacità e dei suoi bisogni da un lato, e dei servizi, delle opportunità e delle risorse disponibili messe in campo dai diversi soggetti che compongono i GOL, dall altro. Hanno anche l obiettivo di potenziare il lavoro di rete, coordinare le iniziative e favorire lo sviluppo di prassi operative comuni; mettere a punto metodologie di lavoro integrato che tengano conto delle competenze e dei vincoli di ogni ente e permettano di sincronizzare tempi e procedure; individuare modalità di monitoraggio e verifica dei progetti che permettano un attenta valutazione di quanto realizzato e dell utilizzo delle risorse impegnate. La composizione tipo di un GOL è costituita da: Ente Locale (Comune e/o Provincia), Amministrazione Penitenziaria, Tribunale di Sorveglianza, cooperative e altri datori di lavoro, scuola e formazione professionale, volontariato penitenziario, privato sociale e associazionismo locale (ad es. comunità terapeutiche, strutture di accoglienza, ecc.). Il coordinamento regionale è gestito dall Assessorato all Assistenza/Welfare della Regione Piemonte attraverso il servizio dedicato al penitenziario e postpenitenziario. Questa era la distribuzione territoriale dei GOL nel momento di massima espansione: Asti, Alessandria, Cuneo, Alba, Fossano, Saluzzo, Mondovì, Novara, Biella, Vercelli, Verbania, Torino, Ivrea, Pinerolo. Attualmente sono, per dirla con un eufemismo ottimistico, in stand by. 12

13 scheda Documenti e cronologia : costituzione dei Gruppi Operativi Locali (GOL) 1998: DGR del 16/11/1998 con la quale la Regione identifica i GOL quali riferimento per il coordinamento dei progetti territoriali sulla popolazione detenuta. 2003: DGR n. 52 Linee guida per il funzionamento dei GOL (Gruppi operativi locali) nella quale si recita testualmente: Il GOL deve essere uno strumento di partecipazione e di coordinamento tra tutte le realtà istituzionali e non che operano nel settore, di sensibilizzazione e di promozione culturale e sociale e di consultazione. L Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Piemonte coordina i GOL promuovendo l incontro, lo scambio di informazioni, il confronto con le politiche regionali e creando un collegamento fra le diverse progettualità locali attraverso convocazioni trimestrali. I GOL devono anche rappresentare la sede privilegiata per uno scambio di informazioni e comunicazioni relative a progetti e bisogni emergenti. Le varie componenti si impegnano pertanto a presentare proposte, iniziative e progetti ai GOL al fine di inserirli in modo coerente nella programmazione annuale. La disponibilità di informazioni e il coordinamento con tutti gli enti sono le premesse indispensabili per progettare e mettere a punto un piano operativo. Per garantire legittimità e forza al GOL ogni organo o Ente membro deve mettere a disposizione risorse, proposte ed opportunità. In tal modo il GOL può svolgere il proprio ruolo di tavolo di confronto e valutazione in grado di coniugare, a livello locale, bisogni ed offerte. Per favorire il lavoro di rete, creare canali di comunicazione e terreno comune di conoscenza per attuare una metodologia di lavoro integrato, è opportuna anche l attuazione di progetti che prevedono la formazione congiunta degli operatori. 13

14 capitolo 5 La Formazione Utile (Anni Duemila) Le attività connesse Partendo dalla ovvia constatazione che non tutti i detenuti inseriti nelle azioni formative sono ammissibili alle misure alternative alla detenzione e soprattutto che per ben pochi è disponibile una borsa lavoro, considerando inoltre la cronica mancanza di opportunità lavorative all interno del carcere, nell ottica di una formazione professionale che tenda a forme di finalizzazione concrete e possibili, si é cominciato a pensare alla possibilità di collegare alcune figure professionali a lavorazioni attinenti, in un sistema di alternanza formazione-lavoro. Sono nate così negli anni alcune iniziative riferite direttamente ad azioni di formazione nelle carceri di Torino, Saluzzo, Fossano, Verbania, Novara, Asti e Alba. In questo ambito ci si limita a citare quelle che fanno capo direttamente ai corsi svolti da Casa di Carità: Torino: nel corso per florovivaisti è stato creato un collegamento con il progetto Verdi Talenti e la cooperativa Ecosol; Saluzzo: è stato lanciato il marchio Gang del truciolo che coinvolge i corsi del settore legno interno ed esterno alla Casa di Reclusione; Fossano: il marchio Ferro e fuoco jail design opera da alcuni anni collegato al corso di saldo carpenteria leggera; Verbania: dal 2009 al 2013 col comune di Verbania è stato preso in gestione il ristorante sociale di Villa Olimpia col marchio Gattabuia; dal 2010 è stata lanciata la linea di biscotti Banda biscotti in collegamento con il corso di cucina in svolgimento nella Casa Circondariale. È stata costituita, per la gestione di tali iniziative, la cooperativa Divieto di sosta ; Novara: il carcere ospita da moltissimi anni una tipografia alla quale è stato collegato il corso per grafici. Con il marchio Quelli di via Sforzesca per alcuni anni C.F.P.P. - Casa di Carità ha gestito direttamente l attività tipografica. Attualmente ci si è collegati alla cooperativa La terra promessa ; Asti-Alba: i corsi di ortofloricoltura sono collegati alle lavorazioni in essere o divenire nelle aziende agricole delle due Case Circondariali. 14

15 scheda Documenti e cronologia 5 Principali leggi e deliberazioni della Regione Piemonte in materia 1980: legge regionale n. 8 in materia di formazione professionale, nella quale viene espressamente citata la formazione professionale negli Istituti di Pena. 1982: DRP 24 Linee programmatiche di intervento su disadattamento, devianza, criminalità e costituzione di una commissione tecnico consultiva in materia. In tale contesto la Regione istituisce un apposito servizio in materia penitenziaria e postpenitenziaria, che si colloca trasversalmente rispetto alle politiche dedicate alla formazione professionalelavoro, all assistenza, alla sanità e stabilisce i criteri base ai quale vuole riferirsi in merito a queste politiche che toccano il mondo penitenziario. 1990: legge regionale n. 1 Impiego sperimentale di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all esterno per lavori socialmente utili a protezione dell ambiente. La legge verrà modificata e migliorata nel 1995 con la legge ordinaria regionale n. 45. Sarà abrogata con la legge regionale n. 34/2008 con la quale i detenuti saranno compresi nella categoria più ampia di persone svantaggiate. 1992: protocollo d intesa tra Regione Piemonte e Ministero della Giustizia. 1993: legge regionale n. 28 Misure straordinarie per incentivare l occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati. Sarà abrogata con la legge regionale n. 34/2008 con la quale i detenuti saranno compresi nella categoria più ampia di persone svantaggiate. 1998: DGR del 16/11/1998 con la quale la Regione identifica i GOL quali riferimento per il coordinamento dei progetti territoriali sulla popolazione detenuta. 2003: DGR n. 52 Linee guida per il funzionamento dei GOL (Gruppi operativi locali). 2003: Legge regionale n. 2 (legge finanziaria): assunzione di 22 educatori da inserire nell area trattamentale degli Istituti di pena Piemontesi (sperimentazione annuale). Il superamento della cronica mancanza di personale del Ministero della Giustizia nelle carceri del Piemonte nell area trattamentale si concretizza in una decisione politica concreta da parte dell Ente Locale per la prima (e unica) volta in Italia. 15

16 capitolo 6 Alcuni dati Detenuti iscritti ai corsi di formazione professionale in carcere Anni Iscritti Età Titolo di studio Oltre 32 No Lic. Elem. Lic. Elem. Lic. media Diploma ,6% 31,8% 26,6 % 4,5% 48,8% 37,9% 8,8% ,1% 40,0% 36,9% 0,4% 18,4% 73,4% 7,8% ,8% 29,5% 57,7% 0,2% 5,5% 80,2% 14,1% ,2% 34,4% 50,4% 0,2% 3,2% 83,6% 13,0% Totali ,18% 33,92% 42,9% 1,3% 19% 68,7% 11% L esito delle azioni formative in termini di numero di persone che terminano il percorso è fortemente influenzato dal fatto che un numero rilevante di partecipanti esce dal sistema per motivi di giustizia (scarcerazione, detenzione domiciliare, indulto, ecc.) o per motivi disciplinari (trasferimenti, esclusione dal corso, ecc.). 16

17 capitolo Il futuro auspicabile 7 È di fondamentale importanza riprendere a ragionare insieme, ciascuno per la propria competenza sia istituzionale, sia maturata sul campo, sugli interventi in materia di devianza partendo non tanto e non solo dal come si intende procedere ed agire, ma piuttosto dal perché si progetta e si attuano interventi nel campo del penale, della prevenzione e del contenimento del recidivismo. In questo contesto non si può prescindere da una azione che privilegi la riattivazione e la rimotivazione delle reti, soprattutto i Gruppi Operativi Locali. Per quanto riguarda lo specifico delle azioni formative è urgente ripensare la logica e la modalità delle azioni di formazione professionale all interno degli Istituti di Pena, adattando tipologia e metodologia di intervento, ma soprattutto inquadrandole nell ambito più vasto della presa in carico della persona inserita nel circuito formativo. Di conseguenza sarebbe auspicabile in questo ambito una valutazione della progettazione e dello svolgimento dell intervento formativo nel quadro vincolante della fornitura di servizi per il lavoro, per l inserimento, per l accompagnamento personalizzato (riprendendo le modalità che hanno ispirato i progetti europei), uscendo dalla logica della mera erogazione corsuale. In ambito più generale farsi promotori, senza preconcetti ideologici e dopo un attento studio, di una concreta proposta in accordo col PRAP al Ministero della Giustizia, per l introduzione anche in Italia (il Piemonte potrebbe essere l apripista) della cosiddetta gestione delegata, in riferimento allo sperimentato modello in atto da decenni in Francia, che permette all Istituzione Penitenziaria una maggiore efficacia nel campo della sicurezza e soprattutto del trattamento. Costituire e far funzionare alcuni servizi strutturati all interno del carcere quali lo sportello lavoro, lo sportello anagrafe e lo sportello INPS. Presa in carico del detenuto non appena esaurite le esigenze istruttorie. Farsi carico delle esigenze abitative, sanitarie, rinnovo documenti e permesso di soggiorno; anticipare in carcere durante la detenzione degli stranieri le procedure di identificazione evitando il loro trasferimento nei CIE. 17

18 Chi siamo Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri onlus La Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri onlus è un ente storico di formazione professionale no profit, di proposta cristiana, che ha come scopo l istruzione, la formazione e la promozione professionale, umana, culturale, sociale e spirituale delle persone. Nata in Piemonte agli inizi degli Anni Venti, è oggi attiva a livello nazionale, con 23 sedi sul territorio italiano, e a livello internazionale, attraverso progetti di sviluppo e di cooperazione e con un Centro di formazione ad Arequipa in Perù. Offre servizi di orientamento e formazione in riferimento a tutti i settori professionali, rivolti ad oltre 7000 allievi e allieve ogni anno: adolescenti, apprendisti, diplomati, laureati, lavoratori, migranti, giovani a rischio di disagio, uomini e donne in situazioni di svantaggio sociale, persone con problemi di giustizia ed ogni altra tipologia di destinatari. Nel contesto del sistema penale dal 1974, dapprima tramite il C.F.P.P., realizza interventi rivolti alle persone nelle mani della giustizia, con l obiettivo di contrastarne l esclusione sociale e favorirne il pieno reinserimento sociale e lavorativo, concorrendo così a creare migliori condizioni di vita e di sicurezza per la collettività. È presente in 15 Istituti di pena del Piemonte e in 2 della Sardegna, oltre che nell Istituto penale minorile di Torino. Grazie alla realizzazione di alcuni importanti progetti europei, a partire dalla fine degli Anni Novanta, ha favorito la creazione di una rete integrata sul carcere e la sperimentazione di procedure e prassi metodologiche innovative sul reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Dal 2004 ha avviato inoltre sperimentazioni di attività produttive all interno del carcere, sviluppando dei veri e propri incubatori di impresa. Si menzionano la linea di pasticceria Banda Biscotti a Verbania e Saluzzo e il marchio Ferro e Fuoco Jail Design nel settore artigianale della oggettistica d arredo a Fossano. 18

19 Alcuni numeri dell intervento nel contesto penale La Fondazione Casa di Carità ogni anno: Eroga più di ore di formazione all interno degli Istituti di pena, coinvolgendo circa 350 detenuti; Interviene con circa 800 ore di orientamento e di counselling a supporto di detenuti, ex-detenuti e loro familiari; Prende in carico circa 100 persone svantaggiate per motivi di giustizia per co-progettare il loro reinserimento sociale e lavorativo; Individua e accompagna circa 50 detenuti in misura alternativa ed ex-detenuti (giovani e adulti) in percorsi di inserimento lavorativo in aziende; Inserisce circa 30 detenuti ed ex-detenuti all interno dei propri incubatori di impresa all interno degli Istituti di pena; Coinvolge in attività di prevenzione giovanile e di educazione alla legalità circa 650 giovani frequentanti le scuole superiori. Negli ultimi 20 anni la Fondazione ha formato più di detenuti e ne ha inseriti presso varie aziende più di al formazione orientamento counselling reinserimento lavoro prevenzione

20 20 Sede Centrale: Corso Benedetto Brin, Torino Tel Fax segreteria.fondazione@casadicarita.org

40 anni di formazione professionale nelle carceri del Piemonte. Dall esperienza, la progettualità

40 anni di formazione professionale nelle carceri del Piemonte. Dall esperienza, la progettualità 40 anni di formazione professionale nelle carceri del Piemonte Dall esperienza, la progettualità Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri Onlus Chi siamo Siamo un ente storico di formazione professionale

Dettagli

SCHEMA di INTESA ISTITUZIONALE. Premesso che

SCHEMA di INTESA ISTITUZIONALE. Premesso che Allegato parte integrante schema di intesa istituzionale SCHEMA di INTESA ISTITUZIONALE Premesso che L articolo 27, comma 3 della Costituzione prevede che le pene non possono consistere in trattamenti

Dettagli

Ministero della Giustizia

Ministero della Giustizia Ministero della Giustizia Protocollo d Intesa tra Ministero della Giustizia Regione Piemonte Tribunale di Sorveglianza di Torino ANCI Piemonte Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive

Dettagli

Linee Guida INTERVENTI INTEGRATI PER IL REINSERIMENTO LAVORATIVO E SOCIALE DI DETENUTI ED EX DETENUTI

Linee Guida INTERVENTI INTEGRATI PER IL REINSERIMENTO LAVORATIVO E SOCIALE DI DETENUTI ED EX DETENUTI Linee Guida Pag. 1 di 10 PER IL REINSERIMENTO LAVORATIVO E SOCIALE DI (SPERIMENTAZIONE NELL AMBITO DEI PROGETTI ATTIVATI A SEGUITO DEL PROVVEDIMENTO DI INDULTO LEGGE 241/2006) Linee Guida Pag. 2 di 10

Dettagli

PROTOCOLLO OPERATIVO INTERISTITUZIONALE PER IL PROGETTO SPECIALE SOLLICCIANO E GOZZINI TRA REGIONE TOSCANA PROVINCIA DI FIRENZE

PROTOCOLLO OPERATIVO INTERISTITUZIONALE PER IL PROGETTO SPECIALE SOLLICCIANO E GOZZINI TRA REGIONE TOSCANA PROVINCIA DI FIRENZE PROTOCOLLO OPERATIVO INTERISTITUZIONALE PER IL PROGETTO SPECIALE SOLLICCIANO E GOZZINI TRA REGIONE TOSCANA PROVINCIA DI FIRENZE PROVVEDITORATO REGIONALE AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA SOCIETA DELLA SALUTE

Dettagli

I RISULTATI SOCIALI ED ECONOMICI DEL DISTRETTO PRODUTTIVO CASA CIRCONDARIALE DI TORINO ANNO 2010

I RISULTATI SOCIALI ED ECONOMICI DEL DISTRETTO PRODUTTIVO CASA CIRCONDARIALE DI TORINO ANNO 2010 I risultati sociali ed economici del distretto produttivo carcere anno 2010 1 I RISULTATI SOCIALI ED ECONOMICI DEL DISTRETTO PRODUTTIVO CASA CIRCONDARIALE DI TORINO ANNO 2010 L Osservatorio sull economia

Dettagli

Linee Guida in materia di inclusione sociale a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell Autorità Giudiziaria

Linee Guida in materia di inclusione sociale a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell Autorità Giudiziaria COMMISSIONE NAZIONALE CONSULTIVA E DI COORDINAMENTO PER I RAPPORTI CON LE REGIONI, GLI ENTI LOCALI ED IL VOLONTARIATO Ufficio per i rapporti con le Regioni, gli Enti Locali ed il Terzo settore - D.A.P.

Dettagli

Protocollo d intesa. Premessa. Richiamati:

Protocollo d intesa. Premessa. Richiamati: PROVINCIA DI CAGLIARI Centro servizi per il lavoro MURAVERA MINISTERO DELLA GIUSTZIA Dipartimento dell Amministrazione Penitenziaria Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Cagliari Carbonia-Iglesias Medio

Dettagli

POR SARDEGNA FSE AD ALTIORA

POR SARDEGNA FSE AD ALTIORA POR SARDEGNA FSE 2007-2013 AD ALTIORA Area 1.c.1 Adulti sottoposti a misure restrittive Progetto territoriale per la Province di Sassari, Olbia-Tempio,Nuoro e Ogliastra SOGGETTO PROPONENTE I.FO.L.D. Istituto

Dettagli

LINEE DI INTERVENTO. REGIONE BASILICATA Dipartimento Formazione Lavoro Cultura Sport MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

LINEE DI INTERVENTO. REGIONE BASILICATA Dipartimento Formazione Lavoro Cultura Sport MINISTERO DELLA GIUSTIZIA REGIONE BASILICATA Dipartimento Formazione Lavoro Cultura Sport MINISTERO DELLA GIUSTIZIA Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Provveditorato Regionale della Basilicata POTENZA LINEE DI INTERVENTO

Dettagli

Ministero della Giustizia

Ministero della Giustizia PROTOCOLLO D INTESA tra Ministero della Giustizia Dipartimento dell Amministrazione Penitenziaria Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità e CISCO Italia System s.r.l. Universo Cooperativa

Dettagli

DICHIARAZIONE DI INTENTI TRA L UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DIPARTIMENTO DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA

DICHIARAZIONE DI INTENTI TRA L UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DIPARTIMENTO DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA Ministero della Giustizia DICHIARAZIONE DI INTENTI TRA L UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA E IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DIPARTIMENTO DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA 1 PREMESSO che la Costituzione indica

Dettagli

Modena 21 e 22 maggio Dati di sintesi sul collocamento mirato. Aggiornamento al 31/12/2007 Asse inclusione sociale

Modena 21 e 22 maggio Dati di sintesi sul collocamento mirato. Aggiornamento al 31/12/2007 Asse inclusione sociale Modena 21 e 22 maggio 2008 Dati di sintesi sul collocamento mirato Aggiornamento al 31/12/2007 Asse inclusione sociale DATI DI SINTESI SUL COLLOCAMENTO MIRATO AGGIORNAMENTO AL 31/12/2007 Nelle tavole che

Dettagli

"Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia"

Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia LEGGE REGIONALE 14 febbraio 2005, N. 8 "Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia" (BURL n. 7, 1º suppl. ord. del 18 Febbraio 2005 ) urn:nir:regione.lombardia:legge:2005-02-14;8

Dettagli

AREA ECONOMIA SOCIALE PROGETTO INNOVATIVO. Agenzia per l inclusione socio-lavorativa

AREA ECONOMIA SOCIALE PROGETTO INNOVATIVO. Agenzia per l inclusione socio-lavorativa AREA ECONOMIA SOCIALE PROGETTO INNOVATIVO Agenzia per l inclusione socio-lavorativa Sono di competenza del agenzia quegli interventi trasversali e personalizzati che si intrecciano con i bisogni e sono

Dettagli

Assessorato Istruzione, Lavoro, Formazione Professionale

Assessorato Istruzione, Lavoro, Formazione Professionale Assessorato Istruzione, Lavoro, Formazione Professionale L Assessore Prot. n. 138 /uc Torino, 11 aprile 2017 Al Dirigente Scolastico Oggetto: Priorità regionali per la partecipazione delle istituzioni

Dettagli

PERCORSI DI PROMOZIONE DELLA RAPPRESENTENZA DEI CITTADINI STRANIERI E SVILUPPO PARTECIPATO DELLE POLITICHE DELL IMMIGRAZIONE

PERCORSI DI PROMOZIONE DELLA RAPPRESENTENZA DEI CITTADINI STRANIERI E SVILUPPO PARTECIPATO DELLE POLITICHE DELL IMMIGRAZIONE PERCORSI DI PROMOZIONE DELLA RAPPRESENTENZA DEI CITTADINI STRANIERI E SVILUPPO PARTECIPATO DELLE POLITICHE DELL IMMIGRAZIONE Nell ambito del percorso di attuazione della legge regionale sull immigrazione

Dettagli

Un progetto in collaborazione con

Un progetto in collaborazione con Un progetto in collaborazione con FONDAZIONE CARIPLO Un progetto in collaborazione con F O N D A Z I O N E C A R I P L O Opportunità per la Cooperativa Riconoscimento istituzionale del nostro lavoro Ampliamento

Dettagli

AMBITO TERRITORIALE DI CAMPI SALENTINA

AMBITO TERRITORIALE DI CAMPI SALENTINA Campi Salentina Carmiano Guagnano Novoli Salice Salentino Squinzano Trepuzzi Veglie AMBITO TERRITORIALE DI CAMPI SALENTINA PROGETTI INNOVATIVI INTEGRATI PER L INCLUSIONE SOCIALE DI PERSONE SVANTAGGIATE

Dettagli

18 bollettino ufficiale della regione autonoma friuli venezia giulia 18 luglio

18 bollettino ufficiale della regione autonoma friuli venezia giulia 18 luglio 18 bollettino ufficiale della regione autonoma friuli venezia giulia 18 luglio 2012 29 12_29_1_DPR_146_1_TESTO Decreto del Presidente della Regione 4 luglio 2012, n. 0146/ Pres. Regolamento per la determinazione

Dettagli

PROTOCOLLO OPERATIVO TRA. DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA e CONFERENZA NAZIONALE VOLONTARIATO GIUSTIZIA

PROTOCOLLO OPERATIVO TRA. DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA e CONFERENZA NAZIONALE VOLONTARIATO GIUSTIZIA PROTOCOLLO OPERATIVO TRA DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA e CONFERENZA NAZIONALE VOLONTARIATO GIUSTIZIA Sullo statuto e le modalità d azione del volontariato in ambito penitenziario Il giorno

Dettagli

GLI INTERVENTI DELLA REGIONE PIEMONTE A FAVORE DELLE VITTIME DI VIOLENZA, TRATTA E GRAVE SFRUTTAMENTO CON IL SOSTEGNO DEL FSE

GLI INTERVENTI DELLA REGIONE PIEMONTE A FAVORE DELLE VITTIME DI VIOLENZA, TRATTA E GRAVE SFRUTTAMENTO CON IL SOSTEGNO DEL FSE GLI INTERVENTI DELLA REGIONE PIEMONTE A FAVORE DELLE VITTIME DI VIOLENZA, TRATTA E GRAVE SFRUTTAMENTO CON IL SOSTEGNO DEL FSE Silvana Pilocane Dirigente Settore Promozione e sviluppo dell imprenditorialità

Dettagli

Quali bisogni nelle aree rurali: l esperienza di analisi della Regione Campania

Quali bisogni nelle aree rurali: l esperienza di analisi della Regione Campania Quali bisogni nelle aree rurali: l esperienza di analisi della Regione Campania 1 Obiettivo tematico 3 Competivita delle imprese, diversificazione: Tra le varie forme di multifunzionalità particolare attenzione

Dettagli

Ministero della Giustizia Comunicato Stampa

Ministero della Giustizia Comunicato Stampa Ministero della Giustizia Comunicato Stampa Roma, 27 maggio 2014 CARCERI: PROTOCOLLO D INTESA FRA MINISTERO GIUSTIZIA, REGIONE FRIULI V.G. E TRIBUNALE SORVEGLIANZA TRIESTE Il protocollo d intesa tra Ministero

Dettagli

Politiche regionali per i detenuti: la relazione al Consiglio All.6 doc 11/2016

Politiche regionali per i detenuti: la relazione al Consiglio All.6 doc 11/2016 Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione Seduta del 16 Marzo 2017 Politiche regionali per i detenuti: la relazione al Consiglio All.6 doc 11/2016 Ufficio Analisi Leggi e Politiche regionali Presentazione

Dettagli

Avviso Pubblico n.2 del 09 febbraio 2010 PO FSE

Avviso Pubblico n.2 del 09 febbraio 2010 PO FSE Avviso Pubblico n.2 del 09 febbraio 2010 PO FSE 2007-2013 OBIETTIVI 1) Acquisire conoscenza del Sé, delle proprie attitudini, interessi, potenzialità, fino all elaborazione di un progetto personale di

Dettagli

Riordino della medicina penitenziaria a norma dell articolo 5, della legge 30 novembre 1998, n. 419

Riordino della medicina penitenziaria a norma dell articolo 5, della legge 30 novembre 1998, n. 419 Testo aggiornato al 13 gennaio 2006 Decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230 Gazzetta Ufficiale 16 luglio 1999, n. 165, S. O. n. 132/L Riordino della medicina penitenziaria a norma dell articolo 5, della

Dettagli

L esperienza Isfol nel progetto di inserimento lavorativo degli utenti con disturbo psichico Pro.P. Amedeo Spagnolo

L esperienza Isfol nel progetto di inserimento lavorativo degli utenti con disturbo psichico Pro.P. Amedeo Spagnolo L esperienza Isfol nel progetto di inserimento lavorativo degli utenti con disturbo psichico Pro.P Amedeo Spagnolo IL PROGRAMMA PRO.P Il Programma per il sostegno e lo sviluppo dei percorsi integrati di

Dettagli

Linee Guida per l inserimento lavorativo delle persone con disturbo psichico

Linee Guida per l inserimento lavorativo delle persone con disturbo psichico Convegno L inserimento socio-lavorativo delle persone con disturbo psichico ISFOL 4 Settembre 2015 Linee Guida per l inserimento lavorativo delle persone con disturbo psichico Giovanni Bartoli - Roma,

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE CAMPANIA IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA

PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE CAMPANIA IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE CAMPANIA IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA IL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI Per la realizzazione dall anno scolastico 2003/2004

Dettagli

Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della Regione PROTOCOLLO D INTESA

Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della Regione PROTOCOLLO D INTESA PROTOCOLLO D INTESA TRA IL PROVVEDITORATO REGIONALE DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA PER IL PIEMONTE, LIGURIA E VALLE D AOSTA E GLI UFFICI DEI GARANTI DELLE PERSONE SOTTOPOSTE MISURE RESTRITTIVE DELLA

Dettagli

A 10 ANNI DALLA RIFORMA: COSA È CAMBIATO NEL CONTESTO PENITENZIARIO

A 10 ANNI DALLA RIFORMA: COSA È CAMBIATO NEL CONTESTO PENITENZIARIO A 10 ANNI DALLA RIFORMA: COSA È CAMBIATO NEL CONTESTO PENITENZIARIO Teresa Di Fiandra Ministero della Salute Direzione Generale della Prevenzione Firenze, 16 maggio 2018 Il DPCM 1 Aprile 2008 Il DPCM è

Dettagli

COMUNE DI SACCOLONGO Provincia di Padova

COMUNE DI SACCOLONGO Provincia di Padova COMUNE DI SACCOLONGO Provincia di Padova REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELL ALBO E DELLA CONSULTA DELLE ASSOCIAZIONI Approvato con delibera di C.C. n. 56 del 29.11.2006 INDICE Articolo 1 FINALITA Articolo

Dettagli

TAVOLO DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI TORINO PER PROGETTI FINALIZZATI AL CAMBIAMENTO DEGLI AUTORI DI VIOLENZA

TAVOLO DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI TORINO PER PROGETTI FINALIZZATI AL CAMBIAMENTO DEGLI AUTORI DI VIOLENZA TAVOLO DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI TORINO PER PROGETTI FINALIZZATI AL CAMBIAMENTO DEGLI AUTORI DI VIOLENZA 22 giugno 2018 Consigliera Delegata Silvia Cossu La storia La Provincia di Torino Dal 2004 ha

Dettagli

L integrazione delle politiche per le pari opportunità di genere. L esperienza della Regione Emilia-Romagna

L integrazione delle politiche per le pari opportunità di genere. L esperienza della Regione Emilia-Romagna Supplemento 2.2008 11 L integrazione delle politiche per le pari opportunità di genere. L esperienza della Regione Emilia-Romagna A cura del Gabinetto del Presidente della Giunta - Servizio Segreteria

Dettagli

Scuola e Volontariato Piano di attività 2008/2009 rivolto agli istituti scolastici superiori.

Scuola e Volontariato Piano di attività 2008/2009 rivolto agli istituti scolastici superiori. Scuola e Volontariato Piano di attività 2008/2009 rivolto agli istituti scolastici superiori. La presente scheda ha l obiettivo di presentare in modo sintetico e schematico azioni di collegamento tra gli

Dettagli

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE CAMPANIA - N. 14 DEL 12 MARZO 2007

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE CAMPANIA - N. 14 DEL 12 MARZO 2007 BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE CAMPANIA - N. 14 DEL 12 MARZO 2007 REGIONE CAMPANIA - Giunta Regionale - Seduta del 9 febbraio 2007 - Deliberazione N. 123 - Area Generale di Coordinamento N. 18 - Assistenza

Dettagli

BUONA PRATICA: LE AZIONI A FAVORE DELLE PERSONE IN ESECUZIONE PENALE Mercoledì 19 giugno 2019

BUONA PRATICA: LE AZIONI A FAVORE DELLE PERSONE IN ESECUZIONE PENALE Mercoledì 19 giugno 2019 BUONA PRATICA: LE AZIONI A FAVORE DELLE PERSONE IN ESECUZIONE PENALE Mercoledì 19 giugno 2019 Programmazione regionale Programmazione di Piani e Inviti per l inclusione socio lavorativa: dei minori e dei

Dettagli

RISORSE REGIONALI Di cui ALTRI CONTRIBUTI CONTRIBUTO (ex. L.R 3/08; fondo PROGRAMMA sociale locale; fondo CARCERE 2010 straordinario)

RISORSE REGIONALI Di cui ALTRI CONTRIBUTI CONTRIBUTO (ex. L.R 3/08; fondo PROGRAMMA sociale locale; fondo CARCERE 2010 straordinario) PROGETTI TOTALE COSTO PROGETTI RISORSE REGIONALI Di cui ALTRI CONTRIBUTI CONTRIBUTO (ex. L.R 3/08; fondo PROGRAMMA sociale locale; fondo CARCERE 2010 straordinario) TOTALE RISORSE COMUNALI Integrazioni

Dettagli

Allegato 1.1) FAC SIMILE DI SCHEDA-PROGETTO PER LE ATTIVITÀ DI SPESA CORRENTE PROMOSSE DA ENTI LOCALI (PUNTO 2.1, LETTERE A., B. e C.

Allegato 1.1) FAC SIMILE DI SCHEDA-PROGETTO PER LE ATTIVITÀ DI SPESA CORRENTE PROMOSSE DA ENTI LOCALI (PUNTO 2.1, LETTERE A., B. e C. Allegato 1.1) FAC SIMILE DI SCHEDA-PROGETTO PER LE ATTIVITÀ DI SPESA CORRENTE PROMOSSE DA ENTI LOCALI (PUNTO 2.1, LETTERE A., B. e C. DELL ALLEGATO A) 1 SOGGETTO RICHIEDENTE (ente capofila) PROVINCIA DI

Dettagli

SINTESI PROTOCOLLO OPERATIVO TRA MINISTERO DELLA GIUSTIZIA REGIONE MOLISE ANCI MOLISE TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI CAMPOBASSO

SINTESI PROTOCOLLO OPERATIVO TRA MINISTERO DELLA GIUSTIZIA REGIONE MOLISE ANCI MOLISE TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI CAMPOBASSO SINTESI PROTOCOLLO OPERATIVO TRA MINISTERO DELLA GIUSTIZIA REGIONE MOLISE ANCI MOLISE TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI CAMPOBASSO Il protocollo operativo tra Ministero della Giustizia, Regione Molise, ANCI

Dettagli

Equal e le pratiche di inclusione per i soggetti in esecuzione penale

Equal e le pratiche di inclusione per i soggetti in esecuzione penale Equal e le pratiche di inclusione per i soggetti in esecuzione penale Napoli 8 giugno 2010 Antonella Attanasio 1 Finalità di Equal (2002-2008) Iniziativa comunitaria della programmazione Fse 2000-2006

Dettagli

PROGETTO GUIDA PER LA GESTIONE DEL CENTRO COMUNALE IMMIGRATI EXTRACOMUNITARI.

PROGETTO GUIDA PER LA GESTIONE DEL CENTRO COMUNALE IMMIGRATI EXTRACOMUNITARI. PROGETTO GUIDA PER LA GESTIONE DEL CENTRO COMUNALE IMMIGRATI EXTRACOMUNITARI. 1. RIFERIMENTI LEGISLATIVI E NORMATIVI a) L.R. 29.12.1995, nr. 51 Interventi per la promozione di servizi a favore di cittadini

Dettagli

L ESECUZIONE PENALE ESTERNA E IL VOLONTARIATO

L ESECUZIONE PENALE ESTERNA E IL VOLONTARIATO Ministero della Giustizia Dipartimento dell Amministrazione Penitenziaria PROVVEDITORATO REGIONALE PE LA PUGLIA UFFICIO DELL ESECUZIONE PENALE ESTERNA L ESECUZIONE PENALE ESTERNA E IL VOLONTARIATO Cos

Dettagli

Azione 1: crescita intelligente - Cooperazione transfrontaliera e sviluppo delle competenze per l innovazione economica

Azione 1: crescita intelligente - Cooperazione transfrontaliera e sviluppo delle competenze per l innovazione economica Azione 1: crescita intelligente - Cooperazione transfrontaliera e sviluppo delle competenze per l innovazione economica Questa misura vuole aumentare la capacità dell di creare valore aggiunto attraverso

Dettagli

Programma di Sviluppo Rurale M16 Cooperazione

Programma di Sviluppo Rurale M16 Cooperazione Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 M16 Cooperazione Misura 16.9 Sostegno per la diversificazione delle attività agricole in attività riguardanti l assistenza sanitaria, l integrazione sociale, l agricoltura

Dettagli

Gli esperti Ismu. Mariagrazia Santagati. Progetto Interculture - Fondazione Cariplo

Gli esperti Ismu. Mariagrazia Santagati. Progetto Interculture - Fondazione Cariplo Gli esperti Ismu Mariagrazia Santagati Progetto Interculture - Fondazione Cariplo Ruolo e funzioni - Garanti del contenuto che qualifica il Progetto Interculture - sulla base dell assunzione e della condivisione

Dettagli

Perchè? Il contesto Unhcr Italia persone, minorenni

Perchè? Il contesto Unhcr Italia persone, minorenni Perchè? Perchè? Il contesto Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 maggio 2017 sono sbarcate in Italia 60.309 persone, +26% dello stesso periodo del 2016. Sono più che raddoppiati i minori non

Dettagli

Saranno considerati quali ulteriori requisiti qualificanti anche: INTERVENTO PRECOCE E PREVENTIVO

Saranno considerati quali ulteriori requisiti qualificanti anche: INTERVENTO PRECOCE E PREVENTIVO Perché una call? A seguito dell emanazione delle Linee guida regionali sulla tutela dei minori (d.g.r. n. 4821/2016), la Regione Lombardia è interessata a far emergere buone pratiche e modelli operativi

Dettagli

Contributi a progetti sociali. A partire dal lavoro SET! Sport, Educazione, Territorio Diffondiamo l accoglienza 44.

Contributi a progetti sociali. A partire dal lavoro SET! Sport, Educazione, Territorio Diffondiamo l accoglienza 44. Contributi a progetti sociali 2016 Contributi a progetti sociali A partire dal lavoro 73.000 Cooperativa Farsi Prossimo Polo Famiglia 65.000 SET! Sport, Educazione, Territorio 70.000 Diffondiamo l accoglienza

Dettagli

Progetto regionale Cittadini sempre SCHEDA INTERVENTO LOCALE

Progetto regionale Cittadini sempre SCHEDA INTERVENTO LOCALE Progetto regionale Cittadini sempre SCHEDA INTERVENTO LOCALE DENOMINAZIONE INTERVENTO Orti per ricominciare Soggetto capofila dell intervento (CSV o altra Associazione di Volontariato) Responsabile dell

Dettagli

CATALOGO CA.R.P.E.D.I.EM.

CATALOGO CA.R.P.E.D.I.EM. CATALOGO REGIONALE DEI PROGETTI ELEGGIBILI DI INCLUSIONE E DI EMPOWERMENT a supporto del Reddito di Inclusione Sociale della Sardegna L.R. 2 agosto 2016, n. 18 art. 2, comma 2, lettera b) miglioramento

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA. MIUR Ministero dell Istruzione Università e Ricerca. AVIS Associazione Volontari Italiani del Sangue

PROTOCOLLO D INTESA. MIUR Ministero dell Istruzione Università e Ricerca. AVIS Associazione Volontari Italiani del Sangue PROTOCOLLO D INTESA MIUR Ministero dell Istruzione Università e Ricerca AVIS Associazione Volontari Italiani del Sangue VISTA la Legge quadro sul Volontariato 11 agosto 1991, n.266 ed in particolare l

Dettagli

(all. 1) Ministero della Giustizia DIPARTIMENTO DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE

(all. 1) Ministero della Giustizia DIPARTIMENTO DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE (all. 1) Ministero della Giustizia DIPARTIMENTO DELL AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE Linee guida per la formazione congiunta tra i diversi attori coinvolti nelle politiche

Dettagli

TIROCINIO E APPRENDISTATO

TIROCINIO E APPRENDISTATO TIROCINIO E APPRENDISTATO PRESENTAZIONE A cura di: Dott.ssa Vaccaneo Daniela Responsabile Servizio Incontro Domanda/Offerta di lavoro Centro per l Impiego di Vercelli SERVIZIO TIROCINI Il tirocinio si

Dettagli

PROTOCOLLO DI INTESA PER LA PRESA IN CARICO CONGIUNTA DEI MINORI SOTTOPOSTI A PROCEDIMENTO PENALE VISTO

PROTOCOLLO DI INTESA PER LA PRESA IN CARICO CONGIUNTA DEI MINORI SOTTOPOSTI A PROCEDIMENTO PENALE VISTO Ministero della Giustizia Dipartimento per la Giustizia Minorile Centro per la Giustizia Minorile per la Puglia Ministero della Pubblica Istruzione Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia Direzione

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA. tra

PROTOCOLLO D INTESA. tra PROTOCOLLO D INTESA tra Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) E Unione italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura ( UNIONCAMERE) (di seguito le Parti)

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA FRA REGIONE LOMBARDIA MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

PROTOCOLLO D INTESA FRA REGIONE LOMBARDIA MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PROTOCOLLO D INTESA FRA REGIONE LOMBARDIA MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER LA SPERIMENTAZIONE DI NUOVI MODELLI NEL SISTEMA DI

Dettagli

30 giugno 2010 Rendiconto delle attività produttive delle cooperative nella Casa Circondariale 1

30 giugno 2010 Rendiconto delle attività produttive delle cooperative nella Casa Circondariale 1 30 giugno 2010 Rendiconto delle attività produttive delle cooperative nella Casa Circondariale 1 RENDICONTO ECONOMICO E SOCIALE DELLE ATTIVITA PRODUTTIVE REALIZZATE NELL ANNO 2009 DA COOPERATIVE SOCIALI

Dettagli

Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 3 del

Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 3 del 600 Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 3 del 08-01-2013 Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 3 del 08-01-2013 601 602 Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 3 del 08-01-2013

Dettagli

ALLEGATO A VOCI PREVISTE

ALLEGATO A VOCI PREVISTE TITOLO BANDO FINALITÀ ALLEGATO A FINANZIAMENTO DI PROGETTI PER IL CONSOLIDAMENTO DEGLI INTERVENTI DI ACCOMPAGNAMENTO ALL INCLUSIONE SOCIO LAVORATIVA DELLE PERSONE SOTTOPOSTE A PROVVEDIMENTI DELL AUTORITA

Dettagli

Sorveglianza e prevenzione dell obesità. Il gruppo di lavoro regionale n.6 Promozione della salute nei luoghi di lavoro

Sorveglianza e prevenzione dell obesità. Il gruppo di lavoro regionale n.6 Promozione della salute nei luoghi di lavoro Sorveglianza e prevenzione dell obesità Il gruppo di lavoro regionale n.6 Promozione della salute nei luoghi di lavoro Sandro Palese Regione Piemonte - Direzione Sanità Grugliasco, 15 novembre 2007 Progettare

Dettagli

PRESENTAZIONE DEL BILANCIO SULLE POLITICHE DI GENERE. -3 Marzo

PRESENTAZIONE DEL BILANCIO SULLE POLITICHE DI GENERE. -3 Marzo PRESENTAZIONE DEL BILANCIO SULLE POLITICHE DI GENERE -3 Marzo 2017 - Legge regionale 4/2016 Prima legge regionale adeguata alle norme del Parlamento prevista dalla Legge di stabilità del 2016 Legge regionale

Dettagli

e la formazione delle nuove figure professionali

e la formazione delle nuove figure professionali SEMINARIO NAZIONALE EPALE Migranti e rifugiati: nuovi bisogni formativi degli educatori Catania, 20 novembre 2015 I cambiamenti nei CPIA e la formazione delle nuove figure professionali Giovanna Del Gobbo,

Dettagli

PROTOCOLLO D'INTESA sull attività di Teatro in Carcere e per minori sottoposti a misure penali TRA

PROTOCOLLO D'INTESA sull attività di Teatro in Carcere e per minori sottoposti a misure penali TRA PROTOCOLLO D'INTESA sull attività di Teatro in Carcere e per minori sottoposti a misure penali TRA - Regione Emilia-Romagna (Assessorato Politiche di welfare e abitative, Assessorato alla cultura, politiche

Dettagli

PROGETTI di INSERIMENTO LAVORATIVO ANNO 2010

PROGETTI di INSERIMENTO LAVORATIVO ANNO 2010 1 PROGETTI di INSERIMENTO LAVORATIVO ANNO 010 c è una legge che gli uomini non hanno forse ancora ben scritta nei loro codici, ma è scritta nel loro cuore. Una gran parte dell umanità la chiama legge di

Dettagli

Regione Toscana Consiglio regionale

Regione Toscana Consiglio regionale Regione Toscana Consiglio regionale Legge regionale 16 novembre 2007, n. 59 Bollettino Ufficiale n. 39, parte prima, del 26 novembre 2007. Art. 1 - Principi 1. La Regione Toscana riconosce che ogni tipo

Dettagli

DELIBERAZIONE N. 46/22 DEL

DELIBERAZIONE N. 46/22 DEL Oggetto: Contributi per l'organizzazione e il funzionamento dei Centri antiviolenza e delle Case di accoglienza. L.R. 7 agosto 2007, n. 8. Programmazione risorse regionali anno 2017. Euro 900.000. Programmazione

Dettagli

SCHEMA DI PROTOCOLLO D INTESA tra. Regione Toscana. Il giorno del mese di dell anno 2016 presso Regione Toscana, Piazza del Duomo n.

SCHEMA DI PROTOCOLLO D INTESA tra. Regione Toscana. Il giorno del mese di dell anno 2016 presso Regione Toscana, Piazza del Duomo n. SCHEMA DI PROTOCOLLO D INTESA tra Regione Toscana Coordinamento Toscano delle Associazioni per la Salute Mentale e Il giorno del mese di dell anno 2016 presso Regione Toscana, Piazza del Duomo n.10 sono

Dettagli

Ciclo di seminari e tavole rotonde GenerAzioni SocialMente Attive. Quando la marginalità sociale sfocia in devianza e criminalità

Ciclo di seminari e tavole rotonde GenerAzioni SocialMente Attive. Quando la marginalità sociale sfocia in devianza e criminalità Ciclo di seminari e tavole rotonde GenerAzioni SocialMente Attive 24 febbraio 2017 Quando la marginalità sociale sfocia in devianza e criminalità Il ruolo dell'educatore penitenziario per adulti e l'organizzazione

Dettagli

LA LETTURA DELLE POLITICHE DI WELFARE LOCALE E IL PASSAGGIO AD UN MODELLO DI WELFARE GENERATIVO

LA LETTURA DELLE POLITICHE DI WELFARE LOCALE E IL PASSAGGIO AD UN MODELLO DI WELFARE GENERATIVO ALLEGATO 2 LA LETTURA DELLE POLITICHE DI WELFARE LOCALE E IL PASSAGGIO AD UN MODELLO DI WELFARE GENERATIVO Le linee di indirizzo per la programmazione sociale a livello locale 2015-2017, Un welfare che

Dettagli

Il ruolo delle Fondazioni tra primo e secondo welfare

Il ruolo delle Fondazioni tra primo e secondo welfare Convegno promosso da Cooperativa Operatori sociali C.O.S. La cooperazione sociale tra primo e secondo welfare Il ruolo delle Fondazioni tra primo e secondo welfare Alba, 11 maggio 2013 Elena Bottasso Centro

Dettagli

CO.GE.VA COntinuità GEnerazionale di VAlore strategie per mantenere e innovare l esperienza aziendale

CO.GE.VA COntinuità GEnerazionale di VAlore strategie per mantenere e innovare l esperienza aziendale CO.GE.VA COntinuità GEnerazionale di VAlore strategie per mantenere e innovare l esperienza aziendale FSE DGR 1285/2016 V.A.L.O.R.E Il progetto codice 57-1-1285-2016, selezionato sulla base dei criteri

Dettagli

FSE Sispor Scheda intervento 2010/030g0010

FSE Sispor Scheda intervento 2010/030g0010 Documento creato il 19/08/2011 alle ore 12.23.29 - Pagina 1 di 7 FSE Sispor 2007-2013 Scheda intervento 2010/030g0010 A - ELEMENTI DI PROGRAMMAZIONE A1 - ELEMENTI BASE DI PROGRAMMAZIONE Asse 03 - Inclusione

Dettagli

Piano progettuale della Provincia di Cuneo per interventi a favore di cittadini immigrati anno 2007

Piano progettuale della Provincia di Cuneo per interventi a favore di cittadini immigrati anno 2007 Piano progettuale della Provincia di Cuneo per interventi a favore di cittadini immigrati anno 2007 La Regione Piemonte, con D.G.R. n. 4-14155 del 23.11.2004 ha approvato il Programma regionale di interventi

Dettagli

Le leggi esistenti sono sufficienti ed adeguate per i processi di integrazione e inclusione lavorativa?

Le leggi esistenti sono sufficienti ed adeguate per i processi di integrazione e inclusione lavorativa? Alcuni quesiti fondamentali: Le leggi esistenti sono sufficienti ed adeguate per i processi di integrazione e inclusione lavorativa? Vengono rispettate e opportunamente applicate? Esistono differenze territoriali

Dettagli

DISABILITÀ Forum Provinciale delle Fattorie Sociali: risultati e prospettive. Fattorie Sociali e Nuovi sistemi a rete in agricoltura

DISABILITÀ Forum Provinciale delle Fattorie Sociali: risultati e prospettive. Fattorie Sociali e Nuovi sistemi a rete in agricoltura PIANO Provincia di Pordenone TRIENNALE Settore Politiche del Lavoro e Programmazione Sociale DISABILITÀ 2007-2009 Provincia di Pordenone Forum Provinciale delle Fattorie Sociali: risultati e prospettive

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA. Premesso che

PROTOCOLLO D INTESA. Premesso che PROTOCOLLO D INTESA Il giorno 7 febbraio 2012 alle ore 11,00 presso la sede della Provincia di Massa Carrara, in Piazza Aranci a Massa, alla presenza dell Assessore Provinciale alle Politiche Sociali Domenico

Dettagli

SINTESI PROTOCOLLO D INTESA TRA MINISTERO DELLA GIUSTIZIA REGIONE BASILICATA ANCI BASILICATA TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI POTENZA

SINTESI PROTOCOLLO D INTESA TRA MINISTERO DELLA GIUSTIZIA REGIONE BASILICATA ANCI BASILICATA TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI POTENZA SINTESI PROTOCOLLO D INTESA TRA MINISTERO DELLA GIUSTIZIA REGIONE BASILICATA ANCI BASILICATA TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI POTENZA Il protocollo d intesa tra Ministero della Giustizia, Regione Basilicata,

Dettagli

TRA. l AZIENDA ULSS 19, con sede legale in Adria (RO), Via.. Codice Fiscale/ Partita Iva

TRA. l AZIENDA ULSS 19, con sede legale in Adria (RO), Via.. Codice Fiscale/ Partita Iva Allegato A) CONVENZIONE TRA LA PROVINCIA DI ROVIGO E LE AZIENDE ULSS 18 E 19 PER LA GESTIONE IN COLLABORAZIONE DELLE ATTIVITÀ FINALIZZATE AD INSERIMENTI SOCIO-LAVORATIVI TRA la PROVINCIA DI ROVIGO, con

Dettagli

Capitolo 6 Tematiche trasversali a valenza provinciale

Capitolo 6 Tematiche trasversali a valenza provinciale Capitolo 6 Tematiche trasversali a valenza provinciale Tematiche trasversali a valenza provinciale La complessità del governo del sistema, lo sviluppo di attività nelle diverse aree di intervento e il

Dettagli

LA PROMOZIONE DEI DIRITTI E L INTEGRAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ IN ITALIA

LA PROMOZIONE DEI DIRITTI E L INTEGRAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ IN ITALIA Visita di studio della Delegazione tunisina INAPP, 26 giugno 2018, Roma LA PROMOZIONE DEI DIRITTI E L INTEGRAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ IN ITALIA Franco Deriu Contents La normativa italiana e la

Dettagli

IL LAVORO DI RETE NELLA VALLE OLONA

IL LAVORO DI RETE NELLA VALLE OLONA IL LAVORO DI RETE NELLA VALLE OLONA Incontro con gli educatori impiegati nei servizi scolastici Biennio 2011-2013 Busto Arsizio, sabato 1 giugno 2013 Premessa operativa A partire dalle linee di indirizzo

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA. Progetto Regionale Sistema integrato dei servizi per le famiglie e gli assistenti familiari. Premesso che

PROTOCOLLO D INTESA. Progetto Regionale Sistema integrato dei servizi per le famiglie e gli assistenti familiari. Premesso che PROTOCOLLO D INTESA Per la realizzazione di un sistema di governance locale del lavoro di cura domiciliare Progetto Regionale Sistema integrato dei servizi per le famiglie e gli assistenti familiari Premesso

Dettagli

Percorso di formazione 8 moduli (150 ore)

Percorso di formazione 8 moduli (150 ore) Percorso di formazione 8 moduli (150 ore) «LO SVILUPPO DI COMPETENZE PER UNA SCUOLA INCLUSIVA» Un percorso di co-costruzione condivisa per l inclusione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali INTRODUZIONE

Dettagli

Proposta di Patto Provinciale per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica e formativa. Bozza di lavoro 1

Proposta di Patto Provinciale per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica e formativa. Bozza di lavoro 1 Proposta di Patto Provinciale per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica e formativa 1 Bozza di lavoro 1 Considerati la Legge del 27 dicembre 2006 n. 296 articolo 1, comma 622, che prevede

Dettagli

RAGAZZI STRANIERI A SCUOLA

RAGAZZI STRANIERI A SCUOLA PROVINCIA DI PORDENONE Servizio Programmazione Sociale RAGAZZI STRANIERI A SCUOLA tavolo provinciale di coordinamento e azioni di supporto nell area dell integrazione socio-culturale e dell intercultura

Dettagli

Gli obiettivi e le strategie di EQUAL TRENO

Gli obiettivi e le strategie di EQUAL TRENO Iniziativa Comunitaria EQUAL PROGETTO T.R.E.N.O. Tradurre le Risorse Endogene delle aree rurali in Nuova Occupazione Il Piano di lavoro locale 1 Dr. Piero Garavelli (C.I.O.F.S. F.P. TOSCANA) Gli obiettivi

Dettagli

Piani di Zona 2009/2011 Progetti a sostegno degli anziani

Piani di Zona 2009/2011 Progetti a sostegno degli anziani Piani di Zona 2009/2011 Progetti a sostegno degli anziani Rimini 28 ottobre 2011 Francesca Marmo Legge Quadro 328/2000 La legge n 328 del 2000 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di

Dettagli

Mediatore interculturale

Mediatore interculturale identificativo scheda: 21-009 stato scheda: Validata Descrizione sintetica Il mediatore interculturale svolge l attività di intermediazione linguistica e culturale tra l immigrato e il personale della

Dettagli

Ministero della Giustizia Comunicato Stampa

Ministero della Giustizia Comunicato Stampa Ministero della Giustizia Comunicato Stampa Roma, 29 maggio 2014 CARCERI: PROTOCOLLO D INTESA MINISTERO DELLA GIUSTIZIA-REGIONE PUGLIA Il Protocollo d intesa tra il Ministero della Giustizia, la Regione

Dettagli

FONDO SOCIALE EUROPEO Programma Operativo Regionale

FONDO SOCIALE EUROPEO Programma Operativo Regionale 1 FONDO SOCIALE EUROPEO Programma Operativo Regionale 2014 2020 Investimenti a favore della crescita e dell occupazione ASSE B - INCLUSIONE SOCIALE E LOTTA ALLA POVERTA' DGRT 1197/2015 DGRT 6456/2015 BURT

Dettagli

Piano Integrato di Politiche per l Occupazione e per il Lavoro PIPOL

Piano Integrato di Politiche per l Occupazione e per il Lavoro PIPOL Direzione centrale lavoro, formazione, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili, ricerca Servizio programmazione e gestione interventi formativi Posizione organizzativa Programmazione Piano Integrato

Dettagli

LEGGE REGIONALE N. 7 DEL REGIONE LIGURIA

LEGGE REGIONALE N. 7 DEL REGIONE LIGURIA LEGGE REGIONALE N. 7 DEL 20-02-2007 REGIONE LIGURIA NORME PER L ACCOGLIENZA E L INTEGRAZIONE SOCIALE DELLE CITTADINE E DEI CITTADINI STRANIERI IMMIGRATI Fonte: BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LIGURIA

Dettagli

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA DELIBERAZIONE N. 44/13 DEL

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA DELIBERAZIONE N. 44/13 DEL IBERAZIONE N. 44/13 31.10.2007 Oggetto: Fondo per la non autosufficienza: sostegno alle persone anziane che si avvalgono dell aiuto di un assistente familiare (LR 2/2007 art. 34 comma 4 lettere b) ed f)

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE CALABRIA, IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA

PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE CALABRIA, IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA PROTOCOLLO D INTESA FRA LA REGIONE CALABRIA, IL MINISTERO DELL ISTRUZIONE, DELL UNIVERSITA E DELLA RICERCA IL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI Per la realizzazione dall anno scolastico 2003/2004

Dettagli

LA PROGETTAZIONE SOCIALE E LA GESTIONE DEI PROGETTI

LA PROGETTAZIONE SOCIALE E LA GESTIONE DEI PROGETTI LA PROGETTAZIONE SOCIALE E LA GESTIONE DEI PROGETTI PREMESSA ll corso di PROGETTAZIONE SOCIALE intende promuovere la formazione della figura professionale del progettista sociale in grado di ideare, redigere

Dettagli