REGOLAMENTO URBANISTICO. Botro del marchesato. Botro del CAPANNOLI. Pietraio. Botro di. Botume. Botro di S.PIETRO. Val di Rio BELVEDERE

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1 COMUNE DI CAPANNOLI REGOLAMENTO URBANISTICO VARIANTE MANUTENTIVA Fiume Cascina Botro del Botro di Botume Botro del marchesato Pietraio Fiume Era CAPANNOLI Rio Recinaio T. Roglio Procedimento di formazione e approvazione della variante: Adozione: Delibera di C.C. n 10 del 18/02/2013 Approvazione: Delibera di C.C. n del Botro di Val di Rio S.PIETRO BELVEDERE Aspetti urbanistici ed ambientali: Prof. Ing. Giuseppe IMBESI Arch. Carlo CARBONE Arch. Paolo FRANCALACCI Arch. Paola Nicoletta IMBESI Gruppo di lavoro: Ufficio Urbanistica Comunale Capogruppo: Arch. Maria Antonietta Vocino Supporto per gli aspetti geologici: Geol. Emilio Pistilli e.pistilli@geoprogetti.191.it T. Rosciano Geoprogetti Studio Associato Capogruppo e coordinatore Urbanista Urbanista Urbanista INDAGINI GEOLOGICHE DI SUPPORTO ALLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO COMUNALE RELAZIONE GEOLOGICA urbanistica@comune.capannoli.pisa.it LUGLIO 2013

2 VARIANTE MANUTENTIVA AL VIGENTE REGOLAMENTO URBANISTICO COMUNE DI CAPANNOLI INDAGINE GEOLOGICA PREMESSA La presente relazione riferisce gli esiti dell'indagine geologica condotta a supporto della Variante manutentiva al Regolamento Urbanistico del Comune di Capannoli redatta dall'ufficio Urbanistica Comunale, con capogruppo l'architetto Maria Antonietta Vocino. Le indagini sono state svolte, con riguardo alle sole zone urbanistiche localizzate nelle aree urbane cui sono apportate modifiche significative, rilevanti sotto l'aspetto geologico, idraulico e sismico. Il quadro conoscitivo del presente lavoro è rappresentato dalle indagini geologiche condotte a supporto dello Strumento Urbanistico vigente, costituito dagli studi condotti nell'ambito del Piano Strutturale (novembre 2005), del Regolamento Urbanistico (redatto ai sensi del D.P.G.R. n. 26/R - marzo 2009), di alcune varianti puntuali e piano di lottizzazione, oltre che dalle cartografie redatte dalle Autorità di Bacino del Fiume Arno nell'ambito del Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico (PAI). Lo studio è stato condotto in ottemperanza del Decreto del Presidente della Giunta Regionale n.53/r del 25 Ottobre 2011 Regolamento di attuazione dell articolo 62 della legge regionale 3 gennaio 2005, n.1 (Norme per il governo del territorio) in materia di indagini geologiche, nel rispetto delle norme dei PAI dell'autorità di Bacino del Fiume Arno, della D.C.R.T. n.72 del 24/07/07 di approvazione del nuovo Piano di Indirizzo Territoriale (P.I.T.) della Regione Toscana e della D.C.P. n.100 del 27/07/06 di approvazione del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.) della Provincia di Pisa. pag. 1

3 1 - OGGETTO DELLA VARIANTE Nell'ambito della Variante proposta dall'amministrazione Comunale, abbiamo esaminato le aree interessate da trasformazioni urbanistiche significative, verificando ed aggiornando le condizioni di pericolosità e stabilendo, se del caso, le condizioni alla trasformazione. Le aree sono distribuite equamente tra gli abitati di Capannoli e di Santo Pietro e riguardano sia nuovi inserimenti di zone edificatorie che riperimetrazioni di zone già esistenti. L'analisi delle condizioni locali riguardanti le trasformazioni urbanistiche in esame, è riportata sotto forma di schede monografiche all'interno della presente relazione. Per tutto quanto non è oggetto del presente lavoro, restano valide le condizioni alla trasformazione contenute negli Atti di Governo del Territorio che le hanno interessate (Regolamento Urbanistico del 2009). 2 - METODOLOGIA DI STUDIO La legge Regionale 1/2005 all art.62, comma 2, prevede che in sede di formazione del Regolamento Urbanistico siano effettuate, ai sensi del comma 1, indagini ed approfondimenti al quadro conoscitivo atte a verificare la fattibilità delle previsioni. Nel definire la fattibilità degli interventi ci siamo attenuti ai criteri indicati dal D.P.G.R.T. n.53/r (allegato A - capitolo 3). Ciò ha comportato la necessità di rivisitare (per adeguare alla normativa recente) le Carte del Quadro Conoscitivo e le Carte di Pericolosità da esse discendenti, contenute nel Regolamento Urbanistico e redatte il secondo D.P.G.R. n. 26/R. Il nuovo studio si è articolato nel modo seguente: acquisizione dei risultati degli studi geologici contenuti nell'archivio comunale e riferiti ad aree limitrofe a quelle in esame, con particolare riguardo alle indagini sismiche e/o geognostiche; verifica ed approfondimento degli elementi di conoscenza geologico-strutturali e geomorfologici attraverso nuovi controlli sul terreno, con particolare attenzione alle situazioni critiche in evoluzione; caratterizzazione delle unità litostratigrafiche costituenti la struttura geologica sotto il profilo litotecnico, a partire dai dati puntuali disponibili; esecuzione di una campagna di indagine geofisica volta alla definizione delle frequenze fondamentali dei depositi, come disposto nell'allegato A specifiche tecniche dell'o.d.p.c.m. 3907/2010, e del valore della velocità delle onde sismiche Vs30, utile per la classificazione dei terreni nelle categorie di suolo identificate nell Ordinanza 3274/2003; pag. 2

4 zonizzazione del territorio comunale sulla base delle caratteristiche relative alla pericolosità geomorfologica, alla pericolosità idraulica, alla pericolosità sismica ed alla vulnerabilità idrogeologica ; redazione della carta di fattibilità ai sensi di quanto indicato nel D.P.G.R. n.53/r. In particolare, le due carte riportate in allegato, C1 Variante e C2 Variante, sostituiscono integralmente le carte C1 e C2 redatte in sede di RU. Le nuove carte riportano in rosso la fattibilità delle aree oggetto della presente variante, valutata ai sensi del D.P.G.R. 53/R, ed in blu la fattibilità delle previsioni del RU che non sono state interessate dalla variante manutentiva, per le quali vale ancora quanto disposto in sede di RU, ai sensi del D.P.G.R. 26/R. 3 PERICOLOSITA' GEOLOGICA La Carta della Pericolosità Geologica tiene conto del grado di attività degli elementi geomorfologici individuati sul territorio, ed individua come stabilito dal D.P.G.R. 25 ottobre 2011 n. 53/R, 4 Classi di Pericolosità: Pericolosità geologica molto elevata (G.4) aree in cui sono presenti fenomeni attivi e relative aree di influenza, aree interessate da soliflussi. Pericolosità geologica elevata (G.3) aree in cui sono presenti fenomeni quiescenti; aree con potenziale instabilità connessa alla giacitura, all'acclività, alla litologia, alla presenza di acque superficiali e sotterranee, nonché a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da subsidenza; aree caratterizzate da terreni con scadenti caratteristiche geotecniche; corpi detritici su versanti con pendenze superiori al 25%. Pericolosità geologica media (G.2) aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi e stabilizzati (naturalmente o artificialmente); aree con elementi geomorfologici, litologici e giaciturali dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto; corpi detritici su versanti con pendenze inferiori al 25%. Pericolosità geologica bassa (G.1) aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di processi morfoevolutivi. Nella gran parte dei casi, la pericolosità attribuita in questa sede alle aree di variante conferma le indicazioni già contenute nel RU. Fanno eccezione alcune zone nelle quali l'acquisizione di nuove informazioni sia geotecniche che sismiche ha consentito minime variazioni alle perimetrazioni della pericolosità. pag. 3

5 Relativamente alle indicazioni di pericolosità fornite dai PAI, si precisa che soltanto due zone di variante, interferiscono in minima parte con aree a pericolosità elevata e molto elevata del PAI Bacino Fiume Arno (area 10 ed area 12, ubicate ai margini di Santo Pietro Belvedere). Nel RU vigente queste zone urbanistiche erano già definite, e già interferivano con le aree a pericolosità elevata e molto elevata: nella carta di Fattibilità e nelle norme tecniche di attuazione del RU era perciò stata definita l'inedificabilità nelle porzioni delle zone urbanistiche ricadenti all'interno delle aree riconosciute fragili. Allo stesso modo, anche nella presente variante viene prescritta l'inedificabilità per quelle porzioni delle zone di variante che ricadono all'interno delle aree a pericolosità elevata o molto elevata censite nel PAI. 4 PERICOLOSITA' IDRAULICA La gran parte delle zone esaminate ricade in un contesto collinare per cui a queste aree è stata attribuita la classe di pericolosità bassa I1, non producendo estratti al riguardo. Solo due zone di variante, sono ubicate nel fondovalle del Fiume Era, comunque esternamente alle zone riconosciute fragili per episodi di esondazione fino a tempi di ricorrenza pari a Tr200 anni. A tal proposito si ricorda che in sede di RU il comune di Capannoli si è dotato di uno studio idraulico, esteso ai corsi d'acqua principali, che è stato poi recepito nelle cartografie dell'autorità di Bacino del Fiume Arno. A partire da tali studi è stata quindi redatta la carta di pericolosità idraulica relativamente alle due zone ubicate nel fondovalle del Fiume Era. Nel rispetto del D.P.G.R. 53/R, in questi due casi la pericolosità è stata perciò discriminata nel seguente modo : Pericolosità idraulica molto elevata (I.4) le aree suscettibili da allagamenti per eventi con Tr<=30 anni. Pericolosità idraulica elevata (I.3) le aree fragili per eventi di esondazione compresi tra 30<Tr<=200 anni. Pericolosità idraulica media (I.2) le aree della pianura alluvionale esterne alle zone giudicate fragili per episodi di esondazione con 200<Tr<=500 anni. Pericolosità idraulica bassa (I.1) aree collinari o montane prossime ai corsi d acqua per le quali ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di inondazioni b) sono in situazioni favorevoli di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell argine o, in mancanza, al ciglio di sponda. pag. 4

6 Relativamente alla classe I2, si precisa che gli studi a disposizione non fornivano la perimetrazione delle aree fragili per tempi di ricorrenza pari a 500 anni, per cui cautelativamente abbiamo inserito in questa classe tutte le aree di fondovalle esterne a quelle individuate fragili per Tr200 anni. Relativamente alle indicazioni di pericolosità fornite dai PAI, si precisa che nessuna zona di variante ricade nelle aree a pericolosità idraulica elevata o molto elevata. 5 CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA La metodologia di lavoro da mettere in atto in sede di pianificazione urbanistica per la valutazione degli effetti locali e di sito in relazione all'obiettivo della riduzione del rischio sismico, è definita da una specifica direttiva della Giunta Regionale Toscana la quale introduce la carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS) da redigere secondo le specifiche tecniche definite dagli ICMS (indirizzi e criteri per la microzonazione sismica) redatte dal dipartimento della Protezione Civile, e dall'o.d.p.c.m. 3907/2010 (allegato A). L obiettivo degli studi di microzonazione sismica è quello di individuare le zone in cui le condizioni locali possono modificare le caratteristiche del moto sismico atteso o possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni, per le infrastrutture e per l'ambiente. In relazione ai diversi contesti geologico-tecnici, alla pericolosità sismica di base ed in funzione dei diversi obiettivi degli studi di MS, sono stati individuati tre livelli di approfondimento con complessità ed impegno crescente. In sede di pianificazione territoriale viene richiesto di eseguire almeno gli studi di livello 1, che sono propedeutici ai successivi, e che consistono in una raccolta organica e ragionata dei dati di natura geologica, geofisica e geotecnica al fine di suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee dal punto di vista del comportamento sismico. Tale livello è finalizzato alla realizzazione della carta delle Microzone Omogenee in prospettiva sismica (MOPS) nelle quali è prevedibile l'occorrenza delle stesse tipologie di effetti prodotti dall'azione sismica. Nello specifico, a supporto della stesura della carta di primo livello, è necessario individuare le: zone nelle quali non sono previste significative modifiche dello scuotimento che l evento sismico causerebbe su terreni rigidi e pianeggianti; zone nelle quali lo scuotimento è amplificato per stratigrafia, topografia e per morfologie sepolte; zone suscettibili di frane in terreni e in roccia; zone suscettibili di liquefazioni e/o addensamento; zone interessate da faglie attive e capaci e/o strutture tettoniche; zone interessate da cedimenti diffusi e differenziali; pag. 5

7 zone di contatto tra litotipi a caratteristiche fisico-meccaniche significativamente differenti Dall'analisi delle specifiche tecniche e dei criteri per la redazione della carta MOPS, ed anche dalla lettura della procedura semi quantitativa per stabilire la qualità della carta, appare chiaro che tale carta, da elaborare in sede di pianificazione territoriale, deve riferirsi a grandi areali quali le principali UTOE abitative e le zone industriali maggiormente significative. Per sua natura dunque tale carta mal si adatta ad analisi puntuali quali quelle concernenti le varianti in esame. Tuttavia, allo scopo di produrre un elaborato che fosse coerente con le normative di recente emanazione, abbiamo ritenuto di poter elaborare la carta MOPS per le zone di variante tenendo comunque conto del contesto geologico geomorfologico e sismico in un ampio intorno, raccogliendo tutti i dati geotecnici e sismici a disposizione ed eseguendo una nuova campagna di indagini sismiche. Nelle aree di variante sono stati così eseguiti 13 profili sismici del tipo MASW e 15 sondaggi tromometrici. I dati sono stati integrati e confrontati con quelli di altri profili sismici eseguiti nelle immediate vicinanze delle aree di variante, in modo da definire l'andamento del substrato lungo l'intero profilo. Dopo aver analizzato le indagini geognostiche e sismiche presenti in banca dati, ed aver integrato le stesse con i dati derivati dalle nuove indagini sismiche condotte, sono stati definiti gli areali riconducibili alla stessa successione stratigrafica, caratterizzata dalla presenza di sette litotipi principali come indicato nella parte delle Appendici relative alla pericolosità sismica. 5.1 Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali ZONA 1 - PORZIONE SOMMITALE DELLA SUCCESSIONE PLEISTOCENICA - SABBIE In questa zona abbiamo inserito le aree di variante ricadenti nella porzione più elevata della successione pleistocenica. In queste zona, la prima porzione di substrato è costituita dalla formazione delle sabbie di Nugola Vecchia. Si tratta di sabbie, generalmente fini, stratificate, addensate, cui s intercalano livelli decimetrici da addensati a cementati di arenarie e di calcareniti. Considerato che le zone di variante che ricadono all'interno di questa zona, sono ubicaeo stratigraficamente alla base della formazione delle Sabbie Q3, lo spessore nel sottosuolo delle sabbie, non supera mai i 10 metri. Le velocità sismiche rilevate in questa litologia sono generalmente comprese tra 350 e 400 m/s. La successione prosegue in profondità con la porzione maggiormente coesiva della formazione delle sabbie di Nugola Vecchia, identificata con la sigla Q3a, e con la formazione prevalentemente argillosa Q2b. Nella colonna stratigrafica, abbiamo accorpato questi litotipi caratterizzati per la prevalenza di argille, alle quali, nella parte alta si intercalano lenti discontinue di sabbie. Lo spessore complessivo è valutato in 20/30 metri e le velocità sismiche rilevate in queste litologie sono comprese tra 330 e 380 m/s nella porzione Q3a e tra 240 e 300 nella porzione Q2b. pag. 6

8 Nel settore nord dell'abitato di Santo Pietro, ai margini della frana che interessa la Strada Provinciale, sono stati riscontrati valori anomali di Vs, di circa 170 m/s all'interno delle Q3a. Questi valori, confrontati con i dati geognostici a disposizione, consistenti in diverse prove penetrometriche ed in alcuni sondaggi a carotaggio continuo, corrispondono alla porzione di questa formazione caratterizzata dalla presenza di argille plastiche con marcata presenza di torbe. Considerata la manifesta fragilità geomorfologica di quest'area, parte della successione delle Q3a e delle Q2b, e stata inserita nelle zone suscettibili di instabilità CD1. La colonna stratigrafica si chiude verso il basso con la successione sabbiosa pliocenica delle P3, caratterizzata da velocità sismiche comprese tra 450 e 600 m/s. ZONA 2 - PORZIONE MEDIANA DELLA SUCCESSIONE PLEISTOCENICA ARGILLE ED ARGILLE SABBIOSE In questa zona abbiamo inserito le aree di variante ricadenti nella porzione mediana della successione pleistocenica, caratterizzata dalla prevalenza di litotipi argilloso sabbiosi, intercalati da discontinue lenti di sabbie addensate. Dal punto di vista litologico, le Q2b sono costituite da argilla, con elevata frazione organica, il suo spessore massimo oscilla tra 10 e 15 metri; le Q3a sono rappresentate da argille sabbioso limose con un abbondante frazione organica. Anche per questa litologia, lo spessore è valutabile in 10/15 metri. Le velocità sismiche rilevate in queste litologie sono comprese tra 330 e 380 m/s nella porzione Q3a e tra 240 e 300 nella porzione Q2b. Anche per la zona 2, la colonna stratigrafica si chiude verso il basso con la successione sabbiosa pliocenica delle P3, caratterizzata da velocità sismiche comprese tra 450 e 600 m/s. ZONA 3 - PORZIONE SOMMITALE DELLA SUCCESSIONE PLIOCENICA - SABBIE Due zone, subito a monte dell'abitato di Capannoli sono caratterizzate da un sottosuolo costituito dalle sabbie plioceniche P3. Le P3, costituiscono il sedimento di chiusura (regressivo), del ciclo marino apertosi durante il Pliocene Inferiore. Questa formazione è costituita da sabbie fini, suddivise in grossi banchi omogenei, cui s intercalano livelli più grossolani a cemento calcareoaranaceo. Sono frequenti anche intercalazioni di limo e di sabbie argillose. Queste intercalazioni possono raggiungere spessori cartografabili (formazione P2 ). Relativamente alle zone di variante, lo spessore in profondità di tale formazione, è stimabile 4/15 metri. Le velocità sismiche rilevate in queste zone sono comprese tra 390 e 480 m/s; tali valori sono leggermente minori rispetto alle velocità delle stesse litologie rilevate a maggiori profondità (zona 1 e zona 2). Al di sotto delle P3, giace un livello di argille grigie mediamente consistenti P2, con spessore compreso tra 5 e 15 metri e velocità sismiche comprese tra 200 e 250. Nei profili sismici eseguiti nella porzione delle sabbie P3 immediatamente sovrastanti le argille P2, si riscontra spesso una debole inversione di velocità. La colonna stratigrafica si chiude verso il basso con un ulteriore livello di sabbie P3, il cui spessore è incerto. Le velocità sismiche Vs sono comprese tra 450 e 500 m/s, ma in pag. 7

9 profondità possono arrivare a 550/600 m/s. ZONA 4 - PORZIONE MEDIANA DELLA SUCCESSIONE PLIOCENICA ARGILLE ED ARGILLE LIMOSABBIOSE In questa zona abbiamo inserito le aree di variante ricadenti all'interno della formazione pliocenica a prevalenza argillosa P2. Questa formazione è costituita argille limose, con livelli di sabbie fini, lo spessore complessivo è valutabile in 5/15 metri e le velocità sismiche sono generalmente comprese tra 200 e 250. La successione si chiude verso il basso con le sabbie P3. ZONA 5 - FONDOVALLE DEL FIUME ERA Nella zona 5 abbiamo inserito le due aree ricadenti all'interno del fondovalle del Fiume Era (aree 3 e 5). La colonna stratigrafica tipo è caratterizzata da depositi alluvionali terrazzati poggianti in discordanza sui depositi pliocenici delle argille P2. Questa successione è ben evidente in alcuni sondaggi eseguiti poco a sud dell'area 3. La caratterizzazione litologica dei depositi alluvionali è deducibile dai log dei sondaggi eseguiti a sud dell'area 3, da alcune prove penetrometriche eseguite sia nei dintorni dell'area 3 che dell'area 5, e dalle evidenze di campagna. Nel complesso si tratta di limi argillosi ed argille con intercalazioni di sabbie e sabbie fini. I sondaggi C57,C58,C59,C60 e C61 eseguiti poco a sud dell'area 3 evidenziano una marcata variabilità laterale di tali litotipi. Nel complesso però le caratteristiche geotecniche sono da considerarsi generalmente modeste (si vedano i grafici delle prove eseguite nel fondovalle del Fiume Era). Le Vs rilevate in queste litologie sono generalmente minori di 180 m/s. Al di sotto delle alluvioni terrazzate, giace il substrato pliocenico, intercettato nelle prove 7398 e C75 e nel sondaggio C 58. Le Vs rilevate in questa litologia sono compresi tra 320 m/s (nei livelli coesivi P2 ) e 450/600 (nei livelli sabbiosi P3 ). 5.2 Zone suscettibili di instabilità' In queste zone gli effetti sismici attesi e predominanti sono riconducibili a deformazioni permanenti del territorio, non escludendo anche la possibilità di fenomeni di amplificazione del moto. Relativamente alle zone indagate abbiamo individuato le seguenti categorie di effetti deformativi: Cedimenti differenziali (CD) Negli ICMS, relativamente ai cedimenti differenziali, è richiamata la necessità di individuare le aree di contatto stratigrafico o tettonico di litotipi con caratteristiche fisicomeccaniche molto diverse. Nel D.P.G.R. 53/R viene invece specificato che debbono essere individuati i terreni pag. 8

10 soggetti a cedimenti diffusi e differenziali oltre alle zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche significativamente differenti. CD1 in questa zona abbiamo inserito la porzione della successione stratigrafica pleistocenica nella quale i dati a disposizione e le correlazioni altimetriche ci consentono di ipotizzare la presenza, entro i primi m dal p.d.c. di argille grigie torbose e plastiche. In particole, appare evidente la presenza di tale litologia, in prossimità del margine nord dell'abitato di Santo Pietro Belvedere, nella parte alta del Botro del Petraio. In quest'area, che comprende anche anche l'ampia frana che interessa la viabilità provinciale, sono stati riscontrati valori anomali di Vs, di circa 170 m/s all'interno delle Q3a. Questi valori, confrontati con i dati geognostici a disposizione, consistenti in diverse prove penetrometriche ed in alcuni sondaggi a carotaggio continuo (vedasi log del sondaggio C55 del database delle indagini reperite nell'archivio comunale e log del sondaggio 47 del database del Piano Strutturale), corrispondono alla porzione di questa formazione caratterizzata dalla presenza di argille plastiche con marcata presenza di torbe. Questa litologia è soggetta a cedimenti diffusi e differenziali. Inoltre, la notevole circolazione d'acqua rilevata all'interno di questa litologia ed all'interfaccia con il livelli sabbiosi maggiormente permeabili, genera condizioni di debolezza e favorisce lo sviluppo di fenomeni di scivolamento. Alla presenza delle argille grigie torbose è infatti da imputare la gran parte delle frane che si impostano lungo i versanti al margine dell'abitato di Santo Pietro. Amplificazione stratigrafica Le velocità sismiche Vs rilevate nei numerosi profili sismici, non raggiungono mai valori pari a 800 m/s, nell'intervallo di profondità misurate. Il substrato dell'intero territorio comunale, entro i primi 50/100 metri, è rappresentato dalle sabbie P3, che raggiungono valori massimi pari a 600 m/s. Il substrato miocenico, che potrebbe raggiungere velocità pari a 800 m/s, si estende a profondità comprese tra 450 e 600 metri (dato dedotto dal confronto tra le misure tromometriche ed i profili sismici). Le misure tromometriche effettuate, segnalano alcuni picchi entro alcune decine di metri, più evidenti nelle zone in cui la prima porzione di sottosuolo è rappresentata o dalle argille torbose in corrispondenza dell'abitato di Santo Pietro o dai depositi alluvionali in corrispondenza del fondovalle del Fiume Era. Il picco rilevato a 0,25-0,3 Hz in tutte le misure effettuate, corrisponde all'interfaccia tra i depositi pliocenici e quelli miocenici, che si estende all'incirca a profondità comprese tra 450 e 550 m dal p.d.c. Nessuna delle misure rilevate può comunque essere interpretata come significativa di un alto contrasto di impedenza sismica tra copertura e substrato rigido entro alcune decine di metri, I contrasti di velocità rilevati entro alcune decine di metri dal p.d.c., non raggiungono mai rapporti pari o superiori a 2. Nelle condizioni peggiori si sfiora tale rapporto all interfaccia tra i terreni con valori di Vs pari a m/s (le argille torbose di Santo Pietro o i pag. 9

11 depositi alluvionali del Fiume Era), e la prima porzione dei terreni consistenti con Vs pari a m/s. Instabilità di versante (FR) Questa categoria è stata ulteriormente suddivisa in base allo stato di attività del fenomeno in attiva, quiescente ed inattiva. Liquefazione (Li) per le zone stabili, seppur suscettibili di amplificazioni locali (zone 1-4), si esclude la possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione in quanto, relativamente alle porzioni costituite da un substrato sabbioso, questo è sempre rappresentato da livelli e bancate da addensate a cementate. Per la zona 5, caratterizzata da un primo spessore di depositi alluvionali, si esclude la possibilità di fenomeni di liquefazione, in quanto i log dei sondaggi a disposizione e le letture dei dati derivati dalle prove penetrometriche statiche, indicano la presenza prevalente di depositi limo argillosi, con subordinate lenti di limi sabbiosi. Per le zone suscettibili di instabilità per cedimenti differenziali (CD1), la possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione è stata esclusa per la costituzione litologica dei terreni a prevalenza argillosa. Relativamente all'area di variante numero 5, ubicata all'interno del fondovalle del Fiume Era, immediatamente a monte della confluenza con il Botro del Mortaino, le prove a disposizione, indicano la presenza a partire da 4/5 metri da p.d.c. di terreni a prevalenza sabbiosa, probabilmente saturi in acqua per gran parte dell'anno. Per quest'area è stata quindi indicata la possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione e nella relativa scheda abbiamo inserito specifiche prescrizioni per l'approfondimento di tale tematica. 6 PERICOLOSITA' SISMICA LOCALE Il D.P.G.R. 53/R individua quattro classi di pericolosità sismica, ottenute quali sintesi delle problematiche geologiche, geomorfologiche e sismiche individuate. Il grado di pericolosità del sito si ottiene sovrapponendo alla situazione locale (Tipologia della situazione presente) la Zona sismica di riferimento: nel nostro caso la zona 3. Utilizzando questo criterio sono state individuate quattro classi di pericolosità sismica e precisamente: Pericolosità sismica locale molto elevata (S.4) zone suscettibili di instabilità di versante attiva che pertanto potrebbero subire una accentuazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici. pag. 10

12 Pericolosità sismica locale elevata (S.3 ) zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti che possono dar luogo a cedimenti diffusi; terreni suscettibili di liquefazione dinamica; zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche significativamente diverse; aree interessate da deformazioni legate alla presenza di faglie attive e faglie capaci (faglie che potenzialmente possono creare deformazione in superficie); zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, caratterizzate da un alto contrasto di impedenza sismica atteso tra copertura e substrato rigido entro alcune decine di metri. Pericolosità sismica locale media (S.2) zone suscettibili di instabilità di versante inattiva, che potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici; zone stabili suscettibili di amplificazioni locali (che non rientrano tra quelli previsti per la classe di pericolosità sismica S.3). Pericolosità sismica locale bassa (S.1) zone stabili caratterizzate dalla presenza di litotipi assimilabili al substrato rigido in affioramento, con morfologia pianeggiante o poco inclinata e dove non si ritengono probabili fenomeni di amplificazione o instabilità indotta dalla sollecitazione sismica. pag. 11

13 7 FATTIBILITA' AI SENSI DEL D.P.G.R. 53/R La Fattibilità degli interventi è stata definita sulla base di quanto previsto dal D.P.G.R. 25/11/2011 n.53/r, che prevede la sua rappresentazione in 4 classi distinte in funzione dei diversi aspetti della pericolosità: geologica, idraulica e sismica. Oltre alle condizioni di fattibilità relative al D.P.G.R. n.53/r, nelle schede monografiche sono state inserite, nei casi necessari, ulteriori indicazioni e prescrizioni basate sulle condizioni geologiche, geomorfologiche, idrauliche e sismiche puntuali del sito. Inoltre, nelle zone ricadenti nelle aree a Pericolosità elevata e molto elevata indicate nelle cartografie dei PAI Bacino Fiume Arno, valgono anche le normative di questo strumento di pianificazione. Le due carte di fattibilità riportate in allegato, C1 Variante e C2 Variante, sostituiscono integralmente le carte C1 e C2 redatte in sede di RU. Le nuove carte riportano in rosso la fattibilità delle aree oggetto della presente variante, valutata ai sensi del D.P.G.R. 53/R, ed in blu la fattibilità delle previsioni del RU che non sono state interessate dalla variante manutentiva, per le quali vale ancora quanto disposto in sede di RU, ai sensi del D.P.G.R. 26/R. Classe F1 - Fattibilità senza particolari limitazioni Si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali per le quali non sono necessarie prescrizioni specifiche ai fini della valida formazione del titolo abilitativo all'attività edilizia. Per gli interventi edilizi di modesto impatto che ricadono in questa classe, la caratterizzazione geotecnica del terreno a livello di progetto, può essere ottenuta per mezzo di raccolta di notizie; i calcoli geotecnici, di stabilità e la valutazione dei cedimenti possono essere omessi ma la validità delle soluzioni progettuali adottate deve essere motivata con un apposita relazione. Gli interventi di nuova edificazione, di Ristrutturazione Urbanistica, di Sostituzione Edilizia o di Ristrutturazione Edilizia (con variazione dell entità e/o della distribuzione dei carichi sul terreno di fondazione) dovranno comunque essere supportati da specifiche ed adeguate indagini geognostiche, che amplino le conoscenze sulle caratteristiche litologiche e le problematiche evidenziate nelle cartografie tematiche inserite nel Quadro Conoscitivo dello Strumento Urbanistico. Gli interventi previsti dallo strumento urbanistico sono attuabili senza particolari condizioni. Classe F2 - Fattibilità con normali vincoli Si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali per le quali è necessario indicare la tipologia di indagini e/o specifiche prescrizioni ai fini della valida formazione del titolo abilitativo all'attività edilizia. Il progetto deve basarsi su un apposita indagine geognostica e/o idrologico-idraulica mirata a verificare a livello locale quanto indicato negli studi condotti a supporto dello strumento urbanistico vigente al fine di non modificare negativamente le condizioni ed i processi geomorfologici presenti nell area nonché il funzionamento del sistema di scolo locale. Gli interventi previsti dallo strumento urbanistico sono attuabili senza particolari condizioni. pag. 12

14 Classe F3 - Fattibilità condizionata Si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali per le quali, ai fini della individuazione delle condizioni di compatibilità degli interventi con le situazioni di pericolosità riscontrate, è necessario definire la tipologia degli approfondimenti di indagine da svolgersi in sede di predisposizione dei piani complessi di intervento o dei piani attuativi o, in loro assenza, in sede di predisposizione dei progetti edilizi. Per l'esecuzione di interventi edilizi, sono richieste indagini di dettaglio condotte a livello di area complessiva sia come supporto alla redazione di strumenti urbanistici attuativi che nel caso sia ipotizzato un intervento diretto. L esecuzione di quanto previsto dai risultati di tali indagini in termini di interventi di attenuazione del rischio idraulico, bonifica, miglioramento dei terreni e/o tecniche fondazionali particolari devono costituire condizioni da recepire all interno della richiesta del titolo abilitativo occorrente. La documentazione da presentare a corredo della realizzazione dei progetti è la seguente: Se le condizioni alla fattibilità trovano motivazione nel livello di pericolosità geologica, il progetto di intervento deve essere supportato da un esaustiva documentazione geologica esplicativa degli approfondimenti condotti ed al minimo composta da: a) carta geologica e geomorfologica di dettaglio; b) risultati di indagini geognostiche condotte per aumentare il grado di conoscenza delle caratteristiche litologiche e litotecniche del sottosuolo; c) sezioni quotate, possibilmente dedotte da un rilievo planoaltimetrico di dettaglio, che mostrino con precisione il rapporto tra morfologia attuale e morfologia di progetto; d) risultati di specifiche verifiche di stabilità del versante nelle condizioni attuali e di progetto qualora, nelle aree collinari, siano previsti consistenti operazioni di sbancamento e riporto; e) studio di dettaglio delle condizioni di stabilità del versante e del contesto idrogeologico, qualora siano previste immissioni di acque reflue nel suolo e nel sottosuolo mediante subirrigazione, fertirrigazione e spandimento di acque di vegetazione; f) un analisi accurata delle problematiche rilevate e l indicazione degli interventi per la mitigazione del rischio; tali interventi, definiti sulla base di studi geologici, idrogeologici e geotecnici, devono essere comunque tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione e prevenzione dei fenomeni, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza; g) in presenza di interventi di messa in sicurezza dovranno essere predisposti ed attivati gli opportuni sistemi di monitoraggio in relazione alla tipologia del dissesto; l avvenuta messa in sicurezza conseguente la realizzazione ed il collaudo delle opere di consolidamento, gli esiti positivi del sistema di monitoraggio attivato e la delimitazione delle aree risultanti in sicurezza, devono essere certificati. Potranno pag. 13

15 essere attuati quegli interventi per i quali venga dimostrato che non determinano condizioni di instabilità e che non modificano negativamente i processi geomorfologici presenti nell area; della sussistenza di tali condizioni deve essere dato atto nel procedimento amministrativo relativo al titolo abilitativi all attività edilizia. h) Le zone individuate con la nota PAI sono inoltre soggette al rispetto delle disposizioni contenute nelle norme di attuazione relative alle Classi di Pericolosità elevata e molto elevata individuate nel PAI. Nessuna delle zone di variante ricade in aree nelle quali le condizioni alla fattibilità trovano motivazione nel livello di pericolosità idraulica. Alcune zone presentano fragilità relativamente al reticolo idraulico minore ed alla capacità ricettiva del sistema fognario. Per queste vengono poste specifiche condizioni alla trasformazione delle relative schede. Classe F4 - Fattibilità limitata 1. Si riferisce alle previsioni urbanistiche ed infrastrutturali la cui attuazione è subordinata alla realizzazione di interventi di messa in sicurezza che vanno individuati e definiti in sede di redazione del medesimo regolamento urbanistico, sulla base di studi, dati da attività di monitoraggio e verifiche atte a determinare gli elementi di base utili per la predisposizione della relativa progettazione. 2. In queste aree sono da prevedersi, a supporto dell intervento, specifiche indagini geognostiche e idrologico-idrauliche o quanto altro necessario per precisare i termini del problema; i risultati di tali studi dovranno essere considerati all interno di un esauriente progetto degli interventi di consolidamento e bonifica, di miglioramento dei terreni e di un programma di controlli per valutare l esito degli interventi. 3. Per tali aree l attuazione degli interventi è condizionata alla presentazione dei relativi Piani Attuativi all Autorità di Bacino. Nelle carte di fattibilità riportate in Appendice, per ogni zona è stata indicata oltre alla classe di fattibilità, anche le relative classi di pericolosità geologica, idraulica e sismica locale, al fine di una più agevole e precisa definizione delle condizioni di attuazione delle previsioni, delle indagini di approfondimento da effettuare a livello attuativo ed edilizio, delle opere necessarie per la mitigazione del rischio. pag. 14

16 7.1 Criteri generali di fattibilità in relazione agli aspetti geologici ai sensi del D.P.G.R. 53/R Alcun settori delle zone di variante ricadono all'interno di aree a pericolosità geologica elevata G3. Una piccola zona della zona di Variante posta al di sopra della Strada Provinciale all'ingresso nord di Santo Pietro è compresa all'interno della pericolosità geologica molto elevata classe G4. Per le porzioni delle aree di variante ricadenti nelle classi G3 ed in G4, che sono ricomprese anche nelle classi di pericolosità PF3 e PF4 del Piano di Bacino Fiume Arno è prescritta l'inedificabilità. Per le porzioni delle aree di variante ricadenti nelle classi G3 e G4, esternamente alle aree classificate PF3 e PF4 nel Piano di Bacino Fiume Arno, oltre a quanto riportato nel paragrafo precedente e nelle schede monografiche, vale quanto disposto nel D.P.G.R. 53/R. Se le condizioni alla fattibilità trovano motivazione nel livello di pericolosità geologica molto elevata, è necessario rispettare i seguenti criteri generali: a) non sono da prevedersi interventi di nuova edificazione o nuove infrastrutture che non siano subordinati alla preventiva esecuzione di interventi di consolidamento, bonifica, protezione e sistemazione; b) gli interventi di messa in sicurezza, definiti sulla base di studi geologici, idrogeologici e geotecnici, devono essere comunque tali da: -non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti; -non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi; -consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza; c) in presenza di interventi di messa in sicurezza devono essere predisposti ed attivati gli opportuni sistemi di monitoraggio in relazione alla tipologia del dissesto; d) l'avvenuta messa in sicurezza conseguente la realizzazione ed il collaudo delle opere di consolidamento, gli esiti positivi del sistema di monitoraggio attivato e la delimitazione delle aree risultanti in sicurezza sono da certificare; e) relativamente agli interventi per i quali sia dimostrato il non aggravio delle condizioni di instabilità dell'area, nel titolo abilitativo all'attività edilizia è dato atto della sussistenza dei seguenti criteri: -previsione, ove necessario, di interventi mirati a tutelare la pubblica incolumità, a ridurre la vulnerabilità delle opere esposte mediante consolidamento o misure di protezione delle strutture per ridurre l'entità di danneggiamento; -installazione di sistemi di monitoraggio per tenere sotto controllo l'evoluzione del fenomeno. Se le condizioni alla fattibilità trovano motivazione nel livello di pericolosità geologica elevata, è necessario rispettare i seguenti criteri generali: pag. 15

17 a) la realizzazione di interventi di nuova edificazione o nuove infrastrutture è subordinata all'esito di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnici finalizzati alla verifica delle effettive condizioni di stabilità ed alla preventiva o contestuale realizzazione degli eventuali interventi di messa in sicurezza; b) gli eventuali interventi di messa in sicurezza, definiti sulla base di studi geologici, idrogeologici e geotecnici, devono comunque essere tali da: -non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti; -non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione e prevenzione dei fenomeni; -consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza; c) in presenza di interventi di messa in sicurezza sono predisposti ed attivati gli opportuni sistemi di monitoraggio in relazione alla tipologia del dissesto; d) l'avvenuta messa in sicurezza conseguente la realizzazione ed il collaudo delle opere di consolidamento, gli esiti positivi del sistema di monitoraggio attivato e la delimitazione delle aree risultanti in sicurezza, sono certificati; e) possono essere realizzati quegli interventi per i quali venga dimostrato che non determinano condizioni di instabilità e che non modificano negativamente i processi geomorfologici presenti nell'area; della sussistenza di tali condizioni deve essere dato atto nel titolo abilitativo all'attività edilizia. Nelle situazioni caratterizzate da pericolosità geologica media le condizioni di attuazione sono indicate in funzione delle specifiche indagini da eseguirsi a livello edificatorio al fine di non modificare negativamente le condizioni ed i processi geomorfologici presenti nell'area. 7.2 Criteri generali di fattibilità in relazione agli aspetti idraulici ai sensi del D.P.G.R. 53/R Visto il contesto collinare nel quale si inseriscono tutte le aree esaminate, è stata sempre attribuita la classe I1, pericolosità idraulica bassa, per la quale non è necessario indicare specifiche condizioni di fattibilità dovute a limitazioni di carattere idraulico. Fanno eccezione le due zone di variante ubicate nel fondovalle del Fiume Era ricadenti nella classe di pericolosità Idraulica media I2. Per gli interventi di nuova edificazione e per le nuove infrastrutture da ubicare in tali aree possono non essere dettate condizioni di fattibilità dovute a limitazioni di carattere idraulico. Qualora si voglia perseguire un maggiore livello di sicurezza idraulica, possono essere indicati i necessari accorgimenti costruttivi per la riduzione della vulnerabilità delle opere previste o individuati gli interventi da realizzare per la messa in sicurezza per eventi con tempo di ritorno superiore a 200 anni, tenendo conto comunque della necessità di non determinare aggravi di pericolosità in altre aree. pag. 16

18 7.3 Criteri generali di fattibilità in relazione agli aspetti sismici ai sensi del D.P.G.R. 53/R Nessuna delle zone di variante ricade all'interno delle zone classificate a pericolosità sismica molto elevata. Alcune zona di variante ricadono invece nelle zone classificate a pericolosità sismica elevata S.3. Per queste aree, in sede di predisposizione dei piani complessi di intervento o dei piani attuativi o, in loro assenza, in sede di predisposizione dei progetti edilizi, sono valutati i seguenti aspetti: a) nel caso di terreni di fondazione particolarmente scadenti, sono realizzate adeguate indagini geognostiche e geotecniche finalizzate alle verifiche dei cedimenti; b) per i terreni soggetti a liquefazione dinamica, sono realizzate adeguate indagini geognostiche e geotecniche finalizzate al calcolo del coefficiente di sicurezza relativo alla liquefazione dei terreni; c) in presenza di zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche significativamente diverse e in presenza di aree interessate da deformazioni legate alla presenza di faglie attive e capaci, è realizzata una campagna di indagini geofisiche di superficie che definisca geometrie e velocità sismiche dei litotipi posti a contatto al fine di valutare l entità del contrasto di rigidità sismica; è opportuno che tale ricostruzione sia tarata mediante indagini geognostiche dirette; d) nelle zone stabili suscettibili di amplificazione locali caratterizzate da un alto contrasto di impedenza sismica tra copertura e substrato rigido entro alcune decine di metri, è realizzata una campagna di indagini geofisica (ad esempio profili sismici a riflessione/rifrazione, prove sismiche in foro, profili MASW) e geotecniche (ad esempio sondaggi, preferibilmente a c.c.) che definisca spessori, geometrie e velocità sismiche dei litotipi sepolti al fine di valutare l entità del contrasto di rigidità sismica dei terreni tra coperture e bedrock sismico. Nelle zone di bordo della valle, per quanto attiene alla caratterizzazione geofisica, è preferibile l utilizzo di prove geofisiche di superficie capaci di effettuare una ricostruzione bidimensionale del sottosuolo (sismica a rifrazione/riflessione) orientate in direzione del maggior approfondimento del substrato geologico e/o sismico. Nelle situazioni caratterizzate da pericolosità sismica media (S2) non è necessario indicare condizioni di fattibilità specifiche per la fase attuativa o per la valida formazione del titolo abilitativo all attività edilizia. 7.4 Criteri generali di fattibilità in relazione agli aspetti idrogeologici In sede di Piano strutturale, è stata redatta per l intero territorio comunale la carta della vulnerabilità idrogeologica ai sensi dell Art.20 del P.T.C. Tale carta, identificata con la Tavole H, è da ritenersi ancora valida, e rappresenta il pag. 17

19 riferimento per l individuazione di situazioni in cui la risorsa idrica appare vulnerabile. Nei paragrafi e (Salvaguardie dell assetto idrogeologico), sono dettagliate le specifiche prescrizioni da rispettare nel caso di interventi ubicati in zone a vulnerabilità idrogelogica elevata o molto elevata. 8 CONDIZIONI IMPOSTE DAL PAI BACINO DEL FIUME ARNO Per le due piccole porzioni delle aree di variante ubicate nell'abitato di Santo Pietro, ricomprese nelle zona a Pericolosità elevata Pf3 e molto elevata PF4 del PAI Bacino Fiume Arno valgono le norme di Bacino. Per le porzioni delle aree di variante comprese nella classi PF3 e PF4 dell'autorità di Bacino del Fiume Arno è comunque prescritta l'inedificabilità. In funzione di ciò, la classe di fattibilità attribuita è la F3. Relativamente agli aspetti idraulici, nessuna delle aree di variante ricade nelle classi a pericolosità idraulica elevata PI3 o molto elevata PI4,dell'Autorità di Bacino del Fiume Arno. pag. 18

20 9 ATTITUDINE ALLA TRASFORMAZIONE DEI SUOLI - PRESCRIZIONI GENERALI Per la fattibilità di opere in rapporto alle caratteristiche dei terreni, dovranno essere rispettati gli indirizzi e le prescrizioni contenute nella Carta della fattibilità geologica che costituisce parte integrante e sostanziale della presente Variante. In generale, gli interventi di nuova edificazione, di Ristrutturazione Urbanistica, di Sostituzione Edilizia e di Ristrutturazione Edilizia (con variazione dell entità e/o della distribuzione dei carichi sul terreno di fondazione), ampliamenti di edifici esistenti, anche quando inseriti in Piani di Miglioramento Agricolo Ambientale, dovranno essere supportati, in ottemperanza delle normative vigenti, da appositi studi geologico-tecnici che analizzino l interazione tra le trasformazioni in progetto ed il contesto geologico, idraulico, idrogeologico e sismico in cui gli interventi si inseriscono. I contenuti di tali studi dovranno essere supportati da specifiche indagini geognostiche, commisurate all entità dell intervento e mirate ad approfondire le problematiche evidenziate dallo studio geologico di supporto al Piano Strutturale ed al Regolamento Urbanistico. Il territorio comunale di Capannoli presenta due distinti contesti geomorfologici, la pianura alluvionale dell Era-Roglio e i rilievi collinari di Santo Pietro e Solaia. Il contesto morfologico della pianura coincide con l insieme dei terreni posti a valle della strada statale Sarzanese-Valdera. Ciascun ambito presenta caratteri e problematiche specifiche e pertanto ogni contesto è soggetto a prescrizioni particolari Prescrizioni per il Sistema Territoriale della pianura Salvaguardie dell assetto idraulico a) Riduzione del rischio idraulico 1. Nelle aree di pianura, le trasformazioni in progetto dovranno essere volte alla riduzione del rischio idraulico, attraverso la messa in sicurezza rispetto agli eventi critici emersi negli studi idraulici inseriti nel Piano Strutturale. 2. A supporto dei Piani Attuativi dovranno essere condotti studi specifici che individuino la quota di sicurezza dei piani di calpestio dei locali al piano terra e dei piazzali. Detta quota/quote dovranno costituire riferimento per tutti i lotti. Dovrà altresì essere studiato il reticolo drenante delle aree circostanti ed individuato il ricettore finale delle acque bianche raccolte all'interno della zona di nuova espansione. Di tale ricettore dovrà essere definita l'area scolante e verificata l'adeguatezza in rapporto ai nuovi apporti d'acqua: se necessario, dovranno essere previsti interventi di ricalibratura del ricettore individuato. I risultati di tali verifiche dovranno costituire parte integrante della Valutazione integrata prevista dalla L.R. 1/ Qualunque altro intervento, anche di ristrutturazione che non comporti aumento della superficie coperta, deve essere finalizzato alla mitigazione del livello di rischio accertato. pag. 19

21 b) Impermeabilizzazioni 1. La realizzazione di vaste superfici impermeabilizzate, dovrà essere supportata da uno studio idrologico-idraulico di dettaglio che definisca gli interventi necessari per mitigare gli effetti derivanti dall aumento della velocità di corrivazione delle acque nel corpo ricettore, privilegiando cisterne e invasi di prima pioggia. 2. Nelle nuove edificazioni deve essere garantita la superficie minima permeabile pari al 25% della S.F. Le pavimentazioni di resede esistenti sono consentite soltanto nei casi in cui sia comunque garantito il rapporto di cui sopra. 3. Particolari accorgimenti dovranno essere posti anche nella progettazione delle superfici coperte, preferendo le soluzioni che permettano la riduzione della velocità dell acqua. I nuovi spazi pubblici o privati destinati a viabilità pedonale o meccanizzata dovranno essere realizzati con modalità costruttive idonee a consentire l infiltrazione o la ritenzione anche temporanea delle acque, salvo che tali modalità costruttive non possano essere utilizzate per comprovati motivi di sicurezza igienico-sanitaria e statica o di tutela dei beni culturali e paesaggistici. 4. E vietato il convogliamento delle acque piovane in fognatura o nei corsi d acqua, quando sia tecnicamente possibile il loro convogliamento in aree permeabili, senza determinare fenomeni di ristagno e/o di instabilità. c) Fognature 1. La progettazione di nuove reti fognarie di acque bianche, dovrà favorire il massimo invaso di acqua, ottenibile attraverso ampie dimensioni. Dovrà privilegiare profondità di posa ridotte (in modo da garantirne lo svuotamento nei periodi asciutti) e una bassa pendenza (per ridurre la velocità di deflusso). 2. E vietato il convogliamento delle acque piovane in fognatura quando sia tecnicamente possibile il loro convogliamento in aree permeabili o nei corsi d acqua, senza determinare fenomeni di ristagno e/o di instabilità. 3. Qualora si renda necessario il convogliamento di fosse campestri nella fognatura pubblica, dovranno essere previsti manufatti per l abbattimento del trasporto solido per preservare nel tempo la funzionalità delle condotte sotterranee. d) Reticolo idrografico minore 1. Qualunque intervento che modifichi l'assetto originario del reticolo idrografico minore dovrà essere supportato da uno studio che verifichi la funzionalità del sistema drenante nelle condizioni attuali e con le modifiche previste. L indagine dovrà essere estesa all'area scolante attraverso un rilievo di dettaglio del reticolo idrografico minore, in modo da definire i rapporti gerarchici tra le varie linee di drenaggio delle acque superficiali. I tombamenti di canalette campestri e capofossi, di ogni dimensione e lunghezza, in aree urbane o agricole, ove ritenuti indispensabili, dovranno essere opportunamente dimensionati e supportati da apposito progetto, che dimostri la funzionalità dell'opera. In generale tutti gli interventi non dovranno essere limitati alla conservazione dello stato attuale ma prevedere il miglioramento dell'assetto idraulico complessivo. La realizzazione di nuove strade o accessi carrabili (in rilevato e non) dovrà mantenere inalterata pag. 20

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