PREVENZIONE INCENDI NEGLI IMPIANTI TERMICI

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1 ALFREDO AMICO GIOVANNI BELLOMIA PREVENZIONE INCENDI NEGLI IMPIANTI TERMICI A COMBUSTIBILI LIQUIDI E GASSOSI GUIDA ALL INTERPRETAZIONE E ALL APPLICAZIONE DELLE NORME DI SETTORE

2 @ SERVIZI GRATUITI ON LINE Questo libro dispone dei seguenti servizi gratuiti disponibili on line: filodiretto con gli autori le risposte degli autori a quesiti precedenti files di aggiornamento al testo possibilità di inserire il proprio commento al libro. L'indirizzo per accedere ai servizi è:

3 INDICE Prefazione... pag. 9 1 COMBUSTIBILI UTILIZZATI NEGLI IMPIANTI TERMICI 1.1. Varie tipologie di impianti termici...» Comportamento dei combustibili...» Comportamento dei combustibili liquidi...» Comportamento dei combustibili gassosi...» Comportamento dei combustibili solidi...» I liquidi combustibili...» I gas di città...» Il metano...» Il G.P.L. (gas petrolio liquefatto)...» 15 2 IMPIANTI TERMICI A COMBUSTIBILE LIQUIDO. NUOVE INSTALLAZIONI A DECORRERE DAL 19 LUGLIO L impianto termico o di riscaldamento a combustibile liquido...» Le tolleranze dimensionali e le relative definizioni...» Lo spazio a cielo libero...» I luoghi di installazione degli apparecchi...» Installazioni all aperto...» Installazione in locali esterni...» Installazione in fabbricati destinati anche ad altro uso o in locali inseriti nella volumetria del fabbricato stesso...» Installazione di apparecchi per la climatizzazione di edifici e ambienti, per la produzione centralizzata di acqua calda, acqua surriscaldata e/o vapore...» Installazione in locali per forni da pane, altri laboratori artigiani, lavaggio biancheria e sterilizzazione...» Installazione di impianti cucina e lavaggio stoviglie...» Installazione di generatori di aria calda a scambio diretto...» Installazione di moduli a tubi radianti...» Installazione di nastri radianti...» I depositi di olio combustibile o gasolio...» Le serre Il deposito di combustibile liquido (olio combustibile o gasolio) nelle serre» L impianto elettrico...» I mezzi antincendio...» Le strutture portanti e separanti: determinazione tabellare della resistenza al fuoco...» 34 3 IMPIANTI TERMICI A COMBUSTIBILE LIQUIDO ESISTENTI E AUTORIZZATI ALLA DATA DEL 18 LUGLIO Norme di sicurezza per impianti termici a olio combustibile o gasolio esistenti e autorizzati alla data del 18 luglio » 39

4 Campo di applicazione delle norme di sicurezza al 18 luglio 2005 (Circolare del Ministero dell interno n. 73 del 29 luglio 1971)..» Ubicazione del locale caldaia...» Caratteristiche costruttive del locale caldaia...» Dimensioni del locale caldaia...» Accesso e comunicazioni del locale caldaia...» Porte del locale caldaia...» Apertura di ventilazione del locale caldaia...» Ubicazione dei depositi di olio combustibile o del gasolio...» La capacità dei serbatoi...» Caratteristiche dei depositi dotati di serbatoi...» Accesso e comunicazioni...» Ventilazione...» Porte...» Caratteristiche dei serbatoi...» Sistema di alimentazione del bruciatore...» Caratteristiche delle tubazioni...» Dispositivi supplementari...» Impianti elettrici...» Dispositivi di accensione e sicurezza...» Ubicazione dei generatori di aria calda a scambio diretto per riscaldamento di ambienti...» Serrande tagliafuoco...» Dispositivi complementari e di sicurezza per gli impianti elettrici» Deposito di olio combustibile o di gasolio...» Condotte...» Norme transitorie per gli impianti esistenti alla data del 8 luglio 1968 (olio combustibile o gasolio)...» Caratteristiche costruttive del locale caldaia...» Accesso e comunicazioni...» Apertura di ventilazione...» Deposito di olio combustibile o di gasolio nelle norme transitorie: il locale serbatoio...» Ventilazione...» Chiarimenti...» Segnaletica di sicurezza...» Mezzi antincendio...» Olio lubrificante usato...» Miscele oleose...» Rigenerazione dell olio lubrificante usato...» Il rispetto dell ambiente...» Consorzio obbligatorio degli oli lubrificanti usati...» 58 4 LEGGE ANTISMOG 4.1. Inquinamento atmosferico...» 61 6

5 5 IMPIANTI TERMICI A GAS (GAS DI CITTÀ, METANO) 5.1. Impianti termici a gas (gas di città, metano)...» Definizioni dei termini e delle tolleranze dimensionali...» Luoghi di installazione degli apparecchi...» Installazione all aperto...» Installazione in locali esterni...» Installazione in fabbricati destinati anche a altro uso e in locali inseriti nella volumetria del fabbricato servito...» Installazioni di apparecchi per la climatizzazione di edifici e ambienti, per la produzione centralizzata di acqua calda, acqua surriscaldata e/o vapore...» Installazione per forni da pane, lavaggio biancheria, altri laboratori artigiani e sterilizzazione...» Installazione di impianti cucina e lavaggio stoviglie...» Installazione di generatori di aria calda a scambio diretto...» Installazione di moduli a tubi radianti...» Installazione in serre...» Adduzione del gas...» Gruppo di misurazione...» Prova di tenuta dell impianto interno...» Impianto elettrico...» Mezzi antincendio...» Esercizio e manutenzione...» 90 6 IMPIANTI TERMICI A GAS (G.P.L.) 6.1. Impianti termici a gas (G.P.L.)...» Deposito di G.P.L....» 97 7 IMPIANTI DOMESTICI A GAS 7.1. Impianti domestici a gas...» Definizioni di impianti a G.P.L...» Criteri di sicurezza...» La bombola di G.P.L. nell uso domestico...» Valvola...» Regolatore di pressione...» Apparecchio di utilizzazione...» Inconvenienti e rimedi per l uso domestico del G.P.L....» Bombola, regolatore, tubazione...» Ugello...» Rubinetto dell utilizzatore...» Bruciatore...» Impianti a metano e gas di città: criteri di sicurezza...» Tubazioni...» Giunzioni: tubi di acciaio...» Tubi di rame...» Tubi di polietilene...» 110 7

6 7.4. Posa in opera delle tubazioni...» Tubazioni in vista...» Tubazioni sotto traccia...» Tubazioni interrate...» Ubicazione degli apparecchi di cottura...» Ventilazione dei locali...» Evacuazione dei prodotti della combustione: apparecchi di tipo A...» Apparecchi di tipo B a tiraggio naturale...» Apparecchi di tipo C a tiraggio naturale...» IMPIANTI TERMICI A COMBUSTIBILE SOLIDO 8.1 Impianti termici o di riscaldamento a combustibili solidi...» INSTALLAZIONE DELL IMPIANTO TERMICO IN FUNZIONE DELL ALTEZZA ANTINCENDIO DELL EDIFICIO DI CIVILE ABITAZIONE E DEL TIPO DI COMBUSTIBILE USATO 9.1. Installazione di impianti termici in edifici di civile abitazione: impianti termici aventi portata termica superiore a 35 kw...» IL SOFTWARE ALLEGATO I contenuti del CD...» Il programma Guida norme P.I. impianti termici...» Guida norme...» Paragrafo modelli di prevenzione incendi...» 122 Appendice Normativa...» 127 Glossario...» 225 8

7 Prefazione Prefazione Fin dal passato si è sempre cercato un modo tempestivo per spegnere gli incendi o per arginare i danni causati dalla distruttiva azione del fuoco. A partire dall evoluzione delle moderne tecnologie, ci si è resi conto che è in effetti molto più efficace uno studio direttamente orientato a prevenire e a limitare i dannosi effetti del fuoco, un concetto che ha trovato difficoltà di divulgazione e di applicazione per numerose ragioni e principalmente per la mancanza di informazioni specifiche e per un eccessiva volontà di risparmio sulle spese di prevenzione. Sono state effettuate delle ricerche e sono stati individuati alcuni fattori che risultano quasi sempre determinanti in concomitanza al verificarsi di un incendio: il rapido propagarsi delle fiamme; lo sviluppo di calore e fumo, con conseguenze gravi, legate a difficoltà di respirazione, per le persone che si trovano nello specifico ambiente; la scarsa visibilità e il disorientamento che ne consegue; lo sviluppo di gas tossici e soffocanti con conseguenze letali per le persone e infine eventuali danni agli impianti tecnologici (illuminazione, ascensori, ventilazione, ecc.). Le misure di prevenzione incendi vanno studiate principalmente in fase di progettazione, in modo che sia possibile adottare le soluzioni più idonee dal punto di vista tecnico e economico; cercare delle soluzioni in una fase successiva potrebbe comportare invece situazioni di compromesso, con maggiori spese e comunque una bassa qualità degli interventi. In fase di progettazione, bisogna predisporre quelle misure atte a: ridurre le probabilità di innesco, ossia ridurre le probabilità che si verifichi l incendio; ridurre al minimo i pericoli per gli impianti a rischio specifico, ubicandoli idoneamente e senza risparmio di spazio; approntare adeguate vie di esodo e uscite per le persone, tenendo conto dei disabili; realizzare sistemi di scarico per fumi, calore e sovrappressioni; fare in modo che la propagazione del fuoco sia arginabile; realizzare sistemi di intercettazione di focolai; realizzare e predisporre sistemi di intervento per ridurre i danni nel caso si verifichi l incendio. Nel settore della prevenzione incendi, applicata alle centrali di produzione di calore, alimentate con qualunque tipo di combustibile, il legislatore ha emanato negli ultimi decenni una serie di norme che consentono oggi di realizzare centrali termiche che garantiscono un elevato standard di sicurezza. 9

8 PREVENZIONE INCENDI NEGLI IMPIANTI TERMICI Le norme in genere sono distinte in funzione del combustibile di alimentazione delle centrali di produzione di calore e risultano ben armonizzate, anche se sono di complessa lettura e catalogazione. Il seguente testo vuole essere una guida per il tecnico progettista per la interpretazione e la corretta applicazione delle norme di settore. Il software allegato permette di individuare e di studiare agevolmente le specifica normativa, così da portare a compimento il processo di progettazione. Gli autori 10

9 1. COMBUSTIBILI UTILIZZATI NEGLI IMPIANTI TERMICI 1.1. Varie tipologie di impianti termici Gli impianti termici, o impianti di riscaldamento, possono essere alimentati da combustibili: liquidi (olio combustibile o gasolio); gassosi (gas di città o metano o G.P.L.); solidi (legna o sostanze simili). Gli impianti termici sono soggetti al rilascio del certificato di prevenzioni incendi da parte del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco competente per territorio (devono quindi osservare le norme di sicurezza) quando la capacità termica sia superiore a 116 kw (116 kw è stato assunto come corrispondente al valore di kcal/h indicato nelle precedenti disposizioni), secondo l allegato al D.M. 16 febbraio 1982 e successive modifiche. Devono osservare le norme di sicurezza gli impianti che hanno capacità termica superiore a 35 kw (35 kw è stato assunto come corrispondente al valore di kcal/h indicato nelle precedenti disposizioni). È comunque opportuno che le norme di prevenzione incendi vengano osservate anche per impianti la cui capacità termica sia inferiore a 35 kw Comportamento dei combustibili Comportamento dei combustibili liquidi I combustibili liquidi si comportano come i gas combustibili: bruciano cioè come vapori, i quali hanno origine al di sopra della superficie del liquido. Al raggiungimento di una certa temperatura di infiammabilità (temperatura che cambia per ogni specifica sostanza) la superficie del liquido emette vapori in quantità, i quali mescolandosi con l aria danno luogo a una combustione in presenza di innesco: il calore sviluppato provoca l evaporazione di ulteriore liquido, che combinandosi con l ossigeno dell aria mantiene la combustione. Poiché più bassa è la temperatura di infiammabilità di un liquido più grave è il pericolo di incendio, i liquidi vengono raggruppati in più categorie, ognuna delle quali è definita da una certa temperatura di infiammabilità: per punto di infiammabilità (o temperatura) di un combustibile liquido si intende la più bassa temperatura alla quale il liquido emette immediatamente, al di sopra della sua superficie libera, vapori che in combinazione con l aria possono dar vita a una miscela infiammabile mediante una fiamma esterna. Si noti che per i liquidi infiammabili esiste un campo di infiammabilità al di fuori del quale la combustione non avviene; il campo di infiammabilità è compreso fra due limiti

10 PREVENZIONE INCENDI NEGLI IMPIANTI TERMICI di infiammabilità: il limite superiore (limite al di sopra del quale l aria è insufficiente per innescare e mantenere la combustione) e il limite inferiore (limite al di sotto del quale i vapori prodotti dal liquido sono insufficienti a innescare e mantenere la combustione). Fra i combustibili liquidi fanno eccezione alcuni oli vegetali che, a contatto con l aria, possono ossidarsi direttamente in fase liquida emettendo calore Comportamento dei combustibili gassosi Il comportamento dei combustibili gassosi nella combustione è analogo a quello dei vapori dei liquidi infiammabili. Il sistema gassoso (combustibile-comburente) può essere: chimicamente uniforme, caso in cui il combustibile e il comburente danno vita a una miscela prima dell ignizione (per esempio becco Bunsen, gas di città); cannello da saldatura o taglio, bruciatori per gas di città; chimicamente non uniforme, caso in cui l ignizione e la combustione avvengono simultaneamente al mescolamento del gas e del comburente. Anche per i combustibili gassosi vale quanto già detto per i liquidi infiammabili relativamente al limite di infiammabilità. Per questi sistemi, infatti, oltre alla presenza del materiale combustibile, del comburente e di un punto d ignizione di temperatura uguale o superiore a quella d ignizione del materiale combustibile, deve sussistere una quarta e fondamentale condizione: la proporzione relativa del combustibile gassoso, rispetto a quella del comburente gassoso (ossigeno o aria), deve essere compresa entro due limiti determinati. Questi limiti si riferiscono a percentuali in volumi del gas combustibile rispetto alla sua miscela con aria: infatti, il limite inferiore e superiore di infiammabilità corrisponde, rispettivamente, alla più bassa e alla più alta concentrazione in volume del gas combustibile della miscela, al di sotto o al di sopra della quale non è possibile che l ignizione iniziata in un punto di essa possa propagarsi a tutto il resto della miscela. Spesso il limite di infiammabilità di miscele di gas o vapori combustibili con l aria viene confuso con i limiti di esplosività. I limiti di infiammabilità sono quelli che delimitano la composizione di una miscela nella quale la fiamma si può propagare nella miscela stessa senza generare una pressione apprezzabile sulle pareti del recipiente che la contiene, mentre limiti di esplosività possono essere considerati quelli che delimitano la composizione delle miscele nelle quali la fiamma si propaga attraverso l intero volume della miscela stessa, sviluppando una pressione notevole sulle pareti del recipiente che la contiene. Si noti che: mentre i vapori dei liquidi infiammabili passano allo stato aeriforme solo se si somministra loro una certa quantità di energia (calore di vaporizzazione), i gas si trovano sempre in tale stato senza alcun apporto di energia dall esterno; un liquido infiammabile deve prima essere riscaldato (anche dall aria che lo circonda), deve divenire vapore e soltanto dopo può bruciare, un gas invece è già idoneo alla combustione così come si trova e risulta quindi più pericoloso; 12

11 1. Combustibili utilizzati negli impianti termici i gas non possiedono forma e volume propri ma assumono quelle del recipiente che li contiene. I gas e i vapori di liquidi infiammabili vengono classificati in: pesanti: quelli la cui densità è maggiore dell aria (G.P.L., benzine, ecc.); medi: quelli la cui densità è pressoché uguale a quella dell aria (etilene, ossido di carbonio, acetilene, ecc.); leggeri: quelli la cui densità è minore di quella dell aria (metano, idrogeno,ecc.) Comportamento dei combustibili solidi La combustione dei combustibili solidi avviene per stadi. I combustibili solidi a una certa temperatura emettono sostanze volatili infiammabili (processo di distillazione detto pirolisi) che a contatto con l aria, al raggiungimento della temperatura di accensione, bruciano con fiamma; una parte del calore prodotto riscalda la massa adiacente del combustibile con emissione di ulteriori sostanze volatili infiammabili (altra pirolisi) che alimenteranno e manterranno la fiamma. La combustione continua in questo modo fino all esaurirsi di tutti i vapori infiammabili, per poi proseguire sotto forma di brace. La combustione dei solidi è influenzata dalla natura, dalla pezzatura e dal grado di umidità dei solidi stessi. Si consideri un pezzo di legno di grandi dimensioni: un fiammifero, nonostante la fiamma raggiunga 1000 C, non riesce ad accenderlo, questo perché la grande massa del legno, che deve essere portata alla temperatura di ignizione, non stabilisce un contatto sufficiente al raggiungimento di tale temperatura con l ossigeno presente nell aria. Se il legno venisse ridotto in piccole masse verrebbe a crearsi un maggiore contatto tra le varie parti di legno e l aria, quindi aumenterebbero le probabilità di determinare l accensione per mezzo del fiammifero; se si riducesse ulteriormente il legno in trucioli si creerebbe un contatto sufficiente tra questi e l ossigeno presente nell aria e, certamente, per mezzo del calore prodotto dal fiammifero si potrebbe generare il fuoco; continuando a ridurre la dimensione della pezzatura del legno fino a ridurlo in polvere, sarebbe sufficiente una scintilla per provocare una combustione pericolosa. La temperatura di combustione non va confusa con la temperatura di ignizione o di accensione. La temperatura di combustione è la massima temperatura che si può raggiungere nella combustione del materiale quando venga evitata ogni perdita di calore; la temperatura di ignizione o di accensione è la temperatura minima alla quale deve essere portata una sostanza combustibile perché la sua combustione si inneschi e da quel momento in poi possa mantenersi da sé, senza ulteriori apporti di calore. La temperatura di ignizione o di accensione viene definita anche temperatura di autoignizione, poiché quando una sostanza combustibile viene portata in aria alla sua temperatura di ignizione comincia a bruciare e la sua combustione procede soltanto con l apporto del calore da essa stessa prodotto. 13

12 PREVENZIONE INCENDI NEGLI IMPIANTI TERMICI I combustibili solidi vengono distinti in: difficilmente combustibili (le sostanze che prendono fuoco a contatto con la sorgente d ignizione e che non sono capaci di continuare a bruciare appena si allontana la sorgente d ignizione); combustibili (le sostanze che prendono fuoco a contatto con la sorgente d ignizione e che sono capaci di continuare a bruciare da sole); facilmente accendibili (le sostanze che iniziano a bruciare rapidamente per effetto di una sorgente d ignizione debole quale la scintilla, il fiammifero, il corto circuito di un impianto elettrico, ecc.); difficilmente accendibile (le sostanze che prendono fuoco per effetto di una elevata sorgente d ignizione); incombustibili (sostanze che non bruciano) I liquidi combustibili Il D.M. 31 luglio 1934 (G.U. n. 228 del 28 settembre 1934) Approvazione delle norme di sicurezza per la lavorazione, l immagazzinamento, l impiego e la vendita di oli minerali, per il trasporto degli stessi, così come successivamente integrato e modificato, distingue: derivati dal petrolio aventi un punto di infiammabilità inferiore a 21 C (sono i liquidi i cui vapori possono dare luogo a scoppio categoria A); derivati dal petrolio aventi un punto di infiammabilità compreso fra i 21 C e i 65 C (sono i liquidi infiammabili categoria B); derivati dal petrolio aventi un punto di infiammabilità compreso fra i 65 C e i 125 C (sono i liquidi combustibili residui della distillazione, ad esempio oli combustibili e gasolio categoria C); derivati dal petrolio aventi un punto di infiammabilità superiore a 125 C (sono gli oli lubrificanti residui della distillazione). Gli oli minerali vengono divisi in categorie, a secondo del punto di infiammabilità, che indica la qualità del prodotto I gas di città I gas di città sono gas combustibili preparati all interno degli stabilimenti del gas, i quali vengono distribuiti ai consumatori medianti gasdotti. Affinché il consumatore avverta la presenza del gas, viene aggiunto al gas un liquido che gli conferisce un caratteristico e particolare odore Il metano Il metano è un gas naturale, estratto dal sottosuolo, privo di colore, inodore e non dà luogo a tossicità. Il suo peso specifico è inferiore a quello dell aria ed è per questo che tende ad andare verso l alto. Viene estratto da giacimenti esistenti (Italia, Olanda, Russia, Algeria e Libia) mediante metanodotti (può essere stoccato nei volumi di giacimenti esauriti) e viene successi- 14

13 1. Combustibili utilizzati negli impianti termici vamente impiegato nei settori industriali, chimici, civili, termoelettrici e di autotrazione, favorendo in tal modo una diminuzione dei consumi di petrolio (i settori industriali e civili sono quelli che ne fanno il più ampio utilizzo). Il metano è un combustibile ecologico, in quanto la combustione non dà luogo a residui nocivi quali fuliggine, composti di zolfo e materiali corrosivi (cioè non lascia traccia). La combustione del metano è data dalla formula: CH 4 + 2O 2 = CO 2 + 2H 2 O + calore + luce Per la ricerca del metano, accumulatosi in giacimenti che si trovano a notevoli profondità in mare o in terra, ci si serve dei metodi geosismici, ossia viene studiata la configurazione e la composizione del sottosuolo mediante microvibrazioni artificiali (vengono usate piccole cariche esplosive) e pozzi esplorativi. Se i risultati sono positivi, vengono trivellati pozzi definitivi dai quali fuoriesce il gas naturale che dovrà essere depurato da eventuali piccole particelle solide, acqua e idrocarburi liquidi. Il trasporto del metano dal punto di estrazione ai luoghi di consumo avviene per mezzo di carri bombolai, navi cisterne (nelle quali il gas mantenuto allo stato liquido viene portato a -160 C, in modo da ridurne il volume di 600 volte) e metanodotti. I vantaggi legati all impiego del metano sono: risparmio economico mediante lo sfruttamento di energia ecologica che consente di evitare l emissione di sostanze tossiche; grazie al metanodotto si può fare a meno del serbatoio di stoccaggio; disponibilità nel tempo (vi è una continuità nella fornitura ed erogazione senza interruzioni nel corso degli anni); rispetto dell ambiente Il G.P.L. (gas petrolio liquefatto) L origine del G.P.L. è legata all industria di raffinazione (il propano e il butano appaiono in testa ai prodotti ottenuti dalla distillazione del petrolio greggio) e alla separazione dei gas di pozzo (il propano e il butano si trovano miscelati al gas naturale o ai gas associati). Il G.P.L. derivato dall industria di raffinazione del petrolio greggio è il più utilizzato. Il G.P.L. (che essendo privo di piombo e zolfo non è inquinante né tossico) contiene propano e butano, ha un peso specifico superiore a quello dell aria 1 e tende quindi ad andare verso il basso. Il G.P.L. viene trasportato e conservato liquido consentendo così l immagazzinamento di grandi quantità in piccoli spazi (il G.P.L. liquido occupa un volume 270 volte inferiore a quello gassoso); viene impiegato nei settori industriali, civili, agricoli e in quello dell autotrazione. 1 1 m 3 di aria pesa 1,29 kg, il peso specifico del propano è di 2 kg/m 3, quello del butano è di 2,6 kg/m 3 : per cui la densità del propano è 2/1,29 = 1,5 e quella del butano è 2,6/1,29 = 2,0 (densità superiore a quella dell aria). 15

14 2. IMPIANTI TERMICI A COMBUSTIBILE LIQUIDO. NUOVE INSTALLAZIONI A DECORRERE DAL 19 LUGLIO L impianto termico o di riscaldamento a combustibile liquido La progettazione, la costruzione e l esercizio degli impianti termici o di riscaldamento a combustibile liquido di portata termica superiore a 35 kw e di nuova costruzione (nuova installazione a decorrere dal 19 luglio 2005) sono regolate dalle norme tecniche di prevenzione incendi dettate dal D.M. 28 aprile 2005 (decreto entrato in vigore 60 giorni dalla pubblicazione sulla G.U. n. 116 del 20 maggio 2005, precisamente il 19 luglio 2005). Il D.M. 28 aprile 2005, norma per impianti termici a combustibile liquido, presenta delle analogie con la norma per impianti termici a gas. La norma viene applicata a: riscaldamento di edifici e ambienti; produzione centralizzata di acqua calda, acqua surriscaldata e/o vapore; forni da pane e altri laboratori artigiani; lavaggio biancheria e sterilizzazione; cucine e lavaggio stoviglie; serre. Gli impianti termici possono essere installati in qualsiasi locale del fabbricato, purché lo spazio scoperto sulla parete confinante con il locale non sia inferiore al 15% del perimetro del locale stesso. La norma non viene applicata: agli impianti inseriti in cicli di lavorazione industriale (raffinerie di petrolio, industrie chimiche, industrie tessili, ecc.); agli inceneritori; agli impianti e alle apparecchiature a pressione (D.Lgs. 25 febbraio 2000, n G.U. n. 91 del 18 aprile 2000); agli apparecchi domestici di portata termica singola non superiore a 35 kw (apparecchi di cottura alimenti, stufe, radiatori individuali, scalda-acqua unifamiliari, scaldabagno e lavabiancheria). Vengono abrogate tutte le norme di prevenzione incendi esistenti emanate dal Ministero dell interno, tranne le norme precedenti riguardanti gli impianti esistenti. Gli obiettivi del D.M. 28 aprile 2005 sono: evitare la fuoriuscita accidentale di combustibili; evitare, nel caso di fuoriuscita accidentale di combustibile, spandimento in locali diversi da quelli di installazione; limitare, in caso di incendio, danni ai locali vicini a quelli contenenti gli impianti; consentire ai soccorritori di operare in condizioni di sicurezza.

15 PREVENZIONE INCENDI NEGLI IMPIANTI TERMICI Si hanno i seguenti casi: impianto termico o di riscaldamento con caldaia avente portata termica superiore ai 116 kw 1 e serbatoi per combustibile liquido. Per gli impianti esistenti si può aumentare la portata termica del 20%, una sola volta, senza adeguare l impianto termico alle nuove norme, purché inizialmente l impianto sia stato autorizzato dal comando provinciale V.V.F. competente per territorio; impianto termico o di riscaldamento con caldaia avente portata termica inferiore ai 116 kw e serbatoi di combustibile liquido. Gli impianti esistenti, che osservano la precedente norma, possono aumentare la portata termica senza adeguamenti alla nuova norma purché non superi la portata termica di 116 kw; impianti termici o di riscaldamento con caldaia avente la portata termica inferiore a 35 kw e serbatoi di combustibile liquido. Si noti che più apparecchi termici, installati nello stesso locale o in locali direttamente comunicanti, hanno portata termica pari alla somma della portata termica dei singoli apparecchi; gli impianti esistenti in possesso di N.O.P. (nulla osta provvisorio previsto dalla legge 7 dicembre 1984 n. 818, pubblicata sulla G.U. n. 33 del 10 dicembre 1984) dovevano essere adeguati alla norma del D.M. 28 aprile 2005 entro il 19 luglio 2008 (tre anni dalla entrata in vigore del D.M.) Le tolleranze dimensionali e le relative definizioni In caso di tolleranze dimensionali viene applicato il D.M. 30 novembre 1983 (G.U. n. 339 del 12 dicembre 1983). Le tolleranze delle misure lineari nel campo della prevenzione incendi sono: tolleranza 2% per misure maggiori di 2,40 m; tolleranza 5% per misure minori uguali di 2,40 m. Le tolleranze delle misure di superficie, di volume e di pressione nel campo della prevenzione incendi sono: misure di superficie: tolleranza 5%; misura di volume: tolleranza 5%; misura di pressione: tolleranza 1%. Le tolleranze legate alla larghezza delle porte dei luoghi di lavoro (secondo l Allegato IV art. 1.6 al D.Lgs. n. 81/2008) sono le seguenti: per porte per le quali è prevista una larghezza di 1,20 m è applicabile una tolleranza in meno del 5%; 1 Valori di 35 kw e di 116 kw sono assunti corrispondenti ai valori di kcal/h e kcal/h indicati nelle precedenti disposizioni. 1 kcal/h = 1,16 W, 1W = 859,64 cal kcal /h 859,64 cal. ~ 35 kw kcal/h 859,64 cal. ~ 116 kw 18

16 2. Impianti termici a combustibile liquido. Nuove installazioni a decorrere dal 19 luglio 2005 per porte per le quali è prevista una larghezza minima di 0,80 m, è applicabile una tolleranza in meno del 2%. Vengono definiti: apparecchi: l insieme costituito da un generatore di calore e relativo/i bruciatori/i; camino: condotto sub-verticale avente lo scopo di disperdere, a conveniente altezza dal suolo, i prodotti della combustione; realizzato con materiali incombustibili, impermeabili ai gas, resistenti ai fumi e al calore e tali, in ogni caso, da garantire che la temperatura della superficie esterna non costituisca elemento di pericolo per gli ambienti e le strutture attraversate; canale da fumo: condotto di raccordo posto tra l uscita dei fumi dell apparecchio e il camino, rispondente ai medesimi requisiti costruttivi previsti per il camino; capacità di un serbatoio: volume geometrico interno del serbatoio; condotte aerotermiche: condotte per il trasporto di aria trattata e/o per la ripresa dell aria dagli ambienti serviti e/o dell aria esterna da un generatore di aria calda; condotte di adduzione del combustibile liquido: insieme di tubazioni rigide e flessibili, curve, raccordi e accessori utili fra loro per la distribuzione del combustibile liquido; combustibile liquido: combustibile derivato dal petrolio (olio combustibile o gasolio) o di origine vegetale; generatore di aria calda a scambio diretto: apparecchio destinato al riscaldamento dell aria mediante produzione di calore in una camera di combustione con scambio termico attraverso pareti dello scambiatore, senza fluido intermedio, in cui il flusso dell aria è mantenuto da uno o più ventilatori; impianto termico: complesso comprendente le condotte di adduzione del combustibile liquido, gli apparecchi e gli eventuali accessori destinati alla produzione di calore; locale esterno: locale ubicato su spazio scoperto, anche in adiacenza all edificio servito, purché strutturalmente separato e privo di pareti comuni; locale fuori terra: locale il cui piano di calpestio è a quota non inferiore a quello del piano di riferimento; locale interrato: locale in cui l intradosso del solaio di copertura è a quota inferiore a +0,6 m al di sopra del piano di riferimento; locale seminterrato: locale che non è definibile né come fuori terra né interrato; modulo a tubo radiante: apparecchio destinato al riscaldamento di ambienti mediante emanazione di calore per irraggiamento; costituito da una unità monoblocco composta dal tubo o dal circuito radiante, dall eventuale riflettore e relative staffe di supporto, dall eventuale scambiatore, dal bruciatore, dal ventilatore, dai dispositivi di sicurezza, dal pannello di programmazione e controllo, dal programmatore e dagli accessori relativi; nastro radiante: apparecchio destinato al riscaldamento di ambienti mediante emanazione di calore per irraggiamento, costituito da una unità termica e da un circuito di condotte radiante per la distribuzione del calore stesso. L unità termica è composta da un bruciatore, da un ventilatore-aspiratore, da una camera di combustione, da una camera di riciclo, dal condotto di espulsione fumi, dai dispositivi di controllo 19

17 PREVENZIONE INCENDI NEGLI IMPIANTI TERMICI e di sicurezza, dal pressostato differenziale e eventualmente dal termostato di sicurezza positiva a riarmo manuale. Le condotte radianti, la cui temperatura superficiale massima deve essere inferiore ai 300 C, devono essere realizzate con materiale resistente alle alte temperature e isolate termicamente nella parte superiore e laterale, devono essere a tenuta e esercitate costantemente in depressione (tali condotte sono parte integrante dell apparecchio); piano di riferimento: piano della strada pubblica o privata o dello spazio scoperto sul quale è attestata la parete nella quale sono realizzate le aperture di aerazione; portata termica: quantità di energia termica assorbita nell unità di tempo dall apparecchio, dichiarata dal costruttore, espressa in kw; serbatoio: recipiente idoneo al contenimento del combustibile liquido; serranda tagliafuoco: dispositivo di otturazione ad azionamento automatico destinato ad interrompere il flusso dell aria nelle condotte aerotermiche e a garantire la compartimentazione antincendio per un tempo prestabilito Lo spazio a cielo libero Si considera spazio a cielo libero: lo spazio antistante una parete costituente un intercapedine; lo spazio antistante a parete con aggetti aventi rapporto maggiore di 2 fra l altezza di impostazione dal piano di campagna e la sporgenza. Se lo spazio a cielo libero è costituito da un cortile chiuso sui lati, questo deve avere le pareti prospicienti distanti fra loro almeno 3,50 m e superficie in m 2 non inferiore a quella calcolata moltiplicando l altezza della parete più bassa, espressa in metri, per 3: tale spazio si definisce scoperto e ad esso si riferiscono le norme verticali. Se la parete è attestata su intercapedine, questa deve essere a esclusivo servizio del locale caldaia o deposito e deve avere larghezza minima non inferiore a 0,60 m (preferibile avere 0,90 m). Figura 2.1. Intercapedine antincendio 20

18 2. Impianti termici a combustibile liquido. Nuove installazioni a decorrere dal 19 luglio 2005 Figura 2.2. Cortile chiuso costituente spazio scoperto 21

19 PREVENZIONE INCENDI NEGLI IMPIANTI TERMICI Figura 2.3. Finestra su parete attestata su terrapieno (locale seminterrato) Figura 2.4. Massima sporgenza ammissibile per le strutture a sbalzo sopra l accesso al locale caldaia 2.4. I luoghi di installazione degli apparecchi Installazioni all aperto Riguardo alle installazioni all aperto, l apparecchio deve essere installato in modo da non subire urti o manomissioni. L apparecchio, il quale deve essere protetto dagli agenti atmosferici (se non nasce per esterni), può essere installato in modo adiacente alle pareti dell edificio servito, a condizione che la parete sia costituita da materiale incombustibile e abbia resistenza al fuoco almeno REI 30. Nel caso la parete non soddisfi in tutto o in parte tale condizione, l apparecchio può essere installato a 0,60 m dalle pareti o mediante l interposizione di una struttura REI 120 di dimensioni superiori all apparecchio di almeno 0,5 m della proiezione retta dell apparecchio lateralmente e di 1 m superiormente. 22

20 2. Impianti termici a combustibile liquido. Nuove installazioni a decorrere dal 19 luglio 2005 Il locale serbatoio, nel caso in cui la generatrice superiore del serbatoio si trovi a una quota superiore all asse del bruciatore, deve essere dotato di bacino di contenimento alto almeno 20 cm Installazione in locali esterni I locali devono essere realizzati in materiali non combustibili e usati esclusivamente per l installazione dell impianto. I locali per l installazione degli impianti devono avere sulla parete confinante uno spazio scoperto di lunghezza non inferiore al 15% del perimetro del locale stesso (strada pubblica, strada privata, intercapedine larga almeno 0,6 m, meglio se 0,90 m, a uso esclusivo dell impianto). Ai fini della realizzazione delle aperture di aerazione, la copertura è considerata parete esterna qualora confini con uno spazio scoperto di superficie non inferiore al 50% della superficie in pianta del locale, nel caso di locali in cui si installino apparecchi per la climatizzazione di edifici e ambienti, per la produzione centralizzata di acqua calda, acqua surriscaldata e/o vapore, e al 20% negli altri casi. I locali devono essere dotati di una o più aperture esterne di aerazione aventi: per locali fuori terra: S Q 6 2 ; per locali seminterrati e interrati fino a quote 5 m dal piano di riferimento: S Q 9; per locali interrati, a quota inferiore a 5 m al di sotto del piano di riferimento: S Q 12, con minimo di 3000 cm 2. Ogni apertura non deve in ogni caso possedere superficie netta inferiore ai 100 cm 2. Gli apparecchi installati nel locale devono distare tanto da consentire l accessibilità per il controllo e la manutenzione: una distanza di 0,50 m fra gli apparecchi; una distanza di 0,60 m dell involucro dell apparecchio dalle pareti; una distanza di 1 m dell involucro dell apparecchio dal soffitto Installazione in fabbricati destinati anche ad altro uso o in locali inseriti nella volumetria del fabbricato stesso L impianto termico può essere installato in qualsiasi locale del fabbricato che abbia la parete confinante dotata di uno spazio scoperto di lunghezza non inferiore al 15% del perimetro del locale stesso (strada privata, strada pubblica, intercapedine larga almeno 0,60 m, meglio se 0,90 m, a uso esclusivo dell impianto termico). L aerazione deve aver luogo nello stesso modo che per l installazione in locali esterni. 2 Q = portata termica in kw, S = superficie libera in cm 2. 23

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