Agostino Paravicini Bagliani. I papi santi del Medioevo
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- Clemente Zanetti
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1 Agostino Paravicini Bagliani I papi santi del Medioevo Il tema dei papi santi nel Medioevo è pieno di sorprese. Se é vero, come vedremo, che un solo papa ha raggiunto nel Medioevo gli onori degli altari peraltro più come persona che come papa in seguito ad un processo di canonizzazione, nessun papa medievale è stato canonizzato come santo dopo il Medioevo 1. É anche vero che dal periodo carolingio all XI secolo si assiste ad una crescente iscrizione di papi in martirologi o sacramentari affinché fosse celebrata la loro memoria liturgica 2. I Memoria liturgica Il sacramentario papale dell VIII secolo annovera dodici vescovi di Roma succeduti a san Pietro, otto dei quali martiri. Sono tutti papi appartenenti al periodo che precede il regno di Costantino ( ), decisivo, come é ben noto, per l affermazione storica del cristianesimo: Clemente I, Callisto I, Urbano I, Fabiano (laico prima della sua elezione), Cornelio, Stefano, Sisto II e Marcello. Vengono definiti confessori altri quattro papi che hanno lasciato un impronta forte nella storia della città di Roma: Silvestro I ( ), il papa contemporaneo di Costantino; Marco (336) e soprattutto Leone I ( ) e Gregorio I ( ), gli unici papi che nella lunga storia del papato hanno avuto diritto all epiteto di Magno. In un martirologio di origine romana, compilato dopo la morte di papa Gregorio II (731), figurano altri 71 pontefici. Sale così a 87 nell Alto Medioevo il numero dei papi con memoria liturgica, in un periodo di crescente autonomia del papato da Bisanzio 3. L elenco di papi oggetto di un culto liturgico continuò ad accrescere nel corso dell XI secolo che vide l affermazione della cosidetta Riforma o Rivoluzione gregoriana, dal nome di uno dei più importanti papi di quel secolo, Gregorio VII ( ), sul quale torneremo fra breve. Nel cosiddetto Calendario dell Aventino sono annoverati ventritre papi (Anacleto, martire; Sisto I, martire; Igino; Aniceto; Pio I, martire; Vittore; Antero, martire; Felice I, martire; Marcellino, martire; Liberio; Siricio; Celestino I; Leone Magno; Giovanni I; Agapito;
2 Silverio; Pelagio; Vitaliano; Dono; Benedetto II; Giovanni VI; Zaccaria) e Leone IX 4, il papa di origine alsaziana che aveva dato un impulso decisivo al programma riformatore del papato dell XI secolo, insieme ai suoi principali consiglieri, tra i quali Pier Damiani e Ildebrando, il futuro papa Gregorio VII. Ma anche gli altri papi Vitaliano ( ), Benedetto II ( ), Giovanni VI ( ) di origine greca, e Zaccaria ( ), anch esso greco, ma proveniente dalla Calabria avevano contribuito all affermazione del papato a Roma e nella Cristianità. Leone IX discendeva dalla famiglia dei Conti di Egisheim, nei pressi di Colmar. Ma anche il suo predecessore, Damaso II, di origine bressanonese o tirolese, proveniva dall Impero germanico. Come del resto tutti i papi eletti nel decennio che va dal 1048 al 1058, ossia Vittore II, originario della Svevia, Stefano IX o X anch egli discendente di una famiglia nobile dell Alsazia, e Niccolò II, originario della Borgogna. Non ci si deve quindi sorprendere se l interesse per i papi santi cresce nell XI secolo in zone centrali dell Impero. Un sacramentario di Regensburg, in Baviera inserisce un lungo elenco di papi con il titolo di santi, e non soltanto di martiri. Lo stesso avviene nel calendario liturgico dell abbazia benedettina dei Sette Fratelli di Mantova, nel quale sono annoverati ben 75 papi tra martiri e santi. Ed anche nella basilica di San Giovanni in Laterano, la cattedrale del vescovo di Roma, furono aggiunti nell XI secolo 25 papi forse su ordine dello stesso Gregorio VII, ai quaranta pontefici romani la cui memoria veniva ricordata liturgicamente da tempi immemorabili 5. Che nel secolo XI il tema della santità dei papi fosse al centro dell attenzione viene confermato da una dichiarazione di Gregorio VII ( ) che figura in una sua lettera del 15 marzo 1081 indirizzata all arcivescovo Ermanno di Metz, uno dei più autorevoli prelati del mondo germanico di quel periodo. Gregorio VII vi affermava che se «dal principio del mondo nei diversi regni della terra [ ] malgrado la loro innumerabile moltitudine [di re], di santi se ne trovano pochissimi [ ] nell unica serie della successione dei pontefici, vale a dire romani, dal tempo del beato Pietro apostolo se ne annoverano circa cento tra i più santi» 6. Il numero di papi santi indicato da Gregorio VII esattamente cento non figura in nessuna fonte storica precedente. Si sarà inoltre notato come Gregorio VII contrappone questo alto numero di papi santi ai «pochissimi» santi re che possono essere annoverati «dal principio del mondo nei diversi regni della terra», il che spiega come, per Gregorio VII, l affermazione della santità dei papi si contrappone alla sacralità dei re, é cioè un concetto che serve ad affermare la superiorità dei papi sugli altri sovrani, re o imperatori, 2
3 in perfetta coerenza con la lotta per le investiture e per la libertas Ecclesiae, in perfetta sintonia con il programma riformatore del papato dell XI secolo e della cosiddetta Riforma o Rivoluzione Gregoriana, che si fondava su una nuova coscienza del papato in termini di centralità, superiorità e universalità. II E giunto il momento di soffermarci su un altro punto essenziale, offertoci da uno dei documenti più importanti del registro delle lettere di Gregorio VII, il cosiddetto Dictatus pape 7. Si tratta di un documento che contiene 27 proposizioni relative a privilegi, prerogative e funzioni del papato romano e che ha fatto molto discutere per la radicalità di alcune affermazioni, ed anche perché non contiene nessun elemento formale riguardante una sua eventuale promulgazione. Nel registro delle lettere di Gregorio VII, prodotto dalla cancelleria papale, il Dictatus papae questo è il titolo con cui é noto questo documento, che significa dettato del papa é stato trascritto tra due lettere del 3 e del 4 marzo 1075, ma la sua eleborazione risale probabilmente all inizio del pontificato, quando, ancora arcidiacono (ossia responsabile dell amministrazione palatina), Ildebrando chiese a Pier Damiani di comporgli una raccolta canonica sui privilegi della Chiesa romana e del suo vescovo. L articolo ventitreesimo quello che qui ci riguarda più da vicino afferma: Che il pontefice romano, se ordinato dopo elezione canonica, è indubitabilmente santificato dai meriti del beato Pietro; ce lo testimonia sant Ennodio, vescovo di Pavia, col consenso di molti Santi Padri, come è scritto nei decreti del beato Simmaco papa 8. Nel presentare l articolo ventitreesimo, l autore del Dictatus papae non ha mancato di citare il vescovo di Pavia Ennodio che in occasione del processo intentato a Roma contro papa Simmaco ( ) la cui elezione, contrapposta dall arciprete Lorenzo aveva aperto uno scisma aveva affermato: Chi infatti dubita essere santo colui il quale assurge al vertice di tale dignità, dove, qualora vengano a mancare le buone cose acquisite per merito, bastano quelle che sono garantite dal predecessore nella carica?. 3
4 Rispetto a questa affermazione dell inizio del VI secolo, il ventritreesimo articolo del Dictatus pape è più istituzionalmente preciso, poichè sostiene che la santità del papa legittimamente eletto gli viene attribuita dalla santità di Pietro. E perchè il papa è successore di Pietro che è santo. Ed é santo nell esercizio della sua funzione. Non é un caso se proprio tra l XI e il XII secolo viene sempre più riservato al pontefice romano un titolo che nell Alto Medioevo era usato anche per vescovi. Mi riferisco alle parole Sanctitas vestra, ossia Sua santità, parole che usiamo ancor oggi per rivolgersi al papa, il Santo Padre. Il fatto é che questo é il periodo in cui viene semmpre meglio definita la persona pape in termini istituzionali 9. Ed è in questo contesto che si inizia a riservare al pontefice romano un titolo che nell Alto Medioevo aveva definito l imperatore ed anche alcuni vescovi. Mi riferisco al titolo di Vicario di Cristo, che Pier Damiani a metà XI secolo inizia a proporre, Bernardo da Clairvaux a metà XII ripropone con forza e Innocenzo III ( ), il primo papa del Duecento, finirà per considerare come esclusivo per il papa 10. Un altra coincidenza va qui ricordata, perché strettamente collegata con il nostro tema. Prima dell XI secolo, il Liber Pontificalis la raccolta di biografie dei papi segnala avvenimenti miracolosi e scene di guarigione alla morte di un papa soltanto in due occasioni. Al sepolcro di papa Silverio ( ) «accorsero malati e furono guariti». Martino I ( ) «morì in pace, come confessore di Cristo, e operò molti miracoli fino ai giorni nostri». La situazione cambia proprio in occasione della morte di Leone IX (19 aprile 1054). Improvvisamente si riparla di miracoli verificatisi intorno al suo sepolcro 11. E persino gli ultimi istanti di vita di Leone IX erano stati descritti in una prospettiva di santità. La mattina del 18 aprile 1054, già gravemente malato, avendo avuto una visione che gli annunciava la morte vicina, il papa chiede di essere portato, sul letto in cui giaceva, nella basilica di San Pietro in Vaticano, dove aveva già fatto allestire il suo sepolcro di marmo. Non appena si sparse la notizia, i Romani corsero al Laterano per spogliare il palazzo «come erano soliti fare». L autore della Vita aggiunge però che «grazie ai meriti e alle virtù del beatissimo presule nessuno riuscì ad entrare nell ambito del palazzo. Impauriti, i Romani fecero marcia indietro vergognandosi». Fu allora che nella basilica di San Pietro, seduto sul letto in attesa della morte, Leone IX pronunciò un discorso sul rispetto dovuto ai beni della Chiesa, in sintonia con il programma della libertas Ecclesiae 12. 4
5 Un secolo dopo, nella Descriptio basilicae Vaticanae, indirizzata a papa Alessandro III ( ), il canonico Pietro Mallio dà un titolo generico di santità ai papi sepolti e parla di santi corpi. Con la morte di Onorio III (18 marzo 1227) inizia una lunga serie di avvenimenti miracolosi e scene di guarigioni. La sua tomba di porfido nella basilica di San Maria Maggiore fu oggetto di devozione pubblica. Nella Vita di Innocenzo IV ( 7 dicembre 1254) di Niccolò da Calvi le formule sanno già di topos. Anche il defunto Clemente IV ( 29 novembre 1268), che aveva ordinato di essere sepolto nella chiesa domenicana di San Maria in Gradi, «incominciò a fare miracoli»; «folle di gente, mosse dalla sua santità e dai suoi miracoli, confluirono al suo cadavere per vederlo, toccarlo e baciarlo». Nella Vita di Gregorio X ( ), il racconto dei miracoli avvenuti «vicino al suo sepolcro» corrisponde ad un liber miraculorum di tipo agiografico. Il lungo elenco fu trascritto su una tavola, e posta al suo sepolcro nella cattedrale di Arezzo. Alla morte di Martino IV (28 marzo 1285), scene di guarigione si manifestano nella cattedrale di Perugia in relazione con l esposizione pubblica della salma. Così parla un cronista che dice di essere stato presente agli avvenimenti: Persone afflitte da diverse malattie, specialmente al viso, alle articolazioni, all udito e alla parola, rimasero prostrati intorno al feretro, sul quale il corpo del papa era rimasto alcuni giorni. Essi furono visti e assistiti da numerosi chierici e laici; molti furono sanati. La serie dei miracoli non era ancora finita il 12 maggio, giorno in cui fu redatta questa scrittura; al contrario, ogni giorno miracoli furono misericordiosamente operati da Dio a favore della moltitudine di fedeli che vi accorsero; e chi scrisse queste cose, le vide. Il defunto pontefice aveva scelto di essere sepolto nella chiesa di San Francesco di Assisi. Onorio IV ( ), che era stato nominato esecutore testamentario dal suo predecessore, ne ordina il trasferimento dalla cattedrale di Perugia. Ma i Perugini, «per non essere privati di un corpo santo e perdere un tesoro», interposero varie appellazioni e guadagnarono tempo. Il comune fece persino iscrivere negli Statuti una sanzione pecuniaria di 25 lire per chi «avrebbe osato offendere il sepolcro di papa Urbano IV». Ancor più che di episodi reali di depredazione, l ingiunzione perugina é preziosa testimonianza del fatto che nel Duecento, per una città come Perugia, la presenza della tomba di un papa nella cattedrale era un tesoro da proteggere e difendere. Proprio intorno alla metà del Duecento, il papato riservò alla memoria dei papi (e cardinali) defunti una commemorazione liturgica annuale. La decisione fu presa da 5
6 Alessandro IV ( ) nell agosto 1259: d ora in poi, il 5 settembre di ogni anno, il papa, assistito dai cardinali, avrebbe celebrato solennemente una messa per defunti nell anniversario dei suoi predecessori e dei cardinali defunti. L ufficio avrebbe avuto luogo nelle diverse cappelle, ai vespri e alle vigilie, con nove lezioni e cum nota. Quel giorno, il papa avrebbe concesso refezione a duecento poveri, e ciascun cardinale ad altri venticinque. La decisione di Alessandro IV era inedita, ma alcuni indizi segnalano che il desiderio di celebrare la memoria di papi e cardinali defunti aveva radici più antiche. Nell obituario dei canonici di San Pietro in Vaticano, il lungo elenco di papi di cui si celebra l anniversario inizia cronologicamente con Eugenio III ( ). Nel formulario della cancelleria pontificia l uso di accompagnare il nome dei papi defunti con i termini di bone memorie o sanctememorie sembra risalire al pontificato di Innocenzo III ( ). Nella sua raccolta di sermoni, il suo successore Onorio III ( ) inserì anche quello pronunciato in occasione della festa dei «pontefici confessori». Il 16 luglio 1228, Gregorio IX, «tornando a Perugia vi celebra magnificamente l anniversario del suo (non immediato) predecessore Innocenzo III, morto in quella città il 16 luglio La raccolta di lettere pontificie di Marino Filomarini conserva una lettera inviata da papa Innocenzo IV a tutte le chiese di ciascun ordine religioso affinché celebrino in perpetuo il suo anniversario con ufficio solenne 13. III Va subito osservato che la memoria di devozioni locali intorno alle tombe di alcuni papi del Medioevo ha favorito in epoca moderna tentativi per far riconoscere la loro santità. Il caso più antico interessa Gregorio X ( ), il papa eletto dopo la più lunga sede vacanza della Sede apostolica e colui che fece promulgare dal II concilio di Lione nel 1274, un decreto obbligando i cardinali a rinchiudersi in conclave 14. Il canonico piacentino Pietro Maria Campi, autore di tre volumi Dell historia eclesiastica Piacentina, pubblicata dopo la sua morte tra il 1651 e il 1653, conosceva perfettamente l esistenza della memoria storica di miracoli operati da Gregorio X ad Arezzo dove era morto nel 1276 e dove il suo corpo era stato conservato in una tomba di marmo e tentò di promuoverne il riconoscimento formale fin dal Il processo di canonizzazione fu riaperto nel 1622 da Urbano VIII e nel 1627 il tribunale della Sacra Rota riconobbe due miracoli avvenuti grazie alla sua intercessione. Un secolo dopo, nel 1713, papa Clemente XI Albani riconoscerà il culto locale ab immemorabili, il che corrispose ad una beatificazione. Più tardi e come si 6
7 vede si trattò di un processo a tampe e tutto sommato assai lento, durato all incirca un secolo, Benedetto XIV Lambertini ( ) farà inserire la ricorrenza del beato Gregorio X nel martirologio romano alla data del 16 febbraio (poi spostata al 10 gennaio, per farla corrispondere con la data di morte, avvenuta nel 1276). Il secondo papa domenicano, il Trevigiano Niccolò Boccasini, papa Benedetto XI, morì a Perugia il 7 luglio 1304 dopo due difficili anno di pontificato quale successore del controverso Bonifacio VIII, e fu sepolto nella chiesa domenicana di quella città. Una lastra tombale indicava in versi leonini incisi in caratteri gotici che «I miracoli rendono santo quest uomo». Già qualche mese dopo la morte, il 24 ottobre 1304, il notaio Andrea del fu Francesco di Perugia redigeva un atto notarile in cui si attestavano quindici miracoli avvenuti intorno al suo sepolcro. Iniziava così un percorso di memoria di miracoli sui quali scrittori domenicani come Bernardo Gui ed altri si soffermeranno nel corso del Trecento. Se l immagine di papa Benedetto XI mantenne un suo dignitoso prestigio all interno dell ordine domenicano, come dimostra il dipinto del Beato Angelico per la chiesa di S. Domenico di Fiesole (il papa appare accanto ad Alberto Magno con l abito bianco e nero, la tiara sul capo contornato dai raggi), soltanto nel 1736 fu proclamato beato da papa Clemente XII. Urbano V, papa dal 1362 al 1372, era stato l unico papa del Medioevo a parte Celestino V sul quale torneremo fra breve per il quale era stata iniziata la postulazione di una causa di beatificazione poco dopo la sua morte. Immagini del pontefice si erano diffusi in tutta Europa suscitando oltre quattrocento pellegrinaggi familiari al sepolcro del papa ad Avignone, un fenomeno unico nella storia del papato. Meno di dieci anni dopo la sua morte, Clemente VII dichiarò in una bolla del 17 aprile 1381 che i miracoli verificatisi per intercessione di Urbano VI presso la sua sepoltura potevano dare inizio ad un processo canonico: e già l anno sucessivo il postulatore della causa elencava 89 miracoli in un Liber de vita et miraculis beati Urbani pape. Il processo di canonizzazione di Urbano V si fermò nei primi decenni del Quattrocento, ma il suo culto si conservò nell abbazia di Saint-Victor di Marsiglia dove era stato sepolto. Nel Quattrocento i monaci raccolsero la memoria di ben 1500 miracoli a lui attribuiti. Finalmente, cinque secoli dopo la sua morte, Pio IX ( ) riconobbe, nel 1870, il culto locale ab immemorabili su istanza dell abate di San Vittore di Marsiglia. 7
8 Anche il ricordo del primo papa cistercense, Eugenio III ( ), si conservò a lungo all interno del suo ordine. Il suo nome fu inserito nei libri liturgici cistercensi fin dal Cinquecento. Eugenio III era stato allievo di Bernardo di Clairvaux, il quale aveva scritto per lui dopo la sua elezione al Soglio di Pietro un trattato di grande importanza sulla funzione del papa, il De consideratione. Già alcuni contemporanei lo avevano definito beato, ma soltanto il 3 ottobre 1872 Pio IX, su richiesta del generale dell Ordine cistercense, lo proclamerà beato, fissandone la memoria liturgica all 8 luglio, giorno della sua morte. Se Pio IX aveva riconosciuto il culto di due papi medievali, il suo successore, Leone XIII ( ), ne riconoscerà il doppio. Leone XIII proclamò Urbano II ( ) beato il 14 luglio 1881, con memoria liturgica al 29 luglio, su proposta dell arcivescovo di Reims. La decisione storica di questo primo papa francese di promulgare la prima crociata, a Clermont nel 1095, aveva intrattenuto una venerazione che sembra essere stata viva già qualche tempo dopo la sua morte. Nell oratorio del Laterano, fatto decorare da Calisto II ( ), la figura del papa reca la scritta Sanctus Urbanus Secundus 15. Il 23 luglio 1887 Leone XIII confermò il culto del predecessore di Urbano II, Vittore III ( ), fissandone la memoria liturgica al 16 settembre. Vittore III era stato abate di Montecassino, indubbiamente uno dei più imporanti del Medioevo anche per il suo illuminato mecenatismo culturale. Fu sepolto a Montesassino, dove si era ritirato e dove era deceduto (16 settembre 1087) e dove sarà oggetto di un culto locale che non conobbe interruzioni. Il caso di Adriano III ( ), il cui culto fu confermato nel 1891 da papa Leone XIII, da celebrarsi l 8 luglio, merita un discorso a parte. Morto a San Cesario sul Panaro, nel Modenese, intorno alla metà dell'agosto o del settembre 885, mentre era in viaggio per incontrare l imperatore Carlo il Grosso in Germania, era stato sepolto nell abbazia di Nonantola, dove fu, sembra, venerato ma per motivi che rimangono oscuri. Il quarto ed ultimo papa portato agli onori degli altari da Leone XIII fu Innocenzo V (1276). Il teologo domenicano Pierre de Tarentaise (nella Valle di Susa) era stato presto inserito negli alberi genealogici dell Ordine dei frati predicatori e proprio perchè era stato il primo papa domenicano aveva goduto fama di santità all interno del suo Ordine almeno fino alla fine del Medioevo. La decisione di Leone XIII di proclamarlo beato, il 14 marzo 8
9 1898 con memoria liturgica al 22 giugno va messa in relazione con la riscoperta della scolastica medievale e il movimento del neotomismo, in un contesto di rinnovato interesse per il Medioevo cristiano. V Soltanto per Celestino V (1294) il papa del gran rifiuto un processo di canonizzazione fu, nel Medioevo, aperto e portato a conclusione 16. Il processo informativo sui suoi miracoli fu aperto ad Avignone il 13 maggio 1306 da parte di Clemente V ( ), il quale avrebbe in questa circostanza agito su richiesta del re di Francia Filippo il Bello, se crediamo al cardinale Jacopo Caetani Stefaneschi, generalmene bene informato. L inquisitio in partibus durò due anni, dal 1306 al Gli atti del processo non sono giunti a noi nella sua totalità. Disponiamo oggi soltanto di 119 testimonianze mentre si può suppore che il manoscritto originale ne contenesse 322. Ciò che sorprende è che soltanto tre riguardano il periodo del pontificato di Celestino V. Inoltre, nessuna testimonianza interessa il periodo successivo alla sua rinuncia al papato. Numerose deposizioni riguardano però i miracoli attribuiti all intervento di Pietro del Morrone dopo la sua morte. La stragranda maggioranza dei suoi miracoli ossia ben 140 viene fatto risalire al periodo in cui Pietro de Morrone viveva vita eremitica, antecedente al pontificato. Tutto ciò è perfettamente coerente con il fatto che le testimonianze giunte fino a noi si pronunciano su Pietro de Morrome come asceta e monaco e non come papa. Gli stessi contemporanei pensarono che Clemente V aveva canonizzato Pietro del Morrone per compiacere al re di Francia Filippo il Bello. Ed è vero che Pietro del Morrone fu proclamato santo non molto tempo dopo la decisione presa da Clemente V di sospendere il processo intentato contro la memoria di Bonifacio VIII. Nella sua bolla di canonizzazione, Clemente V insistette sui miracoli al momento della morte, prima dell ascesa al soglio pontificio, durante il pontificato, in vita e dopo la morte. Egli volle cioé soprattutto rendere visibile il fatto che il nuovo santo era stato canonizzato come monaco ed eremita piuttosto che come papa. Il che viene confermato dal domenicano Tolomeo da Lucca, dell Ordine dei Predicatori, ottimo conoscitore e osservatore delle vicende storiche del papato di quel periodo, secondo cui Clemente V avrebbe ordinato che il nuovo santo fosse «chiamato san Pietro confessore, dal momento che si chiamava così prima del papato, vale a dire Pietro del Morrone». 9
10 La proclamazione fu pronunciata da Clemente V il 5 maggio 1313 nella cattedrale di Avignone. Erano passati sette anni dall inizio del processo informativo, e appena 17 anni dalla morte del santo, avvenuta il 16 maggio 1296 a Castel Fumone, presso Ferentino, dove era stato rinchiuso dal suo successore. Il processo di canonizzazione di Celestino V l unico del periodo medievale per un papa giunto fino al suo termine, anche se va ricordato che fu canonizzato più come monaco ed eremita che per il suo pontificato concludeva un epoca di tensioni. Nel 1306, il cardinale Pietro Colonna aveva compilato un ampio documento accusatorio per indurre papa Clemente V ad aprire un processo contro Bonifacio VIII ( ), il successore di Celestino V. Anche nell opinione pubblica si diffusero due gravissime accuse contro Bonifacio VIII, considerato reo di avere indotto il papa del gran rifiuto a rinunciare al papato e di averlo «fatto miserabilmente morire in questa stessa prigione di morte crudelissima», come affermarono i cardinali Colonna in uno dei loro primi manifesti antibonifaciani del L accusa di assissinio verrà rinnovata dal legista di Filippo il Bello, Guglielmo di Plaisians nell aprile del 1303, durante l assemblea del Louvre, per suggerimento, senza dubbio, del cardinal Pietro Colonna, suo principale informatore. Il corpo di Pietro da Morrone sembra essere stato mutilato per permettere a Filippo il Bello di dotare con le reliquie del santo l abbazia celestina di Sainte-Marie-en-Mabert (1304), da lui fondata nei pressi di Orleans, e quella di Mont Chattry nei pressi di Bourges (1308). Sarebbe stato operato allora un buco nel cranio 19 per mezzo di un chiodo, che produsse un foro rettangolare netto e chiaro (di cinque millimetri per nove), di cui il re avrebbe poi approfittato per avanzare la tesi dell assassinio da parte di Bonifacio VIII e per poter provare il martirio di Pietro-Celestino V. VI Siamo così giunti al termine di questo lungo percorso intorno alla santità dei papi nel lungo millenario Medioevo sul quale possiamo portare ora uno sguardo conclusivo: 1. Per molti secoli, soprattutto dall VIII al XI secolo, si assiste ad un crescente interesse per la memoria liturgica dei papi che sono sempre più numerosi ad essere inseriti in sacramentari e martirologi. 2. Soltanto per due papi Celestino V e Urbano V fu iniziato un processo canonico di canonizzazione, ma soltanto il processo di canonizzazione di 10
11 Celestino V fu portato a termine, riconoscendo peraltro la santità più del monaco ed eremita che del papa nell esercizio della sua funzione. 3. La memoria di un culto locale favorì, dal Seicento in poi, iniziative volte ad ottenere il riconoscimento di santità di papi medievali. Per Otto papi del Medioevo, di cui uno solo appartiene all Alto Medioevo, queste iniziative furono coronate da successo, ma nessuno di questi papi medievali salì agli onori dell altare come santo ma come beato. La grande maggioranza di queste iniziative erano state favorite dall appartenenza ad un ordine, domenicano, cistercense, o da un monastero (Montecassino, Saint-Victor di Marsiglia). 4. Per nessuno dei grandi papi del Medioevo Gregorio Magno, Leone IX, Gregorio VII, Innocenzo III sono state promosse nel periodo postmedievale processi di canonizazzione. 5. Due grandi modalità di riconoscimento della santità riguardano quindi i papi del Medioevo, la memoria liturgica e il processo di canonizzazione. Si tratta di modalità che coincidono con le grandi fasi storiche della santità in generale. La memoria liturgica ha coinvolto non soltanto papi martiri ma progressivamente anche alcuni papi che hanno lasciato una traccia storica precisa, soprattutto nell affermazione dell autorità del vescovo di Roma, nell Urbe e nella cristianità. 6. Dall XI secolo in poi, da Gregorio VII in poi, la persona stessa del papa è stata oggetto di una riflessione istituzionale tendente a definire il papa come santo nell esercizio della sua funzione. 1 Per una ricostruzione generale dei problemi relativi alla santità del papa nel Medioevo, v. ora l ampia ricostruzione storica di R. Rusconi, Santo Padre. La santità del papa da San Pietro a Giovanni Paolo II, Roma, Viella, Sulla costruzione della persona papae dall XI secolo in poi, sul culto riservato ai papi del Due e Trecento al processo di Celestino V e su altri problemi qui discussi, v. A. Paravicini Bagliani, Il Corpo del Papa, Torino, Einaudi, 1994; Bonifacio VIII, Torino, Einaudi, Su quanto segue, v. Rusconi, Santo Padre, p Ibid., p Ibid., p Ibid., p Ibid., p Sul Dictatus papae, v. il mio contributo in Storia del cristianesimo, dir. J.-M. Mayeur, ed. ital. a cura di G. Alberigo, Roma, Borla, V, Città nuova, 1998, cap. dedicato a Gregorio VII. 8 Rusconi, Papa Santo, p Sulla persona papae, nelle sue varie implicazioni di natura istituzionale e ecclesiologica (si tratta di un elemento fondamentale nell evoluzione del papato dal XI secolo in poi), v. Paravicini Bagliani, Il Corpo del Papa, p ; Id, Il trono di Pietro. L universalità del papato da Alessandro III a Bonifacio VIII, Roma, La Nuova Italia Scientifica, Sull iconografia dell autorappresentazione del papato tra 11
12 l XI e il XIII secolo v. la mia rassegna storiogafica, Art et auto-représentation: la figure du pape entre le XI e et le XIV e siècle, Perspective. La revue de l'inha, (2012), p ; e per il Duecento: Le Chiavi e la Tiara. Immagini e simboli del papato medievale, Roma, Viella, 1998 (La corte dei papi, 3), 131 p. (nouv. ed., 2005). 10 M. Maccarrone, Vicarius Christi. Storia del titolo papale, Roma 1952 (Lateranum, n.s., 18, 1-4); Paravicini Bagliani, Il Corpo del Papa, p Su quanto segue, v. ibid., p Su quanto segue, ibid., p Ibid., p Sui particolari relativi ai tentativi di promuovere la santità dei papi medievali, si v. l ampia rassegna di Rusconi, Santo Padre: Adriano III (p , ad indicem, p. 681), Benedetto XI (p , ad indicem, p. 683), Eugenio III (p , ad indicem, p. 687), (Gregorio X, p , ad indicem, p. 690), (Innocenzo V, p , ad indicem, p. 691), Urbano II (p , ad indicem, p. 699), Urbano V (p , ad indicem, p. 699). 15 I. Herklotz, Gli eredi di Costantino. Il papato, il Laterano e la propaganda visiva nel XII secolo, Roma 2000 (La corte dei papi, 6). 16 Rusconi, Papa Santo, p (ad indicem, p. 685). 17 In attesa dell edizione critica degli atti del processo di canonizzazione di Celestino V, a cura di A. Marini (nell ambito del Corpus coelestinianum, Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo, in preparazione), v. Id., «Gli atti del processo di canonizzazione: fonti parallele», in Celestino V tra monachesimo e santità. Le fonti. L Aquila, 9 ottobre 1993, L Aquila 1994 (Atti dei Convegni celestiniani, 8), ; Id., «Il processo di canonizzazione di Pietro del Morrone: dagli Atti di Sulmona al Compendium parigino», in Celestino V nel settimo centenario della morte. Convegno nazionale. Ferentino, maggio 1996, cur. B. Valeri, Casamari 2001 (Pubblicazioni dell Associazione culturale Gli Argonauti, Ferentino 18), Su queste accuse lanciate contro Bonifacio VIII, dal cardinale Pietro Colonna e dal legista del re di Francia Filippo il Bello, Guglielmo di Plaisians, v. Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, p Per un analisi dettagliata delle fonti, v. ibid. 12
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