MILANO 20 Luglio 2013 ALBANIA 100 Anni di Nazione Divisa Il trattato di Londra, 1913

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1 MILANO 20 Luglio 2013 ALBANIA 100 Anni di Nazione Divisa Il trattato di Londra, 1913 Il discorso di Darling Ismail Vlora è discendente del padre fondatore dello stato albanese Ismail Bey Vlora. "Memorandum del Governo Albanese di Valona rivolto alle Grandi Potenze 1913" Buongiorno Innanzitutto desidero ringraziare gli organizzatori; le associazioni albanesi; la città di Milano e gli ospiti che hanno reso possibile questo incontro e tutti voi che siete oggi qui per ricordare un momento molto delicato della storia dell Albania, cioè la decisione sbagliata presa dalla Conferenza degli Ambasciatori di Londra nel 1913, che ha lasciato fuori dei confini del nuovo stato quasi la metà dei suoi territori. Io sono onorato di essere tra voi come albanese, come parte della comunità albanese che vive in Italia, specialmente in Lombardia, ma soprattutto di essere qui anche come discendente di Ismail Kemal bey Vlora, l uomo che il 28 novembre 1912 proclamò l indipendenza dell Albania e che subito dopo si dedicò a dare al nuovo stato i legittimi confini. Ma se il primo progetto gli riuscì pienamente, non successe la stessa cosa con i confini dell Albania. Non gli riuscì perché -come riferì Sër Edward Grey (Ministro degli Esteri del Regno Unito e Presidente della Conferenza): «Le difficoltà per il raggiungimento di un accordo sulle frontiere dell'albania sono state molto grandi... Dev'essere però tenuto a mente che l'obiettivo primario era quello di mantenere buoni rapporti fra le Grandi Potenze stesse, e avendo l accordo sull Albania raggiunto tale scopo, è stato compiuto il lavoro essenziale nell interesse della pace in Europa». Ma fu una pace che non durò. Dopo poco più di un anno scoppiò la prima Guerra Mondiale e i diritti dell Albania mai più vennero riconosciuti! Sicuramente non si può analizzare la decisione presa dalla Conferenza di Londra sui confini dell Albania in un incontro, ma importante per noi è ricordare questo fatto per non dimenticare e soprattutto per riflettere verso il futuro. Per capire un po quello che è successo 100 anni fa, in quel luglio del 1913, dobbiamo tornare indietro ancora alcuni mesi, esattamente nell ottobre del 1912 quando un piccolo stato dichiarò guerra ad un Impero. Il piccolo stato era il Montenegro, guidato da un Re, Nicola. Ma Nicola non era da solo. Furono

2 d accordo con lui anche i serbi, i greci e i bulgari. Invece l Impero non era nient altro che uno dei più forti Imperi che la Storia aveva conosciuto, ma da un po di tempo aveva dava segni di debolezza, perdendo qua e là i suoi domini. Mentre il Montenegro dichiarò guerra all Impero, gli albanesi capirono che il nuovo conflitto, che in seguito verrà conosciuto come Prima Guerra Balcanica, metteva in grave pericolo i loro interessi, visto che tutti e quattro gli stati alleati confinavano con il loro paese. Anche se l Albania (almeno dal 1878) aveva combattuto per i suoi diritti, si trovava totalmente a far parte dell Impero Ottomano senza aver neanche una minima autonomia amministrativa, una sua lingua e i suoi confini. E fu proprio quella situazione che spinse gli stati balcanici ad accelerare i tempi per attaccare l Impero, proprio per evitare la creazione dell Albania autonoma, creazione che segnava la fine dei loro sogni di allargare i propri confini e di spartire l Albania tra di loro. Ma per la fortuna dell Albania esistevano dei patrioti, che da tempo combattevano per i suoi diritti e, in quel momento, tra loro spiccava un uomo abituato a trattare affari internazionali, amico di molti statisti occidentali, e soprattutto un vero patriota. E quest uomo era Ismail Kemal bey Vlora. Con una grande reputazione in Albania e specialmente in Europa, lui iniziò la sua missione in difesa dei diritti del suo paese e molto presto si trovò circondato da altri patrioti. Dopo aver avuto importantissimi incontri a Vienna e Budapest, con ministri e ambasciatori europei, si assicurò l appoggio desiderato e si diresse verso l Albania. Il 28 novembre 1912 l Assemblea di Valona, sotto la sua presidenza, proclamò l indipendenza dell Albania e Ismail Kemal fu eletto per acclamazione Capo del primo Governo albanese e Ministro degli Esteri. Subito dopo la proclamazione dell Indipendenza Ismail Kemal indirizzò alle Grandi Potenze e agli alleati balcanici un telegramma con il quale notificò loro la costituzione del nuovo Stato, telegramma che fu pubblicato dalla stampa di tutta Europa. Chiedendo alle Potenze di riconoscere il mutamento nella vita politica della nazione albanese, Ismail Kemal non dimenticò di sottolineare che: «gli albanesi entrando nella famiglia dei popoli indipendenti dell Europa orientale, fra i quali si vantavano di essere il più anziano, perseguirono un solo fine, cioè di vivere in pace con tutti gli Stati balcanici e di diventare un elemento di equilibrio». «Al signor Pasich -scrive La Stampa il 30 novembre che ha più volte

3 chiamato barbari gli albanesi, risponde egregiamente nel suo primo atto di governo Ismail Kemal, dicendo che gli albanesi sono orgogliosi di essere i primogeniti nella famiglia dei popoli dell Europa orientale. E una lezione di storia non inopportuna» («La Stampa», Torino, 30 novembre 1912, p.2) La dichiarazione dell indipendenza dell Albania fu ricevuta con entusiasmo dall Austro-Ungheria e dall Italia, due grandi potenze che da tempo avevano fatto intendere che se lo status quo nei balkani veniva mutato si doveva creare uno Stato albanese, in modo che il mare Adriatico non cadesse in mani di altri. Ma se teoricamente la creazione dello Stato albanese andava bene, il problema stava nei suoi confini. Gli alleati balkanici erano i vincitori e chiedevano la loro fetta della torta. I turchi non potevano ormai più proteggere se stessi, figuriamoci l interesse dell Albania. Perciò spettava agli albanesi difendere i loro interessi. Ismail Kemal pensò subito di andare a Londra, dove si sarebbe svolta la Conferenza degli Ambasciatori per decidere l avvenire dell Albania. Ma in questo progetto lui venne ostacolo sia dai greci, che con le loro navi avevano bloccato Valona, sia dai ministri degli esteri europei, che non lo aiutarono ad uscire dall Albania, consigliandolo che la sua presenza era più importante a Valona! La presenza di Ismail Kemal a Londra si registrò ad aprile 1913 quando lui lasciò Valona, approfittando della visita del Duca di Montpensier, che lo accompagnò, insieme con Isa Boletini e Luigj Gurakuqi, con il suo yacht a Brindisi per proseguire poi per Roma, Vienna, Parigi e Londra. Ismail Kemal aveva 68 anni. Parlava diverse lingue; nell Impero Ottomano era stato presidente della Commissione europea del Danubio; consigliere di stato; primo segretario del Ministero degli Esteri, oltre essere designato come Ministro, carica che coprì ad interim per alcuni mesi. Con una grandissima esperienza diplomatica, lui poteva difendere benissimo gli interessi ed i diritti del suo popolo. Ma, purtroppo, rimase isolato per diversi mesi a Valona. Comunque, tramite i rappresentanti del suo Governo (Rasih Dino, Mehmet Konica e Filip Noga) Ismail Kemal consegnò un Memorandum a Sër Edward Grey (Ministro degli Esteri del Regno Unito e Presidente della Conferenza). Il Memorandum del Governo albanese, sicuramente scritto da Ismail Kemal, è un capolavoro di stile diplomatico nel rappresentare i diritti degli albanesi. Scritto in francese, in 5 pagine dattilografate, il Memorandum viene consegnato il 2 gennaio 1913 e l indomani pubblicato quasi interamente da «The Times». Sin dalle prime righe il Memorandum cercava di far conoscere alle Grandi Potenze i diritti dell Albania di essere inserita nella grande Famiglia d Europa;

4 la storia del popolo albanese per conservare durante i secoli la sua integrità territoriale; gli elementi che gli davano la caratteristica per essere il più completo gruppo etnico nei balcani, la convinzione del popolo albanese di essere un elemento di equilibrio e di pace per i balcani; ecc. In seguito il Governo albanese, dopo aver ringraziato le Grandi Potenze per le loro decisioni di accordare all Albania la piena indipendenza, chiedeva a loro di essere giusti sulla decisione dei confini, sottolineando che era questa la decisione base per assicurare la pace nei balcani. I confini che il Governo albanese chiedeva erano gli stessi per i quali gli albanesi avevano combattuto anche nel 1878 e includevano tutti i territori dove gli albanesi vivevano da secoli. In quel Memorandum si chiedeva che nel nuovo stato dovevano essere inclusi, con rispettivi hinterland, oltre all Albania attuale, anche le città di Peja, Mitrovica, Prishtina, Skopje, Manastir fino a Meçove, per arrivare poi fino a Preveza, rispettando i confini che esistevano tra l Impero Ottomano e la Grecia. Concludendo, il Governo albanese, con la piena fiducia nelle decisioni dell Europa, attirava l attenzione su un punto cruciale, sottolineando: se l Europa riduce i confini naturali dell Albania, non fa altro che mettere in pericolo lo stato albanese, mettendolo nell impossibilita materiale di fare la vita meritata. Ma se da una parte l Europa ha riconosciuto il diritto del popolo albanese di vivere libero e indipendente, dall altra parte, sfortunatamente, con la sua decisione spaccò territorialmente il nuovo stato: il Kosovo e la Macedonia occidentale furono regalati alla Serbia e la Ciameria fu ceduta alla Grecia, insieme a Janina, senza tener conto che la popolazione locale era albanese per oltre il 90%. Così più della metà del territorio e della popolazione albanese rimase fuori dell Albania. Ecco come Ismail Kemal descrisse questo amaro momento nelle sue Memorie: «Ma la simpatia manifestatami durante la mia missione fu la sola consolazione offerta al cuore spezzato dell Albania quando apprendemmo le decisioni prese dalla Conferenza di Londra. Oltre la metà del territorio del mio paese era stato attribuito alla Serbia, al Montenegro ed alla Grecia. Le città più fiorenti e le regioni più produttive del paese erano state strappate via. L Albania era stata ridotta quasi esclusivamente alle zone più aride e più rocciose. Così, gettati di nuovo in

5 un accorata depressione e con la visione così oscurata del futuro del nostro paese rinato, fummo confortati sentendoci dire che dovevamo sacrificarci per gli interessi generali dell Europa. Rassegnato, ma non disperato, ritornai in Albania sostenuto soltanto dal miraggio che più favorevoli condizioni avrebbero potuto nell avvenire consentire all Albania di realizzare i suoi legittimi desideri...» («Ismail Kemal Bey Vlora / Memorie», traduzione di Nermin Vlora Falaschi, Roma 1978, p.400) E le condizioni per realizzare quei legittimi desideri si sono ripresentate ancora nel 1919, quando i grandi si riunirono di nuovo a Parigi. «Dobbiamo a tutti i costi prendere il Kosovo, Monastero e Janina con tutta la Ciamuria Prego Dio di vedere prima di morire l Albania libera e con tutti i suoi territori ingiustamente strappati» -scrisse Ismail Kemal nel 1918 agli albanesi d America che lo avevano eletto come loro rappresentante con il mandato di «assicurare e garantire la completa indipendenza politica ed economica dell Albania e di ottenere le necessarie modifiche delle frontiere.» E, rivolgendosi ancora alle Grandi Potenze, scrisse: «Siamo convinti che un atto di giustizia esercitato per noi sarà di vantaggio non soltanto per noi stesi, ma anche per tutti coloro che hanno ricercato il loro ingrandimento nella nostra distruzione. La ricostituczione del blocco balcanico e la garanzia della sua indipendenza individuale sarà uno dei fattori più efficaci per la pace nell Europa orientale e nel modo. Questo edificio balcanico può essere consolidato soltanto con il rinsaldamento dell Albania, che ne costituisce la quarta colonna portante». Deciso di partecipare alla Conferenza di Pace a Parigi, che doveva stabilire il destino definitivo dell Albania, Ismail Kemal, come sappiamo dalle sue lettere, preparò un lavoro relativo all origine degli albanesi, l area etnografica e i diritti storici e geografici dell Albania da sottoporre sia alla Conferenza sia al pubblico. Ma il destino volle che Ismail Kemal morisse il 24 Gennaio del 1919, con il suo sogno non realizzato e soltanto pochi giorni prima che la Conferenza della Pace cominciasse i suoi lavori e anche il lavoro che lui aveva preparato, sicuramente importantissimo, purtroppo sparì. Ma l Albania, per fortuna, anche se gravemente spezzata, sopravvisse comunque. Per chiudere mi fa piacere citare di nuovo Ismail Kemal. Nell ottobre 1913, davanti al popolo di Valona, dopo la notizia che il Kosovo non era incluso nei

6 confini albanesi, lui dichiarò: «Noi non dobbiamo perdere la speranza. Il Kosovo è e sarà albanese». Passarono 95 anni da quell ottobre del 1913 quando il Kosovo, che non aveva mai smesso di combattere per la sua libertà, venne proclamato indipendente (2008). Una vera testimonianza di quell errore che i grandi dell Europa commisero ai danni dell Albania in quel luglio del Un errore che, in un secolo di convivenza forzata, sotto il dominio di coloro che durante quella guerra balcanica avevano come obbiettivo non solo spartire l Albania ma anche sterminare gli albanesi, costò tanta sofferenza agli albanesi del Kosovo e migliaia di vite umane distrutte. Certamente oggi sono cambiate tante cose. La stessa Europa non è più quella di 100 anni fa, ma noi, seguendo le orme dei nostri antenati, anche oggi dopo 100 anni, abbiamo tutto il diritto di Sognare, Lavorare e Credere che un giorno, il più presto possibile, l Albania possa diventare come Dio la creò, quell Albania naturale, unita in tutti i suoi territori, e parte della grande famiglia dell Unione Europea, in quell Europa a cui storicamente appartiene, dall antichità. GRAZIE