CAPRIOLO PIANO DI GESTIONE E CALENDARIO DI CACCIA NELLE AREE PROBLEMATICHE/NON VOCATE DELLA REGIONE TOSCANA (COMPRENSORI DI FIRENZE, PISTOIA, SIENA)

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1 CAPRIOLO PIANO DI GESTIONE E CALENDARIO DI CACCIA NELLE AREE PROBLEMATICHE/NON VOCATE DELLA REGIONE TOSCANA (COMPRENSORI DI FIRENZE, PISTOIA, SIENA) ANNATA VENATORIA ) Introduzione Il presente Piano di gestione riguarda alcune Unità di Gestione della specie capriolo (Distretti di caccia e Istituti in esso compresi) caratterizzati da situazioni di elevato danno attuale o potenziale causato dalla specie alle colture agricole. Le aree in questione ricadono in aree non vocate alla specie approvate dai vigenti strumenti di pianificazione (Piani Faunistico Venatori delle Province) o, nel caso della Provincia di Siena classificate come aree a bassa o medio-bassa vocazionalità. Per la maggioranza di tali aree anche in passato erano state proposte ed approvate modalità di gestione caratteristiche delle aree problematiche (di cui alle Linee Guida ISPRA), con entità di prelievi più elevati rispetto ai distretti/istituti di gestione conservativa e con un aumento dei tempi di prelievo. Le aree in questione sono caratterizzate soprattutto da estesi impianti viticoli di pregio (Consorzio del Chianti Classico, Chianti Ruffino, Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano), o

2 presentano peculiari altre attività agricole (vivai estesi e colture sensibili al danno da capriolo). Rispetto quindi alle altre aree regionali queste rappresentano alcune delle situazioni in cui è più alto il conflitto con il mondo agricolo. Il Piano, coerentemente alle indicazioni date da ISPRA nel recente parere di cui prot /T- A29B del 22 giugno 2016, è stato realizzato inserendo le aree problematiche nei distretti/unità di gestione esistenti sulla specie, sia ai fini di disporre di serie storiche di dati, sia ai fini dei calcoli di consistenza e struttura, sia per le necessità organizzative della gestione venatoria. Tali aree rappresentano una ipotesi iniziale di definizione futura delle aree non vocate alla specie, ai sensi della L.R. 10/2016. Nelle aree in questione, si opta, anche al fine di prevenire per quanto possibile gli eventuali casi di applicazione di interventi di controllo ai sensi dell'art. 19 della L. 157/92 nelle aree o tempi di divieto di caccia, di attuare un prelievo quantitativamente superiore agli incrementi annui stimati. Tale prelievo, per quanto concerne il presente Piano avverrà esclusivamente nelle aree cacciabili e comunque assegnate agli ATC ed agli altri Istituti in cui sia permesso il prelievo venatorio. Il Piano in oggetto viene ad sostituire quantitativamente i prelievi già approvati da ISPRA, con parere di cui prot /T-A29B del 7 giugno 2016, per alcune Unità di Gestione delle Province di Siena, Firenze e viene a costituire il Piano per le unità di gestione non vocate della Provincia di Pistoia. Il Piano ha ottenuto il parere Ispra di cui prot /T-A29B del 01 agosto 2016 ed è stato ad esso adeguato nelle parti riguardanti il numero dei capi in prelievo e i tempi di prelievo per le classi maschi adulti e piccoli (classe 0); 2) Riferimenti normativi Dopo il trasferimento delle funzioni Caccia, Pesca e Gestione faunistica dalle Province alla Regione Toscana, avvenuto formalmente il 1 gennaio 2016, sono in carico agli Uffici Regionali le competenze relative alla raccolta ed istruttoria dei Piani relativi al prelievo selettivo sugli Ungulati. Tali procedure sono state, in particolare, recentemente evidenziate dalla L.R. 10 del 9 febbraio 2016 (Legge Obiettivo Ungulati Toscana). In tale Legge l'art. 2 definisce le finalità di gestione nelle aree non vocate per una determinata specie, ove questa viene gestita attraverso il prelievo selettivo con finalità non conservative, in relazione alle problematiche di danneggiamento possibile nei confronti delle colture. Nell'articolo 4 sono definite le modalità di gestione del prelievo selettivo nell'ambito delle diverse unità di gestione e viene designata la Giunta Regionale, quale organo di approvazione dei piani di prelievo e dei calendari di caccia distinti per ciascun ambito gestionale, quali i distretti e gli istituti privati. Il Piano, deriva dalla raccolta ed elaborazione unitaria dei piani presentati dai soggetti responsabili delle unità di gestione del comprensorio alla Regione, ed è inviato ad ISPRA per il parere, prima della sua approvazione. Tale parere risulta in particolare necessario ai sensi di quanto disposto dall'art. 11-quaterdecies, comma 5 della Legge 2 dicembre 2005, n. 248, essendo rivolto ad una attuazione in tempi maggiori

3 rispetto a quanto previsto dalla L. 157/92. Coerentemente alla suddetta L. 248/2005, il piano è impostato sulla suddivisione di dei prelievi in classi di sesso ed età, secondo una ripartizione quantitativa e qualitativa derivata dalla preventiva analisi delle caratteristiche delle popolazioni, mediante censimenti e valutazioni della struttura di popolazione. 3) Descrizione delle popolazioni di capriolo interessate dal Piano In Toscana, la specie capriolo è diffusa nella maggioranza del territorio agro-silvo-pastorale, con consistenze valutabili nel 2016 in capi nelle sole aree cacciabili interessate dai censimenti, al netto delle nascite dell'ultimo anno. La consistenza complessiva, comprese le aree protette è valutabile in almeno capi. La densità media è superiore ai 13 capi/kmq, pur superando localmente i capi/kmq. Si tratta di una unica popolazione, in quanto non sussistono nel territorio regionale limiti invalicabili per il contatto delle sub-popolazioni. Le sub-popolazioni oggetto del presente piano sono individuate entro i seguenti Comprensori : Area Pistoiese: ettari di area non vocata continui, suddivisi in 6 unità di gestione per una consistenza minima accertata di 135 capi; Area Fiorentina: ettari di area non vocata continui, suddivisi in 68 unità di gestione, per una consistenza minima accertata di capi; Area Senese: ettari di area a bassa-media vocazionalità, suddivisi in tre corpi (Chianti, Valdichiana, Montalcino-Valdorcia) su cui insistono 19 unità di gestione per una consistenza minima accertata di capi. Le diverse unità di gestione sono descritte nell'allegato B. 4) Ambito di applicazione del Piano e dei prelievi Ai fini della omogeneizzazione dei dati e per inserire le proposte di prelievo nelle Unità di Gestione esistenti per il prelievo selettivo (Distretti di caccia di selezione al capriolo, Aziende Faunistico Venatorie) i dati relativi ai censimenti e ai piani sono rapportati alle superfici di tali ambiti gestionali. Nel caso della presenza di Aziende Agrituristico Venatorie entro i confini dei Distretti sono state considerate anche tali superfici ed i censimenti in esse effettuati, fermo restando il criterio che gli eventuali prelievi in esse sono gestiti all'interno del Piano del Distretto, senza superamento dei capi complessivi. Nell'Allegato 1, sono descritti per ciascuna Unità di gestione interessata (di seguito indicate come UdG: Distretti gestiti dagli ATC, Aziende Faunistico Venatorie, Aziende Agrituristico Venatorie incluse nel distretto), i dati di consistenza stimata ed i piani di prelievo per l'annata In esso sono stati generati per ciascuna Unità di Gestione (Distretto, AFV), tre gruppi di colonne che sinteticamente elencano: 1) rappresentazione della descrizione fisica dell'unità di gestione superficie totale e boscata, censimenti utilizzati, densità e struttura riscontrate;

4 2) Piano di prelievo proposto, partendo dalla consistenza minima certa, ripartita omogeneamente per classi di sesso/età (secondo lo schema indicato nel foglio specifico dell'allegato); l'entità del piano di prelievo, in termini di percentuale rispetto al censito è variabile tra il 40 ed il 130%, in funzione del tipo di Comprensorio, di Unità di gestione, dei problemi di danno potenziale e soprattutto dei limiti operativi di prelievo pratico dati dalle caratteristiche dell'udg. Per l'anno corrente si propone in molti casi un prelievo sperimentale sempre superiore all'incremento atteso, da valutare in termini di realizzazione nell'annata successiva; 3) rappresentazione dei prelievi effettuati negli anni precedenti, ove effettuati, percentuale di prelievo realizzata e proporzione tra sessi e classi di età. Non sono al momento disponibili dati di consistenza relativi alle aree protette incluse o circostanti ai nuclei suddetti. La Regione ha comunque formalmente approvato l'indicazione che tali informazioni (L.R. 10/2016 art. 6 comma 6) entreranno a far parte dei piani comprensoriali. Per tali aree, gli interventi effettuati ai sensi dell'art. 19 della L. 157/92 (e art. 5 della L. 10/2016) saranno oggetto di richiesta di specifico parere ad ISPRA. 5) Tempi e modi di prelievo Si propone un ampliamento rispetto ai tempi previsti nei distretti di gestione conservativa di cui al Piano già approvato per le aree vocate. Ciò, allo scopo di garantire la realizzazione dei piani e di conseguenza la risoluzione dei problemi di danneggiamento nelle aree in questione. I periodi proposti sono perciò, fermi restando il silenzio venatorio nei giorni di martedì e venerdì ai sensi dell art. 1 comma 2 L.R. 3/94, i seguenti: maschi adulti e giovani: dal 15 giugno al 15 luglio, dal 15 agosto al 30 settembre 2016, dal 1 gennaio al 15 marzo 2017 femmine adulte: dal 1 gennaio al 15 marzo 2017 femmine sottili: dal 15 agosto al 30 settembre 2016 e dal 1 gennaio al 15 marzo 2017 (*) piccoli: dal 15 agosto al 30 settembre 2016 e dal 1 gennaio al 15 marzo 2017 I metodi di prelievo sono esclusivamente quelli della caccia di selezione (carabina con ottica di puntamento), a scalare anche in contemporanea al prelievo selettivo operato su altre specie di ungulati e per tutti i giorni della settimana consentiti. (*) L'eventuale errore di prelievo nelle classi femminili dovuto ad errore di riconoscimento non viene considerato come errore di abbattimento se compensabile entro il piano assegnato a ciascuna Unità di Gestione

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