I RAPPORTO REGIONE LAZIO ROMA 2019 Collaborative Center of NIH-NIAAA (USA)

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1 Alcol e Salute I RAPPORTO REGIONE LAZIO ROMA 2019 Collaborative Center of NIH-NIAAA (USA)

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3 I RAPPORTO REGIONE LAZIO Alcol e Salute A CURA DI MAURO CECCANTI MARIA LUISA ATTILIA GEMMA BATTAGLIESE GIUSEPPE BALDUCCI HANNO COLLABORATO: ATTILIA FABIO CAPRIGLIONE IDA CEREATTI FEDERICA CICCARELLI ROSARIA CORIALE GIOVANNA DE ROSA FRANCESCA FIORE MARCO FIORENTINO DANIELA GENCARELLI SIMONA LEDDA ROBERTA MAURI BENILDE MISTRETTA MARTINO PERCIBALLI ROBERTA PISCIOTTA FABIOLA ROTONDO CLAUDIA SCAMPORRINO MARIA CONCETTA MARCELLA SOLOMBRINO SIMONA

4 Copertina: Giuseppe Balducci Grafica ed impaginazione: Giuseppe Balducci, Gemma Battagliese Edito a cura del: Centro di Riferimento Alcologico Regione Lazio (CRARL) Roma, 12/06/2019 II

5 INDICE 1. PREFAZIONE 2. GLOSSARIO 3. IL DISTURBO DA USO DI ALCOL 4. IL CONSUMO DI ALCOL NELLA POPOLAZIONE GENERALE 5. I L CONSUMO DI ALCOL NEI GIOVANI 6. IL CONSUMO DI ALCOL NELLA POPOLAZIONE OVER IL CONSUMO DI ALCOL E IMMIGRAZIONE 8. DIPARTIMENTO EMERGENZA E ACCETTAZIONE E ALCOL AL POLICLINI- CO UMBERTO I E NEGLI ALTRI OSPEDALI DEL LAZIO 9. LA SITUAZIONE DELLE PERSONE AFFETTE DA DUA IN CARICO NEI SERVI ZI DELLA REGIONE LAZIO 10. MORBILITÀ E MORTALITÀ INTRA-OSPEDALIERE ALCOL-CORRELATE IN ITALIA E NEL LAZIO 11. LE CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL: Trapianti di fegato 12. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL IN GRAVIDANZA: La FASD 13. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL: Incidenti stradali 14. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL: Incidenti sul lavoro 15. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL: La violenza (domestica, omicidi, aggressioni, suicidi) 16. LA MAPPA DEI SERVIZI ALCOLOGICI DELLA REGIONE LAZIO 17. I TEST GENETICI E BIOCHIMICI NEL DUA 18. LA RICERCA III

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7 1. PREFAZIONE L American Psychiatric Association (APA), l American Medical Association (AMA) e il National Institute of Alcohol Abuse and Alcoholism (NIH-NIAAA, USA) definiscono il Disturbo da Uso di Alcol (DUA) una malattia cronica recidivante caratterizzata da alterazioni comportamentali, fisiche e psichiche causate dal consumo a rischio di alcol. Questa definizione è accettata dalla maggior parte delle Agenzie sanitarie mondiali. Peraltro, vi sono altre Organizzazioni e ricercatori che mettono in dubbio questa definizione e ritengono che i problemi e le patologie alcol-correlati siano la conseguenza d inadeguati Stili di Vita. Queste differenze di opinione risultano, però, nella pratica clinica piuttosto sterili e di scarso interesse. Infatti, in ogni caso, ci si trova di fronte ad un agente, l alcol, che, se assunto in quantità superiori a quelle che l organismo può eliminare, esprime un azione tossica e teratogena (è in grado, cioè, di causare alterazioni mostruose nello sviluppo di un embrione). Dal punto di vista medico rappresenta un grave Fattore di Rischio per la salute dell individuo. I Fattori di Rischio individuati sono molti e rappresentano specifiche condizioni che sono statisticamente associate a una malattia e possono concorrere alla sua patogenesi, favorirne lo sviluppo o accelerarne il decorso. Tra questi ricordiamo l Ipertensione arteriosa, il Colesterolo, il Sovrappeso, la sedentarietà, il Diabete, ecc Anche il Tabagismo, il Disturbo da Uso di alcol, l uso delle Sostanze Illecite, sono riconosciuti come Fattori di Rischio, anzi, sono, tra quelli di tipo comportamentale, i fattori di maggior peso nel rischio di sviluppo delle malattie. NOTE DI EPIDEMIOLOGIA Secondo l'organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, Word Health Organization) in Europa l'alcol è il principale fattore di rischio per la salute della popolazione, con un elevato costo in vite umane e un onere cospicuo in termini di patologie nonché di incidenti stradali, domestici, del lavoro (WHO ). Nonostante questi dati, le politiche di tutela sanitaria e sociale in materia alcologica, così come per tutte le altre forme di dipendenza, sono ancora insufficienti per poterle affrontare in modo concreto. A parziale giustificazione, dobbiamo riconoscere che vi sono elementi di grande difficoltà determinati dalla complessità dei diversi fattori (di natura biologica, psicologica e sociale) che contribuiscono a produrre i danni correlati a un uso incongruo di alcol; ne consegue che ogni azione che voglia in qualche modo essere efficace, dovrebbe muoversi in un ambito multidisciplinare. Purtroppo, le professionalità coinvolte parlano, spesso, linguaggi diversi, seguono modelli di riferimento differenti e hanno grandi difficoltà a comprendersi e a collaborare. La scarsa conoscenza del problema, il ridotto numero di centri che se ne occupano, e le poche risorse investite nel territorio, determinano seri problemi di gestione di questo fenomeno che coinvolge circa il 13% della popolazione con più di 18 anni (Ceccanti e coll., Indagine nel Comune di Roma, 2002) e più del 25% dei soggetti ricoverati negli Ospedali: di questi, solo il 5% viene riconosciuto dagli operatori sanitari (Ceccanti e coll., Progetto Telealco, 1996, e 2015, dati non pubblicati). Questa ridotta capacità di individuazione, unita alla scarsa attenzione che comunque le viene prestata dal punto di vista sanitario, rappresenta un occasione persa per avviare al trattamento dei Problemi e Patologie Alcol Correlati e aumenta la probabilità che soggetti con problematiche da alcol in fase iniziale vadano incontro a condizioni gravi, di più difficile e onerosa gestione. Tutto ciò è la diretta conseguenza della mancata attuazione di quanto suggerito (e non posto in essere) nella Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol-correlati (Legge 30 marzo 2001, n.125, G.Uff ). Nel Capo II della legge, vengono stabilite le COMPETENZE DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONO- ME DI TRENTO E DI BOLZANO in cui, nell art. 10, viene stabilito che Il trattamento dei soggetti con problemi e patologie alcol-correlati è svolto nelle apposite unità operative collocate presso le aziende ospedaliere e le strutture sanitarie pubbliche e private appositamente accreditate, - omissis - nonché presso le aziende ospedaliero-universitarie di cui al decreto legislativo 21 dicembre 1999, n Inoltre, nell art. 5 della stessa legge, si dava la possibilità di introdurre l insegnamento dell alcologia nell ordinamento universitario: il progetto formativo dell Università dovrebbe, infatti, prevedere la possibilità di modificare i contenuti dell insegnamento, adattandoli alle necessità del territorio, modulando la formazione in modo da poterla adeguare alle nuove patologie e problematiche emergenti. Non si può non riconoscere che, in questo momento storico, i tumori, la geriatria e le dipendenze da sostanze rappresentino le nuove frontiere di salute della nostra società. 3

8 Nonostante ciò, l Università, ad eccezione dei tumori, continua a trascurare queste problematiche: ne deriva che i professionisti che dovrebbero prendersi carico del trattamento e riabilitazione, di coloro che soffrono per il Disturbo da Uso di Alcol, non sono preparati ad affrontare questa che è una vera e propria emergenza socio-sanitaria in quanto non sono state fornite loro le conoscenze, le esperienze pratiche e il bagaglio di strumenti utili per affrontare le Dipendenze da sostanze e comportamenti (vedi cap. 3). Quando poi questi problemi si presentano nella vita reale, non vengono riconosciuti come pertinenti alla propria professione; molto spesso ci si basa su esperienze di colleghi anziani, su informazioni interessate e/o senza evidenze cliniche, trattando in modo disomogeneo le stesse problematiche o demandando ad altri servizi o al privato-sociale ciò che non si riconosce di propria competenza. Si genera, così, il fenomeno delle Patologie di confine, di quelle problematiche che non appartengono a nessuno e vengono confinate fuori della propria competenza professionale. Di qui la necessità di provvedere a: Fare formazione universitaria sull alcol e sulle dipendenze in genere per dare il senso di appartenenza professionale anche a queste problematiche; Creare una rete di servizi nel territorio che facciano riferimento a un Centro che abbia le dovute attribuzioni per coordinare attività territoriale, fornire aggiornamento, sperimentare nuovi approcci, costruire un sistema di valutazione della qualità e omogeneità di trattamento nel territorio. Creare una cultura alcologica condivisa che permetta a tutti gli operatori di confrontarsi, all interno del servizio o tra i servizi, con un linguaggio e cultura clinica comune; Identificare aree cliniche che necessitano di essere indagate e meglio comprese attraverso la ricerca scientifica. Mauro Ceccanti 4

9 2. GLOSSARIO DISTURBO DA USO DI ALCOL (DUA) il DUA è una malattia cronica recidivante del cervello caratterizzata da una ridotta capacità di arrestare o controllare l'uso di alcolici nonostante le conseguenze sociali, lavorative o di salute. Il DUA può variare da lieve a grave e il recupero è possibile indipendentemente dalla gravità. La quarta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico (DSM-IV), pubblicata dall'american Psychiatric Association, descriveva due distinti disordini: l'abuso di alcol e l'alcolismo, con criteri specifici per ciascuno. La quinta edizione, DSM 5, integra i due disturbi del DSM-IV, l'abuso di alcol e la dipendenza da alcol, in un singolo disturbo chiamato Disturbo dell'uso di alcol, o DUA, caratterizzato da 3 livelli di gravità: lieve, moderata e grave. BINGE DRINKING (Sbronzarsi) a. Il NIAAA definisce il binge drinking come un modello di consumo che porta i livelli di concentrazione di alcol nel sangue (BAC) a 0,08 g / dl. Questo si verifica in genere dopo 4 drink per le donne e 5 drink per gli uomini, in circa 2 ore. b. L'Istituto per l'abuso di sostanze e la salute mentale (SAMHSA), che conduce l'indagine nazionale annuale sull'uso e la salute delle droghe (NSDUH), definisce binge drinking come 5 o più bevande alcoliche per i maschi o 4 o più bevande alcoliche per le femmine nella stessa occasione (vale a dire, allo stesso tempo o entro un paio di ore l'uno dall'altro) in almeno 1 giorno del mese precedente. USO ELEVATO DI ALCOL Il SAMHSA definisce l'uso di alcol elevato o pesante, come Binge Drinking durante 5 o più giorni nell'ultimo mese. Uso a Basso Rischio di sviluppo del DUA (NIAAA) Per le donne, il consumo a basso rischio è definito come non più di 1 drink in un singolo giorno e non più di 7 drink a settimana. Per gli uomini, è definito come non più di 2 drink in un singolo giorno e non più di 14 drink a settimana. La ricerca NIAAA mostra che solo circa 2 persone su 100 che bevono entro questi limiti hanno DUA. Uso ad Alto Rischio di sviluppo del DUA (NIAAA) Per le donne, il consumo ad alto rischio è definito come più di 1 drink in un giorno e per gli uomini, è definito come più di 2 drink. Un consumo ad alto rischio comporta un elevato rischio di sviluppare dipendenza e gravi rischi per la salute. ANNI DI VITA CORRETTI PER DISABILITÀ (DALY s) Una misura di anni di vita persi o vissuti in condizioni di salute non ottimali. Debbono evitare completamente l'alcol coloro che: 1. Pianificano di guidare un veicolo o utilizzare macchinari 2. Prendono farmaci che interagiscono con l'alcol 3. Hanno una condizione medica che l'alcol può aggravare 4. Sono incinta o stanno cercando di rimanere incinta 5

10 RISCHIO RELATIVO Il rischio relativo (RR), viene denominato in inglese risk ratio ossia rapporto fra i rischi. Infatti, il rischio relativo è il rapporto fra il rischio nel gruppo degli esposti e il rischio nel gruppo dei non esposti. Forse è più efficace e più precisa la seguente definizione: il rischio relativo è il rapporto tra l'incidenza negli esposti e l'incidenza nei non esposti (dove incidenza significa proporzione di nuovi casi. Il calcolo del RR si effettua come segue: Il RR può assumere valori teorici compresi fra 0 e +infinito. È intuitivo che un valore RR = 1 indica assenza di associazione tra malattia ed esposizione, in quanto testimonia che: l'incidenza negli esposti è uguale all'incidenza nei non esposti, un valore di RR < 1 indica una associazione negativa (cioè il fattore può proteggere dalla malattia) mentre un rapporto RR > 1 indica l'esistenza di una associazione positiva (il fattore può causare la malattia). Più i valori si discostano da 1, in un senso o nell'altro, più l'associazione è forte. RISCHIO ATTRIBUIBILE Un altro importante indice di una associazione, da utilizzare negli studi prospettivi, è il rischio attribuibile (RA), che indica la quantità di rischio supplementare da ascrivere al fattore considerato. Esso corrisponde alla differenza fra (incidenza negli esposti) e (incidenza nei non esposti); pertanto, rappresenta la quota di malati tra gli esposti che potrebbe essere evitata se venisse completamente rimosso il fattore di rischio in esame 6

11 Attenzione a non confondere il rischio relativo con il rischio attribuibile. Le due misure hanno scopi diversi. Infatti, il RR costituisce misura della forza della associazione tra il fattore di malattia e la malattia medesima, ed è un indice utilissimo sulla strada della dimostrazione che il fattore è causa della malattia. Il RA rappresenta invece una misura dell'impatto che il fattore in esame ha sulla popolazione in studio RISCHIO ATTRIBUIBILE NEGLI ESPOSTI Proporzione di malattia in una popolazione esposta che può essere evitata rimuovendo il fattore di rischio. È dato dalla differenza tra incidenza negli esposti e incidenza nei non esposti diviso l incidenza negli esposti: Quando si ritiene che una esposizione sia la causa di una data malattia, la frazione attribuibile (FA) corrisponde a quella proporzione di malattia, nella specifica popolazione, che verrebbe eliminata in assenza di esposizione. 7

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13 3. IL DISTURBO DA USO DI ALCOL Il Manuale Diagnostico Statistico dell Associazione degli Psichiatri Americani, nell ultima revisione (DSM 5), inserisce l alcol nei Disturbi da Uso di Sostanza, differenziandoli in: 1. Il Disturbo da uso di alcol (DUA); 2. L Intossicazione da alcol: 3. La Sindrome di Astinenza; 4. Altri Disturbi Indotti dall Alcol, cioè altri disturbi mentali con cui l alcol condivide la fenomenologia (psicosi, depressione, disturbi bipolari, ecc.); 5. Disturbi Alcol-Correlati non specificati, quando non rispetta i criteri per il disturbo da uso, pur essendo in presenza di sintomi caratteristici di un disturbo correlato all uso di alcol, che causa un malessere significativo di tipo occupazionale, sociale. È chiaro come affrontare questa materia in modo corretto comporti un intervento multidisciplinare, affinché tutte le componenti vengano considerate in modo corretto ed efficace. L ampio spettro di conseguenze che possono derivare dall uso incongruo dell alcol, ne fanno uno dei problemi più importanti di salute pubblica. Secondo l'organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO in inglese), esistono alcuni fattori di rischio in grado di influenzare concretamente e in modo negativo la durata della vita di un uomo. Di seguito sono riportati i dati relativi alla perdita di anni dovuta a fattori di rischio nei paesi industrializzati (Tabella 1). DALY s FATTORE 12,2 Tabagismo 10,9 Ipertensione 9,2 Alcolismo 7,6 Ipercolesterolemia 7,4 Sovrappeso 3,9 Ridotto consumo di frutta e verdura 3,3 Sedentarietà 1,8 Sostanze illecite Tabella 1: DALY's: Perdita di anni di vita dovuta a fattori di rischio nei Paesi industrializzati L elevato consumo di alcol (e di tabacco) vengono chiaramente identificati tra i principali Fattori di Rischio di morte prematura e di disabilità. Si parla di consumo rischioso o dannoso di bevande alcoliche quando le quantità di alcol consumate possono esporre la persona o terzi a un pericolo o un rischio per la salute o la sicurezza, giungendo ad interferire sul regolare svolgimento della vita sociale, lavorativa o scolastica, e condizionare negativamente l integrità delle capacità individuali, come quelle necessarie ad affrontare potenziali situazioni di pericolo (ad esempio prima di mettersi alla guida), a provocare in chi lo consuma problemi con la legge. 9

14 In base alle conoscenze attuali non è possibile identificare delle quantità di consumo alcolico raccomandabili o sicure per la salute. Ai fini della tutela della salute è più adeguato parlare di quantità a basso rischio, evidenziando che il rischio esiste a qualunque livello di consumo e aumenta progressivamente con l incremento delle quantità di bevande alcoliche consumate (vedi Glossario). UNITÀ ALCOLICA (UA) - CRARL UA AMMESSE - CRARL Secondo l'oms (WHO - World Health Organization) in Europa si ha il più elevato consumo di alcol al mondo. Sempre in Europa, l'alcol è il principale fattore di rischio per la salute dei giovani (WHO, 2018). 10

15 Rispetto ai rischi, l OMS rileva che l uso nocivo di alcol provoca 3 milioni di morti ogni anno in tutto il mondo (2,3 milioni di uomini e donne), ossia il 5,3% del totale dei decessi. Circa il 13,5% delle morti nei giovani di età compresa tra i 20 e i 39 anni sono attribuibili all'alcol. Inoltre, il 5,1% dell'onere globale delle malattie e degli incidenti è imputabile all'alcol, misurato in DALYs (Disability-Adjusted Life Years). In Europa il totale dei decessi a causa dell alcol è pari al 10,1% di tutte le morti e il 10,8% di tutti i DALYs. 11

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17 4. IL CONSUMO DI ALCOL NELLA POPOLAZIONE GENERALE ITALIA La relazione ISTAT (2019) relativa ai consumi alcolici, riporta i dati raccolti attraverso l indagine Multiscopo sulle famiglie Aspetti della vita quotidiana condotta nel 2018, su un campione di circa 24 mila famiglie per un totale di individui di età superiore agli 11 anni. L indagine è stata condotta con tecnica mista sequenziale Cawi (Computer assisted web interviewing)/papi (Paper and pencil interviewing). CONSUMI ALCOLICI NELLA POPOLAZIONE ITALIANA N Almeno una bevanda alcolica nell anno 66,8% Consumo giornaliero 20,6% Consumo occasionale 46,2% Consumo fuori dai pasti 30,2% Binge drinking 7,5% Grafico 1: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie Aspetti della vita quotidiana del 2018) 13

18 90,0 80,0 76,9 85,2 (a) 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 21,3 19,8 9,3 17,8 1,5 0,6 17,1 7,5 10,9 65,9 53,1 67,1 4,5 62,6 63,0 Uomini Donne Uomini Donne Uomini Donne aa aa aa Una volta o più nell'anno Tutti i giorni Occasionalmente Fuori pasto 41,3 22,1 55,4 64,7 6,4 58,3 33,4 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 86,0 59,6 48,4 47,1 40,4 37,6 18,2 12,5 82,0 50,7 48,5 31,3 30,8 28,3 17,6 8,6 (b) 0,0 Uomini Donne Uomini Donne aa. 65+ aa. Una volta o più nell'anno Tutti i giorni Occasionalmente Fuori pasto Grafico 2 a,b: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" ) 14

19 Bere moderatamente significa bere fino a 1 bevanda al giorno per le donne e fino a 2 bicchieri al giorno per gli uomini (Dietary Guidelines for Americans , U.S. Department of Health and Human Services and U.S. Department of Agricolture). Grafico 3: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) NONOSTANTE QUESTI DATI, MENO DEL 10% DI COLORO CON DISTURBO DA USO DI ALCOL RICEVONO UN TRATTAMENTO E MENO DEL 4 % UNA FARMACOTERAPIA. REGIONE LAZIO Relativamente al Centro Italia, l indagine ha rilevato che il 65,8% (81,6% dei maschi e 56,6% delle femmine) della popolazione consuma alcolici almeno una volta l anno e il 18,5% quotidianamente (28,2% dei maschi e 9,5% delle femmine). CONSUMI ALCOLICI NELLA POPOLAZIONE DELLA REGIONE LAZIO % Almeno una bevanda alcolica nell anno 68,7% Consumo giornaliero 18,5% Consumo occasionale 55,1% Consumo fuori dai pasti 45,5% Binge drinking 6,8% 15

20 Grafico 4: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) Grafico 5: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) Grafico 6: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) 16

21 Nei grafici precedenti sono rappresentati i consumi alcolici della popolazione del Lazio, di ambo i generi. La popolazione del Lazio che riferisce di bere almeno su base annua è pari a (M= ; F= ) dei cui tutti i giorni (M= ; F= ). Tra i comportamenti a rischio più evidenti rilevati dallo studio dell ISTAT troviamo il bere fuori pasto che è dichiarato da un numero di residenti nella regione Lazio pari a (M= ; F= ). Altro comportamento ad alto rischio per la salute è rappresentato dal cosiddetto binge drinking che caratterizza almeno un totale del 13,9% di chi beve, per un totale di bevitori (M= ; F=67.281). Di seguito il consumo abituale a rischio suddiviso per genere (equivalente a più di 2 unità alcoliche al giorno per l uomo e 1 per la donna) nella popolazione di bevitori eccedentari (N= ) pari all 11,4% della popolazione generale e tipologie di bevande consumate. Grafico 7: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2019) Grafico 8: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) 17

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23 5. IL CONSUMO DI ALCOL NEI GIOVANI ITALIA Nell indagine ISTAT (Aspetti della vita quotidiana) del 2018, i consumi dei giovani italiani sono i seguenti: CONSUMI ALCOLICI NELLA POPOLAZIONE DEI GIOVANI ITALIANI (11-24 ANNI) % Almeno una bevanda alcolica nell anno 48,6% Consumo giornaliero 4,2% Consumo occasionale 36,8% Consumo fuori dai pasti 53,3% Binge drinking 10,1% Grafico 9: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) Grafico 10: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) 19

24 I dati pubblicati dall ISTAT dimostrano che tra i giovani (11-24 anni), il consumo di alcol assume delle caratteristiche particolarmente pericolose: si abbassa il consumo occasionale (48,6%) e quotidiano (4,2%), rispetto alla popolazione generale. I dati evidenziano che consumano alcolici giovani tra gli 11 e i 17 anni ( ragazzi e ragazze) e giovani tra i 18 e i 24 anni ( ragazzi e ragazze). Aumentano però il numero di chi beve fuori dai pasti pari a giovani, mentre effettua binge drinking il 10,1% dei giovani pari a Il dato è ancora più preoccupante se si pensa che, nella fascia di età anni, i maschi effettuano il binge drinking nel 22,6% dei casi e le ragazze nell 11,1% ( giovani; ragazzi, ragazze) mentre nella fascia il binge drinking si riduce e interessa giovani ( ragazzi, ragazze). Ciò è allarmante, se consideriamo che secondo l OMS, è estremamente pericoloso per la salute e per lo sviluppo psicofisico dei giovani, assumere alcol in qualsiasi quantità prima dei 21 anni. Inoltre, si evince che le abitudini alcoliche nelle giovani donne, negli ultimi anni si sono profondamente modificate, avvicinandosi notevolmente ai consumi degli uomini. Ciò rappresenta un forte rischio per la salute della donna, in quanto le donne hanno un metabolismo che le rende è più sensibile agli effetti dannosi dell alcol e l alcol costituisce un notevole fattore di rischio di nascita di bambini affetti da Sindrome feto-alcolica (FASD) nel caso in cui la donna assuma qualsiasi quantità di alcol durante la gravidanza. Grafico 11: Fonte Istat 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) IL CONSUMO DI ALCOL NEI GIOVANI UNIVERSITARI ITALIANI Il CRARL ha condotto uno studio su 2746 studenti universitari di diversi corsi di laurea, volto a valutare le abitudini e i consumi di alcol dei giovani adulti universitari italiani. L età media degli studenti è di 22 anni. Il campione è composto dall 80,6% da donne e per il 19,4% di uomini. I consumi alcolici sono stati valutati attraverso il questionario AUDIT-C dell OMS. L AUDIT-C (Bush, Kivlahan, McDonell, Fihn, & Bradley 1998) è un questionario di screening che serve ad individuare coloro che riferiscono un consumo di alcol dannoso per la salute o coloro che sono alcoldipendenti. È composto da 3 domande e il punteggio per ogni risposta va da 0 a 4. Se un uomo ottiene 4 o più punti, e una donna 3 o più, il test rivela un rischio superiore alla media di sviluppare disturbi legati all alcol e la persona viene assegnata alla categoria Bevitore ad 20

25 alto rischio. Al di sotto di questi punteggi la persona riferisce un consumo a basso rischio. Al punteggio di zero equivale un Non bevitore. CONSUMI ALCOLICI NELLA POPOLAZIONE DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI ITALIANI Almeno una bevanda alcolica nell anno Consumo di alcol a basso rischio Consumo di alcol ad alto rischio Binge drinking % 91,5% 40,3% 51,2% 62,8% Grafico 12: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76; Dal grafico si evince che il 91.5% dei giovani intervistati dichiarava di consumare alcol e un altissima percentuale di studenti beve ad alto rischio per la salute o ha già sviluppato un Disturbo da Uso di Alcol, ovvero studenti, pari al 51,2% degli intervistati (1.158 femmine e 250 maschi). Inoltre, circa il 57,9% degli intervistati riferiva di aver avuto almeno un comportamento di binge drinking nell ultimo anno pari giovani universitari. Come già detto, anche questi dati dimostrano l elevato consumo a rischio tra i giovani adulti ma soprattutto nelle donne. Grafico 13: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76;

26 Il grafico successivo si riferisce alla domanda 3 dell Audit-C Con quale frequenza ti è capitato di bere 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un unica occasione? utilizzata per valutare la presenza di binge drinking. Grafico 14: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76; IL FUMO NEI GIOVANI UNIVERSITARI ITALIANI Relativamente al fumo di sigaretta, agli studenti è stato somministrato il Test di Fagestrom per la Dipendenza Da Nicotina (FTND; Heatherton, Kozlowski, Frecker, & Fagerström 1991) che è composto da 6 item le cui diverse risposte permettono di stabilire la gravità della dipendenza da nicotina. La dipendenza da nicotina è classificabile in Molto bassa (0-2 punti); Bassa (3-4 punti); Moderata (5-6 punti); Forte (7-8 punti); Molto forte (9-10 punti). Sul campione, precedentemente descritto, osserviamo la seguente situazione: Grafico 15: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76;

27 Grafico 16: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76; CONSUMO DI ALCOL IN GIOVANI DI ETÀ COMPRESA TRA 13 E 20 ANNI Di seguito i risultati di uno studio pubblicato nel 2018 da Addolorato e colleghi sulla rivista Scientific Reports che ha coinvolto 2704 studenti laziali tra i 13 e i 20 anni. Grafico 17: Fonte Addolorato et al., (2018). Scientific Report I dati di questi due studi italiani mostrano la presenza di un comportamento abituale nei giovani rispetto al consumo di alcol suggerendo la presenza di un rischio elevato di sviluppare conseguenti problematiche di dipendenza, patologie psicologiche e psichiatriche. 23

28 Ciò è particolarmente grave considerando che questi stessi studenti saranno i professionisti di domani, alcuni dei quali saranno chiamati a intervenire su questi problemi per informare, promuovere stili di vita salutari e curare. Per tale motivo, i dati rilevati in questo studio, suggeriscono di incrementare e indirizzare in maniera più specifica il fabbisogno formativo degli studenti per renderli capaci di comprendere, individuare, intervenire correttamente nella promozione della salute propria e delle persone che a loro si affideranno alla ricerca di soluzioni ai propri problemi di salute. Grafico 18: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76; CENTRO ITALIA Grafico 19: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76;

29 Grafico 20: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76; La percentuale non differisce negli studenti del Centro Italia dove il 91,3% dei giovani dichiara di bere alcol e il 47,9% beve ad alto rischio per la salute o ha già sviluppato un Disturbo da Uso di Alcol, pari a 419 studenti su 875 intervistati (337 femmine e 82 maschi). Inoltre, il 53,8% ha avuto almeno un episodio di binge drinking nell ultimo anno pari a 471 studenti. Grafico 21: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76;

30 26 Grafico 22: Fonte Aggiornamento ricerca Battagliese et al. (2017). Medicina e Chirurgia Journal of Italian Medical Education, 76;

31 6. IL CONSUMO DI ALCOL NELLA POPOLAZIONE OVER 65 ITALIA Grafico 23: Fonte ISTAT 2019 (Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana" del 2018) Per i più anziani, l OMS raccomanda di non superare 1 unità alcolica al giorno in quanto l uso di alcol nuovamente assume caratteristiche di pericolosità per la salute. Considerando ciò, è da sottolineare che in Italia, secondo i dati ISTAT, circa il 36% dei maschi oltre i 65 anni e l 8% delle donne, consumano abitualmente quantità eccessive di alcol. È importante notare, inoltre, che esiste una netta differenza di consumi tra le donne più anziane e le ragazze, che si espongono di più, rispetto al passato, a rischi per la salute. 7. IL CONSUMO DI ALCOL E IMMIGRAZIONE ITALIA Grafico 24: ISTAT 2014 (Alcohol Prevention Day) 27

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33 8. DIPARTIMENTI DI EMERGENZA E ACCETTAZIONE (DEA) E ALCOL ITALIA ACCESSI IN PRONTO SOCCORSO (PS) DEI GIOVANI PER CAUSE ATTRIBUIBILI ALL ALCOL L Istituto Superiore di Sanità ha rilevato che nel 2016 sono stati più di gli accessi in Pronto Soccorso (PS) con una diagnosi attribuibile all alcol, e i minorenni rappresentano l 8%: ragazzi (1912 ragazzi e 1424 ragazze) con meno di 17 anni sono finiti in pronto soccorso per intossicazione acuta alcolica. In altre parole, circa 37 ragazzi e 29 ragazze sotto i 17 anni ogni abitanti ricorrono al PS (Fonte: Dati ISS). LAZIO Nel Lazio, gli accessi in PS di giovani, facendo riferimento ai dati nazionali (da ricordare che il Lazio si pone nella media nazionale) possiamo affermare che nella nostra Regione ci sono stati, presumibilmente, 2182 ragazzi e 1710 ragazze (3892 in totale) che sono giunti in PS per problemi di intossicazione da alcol. Questi dati indicano che tra i giovani è diffuso un comportamento abituale legato all uso di alcol, che va in direzione opposta a quelle che sono le attuali disposizioni rispetto al consumo di alcolici nelle fasce di età più giovani (Legge 189/2012, Decreto-Legge 20 febbraio 2017, n. 14). Le linee guida sul consumo di alcol a basso rischio, elaborate dalla Joint Action on Reducing Alcohol Related Harm (Progetto finanziato dall Unione Europea), stabiliscono che le indicazioni relative al bere a basso rischio non devono essere utilizzate per situazioni e gruppi di popolazione ad alto rischio, in particolare i minori, per i quali l'opzione più sicura da comunicare è quella di non bere affatto (RARHA - Reducing Alcohol & Related Harm 2016). 29

34 La fascia di popolazione che maggiormente detiene abitudini rischiose per la salute è rappresentata dai giovani adolescenti. Pochi studi, però, si preoccupano di indagare tali abitudini in giovani adulti, come gli studenti universitari, i quali nonostante il maggior accesso alle conoscenze relative alla salute, presentano consumi alcolici potenzialmente a rischio. ACCESSI IN PRONTO SOCCORSO AL POLICLINICO UMBERTO I E PRESSO GLI ALTRI OSPEDALI DEL LAZIO UTENTI AFFERENTI AL PRONTO SOCCORSO DEL POLICLINICO UMBERTO I N UTENTI CON ALCOLEMIA POSITIVA UTENTI MINORENNI 206 Presso il DEA del Policlinico Umberto I sono stati individuati, negli anni compresi tra il 2010 e il 2015, i pazienti con sospetta patologia alcol correlata e di cui è stato eseguito l esame per valutare il tasso alcolemico. I pazienti con alcolemia positiva risultano L età media dei pazienti è di 39,43±14,58 con un range tra i 13 e i 93 anni. È interessante evidenziare che una percentuale del 5,5% di pazienti con alcolemia positiva non superano la maggiore età. Il campione di pazienti con alcolemia positiva è composto dal 25% da donne (N=942) e per il 75% di uomini (N=2.808). La differenza di età tra maschi e femmina è statisticamente significativa (p<.001) le donne con alcolemia positiva sono in media più giovani (36,11±15,14; dai 13 agli 89 anni) rispetto agli uomini (40,38±12,20; dai 14 ai 93 anni). Questo dato potrebbe risultare preoccupante in quanto, come indicato dalla letteratura e dall OMS, l'organismo femminile, rispetto a quello maschile, risulta essere più vulnerabile agli effetti dell'alcol. Le linee guida nutrizionali raccomandano che una donna adulta e in buona salute non superi un consumo giornaliero di 1-2 unità alcoliche, mentre l'uomo non deve superare le 2 o 3 unità alcoliche. Questa differenza dipende dal fatto che l organismo femminile presenta meno efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell alcol. Per questi motivi la donna impiega un tempo più limitato dell'uomo per diventare alcolista e sviluppa molto più rapidamente le complicanze epatiche, cardiovascolari e psichiatriche correlate all'abuso. In termini preventivi è molto importante porre attenzione alle donne che arrivano in Pronto Soccorso con patologie alcol correlate. Il valore medio di alcolemia dei pazienti presi in esame è di 1.91 g/dl. Si verifica una differenza statisticamente significativa per genere (p<.001). Nel campione di maschi è stato rilevato un indice alcolemico maggiore (1,95±1,10; range da 0,10 a 10,31) rispetto alle donne (1,81±1,01; range da 0,11 a 6,74). 30

35 Grafico 25: Dati GIPSE Policlinico Umberto I anni Relativamente all origine dei pazienti in oggetto, possiamo osservare che la maggior parte, il 70% sono Italiani e il 15% europei. Il restante 15% ha origine negli altri continenti. La distribuzione per genere è uniforme. Grafico 26: Dati GIPSE Policlinico Umberto I anni Inoltre, è molto importante soffermarsi sull esito del trattamento al DEA (v. Grafico 27). La maggior parte, il 30%, dei pazienti con tasso alcolemico positivo sono dimessi a domicilio (il 40% delle femmine e il 27% maschi) il 21% sono stati ricoverati (il 16% delle femmine e il 23% maschi), il 2% è stato trasferito e il 3% dimesso in altre strutture ambulatoriali, lo 0,4% è deceduto in PS e solo 1 soggetto maschio è giunto cadavere. Il rimanente 41% è composto da pazienti che si sono allontanati spontaneamente (22%) prima che potessero avere le cure necessarie per il problema dichiara- 31

36 to in accesso (il 15% delle femmine e il 25% maschi) e un 19% di pazienti che hanno rifiutato il ricovero (il 24% delle femmine e il 18% maschi). È importante sottolineare che la percentuale di pazienti che non hanno usufruito del trattamento del DEA, nonostante ne avessero fatto richiesta, è piuttosto alta. Sarebbe opportuno indagare i motivi per cui i pazienti non hanno voluto le cure, probabilmente, durante le lunghe attese presso il PS, la condizione di malessere provocata dall alcol è via via diminuita o peggio ancora è sopraggiunta l astinenza che ha determinato un allontanamento e che purtroppo non ha permesso di seguire questi pazienti al fine di poterli indirizzare al trattamento adeguato. La distribuzione per genere si può osservare nel grafico di seguito. Grafico 27: Dati GIPSE Policlinico Umberto I anni LA RICERCA: VALUTAZIONE DELLE PROBLEMATICHE ALCOL CORRELATE NEI PAZIENTI DEL DEA DEL POLICLINICO UMBERTO I A un sottogruppo casuale di pazienti afferenti al DEA (n=1.800), è stato chiesto al triage di compilare il questionario AUDIT (Alcohol Use Disorders Identification Test; Babor et al. 1989). L AUDIT è uno strumento di screening per l'identificazione dei bevitori a rischio sviluppato sotto l'egida dell'oms. È composto da 10 item che esplorano, relativamente agli ultimi 12 mesi, il consumo di alcol, le modalità di consumo e i problemi alcol-correlati. Con un punteggio, che va da 8 a 14, il paziente ha un consumo a rischio oppure ha o ha avuto problemi alcol-correlati, anche se, probabilmente, non è fisicamente alcol-dipendente; con un punteggio pari o maggiore di 16, il paziente ha problemi alcol-correlati e/o si tratta di un soggetto alcol-dipendente. Dei pazienti intervistati il 26% (N=468) risulta avere un punteggio maggiore di 8 all AUDIT (Figura 3). Di questo 26%, il 54% (N=253) riferisce un consumo a rischio; il restante 45% riferisce un punteggio indicativo di consumo dannoso (23%) o di dipendenza da alcol (22%). 32

37 Grafico 28: Dati CRARL raccolti presso il Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I Suddividendo i pazienti in base al codice di accesso (codice bianco/verde/giallo) si segnalano i seguenti risultati: Codici bianchi: 24% pazienti alcolisti (di cui 18% dei pazienti presentano comportamento a rischio, il 54% un consumo dannoso, il 27% alcol dipendenza); Codici verdi: 21% pazienti alcolisti (di cui 66% dei pazienti presentano un comportamento a rischio, 22% un consumo dannoso, 11% alcol dipendenza); Codici gialli: 37.5% pazienti alcolisti (di cui 57% dei pazienti presentano comportamento a rischio, 10% consumo dannoso, 33% alcol dipendenza). AUDIT>8 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% 37,50% 24% 21% Codice Bianco Codice Verde Codice Giallo Grafico 29a: Dati CRARL raccolti presso il Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I Per quanto riguarda i pazienti ai quali è stato assegnato un codice di accesso bianco al triage, che sta ad indicare una situazione non critica e non urgente, possiamo osservare che una buona percentuale hanno un consumo di alcol dannoso. È da tenere in considerazione che date le lunghe attese in PS, soprattutto per codici di gravità molto lieve, l assegnazione di questo tipo di codice potrebbe influenzare l esito del trattamento, soprattutto per esempio in caso di sopraggiunta astinenza il paziente si potrebbe allontanare e non arrivare all osservazione degli operatori del DEA per essere indirizzati al giusto trattamento. 33

38 Codice Bianco 60% 54% 50% 40% 30% 20% 10% 18% 27% 0% A rischio Consumo Dannoso Dipendenza (b) 70% 60% 50% 40% 66% Codice Verde 30% 20% 10% 22% 11% (c) 0% A rischio Consumo Dannoso Dipendenza 60% 40% 20% 0% 57% A rischio Codice Giallo 10% Consumo Dannoso 33% Dipendenza A rischio Consumo Dannoso Dipendenza (d) Grafico 29b,c,d: Dati CRARL raccolti presso il Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I 34

39 QUALCHE STIMA... Se consideriamo gli ultimi dati disponibili del SIES (2016), possiamo osservare gli accessi presso il DEA del Policlinico Umberto I (Pronto Soccorso Centrale: ) nell anno 2016, e quelli complessivi della Regione Lazio ( ) sempre nello stesso periodo. Con la somministrazione dell AUDIT al triage abbiamo rilevato le percentuali di pazienti con consumo a rischio di alcol e di patologie alcol correlate (26%) e di questi pazienti quanti di loro versavano in una situazione di dipendenza (22%). Se volessimo applicare le suddette percentuali agli ingressi in DEA possiamo dire che presso il Policlinico Umberto I, circa pazienti avevano problematiche alcol correlate e avevano una situazione di dipendenza da alcol per cui necessitavano di cure immediate. Riportando la stessa situazione alla Regione Lazio, in un mese più di pazienti che richiedono un trattamento presso i DEA delle strutture territoriali hanno un consumo di alcol a rischio e sono alcoldipendenti. DATI SIES 2016 POLICLINICO UMBERTO I TOTALE AC- CESSI PAC (26%) DIPENDENZA DA ALCOL (22%) PAZIENTI CHE NON RISPONDONO A CHIAMATA (1% PZ CON DUA) TOTALI CODICI BIANCHI REGIONE LAZIO DATI SIES 2016 POLICLINICO UMBERTO I SOLO PS CENTRALE REGIONE LAZIO CODICI CODICI BIANCHI CODICI VERDI CODICI GIALLI CODICI BIANCHI CODICI VERDI CODICI GIALLI BEVITORI A RISCHIO CONSUMO DANNOSO DIPENDENTI DA ALCOL Se consideriamo, invece, il numero di nuovi accessi annui di pazienti alcoldipendenti, che pervengono al Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio, da parte delle strutture che si occupano di pazienti alcolisti, che si occupa di stilare la Relazione al Parlamento, possiamo osservare come il numero di nuovi pazienti che accedono a un trattamento adeguato per l alcoldipendenza sia di gran lunga inferiore al numero di pazienti alcolisti. Per quanto detto finora e per le conseguenze del consumo a rischio di alcol, è importante che i DEA, che hanno un primo contatto con una serie di patologie che potrebbero essere alcol correlate ed abbiano il sospetto che si stia sviluppando, o si sia sviluppata, una dipendenza da alcol, dovrebbero inviare tempestivamente questi pazienti all Unità Operativa competente per avviare la filiera del trattamento riabilitativo in rete con il territorio (v. Figura). 35

40 Grafico 30:Fonte: Dati della popolazione del Lazio elaborati dal CRARL per la Relazione al Parlamento, Provengono dalle schede che i Servizi regionali inviano al CRARL annualmente 36

41 9. LA SITUAZIONE DELLE PERSONE AFFET- TE DA DUA IN CARICO PRESSO I SERVIZI SERVIZI E TRATTAMENTI ALCOLOGICI IN ITALIA* Grafico 31: Dati relazione al Parlamento del Ministero della Salute 2018 * Nota Bene: in questa tabella non sono riportati tutti servizi ospedalieri e universitari che si occupano di alcologia in Italia. Attualmente, ad una ricerca aggiornata a dicembre 2018, risultano attivi in Italia i seguenti servizi: 1 in Lombardia (Azienda Ospedaliera Santa Marta),1 in Liguria (Azienda Ospedaliera Ospedale Policlinico San Martino), 1 in Toscana (Azienda Ospedaliero- Universitaria Careggi) e 2 nel Lazio (Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini e 1 Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto 1 - Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio CRARL). 37

42 Grafico 32: Dati relazione al Parlamento del Ministero della Salute 2018 Nel 2017 il 30,1% degli utenti è stato sottoposto a trattamenti medico-farmacologici in regime ambulatoriale, il 24,7 % al counseling rivolto all utente o alla famiglia, il 4,8% è stato inserito in gruppi di auto/mutuo aiuto; per il 16,3% si è scelto un trattamento socio-riabilitativo mentre l inserimento in comunità di carattere residenziale o semiresidenziale ha riguardato solo il 2,9% degli alcoldipendenti. I trattamenti psicoterapeutici sono stati attivati per il 12,8% degli utenti. Grafico 33: Dati relazione al Parlamento del Ministero della Salute

43 Grafico 34: Dati relazione al Parlamento del Ministero della Salute 2018 Nel 2016 sono state preposte alle attività relative al trattamento del DUA unità di personale la maggior parte delle quali (85,7%) sono addette solo parzialmente a tali attività. Si osservano le proporzioni più alte per gli infermieri professionali (27,2%), per i medici (23,2%) e per gli psicologi (16,3%). La percentuale dei medici rimane stabile, intorno al 20% anche negli addetti parziali. LAZIO Nell ambito della Rilevazione Attività nel Settore Alcoldipendenza del Ministero della Sanità, relativa alla Regione Lazio per l anno 2017, sono pervenute al Centro di Riferimento Alcologico Regione Lazio (CRARL), preposto alla raccolta e analisi dei dati, le schede relative ai Servizi Territoriali, ospedalieri e agli Enti Ausiliari. UTENTI ALCOL DIPENDENTI AFFERENTI AI SERVIZI TERRITORIALI DELLA REGIONE LAZIO N UTENTI TOTALI UTENTI PRESI IN CARICO NEL UTENTI DIPENDENTI DA ALTRE SOSTANZE UTENTI DIPENDENTI DA FARMACI

44 UTENZA (nuova e vecchia utenza) M F Totale Nuovi Utenti Tabella 2: Distribuzione degli utenti in carico ai Servizi della Regione Lazio (Dati CRARL schede Servizi riferite al 2017) M F Totale Utenti Già in Carico Totale Generale ASL RM ASL RM ASL RM ASL RM ASL RM ASL RM ASL FR ASL LT ASL VT ENTI AUSILIARI OSPEDALE S. CAMILLO CRARL TOTALE Grafico 35: Dati CRARL schede Servizi riferite al 2017 Grafico 36: Dati CRARL schede Servizi riferite al

45 Nella tabella seguente sono riportati, per ASL di appartenenza, il numero totale di utenti pervenuti nel corso del 2017 ai servizi considerati, suddivisi in base al tipo di dipendenza presente. UTENTI ALCOL DIPENDENTI AFFERENTI AI SERVI- ZI TERRITORIALI DELLA REGIONE LAZIO ALCOL SOSTANZE FARMACI ASL RM ASL RM ASL RM ASL RM ASL RM ASL RM ASL FR ASL LT ASL VT Ente Ausiliario Ospedale S. Camillo CRARL TOTALE Tabella 3: Distribuzione degli utenti in carico ai Servizi della Regione Lazio suddivisi per tipologia di dipendenza (Dati CRARL schede Servizi riferite al 2017) 41

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47 10. MORTALITÀ E MORBILITÀ ALCOL- CORRE-LATA INTRAOSPEDALIERA IN ITA- LIA E NEL LAZIO Analisi di un campione di Schede di Dimissione Ospedaliera INTRODUZIONE L analisi e l elaborazione statistica dei dati riportata nel presente rapporto è stata realizzata sulla base di un subset di Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) relative all intero territorio nazionale, selezionate sulla base della presenza in almeno un codice ICD9cm (International Classification of Diseases rev. 9 clinical modification) corrispondente ad una Patologia Alcol-Correlata (PAC), totalmente o parzialmente attribuibile, nell ambito delle sei diagnosi ICD9cm registrate nella SDO. I codici ICD9cm da noi ritenuti indicativi della presenza di una PAC, suddivisi in due sottogruppi (totalmente o parzialmente attribuibili), che abbiamo utilizzato come criteri d inclusione, sono riportati in Appendice (vedi Tabella A1a,b,c). Le sei variabili illustranti i codici ICD9cm che rappresentano la codifica internazionale della malattia, e di cui è affetto il paziente sono denominate: Diagnosi principale (DPR), prima diagnosi secondaria (Dsec1) e poi a seguire fino alla quinta diagnosi secondaria (Dsec2, Dsec3, Dsec4, Dsec5). Gli operatori sanitari incaricati della compilazione delle SDO, attenendosi all ordine con il quale vengono denominate le singole variabili, inseriscono solitamente il codice ICD9cm della condizione morbosa che ha condotto il soggetto al ricovero nella variabile DPR e tutte le altre condizioni morbose diagnosticate a seguire nelle restanti variabili diagnostiche secondarie, seguendo più o meno un ordine di gravità della condizione morbosa. IL CAMPIONE RELATIVO ALL INTERO TERRITORIO NAZIONALE Il database SDO per l anno 2017, da noi utilizzato per l analisi, è stato gentilmente fornito dalla Direzione Generale della Programmazione sanitaria Banca dati SDO del Ministero della Salute, cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per la sollecita disponibilità e collaborazione. Tale subset di SDO è rappresentato da un totale di record, relativo all intero territorio nazionale, su un totale di SDO registrate nel Paese per l anno 2017, con una copertura complessiva pari al 99,1% dei ricoveri in strutture pubbliche e private. Il campione analizzato è, pertanto, il 23,5% del totale delle SDO pervenute, rappresentando, indipendentemente dal criterio di inclusione da noi adottato, un campione altamente rappresentativo (>10%) del totale delle SDO registrate nell intero territorio nazionale per il Inoltre, un analisi più approfondita dei dati è stata condotta sulle SDO relative alla sola Regione Lazio. In tal caso, il subset preso in esame è risultato composto da SDO, equivalenti al 10,5% del totale italiano ed al 23,6% del totale dei ricoveri ospedalieri della regione Lazio (n= ). I DATI RELATIVI AL TERRITORIO NAZIONALE Il subset di SDO-ITALIA analizzato è rappresentato, come accennato in precedenza, da un totale di record (M=53,9%; F=46,1% ; M/F=1,2:1). L età media (m±ds) del totale dei casi selezionato è risultata di 69,2 ± 19 aa., con una età mediana pari a 74 aa. Nei Maschi (n= ), l età media era di 68,1 ± 17,8 aa., con una età mediana pari a 72 aa., 43

48 mentre nelle femmine (n= ), l età media era pari a 70,4± 20,2 aa., con una età mediana di 76 aa. La stratificazione per regione di ricovero è riportata nella tabella seguente (Tabella 1). Sorprende osservare che il Lazio (con una popolazione di circa 5,8 milioni di abitanti) presenti una percentuale di ricoveri assai prossima a quella della Lombardia che ha quasi il doppio della popolazione residente (intorno ai 10 milioni di abitanti). È presumibile che una possibile spiegazione sia da imputare ad una sorta di attrazione esercitata dalle strutture sanitarie presenti nella regione Lazio (soprattutto i grandi policlinici universitari di Roma) su pazienti residenti in altre regioni italiane (specie quelle del Sud Italia). REGIONE N % LOMBARDIA LAZIO CAMPANIA EMILIA ROMAGNA PUGLIA SICILIA TOSCANA VENETO PIEMONTE LIGURIA MARCHE CALABRIA SARDEGNA ABRUZZO FRIULI V.G. UMBRIA BASILICATA P.A. BOLZANO P.A. TRENTO MOLISE VAL D'AOSTA TOTALE ,4 10,5 9,9 8,9 7,8 7,3 7,0 6,8 6,3 3,1 3,0 2,8 2,8 2,5 2,3 1,6 1,1 0,8 0,8 0,8 0,3 100,0 Tabella 1: Soggetti ricoverati nel 2017 in Italia suddivisi per Regione [Fonte: SDO 2017] Nella maggioranza dei casi, 91,7% (n= ) si è trattato di ricoveri in regime ordinario, mentre, solo nel restante 8,3% (n= ) si è trattato di pazienti ricoverati in Day-Hospital (DH). La degenza media (m±ds) nel campione totale, relativamente ai ricoveri ordinari, è risultata pari a 10,2 ± 12,9 gg. (mediana = 7 gg.), mentre nel caso di ricoveri in DH il numero di accessi medi nell anno è risultato pari a 4,3 ± 7,1 accessi/anno (mediana = 2 accessi/anno). Nei maschi, la degenza media (m±ds) nel campione totale, relativamente ai soli ricoveri ordinari, è risultata pari a 9,9 ± 12,9 gg. (mediana = 7 gg.), mentre nelle femmine la degenza media (m±ds) nel campione totale, relativamente ai soli ricoveri ordinari, era pari a 10,5 ± 12,9 gg. (mediana = 7 gg.). Considerando i soli soggetti di sesso maschile ricoverati in DH gli accessi medi, nell anno considerato, sono risultati pari a 3,9 ± 6,9 accessi/anno (mediana = 1 accesso/anno), mentre nei soggetti di sesso femminile questo dato era di 4,6 ± 7,3 accessi/anno (mediana=2 accessi/anno). Nella tabella seguente (Tabella 2) sono riportati i dati relativi alle differenti modalità di dimissione (suddivise per genere). 44

49 MODALITÀ DI DIMISSIONI DECEDUTI DIMESSI TRASFERITI (*) TOTALE MASCHI FEMMINE TOTALE Tabella 2 - Modalità di dimissione (suddivise per genere). (*) Si intende nella stessa struttura o altra struttura sanitaria [Fonte: SDO 2017] Relativamente alle patologie che hanno condotto al ricovero, suddivise per grandi raggruppamenti nosologici, i dati ottenuti sono riportati nella tabella 3 (Cause principali) e nella tabella 4 (Concause). CAUSE PRINCIPALI DI RICOVERO (DPR +Dsec1) N % %VAL Malattie del sistema circolatorio ,5 43,5 Tumori ,2 12,2 Malattie dell'apparato respiratorio ,7 8,7 Malattie dell'apparato digerente ,0 8, ,7 3,3 3,3 3,3 4,7 3,3 3,3 3, ,2 2,1 2,2 2, ,0 1,6 1,4 1,4 1,0 0,6 2,0 1,6 1,4 1,4 1,0 0, ,5 0, ,2 99,9 0, ,0 0,2 100,0 Traumatismi e avvelenamenti Malattie del sistema genitourinario Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi Malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo Alcune condizioni morbose e di origine perinatale Malattie endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi immunitari Disturbi psichici Malattie infettive e parassitarie Complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio Malattie del sangue e degli organi ematopoietici Malattie della cute e del tessuto sottocutaneo Classificazione supplementare dei fattori che influenzano lo stato di salute e il ricorso ai servizi sanitari Malformazioni congenite Totale parziale Missing TOTALE GENERALE Tabella 3 Cause principali di ricovero (espresse per grandi raggruppamenti nosologici) [Fonte: SDO 2017] Appare evidente (vedi tabella 3) che, nel nostro Paese, la causa principale che conduce quasi la metà dei pazienti al ricovero è rappresentata dalle Malattie del sistema cardio-circolatorio (43,5%), mentre i Tumori, le Malattie respiratorie e quelle dell Apparato digerente si attestano un po al di sopra e un po al di sotto del 10% dei casi totali, rispettivamente al 12,2%, 8,7 % ed 8%. Le restanti cause di ricovero sono risultate tutte al di sotto del 5% dei casi totali. 45

50 CONCAUSE/COMORBIDITÀ % Malattie del sistema circolatorio 36,7 Malattie endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi immunitari 15,3 Classificazione supplementare dei fattori che influenzano lo stato di salute e il ricorso ai servizi sanitari 8,2 Malattie del sistema genitourinario 6,8 Malattie dell'apparato respiratorio 5,8 Malattie dell'apparato digerente 4,4 Malattie del sangue e degli organi ematopoietici 3,2 Tumori 2,8 Disturbi psichici 2,8 Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi 2,7 Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 2,7 Malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo 2,5 Traumatismi e avvelenamenti 2,0 Malattie infettive e parassitarie 1,6 Alcune condizioni morbose e di origine perinatale 1,2 Malattie della cute e del tessuto sottocutaneo 0,6 Malformazioni congenite 0,5 Complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio 0,3 TOTALE 100,0 Tabella 4 Concause/Comorbidità (espressa per grandi raggruppamenti nosologici) [Fonte: SDO 2017] Relativamente alle concause/comorbidità registrate nel 2017 si può chiaramente osservare (vedi tabella 4) che anche in tal caso la maggioranza delle volte (36,7% dei casi) sono le Malattie cardiovascolari a predominare, seguite a distanza dalle Malattie endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi immunitari (15,3%), dalle Malattie del sistema genitourinario (6,8%) e dalle Malattie respiratorie (5,8%), attestandosi tutte le altre concause/comorbidità registrate al di sotto del 5% dei casi totali. Dalla Tabella 2, sopra riportata, si evidenzia che nel campione totale di SDO, da noi analizzato, il 5% (n= ) dei soggetti è deceduto nel corso del ricovero (M=4,8%; F=5,3%). Le cause di morte che hanno condotto al decesso intra-ospedaliero sono riportate in Tabella 5. Sono state considerate come cause di morte, solo le diagnosi ICD9cm riportate nella variabile relativa alla diagnosi principale ed, in seconda battuta, alla prima diagnosi secondaria, nel caso di incongruità della diagnosi principale registrata nella SDO corrispondente (ad. es. presenza di un codice ICD9cm corrispondente ai codici V: Classificazione supplementare dei fattori che influenzano lo stato di salute e il ricorso ai servizi sanitari, che non rappresenta di fatto una sicura causa del decesso). Anche nel caso della mortalità intra-ospedaliera (Tabella 5), le cause principali sono state conseguenti a Malattie del sistema cardio-circolatorio, responsabili di quasi la metà dei decessi registrati (40,1%), seguite dalle Malattie dell'apparato respiratorio (21%), dai Tumori (8,9%) e dalle Malattie dell'apparato digerente (6,5%). Le altre cause hanno registrato valori tutti al di sotto del 5% dei casi di decesso intra-ospedaliero registrati nel

51 DIAGNOSI PRINCIPALE DI MORTE N % %VAL Malattie del sistema circolatorio ,1 40,1 Malattie dell'apparato respiratorio ,0 21,0 Tumori ,9 8,9 Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti ,9 7,9 Malattie dell'apparato digerente ,5 6,5 Traumatismi e avvelenamenti ,7 4,7 Malattie infettive e parassitarie ,3 3,3 Malattie del sistema genitourinario ,3 3,3 Malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi ,4 1,4 Malattie endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi immunitari 941 0,9 0,9 Alcune condizioni morbose e di origine perinatale 691 0,7 0,7 Malattie del sangue e degli organi ematopoietici 509 0,5 0,5 Malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo 485 0,5 0,5 Disturbi psichici 253 0,2 0,2 Malattie della cute e del tessuto sottocutaneo 145 0,1 0,1 Malformazioni congenite 77 0,1 0,1 Complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio 7 0,006 0,007 Totale parziale ,9 100,0 Missing 100 0,1 --- TOTALE GENERALE ,0 Tabella 5 Mortalità intra-ospedaliera (espressa per grandi raggruppamenti nosologici) [Fonte: SDO 2017] ABUSO/DIPENDENZA DA ALCOL Relativamente alla problematica abuso/dipendenza da alcol, l analisi dei dati è stata condotta provvedendo innanzi tutto all individuazione della presenza, in almeno uno dei sei codici ICD9cm riportati nella SDO, di un codice di PAC interamente attribuibile all alcol (vedi appendice Tabella A1a). In tal caso il sottogruppo è stato considerato come affetto da abuso/dipendenza da alcol e, pertanto, tutte le diagnosi presenti, nel singolo paziente, in associazione a PAC totalmente attribuibili sono state considerate come propriamente attribuibili all abuso/dipendenza da alcol (vedi appendice Tabella A1b,c). Nel caso di assenza di PAC interamente attribuibili, l analisi delle patologie di cui è ben noto, a livello internazionale, il fattore di rischio rappresentato dall abuso di alcol è stata effettuata con il classico ricorso alle FA/RR alcol-attribuibili per un conteggio probabilistico del numero di soggetti con abuso/dipendenza da alcol, potenzialmente presenti nel campione studiato (). Sulla base del primo tipo di selezione da noi operato (soggetti con diagnosi di abuso/dipendenza da alcol documentato), il gruppo di pazienti sicuramente affetti da tale disturbo, denominato nelle successive tabelle come vpac, mostra la seguente distribuzione regionale (vedi Tabella 6). Nella tabella successiva (Tabella 7a,b) è illustrata la distribuzione di tutte le cause nosologiche (Cause N) e di tutti gli eventi morbosi associati a cause esterne (Cause E) sicuramente correlati all abuso/dipendenza da alcol. 47

52 vpac REGIONE MASCHI FEMMINE TOTALE LOMBARDIA EMILIA ROMAGNA VENETO PIEMONTE LAZIO CAMPANIA TOSCANA PUGLIA SARDEGNA LIGURIA SICILIA MARCHE FRIULI V.G CALABRIA P.A. BOLZANO ABRUZZO P.A. TRENTO UMBRIA BASILICATA MOLISE VAL D'AOSTA TOTALE Tabella 6 Diagnosi di PAC in soggetti con abuso/dipendenza da alcol (suddivisi per regione) [Fonte: SDO 2017] Eventi traumatici in soggetti con diagnosi di N % CADUTE ,2 SUICIDI/TENTATI SUICIDI ,3 INCIDENTI STRADALI ,2 AVVELENAMENTO (NON DA ALCOL) 72 5,3 OMICIDI/TENTATI OMICIDI 54 4,0 INCIDENTI DA ALTRI VEICOLI STRADALI 35 2,6 INCIDENTI CON VEICOLI A MOTORE NON DEL TRAFFICO 13 1,0 INCIDENTI DEL LAVORO E DA MACCHINARI 13 1,0 TRASPORTI AEREO-SPAZIALI 7 0,5 USTIONI 7 0,5 IPOTERMIA 3 0,2 MALTRATTAMENTO DI MINORI 2 0,1 INCIDENTI DEL TRASPORTO MARITTIMO 2 0,1 ANNEGAMENTO E SEMI-ANNEGAMENTO 1 0,1 ASPIRAZIONE NELLE PRIME VIE AEREE 0 0,0 FERITE DA ARMA DA FUOCO 0 0,0 TOTALE ,0 Tabella 7a: Principali eventi traumatici in soggetti con abuso/dipendenza da alcol in Italia (Cause E) [Fonte: SDO 2017] L analisi delle tabella 7 (a, b) ci fornisce un dato interessante rappresentato dal numero di soggetti che nel Paese vengono diagnosticati come affetti da abuso/dipendenza da alcol ed il corteo di forme morbose ad esso correlate. I casi diagnosticati sono rappresentati da pazienti con presenza di condizioni morbose inquadrabili nell ambito delle cosiddette Cause N, nonché un totale di pazienti ricoverati per eventi traumatici/avvelenamenti inquadrabili tra le Cause E, per un totale di pazienti con abuso/dipendenza da alcol diagnosticata. Questo dato rappresenta il 2,6% dei casi, relativamente al subset di SDO analizzato (n= ), e lo 0,65% del totale delle SDO compilate in Italia nel 2017 (n= ). 48

53 PAC IN SOGGETTI CON DIAGNOSI DI ABUSO/ DIPENDENZA DA ALCOL (Cause N) (vpac) Tabella 7b Diagnosi di PAC in soggetti con abuso/dipendenza da alcol in Italia SDO 2017 (Cause N) [Fonte: SDO 2017] N % EPATOPATIA ALCOLICA ,9 ABUSO DI ALCOL ,6 SINDROME DI DIPENDENZA DA ALCOL ,4 CANCRO DEL FEGATO ,7 PSICOSI ALCOLICA ,5 IPERTENSIONE ARTERIOSA 898 1,6 PANCREATITE ACUTA 801 1,4 ICTUS, ISCHEMICO 792 1,4 VARICI ESOFAGEE 689 1,2 EPILESSIA 641 1,2 INFARTO DEL MIOCARDIO 538 1,0 ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA 500 0,9 CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA 420 0,8 POLINEUROPATIA ALCOLICA 383 0,7 ICTUS, EMORRAGICO 334 0,6 COLELITIASI 320 0,6 IPERTENSIONE PORTALE 224 0,4 CARDIOMIOPATIA ALCOLICA 191 0,3 INTOSSICAZIONE DA ALCOL ETILICO 184 0,3 PANCREATITE CRONICA 119 0,2 GASTRITE ALCOLICA 115 0,2 ABORTO SPONTANEO 111 0,2 EPATITE CRONICA 105 0,2 ELEVATI LIVELLI EMATICI DI ALCOL 95 0,2 CANCRO ORO-FARINGEO 91 0,2 CANCRO DELL ESOFAGO 71 0,1 CANCRO DELLA LARINGE 33 0,06 CANCRO DELLA MAMMELLA, (NELLA DONNA) 26 0,05 PSORIASI 26 0,05 EMORRAGIA GASTROESOFAGEA 25 0,04 CANCRO DELLA PROSTATA 18 0,03 SINDROME FETO-ALCOLICA 14 0,02 BASSO PESO ALLA NASCITA 0 0 TOTALE ,0 Riguardo alla distribuzione delle PAC (Cause N) che più frequentemente conducono i pazienti con abuso/dipendenza da alcol al ricovero, non è affatto sorprendente constatare che la causa preponderante sia rappresentata dalla classica cirrosi morgagniana costituendo, di fatto, quasi la metà del totale dei ricoveri (41,9%) di tali pazienti, seguita a distanza dallo stesso abuso di alcol (19,6%) e dalla dipendenza da alcol (16,4%). Possiamo inoltre osservare, dall analisi della tabella 7b, che circa il 5% (4,7%) dei casi di ricovero in tali pazienti è rappresentato da un tumore del fegato e che nel 3,5% dei casi la causa sia rappresentata da episodi di psicosi alcolica. A tutto ciò vanno aggiunti anche i ricoveri causati da eventi traumatici/avvelenamenti (Cause E) in cui a predominare sono essenzialmente le cadute (64,2%), seguite a notevole distanza dai suicidi/ tentati suicidi (10,3%), dagli incidenti stradali (10,2%) e dagli avvelenamenti (non da alcol) (5,3%). Preoccupante è anche il dato relativo agli omicidi/tentati omicidi che raggiungono un percentuale, non certo trascurabile, del 4%. Relativamente ai soggetti affetti da patologie non inquadrabili in forme di PAC totalmente attribuibili, abbiamo provveduto come accennato in precedenza alla valutazione probabilistica del numero di soggetti alcolisti coinvolti mediante ricorso alle FA/RR utilizzate a livello internazio- 49

54 nale [denominate nelle successive tabelle come ppac, mentre le restanti quote ottenibili, sottraendo le ppac dal totale dei casi relativi alla specifica patologia, sono stati denominati No ALK]. I risultati ottenuti sul subset di SDO utilizzate per l analisi sono illustrate nella tabella seguente (Tabella 8a,b), relativamente alle Cause N ed alle Cause E parzialmente attribuibili all alcol. PATOLOGIE ALCOL-CORRELATE ppac No ALK TOTALE IPERTENSIONE ARTERIOSA (32,9%) ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA (22,3%) ICTUS, ISCHEMICO (18,7%) CANCRO DELLA MAMMELLA, (NELLA DONNA) (5,9%) BASSO PESO ALLA NASCITA (4,1%) ICTUS, EMORRAGICO (3,7%) CANCRO DELLA PROSTATA (2,5%) CANCRO DEL FEGATO (2,1%) CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA (1,7%) CANCRO ORO-FARINGEO (0,9%) INFARTO DEL MIOCARDIO * (0,8%) COLELITIASI *9.979 (0,78%) CANCRO DELLA LARINGE (0,7%) EPILESSIA (0,6%) PANCREATITE ACUTA (0,5%) EPATITE CRONICA (0,4%) CANCRO DELL ESOFAGO (0,4%) PSORIASI (0,38%) PANCREATITE CRONICA (0,2%) VARICI ESOFAGEE (0,1%) IPERTENSIONE PORTALE 698 (0,05%) ABORTO SPONTANEO 660 (0,05%) EMORRAGIA GASTROESOFAGEA 212 (0,02%) TOTALE Tabella 8a - Patologie parzialmente attribuibili all alcol (Cause N). (*) Frazioni Attribuibili calcolate in base a nostra statistica [Fonte: SDO 2017] EVENTI TRAUMATICI PARZIALMENTE ATTRIBUIBILI ALL ALCOL ppac No ALK TOTALE CADUTE INCIDENTI STRADALI AVVELENAMENTO (NON DA ALCOL) INCIDENTI DA ALTRI VEICOLI STRADALI INCIDENTI DEL LAVORO E DA MACCHINARI USTIONI OMICIDI SUICIDIO INCIDENTI CON VEICOLI A MOTORE NON DEL TRAFFICO TRASPORTI AEREO-SPAZIALI INCIDENTI DEL TRASPORTO MARITTIMO ANNEGAMENTO E SEMI-ANNEGAMENTO IPOTERMIA ASPIRAZIONE NELLE PRIME VIE AEREE MALTRATTAMENTO DI MINORI FERITE DA ARMA DA FUOCO TOTALE Tabella 8b Eventi traumatici parzialmente attribuibili all alcol in Italia (Cause E) [Fonte: SDO 2017] 50

55 Dall analisi della tabella 8 (a,b) si evince che, in via probabilistica mediante l utilizzo di FA/RR utilizzati a livello internazionale nell ambito di patologie di cui è ben noto il fattore di rischio rappresentato dall abuso/dipendenza da alcol, il numero di soggetti inquadrabili in quest ambito nosologico ammonterebbero ad un totale di casi (relativamente alle Cause N) e ben (relativamente alle Cause E), per un totale di pazienti affetti da PAC. Ciò potrebbe, in via probabilistica, voler dire che i soggetti affetti da abuso/dipendenza da alcol (certa o probabile) potrebbero essere in realtà , ossia il 64,6% dei casi del subset di SDO analizzato, e il 15,2% del totale delle SDO compilate nel Riguardo alla distribuzione delle PAC (Cause N) che più frequentemente conducono al ricovero pazienti che potrebbero, in via probabilistica, abusare e/o avere una dipendenza da alcol e pertanto essere affetti da una delle numerose patologie in cui l alcol svolge un ruolo ben noto di fattore di rischio, è possibile osservare che la causa principale del ricovero è rappresentata dall ipertensione arteriosa (32,9%), dalle aritmie cardiache sopraventricolari (22,3%), dall ischemia cerebrale (18,7%), e dal cancro della mammella (5,9%). Da segnalare anche l elevato numero di casi di bambini con basso peso alla nascita (4,1%). A tutto ciò vanno aggiunti anche i ricoveri causati da eventi traumatici/avvelenamenti (Cause E) in cui a predominare sono essenzialmente le cadute (92,0%) che rappresentano quasi l intera totalità dei casi, seguite a notevole distanza dai traumi conseguenti ad incidenti stradali (3,2%) e dagli avvelenamenti (non da alcol) (1,5%). MORTALITÀ ALCOL-CORRELATA IN ITALIA (vera e presunta) Nella tabella sotto riportata (Tabella 9a,b) sono riportati i dati relativi alla mortalità intraospedaliera di pazienti inquadrati come affetti da abuso/dipendenza da alcol (vmac) e di soggetti presumibilmente affetti da abuso/dipendenza da alcol, calcolati con il ricorso a FA/RR in quanto affetti da patologie solo parzialmente attribuibili all alcol, di cui tuttavia è ben noto, a livello internazionale, il ruolo svolto come fattore di rischio (pmac) ed il corrispondente numero di soggetti non inquadrabili come pmac (ossia: Totale dei casi sottratto a pmac, denominati NO ALK). Riguardo alla mortalità (Cause N), come si evince dalla tabella soprastante (Tabella 9a) nei casi in cui il decesso sia stato la conseguenza diretta di una PAC (vera o presunta) possiamo osservare che nei soggetti in cui la diagnosi di abuso/dipendenza era accertata (vmac) la causa principale di morte è risultata essere legata alla presenza di una epatopatia alcolica (72,2%) scompensata, e a seguire dal cancro del fegato (8,0%), dalla rottura di varici esofagee (2,4%) e dall ischemia cerebrale (2,2%). Nei casi in cui la patologia era solo parzialmente attribuibile all alcol, la frazione di abusatori/dipendenti da alcol, calcolata in via probabilistica, è giunta al decesso a causa soprattutto di aritmie cardiache sopraventricolari (28,9%), di ischemie cerebrali (24,9%), di complicanze dell ipertensione arteriosa (16,2%) e di emorragie cerebrali (15,1%). A tutto ciò (Tabella 9b) vanno aggiunti i casi di decesso conseguenti a traumatismi da caduta (Cause E) che anche in tal caso rappresentano la quasi totalità dei casi sia relativamente ai soggetti inquadrabili come vmac (85,7%) sia relativamente ai pmac (91,3%). 51

56 ITALIA - MAC 2017 (CAUSE N) vmac pmac NO ALK TOTALE ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA (28,9%) ICTUS, ISCHEMICO (24,9%) IPERTENSIONE ARTERIOSA (16,2%) ICTUS, EMORRAGICO (15,1%) CANCRO DEL FEGATO (3,2%) CANCRO DELLA MAMMELLA, (NELLA DONNA) (2,5%) CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA (2,1%) CANCRO DELLA PROSTATA (1,5%) BASSO PESO ALLA NASCITA (1,0%) CANCRO ORO-FARINGEO (0,9%) CANCRO DELL ESOFAGO (0,8%) INFARTO DEL MIOCARDIO (0,8%) EPILESSIA (0,4%) PANCREATITE ACUTA (0,4%) CANCRO DELLA LARINGE (0,4%) COLELITIASI (0,2%) EPATITE CRONICA (0,2%) VARICI ESOFAGEE (0,1%) PANCREATITE CRONICA 3 35 (0,05%) 7 45 PSORIASI 0 17 (0,03%) IPERTENSIONE PORTALE 8 15 (0,02%) EMORRAGIA GASTROESOFAGEA 0 5 (0,01%) 5 10 PSICOSI ALCOLICA ABUSO DI ALCOL SINDROME DI DIPENDENZA DA ALCOL POLINEUROPATIA ALCOLICA CARDIOMIOPATIA ALCOLICA GASTRITE ALCOLICA EPATOPATIA ALCOLICA SINDROME FETO-ALCOLICA ABORTO SPONTANEO TOTALE Tabella 10a: Morbilità alcol-correlata (vera o presunta) in Italia (Cause N) [Fonte: SDO 2017] ITALIA - MAC 2017 (CAUSE E) vmac pmac NO ALK TOTALE CADUTE (*) INCIDENTI STRADALI USTIONI INCIDENTI DA ALTRI VEICOLI STRADALI AVVELENAMENTO (NON DA ALCOL) SUICIDI OMICIDI IPOTERMIA TRASPORTI AEREO-SPAZIALI ASPIRAZIONE NELLE PRIME VIE AEREE INCIDENTI CON VEICOLI A MOTORE NON DEL TRAFFICO INCIDENTI DEL LAVORO E DA MACCHINARI INTOSSICAZIONE DA ALCOL ETILICO ELEVATI LIVELLI EMATICI DI ALCOL MALTRATTAMENTO DI MINORI ANNEGAMENTO E SEMI-ANNEGAMENTO FERITE DA ARMA DA FUOCO INCIDENTI DEL TRASPORTO MARITTIMO TOTALE Tabella 10b: Morbilità alcol-correlata (vera o presunta) in Italia (Cause E) [Fonte: SDO 2017] 52

57 MORBILITÀ ALCOL-CORRELATA IN ITALIA (vera e presunta) Nella tabella sotto riportata (Tabella 10a,b) sono riportati i dati relativi alla morbilità intraospedaliera di pazienti inquadrati come affetti da abuso/dipendenza da alcol (vpac) e di soggetti presumibilmente affetti da abuso/dipendenza da alcol, calcolati con il ricorso a FA/RR in quanto affetti da patologie solo parzialmente attribuibili all alcol, di cui tuttavia è ben noto, a livello internazionale, il ruolo svolto come fattore di rischio (ppac) ed il corrispondente numero di soggetti non inquadrabili come ppac (ossia: Totale dei casi sottratto a ppac, denominati NO ALK). Riguardo alla morbilità (Cause N), come si evince dalla tabella soprastante (Tabella 10a) nei casi in cui il ricovero sia avvenuto a causa di una PAC diagnosticata direttamente (vpac), la ragione principale del ricovero è risultata essere legata alla presenza di una epatopatia alcolica scompensata (40,6%), e a seguire dalle conseguenze dirette dell abuso di alcol (20,6%) e della dipendenza da alcol (17,2%), dal cancro del fegato (4,6%) e dalla psicosi alcolica (3,7%). A tutto ciò (Tabella 10b) vanno aggiunti i casi di decesso conseguenti a traumatismi da cause esterne (Cause E) che nel caso delle vpac sono rappresentate essenzialmente dai traumi da caduta (49,9%), dalle conseguenze di incidenti stradali (8,2%) e dagli avvelenamenti non da alcol (4,3%). Nel caso delle ppac a predominare nettamente sono le medesime situazioni citate poc anzi: le cadute (91,9%) e gli incidenti stradali (3,3%). ITA - PAC 2017 (Cause N) vpac ppac NO ALK TOTALE IPERTENSIONE ARTERIOSA 875 (1,7%) (33,7%) ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA 469 (0,9%) (22,0%) ICTUS, ISCHEMICO 751 (1,4%) (18,4%) CANCRO DELLA MAMMELLA, (DONNA) 24 (0.05%) (6,0%) BASSO PESO ALLA NASCITA 1 (0,002%) (4,2%) ICTUS, EMORRAGICO 273 (0,5%) (3,1%) CANCRO DELLA PROSTATA 15 (0,03%) (2,5%) CANCRO DEL FEGATO (4,6%) (2,1%) CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA 407 (0,8%) (1,7%) CANCRO ORO-FARINGEO 79 (0,1%) (0,9%) COLELITIASI 420 (0,8%) (0,8%) INFARTO DEL MIOCARDIO 486 (0,9%) (0,8%) CANCRO DELLA LARINGE 32 (0,1%) (0,7%) EPILESSIA 626 (1,2%) (0,6%) PANCREATITE ACUTA 791 (1,5%) (0,5%) EPATITE CRONICA 103 (0,2%) (0,46%) CANCRO DELL ESOFAGO 61 (0,1%) (0,42%) PSORIASI 26 (0,05%) (0,41%) PANCREATITE CRONICA 116 (0,2%) (0,2%) VARICI ESOFAGEE 623 (1,2%) (0,1%) IPERTENSIONE PORTALE 216 (0,4%) 683 (0,06%) ABORTO SPONTANEO 1 (0,002%) 660 (0,05%) EMORRAGIA GASTROESOFAGEA 25 (0,05%) 207 (0,02%) PSICOSI ALCOLICA (3,7%) ABUSO DI ALCOL (20,6%) SINDROME DI DIPENDENZA DA ALCOL (17,2%) POLINEUROPATIA ALCOLICA 378 (0,7%) CARDIOMIOPATIA ALCOLICA 174 (0,3%) GASTRITE ALCOLICA 114 (0,2%) EPATOPATIA ALCOLICA (40,6%) SINDROME FETO-ALCOLICA 14 (0,03%) TOTALE Tabella 10a: Morbilità alcol-correlata (vera o presunta) in Italia (Cause N) [Fonte: SDO 2017] 53

58 ITA - PAC 2017 (Cause E) vpac ppac NO ALK TOTALE CADUTE (*) 836 (49,9%) (91,9%) INCIDENTI STRADALI 138 (8,2%) 370 (3,3%) AVVELENAMENTO (NON DA ALCOL) 72 (4,3%) 177 (1,6%) INCIDENTI DA ALTRI VEICOLI STRADALI 35 (2,1%) 100 (0,9%) OMICIDI/TENTATI OMICIDI 56 (3,3%) 67 (0,6%) INCIDENTI DEL LAVORO E DA MACCHINARI 13 (0,8%) 57 (0,5%) USTIONI 5 (0,3%) 55 (0,5%) SUICIDI/TENTATI SUICIDI 140 (8,3%) 29 (0,3%) INCIDENTI CON VEICOLI A MOTORE NON DEL TRAFFICO 13 (0,8%) 22 (0,2%) TRASPORTI AEREO-SPAZIALI 7 (0,4%) 10 (0,1%) ANNEGAMENTO/SEMI-ANNEGAMENTO 1 (0,1%) 10 (0,1%) IPOTERMIA 3 (0,2%) 8 (0,07%) INCIDENTI DEL TRASPORTO MARITTIMO 2 (0,12%) 7 (0,06%) ASPIRAZIONE NELLE PRIME VIE AEREE 0 3(0,03%) INTOSSICAZIONE DA ALCOL ETILICO 261 (15,6%) 2 (0,02%) ELEVATI LIVELLI EMATICI DI ALCOL 95 (5,7%) MALTRATTAMENTO DI MINORI FERITE DA ARMA DA FUOCO TOTALE Tabella 10b: Morbilità alcol-correlata (vera o presunta) in Italia (Cause E) [Fonte: SDO 2017] MORTALITÀ INTRA-OSPEDALIERA E MORBILITÀ ALCOL-CORRELATA REGIONE LAZIO ANNO 2017 Nel 2017, nella Regione Lazio, le SDO in cui almeno una delle sei diagnosi ICD9cm registrate era relativa ad una PAC totalmente o parzialmente attribuibile (vedi allegato Tabella A1a,b,c) sono risultate essere , relative a pazienti di sesso maschile (52,1%) e pazienti di sesso femminile (47,9%)], equivalenti al 10,5% del numero totale di SDO nazionali da noi analizzato ed al 23,6% del totale dei ricoveri ospedalieri della regione Lazio (n= ) per il L età media (m±ds) del totale dei pazienti ricoverati negli ospedali della regione Lazio è risultata di 67,7 ± 20,8 aa., con una età mediana pari a 73 aa. Nei Maschi l età media è risultata pari a 66,6 ± 19,9 aa., con una età mediana pari a 71 aa., mentre nelle femmine l età media è risultata pari a 68,8 ± 21,6 aa., con una età mediana pari a 75 aa. La stratificazione per gruppi d età e per genere è riportata nella Tabella 11. ETÀ (Gruppi) M F TOT 0-14aa aa aa aa aa aa aa aa TOTALE Tabella 11 Stratificazione per gruppi d età e per genere [Fonte: SDO 2017] 54

59 Nella maggioranza dei casi, 86,8% (n= ) si è trattato di ricoveri in regime ordinario, mentre, solo nel restante 13,2% (n=28.941) si è trattato di pazienti ricoverati in Day-Hospital (DH). La degenza media (m±ds) nel campione totale, relativamente ai ricoveri ordinari, è risultata pari a 11,7 ± 15,2 gg. (mediana = 7 gg.), mentre nel caso di ricoveri in regime di DH il numero di accessi medi nell anno è risultato pari a 5,1 ± 8 accessi/anno (mediana = 2 accessi/anno). Nei maschi, la degenza media (m±ds) nel campione totale, relativamente ai soli ricoveri ordinari, è risultata pari a 11,1 ± 14,8 gg. (mediana = 7 gg.), mentre nelle femmine la degenza media (m±ds) nel campione totale, relativamente ai soli ricoveri ordinari, è risultata pari a 12,3 ± 15,7 gg. (mediana = 7 gg.). Considerando i soli soggetti di sesso maschile ricoverati in regime di DH il numero di accessi medi, nell anno considerato, è risultato pari a 4,9 ± 8,1 accessi/anno (mediana = 2 accessi/anno), mentre nei soggetti di sesso femminile questo dato è risultato essere di 5,3 ± 7,9 accessi/anno (mediana = 2 accessi/anno). Nella tabella seguente (Tabella 12) sono riportati i dati relativi alle differenti modalità di dimissione (suddivise per regime di ricovero). TOTALE MODALITÀ DI DIMISSIONE DECEDUTI DIMESSI TRASFERITI * TOTALE ORDINARIA MASCHI DH ORDINARIA FEMMINE DH ORDINARIA DH Tabella 12 - Modalità di dimissione per modalità di dimissione (ricovero ordinario e/o DH) [* da intendersi nella medesima struttura o in altra struttura sanitaria] [Fonte: SDO 2017] Dalla tabella sopra riportata si evince che nel campione totale di SDO relativo alla regione Lazio il 5,2% (n=11.477) dei pazienti è deceduto nel corso del ricovero [M=5.701 (49,7%); F=5.776 (50,3%)]. Le cause di morte che hanno condotto al decesso intra-ospedaliero sono riportate in Tabella 13a. Sono state considerate come cause di morte, solo le diagnosi ICD9cm riportate nella variabile relativa alla diagnosi principale ed, in seconda battuta, alla prima diagnosi secondaria, nel caso di incongruità del codice relativo alla diagnosi principale registrata nella SDO corrispondente, come già spiegato in precedenza. 55

60 MORTALITÀ INTRA-OSPEDALIERA (REGIONE LAZIO) 2017 MALATTIE DEL SISTEMA CIRCOLATORIO MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO SINTOMI, SEGNI E STATI MORBOSI MAL DEFINITI TUMORI MALATTIE DELL'APPARATO DIGERENTE TRAUMATISMI E AVVELENAMENTI MALATTIE DEL SISTEMA GENITOURINARIO MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE MALATTIE DEL SISTEMA OSTEOMUSCOLARE E DEL TESSUTO CONNETTIVO MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO E DEGLI ORGANI DEI SENSI MALATTIE ENDOCRINE, NUTRIZIONALI, METABOLICHE E DISTURBI IMMUNITARI MALATTIE DEL SANGUE E DEGLI ORGANI EMATOPOIETICI ALCUNE CONDIZIONI MORBOSE E DI ORIGINE PERINATALE DISTURBI PSICHICI MALATTIE DELLA CUTE E DEL TESSUTO SOTTOCUTANEO MALFORMAZIONI CONGENITE COMPLICAZIONI DELLA GRAVIDANZA, DEL PARTO E DEL PUERPERIO CLASSIFICAZIONE DEI FATTORI CHE INFLUENZANO LO STATO DI SALUTE E IL RICORSO AI SERVIZI SANITARI TOTALE N % ,1 19,7 8,5 7,9 6,2 5,0 3,1 2,7 1,6 1,2 0,9 0,8 0,7 0,3 0,2 0,1 0,0 5 0, ,0 Tabella 13a Mortalità intra-ospedaliera (espressa per grandi raggruppamenti nosologici) [Fonte: SDO 2017] Anche nel Lazio, come nel resto d Italia, la principale causa morbosa che ha condotto al decesso è rappresentata dalle Malattie del sistema cardio-circolatorio (41,1%), seguite a distanza dalle Malattie dell apparato respiratorio (19,7%), dai Tumori (7,9%), dalle Malattie dell apparato digerente (6,2%) e dai Traumatismi/Avvelenamenti (5%). Le altre cause hanno mostrato una distribuzione al di sotto di una soglia del 5%, da noi scelta come punto di cut-off. Relativamente alle concause di morte evidenziate nelle SDO relative alla regione Lazio, i risultati ottenuti sono illustrati nella Tabella 13b. CONCAUSE DI MORTE (REGIONE LAZIO) 2017 MALATTIE DEL SISTEMA GENITOURINARIO 37,8 MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE SINTOMI, SEGNI E STATI MORBOSI MAL DEFINITI MALFORMAZIONI CONGENITE MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO E DEGLI ORGANI DEI SENSI MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO MALATTIE DEL SISTEMA OSTEOMUSCOLARE E DEL TESSUTO CONNETTIVO COMPLICAZIONI DELLA GRAVIDANZA, DEL PARTO E DEL PUERPERIO CLASSIFICAZIONE DEI FATTORI CHE INFLUENZANO LO STATO DI SALUTE E IL RICORSO AI SERVIZI SANITARI TRAUMATISMI E AVVELENAMENTI TUMORI MALATTIE DEL SISTEMA CIRCOLATORIO MALATTIE DELL'APPARATO DIGERENTE ALCUNE CONDIZIONI MORBOSE E DI ORIGINE PERINATALE MALATTIE DEL SANGUE E DEGLI ORGANI EMATOPOIETICI MALATTIE DELLA CUTE E DEL TESSUTO SOTTOCUTANEO MALATTIE ENDOCRINE, NUTRIZIONALI, METABOLICHE E DISTURBI IMMUNITARI DISTURBI PSICHICI 13,0 7,6 7,2 6,6 4,6 3,7 3,4 TOTALE Tabella 13b Concause di morte (espresse per grandi raggruppamenti nosologici) [Fonte: SDO 2017] 56 % 3,4 3,1 2,5 2,3 1,9 0,9 0,8 0,8 0,2 0,2 100,0

61 Le concause di morte mostrano che le patologie più frequentemente associate alle cause di morte sono rappresentate, quasi nel 40% dei casi (37,8%) dalle Malattie a carico del sistema genitourinario (più frequentemente a carico del rene), seguite a distanza dalle Malattie infettive e parassitarie (13%), dalle Malformazioni congenite (7,2%) e dalle Malattie del sistema nervoso e degli organi di senso (6,6%). Le altre concause si sono manifestate tutte in meno del 5% dei pazienti deceduti. Relativamente alle patologie che hanno condotto al ricovero i soggetti successivamente dimessi e/ o trasferiti (nella medesima struttura o in altro ospedale), suddivise per grandi raggruppamenti nosologici, i dati ottenuti sono riportati nella Tabella 14 (Cause principali) e nella Tabella 15 (Comorbidità). CAUSE DI RICOVERO N % %VAL MALATTIE DEL SISTEMA CIRCOLATORIO ,1 41,1 TUMORI ,5 13,5 MALATTIE DELL'APPARATO DIGERENTE ,7 7,7 MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO ,7 6,7 TRAUMATISMI E AVVELENAMENTI ,9 5,9 MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO E DEGLI ORGANI DEI SENSI ,4 4,4 MALATTIE DEL SISTEMA OSTEOMUSCOLARE E DEL TESSUTO CONNETTIVO ,2 4,2 SINTOMI, SEGNI E STATI MORBOSI MAL DEFINITI ,5 3,4 MALATTIE DEL SISTEMA GENITOURINARIO ,6 2,6 MALATTIE ENDOCRINE, NUTRIZIONALI, METABOLICHE E DISTURBI IMMUNITARI ,4 2,4 ALCUNE CONDIZIONI MORBOSE E DI ORIGINE PERINATALE ,1 2,1 COMPLICAZIONI DELLA GRAVIDANZA, DEL PARTO E DEL PUERPERIO ,3 1,3 MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE ,1 1,1 DISTURBI PSICHICI ,1 1,1 MALATTIE DELLA CUTE E DEL TESSUTO SOTTOCUTANEO ,9 0,9 MALATTIE DEL SANGUE E DEGLI ORGANI EMATOPOIETICI ,9 0,9 MALFORMAZIONI CONGENITE 846 0,4 0,4 CLASSIFICAZIONE DEI FATTORI CHE INFLUENZANO LO STATO DI SALUTE E IL RI- CORSO AI SERVIZI SANITARI 457 0,2 0,2 MISSING 4 0, TOTALE ,0 100,0 Tabella 14 Cause principali di ricovero (espresse per grandi raggruppamenti nosologici) Fonte: SDO 2017] COMORBIDITÀ MALATTIE DEL SISTEMA CIRCOLATORIO 43,2 MALATTIE ENDOCRINE, NUTRIZIONALI, METABOLICHE E DISTURBI IMMUNITARI 12,3 CLASSIFICAZIONE DEI FATTORI CHE INFLUENZANO LO STATO DI SALUTE E IL RICORSO AI SERVIZI 7,1 SANITARI MALATTIE DELL'APPARATO RESPIRATORIO 6,1 MALATTIE DEL SISTEMA GENITOURINARIO 4,6 MALATTIE DELL'APPARATO DIGERENTE 4,3 MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO E DEGLI ORGANI DEI SENSI 3,2 TUMORI 3,1 TRAUMATISMI E AVVELENAMENTI 3,0 SINTOMI, SEGNI E STATI MORBOSI MAL DEFINITI 2,5 MALATTIE DEL SANGUE E DEGLI ORGANI EMATOPOIETICI 2,4 DISTURBI PSICHICI 2,2 MALATTIE DEL SISTEMA OSTEOMUSCOLARE E DEL TESSUTO CONNETTIVO 1,8 MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE 1,6 ALCUNE CONDIZIONI MORBOSE E DI ORIGINE PERINATALE 1,1 MALFORMAZIONI CONGENITE 0,6 MALATTIE DELLA CUTE E DEL TESSUTO SOTTOCUTANEO 0,5 COMPLICAZIONI DELLA GRAVIDANZA, DEL PARTO E DEL PUERPERIO 0,4 TOTALE 100,0 Tabella 15 Comorbidità (espressa in grandi raggruppamenti nosologici) [Fonte: SDO 2017] % 57

62 Anche nella regione Lazio come nel resto d Italia, per ciò che attiene alle cause che hanno condotto al ricovero, le forme morbose che hanno condotto oltre il 40% dei pazienti sono state rappresentate dalle Malattie dell apparato cardio-circolatorio (41,1%), seguite dai Tumori (13,5%), dalle Malattie dell apparato digerente (7,7%), dalle Malattie dell apparato respiratorio (6,7%) e dai Traumatismi/Avvelenamenti (5,9%). Le patologie associate alle cause di ricovero (comorbidità) più frequentemente rilevate nella regione Lazio sono state nell ordine: le Malattie del sistema cardio-circolatorio (43,2%), Malattie endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi immunitari (12,3%), le Malattie dell apparato respiratorio (6,1%), le altre condizioni morbose distribuite tutte al di sotto del 5% del totale dei ricoveri. LE PATOLOGIE ALCOL-CORRELATE NELLA REGIONE LAZIO LA MORTALITÀ ALCOL-CORRELATA NEL LAZIO Nel corso del 2017, nella Regione Lazio, sono morte, per tutte le cause considerate nel loro complesso, individui [M= (47,8%); F= (52,2%)], di cui (19,1%) nel corso di ricovero ospedaliero conseguente ad almeno una PAC (vedi appendice A1), come ampiamente discusso nell introduzione sopra riportata. Nell analisi dei dati di mortalità abbiamo provveduto ad individuare in una prima fase la presenza in uno dei sei codici ICD9cm riportati nella SDO di un codice di PAC interamente attribuibile all alcol (vedi appendice 1). In tal caso tutte le diagnosi associate, nel singolo paziente, sono state considerate come propriamente attribuibili all abuso/dipendenza di alcol. Nel caso di assenza di una PAC interamente attribuibile, l analisi delle patologie di cui è ben noto, a livello internazionale, il fattore di rischio rappresentato dall abuso di alcol è stata effettuata con il classico ricorso alle Frazioni Attribuibili/Rischi Relativi (FA/RR) alcol-attribuibili, che permettono di stimare probabilisticamente il numero di soggetti con abuso/dipendenza da alcol coinvolti. In base al primo tipo d approccio da noi seguito possiamo osservare che 221 pazienti (M=161; F=55) sono deceduti come conseguenza diretta dell abuso/dipendenza da alcol. Nei restanti casi, affetti da patologie solo parzialmente attribuibili all alcol, il numero totale di decessi registrati, nel corso del ricovero ospedaliero, è stato di (M=5.494; F=5.697). Ovviamente in questo caso il numero di decessi conseguenti ad una PAC, è stato calcolato con il ricorso FA/RR alcol-attribuibili (vedi appendice A1). Nelle tabelle seguenti sono riportati i dati relativi alle PAC sia interamente attribuibili, sia quelle solo parzialmente attribuibili. Da tale analisi si evince che il numero di morti, direttamente e probabilisticamente, attribuibili all alcol è circa nell ordine di casi. Nella tabelle successive (Tabella 16a,b e 17a,b) sono illustrati i dati relativi alle principali cause di mortalità intra-ospedaliera totalmente (vmac) o probabilmente imputabili all alcol (pmac), nonché le concause associate. 58

63 MORTALITÀ ALCOL-CORRELATA (CAUSE N) vmac pmac NO ALK TOTALE PSICOSI ALCOLICA ABUSO DI ALCOL SINDROME DI DIPENDENZA DA ALCOL POLINEUROPATIA ALCOLICA CARDIOMIOPATIA ALCOLICA GASTRITE ALCOLICA EPATOPATIA ALCOLICA SINDROME FETO-ALCOLICA CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA PANCREATITE ACUTA PANCREATITE CRONICA IPERTENSIONE PORTALE EMORRAGIA GASTROESOFAGEA CANCRO ORO-FARINGEO CANCRO DELL ESOFAGO CANCRO DEL FEGATO CANCRO DELLA LARINGE ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA VARICI ESOFAGEE ICTUS, ISCHEMICO ICTUS, EMORRAGICO INFARTO DEL MIOCARDIO EPILESSIA CANCRO DELLA MAMMELLA, (NELLA DONNA) IPERTENSIONE ARTERIOSA PSORIASI ABORTO SPONTANEO COLELITIASI BASSO PESO ALLA NASCITA EPATITE CRONICA CANCRO DELLA PROSTATA TOTALE Tabella 16a - Mortalità alcol-attribuibile in soggetti con abuso/dipendenza da alcol (Cause E) [Fonte: SDO 2017] MORTALITÀ ALCOL-CORRELATA (CAUSE E) vmac pmac NO ALK TOTALE INTOSSICAZIONE DA ALCOL ETILICO ELEVATI LIVELLI EMATICI DI ALCOL TRASPORTI AEREO-SPAZIALI ASPIRAZIONE NELLE PRIME VIE AEREE MALTRATTAMENTO DI MINORI ANNEGAMENTO E SEMI-ANNEGAMENTO CADUTE USTIONI OMICIDI IPOTERMIA INCIDENTI CON VEICOLI A MOTORE NON DEL TRAFFICO INCIDENTI STRADALI INCIDENTI DEL LAVORO E DA MACCHINARI INCIDENTI DA ALTRI VEICOLI STRADALI AVVELENAMENTO (NON DA ALCOL) SUICIDIO INCIDENTI DEL TRASPORTO MARITTIMO TOTALE Tabella 16b - Mortalità alcol-attribuibile in soggetti con abuso/dipendenza da alcol (Cause E) [Fonte: SDO 2017] 59

64 vpac CONCAUSE M F Totale PSICOSI ALCOLICA ABUSO DI ALCOL SINDROME DI DIPENDENZA DA ALCOL CARDIOMIOPATIA ALCOLICA GASTRITE ALCOLICA EPATOPATIA ALCOLICA CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA PANCREATITE CRONICA IPERTENSIONE PORTALE CANCRO ORO-FARINGEO CANCRO DEL FEGATO ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA VARICI ESOFAGEE ICTUS, ISCHEMICO INFARTO DEL MIOCARDIO EPILESSIA IPERTENSIONE ARTERIOSA PSORIASI COLELITIASI TOTALE Tabella 17a Concause di morte in soggetti con diagnosi di abuso/dipendenza da alcol [Fonte: SDO 2017] 60 CONCAUSE Tabella 17b Concause di morte in soggetti calcolati con il ricorso a FA/RR in presenza di patologie parzialmente attribuibili all alcol [Fonte: SDO 2017] LA MORBILITÀ ALCOL-CORRELATA NEL LAZIO I soggetti ricoverati nel 2017 nella regione Lazio, dimessi o trasferiti ma non deceduti, risultano essere un totale di [M= (52,2%); F= (47,8%)]. Suddividendo i pazienti nei due gruppi, relativamente alla presenza o meno di una diagnosi accertata di abuso/dipendenza da alcol, le principali PAC da noi prese in esame presentano la distribuzione illustrata nella tabella seguente (Tabella 18). ppac M F Totale CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA PANCREATITE ACUTA PANCREATITE CRONICA IPERTENSIONE PORTALE EMORRAGIA GASTROESOFAGEA CANCRO ORO-FARINGEO CANCRO DELL ESOFAGO CANCRO DEL FEGATO CANCRO DELLA LARINGE ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA VARICI ESOFAGEE ICTUS, ISCHEMICO ICTUS, EMORRAGICO INFARTO DEL MIOCARDIO EPILESSIA CANCRO DELLA MAMMELLA, (NELLA DONNA) IPERTENSIONE ARTERIOSA PSORIASI ABORTO SPONTANEO COLELITIASI TOTALE

65 Morbilità alcol-correlata (Cause N) vpac ppac NO ALK TOTALE IPERTENSIONE ARTERIOSA ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA ICTUS, ISCHEMICO CANCRO DELLA MAMMELLA, (NELLA DONNA) BASSO PESO ALLA NASCITA ICTUS, EMORRAGICO CANCRO DELLA PROSTATA CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA CANCRO DEL FEGATO CANCRO ORO-FARINGEO PSORIASI EPILESSIA COLELITIASI INFARTO DEL MIOCARDIO CANCRO DELLA LARINGE PANCREATITE ACUTA EPATITE CRONICA PANCREATITE CRONICA CANCRO DELL ESOFAGO VARICI ESOFAGEE IPERTENSIONE PORTALE ABORTO SPONTANEO EMORRAGIA GASTROESOFAGEA PSICOSI ALCOLICA ABUSO DI ALCOL SINDROME DI DIPENDENZA DA ALCOL POLINEUROPATIA ALCOLICA CARDIOMIOPATIA ALCOLICA GASTRITE ALCOLICA EPATOPATIA ALCOLICA SINDROME FETO-ALCOLICA TOTALE Tabella 18a Morbilità alcol-correlata certa e probabile (Cause N) (Fonte: SDO 2017) Morbilità alcol-correlata (Cause E) vpac ppac NO ALK TOTA- CADUTE INCIDENTI STRADALI AVVELENAMENTO (NON DA ALCOL) INCIDENTI DA ALTRI VEICOLI STRADALI OMICIDI INCIDENTI DEL LAVORO E DA MACCHINARI USTIONI IPOTERMIA SUICIDIO INCIDENTI CON VEICOLI A MOTORE NON DEL TRAFFICO INCIDENTI DEL TRASPORTO MARITTIMO INTOSSICAZIONE DA ALCOL ETILICO ELEVATI LIVELLI EMATICI DI ALCOL TRASPORTI AEREO-SPAZIALI ASPIRAZIONE NELLE PRIME VIE AEREE MALTRATTAMENTO DI MINORI ANNEGAMENTO E/O SEMI-ANNEGAMENTO TOTALE Tabella 18b Morbilità alcol-correlata certa e probabile (Cause E) (Fonte: SDO 2017) 61

66 Le tabelle sottostanti (Tabella 19, 20) mostrano i dati relativi di mortalità e morbilità alcolcorrelata quando si sommano tra loro i pazienti affetti in modo certo da PAC e quelli calcolati in via presuntiva con il ricorso alle specifiche FA/RR, già citate in precedenza. Da ciò si evince che per quanto attiene alla mortalità (Tabella 19) tra le cause di morte sono prevalentemente da annoverare: le aritmie cardiache sopraventricolari, le ischemie ed emorragie cerebrali, le complicanze dell ipertensione arteriosa, le cirrosi epatiche (specifiche ed aspecifiche), il cancro del fegato e dell oro-faringe, il cancro della mammella nella donna, ed il cancro della prostata, nell uomo, nonché i traumatismi da caduta per quanto attiene alle Cause E. Mortalità Alcolisti vs. Non Alcolisti ALK NO ALK TOTALE PSICOSI ALCOLICA ABUSO DI ALCOL SINDROME DI DIPENDENZA DA ALCOL POLINEUROPATIA ALCOLICA CARDIOMIOPATIA ALCOLICA GASTRITE ALCOLICA EPATOPATIA ALCOLICA SINDROME FETO-ALCOLICA CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA PANCREATITE ACUTA PANCREATITE CRONICA IPERTENSIONE PORTALE EMORRAGIA GASTROESOFAGEA CANCRO ORO-FARINGEO CANCRO DELL ESOFAGO CANCRO DEL FEGATO CANCRO DELLA LARINGE ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA VARICI ESOFAGEE ICTUS, ISCHEMICO ICTUS, EMORRAGICO INFARTO DEL MIOCARDIO EPILESSIA CANCRO DELLA MAMMELLA, (NELLA DONNA) IPERTENSIONE ARTERIOSA PSORIASI ABORTO SPONTANEO COLELITIASI BASSO PESO ALLA NASCITA EPATITE CRONICA CANCRO DELLA PROSTATA INTOSSICAZIONE DA ALCOL ETILICO ELEVATI LIVELLI EMATICI DI ALCOL TRASPORTI AEREO-SPAZIALI ASPIRAZIONE NELLE PRIME VIE AEREE MALTRATTAMENTO DI MINORI ANNEGAMENTO E/O SEMI-ANNEGAMENTO CADUTE USTIONI OMICIDI IPOTERMIA INCIDENTI CON VEICOLI A MOTORE NON DEL TRAFFICO INCIDENTI STRADALI INCIDENTI DEL LAVORO E DA MACCHINARI INCIDENTI DA ALTRI VEICOLI STRADALI AVVELENAMENTO (NON DA ALCOL) SUICIDIO INCIDENTI DEL TRASPORTO MARITTIMO TOTALE Tabella 19 Mortalità alcol-correlata certa e probabile (Cause N/Cause E) [Fonte: SDO 2017] 62

67 Morbilità Alcolisti vs. Non Alcolisti ALK ALK LE PSICOSI ALCOLICA ABUSO DI ALCOL SINDROME DI DIPENDENZA DA ALCOL POLINEUROPATIA ALCOLICA CARDIOMIOPATIA ALCOLICA GASTRITE ALCOLICA EPATOPATIA ALCOLICA SINDROME FETO-ALCOLICA CIRROSI EPATICA, ASPECIFICA PANCREATITE ACUTA PANCREATITE CRONICA IPERTENSIONE PORTALE EMORRAGIA GASTROESOFAGEA CANCRO ORO-FARINGEO CANCRO DELL ESOFAGO CANCRO DEL FEGATO CANCRO DELLA LARINGE ARITMIA SOPRAVENTRICOLARE CARDIACA VARICI ESOFAGEE ICTUS, ISCHEMICO ICTUS, EMORRAGICO INFARTO DEL MIOCARDIO EPILESSIA CANCRO DELLA MAMMELLA, (NELLA DONNA) IPERTENSIONE ARTERIOSA PSORIASI ABORTO SPONTANEO COLELITIASI BASSO PESO ALLA NASCITA EPATITE CRONICA CANCRO DELLA PROSTATA INTOSSICAZIONE DA ALCOL ETILICO ELEVATI LIVELLI EMATICI DI ALCOL TRASPORTI AEREO-SPAZIALI ASPIRAZIONE NELLE PRIME VIE AEREE MALTRATTAMENTO DI MINORI ANNEGAMENTO E/O SEMI-ANNEGAMENTO CADUTE USTIONI OMICIDI IPOTERMIA INCIDENTI CON VEICOLI A MOTORE NON DEL TRAFFICO INCIDENTI STRADALI INCIDENTI DEL LAVORO E DA MACCHINARI INCIDENTI DA ALTRI VEICOLI STRADALI AVVELENAMENTO (NON DA ALCOL) SUICIDIO INCIDENTI DEL TRASPORTO MARITTIMO TOTALE Tabella 20 Morbilità alcol-correlata certa e probabile (Cause N/Cause E) [Fonte: SDO 2017] NO TOTA- Nella Tabella soprastante (Tabella 20) sono riportate le principali cause di ricovero in caso di PAC (vere o presunte). Come si può osservare le cause che più frequentemente conducono al ricovero in caso di pazienti affetti da abuso/dipendenza da alcol so no rappresentate da: ipertensione arteriosa, aritmie sopraventricolari cardiache, ischemie cerebrali, cancro della mammella, basso peso alla nascita, emorragie cerebrali, cancro della prostata, cirrosi epatica (specifica e non) e cancro del fegato (Cause N). Nell ambito delle Cause E ancora una volta a predominare sono i traumi da caduta. 63

68 64

69 11. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL: TRAPIANTO DI FEGATO In Italia nel 2017 (dati al 31 dicembre 2017, centro nazionale trapianti ministero della salute) sono stati effettuati trapianti di fegato. Nel nostro centro, sono stati valutati 711 pazienti afferenti alla Transplant Liver Unit di cui 131 trapiantati. CRARL TOTALE MASCHI FEMMINE PAZIENTI ,3% 11,7% TRAPIANTI ,8% 12,2% Pazienti CRARL Gennaio 2004 Marzo 2018 Il numero totale di visite effettuate presso il CRARL dal 2004 al 2017 pre e post trapianto di fegato è di

70 Grafico 37: Dati CRARL Secondo i dati riportati dal ELTR (Rete Europea per i Trapianti di Fegato) la sopravvivenza del paziente con cirrosi alcolica è risultata del 82% a 1 anno, del 72% a 5 anni, comparabile con i risultati per altre indicazioni al trapianto di fegato. L epatocarcinoma (HCC), patologia alcol attribuibile, nel nostro centro è distribuito nel seguente modo: Grafico 38: Dati CRARL Le ricadute nella nostra popolazione di trapiantati con DUA sono circa l 8% mentre la letteratura internazionale riporta dati che vanno dal 20 al 50% di ricadute in un follow up di lunga durata (Attilia ML et. al, 2018). 66

71 12. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL IN GRAVIDANZA: LA FASD La Sindrome Feto-Alcolica è una condizione malformativa complessa del neonato e del bambino, dovuta all effetto teratogeno dell alcol assunto dalla madre durante la gravidanza: l alcol è infatti un tossico e colpisce direttamente il feto poiché passa direttamente dalla madre al bambino. Si manifesta con: Microcefalia Ritardo di crescita Anomalie facciali Alterazioni neurologiche (e disturbi quali: iperattività, disturbi dell attenzione, problemi di apprendimento, alterazioni delle abilità cognitive complesse) É la più comune causa di ritardo mentale, conosciuta, acquisito nell infanzia, pertanto totalmente prevenibile mediante l astensione completa della gestante dal consumo di alcol. Gli effetti dell alcol sul feto variano dall assenza di danni fino all aborto, comprendendo uno spettro di manifestazioni cliniche definito FASD (Fetal Alcohol Spectrum Disorders) che, oltre alla FAS, include la FAS parziale (PFAS), i Difetti congeniti neonatali associati all alcol (ARBD: Alcohol Related Birth Defects) ed i disturbi dello sviluppo neurologico associati all alcol (ARND: Alcohol Related Neurodevelopmental Disorders). Evidenze fornite dagli studi sugli animali e sugli esseri umani sottolineano una notevole variabilità con cui si esprime l effetto teratogeno dell uso dell alcool durante la gravidanza. La variabilità dipende da numerosi fattori: la quantità di alcool consumata durante la gravidanza, la modalità di assunzione (uso continuo vs binge), l epoca gestazionale in cui si è verificato l abuso (I, II o II trimestre di gravidanza), l età della madre, l indice della massa corporea, la genetica della madre, variabili post natali come la qualità della nutrizione del neonato, condizioni socio-culturali del nucleo familiare e la ricchezza di stimolazioni dell ambiente (Jacobson, 2006; Fiore, 2009; Ceccanti, 2010). DATA QUESTA ENORME VARIABILITÀ, IL CONSIGLIO CHE VIENE DATO ALLE DON- NE IN GRAVIDANZA È DI NON BERE. In uno studio condotto nel 2017, la Popova fornisce una stima della prevalenza di FAS nella popolazione globale. L Italia si configura come uno dei Paesi con una prevalenza di bambini con FAS superiore al 50/

72 Figura 1: Prevalenza Globale (per ) di FAS nella popolazione generale Nella Tabella sottostante sono riassunte gli studi più importanti di epidemiologia condotti in tutto il mondo utilizzando una metodologia attiva di individuazione di casi clinici nella popolazione generale. Tabella 1: Epidemiologia mondiale sulla base di studi condotti nelle scuole utilizzando una metodologia attiva di individuazione dei casi 68

73 Il CRARL ha effettuato il primo studio di prevalenza europeo sulla sindrome e disturbi correlati, nella regione Lazio, attraverso una metodologia di accertamento attivo. Sono stati esaminati i bambini frequentanti la prima elementare negli anni scolastici / in due zone selezionate all interno della ASL RMH e RMG. Si è trattato del primo studio in Europa che ha seguito una metodologia di accertamento attivo e per questo motivo la prevalenza ottenuta è risultata più alta di quelle ottenute attraverso i metodi passivi come per esempio la consultazione dei registri di diagnosi alla nascita. Su un totale di 976 bambini 46 sono risultati affetti da un disturbo correlato all esposizione all alcol in utero, pari ad una percentuale del 4,7% del campione analizzato (vedere figura sottostante). Risultati FAS PFAS ARND ARBD TOTALE n CAMPIONE 8 8, , ,1 Figura 2: Percentuale di bambini risultati positivi alla diagnosi di FASD (Dati CRARL) In uno studio condotto nel 2017, la Popova fornisce una stima dei consumi di alcol delle donne in gravidanza nella popolazione mondiale. Nella tabella sottostante appare evidente come l Italia sia uno dei Paesi in cui l uso di alcol risulta elevato (250 to <350). Figura 3: Prevalenza globale (%) di uso di alcol durante la gravidanza nella popolazione generale In un lavoro effettuato presso il CRARL, (Ferraguti G. et al., 2017), in 96 donne in gravidanza è stata misurato la concentrazione di etilglucuronide (EtG) (metabolita della degradazione dell alcol). La presenza dell'etg nelle urine permette di accertare il consumo di alcol etilico anche a di- 69

74 stanza di 3-4 giorni, cioè quando l'alcol è stato già completamente eliminato dall'organismo. Pertanto, l'etg urinario (uetg) si caratterizza per una finestra di rilevabilità temporale ben più ampia dell'alcolemia secondo il Breath Test. In aggiunta, sono stati somministrati i questionari AU- DIT-C, T-ACE e TWEAK per misurare i consumi alcolici e un diario alimentare. I risultati hanno dimostrato che il 34,28% delle donne avevano un EtG superiore al cut-off e quindi positivi al consumo di alcol in gravidanza, nonostante ai questionari avessero dichiarato un consumo nettamente inferiore. Tra gli interventi portati avanti nell ambito dell Osservatorio, si è avviata un attività di screening dei consumi alcolici nelle donne che frequentano gli ambulatori di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico. Su un campione di 991 donne in gravidanza il 36,3% di donne bevono nonostante lo stato di gravidanza. Nello specifico beveva il 33,9% delle donne al primo trimestre di gravidanza, il 36,4% delle donne al secondo trimestre di gravidanza e il 38,7% delle donne al terzo trimestre. Inoltre, a fronte di un 44,4% di donne che, appreso lo stato di gravidanza, decide di interrompere i consumi alcolici, c è un 25,4% che invece decide di non modificare affatto le proprie abitudini alcoliche e lo 0,6% che addirittura inizia a bere durante la gravidanza. Invece la percentuale di donne che diminuisce le quantità è 29,6%. Grafico 39: Dati CRARL 70

75 13. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL: INCIDENTI STRADALI INCIDENTI CON ASSUNZIONE DI ALCOL ITALIA LAZIO INCIDENTI FERITI MORTI Secondo i dati del sistema di sorveglianza Passi, tra il 2015 e il 2018, 7 conducenti di autovetture su 100 hanno guidato sotto l effetto dell alcol nei 30 giorni precedenti l intervista, avendo assunto due o più unità alcoliche un ora prima di essersi messi alla guida; altre 5 persone su 100 dichiarano di essere state trasportate da un conducente che guidava sotto l effetto dell alcol. Come riportato nella pubblicazione dell Osservatorio nazionale alcol Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia secondo il XVII rapporto ACI-Censis, i giovani di anni, la guida sotto l influsso di alcol e droghe rappresenta il più grande problema (61,6%), seguito dall eccesso di velocità (57%). Preoccupante risulta la percentuale di giovani (3,4% rispetto allo 0,7% di chi ha più di 30 anni) che pur sapendo di doversi mettere alla guida sceglie di non limitare il consumo di alcol. L'abuso di alcool è la principale causa di morte tra i giovani negli incidenti stradali: ben il 37% delle vittime della strada dello scorso anno aveva tra i 20 e i 39 anni, in totale. Gli indici di mortalità più alti vengono toccati nelle notti del fine settimana: 3,8 morti per 100 incidenti la domenica tra le 22 e le 6 del mattino, 3,6 il venerdì e 3,5 il sabato notte negli stessi orari. Il picco (6 vittime ogni 100 incidenti) si verifica alle 5 del mattino. L ISTAT ha pubblicato un infografica contenente i dati sulle vittime per tipologia di utente della strada e sulle circostanze di incidente. Nel 2017 sono stati gli incidenti stradali con lesioni a persone in Italia, in leggero calo rispetto al 2016, con vittime (morti entro 30 giorni dall evento) e feriti. Circa il 30% degli incidenti, morti e feriti, sono alcol-correlati. LAZIO Nella Regione Lazio, nel 2017, ci sono stati incidenti, che hanno coinvolto maschi e femmine, di questi incidenti ci sono stati 356 morti e feriti. Considerando che circa il 30% degli incidenti stradali sono alcol-correlati, possiamo affermare che nel Lazio ci sono stati nel 2017, circa incidenti dovuti all assunzione di alcol, feriti e 107 morti. Gli incidenti sono accaduti maggiormente sulle strade urbane ( vs 4.449) nel weekend. Roma detiene il numero maggiore di incidenti (13.241). 71

76 CAPOLUOGHI DI PROVINCIA INCIDENTI MORTI FERITI Non Alcolcorrelati Alcolcorrelati Non Alcolcorrelati Alcolcorrelati Non Alcolcorrelati Alcolcorrelati VITERBO CIVITAVECCHIA ROMA LATINA FROSINONE Comuni con meno di abitanti Tabella 5: Dati ISTAT 2018 riferiti al 2017 I costi sociali dovuti agli incidenti stradali in Italia ammontano a e a 286,00 euro pro-capite, nel Lazio invece ammontano a e a 324,6 euro pro-capite (dati ISTAT 2018). Per quanto riguarda invece gli incidenti rilevati dall arma dei Carabinieri, nel 2016, sono stati gli incidenti stradali con lesioni a persone, per i quali almeno uno dei conducenti coinvolti era in stato di ebbrezza, pari all 8,1% del totale degli incidenti con lesioni verbalizzati sempre dall Arma dei Carabinieri. Le vittime coinvolte in incidenti stradali legati alla guida in stato di ebbrezza, nel 2016, sono state 58 (4,6% sul totale) e i feriti (8,6% sul totale). Gli incidenti stradali alcol correlati con soli danni alle cose ammontano, invece, nel 2016 a Le proporzioni calcolate approssimano, comunque, per difetto, la reale portata del fenomeno; occorre infatti considerare che i Carabinieri intervengono per circa il 32% degli incidenti su strade extraurbane (escluse le autostrade) e solo in circa il 14% per quelli in ambito urbano". 72

77 14. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL: INCIDENTI SUL LAVORO I problemi alcol correlati negli ambienti di lavoro provocano: un aumento di assenze dal lavoro superiore di 3-4 volte la media; il 40% dei cambiamenti del posto di lavoro, con aumentata possibilità di licenziamento; riduzione progressiva della capacità lavorativa (dopo 7 anni di abuso/ dipendenza c è una perdita del 15%, dopo 11 anni perdita del 50%, dopo 14 anni perdita del 75%); costi sociali ed economici rilevanti compresi tra il 2% e il 5% del PIL di ogni Paese aumento del rischio di infortuni sul lavoro. Grafico 40: Media delle stime effettuate da parte di ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità), Rand Corporation Center For Health And Safety in Workplace (U.S.A. 2014) 73

78 74

79 15. CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI ALCOL: LA VIOLENZA (violenza domestica, omicidi, aggressioni, suicidi) ITALIA Nel 2017 sono stati i reati di maltrattamento contro familiari denunciati nel Lazio, oltre 4 al giorno. I casi hanno riguardato donne, ovvero il 10,4% del totale nazionale (12.685), con un indice pari a 4,3 denunce ogni 10mila donne residenti, un dato più alto di quello italiano (4,1). Questo tipo di reato, infatti, è fortemente femminilizzato visto che, in Italia, le donne maltrattate in famiglia rappresentano l'80% del totale delle vittime. LAZIO MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA NELLA REGIONE LAZIO N ROMA LATINA 132 FROSINONE 113 VITERBO 67 RIETI 22 Grafico 41: Dati Internazionali USA 75

80 76 Grafico 42: Dati Internazionali USA

81 16. LA MAPPA DEI SERVIZI ALCOLOGICI DELLA REGIONE LAZIO Il CRARL ha individuazione le risorse e le strutture che si occupano di problemi e patologie alcol correlate, esistenti sul territorio della Regione Lazio. Sono state oggetto di Censimento 210 delle strutture presenti sul territorio della Regione Lazio. Dal 2014 al 2018 si è attivata la fase del Progetto SAM denominata COLLABORIAMO INSIEME attraverso la quale sono stati attivati numerosi Protocolli di Intesa con Enti ed Istituzioni del pubblico e del privato sociale che sono coinvolti, o debbono essere coinvolti, nel processo terapeutico. Questi documenti sono consultabili nel sito Sono stati stipulati 40 protocolli tra cui l Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Lazio, l Ordine degli Psicologi della Regione Lazio, il Collegio delle Ostetriche della Regione Lazio, l Ordine Forense di Cassino, FARMACAP, ecc. Protocolli con Istituzioni straniere: A) 2012 USA Lettera di intenti con il NIAAA-NIH USA B) 2010 PERU Convenzione inter-istituzionale con la Università Cattolica Santo Toribio di Mogrevejo Prof. Hugo Calienes rettore della Università Cattolica Santo Toribio de Mogrovejo (USAT) Dipartimento di Lambayeque Distretto di Reque in Perù e la Comunità In Dialogo Avenue Mariscal Castilla 113 Reque Chiclayo C) 2014 ANGOLA Accordo di cooperazione con la Fondazione Eduardo dos Santos (FESA), Angola D) 2017 CINA Accordo di collaborazione Azienda Policlinico Umberto I e l ospedale universitario WESTERN MEDICINE HOSPITAL WUHAN No.1 HOSPITAL città di Wuhan provincia Hubei, Fondazione per lo Sviluppo Italia Cina il cui Presidente Irene Pivetti 77

82 Dal 2015 al 2017 sono state redatte le Linee Guida sul trattamento del DUA e nel 2018 sono state pubblicate sulla rivista Rivista di Psichiatria n. 3 anno Per la revisione, sono stati costituiti dei gruppi di lavoro composti da: Comitato Scientifico Internazionale Esperti del National Institute of Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA-NIH, USA) Esperti europei Esperti italiani e della SITAC Interdisciplinary Study Group, CRARL, SITAC, SITD, SIPaD In tutti questi anni il CRARL si è impegnato nell organizzazione di moltissimi eventi formativi e divulgativi volti alla condivisione scientifica del trattamento delle Patologie Alcol Correlate coinvolgendo molteplici figure professionali. Implementazione Del Sito Distribuzione nel Mondo degli utenti che hanno consultato il sito 78

83 17. I TEST GENETICI E BIOCHIMICI NEL DISTURBO DA USO DI ALCOL Il CRARL ha condotto numerosi studi che hanno messo in evidenza l esistenza di piccole differenze a livello genetico (polimorfismi) in grado di condizionare l espressione fenotipica della dipendenza da alcol. Pertanto, l utilizzo di terapie mirate, guidate dai dati genetici, rappresenta uno strumento importante per indirizzare gli interventi farmacologici e migliorare gli esiti di trattamento. Ad oggi, presso il Centro, sono stati eseguiti genotipi la cui distribuzione risulta quella riportata nel grafico seguente Grafico 43: Dati CRARL CDT: PRINCIPALE INDICATORE DI ABUSO ALCOLICO NEL FOLLOW UP DEI PAZIENTI IN TRATTAMENTO È ormai consolidato dalla letteratura scientifica l utilizzo della transferrina carboidrato carente (CDT) quale marcatore di abuso alcolico. La determinazione della CDT pone alcuni problemi analitici legati alla microeterogeneità della transferrina, eterogeneità che si manifesta su tre livelli: la catena proteica, cioè la sequenza primaria, il contenuto di ferro, le catene glicaniche. Le glicoforme di transferrina CDT-correlate, sulla base di un ampio consenso scientifico, comprendono l asialo-tf, monosialo-tf e disialo-tf, che rappresentano complessivamente, nei soggetti non abusatori di alcol, meno del 2% della transferrina totale. La CDT viene misurata nel siero del paziente a digiuno. Sono state identificate diverse interferenze nel dosaggio della CDT legate alla tecnica utilizzata, ad esempio la presenza di EDTA, citrato ed eparina competono con la transferrina per la saturazione con il ferro; le microcolonne a scambio anionico non riescono a separare selettivamente la frazione CDT da quella non CDT; l emolisi dà risultati falsamente positivi; le frazioni monoclonali proteiche possono assorbire alla stessa lunghezza d onda delle frazioni di transferrina desialata. Falsi positivi o falsi negativi sono favoriti da presenza di transferrine varianti, comunque abbastanza rare (0,2-0,7% nella popolazione). Risulta quindi fondamentale in un azienda ospedaliera all avanguardia poter utilizzare tale test per il monitoraggio dei pazienti in trattamento presso il 79

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