Provincia di Bergamo

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Provincia di Bergamo"

Transcript

1 Provincia di Bergamo BOZZA DEL RAPPORTO AMBIENTALE NELL AMBITO DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL PIANO ITTICO PROVINCIALE Coordinamento: Alberto Cigliano, dirigente del Settore Agricoltura, Caccia, Pesca e Polizia Provinciale Alberto Testa, Servizio Faunistico Ambientale Autori: Dr. Gaetano Gentili, Dr.ssa Silvia Porrini, Dr. Andrea Romanò Maggio 2008

2 BOZZA DEL INDICE 1 PREMESSA QUADRO NORMATIVO Piano Ittico Provinciale Valutazione Ambientale Strategica La VAS del Piano Ittico Provinciale di Bergamo QUADRO PROGRAMMATICO: IL PIANO ITTICO PROVINCIALE Obiettivi Contenuti Interventi Valutazione delle alternative OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE E COERENZA DEL PIANO Analisi della coerenza esterna Analisi della coerenza interna QUADRO AMBIENTALE Stato attuale degli ecosistemi acquatici Stato attuale della fauna ittica Elementi di particolare rilevanza ambientale e faunistica Evoluzione probabile dell ambiente in assenza di Piano POTENZIALI EFFETTI DEL PIANO SULL AMBIENTE Individuazione dei potenziali effetti significativi Descrizione degli effetti potenziali significativi MISURE DI MITIGAZIONE O COMPENSAZIONE Miglioramento della qualità genetica e della rusticit à del materiale da ripopolamento Piano di ripopolamento adeguato alla realtà provinciale e locale Misure a favore della fauna anfibia Selettività dei metodi di controllo delle specie ittiche alloctone dannose Collocazione delle zone per la pesca invernale in tratti di scarso pregio Limitazioni allo svolgimento di gare e manifestazioni di pesca Misure di mitigazione associate alle attività di dissuasione degli uccelli ittiofagi MONITORAGGIO Obiettivi Struttura del Piano di monitoraggio BIBLIOGRAFIA

3 BOZZA DEL 1 PREMESSA Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale redatto nell ambito del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Ittico della Provincia di Bergamo. La Valutazione Ambientale Strategica è disciplinata a livello comunitario dalla Direttiva 2001/42/CE, che si pone quale obiettivo fondamentale quello di garantire un elevato livello di protezione dell ambiente e di contribuire all integrazione di considerazioni ambientali all atto dell elaborazione e dell adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. La finalità della Valutazione Ambientale Strategica è dunque quella di contribuire al raggiungimento di soluzioni pianificatorie e programmatiche più sostenibili nell iter decisionale, grazie anche alla consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale, chiamati ad esprimere la propria opinione sul Rapporto Ambientale e sulla proposta di Piano, e alla partecipazione del pubblico, invitato a presentare osservazioni o a fornire ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. In questo senso, il Rapporto Ambientale rappresenta lo strumento fondamentale per la valutazione e l integrazione degli aspetti ambientali concernenti il Piano, in quanto garantisce che gli effetti significativi sull ambiente vengano individuati, descritti e valutati nel corso del processo di elaborazione del Piano stesso; esso rappresenta inoltre il documento base su cui l autorità competente per la VAS è tenuta ad esprimere un parere motivato circa la validità del Rapporto Ambientale e della proposta di Piano, che deve tenere conto anche delle osservazioni e dei contributi ricevuti dai soggetti con competenze ambientali e dal pubblico coinvolti nel procedimento. I contenuti del presente Rapporto Ambientale sono stati strutturati considerando quanto stabilito dall Allegato I della Direttiva 2001/42/CE, dove sono indicati gli aspetti fondamentali che il rapporto deve sviluppare, arricchiti da ulteriori elementi ritenuti utili ai fini delle valutazioni pertinenti al Piano Ittico. 3

4 BOZZA DEL 2 QUADRO NORMATIIVO Il presente capitolo illustra i principali riferimenti normativi in materia di pianificazione ittica e Valutazione Ambientale Strategica, evidenziando gli aspetti significativi che disciplinano la gestione delle acque, della pesca e della fauna ittica, e le procedure di Valutazione Ambientale Strategica Piianoo Ittttiiccoo I Prroovviincciiallee Il Piano Ittico rappresenta lo strumento di indirizzo con cui la Provincia esercita la propria facoltà di disciplinare l attività alieutica e la gestione della fauna ittica; tale facoltà viene definita dalla Regione Lombardia mediante la Legge Regionale n. 12 del 30 luglio 2001 Norme per l incremento e la tutela del patrimonio ittico e l esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia, che si pone l obiettivo di tutelare la fauna ittica, e di preservare nonché migliorare la qualità degli ecosistemi acquatici. La L.R. 12/2001 indica le linee guida generali in ambito di pesca e gestione dell ittiofauna, successivamente dettagliate dal Regolamento Regionale 22 maggio 2003 n. 9, il quale amplia di fatto la competenza delle Province dal punto di vista sia amministrativo che gestionale. Indicazioni maggiormente specifiche sono fornite dal recente Documento Tecnico Regionale per la gestione ittica Linee guida per la gestione della pesca in Lombardia nel triennio , approvato con D.G.R. 11 febbraio 2005 n. 7/20557, il quale definisce, con ulteriori e più dettagliati contenuti, gli obiettivi e gli strumenti dell attività delle Province ai fini della gestione dei popolamenti ittici. Il Documento Tecnico Regionale, inoltre, evidenziando il ruolo determinante assunto da interventi e misure sui corpi idrici nella gestione del patrimonio ittico e della pesca, ribadisce la necessità che il Piano Ittico sia conforme a quanto previsto dal Piano di Tutela delle Acque - PTA (previsto ai sensi del D.Lgs. 152/99 che individua gli obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi e gli obiettivi di qualità per le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci) e dalla Legge Regionale 12 dicembre 2003 n. 26, che, recependo la Direttiva Europea 2000/60/CE in materia di Acque, prevede la tutela e il miglioramento degli ecosistemi acquatici nelle loro caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e territoriali, mantenendo la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici e la loro capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e diversificate Valluttaziioonee Ambbiieenttallee Sttrratteegiicca La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è un processo finalizzato principalmente alla verifica della compatibilità di piani e programmi con gli obiettivi di sostenibilità; tale finalità viene perseguita sia valutando il grado di integrazione dei principi di sviluppo sostenibile all interno del piano o programma, sia verificandone il complessivo impatto ambientale, inteso come la diretta incidenza sullo stato di qualità dell'ambiente. La Valutazione Ambientale Strategica, quindi, si delinea come un processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte politiche, piani o iniziative nell ambito di 4

5 BOZZA DEL programmi nazionali, regionali e locali in modo che queste siano incluse e affrontate, alla pari delle considerazioni di ordine economico e sociale, fin dalle prime fasi del processo decisionale. Una valutazione di tipo strategico si propone pertanto di verificare che gli obiettivi individuati siano compatibili con quelli propri della sostenibilità ambientale, e che le azioni previste nella struttura di piano siano coerenti ed adeguate al loro raggiungimento, sulla base del quadro conoscitivo relativo alle risorse territoriali e ambientali e delle criticità esistenti. La Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull ambiente (la cosiddetta Direttiva sulla VAS ), che costituisce il principale riferimento normativo in materia di procedure di Valutazione Ambientale Strategica, rappresenta un importante passo avanti nel contesto del diritto ambientale europeo. La Direttiva comunitaria si pone come obiettivo prioritario quello di garantire un elevato livello di protezione dell ambiente (art. 1) e individua nella Valutazione Ambientale Strategica lo strumento per l integrazione delle considerazioni ambientali all atto dell elaborazione e dell adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. L'interessante innovazione introdotta da questa direttiva è, infatti, riconducibile al momento di applicazione della valutazione stessa che "deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all'avvio della relativa procedura legislativa" (art. 4). Una procedura di valutazione così concepita, che accompagna passo dopo passo l iter pianificatorio o programmatico, garantisce che gli effetti ambientali derivanti dall attuazione di determinati piani e programmi, siano presi in considerazione e valutati durante la loro elaborazione e prima della loro adozione; in questo modo le scelte finali potranno risultare le più adeguate tra le diverse ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano e programma" (art. 5) che saranno state precedentemente individuate e valutate con estrema accuratezza. Altra fondamentale introduzione è la sostanziale partecipazione del "pubblico" nel processo valutativo, dove per pubblico si intende "una o più persone fisiche o giuridiche, secondo la normativa o la prassi nazionale, e le loro associazioni, organizzazioni o gruppi" (art. 2), nonché le misure previste per il monitoraggio durante l'attuazione del piano al fine di contrastare gli effetti negativi derivanti dall'attuazione degli stessi. Ciò permette di effettuare delle correzioni al processo in atto. Fra gli elementi chiave introdotti con la Direttiva per il conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, notevole importanza riveste, infatti, la consultazione delle autorità che, per le loro specifiche competenze ambientali, possono essere interessate agli effetti sull'ambiente dovuti all'applicazione dei piani e dei programmi", e dei settori del pubblico che sono interessati dall iter decisionale nell'osservanza della presente direttiva o che ne sono o probabilmente ne verranno toccati, includendo le pertinenti organizzazioni non governative quali quelle che promuovono la tutela dell'ambiente e altre organizzazioni interessate (art. 6). L ambito di applicazione è invece definito dall art. 3 della Direttiva, nel quale si specifica che tra i piani e programmi oggetto della VAS rientrano anche quelli predisposti per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli. Risulta dunque chiaro che il Piano Ittico Provinciale sia compreso in tale ambito di applicazione. 5

6 BOZZA DEL Per quanto riguarda le fasi procedurali, la Direttiva demanda agli Stati membri il compito di definire le stesse nell ambito della normativa nazionale. Il recepimento della Direttiva 2001/42/CE a livello nazionale è avvenuto con il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 Norme in materia amb entale i (PARTE SECONDA Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d'impatto ambientale (VIA) e per l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC)). In particolare, la Valutazione Ambientale Strategica è disciplinata dagli articoli dal n. 7 al n. 22; di seguito si riporta una sintesi degli principali aspetti riguardanti l ambito di applicazione, i documenti da produrre in ambito di VAS e di approvazione del piano o programma. L articolo 7 del Decreto stabilisce che i piani e programmi riguardanti, tra gli altri, il settore della pesca e della gestione delle acque, devono essere sottoposti a valutazione ambientale strategica, così come tutti quelli che interessano SIC e ZPS e, più in generale, tutti quei piani e programmi che possono avere effetti significativi sull ambiente e sul patrimonio culturale. Le indicazioni relative alla redazione del rapporto ambientale sono contenute nell articolo 9, nel quale è indicato che tale documento deve riportare la valutazione degli effetti significativi conseguenti all attuazione del piano o programma proposto, sull ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che si possono adottare sulla base degli obiettivi e dell ambito territoriale coinvolto; nello stesso articolo (comma 6) è inoltre menzionata la sintesi non tecnica delle informazioni contenute nel rapporto ambientale, che deve essere allegata al rapporto stesso. Le informazioni da inserire nel rapporto ambientale sono specificate in modo più dettagliato nell Allegato I alla parte seconda del Decreto. L articolo 12 indica che l approvazione del piano o programma deve tenere conto del giudizio di compatibilità ambientale riportante il parere espresso dall autorità preposta alla valutazione ambientale; il provvedimento di approvazione deve pertanto contenere una dichiarazione di sintesi che illustra come le considerazioni ambientali e quanto emerso dalle consultazioni, riportati nel rapporto ambientale, sono state integrate nel piano o programma, spiega le motivazioni delle scelte effettuate nell ambito del piano o programma, rispetto alle possibili alternative individuate, e indica infine le misure di monitoraggio adottate. In ambito regionale, le fasi procedurali sono state definite in modo puntuale dalla D.c.r. 13 marzo 2007 n. VIII/351 Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (articolo 4, comma 1, l.r. 11 marzo 2005, n. 12) della Regione Lombardia. L intero processo è suddiviso in quattro fasi principali più una fase di preparazione (Fase 0), secondo lo schema riportato nella tabella che segue. Analizzando le diverse fasi dell iter procedurale, appare quindi evidente come il piano o programma sia il prodotto finale di un processo di integrazione di tutte le considerazioni di carattere ambientale emerse a seguito delle consultazioni di ogni soggetto coinvolto e contenute nel rapporto ambientale. 6

7 BOZZA DEL FASE DEL PIANO PROCESSO DI PIANO AMBIENTE/VALUTAZIONE AMBIENTALE FASE 0 Preparazione P0. 1 Pubblicazione dell avviso P0. 2 Incarico per la stesura del P/P P0. 3 Esame delle proposte pervenute ed elaborazione del documento programmatico A0. 1 Incarico per la redazione del rapporto ambientale FASE 1 Orientamento Conferenza di verifica/valutazione FASE 2 Elaborazione e redazione Conferenza di valutazione FASE 3 Adozione e approvazione FASE 4 Attuazione e gestione P1. 1 Orientamenti iniziali del piano P1. 1 Definizione dello schema operativo per lo svolgimento del processo e mappatura dei soggetti e delle autorità ambientali coinvolte P1. 3 Identificazione dei dati e delle informazioni disponibili sul territorio Avvio del confronto P2. 1 Determinazione degli obiettivi generali P2. 2 Costruzione dello scenario di riferimento e di piano P2. 3 Definizione degli obiettivi specifici e delle linee d azione; costruzione delle alternative P2. 4 Documento di piano Deposito del documento di piano e del rapporto ambientale Valutazione del documento di piano e del rapporto ambientale A1. 1 Integrazione della dimensione ambientale nel piano A1. 2 Definizione dello schema operativo per la VAS e mappatura dei soggetti e delle autorità ambientali coinvolte A1. 3 Eventuale Verifica di esclusione (screening) A2. 1 Definizione dell ambito di influenza (scoping) e definizione della portata delle informazioni da includere nel rapporto ambientale A2. 2 Analisi di coerenza esterna A2. 3 Stima degli effetti ambientali, costruzione e selezione degli indicatori A2. 4 Confronto e selezione delle alternative A2. 5 Analisi di coerenza interna A2. 6 Progettazione del sistema di monitoraggio A2. 7 Rapporto ambientale e sintesi non tecnica Parere motivato predisposto dall autorità competente per la VAS, d intesa con l autorità procedente P3. 1 Adozione del piano A3. 1 Dichiarazione di sintesi P3. 2 Pubblicazione e raccolta delle osservazioni, risposta alle osservazioni A3. 2 Analisi di sostenibilità delle osservazioni pervenute P3. 3 Approvazione finale A3. 3 Dichiarazione di sintesi finale P4. 1 Monitoraggio, attuazione e gestione P4. 2 Azioni correttive ed eventuali retroazioni A4. 2 Rapporti di monitoraggio e valutazione periodica Tabella 2-1. Processo metodologico strutturale della VAS (tratto da: Indirizzi generali per la Valutazione Ambientale di piani e programmi (art. 4 della l.r. 11 marzo 2005, n. 12) - Regione Lombardia, 2007). Nello specifico, le diverse fasi prevedono quanto segue. Orientamento e impostazione: nell ambito di questa fase avviene la definizione del percorso metodologico da adottare e l identificazione degli enti territorialmente interessati e dei soggetti competenti in materia ambientale; in questa fase l autorità competente per la VAS, d intesa con l autorità procedente che recepisce e adotta il piano, provvede a effettuare un analisi preliminare di sostenibilità degli orientamenti del piano; sulla base delle informazioni raccolte, l autorità competente procede all eventuale verifica di esclusione (screening), ossia la procedura che conduce alla decisione di sottoporre o meno il piano all intero processo di VAS, valutando se il piano stesso 7

8 BOZZA DEL comporta o meno effetti significativi sull ambiente. Al termine di questa fase viene convocata la prima Conferenza di verifica/valutazione alla quale sono invitati a partecipare non soltanto gli enti territorialmente interessati e i soggetti competenti in materia ambientale, ma anche i possibili settori del pubblico interessati all iter decisionale. Elaborazione e redazione: questa fase successiva comprende le seguenti attività: definizione dell ambito di influenza del piano e le relative analisi di contesto, anche sulla base delle osservazioni avanzate in sede di conferenza di verifica/valutazione; formulazione degli obiettivi generali e specifici e relativa analisi di coerenza esterna; definizione delle linee d azione; analisi di coerenza interna tra obiettivi e linee d azione attraverso la costruzione del sistema di indicatori ambientali; individuazione e valutazione delle possibili alternative di piano, al fine della selezione di quella/e più favorevole/i; stima degli effetti ambientali attesi; progettazione del sistema di monitoraggio finalizzato al controllo degli effetti significativi sull ambiente conseguenti all attuazione del piano. Tali attività si concludono con la redazione del Documento di Piano e del Rapporto Ambientale, quest ultimo accompagnato dalla sintesi non tecnica che deve rendere accessibili e facilmente comprensibili le questioni chiave e le conclusioni del rapporto ambientale. Consultazione, adozione e approvazione: la terza fase di adozione e approvazione è preceduta da una seconda Conferenza di valutazione, convocata dopo che l autorità procedente ha messo a disposizione del pubblico (presso i propri uffici, sito web) la proposta di piano e il rapporto ambientale e inviato tali documenti tecnici ai soggetti competenti in materia ambientale. Sulla base di quanto emerso durante la consultazione delle autorità competenti e del pubblico, con valutazione di eventuali modifiche dei contenuti, l autorità competente per la VAS, d intesa con l autorità procedente, esprime un parere motivato rispetto alla qualità e alla congruenza delle scelte del piano, alla coerenza interna ed esterna del piano e all efficacia del sistema di monitoraggio e degli indicatori individuati. In seguito l autorità procedente predispone una dichiarazione di sintesi che illustra: gli obiettivi ambientali, gli effetti attesi, le motivazioni della scelta dell alternativa di piano approvata; il sistema di monitoraggio; le modalità di integrazione nel piano del parere motivato, delle considerazioni ambientali, dei pareri e dei risultati delle consultazioni. Infine, l autorità procedente adotta e approva il piano e lo mette a disposizione del pubblico, corredato di rapporto ambientale e parere motivato ; deposita inoltre la sintesi non tecnica presso gli uffici tecnici degli enti territoriali interessati. 8

9 BOZZA DEL Attuazione e gestione: questa ultima fase comprende la valutazione periodica degli effetti sull ambiente mediante il sistema di monitoraggio; tale verifica può comportare eventuali azioni correttive e modifiche del piano stesso. Nell ambito di questa fase infine deve essere prevista anche la valutazione dei possibili effetti ambientali di eventuali varianti di piano La VAS deell Pianoo i Ittttiicoo I c Prroovviincciiallee dii Beerrgamoo Nella tabella di seguito riportata è illustrato il percorso metodologico della VAS applicato per il Piano Ittico Provinciale, attualmente in corso di attuazione, pubblicato sul sito ufficiale della Provincia di Bergamo. FASE DEL PIANO PROCESSO DI PIANO ITTICO VAS FASE 1 Orientamento e impostazione Conferenza di verifica/valutazione FASE 2 Elaborazione e redazione Definizione degli obiettivi e dei contenuti del Piano Ittico Rilevamento e aggiornamento dei dati e delle informazioni disponibili sul territorio attraverso la redazione della Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche Acquisizione di proposte e pareri da parte delle Associazioni, degli Enti e degli Organismi presenti nella Consulta Pesca Provinciale Presentazione in Commissione Consiliare dello stato di avanzamento dei lavori Esame in Consulta Pesca allargata ai rappresentanti dell Associazionismo locale delle proposte pervenute Definizione della bozza del Piano Ittico Definizione schema operativo per la VAS e individuazione dei soggetti e delle autorità ambientali coinvolte Deliberazione della Giunta Provinciale di avvio del procedimento e comunicazione ai soggetti interessati con pubblicazione sul BURL e su un quotidiano Verifica della presenza di siti Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) Definizione dell ambito di influenza (scoping) e definizione delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale Avvio del confronto esterno rivolto agli Enti territorialmente interessati e ai soggetti competenti in materia ambientale ed ai settori del pubblico interessati Indizione della 1 a Conferenza di presentazione e discussione della bozza del Piano Ittico come elaborata dal Servizio Faunistico Ambientale sentita la Consulta Pesca Provinciale Presentazione e approvazione del percorso metodologico Deliberazione della Giunta Provinciale di approvazione del percorso metodologico Pubblicazione della bozza del Piano Raccolta osservazioni Valutazione (motivata) delle osservazioni pervenute Redazione della proposta finale del Piano Ittico Analisi di coerenza esterna Stima degli effetti ambientali attesi anche con riferimento agli habitat ed alle specie di cui alla Direttiva 92/43 CEE e 74/409 CEE Confronto e selezione delle alternative Analisi di coerenza interna Progettazione del sistema di monitoraggio (costruzione e selezione degli indicatori) Studio di Incidenza SIC e ZPS Redazione della proposta del Rapporto Ambientale e della proposta della Sintesi non tecnica Illustrazione della proposta di Piano alla competente Commissione Consiliare Comunicazione alla Giunta Provinciale della proposta di Piano, della proposta del Rapporto Ambientale - incluso lo Studio di Incidenza - e della proposta della Sintesi non tecnica 9

10 BOZZA DEL FASE DEL PIANO PROCESSO DI PIANO ITTICO VAS Conferenza di valutazione DECISIONE FASE 3 Approvazione FASE 4 Attuazione, gestione e monitoraggio Deposito e pubblicazione della proposta di Piano, della proposta del Rapporto Ambientale - incluso lo Studio di Incidenza - corredato dalla proposta della Sintesi non tecnica Raccolta osservazioni Valutazione (motivata) delle osservazioni pervenute Acquisizione del parere obbligatorio e vincolante della Regione Lombardia sullo Studio di Incidenza su SIC e ZPS (Valutazione di Incidenza) Indizione della 2 a Conferenza di valutazione e discussione dei contenuti della proposta di Piano Ittico, della proposta del Rapporto Ambientale e dell esito dello Studio di Incidenza Redazione del verbale della conferenza Predisposizione del Parere motivato da parte dell autorità competente per la VAS, d intesa con l autorità procedente, sul documento di Piano, sul Rapporto Ambientale, e sullo Studio di Incidenza Presentazione in Giunta Provinciale della proposta di delibera di approvazione Piano, del Rapporto Ambientale e della sintesi non tecnica Presentazione in Commissione Consiliare Approvazione del Piano in Consiglio Provinciale Monitoraggio attuazione Monitoraggio indicatori Azioni correttive ed eventuali retroazioni Verifica della corretta applicazione della VAS Rapporti di monitoraggio e valutazione periodica Tabella 2-2. Percorso metodologico della Valutazione Ambientale Strategica VAS del Piano Ittico Provinciale di Bergamo. Fase 1 Orientamento e impostazione Nell ambito di questa prima fase, il Settore Agricoltura Caccia e Pesca della Provincia di Bergamo ha attivato la procedura per la revisione della Carta delle Vocazioni Ittiche e per la redazione del Piano Ittico, ai sensi dell art. 8 comma 5 della Legge Regionale 30 luglio 2001 n. 12 e in conformità ai contenuti del Documento Tecnico Regionale per la Gestione Ittica adottato dalla Regione Lombardia con DGR n. 7/20557 dell 11 febbraio La Provincia, preso atto che il Piano Ittico rientra tra i piani e i programmi soggetti a Valutazione Ambientale ai sensi dell art. 4 della L.R. 11 marzo 2005 n. 12, ha avviato con Deliberazione della Giunta Provinciale n. 386 del 2 agosto 2007 il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Ittico Provinciale, individuando: il Settore Agricoltura Caccia e Pesca quale Autorità Procedente; il Dirigente del Settore Pianificazione territoriale, Urbanistica e Grandi Infrastrutture della Provincia, quale Autorità Competente per la VAS, che si è avvalsa della collaborazione della Presidenza e della Direzione Generale, del Settore Agricoltura Caccia e Pesca e dei Settori Ambiente e Tutela Risorse Naturali, nonché dei professionisti appositamente incaricati della predisposizione del Piano Ittico Provinciale. Nella stessa delibera sono stati individuati anche gli enti territorialmente interessati, i soggetti competenti in materia ambientale e i settori del pubblico interessati dall iter decisionale, da invitare alla Conferenza di Verifica e Valutazione. 10

11 BOZZA DEL L avviso pubblico dell avvio del procedimento di VAS è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Serie Inserzioni e Concorsi, Bollettino N. 42 del 17 ottobre Di seguito si riporta la copia integrale dell avviso pubblicato sul BURL. Figura 2-1. Avviso di avvio del procedimento di VAS pubblicato dalla Provincia di Bergamo sul BURL Serie Inserzioni e Concorsi N. 42 del 17 ottobre Lo stesso avviso è stato pubblicato anche sul quotidiano Eco di Bergamo in data 5 ottobre 2007, e reso consultabile sul sito internet della Provincia ( dedicato all illustrazione del procedimento di VAS. In questa fase procedurale è stata inoltre effettuata l analisi di scoping, con l obiettivo di definire tutti gli elementi fondamentali del quadro conoscitivo necessari per conseguire gli obiettivi generali del piano. In particolare, le aree tematiche considerate per la definizione dell ambito di influenza del Piano (scoping) sono state le seguenti: quadro pianificatorio e programmatico (relazioni con altri piani/programmi correlati); analisi di contesto (individuazione degli aspetti ambientali, socio-economici e territoriali rilevanti); ambito spazio-temporale (individuazione delle aree che potrebbero essere interessate e determinazione della scala temporale dei potenziali effetti); soggetti coinvolti. 11

12 BOZZA DEL Nel corso della definizione preliminare del quadro ambientale, è stata anche verificata la presenza di siti appartenenti alla Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) nel territorio interessato dal Piano, ed è stata dunque stabilita la necessità di predisporre il relativo Studio di Incidenza. Nell ambito dell attività di scoping è stato infine definito il percorso metodologico per la VAS del Piano Ittico Provinciale, riportato in Tabella 2-2, approvato con Deliberazione della Giunta Provinciale n. 532 del 18 ottobre Conferenza di Verifica / Valutazione In data 13 settembre 2007 alle ore 9.00, presso la sala Auditorium della Provincia, in Via Borgo Santa Caterina 13 a Bergamo, si è svolta la 1 Conferenza di Verifica e Valutazione per il procedimento di VAS del Piano Ittico Provinciale. A questo primo incontro sono stati invitati a partecipare tutti gli enti territorialmente interessati, i soggetti competenti in materia ambientale e i settori del pubblico interessati, individuati con la già citata D.G.R. n. 386 del 2 agosto 2007, ed elencati nella tabella che segue. ENTI TERRITORIALMENTE INTERESSATI, AUTORITÀ COMPETENTI IN MATERIA AMBIENTALE E SETTORI DEL PUBBLICO INTERESSATI ALL ITER DECISIONALE ENTI e UFFICI AMMINISTRATIVI Comuni della Provincia di Bergamo Regione Lombardia (DG Territorio e Urbanistica, DG Reti e Servizi di Pubblica Utilità, STER Sede territoriale di Bergamo) Province lombarde confinanti SETTORI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO Settore Pianificazione Settore Tutela Risorse Naturali Settore Agricoltura Caccia Pesca AUTORITÀ COMPETENTI IN MATERIA AMBIENTALE Regione Lombardia (DG Qualità dell Ambiente, DG Agricoltura) ARPA (Regionale, Dipartimento di Bergamo) Autorità di Bacino del Po ASL ERSAF ENTI DI GESTONE DELLE AREE PROTETTE Enti Parco in Provincia di Bergamo Enti gestori di aree protette in Provincia di Bergamo ALTRI ENTI TERRITORIALMENTE INTERESSATI Comunità montane della Provincia di Bergamo ASSOCIAZIONI Associazioni di pescatori dilettanti riconosciute (FIPSAS, Comitato Pesca Valle Brembana, Associazione Pesca Alta Valle Brembana, Associazione Pesca Valle di Scalve) Associazioni ambientaliste riconosciute Associazioni delle categorie interessate (Derivatori idroelettrici, Consorzi di bonifica e irrigazione, Organizzazioni Professionali Agricole, ecc.) Associazioni di cittadini e altre autorità che possano avere interesse ai sensi dell art. 9 comma 5 D.Lgs. 152/2006 Tabella 2-3. Elenco dei soggetti invitati a partecipare alla Conferenza di Verifica e Valutazione del 13 settembre Gli aspetti affrontati nel corso della Conferenza sono stati i seguenti: normativa di riferimento per il processo di VAS; bozza di percorso metodologico per la Valutazione Ambientale Strategica del Piano Ittico Provinciale; lavori di adeguamento della Carta Ittica al nuovo quadro normativo; contenuti della bozza di Piano predisposta dal Servizio Faunistico Ambientale, sentita la Consulta Pesca della Provincia di Bergamo; bozza di percorso metodologico per la redazione dello Studio di Incidenza del Piano sui Siti della Rete Natura

13 BOZZA DEL Durante la Conferenza non sono state formulate osservazioni alla bozza di percorso metodologico presentata dal Settore, e non vi sono stati interventi relativamente agli altri aspetti trattati. Fase 2 Elaborazione e redazione In questa fase, a partire dall analisi di scoping effettuata nella Fase 1, consistente in una prima analisi ad ampio spettro degli elementi ambientali e territoriali che definiscono il contesto generale in cui il Piano si inserisce, sono stati individuati e approfonditi gli aspetti più direttamente connessi al Piano e relativi al suo specifico ambito di influenza, rappresentato dai corpi idrici, dalla fauna ittica e dall attività alieutica. Pertanto, la definizione del quadro di riferimento per il Piano Ittico ha previsto la caratterizzazione degli ecosistemi acquatici e dei popolamenti ittici, tratta in gran parte dalla Carta Ittica di recente aggiornamento, dal quale è stato possibile individuare le problematiche ambientali più rilevanti ai fini dell elaborazione del Piano. A completamento del contesto ambientale del Piano vi è infine il quadro normativo e pianificatorio di settore, relativo alla gestione delle acque, dei pesci e della pesca, definito a livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale. Una volta delineato il contesto ambientale di riferimento per il Piano, è stato possibile definire gli obiettivi generali del Piano Ittico e precedere parallelamente all analisi di coerenza esterna, volta alla verifica della compatibilità tra gli obiettivi generali del Piano e il quadro normativo-programmatico nel quale esso si inserisce, al fine di escludere eventuali contraddizioni rispetto a: obiettivi generali di piani, programmi, leggi relativi ad un differente livello di governo e ad un ambito territoriale più vasto o più limitato (internazionale, comunitario, nazionale, regionale, comunale); obiettivi generali di piani, programmi, leggi relativi al medesimo livello di governo e quindi allo stesso ambito territoriale (provinciale). Il passo successivo nell ambito di questa fase è stato quello di: individuare gli obiettivi specifici di Piano; definire delle adeguate linee d azione per il perseguimento degli obiettivi specifici; valutare eventuali ipotesi alternative. Contemporaneamente, si è proceduto all analisi degli effetti ambientali e per ciascuna strategia individuata sono state valutate le possibili ricadute in termini ambientali, arrivando quindi alla stima della relativa sostenibilità e della sua concreta efficacia ai fini del raggiungimento degli obiettivi specifici di Piano. In questa fase è stato inoltre redatto lo Studio di Incidenza del Piano Ittico per valutare le possibili ripercussioni del Piano sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) e della Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) dei siti della Rete Natura 2000 della Provincia di Bergamo. Prima di concludere la stesura della bozza di Piano, è importante effettuare l analisi di coerenza interna, che consente di verificare l esistenza di contraddizioni all interno del Piano, esaminando la corrispondenza tra base conoscitiva, obiettivi generali e specifici, azioni di Piano, effetti ambientali e indicatori; questo tipo di analisi permette dunque di individuare eventuali obiettivi non dichiarati o non perseguiti, problematiche non emerse nelle fasi precedenti, fattori di contrasto tra obiettivi specifici e azioni previste, possibili ridondanze. 13

14 BOZZA DEL Uno degli aspetti più rilevanti della Valutazione Ambientale Strategica, consiste inoltre nell individuazione e nell organizzazione degli indicatori, che svolgono un ruolo chiave nell attuazione del Piano. Nell ambito della fase di elaborazione, infatti, è stata compiuta anche la progettazione del sistema di monitoraggio mediante la selezione degli indicatori che consentano di: descrivere le modalità di utilizzo delle risorse ambientali nell area interessata dal Piano; valutare il grado di conseguimento degli obiettivi generali e specifici mediante le azioni di Piano; prevedere e valutare gli effetti ambientali conseguenti alle azioni previste dal Piano; monitorare gli effetti ambientali delle azioni di Piano durante la fase attuativa. Il sistema di monitoraggio deve essere infine strutturato in modo tale da facilitare il processo di riorientamento del Piano nel caso in cui, nelle fasi successive di attuazione, si assista ad un mutamento dello scenario ambientale o emergano nuovi elementi da considerare nella definizione di obiettivi e strategie di Piano. Al termine di questa seconda fase del procedimento VAS, è stato dunque possibile elaborare la bozza del Piano Ittico, la proposta del Rapporto Ambientale e della relativa Sintesi non tecnica, oltre allo Studio di Incidenza già menzionato. Dopo la presentazione della bozza di Piano alla Commissione Consiliare, si è proceduto con la comunicazione alla Giunta Provinciale delle proposte di Piano, di Rapporto Ambientale e Sintesi non tecnica e dello Studio di Incidenza. Fasi successive del procedimento VAS Le successive fasi che porteranno al termine del procedimento sono le seguenti: 2 Conferenza di Valutazione; Decisione; Fase 3 Approvazione; FASE 4 Attuazione, gestione e monitoraggio. 14

15 BOZZA DEL 3 QUADRO PROGRAMMATIICO:: IIL PIIANO IITTIICO PROVIINCIIALE 3..1 Obbiieettttiivvii Il Piano Ittico costituisce lo strumento con il quale la Provincia si propone di perseguire le finalità di tutela della fauna ittica, in particolare di quella autoctona, per salvaguardare la qualità ambientale nel suo complesso. Tale documento illustra pertanto una serie di provvedimenti e di attività di carattere gestionale, nonché i criteri e i principi che stanno alla base di una corretta e adeguata gestione dei popolamenti ittici e dell attività alieutica, proprio con il preciso intento di rendere concretizzabili le finalità di tutela di cui sopra. Uno degli obiettivi principali del Piano è quello di favorire l incremento naturale delle comunità ittiche con particolare riferimento alle specie autoctone, a cui deve essere affiancata una gestione della pesca che non alteri i delicati equilibri ecologici che si instaurano all interno di un ecosistema. La conservazione e la tutela degli habitat acquatici costituiscono però una condizione indispensabile affinché qualunque tipo di intervento sul patrimonio ittico abbia successo; proprio per tale motivo, i miglioramenti ambientali sono un elemento che il Piano deve privilegiare rispetto alle pratiche di sostegno della fauna ittica quali i ripopolamenti. Come è facilmente intuibile, dunque, la gestione contemporanea del patrimonio ittico, con finalità di tutela e incremento, e della fruizione alieutica, costituisce un compito alquanto complesso, in quanto richiede non solo la regolamentazione dei ripopolamenti e dei prelievi alieutici (professionali e dilettantistici), ma anche la definizione degli interventi più efficaci di salvaguardia degli ecosistemi acquatici, sulla base delle criticità ambientali riscontrate sul territorio. In un ottica di sviluppo sostenibile dell uso della risorsa idrica nel suo complesso, esigenza sempre più urgente nell epoca attuale, una corretta pianificazione e gestione dell attività piscatoria, della fauna ittica e dei relativi ambienti, costituisce, pertanto, uno dei requisiti indispensabili per la sostenibilità ambientale dell utilizzo di questa preziosa risorsa. Alla luce di quanto sopra argomentato, gli obiettivi generali del Piano Ittico si possono pertanto sintetizzare come segue: mantenimento e incremento delle popolazioni ittiche di pregio soggette a maggior pressione di pesca; tutela delle specie ittiche di interesse conservazionistico; sviluppo dell attività di pesca dilettantistica; valorizzazione e razionalizzazione della pesca professionale; gestione delle acque correnti e dei bacini idrici che privilegi la tutela della riproduzione naturale e la sopravvivenza della fauna ittica. 15

16 BOZZA DEL 3..2 Coontteenuttii I principali argomenti trattati dal Piano Ittico Provinciale sono i seguenti: la classificazione e categorizzazione delle acque ai fini della pesca; i diritti esclusivi di pesca, i diritti demaniali esclusivi di pesca e gli usi civici; le zone di protezione, ripopolamento e tutela ittica; le gare e le manifestazioni di pesca, con indicazione dei tratti di acque dove si possono svolgere; la pesca a mosca, con indicazione dei tratti di acque dove si può svolgere e delle relative modalità; la regolamentazione dell attività di pesca professionale; i ripopolamenti di fauna ittica; l andamento dei pescatori in Provincia di Bergamo; gli obblighi ittiogenici; le specie esotiche; gli strumenti per una migliore gestione della pesca (misure minime, periodi di divieto, limiti di cattura, specie oggetto di particolare tutela); le alterazioni ambientali e gli interventi di mitigazione. In particolare: la classificazione e categorizzazione delle acque ai fini della pesca sono i primi e principali strumenti pianificatori del Piano Ittico; con la classificazione, le acque pubbliche provinciali vengono distinte in 3 categorie: le acque di tipo A dove è possibile la pesca professionale con reti (il solo Lago d Iseo), le acque di tipo B popolate prevalentemente da Salmonidi (costituite sostanzialmente dalle acque montane), e infine le acque di tipo C popolate prevalentemente da Ciprinidi o comunque da specie non salmonicole (le acque di pianura); la suddivisione indicata comporta l applicazione di modalità gestionali e regolamentari molto differenti e rispondenti a condizioni ambientali e faunistiche peculiari per ciascuna delle tre tipologie indicate; attraverso la categorizzazione delle acque si intende invece definire un livello di pregio dell habitat e del popolamento ittico presente, che non comporta vincoli gestionali o regolamentari diretti ed espliciti, bensì costituisce un orientamento per le iniziative e le misure da intraprendere per gli anni futuri; i diritti esclusivi o usi civici di pesca non vengono istituiti dal Piano ma è necessario prendere atto della relativa presenza sulle acque provinciali; tali esclusività sono vincolate in senso restrittivo e il piano di gestione deve essere approvato annualmente dalla Provincia che ne verifica la coerenza con le disposizioni provinciali; questo consente di verificare che le attività svolte non si ripercuotano negativamente sull ittiofauna e sull habitat; le zone di salvaguardia, istituite in tratti ad elevata integrità ambientale o con popolamenti naturali di pregio, sono finalizzate al sostegno delle attività riproduttive e dei ripopolamenti; in tali zone la pesca è vietata completamente; 16

17 BOZZA DEL le gare e manifestazioni di pesca devono essere autorizzate dalla Provincia e sono normalmente svolte in acque a scarso valore faunistico-ambientale; la pesca a mosca con coda di topo rappresenta una modalità di pesca di tipo conservativo, che prevede il rilascio dei soggetti catturati avendo l accorgimento di arrecare il minor danno possibile ai pesci; il piano di ripopolamento fornisce le indicazioni circa le specie e i quantitativi da immettere, gli ambienti acquatici interessati, nonché le modalità di immissione; mediante il controllo e la pianificazione dei ripopolamenti da parte della Provincia, è possibile evitare eventuali conseguenze negative legate a queste pratiche, quali l immissione di pesci in acque non vocazionali alla loro presenza, l introduzione di specie esotiche, di un numero di pesci in eccesso rispetto alla capacità portante dei corsi d acqua, di esemplari adulti che possono predare altri organismi, ecc..; gli interventi finalizzati al contenimento delle specie esotiche infestanti, che possono costituire un rischio per l ittiofauna autoctona, hanno l obiettivo di tutelare il patrimonio ittico; gli strumenti di gestione della pesca, rappresentati da periodi di divieto, misure minime e limiti di cattura, consentono alla Provincia di ottimizzare le operazioni di pianificazione, controllo e verifica del prelievo, a vantaggio della tutela delle specie; le misure adottate relativamente a periodi di divieto, misure minime e limiti di cattura possono differire, in senso restrittivo, rispetto a quanto predisposto dal Regolamento Regionale 9/2003 e possono essere previsti anche dei divieti di pesca di alcune specie in virtù del loro particolare pregio; gli interventi di mitigazione alle alterazioni ambientali sono proposti dal Piano ai fini della conservazione della fauna ittica, dal momento che la qualità ambientale degli habitat acquatici svolge un ruolo fondamentale per la vita delle biocenosi presenti Intteerrvveenttii I Il Piano Ittico propone una serie di provvedimenti che possono essere suddivisi in tre tipologie distinte: interventi di regolamentazione dell attività alieutica, attraverso disposizioni che stabiliscono limiti sulle specie pescabili e sui quantitativi prelevabili, periodi di divieto della pesca, misure minime dei soggetti catturati; interventi gestionali sulla fauna ittica, attraverso attività di sostegno diretto dei popolamenti ittici (ripopolamenti); interventi ambientali a sostegno indiretto della comunità ittica, mediante miglioramenti ambientali. Interventi di regolamentazione dell attività alieutica Per quanto riguarda la regolamentazione dell attività di pesca, occorre ricordare che già il legislatore regionale (con il complesso delle norme citate in premessa) ha inteso rendere compatibile l attività di pesca con la salvaguardia delle popolazioni ittiche allo stato naturale attraverso diverse misure tendenti alla loro protezione; fra queste si ricordano: 17

18 BOZZA DEL il limite massimo di cattura, cioè un pescatore non può pescare più di 5 kg di pesce al giorno; il limite numerico per persona, cioè per molte specie non possono essere prelevati che pochi individui (ad esempio un capo di trota marmorata, due capi di luccio, sei Salmonidi complessivi, ecc.); la misura minima di cattura, cioè la lunghezza, superata la quale, un pesce può essere trattenuto; tale misura rappresenta un importate mezzo di salvaguardia delle classi preriproduttive, poiché consente il prelievo esclusivamente di individui che hanno già partecipato alla riproduzione, preservando così il mantenimento della popolazione; il periodo di divieto, cioè il periodo nel quale, ai fini della tutela della riproduzione, una specie non è prelevabile; si ricorda a tal proposito che per le acque di tipo B (montane) tale periodo riguarda tutte le specie contemporaneamente e copre l intero periodo ottobre-febbraio; le limitazioni o i divieti ad una serie di strumenti o tipologie di pesca particolarmente impattanti. La Provincia di Bergamo, ad ulteriore restrizione rispetto al quadro normativo regionale, ha definito altre nuove limitazioni di seguito descritte, distinte per tipologia e specificando le differenze rispetto a quanto stabilito dal Regolamento Regionale 9/ Divieto di pesca (non contemplato dal Regolamento Regionale) su tutto il territorio delle seguenti specie sulla base del loro pregio faunistico (specie dell Allegato II della Dir. Habitat) e in considerazione dello stato di contrazione dei relativi popolamenti sul territorio provinciale: lasca (Chondrostoma genei); barbo canino (Barbus meridionalis); scazzone (Cottus gobio); cobite comune (Cobitis taenia); lampreda padana (Lethenteron zanandreai). 2. Limite massimo di cattura giornaliero di 3 kg (anziché di 5 kg come indicato dal Regolamento Regionale) stabilito per l alborella, e di un solo capo nel caso del temolo (anziché 2 previsti dal Regolamento Regionale), in funzione del loro pregio faunistico e della regressione delle popolazioni a livello provinciale, e al fine di consentire l incremento naturale delle popolazioni. 3. Periodi di divieto di pesca, per la tutela delle specie durante il periodo riproduttivo, secondo quanto riportato in Tabella Misure minime, per la salvaguardia degli stadi giovanili, secondo la Tabella 3-1. Sulla base di quanto riportato in Tabella 3-1, risulta evidente come il Piano, al fine di garantire una maggiore protezione delle specie ittiche, proponga in diversi casi delle misure più restrittive rispetto a quanto previsto 18

19 BOZZA DEL dalla normativa regionale, come l introduzione di periodi di divieto di pesca prolungati o di misure minime maggiori per alcune specie, oltre che del divieto di pesca di alcune specie su tutte le acque provinciali e dei limiti ulteriori sui quantitativi prelevabili per alcune specie; tali limitazioni riguardano anche specie di interesse comunitario, inserite nell Allegato II della Direttiva Habitat, quali lo scazzone, la lasca, il barbo canino e comune, l agone e il pigo. Il Piano compie pertanto un passo ulteriore verso la conservazione dei popolamenti ittici rispetto al Regolamento Regionale, che certamente si ripercuote positivamente sulla qualità complessiva degli habitat acquatici. SPECIE REGOLAMENTO 9/ 2003 Periodo di divieto di pesca PIANO Persico reale (Perca fluviatilis) 5-4 / / 31-5 Luccio (Esox lucius) 20-2 / / 31-3 Carpa (Cyprinus carpio) / 20-6 Agone ( 1 ) (Alosa fallax) 15-5 / / 20-6 Alborella (Alburnus alburnus alborella) / 20-6 Cavedano (Leuciscus cephalus) / 20-6 Persico trota (Micropterus salmoides) / 15-6 Misure minime (cm) Trota iridea (Oncorhynchus mykiss) - 18 Salmerino alpino (Salvelinus alpinus) (nei laghi d Iseo e d Endine) Carpa (Cyprinus carpio) - 30 Barbo ( 1 ) (Barbus plebejus) Anguilla (Anguilla anguilla) Pigo ( 1 ) (Rutilus pigus) Cavedano (Leuciscus cephalus) - 25 Persico trota (Micropterus salmoides) - 22 ( 1 ): specie inserita nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Tabella 3-1. Confronto tra i periodi di divieto e le misure minime previsti dal Regolamento Regionale 9/2003 e quelli attuati dal Piano Ittico Provinciale, relativi alle acque di tipo B e di tipo C, ad esclusione dei fiumi Adda e Oglio sub-lacuale (in tabella sono riportate soltanto le differenze rispetto alla normativa regionale). Interventi gestionali sulla fauna ittica Sulla base delle indicazioni riportate nel Documento Tecnico Regionale e dei risultati delle indagini di campo svolt e nell ambito della Carta delle Vocazioni Ittiche, il Piano indica le seguenti specie autoctone oggetto di intervento nelle acque vocazionali: trota fario, trota marmorata e temolo per le acque correnti a Salmonidi; salmerino alpino e trota fario per i laghi alpini naturali; trota di lago, coregone, alborella, salmerino alpino, luccio e anguilla per il Lago d Iseo; queste due ultime specie sono indicate anche per il Lago d Endine. In particolare, le principali iniziative di sostegno diretto alle popolazioni ittiche riguardano: il miglioramento delle strutture produttive (incubatoi ittici) che costituiscono la Rete degli incubatoi provinciali per una adeguata copertura del territorio, e lo sviluppo di un programma organico di gestione; 19

20 BOZZA DEL la riproduzione artificiale delle principali specie ittiche autoctone utilizzando individui selvatici di popolazioni locali; la gestione di zone a fruizione di pesca differenziata, con l obiettivo di tutelare gli stock di riproduttori; il recupero e l incremento delle principali specie di interesse conservazionistico a cominciare dalla lasca e dal barbo canino e da altre specie ricomprese nella Direttiva Habitat. Interventi ambientali a sostegno indiretto della comunità ittica I principali interventi ambientali prospettati dal Piano riguardano i seguenti aspetti: rilascio di un Deflusso Minimo Vitale a valle di ogni captazione idrica; realizzazione di idonei passaggi artificiali per pesci nel reticolo idrografico prioritario per le migrazioni; interventi di miglioramento e manutenzione delle aree di riproduzione ittica presso i litorali lacustri; interventi di manutenzione della vegetazione riparia lungo gli alvei fluviali; controllo delle specie ittiche alloctone dannose per il patrimonio ittico autoctono Valluttaziioonee deellllee alltteerrnattiivvee Ogni iniziativa, provvedimento e attività previsti dal Piano sono stati accuratamente valutati dal punto di vista sia tecnico che sociale, prendendo in considerazione le possibili conseguenze delle scelte effettuate e le eventu ali alternative. In sintesi, le scelte effettuate nell ambito del Piano Ittico riguardano i seguenti aspetti: definizione delle misure di salvaguardia delle specie ittiche e regolamentazione dell attività alieutica; individuazione di specifici istituti; definizione di interventi di gestione della fauna ittica; definizione di interventi di miglioramento ambientale. Definizione delle misure di salvaguardia delle specie ittiche e regolamentazione dell attività alieutica La scelta delle misure di salvaguardia costituisce il risultato di un analisi critica dei popolamenti ittici relativamente alle conoscenze ecologiche delle singole specie e dello stato delle popolazioni nelle acque provinciali. Tali misure, così come sono state definite, consentono di conciliare adeguatamente le esigenze di tutela delle comunità ittiche e di fruizione alieutica della risorsa da parte dei pescatori dilettanti e professionisti: la scelta di misure meno restrittive avrebbero comportato un livello di protezione inadeguato per alcune specie e, in generale, per il benessere dei popolamenti ittici, mentre misure più restrittive avrebbero limitato eccessivamente le possibilità fruitive della risorsa ittica. Individuazione di specifici istituti Gli istituti individuati nel Piano Ittico sono previsti dalla normativa vigente. La loro collocazione rappresenta il frutto di un approfondita analisi riguardante sia aspetti di natura tecnico-operativa, sia le istanze della realtà 20

21 BOZZA DEL associativa locale, il cui pieno coinvolgimento rappresenta una condizione indispensabile ai fini del raggiungimento degli obiettivi connessi alla loro istituzione, sia di tutela e incremento delle popolazioni ittiche, sia di sviluppo dell attività alieutica. Scelte differenti da quelle indicate nel Piano avrebbero pertanto comportato una minore corrispondenza con le esigenze del territorio e dei fruitori. Definizione di interventi di gestione della fauna ittica La definizione degli interventi gestionali dei popolamenti ittici è avvenuta, anche in questo caso, valutando con attenzione sia una serie di elementi tecnico-scientifici disponibili (stato di conservazione dei popolamenti ittici e degli ambienti acquatici in termini qualitativi e quantitativi, con particolare riguardo alle specie di interesse conservazionistico), sia il quadro sociale, che determina la richiesta fruitiva. Le scelte individuate nel Piano permettono dunque di ottemperare agli obiettivi di tutela e incremento della fauna ittica autoctona, salvaguardando le caratteristiche genetiche e di rusticità delle popolazioni naturali, ma anche di garantire una soddisfacente attività alieutica. Definizione di interventi di miglioramento ambientale Il Piano, nell ambito degli interventi ambientali a sostegno indiretto della comunità ittica, individua alcune priorità sulla base dell analisi dello stato di qualità degli ambienti acquatici e dei popolamenti ittici, nonché delle principali criticità che caratterizzano tali comparti. Nello specifico, gli interventi citati nel Piano sono ritenuti di primaria importanza ai fini della tutela e del ripristino dell integrità degli habitat acquatici e della comunità ittica, in quanto la loro realizzazione costituisce il presupposto essenziale senza il quale non sarebbe ipotizzabile alcun intervento gestionale né, tantomeno, alcuna fruizione. Occorre infine ricordare che la tematica specifica risulta essere solo limitatamente di competenza dell Ufficio Pesca della Provincia; conseguentemente, gli interventi prospettati nel Piano sono da considerarsi un indicazione fornita ai soggetti competenti in materia e non possono essere considerati di per sé come prescrizioni vincolanti. 21

22 BOZZA DEL 4 OBIIETTIVII I DII PROTEZIIONE Z AMBIIENTALE E COERENZA DEL PIIANO Secondo quanto stabilito dalla Direttiva 2001/42/CE, nel Rapporto Ambientale devono essere indicati gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o nazionale, pertinenti al Piano, e il modo in cui tali obiettivi sono condivisi dal Piano stesso. A tal fine, l analisi della coerenza, che accompagna lo svolgimento dell intero processo di Valutazione Ambientale, assume un ruolo decisivo nel consolidamento degli obiettivi generali, nella definizione delle azioni proposte per il loro conseguimento, e nella valutazione della congruità complessiva del Piano rispetto al contesto pianificatorio, programmatico e normativo nel quale esso si inserisce Analliissii deelllla ccooeerreenza eesstteerrna L analisi della coerenza esterna consiste nella verifica della congruità degli obiettivi generali del Piano rispetto al quadro normativo e programmatico nel quale si inserisce, e può essere distinta, per convenzione, secondo due diversi piani dimensionali: verticale : riferito alla compatibilità rispetto a documenti redatti da differenti livelli di governo e ad un ambito territoriale più vasto o più limitato (internazionale-comunitario, nazionale, regionale, locale); orizzontale : riferito alla compatibilità rispetto a documenti prodotti dal medesimo livello di governo (stesso Ente o altri Enti) e quindi riferiti allo stesso ambito territoriale (provinciale). In particolare, la finalità dell analisi di coerenza verticale è quella di garantire la completa coerenza tra obiettivi e strategie del Piano e obiettivi di sostenibilità e protezione ambientale previsti a tutti i livelli di pianificazione/programmazione, in modo da escludere l esistenza di eventuali conflittualità; l analisi di coerenza orizzontale consente invece di verificare la possibilità di coesistenza di strategie differenti sullo stesso territorio, e individuare eventuali sinergie positive o negative da valorizzare o eliminare. Coerenza esterna verticale Il Piano Ittico, che interviene nell ambito della fauna ittica, della pesca e degli ambienti acquatici, definisce, rispetto a queste tre aree tematiche, i seguenti obiettivi: mantenimento e incremento delle popolazioni ittiche di pregio e di interesse alieutico, nonché tutela delle specie ittiche di interesse conservazionistico; gestione alieutica eco-sostenibile mediante lo sviluppo dell attività di pesca dilettantistica e la valorizzazione e razionalizzazione della pesca professionale; gestione delle acque correnti e dei bacini idrici che promuova la salvaguardia e la riqualificazione ambientale degli ecosistemi acquatici Dall analisi di coerenza di ciascuno degli obiettivi sopra indicati, è emersa la completa congruità degli indirizzi del Piano Ittico con quanto previsto dal contesto normativo, pianificatorio e programmatico attualmente in vigore, come risulta dalla tabella che segue nella quale sono riportati, per ogni obiettivo di Piano, i 22

23 BOZZA DEL documenti di riferimento (norme, piani, programmi), distinti per livello di governo o ambito territoriale o di pianificazione a cui sono riferiti. LIVELLO DI GOVERNO AMBITO TERRITORIALE O DI PIANIFICAZIONE DOCUMENTO DI RIFERIMENTO OBIETTIVO DI PIANO: mantenimento e incremento delle popolazioni ittiche di pregio e di interesse alieutico, nonché delle specie ittiche di interesse conservazionistico Internazionale - europeo Nazionale Regionale Locale/sito-specifico Convenzione di Berna relativa alla conservazione della vita selvatica e dell ambiente naturale in Europa, approvata dal Consiglio delle Comunità europee con decisione 82/72/CEE del 3 dicembre Direttiva Habitat 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Convenzione sulla diversità biologica tenutasi a Rio de Janeiro, approvata dal Consiglio delle Comunità europee con decisione 93/626/CEE del 25 ottobre Lista Rossa IUCN che classifica le specie animali e vegetali sulla base del livello di rischio di estinzione. Piano d'azione a favore della biodiversità. Comunicazione della Commissione Europea, del 22 maggio 2006 intitolata Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 e oltre - Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano. Il piano prevede, tra le sue azioni, la salvaguardia degli habitat e delle specie più minacciate all interno dell'unione Europea. Legge 5 agosto 1981 n Ratifica ed esecuzione della convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell ambiente naturale in Europa, con allegati, adottata a Berna il 19 settembre Legge 14 febbraio 1994, n Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla biodiversità, con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Lista Rossa dei Pesci d'acqua Dolce Indigeni in Italia (Zerunian S., 2002). Deliberazione Giunta Regionale 20 aprile 2001 n. 7/4345. Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia. Individua le priorità e le strategie di intervento ammesse per ogni tipologia di habitat. Legge Regionale 30 luglio 2001, n. 12. Norme per l incremento e la tutela del patrimonio ittico e l esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia. Regolamento Regionale 22 maggio 2003, n. 9. Attuazione della L.R. 30 luglio 2001 n. 12 «Norme per l incremento e la tutela del patrimonio ittico e l esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia». Deliberazione Giunta Regionale 23 gennaio 2004 n. 7/ Disposizioni per la tutela della fauna ittica, ai sensi dell art. 12, comma 2 della l.r. 12/2001. Deliberazione Giunta Regionale 11 febbraio 2005 n. 7/ L.r. 30 luglio 2001, n. 12, art. 8. Adozione documento tecnico regionale per la gestione ittica. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco dei Colli di Bergamo, approvato con l.r. 13 aprile 1991, n. 8. Tra gli obiettivi del piano vi è la tutela della fauna acquatica (art. 20). Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco regionale del Serio, approvato con d.g.r. n. 7/192 del 28 giugno 2000 e succ. mod.. Obiettivo del piano è la tutela e il potenziamento della fauna autoctona finalizzati a (art. 33): riqualificare gradualmente gli ambienti idonei per la conservazione delle specie indigene; disciplinare i prelievi in zone di particolare tutela; eliminare le specie infestanti dannose nei confronti della fauna autoctona. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco regionale Adda Nord, approvato con d.g.r. n. 7/2869 del 22 dicembre 2000 e succ. mod.. Il piano, all art. 38, si pone l obiettivo di tutela del patrimonio faunistico al fine di: 23

24 BOZZA DEL LIVELLO DI GOVERNO AMBITO TERRITORIALE O DI PIANIFICAZIONE DOCUMENTO DI RIFERIMENTO riqualificare gradualmente gli ambienti idonei per la conservazione e il potenziamento della fauna autoctona; disciplinare i prelievi delle specie; eliminare le specie dannose nei confronti della fauna indigena. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Regionale Oglio Nord, approvato con d.g.r. n. 8/548 del 4 agosto Il piano, all art. 35, si pone l obiettivo di tutela del patrimonio faunistico finalizzato a: riqualificare gradualmente gli ambienti idonei per la conservazione e il raggiungimento di densità di popolazione ottimali di fauna autoctona; disciplinare i prelievi faunistici; monitorare ed eventualmente eradicare le specie esotiche che possano perturbare l equilibrio delle biocenosi esistenti. OBIETTIVO DI PIANO: gestione alieutica eco-sostenibile mediante lo sviluppo dell attività di pesca dilettantistica e la valorizzazione e razionalizzazione della pesca professionale (acque dolci) Regionale Locale/sito-specifico Legge Regionale 30 luglio 2001, n. 12. Norme per l incremento e la tutela del patrimonio ittico e l esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia. Regolamento Regionale 22 maggio 2003, n. 9. Attuazione della L.R. 30 luglio 2001 n. 12 «Norme per l incremento e la tutela del patrimonio ittico e l esercizio della pesca nelle acque della Regione Lombardia». Deliberazione Giunta Regionale 11 febbraio 2005 n. 7/ L.r. 30 luglio 2001, n. 12, art. 8. Adozione documento tecnico regionale per la gestione ittica. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco regionale Adda Nord, approvato con d.g.r. n. 7/2869 del 22 dicembre 2000 e succ. mod.. All art. 38, comma 9, è specificato che alcune attività di gestione della fauna ittica (ripopolamenti ittici, immissione di ittiofauna, organizzazione di gare e manifestazioni di pesca) sono sottoposte a parere da parte dell Ente gestore del parco. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco regionale del Serio, approvato con d.g.r. n. 7/192 del 28 giugno 2000 e succ. mod.. All art. 33, comma 17, è specificato che all Ente gestore del parco compete il parere relativo a immissioni e ripopolamenti e all organizzazione di gare e manifestazioni di pesca. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Regionale Oglio Nord, approvato con d.g.r. n. 8/548 del 4 agosto All art. 35, comma 8, è specificato che l Ente gestore del parco esprime un parere relativo a immissioni e ripopolamenti e all organizzazione di gare e manifestazioni di pesca al di fuori dei campi di gara permanenti. OBIETTIVO DI PIANO: gestione delle acque correnti e dei bacini idrici che promuova la salvaguardia e la riqualificazione ambientale degli ecosistemi acquatici Internazionale - europeo Direttiva Habitat 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Risoluzione 1 febbraio 1993 del Consiglio e dei rappresentanti dei Governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio riguardante un programma comunitario di politica e d azione a favore dell ambiente e di uno sviluppo sostenibile Programma politico e d'azione della Comunità europea a favore dell'ambiente e di uno sviluppo sostenibile. Relativamente alle acque dolci di superficie pone l obiettivo di mantenere un elevato livello di qualità ecologica con una biodiversità corrispondente nella misura del possibile allo stato naturale di un dato bacino idrico, e di migliorare la qualità per ottenere una migliore qualità ecologica e garantire un elevato livello della qualità già esistente. Decisione n. 2179/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24 settembre 1998 relativa al riesame del programma comunitario di politica ed azione a favore dell'ambiente e di uno sviluppo sostenibile Per uno sviluppo durevole e sostenibile. In materia di protezione delle acque, specifica l importanza di sviluppare un quadro globale che preveda un sistema integrato di pianificazione e di gestione delle risorse idriche. Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Tra gli obiettivi della direttiva vi è la protezione delle acque superficiali interne che migliori lo stato degli ecosistemi acquatici e favorisca l utilizzo sostenibile delle risorse idriche. Direttiva 2006/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 6 settembre 2006 sulla qualità delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee 24

25 BOZZA DEL LIVELLO DI GOVERNO AMBITO TERRITORIALE O DI PIANIFICAZIONE Nazionale Regionale alla vita dei pesci. DOCUMENTO DI RIFERIMENTO Legge 5 gennaio 1994 n. 37. Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche. Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole - Testo aggiornato a seguito delle disposizioni correttive ed integrative di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n "Norme in materia ambientale. Il decreto tratta le norme in materia di tutela delle acque dall inquinamento nella parte III, sezione II, ponendosi, tra gli obiettivi, la protezione e il miglioramento dello stato degli ecosistemi acquatici, e il mantenimento della capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici e la loro capacità di sostenere ampie e diversificate biocenosi. Nella successiva sezione III sono invece riportate le norme in materia di gestione delle risorse idriche. Legge Regionale 12 dicembre 2003 n. 26 (e succ. mod.). Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche. La legge definisce l acqua quale patrimonio dell umanità da tutelare in quanto risorsa esauribile di alto valore ambientale, culturale ed economico (art. 41, comma 1). Tra gli obiettivi che si pone la norma in materia di risorse idriche vi sono: la tutela e la valorizzazione del patrimonio idrico, nel rispetto degli equilibri naturali e degli ecosistemi esistenti; il miglioramento della qualità delle acque attraverso la prevenzione e la riduzione dell inquinamento; la tutela e il miglioramento degli ecosistemi acquatici nello loro caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e territoriali, mantenendo la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici e la loro capacità di sostenere comunità vegetali e animali ampie e diversificate. Programma Regionale di Sviluppo della VIII Legislatura, approvato con d.c.r. 26 ottobre 2005 n. VIII/25. Nell ambito delle linee strategiche dell'azione di governo regionale riguardanti l ambiente (capitolo 6, paragrafo 6.4), il programma attribuisce notevole importanza alle misure per l uso e il risparmio delle acque e agli strumenti di partenariato volti a favorire e attuare una gestione integrata degli interventi di riqualificazione dei corpi idrici, tutela della qualità delle acque, sicurezza idraulica. Regolamento Regionale 24 marzo 2006, n. 2. Disciplina dell'uso delle acque superficiali e sotterranee, dell'utilizzo delle acque a uso domestico, del risparmio idrico e del riutilizzo dell'acqua in attuazione dell'art. 52, comma 1, lettera c) della legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26. La norma prevede che, per i corsi d'acqua superficiali soggetti a prelievo, sia verificata la disponibilità della risorsa idrica, sia garantito il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dalla pianificazione di settore, e sia garantito il deflusso minimo vitale (DMV) a valle della captazione. Deliberazione Giunta Regionale 29 marzo 2006 n. 8/2244. Approvazione del Programma di uso e tutela delle acque, ai sensi dell articolo 44 del d.lgs.152/99 e dell articolo 55, comma 19 della l.r. 26/2003. Programma di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia, marzo 2006). Il programma individua: i corpi idrici a specifica destinazione e le aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall inquinamento e di risanamento; gli obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici significativi e per quelli a specifica destinazione d uso; gli indirizzi, le strategie di intervento e di gestione volti a garantire il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi previsti dal D.lgs. 152/99 e le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico; il programma di analisi delle caratteristiche del bacino idrografico e dell impatto esercitato dall attività antropica sullo stato dei corpi idrici. 25

26 BOZZA DEL LIVELLO DI GOVERNO AMBITO TERRITORIALE O DI PIANIFICAZIONE Locale/sito-specifico DOCUMENTO DI RIFERIMENTO Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), approvato con d.c.r. 6 marzo N. VII/197, e succ. mod., che individua ambiti di elevata naturalità e di rilevanza regionale per i quali gli obiettivi generali individuati dal PTPR sono il recupero e la tutela della naturalità e delle caratteristiche morfologiche e vegetazionali dei luoghi. Piano Territoriale Regionale (PTR) della Lombardia, approvato con d.g.r. n. 8/6447 del 16 gennaio Nel recente PTR è stato integrato e aggiornato il PTPR approvato nel 2001, in linea con la "Convenzione Europea del paesaggio" e con il D.lgs. 42/2004. Il PTR, che tra gli obiettivi si prefigge anche la tutela dell ambiente, fornisce gli indirizzi di riqualificazione e contenimento del degrado paesaggistico relativamente alle fasce fluviali e lacuali interessate da eventi alluvionali e ai corpi idrici caratterizzati da un elevato grado di inquinamento delle acque. Legge Regionale 31 marzo 2008 n. 10. Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea. Tra gli obiettivi della legge vi è la salvaguardia degli habitat della piccola fauna e della flora autoctone, favorendo l eliminazione o la riduzione dei fattori di alterazione ambientale anche nelle zone umide, negli alvei dei corsi d acqua e nei bacini lacustri naturali e artificiali. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco dei Colli di Bergamo, approvato con l.r. 13 aprile 1991, n. 8. Tra gli obiettivi del piano vi è la tutela dei corsi d acqua e dell ambiente fluviale (art. 17). Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco regionale del Serio, approvato con d.g.r. n. 7/192 del 28 giugno 2000 e succ. mod.. Il PTC, all art. 29, definisce l ecosistema fluviale del Fiume Serio e di tutto il reticolo minore ad esso collegato, quale elemento naturalistico fondamentale caratterizzante il parco, e pone, relativamente agli interventi sulle acque e le fasce fluviali, obiettivi di tutela, rinaturalizzazione e recupero ambientale. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco regionale Adda Nord, approvato con d.g.r. n. 7/2869 del 22 dicembre 2000 e succ. mod.. Il PTC, all art. 32, evidenzia l importanza dell ecosistema fluviale dell asta principale del fiume e di tutto il reticolo minore ad esso collegato, quale fondamentale elemento naturalistico e paesistico del parco. Uno degli obiettivi principali del piano è la tutela e la salvaguardia dell ecosistema acquatico mediante la conservazione e il miglioramento dell ambiente naturale fluviale e ripariale, della qualità delle acque e delle aree golenali. Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) del Parco Regionale Oglio Nord, approvato con d.g.r. n. 8/548 del 4 agosto Il PTC, all art. 29, evidenzia l importanza dell ecosistema fluviale del Fiume Oglio e di tutto il reticolo minore ad esso collegato, quale fondamentale elemento naturalistico e paesistico del parco. L obiettivo di tutela del fiume e degli ambienti marginali è finalizzato alla conservazione e al miglioramento dell ambiente naturale fluviale e ripariale, della qualità delle acque e delle aree golenali. Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico (PAI) predisposto dell Autorità di Bacino del Fiume Po, adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 del 26 aprile Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) elaborato dall Autorità di Bacino del Fiume Po. Il piano, confluito nel PAI in corrispondenza dell'approvazione di quest'ultimo, individua le misure finalizzate a perseguire obiettivi di difesa del rischio idraulico, di mantenimento, salvaguardia e recupero dell ambiente fluviale e delle sue componenti, di conservazione dei valori paesaggistici, storici, artistici e culturali all interno delle regioni fluviali. Tabella 4-1. Elementi di analisi della coerenza esterna verticale. Coerenza esterna orizzontale Ai fini di questo tipo di analisi, gli obiettivi generali del Piano sono stati confrontati con quelli generali definiti da altri piani e programmi dello stesso livello di governo e riferiti allo stesso ambito territoriale. Anche in questo caso dall analisi di coerenza è emersa la totale congruità complessiva degli obiettivi di piano rispetto al contesto pianificatorio e programmatico provinciale. L esito positivo dell analisi di coerenza esterna orizzontale è evidenziato nella tabella che segue, dove sono indicati gli obiettivi generali dei documenti programmatici della Provincia di Bergamo considerati. 26

27 BOZZA DEL DOCUMENTO DI RIFERIMENTO Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), approvato dal Consiglio Provinciale con delibera n. 40 del 22/04/2004 Disposizioni provinciali per l esercizio della Pesca nelle acque territoriali di competenza in attuazione della LR 12/01 e del R.R. n. 9/03 OBIETTIVI IN MATERIA DI ACQUE - PESCA - FAUNA ITTICA Il PTCP costituisce il documento di pianificazione territoriale paesistica, ambientale e urbanistica, che definisce le linee strategiche generali per la valorizzazione e lo sviluppo del territorio provinciale. In materia di acque il PTCP si pone l obiettivo generale di tutela della qualità delle acque superficiali. Nelle presenti disposizioni sono indicati i mezzi e le modalità di pesca, i periodi di divieto, le misure minime, le quantità massime di catture giornaliere, le zone particolari di tutela. Tabella 4-2. Elementi di analisi della coerenza esterna orizzontale Analliissii deelllla ccooeerreenza iintteerrna Una volta verificata la coerenza esterna del Piano, e quindi la compatibilità degli obiettivi prefissati rispetto all intero contesto normativo, programmatico e ambientale-territoriale nel quale si inserisce, è necessario valutare la coerenza delle proposte di intervento e quindi dei contenuti stessi del Piano. La coerenza interna riguarda, infatti, la compatibilità tra gli obiettivi che il Piano si è prefissato e le linee d azione che lo stesso propone per il raggiungimento di tali obiettivi. Questo tipo di analisi consente pertanto di individuare eventuali contraddizioni all interno del Piano. La modalità con cui si procede alla verifica della corrispondenza tra obiettivi e azioni di piano, consiste nella definizione di indicatori adeguati che possano mettere in luce elementi conflittuali, incongruità, o aspetti del Piano non considerati o non trattati in modo sufficientemente approfondito. A questo proposito, il documento della Regione Lombardia Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi articolo 4 della L.R. 11 marzo 2005, n. 12, al punto 5.11, specifica come la coerenza interna delle relazioni esistenti tra obiettivi e linee di azione del piano debba essere verificata, appunto, mediante un sistema di indicatori che rappresentino le attività o azioni previste. L analisi della coerenza interna si articola dunque in due fasi distinte: verifica della corrispondenza tra obiettivi e azioni: per ciascun obiettivo, generale o specifico, che il Piano si è posto, deve essere individuata almeno un azione finalizzata al relativo conseguimento; in questo modo si effettua un iniziale valutazione della validità del Piano che consente di identificare eventuali obiettivi dichiarati ma non perseguiti mediante azioni specifiche e quindi di ovviare a possibili carenze del Piano; definizione, per ogni azione di piano, di almeno un indicatore che consenta di stabilire una relazione chiara tra azione intrapresa ed effetti correlati e, quindi, in ultima analisi, che espliciti il legame esistente tra azione e obiettivo corrispondente; in questa fase viene valutata l adeguatezza degli interventi previsti dal Piano, in funzione delle finalità prefissate, in quanto consente di verificare l esistenza o meno di elementi di contrasto o contraddizione tra gli obiettivi specifici e le diverse azioni previste dal Piano, rispetto a un medesimo obiettivo generale. 27

28 BOZZA DEL Per quanto riguarda la fase di definizione del sistema degli obiettivi e delle azioni, il Piano Ittico ha individuato per ciascuno degli obiettivi prefissati un azione o, in molti casi, una serie di azioni che possono essere distinte in due tipologie principali: azioni di gestione faunistica e alieutica, direttamente finalizzate alla tutela, al mantenimento e all incremento della fauna ittica autoctona, nonché alla pianificazione di un attività alieutica ecosostenibile; azioni di riqualificazione ambientale, volte al miglioramento della qualità degli ambienti acquatici e che pertanto concorrono indirettamente anche al sostegno delle popolazioni ittiche. Relativamente al sistema di indicatori, sono stati individuati gli indicatori ritenuti più adeguati sulla base delle seguenti caratteristiche: pertinenza: attinenza dell indicatore alle tematiche proposte negli obiettivi; significatività: capacità dell indicatore di rappresentare in modo chiaro ed efficace le problematiche; popolabilità: disponibilità di dati per il calcolo dell indicatore; aggiornabilità: possibilità di avere nuovi valori della stessa serie storica che permettano l aggiornamento dell indicatore; rapporto costi/efficacia buono: dispendio di risorse non eccessivo per il reperimento dei dati utili per la definizione dell indicatore in rapporto all informazione finale contenuta nell indicatore stesso; massimo livello di dettaglio significativo: possibilità di rappresentare la distribuzione spaziale dei valori dell indicatore sul territorio utilizzando informazioni georeferenziate; comunicabilità: immediata comprensibilità da parte di un pubblico di tecnici e di non tecnici, semplicità di interpretazione e di rappresentazione mediante impiego di strumenti quali tabelle grafici o mappe; sensibilità alle azioni di piano: capacità dell indicatore di registrare le variazioni significative delle componenti ambientali indotte dall'attuazione delle azioni di Piano; tempo di risposta sufficientemente breve: l indicatore deve essere in grado di riflettere i cambiamenti generati dalle azioni di Piano in un intervallo temporale sufficientemente breve per evitare un riorientamento del Piano tardivo e l insorgere di fenomeni di accumulo non trascurabili sul lungo periodo; impronta spaziale: capacità dell indicatore di rappresentare nello spazio l andamento dei fenomeni che descrive. Nello specifico, sono stati selezionati indicatori in grado di mettere in relazione le azioni di Piano con gli obiettivi; indicatori di questo tipo, definiti indicatori di prestazione o prestazionali, permettono, infatti, di valutare il grado di conseguimento degli obiettivi (in termini di efficacia e di efficienza) e di attuazione delle linee di azione del Piano, e consentono di monitorarne gli effetti sull ambiente. In particolare, gli indicatori prestazionali individuati si possono ricondurre a due diverse tipologie: 28

29 BOZZA DEL indicatori di risultato: descrivono o quantificano l effetto prodotto dalle azioni e dalle strategie di Piano; indicatori di realizzazione: indicano se e in che modo le azioni e le strategie di Piano sono state portate a compimento. Nelle due tabelle che seguono (Tabella 4-3 e Tabella 4-4) sono descritti gli indicatori prestazionali di risultato e di realizzazione individuati. Come si può osservare, alcuni indicatori prestazionali sono stati raggruppati in un unico indicatore che tiene conto di tutte le informazioni fornite dai diversi indicatori prestazionali che lo costituiscono. In Tabella 4-5 è riportata la matrice di sintesi dell analisi della coerenza interna, che mette in relazione gli obiettivi con le azioni di Piano, e definisce l indicatore o gruppo di indicatori corrispondenti. In questa tabella i gruppi di indicatori precedentemente individuati sono riportati con il nome del solo gruppo di riferimento. 29

30 GRUPPO DI INDICATORI Stato dell ecosistema acquatico Qualità delle acque Stato dell ittiocenosi INDICATORE PRESTAZIONALE DI RISULTATO UNITÀ DI MISURA DESCRIZIONE Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) I-V (classi) Indice che valuta la funzionalità idrobiologica dell habitat fluviale e ripario di un tratto di corso d acqua Habitat Assessment (HA) I-IV (classi) Indice che valuta l integrità complessiva dell habitat fluviale in un tratto e la sua idoneità ad ospitare una biocenosi acquatica Unità di mesohabitat fluviale % Indicatore che valuta la percentuale di superficie rappresentata dalle diverse unità idraulico-morfologiche (run riffle pool) che caratterizzano un tratto di corso d acqua Indice Biotico Esteso (IBE) Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) I-V (classi) I-V (classi) Indice che valuta la qualità biologica dell acqua sulla base dell eterogeneità della comunità macrobentonica e del diverso grado di sensibilità alle alterazioni ambientali dei gruppi sistematici che la costituiscono Indice che valuta il livello di inquinamento da macrodescrittori (Ossigeno Disciolto, BOD 5, COD, Azoto ammoniacale, Azoto nitrico, Fosforo totale, Escherichia coli) come previsto dal D.Lgs. 152/99 e succ. mod.; rappresenta una misura del grado di inquinamento di natura chimica, chimico - fisica e microbiologica dell acqua Stato Ecologico dei corsi d acqua (SECA) I-V (classi) Indice che valuta la qualità degli ecosistemi fluviali sulla base dei risultati del LIM e dell IBE, come previsto dal D.Lgs. 152/99 e succ. mod. Stato Ecologico dei laghi (SEL) Stato Ambientale I-V (classi) I-V (classi) Indice che valuta la qualità degli ecosistemi lacustri sulla base dello stato trofico (Fosforo totale, trasparenza, Ossigeno ipolimnico, Clorofilla a ), come previsto dal D.Lgs. 152/99 e succ. mod. Indice che valuta la qualità degli ecosistemi acquatici sulla base dei risultati dello Stato Ecologico e dello Stato Chimico (inquinanti chimici organici e inorganici), come previsto dal D.Lgs. 152/99 e succ. mod. Ossigeno disciolto mg/l - % sat Parametro che indica la concentrazione e la percentuale di saturazione di ossigeno disciolto Conducibilità elettrica specifica µs/cm Parametro che indica la quantità di sali solubili in acqua ph Unità Parametro che indica la concentrazione di ioni idrogeno nell acqua Temperatura C Parametro che indica la temperatura dell acqua Domanda Biochimica di Ossigeno (BOD 5 ) mg/l O 2 Parametro che indica la quantità di ossigeno necessaria ai microrganismi aerobi per degradare, ad una temperatura fissata e in un periodo di tempo determinato (5 giorni), la materia organica biodegradabile presente in un campione di acqua Domanda Chimica di Ossigeno (COD) mg/l O 2 Parametro che indica la quantità di ossigeno necessaria per la completa ossidazione chimica dei composti organici e inorganici presenti in un campione di acqua, ad una data temperatura e in un periodo di tempo determinato Solidi Sospesi Totali (SST) mg/l Parametro che indica il contenuto di sostanze indisciolte presenti in un campione di acqua Trasparenza (disco di Secchi) m Parametro che indica la profondità di scomparsa del disco di Secchi; rappresenta una misura indiretta della produttività di un lago Azoto totale mg/l N Parametro che indica la concentrazione di azoto totale in un campione di acqua Azoto ammoniacale mg/l N Parametro che indica la concentrazione di azoto ammoniacale (NH 4 ) in un campione di acqua Azoto nitroso mg/l N Parametro che indica la concentrazione di azoto nitroso (NO 2 ) in un campione di acqua Azoto nitrico mg/l N Parametro che indica la concentrazione di azoto nitrico (NO 3 ) in un campione di acqua Fosforo totale µg/l P Parametro che indica la concentrazione di fosforo totale in un campione di acqua Coliformi totali UFC/100 ml Parametro che indica la concentrazione di coliformi totali in un campione di acqua; rappresenta un indicatore di contaminazione non recente Coliformi fecali UFC/100 ml Parametro che indica la concentrazione di coliformi di origine fecale in un campione di acqua; rappresenta un indicatore di contaminazione recente Composizione in specie - Lista delle specie che compongono la comunità ittica Ricchezza in specie N Numero complessivo di specie che compongono la comunità ittica Composizione della comunità ittica 1-5 (classi) Valuta l abbondanza relativa delle diverse specie ittiche, evidenziando eventuali dominanze Struttura di comunità % di frequenza Valuta l abbondanza relativa delle diverse famiglie, evidenziando i rapporti interspecifici Struttura di popolazione 1-5 (classi) Valuta l abbondanza relativa delle diverse classi di età (giovani, subadulti, adulti), evidenziando eventuali squilibri Specie di interesse conservazionistico N Numero di specie ittiche di interesse conservazionistico (oggetto di direttive comunitarie di protezione e tutela, liste rosse, endemismi, ecc.) Rapporto specie autoctone/alloctone % Indica il rapporto tra il numero di specie autoctone rispetto a quello delle specie esotiche presenti nella comunità ittica Stato dell ornitofauna Consistenza sui posatoi N ittiofagi Consistenza del popolamento ornitico ittiofago presso i diversi posatoi, e variazioni stagionali ittiofaga Consistenza negli ambienti acquatici N ittiofagi Consistenza del popolamento ornitico ittiofago in corrispondenza degli ambienti acquatici lotici e lentici, e variazioni stagionali - Visitatori delle pagine web dedicate N di visitatori Valuta la fruizione del sito web della Provincia quale strumento di divulgazione del tema della fauna ittica e della programmazione e pianificazione provinciale della pesca - Libretto del pescato per pescatori di professione - Libretto segnacatture per pescatori dilettanti N di pesci catturati per corso d acqua o tratto - Licenze di pesca N /anno Numero di licenze di pesca rilasciate annualmente dalla Provincia - Pescatori di professione N Numero di pescatori di professione sul territorio provinciale Tabella 4-3. Indicatori prestazionali di risultato individuati per il Piano Ittico. Strumento informativo che consente, per ogni stagione di pesca, di quantificare il prelievo delle specie per ogni corso d acqua o tratto e valutarne l andamento; le informazioni ricavate consentono inoltre di verificare l adeguatezza delle scelte gestionali adottate 30

31 GRUPPO DI INDICATORI Piano annuale degli interventi di controllo delle popolazioni ornitiche ittiofaghe Esiti degli interventi di controllo delle popolazioni ornitiche ittiofaghe INDICATORE PRESTAZIONALE DI REALIZZAZIONE UNITÀ DI MISURA Calendario degli interventi - Tipologia di intervento - Modalità di intervento - Localizzazione degli interventi - Rapporti periodici - - Deflusso Minimo Vitale (DMV) l/s DESCRIZIONE Documento che indica le date, la tipologia, le modalità di intervento e la localizzazione delle attività di controllo delle popolazioni ornitiche ittiofaghe - Progetti esecutivi di passaggi artificiali per pesci N Indica il numero di progetti esecutivi di passaggi artificiali per pesci conclusi - Passaggi artificiali per pesci realizzati N Indica il numero complessivo di opere realizzate Strumento che valuta l efficacia delle azioni di controllo periodiche sulla base dei risultati ottenuti dalle diverse tipologie e modalità di intervento sperimentate; il documento contiene anche informazioni georeferenziate relative alla localizzazione e al numero degli interventi effettuati Parametro che indica la portata che deve essere rilasciata a valle di una derivazione idrica affinché siano garantite la sopravvivenza delle biocenosi acquatiche e il mantenimento delle funzioni ecologiche dell ecosistema acquatico - Estensione di corso d acqua ripristinata km Indica i km di corso d acqua resi percorribili dalla fauna ittica a seguito della realizzazione di passaggi artificiali per pesci - Estensione delle fasce riparie riqualificate km / m 2 Indica i km e/o la superficie delle fasce riparie interessate da interventi di manutenzione / riqualificazione N ed estensione dei siti Quantità N riproduttivi lacustri Indica il numero e la superficie complessiva delle aree di riproduzione ittica presso i litorali lacustri interessati da intervento di miglioramento e manutenzione oggetto di intervento Estensione m 2 N, localizzazione ed estensione delle zone istituite Quantità N Localizzazione - Estensione m / m 2 Numero, localizzazione cartografica ed estensione delle zone istituite dal Piano Ittico (zone di protezione e ripopolamento, zone di tutela, zone per la pesca invernale, zone per le gare e le manifestazioni di pesca, tratti per la pesca a mosca, zone per la pesca subacquea, tratti per la pesca a riva con reti professionali) N e taglia dei pesci Quantitativo N immessi Taglia cm Quantitativo di materiale Quantità immessa N ittico immesso o valore dell importo equivalente Specie ittica - corrisposto Valore dell importo equivalente corrisposto - Comunicazione dell avvio dell intervento - Programma delle azioni di contenimento delle specie ittiche alloctone dannose Calendario degli interventi - Specie ittica - Modalità di intervento - Localizzazione degli interventi - N e tipologia di Quantità N interventi effettuati Tipologia di intervento - Numero e taglia dei pesci immessi (e specie di appartenenza) nell ambito dei ripopolamenti ittici Quantitativo di materiale ittico e specie di appartenenza immesso o valore dell importo equivalente corrisposto ai fini degli adempimenti degli obblighi ittiogenici da parte dei soggetti derivatori o quale misura di salvaguardia del patrimonio ittico in caso di asciutte, interruzioni e interventi in alveo Gli interventi in alveo nei corsi d acqua naturali o artificiali che, per intero o in parte, modificano la portata e comportano interruzione o asciutta del corpo idrico, devono essere comunicati al Servizio Caccia e Pesca e al Corpo di Polizia della Provincia almeno 30 giorni prima dell inizio dei lavori Documento che indica le date, le modalità e la localizzazione delle attività di contenimento e la/e specie ittica oggetto di intervento N e tipologia di interventi di miglioramento delle strutture produttive effettuati Dati di produzione Uova prodotte Avannotti prodotti N uova/anno N avannotti /anno Produzione annuale di uova e avannotti derivante dalle attività degli incubatoi ittici e dalla riproduzione artificiale - Conferenze, convegni - Eventi organizzati al fine di divulgare le attività di tutela e incremento delle specie ittiche in atto o previste - Materiale divulgativo prodotto - Realizzazione di opuscoli, poster, brochure, ecc., al fine di divulgare le attività di tutela e incremento delle specie ittiche in atto o previste - Gare e manifestazioni di pesca N /anno Numero di autorizzazioni di gare e manifestazioni di pesca rilasciate annualmente dalla Provincia - Rapporti della Polizia Provinciale - - Corsi di formazione e aggiornamento per agenti di vigilanza volontari e per operatori Documenti di valutazione dell attività di vigilanza della pesca; le informazioni costituiscono una misura indiretta dell efficacia e dell adeguatezza delle strategie gestionali adottate - Valuta l impegno da parte della Provincia nella formazione del corpo di vigilanza dell attività alieutica - Pubblicazioni del calendario di pesca distribuite N Valuta l impegno da parte della Provincia nella divulgazione della programmazione e pianificazione provinciale della pesca Tabella 4-4. Indicatori prestazionali di realizzazione individuati per il Piano Ittico. 31

32 OBIETTIVI GENERALI Tutela delle specie ittiche di interesse conservazionistico e mantenimento e incremento delle popolazioni ittiche di pregio soggette a maggior pressione di pesca OBIETTIVI SPECIFICI Tutela e mantenimento delle specie ittiche di pregio Tutela e incremento delle popolazioni ittiche autoctone Tutela del patrimonio ittico Ripristino della funzionalità fluviale e del corridoio ecologico Ripristino della continuità fluviale longitudinale Ripristino della continuità fluviale trasversale Sostegno indiretto alla riproduzione naturale Sensibilizzazione sul tema della fauna ittica TIPOLOGIA Gestione faunistica e alieutica Gestione faunistica e alieutica Potenziamento delle attività produttive presso gli incubatoi ittici Gestione faunistica Riqualificazione degli ecosistemi acquatici Deframmentazione del corridoio acquatico Riqualificazione degli ecosistemi acquatici Divulgazione AZIONI DESCRIZIONE Istituzione di zone di salvaguardia (zone di protezione e ripopolamento e zone di tutela) Divieto di pesca Ripopolamenti ittici nelle acque vocazionali Azioni di salvaguardia del temolo Controllo delle specie ittiche alloctone dannose Prescrizione degli obblighi ittiogenici ai soggetti derivatori Miglioramento delle strutture produttive Programmi di gestione degli incubatoi ittici Attività di riproduzione artificiale utilizzando individui selvatici di popolazioni locali Stato dell ittiocenosi Programma delle azioni di contenimento effettuate Stato dell ittiocenosi N e taglia dei pesci immessi Stato dell ittiocenosi Stato dell ittiocenosi Stato dell ittiocenosi Programma delle azioni di contenimento effettuate INDICATORI O GRUPPO DI INDICATORI Quantitativo di materiale ittico e specie di appartenenza immesso o valore dell importo equivalente corrisposto N e tipologia di interventi effettuati Dati di produzione Dati di produzione Mitigazione dell attività predatoria degli uccelli ittiofagi Stato dell ittiocenosi Misure di salvaguardia del patrimonio ittico in caso di asciutte, interruzioni e interventi in alveo Rilascio di DMV a valle di ogni captazione Realizzazione di passaggi artificiali per pesci nel reticolo idrografico prioritario per le migrazioni Interventi di manutenzione della vegetazione riparia lungo gli alvei fluviali Miglioramento e manutenzione delle aree di riproduzione ittica presso i litorali lacustri Divulgazione delle attività di tutela e incremento delle specie ittiche Stato dell ornitofauna ittiofaga Piano annuale degli interventi di controllo Esiti degli interventi di controllo Comunicazione dell avvio dell intervento Quantitativo di materiale ittico e specie di appartenenza immesso o valore dell importo corrisposto Valore di DMV Stato dell ittiocenosi Stato dell ecosistema acquatico Qualità delle acque N di progetti esecutivi N di opere realizzate Km di corso d acqua ripristinati Stato dell ittiocenosi Estensione delle fasce riparie riqualificate Stato dell ecosistema acquatico Stato dell ittiocenosi Qualità delle acque N ed estensione dei siti oggetto di intervento Stato dell ittiocenosi N visitatori delle pagine web dedicate Conferenze, convegni Materiale divulgativo prodotto 32

33 OBIETTIVI GENERALI Pianificazione dell attività alieutica e della gestione delle acque che privilegi la tutela della riproduzione naturale e la sopravvivenza della fauna ittica OBIETTIVI SPECIFICI Gestione delle acque sostenibile Sviluppo dell attività di pesca dilettantistica Valorizzazione e razionalizzazione della pesca professionale Tabella 4-5. Analisi della coerenza interna del Piano Ittico. TIPOLOGIA AZIONI DESCRIZIONE Gestione delle acque Classificazione-categorizzazione delle acque Stato dell ittiocenosi Gestione faunistica e alieutica Istituzione di zone a fruizione di pesca differenziata (pesca invernale, pesca a mosca, no-kill gare e manifestazioni di pesca, pesca subacquea) Regolamentazione dell attività alieutica 1 Stato dell ecosistema acquatico Qualità delle acque N, localizzazione ed estensione delle zone istituite Libretto segnacatture N di gare e manifestazioni di pesca N licenze di pesca Libretto segnacatture INDICATORI O GRUPPO DI INDICATORI Stato dell ittiocenosi Vigilanza della Polizia Provinciale Attività di vigilanza della pesca Rapporti della Polizia Provinciale Formazione e divulgazione Interventi formativi Corsi di formazione e aggiornamento per agenti di vigilanza volontari e per operatori Divulgazione della programmazione e pianificazione N di pubblicazioni del calendario di pesca distribuite annuale della pesca N visitatori delle pagine web dedicate Gestione alieutica Definizione dei tratti lacuali dove è consentita la pesca N, localizzazione ed estensione delle zone istituite a riva con reti professionali Regolamentazione della pesca professionale 2 Libretto del pescato Stato dell ittiocenosi N di pescatori di professione Vigilanza della Polizia Provinciale Attività di vigilanza della pesca Rapporti della Polizia Provinciale Formazione e divulgazione Interventi formativi Corsi di formazione e aggiornamento per agenti di vigilanza volontari e per operatori Divulgazione della programmazione e pianificazione N di pubblicazioni del calendario di pesca distribuite annuale della pesca N visitatori delle pagine web dedicate 1 Definizione di misure minime, periodi di divieto e limiti di cattura giornalieri. 2 Regolamento della pesca professionale nel Lago d Iseo: norme di carattere generale; elenco, tempi e modalità degli attrezzi consentiti. 33

34 Dall analisi degli elementi riportati nelle tabelle precedenti emerge come, in linea generale, il periodico monitoraggio dello stato dei popolamenti ittici e della qualità ecologica degli ambienti acquatici possa fornire le migliori indicazioni circa l efficacia delle linee d azione attuate per conseguire gli specifici obiettivi prefissati. A questo proposito, è importante sottolineare come tutte le informazioni riportate nella Carta Ittica Provinciale, periodicamente sottoposta ad aggiornamento, delineando un quadro esaustivo delle condizioni dell ittiofauna e degli habitat acquatici, costituiscano un concreto e fondamentale indice di raggiungimento delle finalità esplicitate dal Piano e, di conseguenza, anche della validità o meno delle strategie e delle scelte adottate. È, infatti, evidente che obiettivi quali la tutela del patrimonio ittico e il miglioramento degli ambienti acquatici siano verificabili nel tempo essenzialmente grazie ad indicatori dello stato dei popolamenti ittici e dell integrità ecologica degli ambienti in cui essi vivono, che consentono anche di definire un andamento temporale delle condizioni di queste due componenti ambientali, e, quindi, di valutare l adeguatezza degli interventi attuati rispetto al quadro ambientale preesistente. 34

35 5 QUADRO AMBIIENTALE In questo capitolo è illustrato il quadro ambientale relativo agli aspetti pertinenti al Piano Ittico, rappresentati dagli ambienti acquatici e dalla fauna ittica. Le informazioni sono state tratte principalmente dalla Carta Ittica Provinciale di Bergamo (Graia, 2007a), alla quale si rimanda per ulteriori approfondimenti, nonché dai Rapporti sullo Stato dell Ambiente disponibili per la Regione Lombardia e per la Provincia di Bergamo, dove sono riportati i dati di monitoraggio delle acque effettuati dall ARPA Lombardia. A questo proposito occorre evidenziare come il Piano Ittico, a differenza di altri strumenti pianificatori, sia un documento che la normativa di settore prevede sia sempre accompagnato dalla Carta delle Vocazioni Ittiche, che pertanto costituisce il quadro conoscitivo di riferimento ambientale e faunistico a supporto dell attività pianificatoria Sttattoo attttualee l deegllii eeccoossiisstteemii accquattiiccii Il territorio provinciale di Bergamo è solcato in direzione nord-sud da corsi d acqua che ne caratterizzano il paesaggio: i fiumi Adda, Oglio, Brembo e Serio, ai quali si somma, nella pianura, un ricco reticolo di corsi d acqua minori e risorgive naturali. I laghi d Iseo e di Endine rappresentano i bacini lacustri più significativi, cui si aggiungono numerosi specchi d acqua distribuiti perlopiù nella zona montana. L uso idroelettrico e l uso irriguo motivano il 96% dei volumi d acqua derivati in Provincia di Bergamo. Le derivazioni ad uso idroelettrico sono preponderanti ma rappresentano solo uno sfasamento temporale dei deflussi; il principale problema generato dagli impianti idroelettrici sui corpi idrici è costituito dalla portata d acqua a valle di ciascuna opera di presa: occorre, infatti, garantire il deflusso minimo vitale sufficiente per il mantenimento della vita acquatica. Per le attività agricole vengono utilizzate acque derivate sia da falde sotterranee sia da corpi idrici, circa in ugual proporzione; per gli altri usi vengono derivate principalmente acque sotterranee, captandole sia da sorgenti che da pozzi. La problematica degli scarichi di acque reflue nei corpi idrici superficiali si rivela articolata: nel 2005 risultavano presenti scarichi, con un notevole incremento numerico rispetto al Poco meno del 10% di tali scarichi fa capo a impianti di depurazione e ad insediamenti industriali (che garantiscono in proprio il rispetto dei limiti normativi vigenti) e rappresentano quantitativamente gli scarichi più significativi; il 67% degli scarichi comprende sfioratori e scarichi da acque meteoriche, ed è quindi quantitativamente poco rappresentativo; il 23% è rappresentato da terminali di pubblica fognatura. La conformità normativa delle acque trattate negli impianti di depurazione consortili (acque fognarie) o nei depuratori privati (scarichi industriali) non è particolarmente soddisfacente, situazione parzialmente giustificata dall età media dei depuratori presenti in provincia (20 anni circa) e soprattutto dal fatto che solo il 70% degli impianti è dotato di trattamento secondario mentre la restante quota si avvale di mezzi di depurazione meccanici e fisici (pretrattamento e sedimentazione primaria). 35

36 Per quanto concerne la qualità igienico-sanitaria delle acque correnti superficiali, negli ultimi anni si è osservato un graduale miglioramento dovuto al completamento dei sistemi di colletta mento degli scarichi fognari e alla migliore disinfezione negli impianti di depurazione. Nei paragrafi che seguono è riportata una sintesi delle caratteristiche degli ecosistemi acquatici distinta per bacino idrografico e bacino lacustre. Bacino del Fiume Brembo Il Fiume Brembo è originato dalla confluenza di cinque rami principali che sono, da destra a sinistra: il Torrente Stabina, il Brembo di Averara e il Brembo di Mezzoldo (nel quale confluiscono i primi due), il Brembo di Foppolo e il Brembo di Carona (il più importante, lungo 22 km) che si uniscono a Branzi prima di incrociare il Brembo di Mezzoldo a Lenna, dove inizia il corso del fiume più tipicamente pedemontano. Nel complesso il Brembo è lungo circa 86 km e scorre interamente in territorio bergamasco, sfociando nel Fiume Adda a Canonica d Adda (quota 132 m s.l.m.). Il bacino imbrifero ha una superficie di circa 790 km 2 ed è pressoché privo di aree glaciali, per cui il regime idrologico del Brembo dipende dalle precipitazioni meteoriche e dallo scioglimento del manto nevoso. Le portate presentano un massimo in tarda primavera a maggio e uno di entità minore in autunno a ottobre; il periodo di magra è in inverno, con il minimo nel mese di gennaio. Sia l asta principale del Brembo che la maggior parte dei suoi affluenti sono ampiamente sfruttati per la produzione di energia idroelettrica, con conseguente artificializzazione delle portate. I principali affluenti sono, in sponda destra, i torrenti Enna, Brembilla, Imagna e Dordo, mentre in sponda sinistra i torrenti Parina e Ambria. In termini ecologici, il primo tratto dell asta principale del Brembo, dalla confluenza dei rami di Branzi e di Olmo a Lenna fino alla traversa di Ponte S. Pietro rappresenta il corso pedemontano, con caratteristiche di transizione agli estremi: tra Lenna e Camerata ha ancora aspetto parzialmente torrentizio, mentre a valle di Villa d Almè inizia ad assumere una conformazione più spiccatamente planiziale. Nella parte ricadente in Val Brembana il bacino è coperto in prevalenza da boschi di latifoglie tra Lenna e Villa d Alme ed i centri abitati sono posti principalmente a ridosso dell asta fluviale, con crescente estensione procedendo verso valle ed in particolare a partire da S. Pellegrino; all uscita della Val Brembana il territorio diviene prettamente antropizzato, con un estesa urbanizzazione e presenza di aree coltivate. Non trascurabile è inoltre la presenza di insediamenti produttivi. L asta fluviale è interrotta da 11 derivazioni idroelettriche, alcune delle quali prive di passaggio artificiale, che determinano un importante frammentazione dell habitat fluviale, oltre a impoverirne la portata naturale. Il regime idrologico è influenzato dalla presenza dei sistemi di invasi in alta valle e vi possono essere fluttuazioni artificiali di portata in relazione alle esigenze di produzione idroelettrica. Il tratto terminale del Brembo, dalla traversa di Ponte S. Pietro fino alla foce in Adda, conserva ancora caratteristiche pedemontane, con andamento aggradato e sequenze di mesohabitat run-riffle; la portata è in molti segmenti depauperata dalle captazioni presenti e ciò determina nei periodi di magra una forte banalizzazione dell ambiente fluviale. Il territorio circostante è fortemente antropizzato, con presenza di abitati, zone industriali e campi coltivati. Le rive si presentano abbastanza naturali salvo nei tratti a ridosso 36

37 dei centri urbani, sebbene la profondità della fascia riparia sia limitata dalla presenza delle attività antropiche. Per quanto riguarda la qualità delle acque, il risultato di un campionamento IBE effettuato sul Fiume Brembo a novembre 2006, presso Valbrembo, poco a monte del ponte di Briolo, mostra una qualità biologica delle acque scarsa, riconducibile ad una III classe; in questa zona il corso d acqua risente particolarmente della scarsità di deflusso nei periodi di magra e della forte antropizzazione del territorio circostante. Sulla base delle indicazioni del PTUA (Regione Lombardia, 2006b) la qualità della parte alta del Brembo è invece elevata fino a S. Pellegrino, a valle del quale si riduce per effetto degli scarichi civili e industriali presenti. Il depuratore di maggiore dimensione che scarica nel tratto iniziale è quello intercomunale di Valbrembo (77000 AE); ve ne sono poi altri che scaricano indirettamente nel Brembo per via di affluenti, quali quello di Selvino (12000 A.E., recapito nel Rio Cantor) e Strozza (5000 A.E., recapito nel Torrente Imagna); importanti sono anche gli scarichi fognari di S. Pellegrino e di Zogno, cui fanno capo rispettivamente 5069 e 4200 abitanti (Regione Lombardia, 2006b). Nella parte terminale del Brembo sono inoltre presenti due stazioni ARPA di monitoraggio della qualità delle acque, collocate rispettivamente a Brembate Sopra e Brembate Sotto. Nella stazione di monte la situazione è stabilmente attestata su un giudizio di qualità ecologica sufficiente, mentre in quella a valle il giudizio ha subito un peggioramento nel periodo , quando lo stato ecologico è risultato scarso. La situazione, pur non essendo drammatica, è quindi poco soddisfacente. Il principale scarico civile che insiste su questo tratto di Brembo è quello del depuratore intercomunale di Bergamo, che serve A.E.; vi è poi quello di Dalmine, che serve A.E.. Per quanto riguarda lo stato di qualità delle acque degli affluenti del Brembo, sono disponibili i dati di monitoraggio dell ARPA per i torrenti Ambria e Imagna, per il periodo Il Torrente Ambria risulta caratterizzato da uno stato ecologico sufficiente per l intero arco temporale considerato, mentre il Torrente Imagna è andato incontro ad uno scadimento qualitativo nel periodo , quando il giudizio di qualità ecologica è risultato scarso. Nella tabella che segue sono riportati i risultati dei monitoraggi ARPA effettuati sul Brembo e su due dei suoi principali affluenti, i torrenti Ambria e Imagna, nel periodo F. BREMBO T. AMBRIA T. IMAGNA Brembate di Sopra Brembate Sotto Zogno Ubiate Clanezzo LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM IBE

38 F. BREMBO T. AMBRIA T. IMAGNA SECA LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM: Livello Macrodescrittori; IBE: Indice Biotico Esteso; SECA: Stato Ecologico Tabella 5-1. Risultati del monitoraggio ARPA sul Fiume Brembo e sui suoi affluenti nel periodo Bacino del Fiume Serio Il Fiume Serio nasce a quota m s.l.m. circa, da sorgenti poste tra il Pizzo di Coca e il Monte Torena, che alimentano il Lago Superiore del Barbellino (quota m s.l.m.) e, dopo un percorso di 124 km, sfocia nel Fiume Adda a Bocca Serio (Provincia di Cremona) a quota 48 m s.l.m.. Il tratto montano è caratterizzato da un elevata pendenza: dalle sorgenti a Ponte Nossa il Serio percorre poco più di 30 km perdendo oltre m di quota; successivamente, nel tratto pedemontano, la pendenza diventa via via più aggradata fino a raggiungere il tratto di pianura, nei pressi di Gorle. In Comune di Mozzanica, a quota 96 m s.l.m., e dopo un percorso di circa 80 km, il Serio attraversa il confine provinciale e termina il suo corso nella Provincia di Cremona. Il bacino imbrifero ha una superficie di km 2 della quale le aree glaciali rappresentano una frazione trascurabile, essendo nel complesso meno di 1 km 2. Il fiume è alimentato prevalentemente dalle piogge e, in primavera, dallo scioglimento delle nevi; il regime idrologico mostra le portate massime in tarda primavera, nei mesi di maggio e giugno, e le portate minime in autunno, nei mesi di settembre e ottobre. Il regime delle portate è fortemente artificializzato dal pesante sfruttamento delle acque a fini idroelettrici nel bacino montano e irrigui in pianura, che causano l asciutta di alcuni tratti nei periodi di magra. I principali affluenti sono, in sponda destra, i torrenti Fiumenero, Valgoglio, Acqualina, Nossana, Riso, Vertova, Albina, Carso e Nese, mentre in sponda sinistra i torrenti Bondione, Rino, Ogna, Romna, Valle Rossa e Luio. Dal punto di vista ecologico, il tratto iniziale del Serio, dalle sorgenti alla confluenza del Torrente Riso a Ponte Nossa, presenta caratteristiche spiccatamente torrentizie che, nella porzione finale, tendono a sfumare verso quelle più tipiche di un corso d acqua pedemontano. Il territorio solcato nella parte più montana è coperto da praterie alpine, che a quote minori lasciano il posto a foreste di conifere. Da Valbondione verso valle la presenza di insediamenti si fa sempre più evidente; nella zona di Villa d Ogna sono inoltre presenti importanti insediamenti produttivi. Il percorso del Fiume Serio è inizialmente molto ripido e per tale motivo sono presenti numerose derivazioni che interrompono la continuità del corso d acqua, determinando sensibili riduzioni della portata naturale. La prima di esse si trova a valle del Lago del Barbellino (altitudine 1828 m s.l.m.), dove le acque del Serio vengono invasate per produrre energia elettrica, con una cascata sviluppata in tre salti principali che supera un dislivello di 315 m. La presenza del sistema Enel di invasi del Lago Barbellino e dei laghi della Val Goglio 38

39 comporta inoltre anche l artificializzazione del regime idrologico a valle delle centrali, a partire da quella di Dossi di Valbondione. Data la posizione dei due sistemi di derivazione e l estesa porzione di bacino imbrifero che sottendono, l intera asta fluviale del tratto montano del Serio presenta portate condizionate dalle consistenti fluttuazioni di deflusso anche su base giornaliera (il cosiddetto hydropeaking ). A valle della cascata del Barbellino la naturalità dell alveo e delle sponde è complessivamente buona, eccetto per le traverse di derivazione e per le arginature nei tratti localizzati nell immediata prossimità degli abitati; la copertura della vegetazione riparia è abbastanza continua, anche se spesso limitata in ampiezza da pascoli, strade e edifici. La funzionalità fluviale è massima nella zona tra Gromo e Ludrigno, dove è più ridotta l interferenza antropica e vi è un maggiore grado di eterogeneità del mesohabitat, mentre si riduce nei pressi delle zone abitate. Il substrato fluviale è grossolano, con prevalenza di ciottoli nelle zone più aggradate e massi in quelle più scoscese, ma non mancano comunque zone ghiaiose atte a fornire siti idonei per la frega delle trote. A valle della confluenza del Torrente Riso fino al ponte a valle della foce del Torrente Carso a Nembro, il Fiume Serio presenta caratteristiche tipicamente pedemontane, con un andamento aggradato e maggiori dimensioni dell alveo non vegetato. Il territorio attraversato è interessato da una crescente antropizzazione procedendo verso valle, in termini sia di nuclei abitati sia di insediamenti produttivi. Lo stato di naturalità delle rive è frequentemente alterato e limitato in ampiezza dalla prossimità con i centri urbani e frequenti risultano gli interventi di arginatura spondale; le zone ancora abbastanza naturali sono localizzate soprattutto nel segmento tra Ponte Nossa e Casnigo. La portata risente delle derivazioni idriche, numerose anche in questo tratto, che determinano inoltre una notevole frammentazione dell habitat fluviale per la ridotta disponibilità di passaggi per pesci. Il substrato fluviale è eterogeneo, con dominanza dei ciottoli e presenza di ghiaia e massi; i rifugi per i pesci sono spesso limitati dalla ridotta profondità dell acqua causata dai prelievi idrici. Le zone di riproduzione sono abbastanza frequenti. Il breve tratto di Serio che va dalla confluenza del Torrente Carso a Nembro fino alla traversa tra Gorle e Pedrengo presenta caratteristiche di transizione tra corso d acqua pedemontano e di pianura vera e propria, mentre a valle di questo tratto, fino alla confluenza del Canale di Gronda Sud sul confine tra Morengo e Romano di Lombardia, il corso del Fiume Serio assume un aspetto tipicamente planiziale, con alveo ampio e piatto. Il territorio attraversato in questo tratto è fortemente antropizzato, inizialmente per la presenza di insediamenti abitati e produttivi, successivamente per le estese monocolture a mais che caratterizzano la pianura e che si spingono a ridosso delle rive, limitando l ampiezza della zona riparia naturale. In molti tratti le rive sono state rinforzate da scogliere, che impediscono la naturale divagazione dell alveo e interrompono la continuità della vegetazione arborea riparia. A causa dei prelievi idrici e del fatto che in questa zona la falda acquifera drena il deflusso superficiale, per gran parte dell anno il Serio resta asciutto. In questo tratto è presente un unica derivazione a Seriate, dal momento che a valle di questa solo in condizioni eccezionali è presente un deflusso superficiale. Dall ingresso del Canale di Gronda Sud fino al confine provinciale, in Comune di Mozzanica, il Serio continua a mantenere caratteristiche tipicamente planiziali; un importante elemento di diversità rispetto al tratto precedente consiste nella presenza di fenomeni di risorgenza dell acqua di falda, grazie ai quali viene ripristinato un deflusso superficiale permanente, seppur scarso, nei momenti di siccità. Il territorio 39

40 circostante è quasi interamente adibito a colture di mais e sono presenti gli abitati di Romano, Bariano e Mozzanica. Le rive sono naturali o rinforzate da scogliere, rinaturalizzate o in via in ricolonizzazione, caratterizzate da una continuità della vegetazione riparia a tratti interrotta; l estensione della fascia riparia è limitata dalla presenza dei campi. L alveo si presenta molto ampio e piatto, ma la portata è spesso esigua e in grado di riempirne solo una piccola porzione; le numerosi diramazioni secondarie che si creano sono spesso in asciutta per la scarsità di deflusso, con conseguente banalizzazione dell habitat idraulicomorfologico. La profondità dell acqua è mediamente piuttosto modesta e i rifugi per i pesci sono rappresentati soprattutto dalla vegetazione riparia, quando l acqua riesce a lambire il margine vegetato dell alveo. Il substrato è prevalentemente ghiaioso. Nel tratto non sono presenti derivazioni. Relativamente allo stato di qualità delle acque fluviali del Serio, i risultati dell applicazione dell Indice IBE effettuata nell ambito delle indagini della Carta Ittica in diversi punti del tratto montano fino a Ponte Nossa, mostrano una qualità biologica delle acque complessivamente soddisfacente. I principali scarichi civili che insistono su questo tratto sono quelli dei depuratori di Villa d Ogna (portata media annua pari a m 3 ) e di Clusone (portata media annua pari a m 3, con recapito dei reflui nel Torrente Valle di Cabrosna, affluente di sinistra del Serio). A valle di Ponte Nossa la qualità risente della crescente antropizzazione. I principali scarichi civili presenti sono quelli del depuratore di Ponte Nossa (portata media annua pari a m 3 ), del depuratore di Casnigo (portata media annua pari a m 3 ) che recapita i reflui nel Torrente Romna, affluente di sinistra del Serio, e quello di Colzate - Bondo (portata media annua pari a m 3 ), che recapita i reflui nel Torrente Pietra, affluente di destra del Serio. Sul Torrente Vertova, affluente di destra, grava inoltre un carico non trattato di 2500 abitanti residenti. Vi sono inoltre numerosi insediamenti industriali che costituiscono fattori di rischio per l ecosistema fluviale; nel 2005 ad Albino si è verificata un ingente moria ittica a causa di uno sversamento accidentale di sostanze tossiche da una ditta. In questo tratto è presente una stazione ARPA di monitoraggio della qualità delle acque, presso il Ponte del Costone. Dai dati ARPA riferiti al periodo si evince come lo stato ecologico delle acque risulti sufficiente, soprattutto a causa dell Indice IBE, che si attesta mediamente in una III classe di qualità (corrispondente ad giudizio di ambiente inquinato o comunque alterato ). Considerata la situazione abbastanza soddisfacente dell IBE del tratto a monte, si può ritenere che vi sia un impatto importante da parte dei reflui del depuratore di Ponte Nossa, che si immettono poco a monte della stazione di monitoraggio ARPA. Un campionamento IBE effettuato a febbraio nella medesima località ha peraltro mostrato una situazione decisamente migliore, con una classe di qualità intermedia I-II. Altri campionamenti, condotti nelle zone più a valle, testimoniano una situazione di maggiore degrado qualitativo, con un giudizio IBE di ambiente molto inquinato o comunque molto alterato corrispondente ad una IV classe di qualità, da Cene a Nembro. Nel tratto compreso tra Nembro e Gorle, il confronto tra i dati recenti e quelli ottenuti da un campionamento IBE svolto in occasione di una moria ittica nel settembre 2004, ha consentito di evidenziare un impatto moderato dello scarico del depuratore di Ranica sullo stato della comunità macrobentonica del Fiume Serio, peraltro già in condizioni poco soddisfacenti a monte di esso, sebbene non comporti una modificazione della classe di qualità ma solo una riduzione nel numero di taxa e nel punteggio IBE. 40

41 Il tratto compreso tra Gorle e Romano di Lombardia è soggetto ad asciutte complete e pertanto la presenza della comunità macrobentonica è possibile solo se si è verificato un periodo sufficientemente lungo di disponibilità idrica per permettere la ricolonizzazione. Nell ambito della Carta Ittica sono stati effettuati due campionamenti in periodo di morbida che hanno evidenziato una comunità macrobentonica molto ridotta dal punto di vista della diversità e dell abbondanza presso Grassobbio, mentre a Ghisalba non sono stati catturati macroinvertebrati al di fuori di un Efemerottero del genere Baetis, la cui presenza non era però considerabile stabile. Oltre al problema delle asciutte, su questo tratto gravano anche importanti carichi inquinanti di origine civile, industriale e zootecnica, con reflui di depuratori che talvolta hanno portate superiori a quella del Fiume Serio (o addirittura ne vanno a formare l unico deflusso superficiale). Nella parte terminale del Serio vi è la confluenza del Canale di Gronda Sud, che raccoglie le acque del depuratore di Cologno al Serio, e in prossimità del confine provinciale viene recapitato lo scarico dell impianto di Mozzanica, uno dei più rilevanti dell intera asta fluviale (caratterizzato da una portata media annua di m 3 e da una capacità di trattamento di A.E.). Si tratta di apporti non trascurabili anche in considerazione della situazione di sofferenza idrica che caratterizza il tratto, nonostante l apporto di acque dalla falda. Le indagini IBE hanno evidenziato la medesima situazione in entrambe le stazioni, con una III classe sia a Romano che a Mozzanica, pur con un maggior numero di taxa in quest ultima zona. Per quanto riguarda la qualità delle acque dei tributari del Serio, relativamente al Torrente Acqualina non si rilevano particolari problemi, grazie alla ridotta presenza antropica nel bacino e all elevata naturalità dell ecosistema fluviale nel suo complesso. In condizioni di portata naturale (il corso d acqua è derivato in 4 punti lungo il suo percorso), dopo un tempo sufficiente alla piena ricolonizzazione, lo stato di qualità biologica delle acque di questo torrente risulta ottimale. Diversa è invece la situazione del Torrente Riso, per il quale si evidenzia l impatto non trascurabile che gli scarichi hanno nella parte bassa del torrente, il cui stato ecologico si attesta mediamente su un giudizio sufficiente ; il carico inquinante del Torrente Riso viene poi recapitato nel Serio, aggiungendosi allo scarico del depuratore di Ponte Nossa che riversa i suoi reflui poco dopo la confluenza dei due corsi d acqua. La qualità risulta invece ottimale nella porzione medio-alta del torrente, a monte degli abitati di Oneta e Gorno, dove anche l integrità dell ambiente acquatico e ripario risulta elevata. Nelle tabelle che seguono sono riepilogati i risultati dell applicazione dell IBE alle diverse stazioni sul Fiume Serio e sui torrenti Acqualina e Riso, a seguito dei campionamenti effettuati nell ambito della Carta Ittica di Bergamo (Tabella 5-2), e i risultati dei monitoraggi ARPA effettuati sul Fiume Serio e sul Torrente Riso, nel periodo (Tabella 5-3). 41

42 CORSO D ACQUA Fiume Serio COMUNE LOCALITÀ DATA CLASSE QUALITÀ Valbondione Dossi Mag 2007 I Buona Gromo Monte abitato Set 2006 I-II Buona-accettabile Ardesio Monte Ponte Nuovo Mag 2007 II-I Accettabile-buona Ardesio Monte Centrale Ludrigno Mag 2007 I Buona Ponte Nossa Monte foce T. Nossana Feb 2007 I Buona Ponte Nossa Monte foce T. Riso Feb 2007 I Buona Ponte Nossa Ponte del Costone Feb 2007 I-II Accettabile-buona Cene Prato Alto Mag 2007 IV Critica Albino SS Trinità Feb 2005 IV Critica Nembro Passerella pedonale Feb 2005 IV Critica Nembro Ponte superstrada Set 2006 IV Critica Alzate L. - Villa di Serio Tiro a segno Mag 2007 IV-III Critica-dubbia Ranica - Scanzorosciate Monte depuratore Set 2004 III Dubbia Ranica - Scanzorosciate Valle depuratore 1 Set 2004 III Dubbia Ranica - Scanzorosciate Valle depuratore 1 Nov 2006 III Dubbia Grassobbio Cascina S. Giuseppe Nov 2006 IV Critica Ghisalba Ponte Nov 2006 V Molto critica Romano di Lombardia A monte del ponte Nov 2006 III Dubbia Torrente Acqualina Torrente Riso Mozzanica A monte del ponte Ott 2006 III Dubbia Ardesio Valle presa Albareti Mag 2007 I Buona Ardesio Valle presa sussidiaria Mag 2007 I Buona Ardesio Monte presa bassa Mag 2007 I Buona Oneta Ponte Cavrera Set 2004 I Buona Gorno Crocefisso Set 2004 III Dubbia Gorno Valle foce Valle di Rogno Set 2004 II Accettabile Ponte Nossa Valle scarico Pontenossa SpA Set 2004 III-IV Dubbia-critica Ponte Nossa Ponte alla foce nel Serio Set 2004 IV Critica 1 a valle dello scarico responsabile della moria ittica del 2004 Tabella 5-2. Risultati dell applicazione dell Indice IBE sul Fiume Serio e sui torrenti Acqualina e Riso (Graia, 2007a dati non pubblicati). F. SERIO T. RISO Ponte Nossa Seriate Ponte Nossa LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM IBE SECA

43 F. SERIO T. RISO LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM: Livello Macrodescrittori; IBE: Indice Biotico Esteso; SECA: Stato Ecologico Tabella 5-3. Risultati del monitoraggio ARPA sul Fiume Serio e sul Torrente Riso nel periodo Bacino del Fiume Oglio Il Fiume Oglio nasce a m s.l.m. nei pressi di Ponte di Legno (Provincia di Brescia); dopo aver percorso per 80 km la Valle Camonica si immette nel Lago di Iseo a quota 185 m s.l.m.. Ha origine da due separate sorgenti poste a circa m di quota, sui versanti meridionale e occidentale del Corno dei Tre Signori (Alpi Orobiche), che rappresenta il punto di convergenza di tre bacini idrografici: il bacino dell'adda, quello del Noce e quello appunto dell'oglio che scende in Valle Camonica; da queste sorgenti derivano due torrenti, il Narcanello, proveniente dal ghiacciaio della Presena, e il Frigidolfo, che giunge dai Laghetti di Ercavallo, nel Parco dello Stelvio. Essi confluiscono poi presso Pezzo, in Comune di Ponte di Legno, a costituire il corso dell'oglio vero e proprio. Il fiume attraversa, nel suo lungo percorso di circa 280 km, le Province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova, fino a sfociare nel Fiume Po in località Torre d Oglio in Comune di Borgoforte (Provincia di Mantova). Il bacino idrografico del Fiume Oglio si estende su una superficie di circa km 2, e si può suddividere in due porzioni: quella prelacuale, a monte del Lago d'iseo, e quella sublacuale, compresa tra l'uscita dal lago e la confluenza nel Po. I principali affluenti che interessano la Provincia di Bergamo sono, per l Oglio prelacuale, il Torrente Dezzo (che si immette in territorio bresciano), mentre per l Oglio sublacuale, il Torrente Cherio, entrambi tributari in sponda destra. Il tratto prelacuale scorre quasi interamente in territorio bresciano fatta eccezione per gli ultimi chilometri prima dello sbocco nel Lago d Iseo, dove attraversa i comuni di Rogno e Costa Volpino in Provincia di Bergamo. L aspetto dell Oglio in questo tratto terminale è quello di un fiume pedemontano di fondovalle. Il territorio attraversato è caratterizzato da una notevole antropizzazione, con centri urbani, insediamenti produttivi e terreni agricoli. La naturalità dell alveo è alterata nei pressi dei centri abitati, dove sono presenti argini artificiali e briglie, e, in Comune di Costa Volpino, estesi interventi di rimodellazione delle sponde che riducono l eterogeneità ambientale; per contro, vi sono anche zone residue di elevato pregio, sebbene limitate, con sponde ricche di vegetazione riparia, come a valle del campo sportivo di Rogno. In questo tratto non sono presenti derivazioni idriche; il regime idrologico risente comunque del complesso sistema di invasi idroelettrici presenti nel bacino a monte e le acque turbinate dall ultima centrale in Provincia di Brescia sono restituite direttamente a lago. 43

44 Il mesohabitat è tipico di un tratto di fondovalle, con alveo ampio e piatto. Il prelievo idroelettrico operato a monte comporta una riduzione di portata e di conseguenza una minore profondità dell acqua; nei tratti oggetto di rimodellazione dell alveo e delle sponde, la scarsa disponibilità di rifugi rappresenta un fattore limitante per le specie ittiche quali trote e vaironi, mentre nelle zone naturali la vegetazione spondale costituisce un importante elemento di riparo. Il substrato è nettamente dominato da ghiaia e ciottoli, con zone sabbiose e limose ai margini dell alveo; si registra una consistente deposizione di materiale fine che degrada i microhabitat interstiziali intasandoli. Le zone di frega per i Salmonidi sono molto abbondanti, anche se la deposizione di sedimento fine può rappresentare un fattore di disturbo. Il Fiume Oglio a valle del Lago d Iseo corre a cavallo del confine con la Provincia di Brescia, con alcuni tratti che appartengono solo a Brescia; dopo 41.5 km il percorso abbandona definitivamente la Provincia di Bergamo. L Oglio sublacuale presenta le caratteristiche tipiche di un corso d acqua planiziale. In questo tratto il fiume attraversa un territorio perlopiù scarsamente naturale, dove estese monocolture a mais si alternano ad aree urbanizzate. Le rive sono integre o rinforzate da scogliere che sono in via di ricolonizzazione da parte della vegetazione, salvo nelle zone di attraversamento dei centri urbani; la fascia perifluviale è generalmente continua e caratterizzata da essenze arboree indigene, ma limitata in ampiezza dalle coltivazioni che si spingono soventemente a ridosso delle rive, salvo in alcune zone rimaste integre come nel SIC Bosco d Isola. La portata è regolata fin dall incile del Lago d Iseo e sono presenti numerose derivazioni, la maggior parte a scopo irriguo, che penalizzano severamente la disponibilità di habitat acquatico, in particolare nel periodo estivo. Il corso d acqua ha una scarsa pendenza e le profondità sono molto variabili lungo il tratto, passando da diversi metri nei punti a monte degli sbarramenti più importanti, a pochi centimetri a valle delle traverse che derivano i maggiori quantitativi di acqua. Grande variabilità presenta anche l ampiezza dell alveo bagnato, fortemente influenzata sia dalla portata che dai lavori di risistemazione idraulica e rimodellazione dell alveo in diverse zone. Il substrato fluviale è dominato dalla ghiaia, con zone sabbiose nei punti a corrente più lenta e ai margini dell alveo, e zone a ciottoli nei tratti a corrente più veloce. La disponibilità di rifugi per i pesci è fortemente condizionata dalla portata e dalla morfologia delle sponde: nei tratti più naturali e con un adeguato deflusso superficiale la vegetazione riparia e quella acquatica garantiscono abbondanti ripari; anche le scogliere artificiali realizzate con massi alla rinfusa rappresentano ottimi rifugi. Per contro, i tratti con le sponde private della vegetazione riparia e quelli con una portata troppo ridotta, presentano scarsa disponibilità di rifugi e sono idonei ad ospitare solo pesci di piccola taglia. Per quanto riguarda la qualità delle acque, il tratto di Oglio prelacuale che scorre in territorio bergamasco, per via della sua posizione terminale, risente di tutto il carico inquinante proveniente dalla Valle Camonica; l Allegato 15 del PTUA della Regione Lombardia indica che gli scarichi, prevalentemente di origine civile, nel loro insieme, costituiscono il 5% della portata nel fiume in chiusura di bacino. A Costa Volpino è posizionata una stazione ARPA di monitoraggio della qualità delle acque; i dati indicano una qualità ecologica nel complesso sufficiente, con il raggiungimento di un giudizio buono soltanto nel I risultati dell applicazione dell Indice IBE svolta nell ambito della Carta Ittica di Bergamo, riportati in Tabella 5-4, mostrano una qualità biologica delle acque che migliora di una classe scendendo da Rogno a Costa 44

45 Volpino, pur non arrivando alla situazione ottimale. Rispetto alla situazione del 2000 si osserva inoltre un miglioramento di una classe di qualità nella stazione di Costa Volpino, che passa da una III ad una II classe. La porzione bergamasca di Oglio sublacuale è caratterizzata da una qualità biologica delle acque abbastanza soddisfacente (sebbene non ottimale) agli estremi del tratto. Il giudizio, riferito ad una sola stagione, che emerge dall applicazione dell Indice IBE (Tabella 5-4), alla luce dei dati ARPA frutto invece di una lunga serie storica, è probabilmente sovrastimato, almeno per quanto riguarda Castelli di Calepio; si può invece ritenere più rappresentativo il dato di Torre Pallavicina, in quanto in tale zona riaffiorano le acque di falda pulite che reintegrano via via quelle derivate ad uso irriguo nel segmento a monte. Questo spiega come sia possibile che al confine della Provincia con Brescia vi possa essere una situazione qualitativamente migliore a dispetto dei carichi inquinanti generati dall immissione del Torrente Cherio e dei diversi depuratori presenti. In particolare, gli impianti di maggiore dimensione che scaricano direttamente nella porzione di Oglio tra il lago e il confine provinciale, da monte a valle, sono: 2 situati in Comune di Castelli di Calepio, ciascuno dei quali con 4000 A.E., uno a Palazzolo sull Oglio (BS, A.E.), uno a Cividate al Piano (5200 A.E.), uno a Rudiano (BS, 4100 A.E.) e uno a Calcio (7000 A.E.). In questo tratto è presente una stazione ARPA di monitoraggio della qualità delle acque a Capriolo (BS). La valutazione complessiva dello stato ecologico che emerge dal monitoraggio ARPA a Capriolo (Provincia di Brescia) porta ad un giudizio sufficiente negli ultimi 6 anni, ad eccezione del 2003 in cui la qualità ecologica è risultata scarsa ; il comparto limitante appare essere quello biologico, in quanto l Indice IBE mostra una classificazione sempre peggiore di un livello rispetto ai macrodescrittori. Per quanto riguarda i corsi d acqua tributari dell Oglio, il tratto bergamasco del Torrente Dezzo, che rappresenta il segmento superiore caratterizzato nel complesso da un elevata naturalità, presenta una qualità biologica delle acque soddisfacente a monte dell abitato di Schilpario e mediocre a valle, per l evidente effetto degli scarichi civili. Lungo il corso sono, infatti, presenti alcuni centri abitati che recapitano scarichi di origine civile al torrente, mentre non vi sono fonti inquinanti significative di origine industriale. Il Torrente Cherio riceve le acque reflue di diversi impianti di depurazione ed è tuttora soggetto a scarichi civili e industriali non adeguatamente trattati, che hanno un impatto notevole sulla qualità delle acque del torrente, non ottimale già dopo l uscita dal Lago d Endine. I risultati delle indagini svolte nell ambito della Carta Ittica di Bergamo, mostrano una qualità biologica delle acque complessivamente piuttosto scadente, fatta eccezione per il tratto di Entratico. Sulla base del monitoraggio ARPA lo stato ecologico del Cherio, nel periodo oscilla tra un giudizio sufficiente e uno scarso. Nelle tabelle che seguono sono riepilogati i risultati dell applicazione dell IBE alle diverse stazioni sul Fiume Oglio e sui torrenti Dezzo e Cherio, a seguito dei campionamenti effettuati nell ambito della Carta Ittica di Bergamo (Tabella 5-4), e i risultati dei monitoraggi ARPA effettuati sul Fiume Oglio e sul Torrente Cherio, nel periodo (Tabella 5-5). 45

46 CORSO D ACQUA COMUNE LOCALITÀ DATA CLASSE QUALITÀ Fiume Oglio Torrente Dezzo Torrente Cherio Rogno Campo sportivo Nov 2006 III Dubbia Costa Volpino Ponte Barcotto Nov 2006 II Accettabile Castelli di Calepio Ponte per Capriolo Mag 2007 II Accettabile Torre Pallavicina Valle presa N. Pallavicino Mag 2007 I-II Buona-accettabile Schilpario Monte abitato Set 2006 II-I Accettabile-buona Schilpario Monte abitato Set 2006 III Dubbia Berzo S. Fermo Passerella pista ciclabile Ott 2006 III Dubbia Entratico Ditta Bugini Ott 2006 II Accettabile Palosco Valle Ponte Nuovo Ott 2006 III-IV Dubbia-critica Tabella 5-4. Risultati dell applicazione dell Indice IBE sul Fiume Oglio e sui torrenti Dezzo e Cherio (Graia, 2007a dati non pubblicati). F. OGLIO T. CHERIO Costa Volpino Capriolo (BS) Palosco LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM IBE ND 4 4 SECA ND 4 4 LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM IBE SECA LIM: Livello Macrodescrittori; IBE: Indice Biotico Esteso; SECA: Stato Ecologico Tabella 5-5. Risultati del monitoraggio ARPA sul Fiume Oglio e sul Torrente Cherio nel periodo Bacino del Fiume Adda Il Fiume Adda nasce a m di quota dai laghi Alpisella (Parco Nazionale dello Stelvio), situati sopra Bormio, e, dopo aver attraversato la Valtellina per un tratto di circa 125 km, sfocia nel Lago di Como, a Gera Lario (loc. Fuentes). All uscita dal lago le sue acque formano i piccoli bacini naturali di Garlate e di Olginate, per riprendere poi il percorso verso il Fiume Po, nel quale confluisce in territorio lodigiano, a Castelnuovo Bocca d Adda. 46

47 Il tratto di Adda sublacuale, compreso tra la traversa di Olginate e il punto di confluenza in sinistra idrografica del Po, è alimentato dai deflussi regolati del Lario e si estende per una lunghezza di circa 130 km. La superficie del bacino imbrifero dell Adda sublacuale sotteso alla sezione di confluenza in Po è di circa Km 2, mentre quella relativa all intero bacino è pari a Km 2. Dal punto di vista amministrativo, l ambito territoriale del bacino sublacuale riguarda le Province di Lecco, Bergamo, Monza, Milano, Lodi e Cremona. Il Fiume Adda interessa solo marginalmente la Provincia di Bergamo: l alveo bagnato ricade, infatti, soltanto per circa 13 km sul confine tra Bergamo e Milano, mentre per altri 18 km il confine si ferma sulla sponda dell alveo senza che vi siano tratti di esclusiva competenza bergamasca. Vi è inoltre un altra piccola porzione di Adda che scorre sul confine con la Provincia di Lecco e in cui l alveo risulta condiviso tra i due territori provinciali. I principali affluenti del Fiume Adda che scorrono in territorio bergamasco sono il Brembo, che si immette in corrispondenza di Canonica d Adda, e il Serio, che confluisce nell Adda a Bocca Serio (Provincia di Cremona). Nel breve tratto di Adda condiviso con la Provincia di Lecco, subito a valle della diga di Robbiate (Provincia di Lecco), il fiume percorre con andamento irregolare una valle a V aperta, chiuso in una fascia perifluviale collinare coperta a bosco che lo separa dal territorio circostante fortemente antropizzato. La velocità dell acqua è lenta e le caratteristiche fluviali generali sono simil-lacustri. Nel tratto posto a cavallo del confine tra Milano e Bergamo, dal ponte dell autostrada in corrispondenza di Trezzo sull Adda (Provincia di Milano) fino ai confini provinciali, l Adda assume le caratteristiche tipiche del corso d acqua di alta pianura, caratterizzato da velocità di corrente e profondità dell acqua moderate, flusso per lo più laminare a tratti interrotto da brevi raschi che contribuiscono a riossigenare l acqua. In prossimità del confine provinciale, in un tratto situato subito a monte della diga di Groppello (Provincia di Milano) si riconosce invece un andamento piuttosto simil-lacustre dell Adda, che si vede allargare il proprio alveo e scorrere lentamente tra rive basse, vegetate da un fitto canneto. In termini di qualità delle acque, sono disponibili i dati del monitoraggio ARPA presso la stazione di Cornate d Adda (Provincia di Milano), dal 2000 al 2006, dai quali emerge uno stato ecologico nel complesso buono. Le condizioni qualitative delle acque dell Adda non costituiscono pertanto un fattore limitante per le biocenosi acquatiche e, in particolare, per la fauna ittica. I parametri che influiscono maggiormente sulla qualità dell habitat fluviale sono quelli legati soprattutto alla regolazione artificiale del regime idrologico del fiume e quindi alla presenza lungo il percorso fluviale di numerosi sbarramenti che in tratti diversi determinano la formazione di invasi dalle caratteristiche ambientali piuttosto simil-lacustri o, viceversa, la sottrazione di enormi volumi d acqua che modificano pesantemente le condizioni ambientali naturali del fiume. Un certo peso rivestono inoltre anche gli interventi di artificializzazione delle sponde e di rettificazione dell alveo che insistono sul corso d Adda un po ovunque. Nella tabella che segue sono riportati i risultati dei monitoraggi ARPA effettuati sul Fiume Adda nel periodo

48 F. ADDA Cornate d Adda (MI) LIM IBE 2 SECA 2 LIM IBE 2 SECA 2 LIM IBE 1 SECA 2 LIM IBE 1 SECA 3 LIM IBE 1 SECA 2 LIM IBE 1 SECA 2 LIM: Livello Macrodescrittori; IBE: Indice Biotico Esteso; SECA: Stato Ecologico Tabella 5-6. Risultati del monitoraggio ARPA sul Fiume Adda nel periodo Il Lago d Iseo Il Lago d Iseo (noto anche come Sebino) si trova in Valle Camonica e costituisce il confine tra la Provincia di Bergamo e quella di Brescia; è il quarto per superficie tra i più grandi laghi italiani e ospita la maggiore isola lacustre europea, Monte Isola. Come gli altri grandi laghi subalpini, l Iseo è un bacino di origine glaciale e viene classificato come lago glaciale terminale (Tonolli, 1975). Il Fiume Oglio costituisce sia il principale immissario del lago che l emissario; attraverso l Oglio le acque del lago raggiungono il Po e quindi il Mar Adriatico. Tra gli immissari secondari si segnalano: Borlezza, Zu, Rino di Vigolo, Rino di Predore in Provincia di Bergamo e Trobiolo, Bagnadore Opol e Curtelo di Iseo in Provincia di Brescia. Il Lago di Iseo segue l andamento della Val Cavallina e presenta una forma piuttosto tortuosa lungo la direttrice principale Nord-Sud. Dal punto di vista termico, l elevata profondità massima (251 m) della conca lacustre rende difficile il completo rimescolamento delle acque, che si osserva in genere fino a circa 80 metri di profondità, mentre la circolazione completa delle acque nelle zone più profonde avvviene solo in concomitanza di inverni particolarmente. Dalla metà degli anni 80 si è osservata una progressiva e stabile separazione delle acque profonde da quelle superficiali. Il mancato completamento dell omogeneizzazione verticale delle acque ha favorito l instaurarsi di una stratificazione chimica permanente con gradienti di densità accentuati. Di 48

49 conseguenza, il Sebino può attualmente essere ascritto alla categoria dei laghi meromittici (Regione Lombardia, 2006). L andamento della qualità delle acque del Sebino è fortemente condizionato dalle caratteristiche termiche descritte; l incompleta circolazione delle acque cui è stato soggetto, salvo casi eccezionali, nell ultimo ventennio, è stata favorita anche dall incremento di densità delle acque profonde a seguito dell aumento di concentrazione degli ioni calcio e bicarbonato. Tale situazione è peggiorata dallo stato trofico, in quanto l attività algale dello strato superficiale determina la formazione di calcite che, sedimentando negli strati inferiori, viene dissolta in ioni Ca 2+ e HCO - 3. Sulla concentrazione di calcio influisce inoltre la presenza di giacimenti di minerali gessosi nella porzione settentrionale della conca del Sebino, che determinano anche il più elevato valore di solfati tra i laghi insubrici. L Allegato 16 del PTUA della Regione Lombardia, commentando la qualità delle acque del Sebino, riporta quanto segue: l andamento dei principali parametri indice di qualità è stabile a partire dagli anni Novanta, in contrapposizione al peggioramento riscontrato nel ventennio Tale tendenza, considerate anche le fluttuazioni annuali, è dovuta alla diminuzione degli apporti inquinanti determinata dalla realizzazione delle infrastrutture fognarie e depurative nel bacino. ( ) Secondo il diagramma statistico OECD, il livello trofico attuale del lago è riconducibile ad una situazione di eutrofia, con un tenore medio di fosforo totale per tutto il lago pari a 40 µgp/l. Il Sebino ha raggiunto nel 2003 lo stato ecologico sufficiente. Il Lago d Endine Il Lago d Endine si trova nell alta Val Cavallina, dove si è formato nell era quaternaria in seguito ai fenomeni di escavazione dovuti al movimento delle masse glaciali. Il lago è classificato come lago glaciale vallivo sbarrato da morena (Tonolli, 1975). Confrontato con altri laghi di origine glaciale, è caratterizzato da una profondità media particolarmente bassa. La scarsa profondità ha giocato un ruolo fondamentale nei processi di degrado ambientale e successivo recupero che hanno interessato il lago negli ultimi 50 anni. Il bacino lacustre presenta la conformazione tipica dei laghi di origine glaciale: forma allungata secondo l andamento della valle, lungo l asse nord-est sud-ovest. Sulle sponde del lago si affacciano quattro comuni: Spinone, Ranzanico, Endine Gaiano e Monasterolo del Castello; il bacino imbrifero comprende inoltre il Comune di Bianzano, il cui abitato non si affaccia però sul lago. Relativamente allo stato qualitativo delle acque, il Lago d Endine, già a partire dagli anni 70, presenta una discreta disponibilità di dati che permette di evidenziare il graduale recupero della qualità delle acque, con le concentrazioni di fosforo che in un paio di decenni si sono ridotte di circa 2/3, fino alle attuali condizioni di mesotrofia. Tale evoluzione è da collegare, come in altri casi, alle opere di collettamento dei reflui urbani e all adozione a scala nazionale di restrizioni nell uso del fosforo nei detergenti domestici. Condizioni di ridotta ossigenazione ipolimnica possono comunque ancora presentarsi durante la stratificazione estiva. Per quanto riguarda il carico inquinante, il carico naturale di fosforo è stimato in 1,2 t P/anno, mentre il carico esterno totale di fosforo nel 2003, stimato con i modelli carico-risposta dell OECD, è di circa 1,7 t P/anno (del tutto simile a quello stimato negli anni ottanta), di cui 0,21 t P/anno dalle sorgenti puntiformi e 0,35 t P/anno dal diffuso antropico. Attualmente la popolazione gravante sul bacino del lago è di 6650 abitanti, di cui oltre 200 fluttuanti. Rispetto agli orizzonti temporali del 2008 e del 2016 il PTUA assume, a 49

50 seguito degli interventi infrastrutturali previsti, che tutto il carico civile sia collettato fuori bacino, con un carico esterno totale di fosforo di circa 1,8 t P/anno, di cui 0,35 t P/anno da agricoltura e zootecnia e 1,2 t P/anno dal diffuso naturale (Regione Lombardia, 2006a). Lo stato ecologico del Lago d Endine è risultato sufficiente (Regione Lombardia, 2006a) Sttattoo attttualee l deelllla ffauna iittttiicca Lo stato attuale della fauna ittica che caratterizza i corsi d acqua e i bacini lacustri della Provincia di Bergamo è stato desunto dalle informazioni riportate sulla Carta Ittica Provinciale. Nella tabella che segue è riportato l elenco completo di tutte le specie ittiche autoctone ed esotiche presenti nelle acque bergamasche, con un indicazione sommaria circa la relativa abbondanza a livello provinciale. Il quadro che ne risulta è rappresentato da un totale di 43 specie, di cui 29 autoctone e 14 alloctone; tra le specie autoctone è compresa anche la lampreda padana, che non costituisce un pesce nel senso stretto del termine bensì un Ciclostomo Petromizonte, convenzionalmente trattato nell ambito della fauna ittica; occorre infine considerare anche la presenza, nel territorio bergamasco, dell ibrido trota fario x trota marmorata, non riportato in tabella. NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO ABBONDANZA AUTOCTONE Agone Alosa fallax Molto abbondante nel Lago di Iseo Alborella Alburnus alburnus alborella Scarsa, presente nel Lago d Iseo e nei fiumi Serio e Oglio sublacuale Anguilla Anguilla anguilla Diffusa nei laghi e nel Fiume Oglio (ripopolamenti) Barbo canino Barbus meridionalis Sporadico Barbo comune Barbus plebejus Comune e molto diffusa nei principali corsi d acqua di fondovalle Bottatrice Lota lota Presente solo nel Lago d Iseo, dove risulta comune Cavedano Leuciscus cephalus Diffusa Cobite comune Cobitis taenia Diffusa Ghiozzo padano Padogobius martensii Diffusa Gobione Gobio gobio Diffusa nei corsi d acqua di pianura Lampreda padana Lethenteron zanandreai Sporadica Lasca Chondrostoma genei Sporadica Luccio Esox lucius Presente nei laghi d Iseo, Endine e Gaiano e nell Oglio sublacuale Panzarolo Knipowitschia punctatissima Molto rara Persico reale Perca fluviatilis Presente nei laghi d Iseo, Endine e Gaiano e nell Oglio sublacuale Pigo Rutilus pigus Sporadica Salmerino alpino Salvelinus alpinus Presente nei laghi alpini e nel Lago d Iseo (sporadica) Sanguinerola Phoxinus phoxinus Presente nei laghi alpini e nei corsi d acqua pedemontani Savetta Chondrostoma soetta Sporadica nei fiumi Adda e Oglio Scardola Scardinius erythrophthalmus Diffusa Scazzone Cottus gobio Comune in ambito montano Spinarello Gasterosteus aculeatus Presente in alcuni fontanili Storione cobice Acipenser naccarii Molto rara Temolo Thymallus thymallus Comune nei fiumi Brembo, Serio e Oglio prelacuale Tinca Tinca tinca Comune nei laghi e nei corsi d acqua di pianura Triotto Rutilus erythophthalmus Scarsa 50

51 NOME COMUNE NOME SCIENTIFICO ABBONDANZA Trota fario Salmo (trutta) trutta Diffusa nelle acque vocazionali Trota marmorata Salmo (trutta) marmoratus Diffusa nelle acque vocazionali Vairone Leuciscus souffia Molto diffusa ALLOCTONE Carassio Carassius carassius Diffusa (abbondante soprattutto nel Lago d Endine) Carpa Cyprinus carpio Diffusa Coregone Coregonus lavaretus Abbondante nel Lago d Iseo Gambusia Gambusia holbrooki Sporadica Gardon Rutilus rutilus Presente nell Oglio sublacuale (scarso) Lucioperca Stizostedion lucioperca Presente nel Lago d Endine Persico sole Lepomis gibbosus Diffusa Persico trota Micropetus salmoides Presente nel Lago d Endine Pesce gatto Ictalurus melas Sporadica Pseudorasbora Pseudorasbora parva Sporadica Rodeo amaro Rhodeus amarus Sporadica Salmerino di fonte Salvelinus fontinalis Presente nei laghi alpini Siluro Silurus glanis Presente nel Lago d Endine Trota iridea Oncorhynchus mykiss Sporadica nelle acque vocazionali ai Salmonidi Tabella 5-7. Le specie ittiche presenti nelle acque della Provincia di Bergamo. Per quanto riguarda lo stato dei popolamenti ittici illustrato nei paragrafi che seguono, come per gli ambienti acquatici, la trattazione è stata effettuata per bacino idrografico e per bacino lacustre. Bacino del Fiume Brembo Per quanto riguarda la vocazionalità ittica del Fiume Brembo, il suo tratto iniziale può essere suddiviso in due ulteriori segmenti, uno tra Lenna e Villa d Almè ed uno tra Villa d Almè e Ponte S. Pietro; pur presentando la stessa vocazionalità potenziale, la comunità ittica è infatti piuttosto differente a causa delle diverse condizioni ambientali dovute al maggior grado di antropizzazione del secondo segmento. Quest ultimo, infatti, presenta condizioni piuttosto critiche nei periodi di minor disponibilità idrica, aggravati in estate dalle temperature elevate che determinano condizioni al limite della vocazionalità salmonicola. Nel primo segmento, tra Lenna e Villa d Almè, si evidenzia un confortante miglioramento della trota marmorata; pur non essendo ancora in una situazione del tutto soddisfacente nell intero tratto, la situazione nelle zone di tutela è decisamente migliore che in passato, con una presenza di individui puri significativa e non più ridotta a comparse occasionali. Un ulteriore nota positiva è data dal temolo, per il quale è ormai accertato il successo dei ripopolamenti, grazie ai quali è ora presente una popolazione ben strutturata e in grado di riprodursi, particolarmente abbondante nella zona di Camerata. Per le restanti specie non si registrano variazioni importanti: l ibrido marmorata x fario continua a rappresentare il Salmonide più abbondante nel tratto, mentre la fario è presente perlopiù grazie alle immissioni. È interessante segnalare una consistente popolazione di scazzone nella zona di Camerata, degna di nota in considerazione della sempre minor diffusione e abbondanza di questa specie di interesse comunitario. Nel segmento inferiore non si registrano variazioni sostanziali rispetto al passato, in quanto le condizioni ambientali critiche non consentono di godere dei benefici dell espansione delle popolazioni di trota marmorata e temolo segnalate a monte. Tra le specie 51

52 ittiche rinvenute in questo secondo segmento ma non in quello a monte, vi sono il cavedano, la sanguinerola e il ghiozzo. A valle di Ponte S. Pietro, il quadro attuale della fauna ittica risulta sostanzialmente simile a quello emerso nella precedente Carta Ittica; si conferma una vocazionalità ittica reale a Ciprinidi reofili, con la presenza di Salmonidi (trota marmorata e trota fario) e dello scazzone ridotte a semplici comparse sporadiche; dominano invece il cavedano, il vairone e il gobione, mentre tra le altre specie presenti si segnalano il barbo comune, la sanguinerola, il ghiozzo e il cobite. In termini di categorizzazione delle acque, l intera asta del Fiume Brembo è classificabile nella categoria Acque di pregio ittico potenziale. Bacino del Fiume Serio La vocazionalità ittica naturale del tratto iniziale del Fiume Serio, compreso tra le sorgenti e Ponte Nossa, è a Salmonidi (zona della trota fario), date le sue caratteristiche montane; scendendo verso valle, in particolare da Ardesio in poi, l ambiente inizia progressivamente ad essere vocazionale anche per la trota marmorata e il temolo. Lo stato effettivo della comunità ittica vede una buona consistenza e distribuzione della trota fario, con una popolazione adeguatamente strutturata, seppure con una carenza di individui di media e grossa taglia, e in grado di riprodursi naturalmente. Come già osservato nell anno 1999, rispetto al quale la situazione ambientale è rimasta sostanzialmente immutata, la scarsità di trote adulte di taglia dipende sia dalle condizioni dell habitat (pochi rifugi e basse profondità dell acqua) che dal prelievo alieutico. Nella zona di Ardesio, presso il Ponte Nuovo, caratterizzata da una pendenza maggiore e da una disponibilità di rifugi decisamente più elevata, la percentuale di trote fario di dimensioni medio grandi è risultata comunque ancora scarsa. La presenza dell ibrido marmorata x fario è sporadica nella parte alta del tratto e aumenta verso valle, mentre gli esemplari di marmorata pura possono essere considerati del tutto occasionali; la situazione rispetto al 1999/2000 è sostanzialmente stabile. Il temolo è presente in modo limitato verso la fine del tratto, dove inizia la zona di Serio più propriamente vocazionale ad esso; è comunque molto incoraggiante il rinvenimento di novellame di frega a Ponte Nossa e si può ritenere che la specie sia in incremento. Lo scazzone si rinviene lungo l intero tratto, ma sempre in numero piuttosto esiguo. La presenza di trota iridea è accidentale e dipende da immissioni pronta pesca, così come per il salmerino di fonte. Il tratto di Serio compreso tra Ponte Nossa e Nembro presenta una vocazionalità ittica naturale a Salmonidi e Timallidi (zona della trota marmorata e del temolo), grazie alle sue caratteristiche pedemontane. Lo stato effettivo della comunità ittica vede una discreta consistenza e distribuzione della trota fario e dell ibrido marmorata x fario, con popolazioni adeguatamente strutturate laddove l habitat lo consente e parzialmente in grado di riprodursi naturalmente. Procedendo verso valle aumenta la consistenza dei popolamenti ciprinicoli, in particolare di vairone (abbondante quasi ovunque) e sanguinerola (numerosa nelle zone litorali dove sono presenti macrofite acquatiche); in prossimità di Nembro diventano via via preponderanti il barbo comune e il cavedano. La trota marmorata è presente in modo sporadico, mentre il temolo è in una situazione leggermente migliore. Lo scazzone è presente perlopiù nella parte alta del tratto e non si presenta mai particolarmente abbondante. Rispetto al 1999 l unica variazione degna di nota è quella relativa alla maggior consistenza del temolo che, sebbene permanga in una situazione mediocre, non costituisce più una presenza occasionale ma forma alcuni nuclei di individui che testimoniano una ricolonizzazione in atto grazie 52

53 ai ripopolamenti svolti. Nel febbraio 2005 si è verificato un grave episodio di moria ittica tra Albino e Nembro, dovuto ad uno scarico tossico che ha riguardato soprattutto trota fario, ibrido, barbo comune e vairone, le specie più abbondanti nel segmento colpito. Nel tratto tra Nembro e Gorle, che presenta caratteristiche di transizione tra il corso pedemontano e quello di pianura vera e propria, i campionamenti hanno confermato la vocazionalità ittica attuale a Ciprinidi reofili, in quanto perdura la netta dominanza di sanguinerola, vairone e cavedano, mentre le trote sono presenti in modo sporadico (con una maggior diffusione dell ibrido marmorata x fario e una contrazione della fario) e il temolo è assente. Tra le altre specie presenti nel tratto si segnalano il barbo comune, il ghiozzo e il gobione. Per quanto riguarda il tratto compreso tra Gorle e Romano di Lombardia, i campionamenti effettuati a Grassobbio e al ponte di Ghisalba, in periodo di morbida, hanno mostrato la completa assenza di fauna ittica per effetto del precedente periodo di asciutta totale del Serio. Nel 1999 era invece stata osservata la presenza di fauna ittica immediatamente a valle della briglia sotto il ponte autostradale a Grassobbio, dove i pesci provenienti da monte, nei periodi più favorevoli, si concentrano (solo vairone e sanguinerola erano abbondanti, grazie alla taglia modesta e alla minor esigenza di spazio vitale che ne consegue). Nei mesi siccitosi accade però che il deflusso superficiale delle acque del Serio termina subito a valle della traversa di Gorle e si ripristina solo nella zona delle risorgenze a monte di Romano di Lombardia, rendendo impossibile una colonizzazione stabile del tratto da parte della fauna ittica e causando vistose morie di pesci. Nell ultimo tratto di Serio compreso nei confini provinciali (fino a Mozzanica), lo stato della comunità ittica evidenzia una vocazionalità a Ciprinidi reofili, testimoniato dall abbondanza e dalle strutture di popolazione equilibrate di specie quali il barbo comune, il cavedano, il gobione, la sanguinerola e il vairone; non mancano peraltro specie ciprinicole più tipicamente limnofile quali l alborella e la scardola grazie alla presenza di zone marginali con acque tranquille. Rispetto alle specie rinvenute nella precedente Carta Ittica, spiccano la comparsa del gobione, della scardola e la maggiore presenza di alborella, vairone e cobite; il gobione è una specie in espansione in tutto il Nord Italia, mentre per quanto riguarda le restanti si può ipotizzare che la loro effettiva consistenza sia stata sottovalutata in precedenza. La lasca permane in uno stato molto critico, rappresentata da sporadici individui adulti e non da una popolazione di adeguata struttura e consistenza. I Salmonidi risultano del tutto assenti, fatto salvo per la presenza del tutto temporanea di trote iridee pronta pesca. In termini di categorizzazione delle acque, l intera asta del Fiume Serio è classificabile nella categoria Acque di pregio ittico potenziale, ad eccezione del tratto compreso tra Gorle e Romano di Lombardia, classificabile invece nella categoria Acque che non rivestono particolare interesse ittico. Il Torrente Acqualina appartiene interamente alla zona della trota fario. I dati recenti hanno confermato tale vocazionalità, evidenziando la presenza di una popolazione ben strutturata di trota fario e di un unico ibrido marmorata x fario; l analisi della struttura di popolazione ha evidenziato una buona presenza delle classi giovanili, compresi i giovani dell anno, mentre gli adulti di media e grossa taglia sono risultati assenti a causa dello scarso spazio vitale disponibile e della pressione alieutica. I dati ricalcano in modo abbastanza fedele la situazione rilevata nell agosto 1999, sebbene sia stata rilevata una riduzione di densità. In termini di categorizzazione delle acque, il Torrente Acqualina è classificabile per l intero corso nella categoria Acque di pregio ittico potenziale. 53

54 Per quanto riguarda il Torrente Riso, i dati più recenti hanno confermato la presenza della trota fario con una buona abbondanza e un adeguata struttura di popolazione (pur con pochi adulti, per effetto del prelievo alieutico), salvo nell ultimissimo tratto terminale dove si era verificato un inquinamento acuto con moria di pesci. In termini di categorizzazione delle acque, il Torrente Riso è classificabile per l intero corso nella categoria Acque di pregio ittico potenziale. Bacino del Fiume Oglio Il tratto terminale dell Oglio prelacuale che scorre in territorio provinciale, ospita una comunità ittica di grande pregio, grazie soprattutto alla presenza della trota marmorata, non più sporadica, e alla consistente popolazione di temolo. Rispetto ai dati della precedente Carta Ittica sono proprio queste due specie a mostrare i progressi maggiori, soprattutto per quanto riguarda il temolo che forma una popolazione numerosa e ben strutturata in grado di automantenersi. La trota marmorata mostra, almeno nelle zone più naturali e ricche di rifugi, una proporzione numerica paragonabile a quella degli ibridi, mentre la trota fario rappresenta una frazione minoritaria. Il decremento complessivo dell ibrido si può ricondurre alla maggiore presenza di marmorate pure nella zona di Rogno, mentre a Costa Volpino è presumibilmente conseguenza della banalizzazione dell habitat causata dai lavori di rimodellamento dell alveo. La comunità ittica ospita numerose specie, sia per le caratteristiche pedemontane del tratto, sia per la prossimità con il Lago d Iseo dal quale sono possibili migrazioni trofiche e riproduttive. Le altre specie ben rappresentate sono il vairone e il cavedano; il persico reale è più abbondante verso Costa Volpino, così come la lampreda. Rispetto al 1999/2000 non sono state catturate alcune specie segnalate con presenze sporadiche, come la trota lacustre, il luccio, il triotto, il barbo comune e canino e altri Ciprinidi tipici di questo ambiente. Ciò può dipendere dalla scarsa diffusione delle stesse, che potrebbero essere sfuggite al campionamento. Relativamente alla categorizzazione delle acque, questo tratto di Oglio prelacuale è classificabile nella categoria Acque di pregio ittico potenziale. Per quanto riguarda il tratto bergamasco di Oglio sublacuale, lo stato attuale vede una chiara vocazionalità a Ciprinidi reofili; in particolare, sono abbondanti e ben strutturate le popolazioni di barbo comune, cavedano e vairone. I Salmonidi sono invece presenti solo in modo occasionale, con rari esemplari di trota fario. Rispetto ai dati del 2003 si osservano alcune variazioni sulle specie di piccola taglia come cobite e ghiozzo, che presumibilmente non sono migliorate ma erano state semplicemente sottostimate in precedenza. Importante è invece la comparsa del siluro, la cui presenza è ancora relativamente contenuta e circoscritta al tratto più prossimo al Lago d Iseo, ma non per questo meno allarmante in considerazione di come si è diffuso rapidamente in altri corpi idrici. Altro elemento negativo che va posto in risalto è la segnalazione del gardon, altra specie esotica, la cui espansione potrebbe causare l inquinamento genetico della popolazione di pigo. Ques ultima specie, insieme alla savetta, costituiscono endemismi padani un tempo numerosi ed ora in forte regresso nell intero loro areale, situazione cui purtroppo l Oglio non fa eccezione. Ancora più delicata appare la situazione della lasca, la cui presenza è segnalata ma che nei campionamenti compare solo sporadicamente. In termini di categorizzazione delle acque, anche il tratto di Oglio sublacuale compreso nel territorio provinciale, è classificabile nella categoria Acque di pregio ittico potenziale. Il Torrente Dezzo appartiene alla zona della trota fario, e tale specie è l unica rinvenuta nei campionamenti. Nel complesso, lo stato della popolazione di questo Salmonide risulta poco soddisfacente, a causa sia della 54

55 pressione alieutica sia della carenza di rifugi che diviene un serio fattore limitante per le trote. In termini di categorizzazione delle acque, il Torrente Dezzo è classificabile per l intero corso nella categoria Acque di pregio ittico potenziale. Per quanto riguarda la fauna ittica del Torrente Cherio, il primo segmento risente in modo evidente del collegamento con il Lago d Endine e sono segnalate spesso concentrazioni particolarmente elevate di novellame di pesce persico, che arriva a rappresentare oltre il 90% degli esemplari presenti. Nella zona di Berzo S. Fermo la comunità ittica si presenta un po più equilibrata, anche se sempre poco diversificata, con una netta prevalenza del cavedano, una discreta abbondanza di persico reale (ma sempre senza esemplari adulti) e una presenza marginale di barbo comune e anguilla. A Entratico la situazione è decisamente migliore, in termini sia di diversità sia di abbondanza numerica; barbo comune, cavedano, vairone e ghiozzo sono molto numerosi e con popolazioni ben strutturate, mentre il persico reale è meno abbondante ma adeguatamente rappresentato dalle diverse classi di età. Sono inoltre presenti la trota fario e la trota iridea, provenienti da immissioni di materiale pronta pesca, ed è segnalata la presenza del siluro. Nella zona di Palosco a valle del Ponte Nuovo, si evidenzia invece una situazione di grave alterazione della comunità ittica, con l assenza di popolazioni numericamente consistenti e strutturate; sono infatti stati catturati solo uno esiguo numero di individui di Ciprinidi in un lungo tratto campionato. Rispetto alla situazione descritta nella precedente Carta Ittica non si registrano variazioni degne di rilievo, salvo per la crescente presenza del siluro che si sta diffondendo dal Lago d Endine. In termini di categorizzazione delle acque, il Torrente Cherio è classificabile per l intero corso nella categoria Acque di pregio ittico potenziale. Bacino del Fiume Adda Lo stato della fauna ittica del Fiume Adda è stato desunto da quanto riportato nella Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Milano (Graia, 2007b dati non pubblicati). Relativamente al tratto di Adda che scorre lungo i confini provinciali, il fiume, che qui esprime una vocazionalità mista a Salmonidi e Ciprinidi, risulta popolato da una comunità ittica estremamente diversificata, composta da almeno 27 specie ittiche. Cavedano, ghiozzo padano, barbo comune e vairone sono le specie più diffuse, seguite da scazzone, anguilla e scardola. Si segnala inoltre la presenza di altre specie autoctone che non sono state campionate, quali: lo storione cobice, la cui sopravvivenza in questo tratto di fiume è fortemente minacciata dagli sbarramenti, tanto che attualmente la sua presenza in questo tratto deve essere esclusivamente addebitata alle recenti operazioni di immissione compiute dalla Regione; la trota marmorata, con una popolazione consistente lungo l intero corso d acqua. Alcune delle specie di maggior pregio faunistico, come la lasca, la lampreda padana e il panzarolo, una volta molto abbondanti negli ambienti laterali più pregiati, stanno progressivamente scomparendo, mentre altre specie, come il barbo canino, il temolo e lo storione cobice risultano in forte contrazione. In termini di categorizzazione delle acque, il Fiume Adda è classificabile nella categoria Acque di pregio ittico. Il Lago d Iseo Nel complesso i dati più recenti disponibili indicano che la comunità ittica è dominata quantitativamente dalle specie pelagiche, in particolare agone e coregone, che sono anche particolarmente importanti per la pesca professionale; per quanto riguarda le restanti specie pelagiche, rispetto agli anni passati vi è stata una 55

56 drastica riduzione dell alborella e la trota lacustre è caratterizzata da una presenza esigua. Relativamente alle specie litorali, vi è una discreta presenza di anguilla, bottatrice, cavedano, luccio, persico reale, scardola e tinca; sono invece diminuite le consistenze delle popolazioni di salmerino alpino e triotto. Rispetto agli anni passati si registra un evidente tendenza all incremento delle specie alloctone quali carpa, carassio, persico sole e persico trota; attualmente sono segnalate anche sporadiche catture di siluro. Il Lago d Endine La situazione attuale della fauna ittica del Lago d Endine vede la presenza di 16 specie, di cui 9 autoctone e 7 esotiche. La specie più abbondante risulta essere la scardola; condizioni nel complesso ottimali sono attribuibili alle popolazioni di tinca e, tra gli esotici, di carassio. Tra le specie caratterizzate da uno stato della popolazione nel complesso discreto vi sono, nell ambito di quelle indigene, l anguilla, il persico reale e il luccio, mentre tra le alloctone, la carpa, il persico sole, il persico trota e il siluro Elleemeenttii dii pparrttiiccoollarree rriilleevvanza ambbiieenttallee ee ffauniissttiicca Tra gli aspetti legati al quadro ambientale che il Piano deve tenere in forte considerazione durante la definizione degli indirizzi e delle strategie di Piano, a causa della natura vincolante in termini normativi e pianificatori, o perché costituiscono elementi di pregio naturalistico-ambientale, si possono individuare i seguenti nell ambito di pertinenza del Piano: siti della Rete Natura 2000: nel territorio provinciale sono presenti 23 siti istituiti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Siti di Interesse Comunitario SIC) e della Direttiva 79/409/CEE (Zone di Protezione Speciale ZPS); in particolare vi sono 17 SIC, 4 ZPS e 2 SIC-ZPS e per tali siti sono state valutate, mediante Studio di Incidenza, le possibili ricadute del Piano; aree protette: il Piano recepisce e integra alcune disposizioni previste dai PTC dei Parchi in materia di tutela delle acque e della fauna ittica; specie ittiche di interesse comunitario e conservazionistico: sono le specie inserite negli allegati II, IV o V della Direttiva 92/43/CEE oppure inserite nelle liste rosse internazionali e nazionali, per le quali è richiesta una particolare protezione. Siti della Rete Natura 2000 La Rete Natura 2000 rappresenta un sistema coordinato e coerente (una "rete") di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell'unione ed è finalizzata in particolare alla tutela di una serie di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) e delle specie di cui all'allegato I della Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) e delle altre specie migratrici che tornano regolarmente in Italia. Tale rete ecologica europea, la cui costituzione è prevista ai sensi della Direttiva Habitat, è costituita dalle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) (che costituiscono lo stadio successivo all individuazione dei SIC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Attualmente la Rete Natura 2000 è composta dai SIC e dalle ZPS. In Provincia di Bergamo sono presenti 23 siti, di cui 17 SIC, 4 ZPS e 2 SIC-ZPS, elencati nella seguente tabella e la cui distribuzione sul territorio è riportata in Figura

57 CODICE TIPOLOGIA DENOMINAZIONE ENTE GESTORE IT SIC Palude di Brivio Parco dell Adda Nord IT SIC Val Tartano IT SIC Val Venina IT SIC Valtorta e Valmoresca IT SIC Valle di Piazzatorre Isola di Fondra IT SIC Alta Val Brembana Laghi Gemelli IT SIC Alta Val di Scalve IT SIC Val Sedornia, Val Zurio, Pizzo della Presolana IT SIC Valle Asinina IT SIC Valle Parina IT SIC Val Nossana Cima di Grem IT ZPS Parco Regionale Orobie Bergamasche IT SIC-ZPS Boschi del Giovetto di Palline Parco delle Orobie Valtellinesi Parco Regionale delle Orobie Bergamasche Riserva Naturale Boschi del Giovetto di Palline IT SIC Valle del Freddo Riserva Naturale Valle del Freddo IT SIC Canto Alto e Valle del Giongo IT SIC Boschi dell Astino e dell Allegrezza Parco dei Colli di Bergamo IT SIC Fontanile Brancaleone Riserva Naturale Fontanile Brancaleone IT SIC Boschetto della Cascina Campagna Riserva Naturale Boschetto della Cascina Campagna Parco dell Oglio Nord IT SIC-ZPS Bosco de l Isola Riserva Naturale Bosco de l Isola IT SIC Valpredina Riserva Naturale Valpredina IT ZPS Monte Resegone ERSAF IT ZPS Costa del Pallio ERSAF IT ZPS Belviso Barbellino AFV Valbelviso Barbellino Tabella 5-8. Elenco dei SIC e delle ZPS presenti sul territorio provinciale, suddivisi per ente gestore. Per ciascuno dei siti sopra indicati, sono stati individuati e valutati i principali effetti, diretti e indiretti, che le previsioni pianificatorie possono comportare sugli habitat e sulle specie per i quali i siti sono stati designati; a tale scopo è stato predisposto uno Studio di Incidenza secondo quanto stabilito dall art. 6, comma 3 della Direttiva 92/43/CEE, del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 e succ. mod., della D.G.R. 8 agosto 2003 n. 7/14106 Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) per la Lombardia, individuazione dei soggetti gestori e modalità procedurali per l applicazione della valutazione d incidenza. P. R.S Obiettivo ,. e della D.G.R. 15 ottobre 2004 n. VII/19018 Procedure per l applicazione della valutazione di incidenza alle Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva 79/409/CEE, contestuale presa d atto dell avvenuta classificazione di 14 ZPS ed individuazione dei relativi soggetti gestori. In particolare, ai fini della valutazione, si è tenuto conto degli obiettivi di conservazione di ciascun sito, evidenziando le modalità adottate per rendere compatibili le previsioni con le esigenze di salvaguardia. 57

58 Figura 5-1. Distribuzione dei SIC e delle ZPS sul territorio provinciale. Dalle valutazioni illustrate nello Studio di Incidenza, al quale si rimanda per ulteriori dettagli e approfondimenti, è emerso in sintesi quanto segue: i principali interventi gestionali, e le più significative ricadute regolamentari del Piano Ittico Provinciale, riguardano ambienti acquatici posti al di fuori dei Siti della Rete Natura 2000 provinciale: i laghi d Iseo e d Endine, principali bacini lacustri naturali della provincia; i fiumi Brembo e Serio (ad eccezione delle 58

La Pianificazione Provinciale quale strumento di supporto ai comuni

La Pianificazione Provinciale quale strumento di supporto ai comuni Provincia di Piacenza Settore Sviluppo Economico. Pianificazione e Programmazione Territoriale. Ambiente. Urbanistica La Pianificazione Provinciale quale strumento di supporto ai comuni 1 REPORT MONITORAGGIO

Dettagli

IL CONSIGLIO COMUNALE

IL CONSIGLIO COMUNALE N 7 OGGETTO: ADOZIONE, AI SENSI DELL ARTICOLO 13 DELLA LEGGE REGIONALE 11 MARZO 2005 N. 12 E S.M.I., DELLA VARIANTE DI AGGIORNAMENTO DELLA CARTA DI FATTIBILITÀ DELLA COMPONENTE GEOLOGICA DI PIANO (PGT),

Dettagli

Consiglio regionale della Toscana

Consiglio regionale della Toscana Consiglio regionale della Toscana SEDUTA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL 24 LUGLIO 2013. Presidenza del Presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci. Deliberazione 24 luglio 2013, n. 74: Adozione dell

Dettagli

Provincia Autonoma di Trento Assessorato all Urbanistica, enti locali, personale, lavori pubblici e viabilità

Provincia Autonoma di Trento Assessorato all Urbanistica, enti locali, personale, lavori pubblici e viabilità Provincia Autonoma di Trento Assessorato all Urbanistica, enti locali, personale, lavori pubblici e viabilità Procedura per l approvazione del Piano territoriale della Comunità (PTC) 1. Predisposizione

Dettagli

PROCEDURA OPERATIVA PER L ANALISI E LA GESTIONE DEL RISCHIO

PROCEDURA OPERATIVA PER L ANALISI E LA GESTIONE DEL RISCHIO 28/06/2011 Pag. 1 di 9 PROCEDURA OPERATIVA PER L ANALISI E LA GESTIONE DEL RISCHIO 1 SCOPO... 2 2 APPLICABILITÀ... 2 3 DOCUMENTI DI RIFERIMENTO... 2 3.1 Moduli... 2 4 RESPONSABILITÀ... 2 5 MODALITÀ OPERATIVE...

Dettagli

Articolo 1 Finalità. Articolo 2 Interventi regionali

Articolo 1 Finalità. Articolo 2 Interventi regionali Legge Regionale 5 febbraio 2010, n. 12 Istituzione del Parco Urbano delle Cantine di interesse regionale ( B.U. REGIONE BASILICATA n.7 del 05 febbraio 2010 ) Articolo 1 Finalità 1. La Regione, al fine

Dettagli

VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE

VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE COMUNE DI AMENO PROVINCIA DI NOVARA DELIBERAZIONE N 9 Trasmessa al Comitato Regionale di Controllo il Prot. n COPIA VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE - seduta pubblica - OGGETTO: Variante

Dettagli

XIII. B1 d OL: EN ANLAGE/ANNEXE/ALLEGATO/PRILOGA

XIII. B1 d OL: EN ANLAGE/ANNEXE/ALLEGATO/PRILOGA Tagung der Alpenkonferenz Réunion de la Conférence alpine Sessione della Conferenza delle Alpi Zasedanje Alpske konference XIII TOP / POJ / ODG / TDR B1 d IT OL: EN ANLAGE/ANNEXE/ALLEGATO/PRILOGA 5 ACXIII_B1d_5_it

Dettagli

14880 N. 54 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 31-12-2015 Parte I

14880 N. 54 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 31-12-2015 Parte I 14880 N. 54 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA - 31-12-2015 Parte I delle Strutture complesse, semplici, incarichi di coordinamento e posizioni organizzative delle Aziende Sanitarie della

Dettagli

Le iniziative del Ministero dell Ambiente in materia di difesa delle coste dal 2006 e gli obiettivi di indirizzo generali

Le iniziative del Ministero dell Ambiente in materia di difesa delle coste dal 2006 e gli obiettivi di indirizzo generali Le iniziative del Ministero dell Ambiente in materia di difesa delle coste dal 2006 e gli obiettivi di indirizzo generali Leonardo Di Maggio Consulente Sogesid presso la Direzione Generale per la Salvaguardia

Dettagli

Paola Zoppi Medico del lavoro

Paola Zoppi Medico del lavoro Paola Zoppi Medico del lavoro L entrata in vigore del DPGR 61/R del 24 dicembre 2010 ha segnato l avvio della nuova normativa regionale in materia di qualità e sicurezza delle strutture sanitarie. A partire

Dettagli

IL RESPONSABILE. Richiamati:

IL RESPONSABILE. Richiamati: Richiamati: IL RESPONSABILE - il Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo

Dettagli

Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 35 del 31-3-2016

Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 35 del 31-3-2016 16032 DETERMINAZIONE DEL DIRIGENTE SEZIONE PERSONALE E ORGANIZZAZIONE 25 marzo 2016, n. 196 Indizione avviso di selezione pubblica per il conferimento presso il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale

Dettagli

PROGETTO DI LEGGE IN MATERIA DI SPETTACOLO PROPOSTA DI ARTICOLATO. Art. 1 Finalità

PROGETTO DI LEGGE IN MATERIA DI SPETTACOLO PROPOSTA DI ARTICOLATO. Art. 1 Finalità PROGETTO DI LEGGE IN MATERIA DI SPETTACOLO PROPOSTA DI ARTICOLATO Art. 1 Finalità 1 - La Regione Lombardia riconosce lo Spettacolo, nelle sue diverse articolazioni di generi e settori, componente fondamentale,

Dettagli

Comune Fabriano. Protocollo Generale, Servizio Progettazione, Servizio Edilizia Privata. Progetto di Certificazione secondo le norme ISO 9000

Comune Fabriano. Protocollo Generale, Servizio Progettazione, Servizio Edilizia Privata. Progetto di Certificazione secondo le norme ISO 9000 Comune Fabriano Protocollo Generale, Servizio Progettazione, Servizio Edilizia Privata Progetto di Certificazione secondo le norme ISO 9000 Formazione per auditor interni 25 maggio 2009 1 SOMMARIO Il significato

Dettagli

Due diligence immobiliare

Due diligence immobiliare Standard di qualità ai fini della qualificazione professionale della categoria dei geometri Specifica P15 Estimo e attività peritale Due diligence immobiliare Sommario Il presente documento specifica i

Dettagli

COMUNE DI VALBRONA Provincia di Como

COMUNE DI VALBRONA Provincia di Como COMUNE DI VALBRONA Provincia di Como AREA TECNICA EDILIZIA PRIVATA ED URBANISTICA Numero 4 del 14-03-2013 C O P I A Oggetto: FORMAZIONE PRIMA VARIANTE AL PGT E CONNESSA VAS: INDIVIDUAZIONE SOGGETTI COMPETENTI

Dettagli

Piano di razionalizzazione delle società partecipate (articolo 1 commi 611 e seguenti della legge 190/2014)

Piano di razionalizzazione delle società partecipate (articolo 1 commi 611 e seguenti della legge 190/2014) SETTORE BILANCIO PROVVEDITORATO ECONOMATO Piano di razionalizzazione delle società partecipate (articolo 1 commi 611 e seguenti della legge 190/2014) SOMMARIO I - INTRODUZIONE GENERALE...3 1. PREMESSA...3

Dettagli

La pianificazione urbanistica in Toscana: Il Piano di indirizzo territoriale PIT

La pianificazione urbanistica in Toscana: Il Piano di indirizzo territoriale PIT Università di Pisa Facoltà di Ingegneria AA 2014/2015 CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA Luisa Santini TECNICA URBANISTICA I La pianificazione urbanistica in Toscana: Il Piano di indirizzo

Dettagli

DA VALUTAZIONE INTEGRATA VAS redatta da: Arch. Marinella Giannini,Ing. Natascia Volpi

DA VALUTAZIONE INTEGRATA VAS redatta da: Arch. Marinella Giannini,Ing. Natascia Volpi REGOLAMENTO URBANISTICO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ai sensi e del D. LGS 152/06 PARERE MOTIVATO Il Responsabile del Procedimento Ing. Marica BRUNI DA VALUTAZIONE INTEGRATA VAS redatta da: Arch.

Dettagli

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA PER GLI ANNI 2014-2016 (P.T.T.I.)

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA PER GLI ANNI 2014-2016 (P.T.T.I.) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA PER GLI ANNI 2014-2016 (P.T.T.I.) DELLA SOCIETA ACSEL S.p.A. Predisposto dal Responsabile per la Trasparenza Adottato dal Consiglio di Amministrazione

Dettagli

Piazza Città di Lombardia n.1 20124 Milano. Tel 02 6765.1

Piazza Città di Lombardia n.1 20124 Milano. Tel 02 6765.1 Giunta Regionale DIREZIONE GENERALE AGRICOLTURA SVILUPPO DI SISTEMI FORESTALI, AGRICOLTURA DI MONTAGNA, USO E TUTELA DEL SUOLO AGRICOLO USO E TUTELA DEL SUOLO AGRICOLO Piazza Città di Lombardia n.1 20124

Dettagli

Interventi per la raccolta nei porti e negli approdi turistici dei rifiuti prodotti sulle unità da diporto.

Interventi per la raccolta nei porti e negli approdi turistici dei rifiuti prodotti sulle unità da diporto. Interventi per la raccolta nei porti e negli approdi turistici dei rifiuti prodotti sulle unità da diporto. L A.M.P. Capo Rizzuto istituita con D.M. il 27.12.1991, così come modificato con D.M. del 19.02.2002,

Dettagli

Gli aspetti di sistemazione idrogeologica e idraulica nel loro rapporto con il PdG Po. Ing. Lorenzo Masoero Geol. Giorgio Gaido

Gli aspetti di sistemazione idrogeologica e idraulica nel loro rapporto con il PdG Po. Ing. Lorenzo Masoero Geol. Giorgio Gaido Gli aspetti di sistemazione idrogeologica e idraulica nel loro rapporto con il PdG Po Ing. Lorenzo Masoero Geol. Giorgio Gaido SCALETTA INTERVENTO principali strumenti di pianificazione ed i loro obiettivi

Dettagli

Considerazioni di carattere ambientale e appalti pubblici nel diritto interno: TUTELA AMBIENTALE A LIVELLO NAZIONALE

Considerazioni di carattere ambientale e appalti pubblici nel diritto interno: TUTELA AMBIENTALE A LIVELLO NAZIONALE TUTELA AMBIENTALE A LIVELLO NAZIONALE L. n. 296/2006: art. 1, comma 1126: l attuazione e il monitoraggio di un Piano d azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione.

Dettagli

OGGETTO: Procedimento di Valutazione Ambientale Strategica del Piano Provinciale per la gestione rifiuti urbani e speciali. Provvedimenti.

OGGETTO: Procedimento di Valutazione Ambientale Strategica del Piano Provinciale per la gestione rifiuti urbani e speciali. Provvedimenti. OGGETTO: Procedimento di Valutazione Ambientale Strategica del Piano Provinciale per la gestione rifiuti urbani e speciali. Provvedimenti. Premesso che: tra le funzioni del Settore Ambiente rientrano quelle

Dettagli

Codice Operazione 3.2 Efficientamento energetico scuola media. Tipologia del soggetto beneficiario

Codice Operazione 3.2 Efficientamento energetico scuola media. Tipologia del soggetto beneficiario Codice Operazione 3.2 Titolo Operazione Efficientamento energetico scuola media Soggetto beneficiario/attuatore Comune di Bormio Tipologia del soggetto beneficiario Pubblico Tipologia dell operazione infrastruttura

Dettagli

DELIBERA N. 255/11/CONS CLASSIFICAZIONE DEI DECODIFICATORI PER LA RICEZIONE DEI PROGRAMMI TELEVISIVI IN TECNICA DIGITALE L AUTORITA

DELIBERA N. 255/11/CONS CLASSIFICAZIONE DEI DECODIFICATORI PER LA RICEZIONE DEI PROGRAMMI TELEVISIVI IN TECNICA DIGITALE L AUTORITA DELIBERA N. 255/11/CONS CLASSIFICAZIONE DEI DECODIFICATORI PER LA RICEZIONE DEI PROGRAMMI TELEVISIVI IN TECNICA DIGITALE L AUTORITA NELLA sua riunione di Consiglio del 5 maggio 2011; VISTA la legge 31

Dettagli

LEGGE REGIONALE N. 14 DEL 3-08-2005 REGIONE LOMBARDIA

LEGGE REGIONALE N. 14 DEL 3-08-2005 REGIONE LOMBARDIA LEGGE REGIONALE N. 14 DEL 3-08-2005 REGIONE LOMBARDIA DISCIPLINA DEL REGIME DI DEROGA PREVISTO DALL'ARTICOLO 9 DELLA DIRETTIVA 79/409/CEE DEL CONSIGLIO, DEL 2 APRILE 1979, RELATIVA ALLA CONSERVAZIONE DEGLI

Dettagli

Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (PNire)

Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (PNire) Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Dipartimento per le Infrastrutture, i Sistemi Informativi e Statistici Direzione Generale per lo Sviluppo del territorio, la programmazione ed i progetti

Dettagli

STUDI DI FATTIBILITA E LORO SVILUPPO PROGETTUALE IL CIPE

STUDI DI FATTIBILITA E LORO SVILUPPO PROGETTUALE IL CIPE STUDI DI FATTIBILITA E LORO SVILUPPO PROGETTUALE IL CIPE VISTA la legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modifiche ed integrazioni (legge quadro in materia di lavori pubblici) che, all art. 14, dispone

Dettagli

PROGETTAZIONE / PROGRAMMAZIONE DIDATTICA INDICE. Revisioni

PROGETTAZIONE / PROGRAMMAZIONE DIDATTICA INDICE. Revisioni Pagina 1 di 8 INDICE 1.1 OBIETTIVO 1.2 APPLICAZIONE 1.3 RESPONSABILITÀ 1.4 FLOW ATTIVITÀ 1.5 PIANIFICAZIONE 1.6 VERIFICHE E PIANI DI RECUPERO 1.7 VALIDAZIONE E MODIFICHE AL PROGETTO 1.8 MODULISTICA Revisioni

Dettagli

I3A LAUREA IN INGEGNERIA CIVILE E AMBIENTALE

I3A LAUREA IN INGEGNERIA CIVILE E AMBIENTALE I3A LAUREA IN INGEGNERIA CIVILE E AMBIENTALE 1. CARATTERISTICHE DEL CORSO CLASSE DI CORSO: L-7 Ingegneria civile e ambientale NORMATIVA DI RIFERIMENTO: DM 270/2004 DIPARTIMENTO DI RIFERIMENTO CAD DI RIFERIMENTO

Dettagli

Città di Somma Lombardo Provincia di Varese

Città di Somma Lombardo Provincia di Varese Città di Somma Lombardo Provincia di Varese Delibera N. 41 / 2015 VERBALE DI DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA COMUNALE OGGETTO: ADOZIONE PIANO D'AMBITO "CASE NUOVE". Immediatamente eseguibile L anno duemilaquindici,

Dettagli

REGOLAMENTO COMUNALE n. 68 REGOLAMENTO SULLA PROGRAMMAZIONE COMUNALE DEGLI ESERCIZI DI SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE

REGOLAMENTO COMUNALE n. 68 REGOLAMENTO SULLA PROGRAMMAZIONE COMUNALE DEGLI ESERCIZI DI SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE REGOLAMENTO COMUNALE n. 68 REGOLAMENTO SULLA PROGRAMMAZIONE COMUNALE DEGLI ESERCIZI DI SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE Deliberazione del Consiglio Comunale nr. 14 del 26 Marzo 2009 REGOLAMENTO SULLA

Dettagli

La valorizzazione degli accordi facoltativi regionali alla luce della Dir. 98/34 CE

La valorizzazione degli accordi facoltativi regionali alla luce della Dir. 98/34 CE La valorizzazione degli accordi facoltativi regionali alla luce della Dir. 98/34 CE UCN 98/34/CE UDINE 29 Maggio 2014 CAPO 2 DIVIETO DELLE RESTRIZIONI QUANTITATIVE TRA GLI STATI MEMBRI Articolo 28 Sono

Dettagli

COMUNE DI GRAVELLONA LOMELLINA PROVINCIA DI PAVIA

COMUNE DI GRAVELLONA LOMELLINA PROVINCIA DI PAVIA COMUNE DI GRAVELLONA LOMELLINA PROVINCIA DI PAVIA DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA COMUNALE N. 61 Reg. Delib. OGGETTO: ADESIONE ALL'AVVIO DELLE PROCEDURE PER L'ATTUAZIONE DEL PIANO DI SVILUPPO LOCALE (PSL) NELL

Dettagli

N. del PROPOSTA DI DELIBERA

N. del PROPOSTA DI DELIBERA N. del OGGETTO: OP065 COMPLETAMENTO OPERE DI URBANIZZAZIONE VIA PER SALVATRONDA - ADOZIONE DELLA VARIANTE URBANISTICA, APPOSIZIONE DEL VINCOLO PREORDINATO ALL'ESPROPRIO ED APPROVAZIONE DEL PROGETTO PRELIMINARE.

Dettagli

7^ CONFERENZA ORGANIZZATIVA

7^ CONFERENZA ORGANIZZATIVA 7^ CONFERENZA ORGANIZZATIVA Associazione Nazionale Bonifiche ed Irrigazioni PIANO IRRIGUO NAZIONALE PSR 2007/2013 E PAC 2014/2020 CONSORZI DI BONIFICA Intervento del Consorzio della Bonifica Reatina 14,

Dettagli

AVVISO PUBBLICO PER LA PROCEDURA DI MANIFESTAZIONE D INTERESSE VOLTA ALLA COSTITUZIONE DELLA CONSULTA AMBIENTALE, ANIMALI ED ENERGIA IL RESPONSABILE

AVVISO PUBBLICO PER LA PROCEDURA DI MANIFESTAZIONE D INTERESSE VOLTA ALLA COSTITUZIONE DELLA CONSULTA AMBIENTALE, ANIMALI ED ENERGIA IL RESPONSABILE Comune di Casalecchio di Reno Area Servizi al Territorio Servizio Verde e Sostenibilità Ambientale - Biodiversità Via dei Mille, 9 40033 Casalecchio di Reno (BO) AVVISO PUBBLICO PER LA PROCEDURA DI MANIFESTAZIONE

Dettagli

COMUNE DI RUINAS AREA TECNICA SERVIZIO EDILIZIA PRIVATA, URBANISTICA, GESTIONE DEL TERRITORIO, MANUTENTIVO E GESTIONE PATRIMONIO

COMUNE DI RUINAS AREA TECNICA SERVIZIO EDILIZIA PRIVATA, URBANISTICA, GESTIONE DEL TERRITORIO, MANUTENTIVO E GESTIONE PATRIMONIO Ruinas 07.04.2016 Reg. Gen. Pub. Albo Pretorio On-Line n. 250 del 18.04.2016 Oggetto: PIANO URBANISTICO COMUNALE - Procedura di Valutazione Ambientale Strategica ai sensi dell articolo 13, comma 1, del

Dettagli

1. Abilitazione alla vendita dei prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti (art. 8, comma 2, del DLgs n. 150/2012)

1. Abilitazione alla vendita dei prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti (art. 8, comma 2, del DLgs n. 150/2012) Linee guida per il rilascio e il rinnovo delle abilitazioni alla vendita, all acquisto e all uso e all attività di consulenza sull impiego dei prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti Premessa La direttiva

Dettagli

COMUNE DI VENEGONO SUPERIORE

COMUNE DI VENEGONO SUPERIORE Settore Urbanistica Responsabile del Procedimento: geom. Fabrizio Mentasti Tel. 0331/828441 476 Tit. VI Classe 2 Fasc. Prot. n. Venegono Superiore, lì 20 marzo 2013 RACCOMANDATA A.R. Anticipata via fax

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA. TRA I COMUNI DI Berlingo, Castegnato, Castel Mella, Flero, Lograto, Roncadelle, Torbole Casaglia ( Ente delegato)

PROTOCOLLO D INTESA. TRA I COMUNI DI Berlingo, Castegnato, Castel Mella, Flero, Lograto, Roncadelle, Torbole Casaglia ( Ente delegato) PROTOCOLLO D INTESA TRA I COMUNI DI Berlingo, Castegnato, Castel Mella, Flero, Lograto, Roncadelle, Torbole Casaglia ( Ente delegato) Finalizzato alla promozione di iniziative di informazione e coinvolgimento

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELLA MANUTENZIONE DELLE STRADE COMUNALI

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELLA MANUTENZIONE DELLE STRADE COMUNALI REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELLA MANUTENZIONE DELLE STRADE COMUNALI (aggiornamento Maggio 2012) 1 1. Finalità. Il presente Regolamento disciplina modalità e procedure per la manutenzione delle strade

Dettagli

DELIBERAZIONE N X / 2864 Seduta del 12/12/2014

DELIBERAZIONE N X / 2864 Seduta del 12/12/2014 DELIBERAZIONE N X / 2864 Seduta del 12/12/2014 Presidente ROBERTO MARONI Assessori regionali MARIO MANTOVANI Vice Presidente VALENTINA APREA VIVIANA BECCALOSSI SIMONA BORDONALI MARIA CRISTINA CANTU' CRISTINA

Dettagli

Metodologia per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione della formazione nelle PPAA

Metodologia per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione della formazione nelle PPAA Metodologia per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione della formazione nelle PPAA Prof. Guido CAPALDO Roma, 21 maggio 2013 Sala Polifunzionale PCM Come è stata costruita la metodologia Messa

Dettagli

Capitolo I La definizione del problema e il quadro di riferimento teorico: il territorio sistema vitale

Capitolo I La definizione del problema e il quadro di riferimento teorico: il territorio sistema vitale Indice Introduzione 11 Gli autori 17 Parte Prima - IL PROBLEMA DI RICERCA Capitolo I La definizione del problema e il quadro di riferimento teorico: il territorio sistema vitale 1. Ricognizione del concetto

Dettagli

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 14 marzo 2014, n. 433

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 14 marzo 2014, n. 433 10984 DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 14 marzo 2014, n. 433 Attuazione DGR 1777 del 29/09/2013 e DGR 2345 del 4/12/2013 per l implementazione del Piano Strategico Regionale per lo sviluppo della Banda

Dettagli

REGIONE LIGURIA - LEGGE REGIONALE 1 APRILE 2014 N. 8

REGIONE LIGURIA - LEGGE REGIONALE 1 APRILE 2014 N. 8 REGIONE LIGURIA - LEGGE REGIONALE 1 APRILE 2014 N. 8 DISCIPLINA DELLA PESCA NELLE ACQUE INTERNE E NORME PER LA TUTELA DELLA RELATIVA FAUNA ITTICA E DELL ECOSISTEMA ACQUATICO Articolo 1 (Finalità) TITOLO

Dettagli

DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE CON IMPEGNO DI SPESA. Determinazione n 5876 del 17/12/2013

DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE CON IMPEGNO DI SPESA. Determinazione n 5876 del 17/12/2013 Servizio Pianificazione territoriale e della mobilità, Patrimonio, risorse naturali e politiche energetiche Urbanistica - Ufficio presidio e supporto attività d'area DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE CON IMPEGNO

Dettagli

IL DIRIGENTE GENERALE DEL DIPARTIMENTO REGIONALE DELL ENERGIA

IL DIRIGENTE GENERALE DEL DIPARTIMENTO REGIONALE DELL ENERGIA Assessorato dell Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità DECRETO 3 marzo 2011 (G.U.R.S. n. 13 del 25 marzo 2011) Disposizioni in materia di certificazione energetica degli edifici nel territorio della

Dettagli

DIREZIONE GENERALE COMPETITIVITA' DEL SISTEMA REGIONALE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE AREA DI COORDINAMENTO SVILUPPO RURALE

DIREZIONE GENERALE COMPETITIVITA' DEL SISTEMA REGIONALE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE AREA DI COORDINAMENTO SVILUPPO RURALE REGIONE TOSCANA DIREZIONE GENERALE COMPETITIVITA' DEL SISTEMA REGIONALE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE AREA DI COORDINAMENTO SVILUPPO RURALE SETTORE POLITICHE COMUNITARIE E REGIONALI PER LA COMPETITIVITA'

Dettagli

Riferimenti normativi e circolari in materia di anticorruzione e trasparenza ALL. 2)

Riferimenti normativi e circolari in materia di anticorruzione e trasparenza ALL. 2) Riferimenti normativi e circolari in materia di anticorruzione e trasparenza ALL. 2) Costituzione della Repubblica italiana Legge 6 novembre 2012, n. 190 recante Disposizioni per la prevenzione e la repressione

Dettagli

PG-SGSL 03 Definizione degli obiettivi e dei programmi

PG-SGSL 03 Definizione degli obiettivi e dei programmi Redatta da Data Firma RSPP Verificata da Emissione autorizzata da DL / DG Aggiornamenti e Revisioni Revisione n Oggetto Data 1.0 Prima Stesura 15 aprile 2015 L'originale firmato del documento e la copia

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA TRA PROVINCIA DI UDINE AMBITO DISTRETTUALE DI LATISANA ASSOCIAZIONE COMUNITA SOLIDALE PROGETTO NONOS

PROTOCOLLO D INTESA TRA PROVINCIA DI UDINE AMBITO DISTRETTUALE DI LATISANA ASSOCIAZIONE COMUNITA SOLIDALE PROGETTO NONOS PROTOCOLLO D INTESA TRA PROVINCIA DI UDINE E AMBITO DISTRETTUALE DI LATISANA ASSOCIAZIONE COMUNITA SOLIDALE PROGETTO NONOS ASSOCIAZIONE AUSER VOLONTARIATO STELLA & TAGLIAMENTO ASSOCIAZIONE FRATERNITA DI

Dettagli

CARTA COMUNALE DEI DIRITTI DEI CONSUMATORI ED UTENTI

CARTA COMUNALE DEI DIRITTI DEI CONSUMATORI ED UTENTI C O M U N E D I P E R U G I A CARTA COMUNALE DEI DIRITTI DEI CONSUMATORI ED UTENTI Approvata con atto del Consiglio Comunale n. 55 del 07/04/2004 INDICE Art. 1 (Finalità ed oggetto del Regolamento).. Pag.

Dettagli

Deliberazione n. V di verbale della seduta del 23/04/2013. Protocollo Generale N. 321/13. Assemblea d Ambito

Deliberazione n. V di verbale della seduta del 23/04/2013. Protocollo Generale N. 321/13. Assemblea d Ambito Deliberazione n. V di verbale della seduta del 23/04/2013 Protocollo Generale N. 321/13 Oggetto: Approvazione progetto definitivo Interventi per il disinquinamento della Laguna di Venezia - Risanamento

Dettagli

ADEMPIMENTI D.LGS. 626/94 e s.m.i. OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO

ADEMPIMENTI D.LGS. 626/94 e s.m.i. OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO ADEMPIMENTI D.LGS. 626/94 e s.m.i. OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO 1 Nomina del Responsabile servizio prevenzione e protezione In tutte le imprese deve essere nominato il RSPP che può essere: Datore di lavoro

Dettagli

COMUNE DI CASOLI PROVINCIA DI CHIETI PROPOSTA DI DELIBERA DI CONSIGLIO COMUNALE DEL 08-06-15 N.23

COMUNE DI CASOLI PROVINCIA DI CHIETI PROPOSTA DI DELIBERA DI CONSIGLIO COMUNALE DEL 08-06-15 N.23 COMUNE DI CASOLI PROVINCIA DI CHIETI DELIBERA N. 0 Seduta del Ufficio: URBANISTICA Assessorato: PROPOSTA DI DELIBERA DI CONSIGLIO COMUNALE DEL 08-06-15 N.23 Oggetto: ART. 35 L.R. 18/83 (TRASPARENZA AMMINISTRATIVA).

Dettagli

Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 72 del 23-6-2016

Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 72 del 23-6-2016 28388 DETERMINAZIONE DEL DIRIGENTE SEZIONE COMPETITIVITA DEI SISTEMI PRODUTTIVI 20 giugno 2016, n. 1206 FSC - APQ Sviluppo Locale 2007 2013 Regolamento generale dei regimi di aiuto in esenzione n. 17 del

Dettagli

Allegato N. 1 delibera n. 7 del 9/12/2003

Allegato N. 1 delibera n. 7 del 9/12/2003 Allegato N. 1 delibera n. 7 del 9/12/2003 PROTOCOLLO D INTESA TRA LA REGIONE LOMBARDIA E LE AUTORITA D AMBITO LOMBARDE PER LO SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITA DI REDAZIONE DEL PIANO D AMBITO E AGGIORNAMENTO

Dettagli

C I R C O L A R E N. 6

C I R C O L A R E N. 6 C I R C O L A R E N. 6 Ministero del Tesoro del Bilancio e della Programmazione Economica Roma, 6 febbraio 2001 Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato ---------------- Ispettorato Generale

Dettagli

27/11/2014 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO - N. 95. Regione Lazio

27/11/2014 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO - N. 95. Regione Lazio Regione Lazio DIREZIONE SVILUPPO ECONOMICO E ATTIVITA PRODUTTIVE Atti dirigenziali di Gestione Determinazione 17 novembre 2014, n. G16319 POR FESR Lazio 2007-2013 - Asse I - Ricerca, Innovazione e Rafforzamento

Dettagli

STRUMENTI PER COMPETERE: IL DISCIPLINARE TECNICO CERTIFICATO LINEE GUIDA

STRUMENTI PER COMPETERE: IL DISCIPLINARE TECNICO CERTIFICATO LINEE GUIDA STRUMENTI PER COMPETERE: IL DISCIPLINARE TECNICO CERTIFICATO Progetto ideato con la collaborazione di Segreteria organizzativa a cura di: LINEE GUIDA PREMESSA Con la presente iniziativa la Camera di Commercio

Dettagli

OSSERVATORIO NAZIONALE BILATERALE SUI FONDI PENSIONE

OSSERVATORIO NAZIONALE BILATERALE SUI FONDI PENSIONE PROTOCOLLO D INTESA TRA ARAN E CGIL CISL UIL CONFSAL CISAL CONFEDIR CIDA COSMED USAE CGU CONFINTESA (con riserva) PER LA COSTITUZIONE DI UN OSSERVATORIO NAZIONALE BILATERALE SUI FONDI PENSIONE mdegiacomo\xsottoscrizione_protocollo

Dettagli

PROCEDURA PER L AFFIDAMENTO IN FINANZA DI PROGETTO DI UN CONTRATTO DI CONCESSIONE PER L ESTENSIONE E LA GESTIONE DELLA PIATTAFORMA LOGISTICA NAZIONALE

PROCEDURA PER L AFFIDAMENTO IN FINANZA DI PROGETTO DI UN CONTRATTO DI CONCESSIONE PER L ESTENSIONE E LA GESTIONE DELLA PIATTAFORMA LOGISTICA NAZIONALE PROCEDURA PER L AFFIDAMENTO IN FINANZA DI PROGETTO DI UN CONTRATTO DI CONCESSIONE PER L ESTENSIONE E LA GESTIONE DELLA PIATTAFORMA LOGISTICA NAZIONALE CIG 5505784CAD 1 Le domande e risposte sono di seguito

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA. tra

PROTOCOLLO D INTESA. tra PROTOCOLLO D INTESA tra Il MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI (di seguito MIPAAF ), con sede in Via XX Settembre, n. 20-00187 Roma, rappresentato dal Capo del Dipartimento delle

Dettagli

Mutuo riconoscimento di rodenticidi contenenti sostanze anticoagulanti: la linea guida delle Autorità Competenti

Mutuo riconoscimento di rodenticidi contenenti sostanze anticoagulanti: la linea guida delle Autorità Competenti Mutuo riconoscimento di rodenticidi contenenti sostanze anticoagulanti: la linea guida delle Autorità Competenti Renato Cabella Istituto Superiore di Sanità Centro Nazionale Sostanze Chimiche I prodotti

Dettagli

A.1.1. - Progettazione e realizzazione di un seminario per gli amministratori degli Enti Locali

A.1.1. - Progettazione e realizzazione di un seminario per gli amministratori degli Enti Locali ASSE A Progettazione e realizzazione di un programma operativo per la creazione e la gestione integrata e sostenibile della Rete Ecologica Locale del Montiferru Sinis A.1.1. - Progettazione e realizzazione

Dettagli

Il Piano Strategico di Sviluppo del Turismo in Italia

Il Piano Strategico di Sviluppo del Turismo in Italia Il Piano Strategico di Sviluppo del Turismo in Italia Primi Orientamenti Comitato permanente di promozione del turismo in Italia Riunione del 13 gennaio 2016, Roma Il Piano Strategico di Sviluppo del Turismo

Dettagli

Direzione Regionale: POLITICHE SOCIALI, AUTONOMIE, SICUREZZA E SPORT Area: POL.MIGR. INT.SOC. RAPP.IST. DI ASSIST. E BENEF.

Direzione Regionale: POLITICHE SOCIALI, AUTONOMIE, SICUREZZA E SPORT Area: POL.MIGR. INT.SOC. RAPP.IST. DI ASSIST. E BENEF. REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. 429 DEL 04/08/2015 GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N. 12276 DEL 03/08/2015 STRUTTURA PROPONENTE Direzione Regionale: POLITICHE SOCIALI, AUTONOMIE, SICUREZZA E SPORT Area: POL.MIGR.

Dettagli

Regione Siciliana Relatore: Ing. Mario PARLAVECCHIO

Regione Siciliana Relatore: Ing. Mario PARLAVECCHIO Azione 7A: Azioni orizzontali per l integrazione ambientale CONFERENZA DI METÀ PERIODO Progetto PON GAS: risultati, prospettive e contributo alla programmazione 2014-2020 19 dicembre 2013 Roma Regione

Dettagli

Regione: Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Territorio interessato: Specchio acqueo marino antistante la regione FVG

Regione: Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Territorio interessato: Specchio acqueo marino antistante la regione FVG Best practices Cod. fep 110/ACO/09/FV Interventi più significativi (o che hanno permesso di ottenere i risultati migliori) tra quelli realizzati nell ambito del Po Fep 2007-2013 dall inizio della programmazione

Dettagli

CENSIMENTO AMIANTO 2016

CENSIMENTO AMIANTO 2016 COMUNE DI GRAZZANISE PROVINCIA DI CASERTA Insignito con Medaglia di bronzo al Merito Civile CENSIMENTO AMIANTO 2016 L AMIANTO È FUORI LEGGE DA PIÙ DI VENTI ANNI, MA È ANCORA DIFFUSO E PERICOLOSO. L AMMINISTRAZIONE

Dettagli

CITTA DI SAN DANIELE DEL FRIULI

CITTA DI SAN DANIELE DEL FRIULI CITTA DI SAN DANIELE DEL FRIULI MANUALE DI CONSERVAZIONE adottato con delibera di Giunta Comunale n.102 del 30.06.2015 Manuale di Pag.2 di 11 Indice 1. Introduzione... 3 2. Rimandi... 4 3. Descrizione

Dettagli

PROVINCIA DI SONDRIO

PROVINCIA DI SONDRIO PROVINCIA DI SONDRIO PIANO DI INFORMATIZZAZIONE DELLE PROCEDURE PER LA PRRESENTAZIONE DI ISTANZE, DICHIARAZIONI E SEGNALAZIONI ONLINE INTRODUZIONE Entro febbraio 2015 le pubbliche amministrazioni (PA)

Dettagli

Definizione operativa. Valore Baseline

Definizione operativa. Valore Baseline PROGRAMMA PRP 2014-2018 3. Salute e lavoro 4. Ambiente e MACRO OBIETTIVO PNP 2014-2018 2.8 - Ridurre le esposizioni potenzialmente dannose per la 2.8 - Ridurre le esposizioni potenzialmente dannose per

Dettagli

PROVINCIA DI BARLETTA - ANDRIA - TRANI SETTORE VIII Ambiente, Rifiuti, Contenzioso AVVISO PUBBLICO

PROVINCIA DI BARLETTA - ANDRIA - TRANI SETTORE VIII Ambiente, Rifiuti, Contenzioso AVVISO PUBBLICO PROVINCIA DI BARLETTA - ANDRIA - TRANI SETTORE VIII Ambiente, Rifiuti, Contenzioso AVVISO PUBBLICO SELEZIONE COMPONENTI DEL COMITATO TECNICO PROVINCIALE PER LE MATERIE AMBIENTALI IL DIRIGENTE VISTO il

Dettagli

REGIONE PIEMONTE ASSESSORATO CACCIA E PESCA

REGIONE PIEMONTE ASSESSORATO CACCIA E PESCA REGIONE PIEMONTE ASSESSORATO CACCIA E PESCA DISPOSIZIONI IN ORDINE ALL IMPIANTO E ALL ESERCIZIO DEGLI ALLEVAMENTI DI FAUNA SELVATICA A SCOPO DI RIPOPOLAMENTO O A SCOPO ALIMENTARE. (ART. 22 L.R. 4 SETTEMBRE

Dettagli

Corso di REVISIONE AZIENDALE

Corso di REVISIONE AZIENDALE Corso di REVISIONE AZIENDALE a.a. 2004-1 Corso di REVISIONE AZIENDALE - Modulo VI - Prof. Fabio Fortuna ffortuna@unich.it Anno accademico 2004- Corso di REVISIONE AZIENDALE a.a. 2004-2 La revisione gestionale

Dettagli

CONSIGLIO REGIONALE ASSEMBLEA LEGISLATIVA REGIONALE DELLA LIGURIA CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI

CONSIGLIO REGIONALE ASSEMBLEA LEGISLATIVA REGIONALE DELLA LIGURIA CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI CONSIGLIO REGIONALE ASSEMBLEA LEGISLATIVA REGIONALE DELLA LIGURIA CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI DELIBERA IN DATA 27/10/2009, n 64 OGGETTO: Parere in ordine D.L. n.488 del 29/9/2009 "Nuova disciplina

Dettagli

DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 (Testo modificato dal DECRETO LEGISLATIVO 16 gennaio 2008, n. 4 nelle parti evidenziate in rosso)

DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 (Testo modificato dal DECRETO LEGISLATIVO 16 gennaio 2008, n. 4 nelle parti evidenziate in rosso) DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 (Testo modificato dal DECRETO LEGISLATIVO 16 gennaio 2008, n. 4 nelle parti evidenziate in rosso) Norme in materia ambientale. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti

Dettagli

VIII ROBERTO FORMIGONI

VIII ROBERTO FORMIGONI VIII ROBERTO FORMIGONI GIOVANNI ROSSONI Vice Presidente DAVIDE BONI GIULIO BOSCAGLI LUCIANO BRESCIANI MASSIMO BUSCEMI RAFFAELE CATTANEO ROMANO COLOZZI LUCA DANIEL FERRAZZI ROMANO LA RUSSA STEFANO MAULLU

Dettagli

Approvata definitivamente dalla Camera dei deputati il 19 dicembre 2012

Approvata definitivamente dalla Camera dei deputati il 19 dicembre 2012 Disposizioni in materia di professioni non organizzate Approvata definitivamente dalla Camera dei deputati il 19 dicembre 2012 Art. 1. (Oggetto e definizioni). 1. La presente legge, in attuazione dell

Dettagli

Proposta di Deliberazione della Giunta Regionale

Proposta di Deliberazione della Giunta Regionale R E G I O N E P U G L I A Proposta di Deliberazione della Giunta Regionale SERVIZIO POLITICHE PER IL LAVORO CODICE CIFRA: LAV/DEL/2013/ OGGETTO: PO Puglia FSE 2007-2013 Asse II Occupabilità - Rifinanziamento

Dettagli

LE AZIONI PER PROMUOVERE L EFFICIENZA ENERGETICA

LE AZIONI PER PROMUOVERE L EFFICIENZA ENERGETICA LE AZIONI PER PROMUOVERE L EFFICIENZA ENERGETICA IL PUNTO DI VISTA DI ASSOLOMBARDA Vittorio Biondi Direttore Settore Territorio Ambiente Energia Assolombarda 1. Chi è Assolombarda? ASSOLOMBARDA è l Associazione

Dettagli

COMUNE DI LIMBADI Provincia di Vibo Valentia PROPOSTA DI PIANO TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA

COMUNE DI LIMBADI Provincia di Vibo Valentia PROPOSTA DI PIANO TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA PROPOSTA DI PIANO TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014-2014 Articolo 1 TRASPARENZA E ACCESSIBILITA Sulla base delle prescrizioni dettate dalla legislazione più recente la trasparenza

Dettagli

Catalogo dei prodotti del Sistema Informativo territoriale della Provincia di Savona

Catalogo dei prodotti del Sistema Informativo territoriale della Provincia di Savona Catalogo dei prodotti del Sistema Informativo territoriale della Provincia di Savona Listino prezzi al pubblico ** 1- Tematismi Ambientali Carta ittica -APPROVAZIONE D.C. N 30 DEL 27/04/ Carta della Zonizzazione

Dettagli

11533 17/10/2008 DIREZIONE GENERALE ISTRUZIONE, FORMAZIONE E LAVORO. Identificativo Atto n. 1311

11533 17/10/2008 DIREZIONE GENERALE ISTRUZIONE, FORMAZIONE E LAVORO. Identificativo Atto n. 1311 11533 17/10/2008 Identificativo Atto n. 1311 DIREZIONE GENERALE ISTRUZIONE, FORMAZIONE E LAVORO DETERMINAZIONI IN MERITO AL PERCORSO FORMATIVO DI MASSAGGIATORE OPERATORE DELLA SALUTE E IL DIRIGENTE DELL

Dettagli

Bollettino Ufficiale della Regione Lazio

Bollettino Ufficiale della Regione Lazio Repubblica Italiana Bollettino Ufficiale della Regione Lazio Disponibile in formato elettronico sul sito: www.regione.lazio.it Legge Regionale n.12 del 13 agosto 2011 Data 17/03/2016 Numero 22 Periodicità

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA CONCESSIONE DI CONTRIBUTI E ALTRI VANTAGGI ECONOMICI A FAVORE DI ENTI E ASSOCIAZIONI NON AVENTI SCOPO DI LUCRO

REGOLAMENTO PER LA CONCESSIONE DI CONTRIBUTI E ALTRI VANTAGGI ECONOMICI A FAVORE DI ENTI E ASSOCIAZIONI NON AVENTI SCOPO DI LUCRO Allegato alla deliberazione del Commissario Straordinario n. del REGOLAMENTO PER LA CONCESSIONE DI CONTRIBUTI E ALTRI VANTAGGI ECONOMICI A FAVORE DI ENTI E ASSOCIAZIONI NON AVENTI SCOPO DI LUCRO Approvato

Dettagli

Indice p. 2 Presentazione del Sindaco p. 3 Descrizione del servizio p. 4 Dove, quando, come p. 5 I servizi offerti p. 6 Informazioni agli utenti p.

Indice p. 2 Presentazione del Sindaco p. 3 Descrizione del servizio p. 4 Dove, quando, come p. 5 I servizi offerti p. 6 Informazioni agli utenti p. Gare e appalti 2 Indice p. 2 Presentazione del Sindaco p. 3 Descrizione del servizio p. 4 Dove, quando, come p. 5 I servizi offerti p. 6 Informazioni agli utenti p. 7 Standard dei servizi offerti p. 8

Dettagli

Riunione PLENARIA della RETE Nazionale delle Autorità Ambientali e delle Autorità di Gestione

Riunione PLENARIA della RETE Nazionale delle Autorità Ambientali e delle Autorità di Gestione Riunione PLENARIA della RETE Nazionale delle Autorità Ambientali e delle Autorità di Gestione Roma martedì 25 novembre 2014 Auditorium Ministero dell Ambiente Roma - Via C. Colombo, 44 Gabriela Scanu Il

Dettagli

COMUNE DI MONTICELLO BRIANZA Provincia di Lecco

COMUNE DI MONTICELLO BRIANZA Provincia di Lecco COMUNE DI MONTICELLO BRIANZA Provincia di Lecco VERBALE DI DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA COMUNALE ORIGINALE N 130 del 11/09/2014 OGGETTO: PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2014-2016: APPROVAZIONE

Dettagli

Piano di formazione per prevenzione della corruzione anno 2015

Piano di formazione per prevenzione della corruzione anno 2015 Allegato alla deliberazione G.C. 11 del 29.01.2015 Piano di formazione per prevenzione della corruzione anno 2015 Il presente Piano di formazione è stato formulato in osservanza delle disposizioni contenute

Dettagli

Corso destinato agli Incaricati per i Sistemi di Gestione Ambientale UNI EN ISO 14001:2004 PROGRAMMA DEL CORSO 24 ORE

Corso destinato agli Incaricati per i Sistemi di Gestione Ambientale UNI EN ISO 14001:2004 PROGRAMMA DEL CORSO 24 ORE Corso destinato agli Incaricati per i Sistemi di Gestione Ambientale UNI EN ISO 14001:2004 PROGRAMMA DEL CORSO 24 ORE Responsabile del progetto formativo: Dott. Ing. Antonio Razionale Tutor: Dott. Ing.

Dettagli

REGOLAMENTO COMUNALE PER LA CONCESSIONE DI FINANZIAMENTI E BENEFICI ECONOMICI AD ENTI PUBBLICI E SOGGETTI PRIVATI.

REGOLAMENTO COMUNALE PER LA CONCESSIONE DI FINANZIAMENTI E BENEFICI ECONOMICI AD ENTI PUBBLICI E SOGGETTI PRIVATI. REGOLAMENTO COMUNALE PER LA CONCESSIONE DI FINANZIAMENTI E BENEFICI ECONOMICI AD ENTI PUBBLICI E SOGGETTI PRIVATI. Art. 12 Legge 7 agosto 1990 n.241 Approvato con delibera di Consiglio comunale n.44 del

Dettagli

Allegato 2. Modalità di presentazione dei progetti strutturanti in materia di 'internazionalizzazione responsabile'

Allegato 2. Modalità di presentazione dei progetti strutturanti in materia di 'internazionalizzazione responsabile' Allegato 2 Modalità di presentazione dei progetti strutturanti in materia di 'internazionalizzazione responsabile' 1.Contenuto I progetti 'strutturanti' sono progetti indirizzati a favorire l'attività

Dettagli

Misura 221 Primo imboschimento dei terreni agricoli Scheda integrativa per la determinazione delle riduzioni/esclusioni

Misura 221 Primo imboschimento dei terreni agricoli Scheda integrativa per la determinazione delle riduzioni/esclusioni ALLEGATO A Misura Primo imboschimento dei terreni agricoli Scheda integrativa per la determinazione delle riduzioni/esclusioni Elenco degli impegni della Misura Primo imboschimento dei terreni agricoli

Dettagli