Dal divorzio breve ecco come cambia alle adozioni la famiglia

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1 Estratto da pag. 1 La nuova famiglia Dal divorzio alle adozioni, così si cambia Valeria Arnaldi Divorzio breve, unioni civili, adozioni con canale preferenziale per le famiglie affidatarie. A quarantenni dalla riforma del 1975, il Governo riscrive diverse pagine del diritto di famiglia. La trasformazione, in taluni ambiti anche radicale, non sta infatti procedendo con un complessivo intervento sul settore, ma con riforme dei singoli capitoli, per arrivare rapidamente al risultato: adattare la norma alla realtà mutata - e mutevole - delle famiglie italiane, in un plurale che testimonia le molte realtà. A pag. 12 Allegri a pag. 13 Dal divorzio breve ecco come cambia alle adozioni la famiglia REQUISITI ESSENZIALI O Marito e moglie sono d'accordo di sciogliere il matrimonio Esprimono la loro volontà davanti al presidente del Tribunale o con dichiarazione scritta Non hanno figli minori o maggiorenni incapaci, portatori di handicap grave o minori di 26 anni non autosufficienti economicamente Giudiziale 12 mesi Consensuale 6 mesi SEPARAZIONE Si accorciano i tempi, indipendentemente dalla presenza o meno di figli DIVORZIO BREVE (in vigore) II diritto di famiglia, le novità DIVORZIO BREVE (in vigore) SEPARAZIONE Si accorciano i tempi, indipendentemente dalla presenza o meno di figli Giudiziale 12 mesi Consensuale 6 mesi POI DIVORZIO DIVORZIO BR ASPETTO ECONOMICO i La comunione dei beni ' tra coniugi si scioglie con la separazione, nel momento in cui il giudice li autorizza a vivere separati o quando sottoscrivono un documento di separazione consensuale VE (in vigore) SEPARAZIONE Si accorciano i tempi, indipendentemente dalla presenza o meno di figli Giudiziale 12 mesi Consensuale 6 mesi POI DIVORZIO DIVORZIO BR ASPETTO ECONOMICO i La comunione dei beni ' tr REQUISITI ESSENZIALI O Marito e moglie sono d'accordo di sciogliere il matrimonio Esprimono la loro volontà davanti al presidente del Tribunale o con dichiarazione scritta Non hanno figli minori o maggiorenni incapaci, portatori di handicap grave o minori di 26 anni non autosufficienti economicamente UNIONI Cl VILI (dell in Senato) a coniugi si scioglie con la se RECIPROCA ASSISTENZA ' Riconosciuti alla coppia diritti di assistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, subentro nel contratto d'affitto, reversibilità della pensione e i doveri previsti per le coppie sposate I CAUSE IMPEDITIVE >Se una delle parti è ancora sposata Se ha meno di 18 anni (salvo apposita autorizzazione) Seha un'interdizione per infermità mentale Se ha un legame di parentela con il partner Se è stata condannata per omicidio o tentato omicidio del coniuge del partner arazione, nel momento in cui il giudice li autorizza a vivere separati o quando sottoscrivono un documento di separazione consensuale VE (in vigore) SEPARAZIONE Si accorciano i tempi, indipendentemente dalla presenza o meno di figli Giudiziale 12 mesi Consensuale 6 mesi POI DIVORZIO DIVORZIO BR ASPETTO ECONOMICO i La comunione dei beni ' tr REQUISITI ESSENZIALI O Marito e moglie sono d'accordo di sciogliere il matrimonio Esprimono la loro volontà davanti al presidente del Tribunale o con dichiarazione scritta N Nel nuovo testo tagliati i riferimenti agli articoli del codice civile che disciplinano il matrimonio n hanno figli minori o maggiorenni incapaci, portatori di handicap grave o minori di 26 anni non auto LA STEPCHILD ADOPTION ufficienti economicam Una coppia omosessuale non può adottare un bambino "terzo" senza legame con uno dei due partner, come possono fare le coppie eterosessuali nte UNIONI Cl VILI (dell in Senato) a coniugi si scioglie con la se RECIPROCA ASSISTENZA ' Riconosciuti alla coppia diritti di assistenza ANSAiceirfimetri sanitaria, carce ROMA Divorzio breve, unioni civili, adozioni con canale preferenziale per le famiglie affidatarie. A quarantenni dalla riforma del 1975, il Governo riscrive diverse pagine del diritto di famiglia. Legge su legge. La trasformazione, in taluni ambiti anche radicale, non sta infatti procedendo con un com plessivo intervento sul settore, ma con riforme dei singoli capitoli, per arrivare rapidamente al risultato: adattare la norma alla realtà mutata - e mutevole - delle famiglie italiane, in un plurale che testimonia le molte realtà, anche profondamente diverse tra loro, che devono rientrare nella normativa. Alcune innovazioni sono eclatanti, altre meno, alcune più condivise, altre decisamente sofferte, ma a colpire è soprattutto il ritmo, sensibilmente accelerato dopo anni di semiimmobilità. «Sono riforme velocissime - commenta l'avvocato Matteo Santini, direttore scientifico Centro studi sul Diritto di Famiglia - Non epocali, ma importanti per dare un segnale. Si apre un nuovo capitolo con valenze sociali ed etiche. Nel giro di Si parla di Noi Pag. 1

2 tre/quattro anni è stato fatto quello che non era stato fatto in quaranta». Qualche avvisaglia c'era già stata. Il 2012 è stato l'anno dell'equiparazione di figli naturali, adottivi, legittimi, sotto la definizione unica di "figlio". Il 2014 ha fatto uscire separazione e divorzio consensuali dai tribunali rendendo possibile procedere attraverso la negoziazione assistita da avvocati o la conclusione di un accordo davanti al sindaco. È stato il 2015, però, a dare il via alla corsa, portando alcuni dei te rni più caldi della vita familiare e di coppia sotto i riflettori - e spesso tra le polemiche - del dibattito parlamentare. «Le conquiste civili e la maggiore consapevolezza sono molto importanti - commenta il filosofo Giulio Giorello ci sono ancora discriminazioni nel nostro Paese, bisogna andare avanti e lavorare. Se lo si fa in tempi non lenti è meglio». Valeria Arnaldi RIPRODUZIONE RISERVATA Registrazione di un matrimonio tra una copia di omosessuali Dibattiti, rinvii, proteste, perfino manifestazioni. Dopo mesi di discussioni in commissione Giustizia - e, per molti, anni di attesa - il ddl sulle unioni civili, firmataria la senatrice Monica Cirinnà, arriverà al Senato, il 26 gennaio. A seguito dell'approvazione, nelle ultime ore, della legge sulle unioni gay in Grecia, l'italia è uno dei pochi Paesi europei - otto su ventotto a non avere una normativa che tuteli i diritti delle coppie di fatto. E sì che il percorso era iniziato quasi trent'anni fa, nel La questione, nei decenni, è stata sollevata più volte - sono state ben quarantasei le proposte di legge - senza che si arrivasse mai a un risultato concreto. Troppi i Diritti per i conviventi, la legge fatica al Senato V_xV_x Le unioni civili Diritti per i conviventi, la legge fatica al Senato V_xV_x Dibattiti, rinvii, proteste, perfino manifestazioni. Dopo mesi di discussioni in commissione Giustizia - e, per molti, anni di attesa - il ddl sulle unioni civili, firmataria la senatrice Monica Cirinnà, arriverà al Senato, il 26 gennaio. A seguito dell'approvazione, nelle ultime ore, della legge sulle unioni gay in Grecia, l'italia è uno dei pochi Paesi europei - otto su ventotto a non avere una normativa che tuteli i diritti delle coppie di fatto. E sì che il percorso era iniziato quasi trent'anni fa, nel La questione, nei decenni, è stata sollevata più volte - sono state ben quarantasei le proposte di legge - senza che si arrivasse mai a un risultato concreto. Troppi i Registrazione di un matrimonio tra una copia di omosessuali L'ITALIA E UNO DEGLI 8 PAESI UE (SU 28) A NON AVERE NORME SULLE COPPIE DI FATTO IL PD VUOLE CHIUDERE A GENNAIO Diritti per i conviventi, la legge fatica al Senato V_xV_x Dibattiti, rinvii, proteste, perfino manifestazio dubbi nella cattolica e, forse ancor di più, tradizionalista Italia. Troppe le polemiche. Troppi, più semplicemente, i rischi di scontentare una parte consistente dell'elettorato. Nel mezzo, però, sono stati menzionati - e poco più - i Pacs- Patti civili di solidarietà, i Dico-Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi, i Didore-Diritti e doveri di reciprocità dei conviventi. Parole diverse per un medesimo concetto, mai uscito dal campo delle intenzioni. Il dibattito è stato perfino spostato nelle piazze, con family day e iniziative popolari. Anche questa volta, come le precedenti, il testo sulle unioni civili in Commissione è stato "accolto" con una pioggia di emendamenti, che rischiavano di paralizzarlo per anni. Il Pd ha adottato la scorciatoia di un nuovo testo da presentare direttamente in aula. Non senza polemiche. Il termine fissato per presentare eventuali emendamenti è il 22 gennaio. Il ddl Cirinnà-bis prevede una parte relativa alle sole unioni civili delle coppie omosessuali e un'altra per tutte le coppie di fatto. Punto dibattuto la definizione di "formazioni sociali specifiche" per le unioni civili omosessuali, che sarebbero così tutelate in base all'articolo 2 della costituzione e non al 29 sul matrimonio. Nonostante la condanna, lo scorso luglio, da parte della Corte Europea dei diritti umani per violazione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, a ottobre, il Consiglio di Stato ha bocciato la trascrizione delle nozze gay. V.Arn. RIPRODUZIONE RISERVATA i. Dopo mesi di discussioni in commissione Giustizia - e, per molti, anni di attesa - il ddl sulle unioni civili, firmataria la senatrice Monica Cirinnà, arriverà al Senato, il 26 gennaio. A seguito dell'approvazione, nelle ultime ore, della legge sulle unioni gay in Grecia, l'italia è uno dei pochi Paesi europei - otto su ventotto a non avere una normativa che tuteli i diritti delle coppie di fatto. E sì che il percorso era iniziato quasi trent'anni fa, nel La questione, nei decenni, è stata sollevata più volte - sono state ben quarantasei le proposte di legge - senza che si arrivasse mai a un risultato concreto. Troppi i Registrazione di un matrimonio tra una copia di omosessuali L'ITALIA E UNO DEGLI 8 PAESI UE (SU 28) A NON AVERE NORME SULLE COPPIE DI FATTO IL PD VUOLE CHIUDERE A GENNAIO Diritti per i conviventi, la legge fatica al Senato V_xV_x Dibattiti, rinvii, proteste, perfino manifestazio dubbi nella cattolica e, forse ancor di più, tradizionalista Italia. Troppe le polemiche. Troppi, più semplicemente, i rischi di scontentare una parte consistente dell'elettorato. Nel mezzo, però, sono stati menzionati - e poco più - i Pacs-Patti civili di solidarietà, i Dico-Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi, i Didore-Diritti e doveri di reciprocità dei conviventi. Parole diverse per un medesimo concetto, mai uscito dal campo delle intenzioni. Il dibattito è stato perfino spostato nelle piazze, con family day e iniziative popolari. Anche questa volta, come le preceden Si parla di Noi Pag. 2

3 Nuovi criteri Più facile che i minori restino con i genitori affidatari Ela tutela degli affetti il principio - semplice ma non sancito fino a poco più di un mese fa - alla base della legge sulla continuità affettiva, entrata in vigore lo scorso 13 novembre. Il bambino ha diritto a vivere con la famiglia che lo ha cresciuto. Dunque, in caso di affidamento, con quella che lo ha accolto e con cui è stato, spesso, per anni. Il presupposto apparentemente "naturale" è diventato legge, consentendo alle famiglie di concorrere all'adozione dei minori avuti in affido. Ciò per garantire «il diritto alla continuità affettiva dei bambini». Ovviamente, la normativa riconosce il diritto degli affidatari solo laddove non sia possibile per il piccolo fare ritorno alla famiglia naturale. Se il concorso è già una grande vittoria per molte coppie - e molti minori - che finalmente possono vedere riconosciuto il proprio diritto a essere identifi cati e tutelati come la famiglia che, di fatto, hanno costruito nel tempo, ancora più significativa è la decisione di riconoscere alla domanda presentata in questo modo una sorta di canale preferenziale. Obiettivo è sempre tutelare il minore, evitando il trauma del distacco o del cambiamento. A impedire la trasformazione dell'affido in adozione, fino ad oggi, erano stati i criteri diversi previsti per i due istituti: più morbidi, seppure rigorosi, quelli dell'affido; più stringenti quelli per gli adottanti. Una rivoluzione che non manca di sollevare polemiche. Rimangono esclusi dalla riforma single e coppie di fatto. La decisione ha sollevato accuse di discriminazione, proprio sulla base del medesimo principio di continuità affettiva che in questo caso sarebbe negato, come se questo fosse un trau ma accettabile rispetto al "danno" di crescere in una famiglia non conforme alla normativa vigente. Dopo aver eliminato, per legge, la differenza tra figli adottivi e naturali, secondo molti, la riforma delle adozioni rischia di riportarla in atto nella pratica, stabilendo l'esistenza di figli in affido di serie A, ossia con la prospettiva di poter essere adottati dai propri affidatari, e altri di serie B, che invece potranno rimanere in quella casa solo "a tempo determinato". La questione arriverà in aula, a gennaio, con il disegno di legge Cirinnà sulle unioni gay, che propone di estendere l'adozione cogenitoriale alle coppie omosessuali. V.Arn. RIPRODUZIONE RISERVATA IL PRINCIPIO DELLA RIFORMA GIÀ APPROVATA È QUELLO DELLA «CONTINUITÀ AFFETTIVA» Si parla di Noi Pag. 3

4 già consolidata». Nello specifico, il veicolo giuridico utilizzato dai magistrati è l'«adozione in casi particolari», prevista dall'articolo 44 della legge 184/1983, modificata nel Come si legge nella sentenza che è stata confermata ieri, «l'intenzione del legislatore è voler favorire il consolidamento dei rapporti tra il minore e i parenti o le persone che già si prendono cura del minore stesso». La norma non prevede la necessità di un «rapporto di coniugio». E visto che «non discrimina tra coppie conviventi eterosessuali od omosessuali, non può non applicarsi anche a conviventi del medesimo LA SENTENZA \ all'adozione, la piccola è figlia Mn appello confermato il verdetto naturale di una delle due donne del Tribunale dei minori di Roma I giudici: la coppia gay può crescere la bimba \ all'adozione, la piccola è figlia Mn appello confermato il verdetto naturale di una delle due donne del Tribunale dei minori di Roma LA SENTENZA ROMA II regalo di Natale più desiderato è arrivato con qualche giorno d'anticipo, per una quarantenne romana che sta crescendo una bambina insieme alla compagna. Da ieri, infatti, è ufficialmente mamma, anche per lo Stato italiano che, finora, la considerava semplicemente convivente di una donna che aveva avuto una figlia. A stabilirlo è stata la Corte d'appello di Roma, confermando una sentenza del tribunale dei Minorenni che, un anno e mezzo fa, aveva riconosciuto per la prima volta in Italia la «stepchild adoption», cioè l'adozione di un bambino da parte della compagna della madre biologica. Il concepimento era avvenuto in seguito a una procreazione assistita portata avanti in Spagna, dove la coppia si era anche sposata. Ora la bimba ha cinque anni, e nei documenti anagrafici potrà aggiungere al proprio anche il cognome dell'adottante. LA DIFESA «È stato davvero un bel regalo - ha commentato l'avvocato Maria Antonia Pili, che assiste le conviventi - il Tribunale ha correttamente interpretato la norma di apertura già contenuta nella legge sull'adozione. Non si è trattato di concedere un diritto ex novo, owero di creare una situazione prima inesistente, ma di garantire nell'interesse di una minore la copertura giuridica a una situazione di fatto \ all'adozione, la piccola è figlia Mn appello confermato il verdetto naturale di una delle due donne del Tribunale dei minori di Roma LA SENTENZA ROMA II regalo di Natale più desiderato è arrivato con qualche giorno d'anticipo, per una quarantenne romana che sta crescendo una bambina insieme alla compagna. Da ieri, infatti, è ufficialmente mamma, anche per lo Stato italiano che, finora, la considerava semplicemente convivente di una donna che aveva avuto una figlia. A stabilirlo è stata la Corte d'appello di Roma, confermando una sentenza del tribunale dei Minorenni che, un anno e mezzo fa, aveva riconosciuto per la prima volta in Italia la «stepchild adoption», cioè l'adozione di un bambino da parte della compagna della madre biologica. Il concepimento era avvenuto in seguito a una procreazione assistita portata avanti in Spagna, dove la coppia si era anche sposata. Ora la bimba ha cinque anni, e nei documenti anagrafici potrà aggiungere al proprio anche il cognome dell'adottante. LA DIFESA «È stato davvero un bel regalo - ha commentato l'avvocato Maria Antonia Pili, che assiste le conviventi - il Tribunale ha correttamente interpretato la norma di apertura già contenuta nella legge sull'adozione. Non si è trattato di concedere un diritto già consolidata». Nello specifico, il veicolo giuridico utilizzato dai magistrati è l'«adozione in casi particolari», prevista dall'articolo 44 della legge 184/1983, modificata nel Come si legge nella sentenza che è stata confermata ieri, «l'intenzione del legislatore è voler favorire il consolidamento dei rapporti tra il minore e i parenti o le persone che già si prendono cura del minore stesso». La norma non prevede la necessità di un «rapporto di coniugio». E visto che «non discrimina tra coppie conviventi eterosessuali od omosessuali, non può non applicarsi anche a conviventi del medesimo Sotto, le manifestazioni di ieri davanti al Parlamento greco (foto AP) ex novo, owero di creare una situazione prima inesistente, ma di garan Vìa lìbera del Parlamento Grecia: sì alle unioni civili ire nell'interesse di una minore la copertura giuridica La Grecia ha legalizzato le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Dopo una lunga discussione durata tutta la notte tra martedì e mercoledì, il disegno di legge è stato approvato all'alba di ieri dalla maggioranza in Parlamento. I sì sono stati 194,55 i contrari. «Questo è un giorno importante per i diritti umani», ha affermato il primo ministro Alexis Tsipras, spiegando che la legge difende il a una situazione di fatto \ all'adozione, la piccola è figlia Mn appello confermato il verdetto naturale di una delle due donne del Tribunale dei minori di Roma LA SENTENZA ROMA II regalo di Natale più desiderato è arrivato con qualche giorno d'anticipo, per una quarantenne romana che sta crescendo una bambina insieme alla compagna. Da ieri, infatti, è ufficialmente mamma, anche per lo Stato ital diritto delle persone alla parità «indipendentemente dal sesso e dall'orientamento sessuale». ano che, finora, la considerava semplicemente convivente di una donna che aveva avuto una fig sesso». I LEGAMI AFFETTIVI II passaggio più innovativo del provvedimento, però, riguarda il grande valore riconosciuto ai legami affettivi. Secondo il collegio, infatti, bisogna tenere conto che la bambina «è nata e cresciuta con la ricorrente e la sua compagna, madre biologica, instaurando con loro un legame inscindibile che, a prescindere da qualsiasi "classificazione giuridica", nulla ha di diverso rispetto a un vero e proprio vincolo genitoriale». Le due donne, inoltre, avevano certificato la stabilità di coppia richiesta dall'ordinamento: avevano registrato la loro unione presso il comune di Roma, e avevano allegato al fascicolo una sfilza di relazioni positive di assistenti sociali e insegnanti della piccola. Contro questa sentenza, la Procura minorile aveva presentato ricorso. Ma il Tribunale di secondo grado presieduto da Alida Montaldi e dal giudice relatore Annamaria Pagliari, hanno confermato il primo verdetto. Michela Allegri ia. A stabilirlo è stata la Corte d'appello di Roma, confermando una sentenza del tribunale dei Minorenni che, un anno e mezzo fa, aveva riconosciuto per la prima volta in Italia la «stepchild adoption», cioè l'adozione di un bambino da parte della compagna della madre biologica. Il concepimento era avvenuto in seguito a una procreazione assistita portata avanti in Spagna, dove la coppia si era anche sposata. Ora la bimba ha cinque anni, e nei documenti anagrafici potrà aggiungere al proprio anche il cognome dell'adottante. LA DIFESA «È stato davvero un bel regalo - ha commentato l'avvocato Maria Antonia Pili, che assiste le conviventi - il Tribunale ha correttamente interpretato la norma di apertura già contenuta nella legge sull'adozione. Non si è trattato di concedere un diritto già consolidata». Nello specifico, il veicolo giuridico utilizzato dai magistrati è l'«adozione in casi particolari», prevista dall'articolo 44 della legge 1 ) RIPRODUZIONE RISERVATA 4/1983, modificata nel 20 I MAGISTRATI HANNO APPLICATO LA NORMA CHE NON DISCRIMINA LA DIFFERENZA DI GENERE 1. Come si legge nella sentenza che è stata confermata ieri, «l'intenzione del l Si parla di Noi Pag. 4

5 II divorzio breve Sei mesi per dirsi addio se i coniugi sono d'accordo Bastano sei mesi a moglie e marito per dirsi addio se la separazione è consensuale. Occorre attendere un anno, invece, se è giudiziale. Il fatto che la coppia abbia avuto o non abbia avuto figli non influisce sui tempi previsti. Il divorzio breve è entrato in vigore lo scorso 25 maggio: la riforma, con snellimento di procedure e soprattutto tempi, è stata approvata con numeri decisamente significativi, a testimoniare i tempi "maturi". Al Senato: 228 favorevoli, 11 con trari e 11 astenuti. Alla Camera dei deputati numeri simili: 398 favorevoli, 28 contrari e 6 astenuti. Si può a ragione parlare di una svolta che interessa decine di milioni di italiane e italiani. La principale novità introdotta riguarda, appunto, i tempi sensibilmente ridotti. La normativa precedente, infatti, prevedeva che lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio non potessero essere chiesti da uno dei coniugi prima che fossero passati tre anni di separazione. Un intervallo di tempo utile, dal punto di vista teorico, anche a valutare la situazione a distanza, lasciando il tempo alle coppie per tornare sui propri passi in caso di ripensamenti. Ma pure un intervallo che, come esperienza e cronaca nel tempo hanno ampiamente dimostrato, è stato spesso causa di pesanti e dolorosi strascichi in seno alla realtà familiare, con ricadute sui figli. La legge attuale fa scendere dunque i tempi a un anno, in ca so di separazione giudiziale - rimane valido il principio della non interruzione - e a sei mesi in caso di separazione consensuale tra i coniugi. Più veloci i tempi per "rompere" la relazione e anche per separare i beni della coppia. Lo scioglimento della comunione, prima previsto con il passaggio in giudicato della sentenza di separazio ne, viene anticipato all'inizio della separazione stessa, che sia per autorizzazione del giudice o per sottoscrizione consensuale dei coniugi. Una rivoluzione per milioni di famiglie, anche perché la legge approvata quest'anno ha esteso i propri effetti retroattivamente ai processi già in corso. Sembrava che il Paese non stesse aspettando altro, a giudicare dal boom di richieste, che, come raccontano i dati raccolti dall'associazione Matrimonialisti Italiani, sarebbero addirittura raddoppiate, aprendo perfino il nuovo "capitolo" dei richiedenti over ottanta, che secondo gli addetti ai lavori sarebbero attirati proprio dai tempi rapidi. V.Arn. RIPRODUZIONE RISERVATA DA MAGGIO, QUANDO LE NUOVE MISURE SONO ENTRATE IN VIGORE, IL BOOM DELLE RICHIESTE Al TRIBUNALI Si parla di Noi Pag. 5

6 lì mantenimento Se lui o lei non versa i soldi lo Stato garantisce l'assegno Se l'ex-coniuge non paga l'assegno di mantenimento, lo farà lo Stato. A partire dal primo gennaio La norma, contenuta in uno degli emendamenti approvati alla legge di Stabilità - promotrice la deputata del Partito democratico Gea Schirò - prevede l'istituzione di un Fondo di Solidarietà per tutelare i coniugi in stato di bisogno, che sarà di 250 mila euro per il 2016 e di 500 mila euro per 2017 e Un provvedimento dettato dai sempre più numerosi dati di cronaca che re gistrano mancati pagamenti e situazioni difficili per il coniuge "debole", talvolta pure nel far valere i propri diritti. La domanda dovrà essere presentata al Tribunale "più prossimo alla propria residenza". Saranno poi i decreti attuativi a individuare il giudice competente e a stabilire la documentazione necessaria. Il coniuge moroso non rimarrà ovviamente impunito ma a rifarsi su di lui sarà lo Stato. E saranno proprio le somme così recuperate ad alimentare il Fondo. La domanda sarà approvata o respinta in un limite massimo di trenta giorni, poi, in caso positivo, sarà trasmessa al Ministero della Giustizia. L'assegno di mantenimento a carico dello Stato non è l'unico che il Governo dedica alla famiglia. Viene erogato mensilmente, quello del cosiddetto Bonus Bebé, previsto per ogni figlio, dalla sua nascita o dal suo ingresso in famiglia nel caso di bimbo in affidamento preadottivo o in adozione, tra il primo gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, e viene congedo parentale - sia per maternità per che per paternità, dunque - prima fissati all'ottavo anno di vita del bambino e ora portati al dodicesimo. A essere prolungato è pure il trattamento economico: il 30% dello stipendio è esteso fino ai 6 anni di vita del bambino, nei successivi vengono valutati i requisiti di reddito, oltre gli otto anni non si ha diritto ad alcun indennizzo. La fruizione, inoltre, può non essere giornaliera ma a ore, consentendo così di modificare il congedo in un part-time al 50%. Quale che sia la scelta, il limite rimane di dieci mesi complessivi. V.Arn. RIPRODUZIONE RISERVATA SARÀ POI LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE A DOVERSI RIVALERE SUL MARITO O SULLA MOGLIE CHE RISULTA INADEMPIENTE erogato per tre anni. A poter fare domanda sono soltanto le famiglie che hanno dichiarato un Isee non superiore ai 25mila euro l'anno. L'importo è di 960 euro annui - 80 euro al mese - se l'isee non supera il tetto stabilito ma sale a 1920 euro l'anno 160 al mese - se il valore Isee non supera i 7mila euro. Gli interventi interessano anche altri aspetti della vita quotidiana. La riforma del lavoro ha esteso i termini per la richiesta del Si parla di Noi Pag. 6

7 9 Famiglia prima del lavoro per 10 milioni di donne 44,1% della popolazione femminile tra 18 e 74 anni, le donne che nel corso della loro vita, a causa di impegni e responsabilità familiari, per una gravidanza o semplicemente perché i propri familiari così volevano, hanno rinunciato a lavorare, oppure hanno dovuto interrompere il lavoro, o non hanno potuto accettare un incarico lavorativo o, ancora, non hanno potuto investire come avrebbero voluto nel proprio lavoro perché hanno preso, per esempio, congedi con retribuzione parziale, hanno ridotto le ore di lavoro o accettato incarichi di minore importanza», spiega la ricerca. Praticamente le donne che hanno dovuto "lasciar perdere" sono più di quelle che risultano occupate (circa 9,3mln). Anche agli uomini capita di dover ripiegare per stare dietro alla famiglia, ma i casi di questo tipo si fermano a 4 milioni (meno di 2 su 10). Tornando alle donne, «la rinuncia più frequente è quella che riguarda l'inizio o la ricerca di un lavoro. In valori assoluti hanno vissuto questa esperienza 6 milioni 888 mila donne». E di queste circa 1 milione e mezzo non ha mai fatto ingresso nel mercato del lavoro. L'Istat elenca anche i motivi principali: nell'ordine, dover accudire un bambino troppo piccolo, doversi occupare della famiglia e aspettare un figlio. ISTAT ROMA Sono circa dieci milioni le donne costrette a delle rinunce sul lavoro a causa degli impegni in famiglia. Quasi una su due. Hanno dovuto dire di no a un posto, non hanno accettato un incarico, sono state costrette a interrompere l'attività o a scartare un'opportunità che altrimenti avrebbero colto al volo. Il risultato è un Paese ancora lontano dai target europei per l'occupazione femminile, anche se qualche avanzamento c'è stato: la rappresentanza "rosa" nei consigli di amministrazione delle aziende è raddoppiata e lo stesso vale per il Parlamento europeo, ma qui un ruolo non da poco lo hanno giocato le leggi, con le misure a favore della presenza delle donne nelle sedi che contano, siano economiche o politiche. Le donne capofamiglia, quelle che gli anglosassoni definiscono breadwinner (che portano il pane in casa), hanno sfondato la soglia degli otto milioni. A differenza degli americani, però, da noi è nella generalità dei casi più che una scelta tra coniugi è una sorta di ruolo imposto: perché il marito è disoccupato oppure non c'è proprio. A fare il punto sulla situazione è l'istat nel rapporto "Come cambia la vita delle donne". Uno studio che copre dieci anni ( ), curato da Linda Laura Sabbadini, Sara Demofonti e Romina Fraboni. LE RINUNCE Dell'intero dossier la cifra che più colpisce è quella che misura tutti i no delle donne al mondo del lavoro. «Complessivamente, nel nostro Paese sono poco meno di 10 milioni, pari al ROMA Sono circa dieci milioni le donne costrette a delle rinunce sul lavoro a causa degli impegni in famiglia. Quasi una su due. Hanno dovuto dire di no a un posto, non hanno accettato un incarico, sono state costrette a interrompere l'attività o a scartare un'opportunità che altrimenti avrebbero colto al volo. Il risultato è un Paese ancora lontano dai target europei per l'occupazione femminile, anche se qualche avanzamento c'è stato: la rappresentanza "rosa" nei consigli di amministrazione delle aziende è raddoppiata e lo stesso vale per il Parlamento europeo, ma qui un ruolo non da poco lo hanno giocato le leggi, con le misure a favore della presenza delle donne nelle sedi che contano, siano economiche o politiche. Le donne capofamiglia, quelle che gli anglosassoni definiscono breadwinner (che portano il pane in casa), hanno sfondato la soglia degli otto milioni. A differenza degli americani, però, da noi è nella generalità dei casi più che una scelta tra coniugi è una sorta di ruolo imposto: perché il marito è disoccupato oppure non c'è proprio. A fare il punto sulla situazione è l'istat nel rapporto "Come cambia la vita delle donne". Uno studio che copre dieci anni ( ), curato da Linda Laura Sabbadini, Sara Demofonti e Romina Fraboni. LE RINUNCE Dell'intero dossier la cifra che più colpisce è quella che misura tutti i no delle donne al mondo del lavoro. «Complessivamente, nel nostro Paese sono poco meno di 10 milioni, pari al 44,1% della popolazione femminile tra 18 e 74 anni, le donne che nel corso della loro vita, a causa di impegni e responsabilità familiari, per una gravidanza o semplicemente perché i propri familiari così volevano, hanno rinunciato a lavorare, oppure hanno dovuto interrompere il lavoro, o non hanno potuto accettare un incarico lavorativo o, ancora, non hanno potuto investire come avrebbero voluto nel proprio lavoro perché hanno preso, per esempio, congedi con retribuzione parziale, hanno ridotto le ore di lavoro o accettato incarichi di minore importanza», spiega la ricerca. Praticamente le donne che hanno dovuto "lasciar perdere" sono più di quelle che risultano occupate (circa 9,3mln). Anche agli uomini capita di dover ripiegare per stare dietro alla famiglia, ma i casi di questo tipo si fermano a 4 milioni (meno di 2 su 10). Tornando alle donne, «la rinuncia più frequente è quella che riguarda l'inizio o la ricerca di un lavoro. In valori assoluti hanno vissuto questa esperienza 6 milioni 888 mila donne». E di queste circa 1 milione e mezzo non ha mai fatto ingresso nel mercato del lavoro. L'Istat elenca anche i motivi principali: nell'ordine, dover accudire un bambino troppo piccolo, doversi occupare della famiglia e aspettare un figlio. LA CURA DEI BAMBINI E DELLA CASA PESA ANCORA TROPPO SUL GENERE FEMMINILE LE QUOTE ROSA AVANZANO LENTAMENTE ROMA Sono circa dieci milioni le donne costrette a delle rinunce sul lavoro a causa degli impegni in fami Pianeta famiglia Pag. 7

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