PIANO PROVINCIALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI AI SENSI DELLA L.R.26/03 RELAZIONE TECNICA

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1 PROVINCIA DI BERGAMO Settore Ambiente PIANO PROVINCIALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI AI SENSI DELLA L.R.26/03 RELAZIONE TECNICA Luglio 2008

2 INDICE 1. PREMESSA Le competenze della Provincia ed i contenuti del PPGR ai sensi della L.R.26/ IL QUADRO NORMATIVO E PIANIFICATORIO DI RIFERIMENTO Il quadro comunitario Il quadro nazionale Il Decreto Legislativo 152/ Indicazioni derivanti dalle Leggi Finanziarie 2007 e 2008 e dai cosiddetti decreti milleproroghe Il quadro regionale I riferimenti normativi regionali, la L.R.26/2003, la L.R.12/ Il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti 27 PARTE I - LO STATO DI FATTO IL QUADRO DELL ATTUALE GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI Evoluzione storica della produzione di rifiuti urbani e dei flussi dalle raccolte Le fonti informative di riferimento La produzione di rifiuti urbani La frazione indifferenziata e lo spazzamento stradale Le raccolte differenziate Gli ingombranti Analisi per aree territoriali Definizione di aree omogenee Analisi serie storica della produzione totale di rifiuti urbani e della raccolta differenziata Le iniziative della Provincia di Bergamo per il contenimento della produzione di rifiuti Il finanziamento ai progetti comunali di riduzione della produzione di rifiuti Attività di studio e di supporto ai Comuni Promozione della tariffazione nella gestione di servizi di raccolta dei rifiuti Promozione dell implementazione del GPP Stipula di accordi di programma per la riduzione della produzione ed il recupero L accordo Provincia di Bergamo CONAI Protocollo di Intesa Provincia di Bergamo CIC (Consorzio Italiano compostatori) L accordo Provincia di Bergamo Centro di Informazioni sul PVC L attuale quadro della produzione di rifiuti urbani e dei flussi dalle raccolte La produzione complessiva Le raccolte differenziate Il confronto con i livelli di produzione rifiuti e raccolta differenziata caratterizzanti il quadro regionale e nazionale Le dinamiche stagionali della produzione di rifiuti La composizione merceologica dei rifiuti urbani 81 Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 2 di 386

3 3.5. Efficienza di intercettazione delle raccolte differenziate rispetto alla composizione merceologica dei rifiuti Le modalità organizzative e gestionali dei servizi Le gestioni dei servizi presenti in ambito provinciale Le modalità organizzative dei servizi Le piattaforme per la raccolta differenziata Il destino dei rifiuti urbani prodotti in ambito provinciale Il destino dei rifiuti urbani indifferenziati Il destino della frazione organica Il destino delle altre principali frazioni I costi di gestione dei rifiuti Applicazione in ambito provinciale della tariffa per la gestione dei rifiuti L introduzione della tariffa nel quadro normativo nazionale Modalità applicative della tariffa nei Comuni bergamaschi Effetti dell applicazione della tariffa sulla gestione dei rifiuti LA PRODUZIONE E GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI Il quadro attuale della gestione dei rifiuti speciali Le fonti informative di riferimento La rappresentatività delle dichiarazioni MUD La produzione totale di rifiuti speciali La produzione primaria di rifiuti speciali Le attività di recupero e smaltimento di rifiuti speciali L analisi dei flussi di importazione e esportazione di rifiuti speciali IL SISTEMA IMPIANTISTICO PER IL TRATTAMENTO, RECUPERO E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI Fonte dati Impianti autorizzati Impianti di ammasso carcasse impianti di compostaggio Impianti di depurazione (trattamento rifiuti liquidi e fanghi) Discariche Impianti di inertizzazione Impianti di produzione CDR Impianti di recupero Impianti di stoccaggio, selezione e cernita Piattaforme e ITS Piattaforme e ITS Soggetti autorizzati allo spandimento dei fanghi in agricoltura Impianti di stoccaggio Impianti di trattamento termico Impianti mobili Impianti in istruttoria Impianti in procedura semplificata Considerazioni sulle capacità di trattamento del sistema industriale Approfondimenti sui principali impianti del sistema provinciale 182 Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 3 di 386

4 L impiantistica di pretrattamento e trattamento meccanico/biologico L impiantistica di compostaggio L impiantistica di termovalorizzazione Le caratteristiche degli impianti e la potenzialità di trattamento Il bilancio di materia Il bilancio energetico Le prestazioni emissive Le discariche Le caratteristiche degli impianti e la potenzialità di trattamento 187 PARTE II - LA PROPOSTA DI PIANO OBIETTIVI DEL PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI GLI SCENARI DI PIANO PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI La valenza dell attuale quadro gestionale e la ricerca di ulteriori ottimizzazioni La produzione di rifiuti urbani e gli interventi per la sua prevenzione e riduzione La variazione della produzione di rifiuti Composizione merceologica di riferimento Linee di intervento per la prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti Il sistema dei servizi di raccolta dei rifiuti urbani Gli obiettivi di raccolta differenziata Il sistema organizzativo dei servizi di riferimento e la validità dei sistemi di raccolta differenziata integrati I flussi di rifiuti attesi dai servizi di raccolta Le piattaforme e i centri di raccolta per la raccolta differenziata Le strutture logistiche di supporto ai servizi Il sistema impiantistico di recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani Il recupero e trattamento delle frazioni secche da raccolta differenziata Il trattamento della frazione organica e verde differenziata e la promozione della filiera del compost Il trattamento meccanico/biologico dei rifiuti indifferenziati Il trattamento termico dei rifiuti urbani o di derivazione urbana e il recupero energetico di CDR Stima dei fabbisogni di trattamento e smaltimento dei residui di combustione Altri trattamenti innovativi finalizzati alla massimizzazione dei recuperi e alla riduzione dello smaltimento in discarica Lo smaltimento in discarica Rappresentazione schematica della gestione dei flussi I bacini di riferimento degli impianti Gestione di scambi di rifiuti extraprovinciali Integrazioni con la gestione dei rifiuti speciali Le priorità del Piano, la tempistica per la realizzazione degli interventi, la gestione della fase transitoria La gestione della fase transitoria Riepilogo delle potenzialità impiantistiche derivanti dalle istanze in corso Comparazione energetico-ambientale degli scenari della pianificazione Comparazione economica dello scenario di piano rispetto alla situazione attuale Il percorso metodologico per la valutazione dei costi di gestione dei rifiuti associati agli scenari della pianificazione Le modalità e i parametri per la definizione dei costi 238 Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 4 di 386

5 Costi di raccolta e trasporto Costi di spazzamento Costi di smaltimento e ricavi da cessione Costi indiretti e generali Costi per eventuali attività intensive di comunicazione e similari La verifica della corretta calibrazione del modello di valutazione dei costi I risultati della comparazione economica La definizione di costi di riferimento per i servizi di raccolta rifiuti Le finalità e modalità delle analisi condotte Gli intervalli di costo individuati La definizione in forma preliminare di piani finanziari per le nuove realizzazioni impiantistiche LA PROPOSTA DI PIANO PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI La definizione dei fabbisogni di recupero e smaltimento La metodologia per la valutazione dei fabbisogni I fabbisogni individuati Il confronto tra fabbisogni e attuali capacità di recupero e smaltimento INDIRIZZI PER LA GESTIONE DI PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI Rifiuti elettrici ed elettronici Inquadramento normativo La produzione dei RAEE in Provincia di Bergamo Linee di indirizzo per la gestione dei RAEE in Provincia di Bergamo Rifiuti sanitari Inquadramento normativo La produzione dei Rifiuti Sanitari in Provincia di Bergamo Linee di indirizzo per la gestione dei rifiuti sanitari in Provincia di Bergamo Veicoli fuori uso Inquadramento normativo La produzione dei veicoli fuori uso in Provincia di Bergamo Linee di indirizzo per la gestione dei veicoli fuori uso in Provincia di Bergamo Rifiuti contenenti PCB e PCT Inquadramento normativo La produzione dei rifiuti contenenti PCB in Provincia di Bergamo Linee di indirizzo per la gestione dei rifiuti contenenti PCB e PCT in Provincia di Bergamo Rifiuti da attività di costruzione e demolizione Inquadramento normativo La produzione dei rifiuti da attività di costruzione e demolizione in Provincia di Bergamo Linee di indirizzo per la gestione dei rifiuti da attività di costruzione e demolizione in Provincia di Bergamo I fanghi provenienti dal trattamento delle acque reflue urbane Il piano di tutela della acque della Regione Lombardia: situazione attuale e previsioni sulle infrastrutture impiantistiche depurative nell ATO di Bergamo La gestione dei fanghi provenienti dal trattamento delle acque reflue urbane in Provincia di Bergamo Le tecnologie idonee al trattamento Tecnologie di pretrattamento dei fanghi Digestione anaerobica Compostaggio 293 Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 5 di 386

6 Spandimento fanghi Incenerimento Smaltimento in discarica Nuove esperienze Considerazioni in merito ai futuri fabbisogni di recupero o smaltimento di fanghi di depurazione INDIVIDUAZIONE DELLE AREE NON IDONEE E DI QUELLE POTENZIALMENTE IDONEE ALLA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DI RECUPERO, TRATTAMENTO E SMALTIMENTO RIFIUTI Premessa metodologica I criteri localizzativi individuati Descrizione e modalita di applicazione dei criteri di localizzazione Uso del suolo Tutela delle risorse idriche Tutela da dissesti e calamità Tutela dell ambiente naturale Caratteri fisico-morfologici del paesaggio Tutela dei beni culturali e paesaggistici Altre tutele introdotte dal PTCP di Bergamo Tutela della popolazione Tutela della qualita dell aria Previsioni strumenti urbanistici comunali Aspetti strategico-funzionali Macrolocalizzazione Sintesi dei criteri da applicare in fase di macrolocalizzazione Macrolocalizzazione - applicazione dei criteri escludenti Macrolocalizzazione applicazione dei criteri penalizzanti Microlocalizzazione Microlocalizzazione applicazione dei criteri escludenti e penalizzanti Microlocalizzazione applicazione dei criteri preferenziali STRUMENTI, AZIONI DI SUPPORTO E INDIRIZZI NORMATIVI PER L ATTUAZIONE DEL PIANO Principi generali Disciplina dei rifiuti urbani Funzioni dei Comuni e dei gestori dei servizi Bacini di riferimento degli impianti provinciali Regolamentazione dell esercizio degli impianti Disciplina dei rifiuti speciali Disciplina degli aspetti inerenti la localizzazione degli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti Le misure di mitigazione e compensazione ambientale per la presenza sul territorio di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti Monitoraggio del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti Azioni di supporto all attuazione del piano provinciale Azioni inerenti la riduzione della produzione di rifiuti Azioni per il sostegno del recupero dei rifiuti Strumenti e azioni di regolazione tariffaria Regolazione delle tariffe di smaltimento 384 Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 6 di 386

7 Promozione della tariffazione puntuale nella gestione dei servizi di raccolta dei rifiuti Azioni inerenti la comunicazione ambientale Altre azioni per la promozione del miglioramento delle prestazioni del sistema di gestione dei rifiuti 386 Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 7 di 386

8 1. PREMESSA Gli studi per la predisposizione del Piano per la gestione dei rifiuti della Provincia di Bergamo sono stati affidati con Determinazione Dirigenziale n 2693 del 3 ottobre 2006 ai seguenti Professionisti: Prof. Luca Bonomo Coordinamento Tecnico Scientifico Dr. Vittorio Biondi (Valutazione Ambientale Strategica e Studio di Incidenza) Dr. Fausto Brevi (definizione dello stato di fatto, applicazione cirteri per individuazione aree non idonee alla localizzazione, definizione degli scenari evolutivi e proposta di piano) Ing. Lorenzo Zoppei (approfondimento del sistema impiantistico, strumenti attuativi). Per la redazione del Piano i suddetti professionisti si sono avvalsi della collaborazione di: D.ssa Annamaria Bentivoglio Ing. Daniele Ferrero Ing. Giulio Giannerini D.ssa Monica Giusto Ing. Sara Lodrini Dr.ssa Silvia Malinverno Ing. Alice Morleo Dr.ssa Ilaria Rullo La redazione del PPGR ha previsto lo svolgimento delle seguenti attività: FASE A La definizione dello stato di fatto La caratterizzazione della produzione di rifiuti urbani La caratterizzazione della produzione di rifiuti speciali Analisi del sistema dei servizi di raccolta Analisi del sistema impiantistico FASE B La definizione dei possibili scenari evolutivi, individuazione ed approfondimento dello scenario di Piano Definizione e comparazione di scenari evolutivi alternativi, individuazione dello Scenario di Piano Approfondimenti su particolari categorie di rifiuti Individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti FASE C Strumenti attuativi Meccanismi gestionali per verifica attuazione del Piano e controllo fasi Indicazioni per l attuazione Contestualmente alla redazione del Piano si è svolta la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano stesso e la Valutazione di Incidenza sui Siti di Interesse Comunitario (SIC e Zps). Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 8 di 386

9 Il 9 luglio 2007 si è tenuta la prima conferenza di valutazione del percorso partecipato VAS; in tale sede sono stati illustrati: lo stato di fatto del sistema gestionale; gli obiettivi della pianificazione; gli scenari evolutivi futuri (scenari gestionali elaborati per comparare diverse possibili evoluzioni del sistema provinciale); la metodologia per la applicazione dei criteri per la localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti secondo quanto definito dal Piano Regionale. Al fine di favorire la raccolta di pareri ed osservazioni alla proposta di Piano, tutta la documentazione tecnica è stata resa disponibile sul sito web dell Amministrazione Provinciale al fine di raccogliere eventuali osservazioni. Si sono quindi effettuati gli approfondimenti tecnici per la definizione della proposta di Piano sulla base delle scelte e delle priorità pianificatorie individuate dall Amministrazione Provinciale. La presente versione della relazione tecnica deriva dall analisi e dal parziale accoglimento delle osservazioni pervenute nell ambito del percorso partecipato VAS; in particolare da quanto registrato nell ambito della seconda conferenza di valutazione svoltasi il giorno 18 giugno Nella presente relazione sono evidenziate, con bordo destro a margine del testo, le modifiche apportate alla relazione rispetto a quanto presentato nella Proposta di Piano sottoposta a valutazione; in particolare risultano parzialmente modificati i seguenti paragrafi: 7.4.4, 7.7.5, , Considerato il carattere di multidisciplinarietà del Piano e le sue implicazioni con altri importanti ambiti di attività della Provincia, si è costituito un Gruppo di Lavoro intersettoriale che, al fine di garantire la maggior condivisione delle scelte strategiche, è stato reso partecipe delle principali attività. Il Gruppo intersettoriale ha visto la partecipazione di rappresentanti dei seguenti Settori /Dipartimenti dell Amministrazione Provinciale: Presidenza e Direzione generale; Tutela risorse naturali; Pianificazione territoriale, Urbanistica, Grandi infrastrutture; Progettazione, Viabilità e Trasporti; Gestione Viabilità e Protezione civile; Istruzione, formazione, lavoro e attività produttive; Agricoltura caccia e pesca Le competenze della Provincia ed i contenuti del PPGR ai sensi della L.R.26/2003 In attuazione di quanto previsto dalla L.R. 26/03, la Regione Lombardia ha approvato con DGR n. 220 del 27/6/05 il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (pubblicato sul BURL in data 18/8/05). Sulla base di tale strumento compete alle Province provvedere alla redazione della nuova pianificazione provinciale, che deve essere sviluppata secondo quanto previsto dalla L.R. 26/03 e dal nuovo Piano Regionale. Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 9 di 386

10 In merito alla gestione dei rifiuti, la L.R. 26/2003 prevede che le attività di recupero e smaltimento siano orientate verso un sistema integrato di gestione dei rifiuti che, per quanto concerne i rifiuti urbani, assicuri l'autosufficienza regionale per lo smaltimento e tenda in generale a: a) assicurare un'efficace protezione della salute e dell'ambiente; b) ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti, da attuare anche con azioni positive a carattere preventivo; c) ottimizzare e integrare le operazioni di riutilizzo, recupero e riciclaggio come materia delle singole frazioni dei rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata e dai rifiuti speciali; d) incentivare e sostenere l'effettivo e oggettivo recupero, sia in termini di materia sia in termini di energia, delle frazioni di rifiuto urbano nonché il recupero dei rifiuti speciali e di particolari categorie di rifiuti, tra i quali i veicoli a fine vita e i rifiuti elettrici ed elettronici, ivi compresi in particolare i frigoriferi, i surgelatori, i condizionatori d'aria e quant altro contenente sostanze lesive dell'ozono stratosferico; e) incentivare l'adozione di forme di autosmaltimento; f) promuovere l'utilizzo dei materiali derivanti dalle operazioni di recupero e riciclaggio. La L.R.26/2003 ridefinisce le competenze (pianificatorie, autorizzative, gestionali) dei diversi livelli istituzionali. Competono alle Province (art.16): l adozione dei Piani provinciali sulla base delle indicazioni della pianificazione regionale; l approvazione del progetto e l autorizzazione alla realizzazione ed all esercizio delle operazioni di recupero e smaltimento per le seguenti tipologie di impianti: o operazioni di cui agli allegati B e C del D.Lgs.22/97 ad eccezione degli impianti la cui autorizzazione compete alla Regione; o infrastrutture per la raccolta differenziata, o o impianti mobili di recupero e smaltimento, impianti in cui si svolgano le operazioni di cui all art.46 del D.Lgs.22/97 (veicoli a motore) la definizione delle tariffe di esercizio degli impianti di smaltimento di discarica e dei corrispettivi da versare a favore degli enti locali interessati; il rilevamento statistico dei dati di produzione e gestione dei rifiuti urbani; l emanazione di ordinanze contigibili ed urgenti ai sensi dell art.13 del D.Lgs.22/97 qualora il ricorso a speciali forme di gestione interessi più comuni del proprio territorio; la stipula di convenzioni con i Comuni e con il CONAI ed i Consorzi di cui all art.40 del D.Lgs.22/97 per incentivare e coordinare il mercato del riutilizzo e del recupero dei materiali raccolti in modo differenziato. L art.19 sancisce che la pianificazione regionale debba essere elaborata secondo logiche di autosufficienza, programmazione integrata, protezione ambientale, sicurezza, economicità e in base a criteri di flessibilità del sistema di recupero e smaltimento. L art.20 definisce i contenuti dei piani provinciali da elaborarsi sulla base delle linee guida di redazione previste dalla pianificazione regionale. Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 10 di 386

11 Legge Regionale 26/2003: Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia e di utilizzo del sottosuolo Articolo 20 (Piani provinciali di gestione dei rifiuti) 1. Le province, sulla base delle linee guida di redazione contenute nella pianificazioneregionale, elaborano, con il concorso dei comuni, i piani provinciali di gestione dei rifiuti,relativi alla gestione dei rifiuti urbani e speciali, nella logica della programmazione integratadei servizi, nel rispetto dei principi della tutela della salute individuale e collettiva, della salvaguardia dell'ambiente e in modo da garantire la competitività del servizio. 2. I piani provinciali, in considerazione degli effetti significativi sull'ambiente che possonodiscendere dalle disposizioni in essi contenute, sono supportati dalla valutazione ambientaleprovinciale, che integra, in particolare con le informazioni di cui all'allegato 1, lettere f), g) eh) della direttiva 2001/42/CE, la valutazione già compiuta dalla Regione. 3. Di norma, il gestore del servizio destina i rifiuti urbani allo smaltimento e al recupero negl iimpianti eventualmente collocati nel territorio provinciale di provenienza. Tali rifiuti possonoessere conferiti in impianti localizzati al di fuori del territorio provinciale di provenienzaqualora se ne dimostri, in sede di affidamento del servizio, la convenienza in termini diefficacia, efficienza o economicità. Fatti salvi i casi eccezionali e di urgenza, i comuni chericorrono al conferimento in discariche al di fuori della propria provincia di quantitativisuperiori al 20% rispetto al proprio fabbisogno di smaltimento, versano un'addizionale del50% della tariffa di conferimento dei rifiuti in discarica. 4. I piani provinciali contengono, in particolare: a) i dati di rilevazione e stima della produzione dei rifiuti e la determinazione dei flussi daavviare a recupero e smaltimento, ivi compresi i flussi destinati all'incenerimento; b) gli obiettivi di contenimento della produzione dei rifiuti, di recupero e di riduzione delconferimento in discarica, nonché la definizione di un programma per il riutilizzo e il recupero dei rifiuti urbani;c) la programmazione di obiettivi di raccolta differenziata di rifiuti urbani infunzione di specifiche situazioni locali; d) il censimento degli impianti esistenti e l'individuazione delle necessità impiantistiche di completamento, nonché l'individuazione dell'offerta di recupero e smaltimento da parte del sistema industriale per i rifiuti urbani e speciali; e) l'individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero esmaltimento dei rifiuti urbani e speciali; f) la stima dei costi delle operazioni di recupero e smaltimento per i rifiuti urbani; g) i meccanismi gestionali per la verifica dello stato di attuazione del piano e le modalità di controllo sulle varie fasi. 5. I piani provinciali hanno efficacia a tempo indeterminato e sono sottoposti a revisione ordinaria ogni cinque anni. Sono adottati dalle province previa consultazione dei comuni e delle comunità montane, secondo le seguenti procedure: a) entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del programma regionale di gestione dei rifiuti, la provincia predispone il progetto di piano, ne dà comunicazione alla Giunta regionale e agli enti locali interessati e notizia sul Bollettino ufficiale della Regione e su almeno due quotidiani locali; b) il progetto di piano è reso disponibile per un periodo di quarantacinque giorni consecutivi, durante i quali chiunque ha facoltà di prenderne visione e di formulare osservazioni alla provincia; c) entro quarantacinque giorni dalla scadenza del termine di cui alla lettera b), la provincia adotta il piano e lo trasmette alla Regione, comprensivo dell'elenco delle osservazioni e delle relative controdeduzioni. 6. Entro novanta giorni dal ricevimento del piano provinciale, la Giunta regionale, verificatane la congruità con il programma regionale di gestione dei rifiuti e acquisito il parere della commissione consiliare competente, lo approva con deliberazione soggetta a pubblicazione, ovvero lo restituisce alla provincia con prescrizioni. Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 11 di 386

12 2. IL QUADRO NORMATIVO E PIANIFICATORIO DI RIFERIMENTO 2.1. Il quadro comunitario Il quadro normativo di riferimento definito a livello comunitario in materia di gestione dei rifiuti ha avuto negli ultimi venti anni una progressiva evoluzione, basata su un sistema di regole chiave ben definito: fissare i criteri di definizione della pericolosità dei rifiuti; stabilire un sistema obbligatorio di registrazione dei movimenti di rifiuti; determinare le responsabilità delle varie fasi della gestione dei rifiuti; definire un sistema autorizzativo per la realizzazione degli impianti e delle fasi di gestione dei rifiuti; controllare il flusso trans-frontaliero. In particolare le strategie di intervento nella gestione dei rifiuti individuate negli anni 90 possono essere riferite ad alcune direttive: Direttive quadro sui rifiuti e rifiuti pericolosi: - 91/156/CE sui rifiuti; - 91/689/CE sui rifiuti pericolosi; Direttiva categorie speciali di rifiuti: - 94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio; Direttiva sul controllo integrato: - 96/61/CE IPPC sulla prevenzione e riduzione integrata dell inquinamento. Storicamente, il primo atto legislativo comunitario riguardante la questione rifiuti è stata la Direttiva 75/442/CE, sostanzialmente modificata dalla successiva 91/156/CE, che recepisce gli orientamenti introdotti dal Quinto Programma d Azione, varato il 15/12/1992 per il periodo 1993/1997 e che fa fede ai seguenti principi: integrazione delle politiche ambientali con le regole del mercato; promozione dell innovazione tecnologica e della ricerca; promozione dell utilizzo di strumenti fiscali e finanziari; promozione della cooperazione volontaria tra la pubblica amministrazione e le imprese. Con l affermazione del concetto di uno sviluppo sostenibile nel campo della gestione dei rifiuti sono state quindi introdotte alcune novità: la promozione della prevenzione e la minimizzazione della produzione dei rifiuti; la massimizzazione del riciclaggio e del recupero e la promozione di sistemi ambientalmente compatibili per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti. La direttiva 91/156/CE in particolare individua alcune strategie di particolare rilevanza: la necessità di una terminologia comune ed una definizione dei rifiuti; la necessità di dare la priorità alla prevenzione ovvero la minimizzazione della produzione dei rifiuti ed al recupero di materia ed energia rispetto allo smaltimento; l introduzione di un regime meno rigido e vincolante per le operazioni di recupero rispetto allo smaltimento. Questa direttiva è stata inoltre supportata dalla Decisione 2000/532/CE che ha introdotto il nuovo Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER), in sostituzione di quello precedentemente in vigore. Rispetto al precedente, i nuovi CER prevedono in particolare: Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 12 di 386

13 l introduzione di codici specchio che consentano la caratterizzazione come pericoloso o meno di un dato rifiuto, in funzione delle caratteristiche chimico-fisiche del rifiuto stesso e della concentrazione in esso di sostanze pericolose; l introduzione di nuovi capitoli riferiti a processi produttivi non presenti nel precedente Catalogo. Anche per ciò che concerne i rifiuti pericolosi a livello normativo c è stata un evoluzione: la Direttiva 78/319/CE è stata modificata dalla Direttiva 91/689/CE. Essa detta norme supplementari per migliorare la gestione appunto dei rifiuti pericolosi e li sottopone al massimo controllo possibile. A questa direttiva ha fatto seguito la decisione 94/904/CE che ha istituito l elenco europeo dei rifiuti pericolosi successivamente modificato come specificato precedentemente dalla Decisione 2000/532 e successive modifiche ed integrazioni. La Direttiva 94/62/CE riguarda gli imballaggi e i rifiuti da imballaggio ed ha lo scopo di armonizzare le misure nazionali in materia di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, sia per prevenirne e ridurne l'impatto sull'ambiente ed assicurare così un elevato livello di tutela dell'ambiente, sia per garantire il funzionamento del mercato interno e prevenire l'insorgere di ostacoli agli scambi nonché distorsioni e restrizioni alla concorrenza nella Comunità. In particolare, con riferimento al recupero e riciclaggio la normativa prevede che gli Stati Membri adottino le misure necessarie per realizzare i seguenti obiettivi: entro cinque anni dal recepimento della direttiva sarà recuperato almeno il 50% e fino al 65% in peso dei rifiuti di imballaggio; nell'ambito dell obiettivo globale e sulla base della stessa scadenza sarà riciclato almeno il 25% e fino al 45% in peso di tutti i materiali di imballaggio che rientrano nei rifiuti di imballaggio, con un minimo del 15% e fino al 25% in peso per ciascun materiale di imballaggio. Obiettivi di recupero e riciclaggio più spinti, da conseguire entro il 2008, sono stati introdotti dalla nuova Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (2004/12/CE) che ha modificato la Direttiva del 94. L obiettivo minimo di recupero è stato stabilito nel 60% in peso dei rifiuti di imballaggio, mentre quello globale di riciclo varia tra il 55% e l 80%. Obiettivi separati sono stati inoltre fissati per i diversi materiali: 60% per la carta e il vetro, 50% per i metalli, 22,5% per la plastica e 15% per il legno. Infine la Direttiva 96/61/CE IPPC (Integrated Pollution and Prevention Control) ha come oggetto la prevenzione e riduzione integrata dell inquinamento. Essa pertanto prevede un approccio integrato a 360 su tutte le componenti ambientali (acqua, aria, suolo, rumore, ecc.) in modo da conseguire una riduzione dell inquinamento prodotto da determinati impianti ed un livello elevato di protezione dell'ambiente nel suo complesso applicando le Best Available Techniques (BAT). La normativa IPPC trova la sua applicazione in diversi comparti industriali, andando ad interessare al loro interno il tema della prevenzione dei rifiuti o della loro corretta gestione. Rientrano inoltre nell ambito IPPC anche alcune tipologie di attività di recupero e smaltimento rifiuti. A queste Direttive quadro, si sono accompagnati provvedimenti mirati alla regolamentazione di particolari attività di gestione dei rifiuti, quali: Direttiva 2000/76/CE in materia di incenerimento e coincenerimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi, che definisce regole molto rigorose per l esecuzione di queste attività; la Direttiva si propone di delineare un quadro organico ed omogeneo di riferimento per tutte le attività di incenerimento dei rifiuti, indipendentemente dal loro contenuto in sostanze pericolose, al fine di evitare o di limitare, per quanto possibile, gli effetti negativi Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 13 di 386

14 sull'ambiente derivanti dall'incenerimento e dal coincenerimento dei rifiuti, ed in particolare, l'inquinamento dovuto alle emissioni nell atmosfera, nel suolo, nelle acque superficiali e sotterranee nonché i rischi per la salute umana; Direttiva 1999/31/CE in materia di smaltimento di rifiuti in discarica; la Direttiva definisce i requisiti operativi e tecnici per tale attività di smaltimento, ponendo particolare attenzione alla corretta conduzione sia in fase di gestione operativa sia in fase di gestione postchiusura; vengono inoltre individuati limiti specifici allo smaltimento in discarica di rifiuti urbani biodegradabili. Sono inoltre state emanate Direttive finalizzate alla corretta gestione di specifiche tipologie di rifiuti, quali: oli minerali usati, veicoli fuori uso, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. La costante e progressiva tendenza all'aumento della produzione di rifiuti quale sintomo del progresso economico e dell aumento dei consumi, rilevata in tutti gli Stati membri, ha quindi consentito alla Commissione ed al Consiglio europeo di valutare gli effetti dell applicazione della legislazione comunitaria e di individuare le esigenze, non solo di carattere normativo, ancora attuali per determinare gli interventi finalizzati a dare concreta attuazione alla gerarchia comunitaria in materia di gestione dei rifiuti. Da questa impostazione sono scaturite la decisione 2002/1600 che istituisce il VI Programma d Azione per l ambiente e la Comunicazione della Commissione Verso una strategia tematica di prevenzione e riciclo dei rifiuti. I principi della corretta gestione dei rifiuti, basati sulla prevenzione quale intervento prioritario, già contenuti, in parte, nel V Programma di azione Comunitario (1993) ed enunciati nella Strategia comunitaria per la gestione dei rifiuti (1996) sono sanciti in maniera definitiva nel VI Programma d azione per l ambiente. La Decisione 2002/1600/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce il Sesto Programma comunitario di azione in materia di ambiente, stabilisce i principali obiettivi che l Unione europea si propone di perseguire per un periodo di dieci anni a decorrere dal 22 luglio Gli obiettivi corrispondono alle principali priorità ambientali che la Comunità deve e dovrà affrontare nei settori dei cambiamenti climatici, della natura e biodiversità, dell'ambiente e salute e qualità della vita e, infine, delle risorse naturali e rifiuti. I principi su cui si fonda il programma sono i seguenti: principio chi inquina paga ; principio di precauzione; principio dell azione preventiva; principio di riduzione dell'inquinamento alla fonte. In linea con quanto enunciato nella Strategia comunitaria, il Programma punta a modelli di produzione e consumo più sostenibili, che garantiscano una maggiore efficienza nella gestione delle risorse e dei rifiuti; la finalità è il disallineamento tra crescita economica e impiego delle risorse/ produzione dei rifiuti, in modo che il consumo di risorse, rinnovabili e non, non superi la capacità di carico dell'ambiente. Nella Comunicazione (2003) 301 della Commissione si riprendono queste tematiche, delineando il contesto della futura strategia attraverso l'esame degli strumenti con cui realizzare gli obiettivi di prevenzione e riciclo necessari ad imprimere, in linea con la gerarchia comunitaria, un ulteriore sviluppo al settore. Le principali componenti della strategia sono le seguenti: strumenti per promuovere la prevenzione dei rifiuti; strumenti per promuovere il riciclo dei rifiuti; misure per colmare il divario tra le norme sul riciclo dei rifiuti; misure di accompagnamento per promuovere la prevenzione e il riciclo dei rifiuti. Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 14 di 386

15 Una politica organica di gestione dei rifiuti deve, nel pensiero della Commissione, prevedere pertanto misure per la prevenzione della produzione dei rifiuti e il reinserimento dei rifiuti nel ciclo economico chiudendo il cerchio dei materiali. Per raggiungere questo obiettivo bisognerebbe adottare a livello comunitario alcune misure volte a colmare le disparità esistenti tra le diverse pratiche di riciclo. Le attuali direttive prevedono che tutti gli Stati membri debbano conseguire identici obiettivi di riciclo. La Commissione auspica che si giunga a fissare un obiettivo globale di riciclo a livello comunitario, lasciando che siano le forze di mercato a determinare quali impianti di riciclo possano raggiungere tale obiettivo garantendo la massima efficacia rispetto ai costi. Tale approccio presuppone un quadro giuridico più orientato al mercato e norme ambientali applicabili agli impianti di riciclo, più armonizzate a livello comunitario. Si ricorda infine la più recente Direttiva 2006/12/CE in materia di rifiuti, approvata dall Unione europea il 5 aprile ed in vigore dal 17 maggio Tale direttiva, introdotta al fine di semplificare il panorama normativo comunitario in materia di rifiuti, va ad abrogare la precedente direttiva 75/442/CEE, più volte modificata. Nelle premesse alla Direttiva 2006/12/CE si ribadisce innanzitutto il principio che ogni regolamento in materia di gestione dei rifiuti deve essenzialmente mirare alla protezione della salute umana e dell ambiente, contro gli effetti nocivi della raccolta, del trasporto, del trattamento, dell ammasso e del deposito dei rifiuti. La Direttiva presenta poi la definizione di rifiuto, che è individuato come qualsiasi sostanza od oggetto di cui detentore si disfi o abbia l intenzione o l obbligo di disfarsi. Sono quindi definite le priorità cui attenersi nella gestione dei rifiuti (ovvero la cosiddetta gerarchia dei rifiuti): a) in primo luogo, la prevenzione o la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, in particolare mediante: i. lo sviluppo di tecnologie pulite, che permettano un maggiore risparmio di risorse naturali; ii. la messa a punto tecnica e l immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso o il loro smaltimento, ad incrementare la quantità o la nocività dei rifiuti e i rischi di inquinamento; iii. lo sviluppo di tecniche appropriate per l eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti destinati ad essere recuperati; b) in secondo luogo: i. il recupero dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo od ogni altra azione intesa a ottenere materie prime secondarie; o ii. l uso di rifiuti come fonte di energia. Da tale elenco di priorità si evidenzia chiaramente come lo smaltimento in discarica dei rifiuti (che costituisce oggi il destino del 49% dei rifiuti urbani prodotti nell Unione Europea ed il 52% in Italia) debba essere il più possibile limitato, rappresentando una perdita di risorse e una fonte potenzialmente significativa di contaminazione e inquinamento dell ambiente. La Direttiva prevede inoltre particolari disposizioni inerenti la creazione di una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento, che tenga conto delle tecnologie più perfezionate a disposizione che non comportino costi eccessivi e che consenta il conseguimento dell autosufficienza a livello dell intera Unione Europea e tendenzialmente anche all interno dei singoli Stati membri. Si prevedono poi disposizioni finalizzate a garantire che ogni detentore di rifiuti li consegni ad un raccoglitore privato o pubblico o ad un impresa che effettua operazioni di recupero o smaltimento, oppure provveda egli stesso al loro recupero o smaltimento. Tutte le imprese o gli stabilimenti che effettuano operazioni di recupero o smaltimento devono ottenere dall autorità competente una specifica autorizzazione, fatte salve alcune possibilità di deroga che devono comunque rispondere a determinati requisiti. Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 15 di 386

16 L effettuazione di operazioni di recupero o smaltimento è soggetta ad adeguati controlli periodici da parte delle autorità competenti. Specifiche regolamentazioni sono inoltre previste anche per i soggetti che effettuano attività di raccolta o trasporto di rifiuti a titolo professionale. In conformità al principio chi inquina paga, si prevede che il costo per lo smaltimento dei rifiuti sia sostenuto dal detentore che consegna i rifiuti ad un raccoglitore o ad una impresa autorizzata, dai precedenti detentori o dal produttore del prodotto dal quale si sono generati i rifiuti in questione. Al fine del conseguimento degli obiettivi fissati, si prevede che le autorità competenti designate dagli Stati membri elaborino uno o più piani di gestione dei rifiuti che contemplino fra l altro il tipo, la quantità e l origine dei rifiuti da recuperare o da smaltire, i requisiti tecnici generali, tutte le disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare nonché i luoghi e gli impianti adatti per lo smaltimento. Allo stato attuale è in corso l iter di valutazione della proposta della nuova direttiva quadro in materia di rifiuti, il cui scopo è quello di semplificare e aggiornare la legislazione vigente, attuare politiche più ambiziose ed efficaci per la prevenzione dei rifiuti, incoraggiare il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti. L iter della proposta è stato il seguente: - presentazione da parte della Commissione Ue il 26 dicembre 2005; - parere Comitato economico e sociale europeo, 19 giugno 2006; - relazione da parte della Commissione ambiente del Parlamento Ue il 15 dicembre 2006; - parere del Parlamento europeo in prima lettura il 13 febbraio 2007; - accordo politico in sede di Consiglio Ue il 28 giugno 2007; - Posizione Comune Consiglio Ue, 20 dicembre La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di rifiuti, è stata presentata dalla Commissione a fine dicembre 2005, ancora prima dell entrata in vigore della Direttiva 2006/12/CE, allo scopo di procedere alla revisione della direttiva quadro sui rifiuti (75/442/CEE), all abrogazione della direttiva 91/689/CEE (direttiva sui rifiuti pericolosi), integrandone le disposizioni nella direttiva quadro, e della direttiva 75/439/CEE (direttiva sugli oli usati), incorporando nel testo della direttiva quadro l obbligo specifico di raccolta degli oli usati. La Posizione comune sullo schema di nuova direttiva quadro sui rifiuti approvata dal Consiglio Ue il 20 dicembre 2007 è stata licenziata con favore il 9 gennaio 2008 dall'esecutivo europeo. Con il placet della Commissione europea approda dunque in seconda lettura lo schema di provvedimento destinato a sostituire l'attuale direttiva madre di riferimento, ossia la 2006/12/CE. Tra le principali novità della direttiva quadro in itinere si evidenzia la ridefinizione del concetto di "rifiuto" e delle nozioni di "raccolta" e "recupero" e l'introduzione di una nuova definizione di riciclaggio. Le novità previste rispetto all attuale direttiva 2006/12/Ce sono riportate nel seguente prospetto. Campo di applicazione Definizione di rifiuto La direttiva in itinere All'elenco dei rifiuti esclusi dal campo di applicazione della direttiva sono aggiunti il suolo contaminato non scavato, carcasse animali, sottoprodotti animali e agricoli. È definito come "qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi". La definizione di rifiuto è completata da L'attuale direttiva 2006/12/Ce Non sono esclusi dal campo di applicazione della normativa generale sui rifiuti il suolo contaminato non scavato, i sottoprodotti animali e agricoli. È definito come "qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate nell'allegato I (N.d.r: categoria non esaustiva) e di cui il Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 16 di 386

17 una norma che prevede un meccanismo giuridico che consente di chiarire quando un rifiuto cessa di essere tale. Un rifiuto può essere riclassificato come prodotto, materiale o sostanza secondaria se: detentore si disfi o abbia l'intenzione o l'obbligo di disfarsi". Raccolta Riciclaggio Recupero Costi gestione rifiuti Rifiuti pericolosi - è stato sottoposto a riutilizzo, riciclaggio o recupero; - la riclassificazione non comporta impatti ambientali complessivamente negativi; - ha un mercato; - risponde alle caratteristiche tecniche stabilite dalla Commissione Ue per categorie specifiche di rifiuti. È definita come "il prelievo dei rifiuti ai fini del loro trasporto in un impianto di trattamento". Non sono dunque più comprese nella raccolta le operazioni di trattamento che comportano la miscelazione o la cernita dei rifiuti. È definito come "il recupero dei rifiuti sotto forma di prodotti, materiali o sostanza da utilizzare per la loro funzione originale o per altri fini. Non comprende il recupero di energia" È definito come l'insieme di operazioni che permettono un utile impiego dei rifiuti "in sostituzione, all'interno dell'impianto o dell'economia in generale, di altre risorse che avrebbero dovuto essere utilizzate a tal fine, o che permettano di renderli atti a tale impiego". La direttiva reca anche elenco (non esaustivo) di quelle che devono essere considerate operazioni di recupero, delegando la Commissione Ue a definire, se necessario, nuove operazioni. La nuova definizione mira a stabilire un confine più certo tra operazioni di recupero e operazioni di smaltimento È espressamente stabilito che i costi che i costi che detentori o produttori di rifiuti devono sostenere per la loro gestione devono corrispondere agli effettivi costi ambientali connessi al loro smaltimento o recupero È stabilito che "i rifiuti pericolosi prodotti da nuclei domestici non sono considerati pericolosi fino a quando non sono raccolti da imprese che li prendono in gestione È definita come "L'operazione di raccolta, di cernita e/o di raggruppamento dei rifiuti per il loro trasporto". Non è prevista una nozione giuridica di "riciclaggio" È definito come "l'insieme delle operazioni previste dall'allegato II B" alla direttiva medesima, recante un elenco di 13 fattispecie Non è prevista una specificazione sui costi di gestione dei rifiuti Non è espressamente stabilito il confine tra rifiuto domestico e rifiuto pericoloso Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 17 di 386

18 2.2. Il quadro nazionale Il Decreto Legislativo 152/2006 Il D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 Norme in materia ambientale ha portato alla completa rivisitazione del quadro normativo nazionale in materia ambientale, andando, tra l altro, a sostituirsi al D.Lgs. 22/97 ( Decreto Ronchi ). Come noto, il Decreto Legislativo 152/06 ha avuto alterne vicende nel corso degli ultimi due anni, essendosi comunque compiuto il percorso di sua riscrittura con l emanazione del D.Lgs. n. 4 del 16 gennaio Ad oggi, non sono ragionevolmente attese, a breve termine, ulteriori modifiche di questo decreto; peraltro, si segnala come la sua piena attuazione, su specifiche tematiche, sia legata all emanazione di provvedimenti attuativi per i quali non si ha oggi certezza rispetto ai relativi contenuti e all effettiva tempistica di loro predisposizione ed emanazione. La sezione del D.Lgs. 152/06 riguardante le norme in materia di gestione dei rifiuti si trova nella parte quarta del testo, che è composta da sei titoli compreso il tema delle bonifiche dei siti contaminati, ed i suoi contenuti sono nel seguito sinteticamente illustrati. Titolo Primo: gestione dei rifiuti Capo Primo: Disposizioni generali Il decreto disciplina la gestione dei rifiuti, dei rifiuti pericolosi, degli oli usati, delle batterie esauste, dei rifiuti di imballaggi e dei policlorobifenili (art. 177). La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse e deve essere effettuata assicurando un elevata protezione dell ambiente e controlli efficaci tenendo conto della specificità dei rifiuti pericolosi (art. 178). In via prioritaria, deve essere ricercata, dalle pubbliche amministrazioni, la prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti. Nel rispetto delle suddette misure prioritarie, le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante riutilizzo, riciclo o ogni altra azione diretta ad ottenere da essi materia prima secondaria sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia (art. 179). Deve essere favorita la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso sia il recupero di materia prima da essi che il recupero di energia dalla combustione dei rifiuti (art. 181). Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti, previa verifica, da parte della competente autorità, della impossibilità di tecnica ed economica di effettuare le operazioni di recupero di cui all art. 181 (art. 182). Nel rispetto delle prescrizioni contenute nel D.Lgs. 133/2005 la realizzazione e gestione di nuovi impianti possono essere autorizzate solo se il relativo processo di combustione è accompagnato da recupero energetico con una quota minima di trasformazione del potere calorifico dei rifiuti in energia utile, calcolata su base annuale, stabilita con apposite norme tecniche. Il decreto fornisce inoltre alcune definizioni relative al termine rifiuto e alle diverse fasi della sua gestione (art. 183). Per quanto attiene le definizioni, si segnala in particolare che la raccolta differenziata è definita come (c.1 lettera f) la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia. La frazione organica umida è raccolta separatamente o con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti biodegradabili certificati. I rifiuti sono classificati nelle seguenti categorie: secondo l origine in rifiuti urbani o speciali e secondo le caratteristiche di pericolosità in pericolosi e non pericolosi (art. 184). Gli oneri relativi alla gestione dei rifiuti sono a carico del produttore e del detentore, esclusi i rifiuti conferiti al servizio pubblico di raccolta (art. 188). Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 18 di 386

19 Sono ridefiniti il modello unico di dichiarazione ambientale (art. 189), i registri di carico e scarico (art. 190) e i formulari di identificazione del rifiuto (art. 193). Si prevede la possibilità per Presidente della Regione, Presidente della Provincia, Sindaco di emanare ordinanze contingibili e urgenti e poteri sostitutivi per il temporaneo ricorso a forme di gestione dei rifiuti anche in deroga alle disposizioni vigenti (art. 191). Titolo Primo: gestione dei rifiuti Capo Secondo: Competenze Allo Stato competono (art. 195) le funzioni di indirizzo e coordinamento, la definizione dei criteri generali per la gestione integrata dei rifiuti e delle norme tecniche. Alle Regioni spetta (art. 196) l elaborazione e adozione dei piani regionali di gestione dei rifiuti e dei piani di bonifica, l autorizzazione degli impianti di trattamento e smaltimento, la definizione di linee guida e criteri per la predisposizione e l approvazione dei progetti di bonifica, la definizione dei criteri per l individuazione delle aree idonee o non idonee alla localizzazione degli impianti. Alle Province spettano (art. 197), tra l altro, il controllo degli interventi di bonifica e delle attività di gestione dei rifiuti, l individuazione delle zone idonee e non idonee per la localizzazione degli impianti. Ai Comuni spetta (art. 198) l effettuazione della gestione dei rifiuti urbani e assimilati, la disciplina di tale gestione tramite appositi regolamenti. Titolo Primo: gestione dei rifiuti Capo Terzo: Servizio di gestione integrata dei rifiuti Le Regioni predispongono i Piani Regionali di gestione dei rifiuti (art. 199). Questi costituiscono il riferimento pianificatorio per l attuazione di sistemi di gestione di rifiuti conformi agli obiettivi del Decreto. I Piani Regionali definiscono, tra l altro, la tipologia e il complesso delle attività e dei fabbisogni impiantistici e i criteri per l individuazione da parte delle Province delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti. Il Piano Regionale comprende anche i piani di bonifica delle aree inquinate, per l individuazione dei siti da bonificare e la definizione delle priorità di intervento. La gestione dei rifiuti urbani è organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali (ATO) delimitati dal piano regionale (art. 200). All interno di ciascun ATO si deve costituire l Autorità d Ambito alla quale è demandata l organizzazione, l affidamento e il controllo del servizio di gestione integrata dei rifiuti occupandosi della realizzazione, gestione ed erogazione dell intero servizio (art. 201) raggiungendo entro cinque anni, dalla data di costituzione, l autosufficienza di smaltimento e garantendo la presenza di almeno un impianto di trattamento a tecnologia complessa. L Autorità d Ambito aggiudica il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani mediante gara (art. 202) ed il rapporto tra l Autorità d Ambito e il soggetto affidatario del servizio integrato è regolato da contratto di servizio (art.203). All interno di ogni ATO, devono essere conseguiti (art. 205) obiettivi minimi di raccolta differenziata, pari al 35% entro il 2006, 45% entro il 2008, 65% entro il Nel rispetto dei principi e obiettivi stabiliti, il Ministero dell Ambiente si fa promotore (art. 206) di appositi accordi e contratti di programma con enti pubblici, imprese, associazioni di categoria. Al fine di monitorare e verificare l attuazione del Decreto, è istituito l Osservatorio nazionale sui rifiuti (art. 206-bis). Titolo Primo: gestione dei rifiuti - Capo Quarto: Autorizzazioni e iscrizioni L approvazione del progetto e l autorizzazione alla realizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti è competenza della Regione (art. 208), fatta salva l eventuale necessità di acquisire la pronuncia di compatibilità ambientale, nei casi in cui l impianto debba essere sottoposto alla procedura di valutazione di impatto ambientale ai sensi della parte seconda del decreto in analisi. Tale autorizzazione è concessa per un periodo di dieci anni ed è rinnovabile presentando apposita domanda alla Regione. Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 19 di 386

20 Per il rinnovo delle autorizzazioni all esercizio di un impianto, le imprese che risultino in possesso di certificazione ambientale possono sostituire tali autorizzazioni alla prosecuzione con un autocertificazione resa nota alle autorità competenti (art. 209). Per impianti di ricerca e di sperimentazione, i termini per l autorizzazione alla realizzazione ed all esercizio sono dimezzati (art. 211) rispetto ai termini di cui agli artt. 208 e 210. L art. 212 individua le imprese sottoposte a iscrizione all Albo nazionale dei gestori ambientali che effettuano la gestione dei rifiuti, definisce la struttura dell Albo e riporta altre prescrizioni in merito. Titolo Primo: gestione dei rifiuti - Capo Quinto: Procedure semplificate L art. 214 determina le attività e le caratteristiche dei rifiuti per l ammissione alle procedure semplificate, facendo riferimento a specifiche norme tecniche da emanarsi per ciascun tipo di attività. Nel rispetto delle norme tecniche e prescrizioni indicate, le attività di autosmaltimento di rifiuti non pericolosi (art. 215) e le attività di recupero dei rifiuti (art. 216) non necessitano di autorizzazione, ma possono essere intraprese previa comunicazione di inizio attività alla Provincia competente. La Provincia iscrive in apposito registro le imprese che effettuano la comunicazione di inizio attività e verifica la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. Titolo Secondo: Gestione degli imballaggi Il Decreto disciplina al titolo II della quarta sezione la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio (art. 217), per prevenirne e ridurne l impatto sull ambiente, assicurandone un elevato livello di tutela, e per garantire il funzionamento del mercato e prevenire l insorgere di ostacoli agli scambi, nonché di distorsioni e restrizioni alla concorrenza. L art. 218 riporta le definizioni di interesse in merito a quanto disposto dal testo legislativo; si sottolinea in particolare la distinzione tra imballaggi primari, secondari e terziari. L attività di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio (art. 219) deve basarsi sulla prevenzione alla fonte, sulla incentivazione del riciclaggio e del recupero e sulla riduzione del flusso di rifiuti destinati a smaltimento finale. A tal fine, si sancisce il principio della responsabilizzazione degli operatori economici ( chi inquina paga ) e della cooperazione tra gli stessi ( responsabilità condivisa ). A carico di produttori e utilizzatori di imballaggi è quindi posto il conseguimento degli obiettivi di riciclaggio e recupero fissati nell allegato E alla parte quarta del Decreto (art. 220). Per il conseguimento di questi obiettivi, produttori e utilizzatori sono obbligati (art. 221) a partecipare al Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI); in caso di non adesione, essi devono comunque farsi carico del ritiro dei loro imballaggi usati immessi sul mercato, predisponendo un sistema organizzativo per la loro gestione in grado di conseguire, nell ambito delle attività svolte, gli obiettivi di recupero e riciclaggio di cui all art Sono a carico di produttori e utilizzatori i costi per il ritiro degli imballaggi usati, il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero e lo smaltimento degli stessi. La Pubblica Amministrazione (art. 222) ha l obbligo di organizzare sistemi adeguati di raccolta differenziata per consentire al consumatore il conferimento al servizio pubblico di rifiuti di imballaggio selezionati dai rifiuti domestici e da altri tipi di rifiuti da imballaggio. I produttori che non provvedono autonomamente alla raccolta, riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti di imballaggio o che non attestano, sotto la propria responsabilità, che è stato messo in atto un sistema di restituzione dei propri imballaggi devono (art. 223) costituire un Consorzio per ciascuna tipologia di materiale di imballaggi operante su tutto il territorio nazionale. Ogni Consorzio predispone e trasmette a CONAI e all Osservatorio nazionale sui rifiuti un proprio Programma specifico di prevenzione. L art. 224 definisce la struttura e le funzioni del CONAI. Si indica, inoltre, la possibilità per CONAI di stipulare un accordo di programma quadro su base nazionale con l Associazione Nazionale Comuni italiani (ANCI), con l Unione delle Province italiane (UPI) o con le Autorità Relazione tecnica Luglio 2008 Pagina 20 di 386

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