UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA Martedì, 02 giugno 2015

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1 UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA Martedì, 02 giugno 2015

2 UNIONE DEI COMUNI BASSA ROMAGNA Martedì, 02 giugno 2015 Prime Pagine 02/06/2015 Prima Pagina Il Sole 24 Ore 1 02/06/2015 Prima Pagina Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) 2 Enti locali 02/06/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 4 Il governo riparte da scuola e fisco 3 02/06/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 4 Lina Palmerini Partito pigliatutto e ceto medio 5 02/06/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 22 Sulla concorrenza non solo problemi, anche passi avanti 7 02/06/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 23 Roberto Galullo Corpo forestale: riforma in salita 9 02/06/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 26 Carlo Festa Ipo, nuovo sprint verso Piazza Affari 12 02/06/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 41 Fabio Venanzi Per le dipendenti della Pa scalino di sei anni 14 02/06/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 42 Christian Faggella Dal giudice il sì per accedere alle banche dati 16 02/06/2015 Il Sole 24 Ore Pagina 42 Guglielmo Saporito Se la tutela è unica un solo contributo per fase di giudizio 17 02/06/2015 Italia Oggi Pagina 2 EDOARDO NARDUZZI Renzi non taglia le tasse e nemmeno riforma la p.a. E il Veneto lo /06/2015 Italia Oggi Pagina 24 Tasi e Imu su strade separate 21 02/06/2015 Italia Oggi Pagina 28 ENZO SOLLINI Tasi a due velocità nei fallimenti 23 02/06/2015 Italia Oggi Pagina 29 MARCO OTTAVIANO Efficienza energetica, via al bando per i comuni 25 02/06/2015 Italia Oggi Pagina 31 Consulenti del lavoro in digitale 26 02/06/2015 Italia Oggi Pagina 33 No a manovre aggiuntive 28 02/06/2015 Italia Oggi Pagina 35 EMANUELA MICUCCI Al via i mutui Bei per l' edilizia, obiettivo graduatoria unica 30 02/06/2015 Italia Oggi Pagina 36 CARLO FORTE Addio al contratto nazionale 32 Il Resto del Carlino Ravenna 02/06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 7 Cultura d' impresa Open day e incontri 34 02/06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 21 A Fusignanoun 2 giugnocon mercatinidi antiquariatoe collezionismonel /06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 21 AL TONDO' UNO SPETTACOLO SULLA GRANDE GUERRA 37 02/06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 21 SCARDOVI LUIGI Tragico schianto in via Aguta a Glorie,scooterista muore finendo contro un /06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 22 «Condannata la segretaria,giustizia è stata fatta» 40 02/06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 22 «Nuova Via Lunga,mancano le risorseper realizzarla» 41 02/06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 22 Protezione civile, iniziativeper far conoscere le attività 42 02/06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 22 Raccolta differenziata,premiata la Codazzi Gardenghi 43 02/06/2015 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 22 Errori nei lavori di piazza XIII Giugno, sarà rifatta tutta la Corriere di Romagna Ravenna 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 5 «Festeggeremo tra 15 giorni» 46 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 27 Grande guerra su carta 47 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 32 Ai tempi di Mussolini 48 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 32 Divertirsi con i numeri 49

3 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 32 Frasi offensive sui muri contro il sindaco Ranalli le fa rimuovere e /06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 32 Mercatini in centro storico 51 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 32 Opere di Luca Rotondi 52 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 32 Rivive il bocciodromo del Tondo Nuova gestione, via alle atività 53 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 32 Scooter contro suv, muore un 62enne 54 02/06/2015 Corriere di Romagna (ed. Ravenna Imola) Pagina 32 Una giornata insieme alla Protezione civile 56 La Voce di Romagna Ravenna 02/06/2015 La Voce di Romagna Pagina 19 Pennabilli "Artisti in piazza" Controlli dell' Arma 57 02/06/2015 La Voce di Romagna Pagina 33 "Sogno di maggio" con applausi e gradimento 58 02/06/2015 La Voce di Romagna Pagina 33 Caffè Letterario Lo storico Emilio Gentile racconta l' Italia del /06/2015 La Voce di Romagna Pagina 33 I mercatini per le strade del centro storico fino alle /06/2015 La Voce di Romagna Pagina 33 ULTIMO GIORNO PER LA MOSTRA 61 02/06/2015 La Voce di Romagna Pagina 33 Pavaglione Giovedì apre il cantiere della piazza interna 62 02/06/2015 La Voce di Romagna Pagina 33 Un altro morto sulle strade romagnole 63 02/06/2015 La Voce di Romagna Pagina 36 Requiem 64 02/06/2015 La Voce di Romagna Pagina 39 Fiamme Gialle e Grande Guerra 66

4 Il Sole 24 Ore Prima Pagina 1

5 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Prima Pagina 2

6 Pagina 4 Il Sole 24 Ore Enti locali Il governo riparte da scuola e fisco Riforma costituzionale, partita al Senato Stabilità: si studiano i dossier pensioni, local tax e spending. Marco Rogari ROMA Dopo le due settimane di sosta il treno delle riforme economiche e costituzionali riparte. Davanti all'esito in "chiaro scuro" delle elezioni, il Governo ha già fatto sapere che intende ulteriormente accelerare: in rampa di lancio ci sono in Parlamento il Ddl "Buona scuola" e la riforma Pa e per i prossimi Consigli dei ministri i decreti attuativi delle deleghe su fisco e lavoro ancora mancanti. Una scelta quasi obbligata anche per effetto del risultato del 31 maggio. Ma con diverse incognite per Matteo Renzi. A cominciare da quelle legate ai rapporti nel Pd e all' atteggiamento della minoranza interna soprattutto al Senato, dove i numeri della maggioranza sono più risicati. Proprio a Palazzo Madama già dai prossimi giorni entrerà nel vivo la delicata partita sulla riforma delle scuola, che Palazzo Chigi conta di portare a casa in tempi rapidi, e a luglio anche quella sulla riforma costituzionale (nuovo Senato e titolo V). Sulla "Buona scuola", in commissione al Senato sono piovuti ieri emendamenti. Anche i due relatori hanno presentato 4 richieste di modifica sui principi generali, autonomia scolastica, curriculum studenti e organico dell' autonomia ma solo per chiarire alcune disposizioni. Nessuno stravolgimento, insomma. Almeno per ora il Governo tira diritto, anche se non è affatto da escludere qualche piccola concessione alla minoranza Pd. E una strategia analoga dovrebbe essere adottata per la riforma costituzionale. L' esecutivo conta dunque di marciare a tappe forzate sulla "Buona scuola" ma anche con su fisco e lavoro, con il varo dei decreti attuativi mancanti delle due deleghe, cercando al tempo stesso di fertilizzare il terreno per giungere a una rapida approvazione della riforma della Pa e in vista degli interventi da realizzare con la prossima legge di stabilità: in primis la flessibilità in uscita per le pensioni, la local tax e la spending review. Palazzo Chigi non potrà rimanere completamente insensibile al risultato elettorale ottenuto dalla Lega e ai segnali che arrivano dal Nord est, dove il riconfermato Governatore del Veneto, Luca Zaia, ha ottenuto più del 50% dei consensi. E forse anche in quest' ottica il Governo tenterà di stringere il più possibile i tempi sulla fase di attuazione della delega fiscale. Entro metà giugno dovrebbe arrivare l' ok del Consiglio dei ministri a 7 o 8 decreti attuativi, a partire dalla riforma delle sanzioni penali e amministrative. Già questa settimana, o al più tardi la prossima, il Governo varerà poi i quattro decreti attuativi ancora mancanti del Jobs act, a cominciare da quello sugli ammortizzatori sociali, e darà il via Continua > 3

7 Pagina 4 < Segue Il Sole 24 Ore Enti locali libera definitivo ai primi due decreti legislativi sempre sul lavoro già presentati. Sul versante parlamentare, per il capitolo "pacchetto anticorruzione", la commissione Lavori pubblici del Senato dovrebbe varare già domani il testo di riforma del codice degli appalti: recepimento di direttive Ue ma anche semplificazione delle regole. Sempre questa settimana dovrebbe assumere un passo più spedito la riforma della Pa targata Madia. Il testo è già stato approvato dal Senato in prima lettura ed è attualmente all' esame della commissione Affari costituzionali della Camera. L' obiettivo del Governo è quello di ottenere il disco verde di Montecitorio entro la prima metà di luglio per consentire a Palazzo Madama, dove il Ddl delega tornerà per i ritocchi che si accinge ad apportare Montecitorio, di apporre il suo sigillo definitivo a inizio agosto prima della pausa estiva dei lavori parlamentari. Ma non è escluso che l' iter della riforma Madia non si concluda prima di settembre, anche perché alla Camera restano diversi nodi da sciogliere, come quelli dei Prefetti e della dirigenza. Senza considerare che per rendere operativa la riforma occorrerà attendere il varo dei decreti attuativi. Il Governo è già al lavoro su tre dei più importanti dossier legati al varo in autunno della legge di stabilità: local tax, ovvero la tassa unica comunale sugli immobili (che non piace per niente alla Lega), la flessibilità in uscita per le pensioni, con penalizzazioni per ogni anno di anticipo a partire dai 62 anni (gradita alla minoranza Pd) e la spending review da 10 miliardi per il 2016, indispensabile per disinnescare le clausole di salvaguardia delle ultime due "ex Finanziarie" (in primis l' eventuale aumento Iva). Sulle pensioni in primo banco di prova sarà il decreto indicizzazioni (varato dopo la sentenza della Consulta), che è all' esame della Camera. Sempre a Montecitorio è la delega sulla riforma del processo civile così come il provvedimento sul conflitto d' interessi. Al Senato invece sono i provvedimento sulla prescrizione dei reati, le unioni civili e anche la riforma Rai. RIPRODUZIONE RISERVATA 4

8 Pagina 4 Il Sole 24 Ore Enti locali POLITICA 2.0 Economia & Società. Partito pigliatutto e ceto medio POLITICA 2.0 Economia & Società on è il 5 a 2 il dato politico significativo ma il calo nei consensi che segnala un passaggio critico per Renzi e per quel Pd "pigliatutto", come era stato definito dopo il 40% delle europee. È quel modello di partito di sinistra ma proiettato al centro che appare in crisi e che richiede una messa a punto nel Governo e nel Pd. N on c' è stata la debacle del 4 a 3 ma pure quel 5 a 2 ha il senso della sconfitta perché è arrivata dalla Liguria, terra dello scontro interno del Pd e della rottura della sinistra. Senza contare le vittorie sul filo in una Regione inaspettatamente contesa come l' Umbria e in Campania dove pure la vittoria di De Luca mantiene intatti tutti i problemi legati alla legge Severino. E poi le percentuali di voti al Pd che scendono di molto e in un solo anno. Secondo l' Istituto Cattaneo il Pd ne ha persi oltre 2 milioni dal 2014, anche se va considerato che ci sono state molte liste civiche a drenare consensi. Ma comunque se Matteo Renzi vuole essere onesto deve ammettere il passaggio critico che sta attraversando. Nel partito e nel Governo. Perché dopo un anno da premier il logoramento c' è. Ma soprattutto serve una strategia di ripartenza se resta in piedi quel progetto di partito "pigliatutto" come lo avevano definito i politologi all' indomani del 40% delle europee. Un partito capace di allargare i suoi consensi al centro senza cedere sul fianco sinistro. È questo modello che esce incrinato dalle regionali perchè certamente ha perso consensi a sinistra e non ne ha riguadagnati tra i moderati ed è rispetto a questo obiettivo che va ricostruita un' agenda sui temi che hanno avuto il prezzo politico più alto per Renzi: crisi economica, immigrazione, questione morale. Non si può dire che la campagna elettorale sia stata facile per il leader Pd. I venti gli sono stati contrari. Dalla sentenza della Consulta sulle pensioni, agli sbarchi di immigrati, alla riforma della scuola fino ai candidati impresentabili: i fatti di cronaca gli sono andati addosso e hanno favorito, invece, i due partiti anti sistema di Salvini e Grillo. La Lega ha preso tutti i voti che poteva dai pensionati e dall' allarme immigrazione e ha approfittato dell' assenza di Forza Italia, la vera avanzata è stata a destra. I 5 Stelle invece hanno tenuto il secondo (e anche il primo) posto tra i partiti in molte Regioni e lo hanno fatto a spese del Pd trovando consensi sui temi della legalità/impresentabili e sulla riforma della scuola visto che già dal 2013 gli insegnanti sono diventati uno dei "granai" del Movimento. Anche se l' Istituto Cattaneo rileva una perdita del 60% di voti sul 2013 e circa il 40% sulle europee, non si può dire che Grillo sia il grande sconfitto visto il radicamento che consolida sui territori. Il deficit di politica e di strategia, insomma, è stato del Pd e del Governo. Non hanno convinto le riforme, non si è sentita l' uscita dalla recessione, la ripresa dell' occupazione resta fragile e a macchia di Continua > 5

9 Pagina 4 < Segue Il Sole 24 Ore Enti locali leopardo. È qui il vuoto. Ed è qui che Renzi deve ripartire in vista della sfida vera, quella delle elezioni nazionali, che lo metterà faccia a faccia con gli i populisti e anti europeisti esattamente come accade negli altri Paesi europei. È dunque l' agenda di priorità da rimettere in fila, la strategia sull' immigrazione, il tema della sicurezza, il fisco e la pubblica amministrazione. Il premier ha promesso una declinazione riformista ed è su quella che va costruito un consenso nel Paese e in Parlamento cambiando gli slogan usati fin qui forse troppo sbrigativi quando si tratta di questioni cruciali nella vita dei cittadini. Enfatizzare la lotta sull' Italicum e portare a casa la legge elettorale non gli ha portato voti. E questo racconta di un errore nell' ordine di priorità. Ma è fatale che si arrivi a un chiarimento anche dentro il Pd. E sulla questione che da anni dilania il partito e lo divide: essere o no una forza politica a vocazione maggioritaria. Essere o no un partito pigliatutto. Non basta solo il Governo per disegnare questa strategia, va trovato anche un modus vivendi interno. Come dimostra il caso Liguria. RIPRODUZIONE RISERVATA POLITICA 2.0 Economia & Società on è il 5 a 2 il dato politico significativo ma il calo nei consensi che segnala un passaggio critico per Renzi e per quel Pd "pigliatutto", come era stato definito dopo il 40% delle europee. È quel modello di partito di sinistra ma proiettato al centro che appare in crisi e che richiede una messa a punto nel Governo e nel Pd. Lina Palmerini 6

10 Pagina 22 Il Sole 24 Ore Enti locali Sulla concorrenza non solo problemi, anche passi avanti Si parla spesso degli interventi possibili per rilanciare la crescita economica dopo tanti anni di crisi. Premesso che sono convinto che non esistano soluzioni facili resta il fatto che mi sembra che si ragioni solo sule misure che gli economisti mi pare chiamano congiunturali. Si fa invece troppo poco per affrontare i problemi alla radice. Non vedo interventi per affrontare il calo demografico, così come non si vedono misure per liberalizzare i mercati in modo da dare competitività al sistema economico nel suo complesso. Mi pare che l' Italia abbia ancora molta strada da fare perchè creare nuove imprese resta comunque complesso e restano ostacoli crescenti, soprattutto amministrativi, contabili e fiscali, per le aziende che possono avere la possibilità di crescere. Lettera firmata Lettera firmata Gentile lettore, lei prosegue nella sua lettera citando tutti gli ostacoli che ha incontrato una piccola azienda. Non posso naturalmente entrare nel merito dei singoli problemi: puó tuttavia capitare (e lo dico sorridendo) che talvolta la pubblica amministrazione abbia anche ragione. Guardando ai temi generali che lei introduce mi sembra giusto sottolineare la necessità di politiche più coerenti, ma senza sottovalutare la portata di quello che si è fatto finora. Sul fronte demografico per esempio i problemi sono molto ampi, ma il bonus bebè rappresenta comunque un pur piccolo passo nella direzione giusta. Allo stesso modo sulla pubblica amministrazione c' é una riforma sulla dirittura d' arrivo in Parlamento. Non sarà rivoluzionaria, ma comunque costituisce qualche miglioramento nella semplificazione e nell' impiego delle nuove tecnologie. Sul tema di fondo delle liberalizzazioni e della competitività si puó allo stesso modo dire che passi avanti, certo non risolutivi, sono stati realizzati. Proprio ai venticinque anni della legge che ha istituito l' Autorità Antitrust è dedicato il libro di Alberto Pera e Marco Cecchini dal titolo molto significativo "La rivoluzione incompiuta" (Ed. Fazi, pagg. 290, 19,50). Ebbene nelle conclusioni si sottolinea come "nonostante una diffusa opinione contraria, si puó affermare che l' Italia ha fatto numerosi progressi sul terreno della concorrenza e dei suoi valori. Il cammino che il paese deve percorrere per allinearsi ai principali paesi avanzati non è tuttavia terminato". Il libro mette in luce i molti problemi particolari da affrontare per dare più efficienza ed autorevolezza all' impegno dell' Autorità, un impegno che peraltro, pur in forme diverse, i cinque presidenti che si sono succeduti hanno coerentemente portato avanti. Ma sottolinea la crescita nel Continua > 7

11 Pagina 22 < Segue Il Sole 24 Ore Enti locali paese di un' attenzione sempre più vasta a questi temi, anche se lo sviluppo della concorrenza e del mercato resta "un sentiero accidentato pieno di ostacoli: resistenze culturali, opposizioni corporative e lobbistiche, interferenze politiche, tendenze collusive, ostilità verso le profonde riforme nella regolazione e nelle istituzioni del mercato che sarebbe necessarie". Temi controversi e importanti che saranno sicuramente al centro il prossimo 18 giugno della relazione annuale del presidente dell' Antitrust, Giovanni Pitruzzella, a metà del suo mandato. 8

12 Pagina 23 Il Sole 24 Ore Enti locali Corpo forestale: riforma in salita La direzione nazionale antimafia si oppone, ma il Governo difende risparmi e semplificazione. Quando Re Carlo Felice di Savoia, il 15 ottobre 1822, istituì per regia patente l' amministrazione forestale «per la custodia e la vigilanza dei boschi», non poteva certo immaginare che avrebbe trovato nella Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo il baluardo a salvaguardia dell' autonomia e dell' indipendenza della sua evoluzione, vale a dire il Corpo forestale dello Stato. Già, perché 193 anni dopo e mentre il Senato l' 8 maggio ha cominciato l' esame del disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione (cosiddetto Madia dal nome del ministro per la Semplificazione e la Pa) che all' articolo 7 prevede il riordino delle funzioni di polizia di tutela dell' ambiente e del territorio e la riorganizzazione di quelle del Corpo forestale con l' eventuale assorbimento delle funzioni in quelle delle altre Forze di polizia, l' assist più prezioso sulla polemica che sta divampando da molti mesi, giunge proprio dal capo della Dnaa, Franco Roberti. Il no dell' Antimafia Il 4 novembre 2014, con il sostituto procuratore Roberto Pennisi, Roberti si è recato in audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Sollecitato dai commissari sulla paventata soppressione del Corpo forestale dello Stato, ecco la risposta: «Noi siamo contrarissimi, se non si è capito, lo ribadisco, alla soppressione del Corpo forestale dello Stato, perché sarebbe come togliere all' autorità giudiziaria l' unico organismo investigativo in materia ambientale che disponga delle conoscenze, delle esperienze, del know how e anche dei mezzi per poter smascherare i crimini ambientali. Si potrebbe osservare che non lo sopprimiamo, ma lo accorpiamo e lo facciamo assorbire dalla Polizia di Stato. Noi paventiamo che questo eventuale assorbimento, che forse risponde a esigenze di finanza, di spending review, non lo so, potrebbe rischiare di stemperare di molto il patrimonio di conoscenze e di esperienze e, quindi, la capacità investigativa di questo Corpo, che noi sosteniamo e che è il più diretto e stretto collaboratore nostro, come procura nazionale, e delle procure distrettuali». Il commissario Enrico Buemi (Psi) insiste: «Per quanto riguarda l' accorpamento con i Carabinieri?» e allora insiste anche Roberti: «Senatore, noi riteniamo che il Corpo forestale dello Stato debba mantenere una propria identità, perché attraverso il mantenimento dell' identità può sviluppare sempre meglio la propria conoscenza, la propria esperienza e la propria specializzazione, che, con tutto il rispetto figuriamoci per le altre Forze di polizia, per quanto riguarda il Corpo forestale dello Stato non concerne soltanto i rifiuti, ma anche tutta la criminalità ambientale». Continua > 9

13 Pagina 23 < Segue Il Sole 24 Ore Enti locali La difesa in Senato Più risoluti di così si muore eppure il Governo questa cura dimagrante nel nome della spending review, che non toccherebbe comunque le articolazioni del Corpo nelle Regioni autonome e a statuto speciale, la vuole: alla Camera la proposta è passata e l' 8 maggio in Senato, per la maggioranza (all' interno della quale si levano voci sempre più contrarie alla riforma Madia del Corpo forestale), il compito di difendere le posizioni è toccato a Linda Lanzillotta (Pd), che concorda «sulla prospettiva di un nucleo specializzato di polizia ambientale al posto di un corpo ad hoc; un nucleo che, lungi dall' abbassare la guardia sui reati ambientali, al contrario la integri con indagini di altissima specializzazione, perché riguardano organizzazioni internazionali, come le ecomafie, rispetto alle quali una polizia territoriale, come di fatto sarebbe il Corpo forestale (anche se poi gli sono stati anche affidati compiti antisommossa), non è in grado di farvi fronte, data, appunto, la complessità dei reati ambientali». Alla fine del suo intervento la stoccata: «Credo che l' attività istintivamente ed automaticamente difensiva dell' esistente, che molte forze di polizia mettono in atto, non parliamo del Corpo forestale, rispetto al quale oggi abbiamo avuto una dimostrazione della penetrazione dell' attività lobbistica nel Parlamento, è in generale un fenomeno diffuso». Progetto "eversivo" Chissà se ce l' aveva anche con il capo della Dnaa oltre che, ad esempio, con il suo collega senatore Giuseppe Francesco Maria Marinello (Area popolare) che poco prima aveva detto che «quanto alle conseguenze che potranno derivare dal possibile ed eventuale assorbimento del Corpo forestale dello Stato in seno al Ministero dell' Interno, considero questo aspetto non solo pericoloso, ma addirittura eversivo». Di certo la Uil Pa (uno dei sindacati esposti nella difesa a oltranza) ha giocato pesante, ricordando che Lanzillotta è «guarda caso moglie dell' ex ministro Franco Bassanini, che con un Dpcm a Camere sciolte, già nel 2001 voleva liquidare il Corpo svendendolo alle Regioni». L' autodifesa del Corpo Che esista una lobby è evidente anche se il Corpo forestale si difende benissimo da solo. A cominciare dai numeri, con uno slogan efficace: «Siamo meno dei vigili urbani di Roma». Oggi sono (in pianta organica sarebbero però 9.630), ai quali si aggiungono i operai forestali assunti a tempo indeterminato, che si occupano delle 130 riserve naturali gestite dalla Forestale. Per dare qualche parametro di paragone, i Carabinieri sono 105mila, i poliziotti 95 mila, i finanzieri 60mila e gli agenti di polizia penitenziaria 38mila. Con quei numeri le competenze del Corpo sono ampie: tutela dell' ambiente e salvaguardia della biodiversità, sicurezza pubblica e protezione civile, con particolare riferimento alla lotta agli incendi boschivi e alla sicurezza agroalimentare. L' analisi sui costi Il Governo sottolinea che la riforma viene richiesta a gran voce dall' Europa (in realtà il riferimento è all' intero complesso delle Forze di polizia e non ad una quota parte) e che con la razionalizzazione delle funzioni di polizia ambientale il risparmio sarebbe assicurato. Secondo il Corpo Forestale, esclusi gli stipendi (460 milioni all' anno, che rappresentano però un nodo cruciale della riforma proposta dal Governo), il costo è di circa 30 milioni all' anno, che quasi si compenserebbero con i 28 milioni di sanzioni amministrative elevate (media 2010/2013). In più, nell' immediato ci sarebbe il paradosso del "costo di allineamento" per la sostituzione immediata delle divise (sulla base delle ultime gare d' appalto circa 12,3 milioni), dei mezzi "civetta" e di quelli speciali (ipotizzando una consistenza del parco mezzi interessato di 1700 unità, il costo stimato è di 8,3 milioni), della flotta aerea (il costo stimato è di 2,5 milioni) e della formazione (circa 1,54 milioni considerando, per ogni unità di personale, un numero minimo di 5 giornate formative nell' anno, con una spesa minima di 40 euro al giorno per vitto alloggio missione e la spesa per le docenze). Il totale è di circa 24,6 milioni. Nuove proposte Ecco dunque che riforma Madia si riforma Madia no parte dallo stesso Corpo forestale la proposta di una razionalizzazione che sfoci nel Corpo nazionale di tutela ambientale il quale conterebbe su unità. Il neo Corpo assorbirebbe l' Ispettorato centrale della tutela e della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, i Corpi di polizia provinciale e quello delle Regioni a statuto speciale e autonome. Lo spettro del neonato Corpo spazierebbe dunque dalla gestione delle aree naturali protette di rilevanza nazionale ed internazionale alle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi, passando attraverso Continua > 10

14 Pagina 23 < Segue Il Sole 24 Ore Enti locali l' attività ricognitiva del territorio, preordinata all' aggiornamento della mappatura e all' individuazione delle aree ad elevato rischio idrogeologico..guardie o Ladri robertogalullo.blog.ilsole24ore.com RIPRODUZIONE RISERVATA. Roberto Galullo 11

15 Pagina 26 Il Sole 24 Ore Enti locali Borsa/1. In pole position i gruppi infrastrutturali. Ipo, nuovo sprint verso Piazza Affari MILANO Infrastrutture, immobiliare, alimentare e finanza. Sono questi i settori privilegiati delle prossime matricole di Piazza Affari, i cui dossier sono sul tavolo degli investitori istituzionali esteri. Si va dalle torri di Inwit all' Aeroporto di Bologna, fino all' immobiliare di Sorgente Res, e di Domus Italia e Banca Sistema. Farà invece domani il debutto borsistico il caffè Zanetti Segafredo, dopo la buona accoglienza ricevuta da retail e, in parte, anche dagli istituzionali. In particolare, a Piazza Affari sembra un momento d' oro per la quotazione delle infrastrutture che ad oggi sono uno dei settori più ghiotti per gli investitori istituzionali stranieri, grazie a flussi di cassa stabili e alla generosa politica dei dividendi. Così sotto i riflettori della Borsa sono prossime a finire le torri Telecom Italia confluite in Inwit, ma anche l' Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna. In particolare, Inwit potrebbe sfruttare l' interesse di molti investitori esteri per il settore delle torri di trasmissione telefonica, dopo il successo ottenuto un mese fa tra gli istituzionali per l' Ipo a Madrid di Cellnex, la società che ha raccolto le torri di Abertis in Europa. La Borsa è sembrata la destinazione naturale pure per l' Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, dopo che gli azionisti pubblici (tra cui enti locali come la Provincia di Bologna e la Regione Emilia Romagna) hanno preso la decisione di uscire dal capitale per monetizzare le loro partecipazioni. Ridurranno invece le loro quote la Camera di Commercio e il Comune di Bologna. Un appetito altrettanto forte da parte degli investitori esteri, soprattutto americani, ci potrebbe essere per il settore immobiliare italiano, che viene considerato abbastanza a sconto rispetto al resto d' Europa: il primo autentico test ci sarà comunque con Sorgente Res. Il gruppo guidato da Valter Mainetti sarà infatti la prima società d' investimento immobiliare quotata secondo il nuovo regime introdotto in Italia alla fine del 2014 (con il decreto Sblocca Italia) con un modello di business focalizzato su immobili a reddito di elevato pregio. Il valore dell' operazione dovrebbe essere attorno ai 500 milioni di euro. A seguire, con una tempistica che non è ancora chiara, ci potrebbe essere lo sbarco in Borsa di un' altra società immobiliare, cioè Domus Italia, azienda del gruppo Caltagirone (pronta a nascere con il conferimento di immobili residenziali per milioni) che proprio in questi giorni sta testando l' interesse degli istituzionali Usa. Ma alla prova della Borsa come si comporteranno i titoli? La prova del nove ci sarà con Massimo Zanetti Beverage Group, società del caffè nota per la marca Segafredo, che proprio domani debutterà sulle negoziazioni. Negli scorsi giorni il gruppo ha completato il proprio book con successo al prezzo più Continua > 12

16 Pagina 26 < Segue Il Sole 24 Ore Enti locali basso della forchetta: la domanda è stata di tre volte l' offerta per il retail e di una volta e mezza per la parte istituzionale. L' Ipo di Massimo Zanetti Beverage Group ha dimostrato che il momento è positivo per le nuove quotazioni, ma che un fattore cruciale è la ricerca di investitori istituzionali di qualità e con un' ottica di lungo periodo da ospitare nel capitale: come Blackrock, Amundi o i maggiori asset manager italiani, mentre è più rischioso avere come soci gli hedge fund speculativi che hanno una strategia di brevissimo periodo. Un test importante per le nuove quotazioni nel settore del credito ci sarà infine con Banca Sistema, istituto indipendente attivo nell' acquisto, gestione e finanziamento dei crediti verso la pubblica amministrazione. In quest' ultimo caso resterà da verificare l' interesse degli istituzionali esteri (che si sono mostrati molto reattivi su immobiliare, infrastrutture e alimentare) per un settore che sembra più adatto ad investitori specializzati e con competenze molto specifiche. Ovviamente la fame di Ipo dovrà fare i conti con la situazione congiunturale dei mercati. La Borsa resta in altalena sulle novità provenienti da Atene e i grandi investitori, come sempre capita in questi casi, sono pronti a cambiare strategia (ed area geografica) sulla scia di previsioni in continua evoluzione. I mercati europei (e l' Italia) sono ancora a buon mercato (come valutazioni borsistiche), ma il futuro della Grecia resta un' insidia da non sottovalutare. RIPRODUZIONE RISERVATA. Carlo Festa 13

17 Pagina 41 Il Sole 24 Ore Enti locali Oltre la riforma Fornero. L' incremento dei minimi per accedere alla pensione è conseguenza di diversi provvedimenti adottati dal 2004 in poi. Per le dipendenti della Pa scalino di sei anni Le più penalizzate sono le lavoratrici del pubblico impiego, per le quali l' età minima necessaria per il pensionamento, tra il 2010 e il 2015, è aumentata di sei anni. Il passaggio dalla pensione di anzianità a quella anticipata, invece, ha comportato un incremento, tra il 2007 e il 2012, di sette anni di contributi e cinque di età (per non subire penalizzazioni economiche). Le modifiche minori riguardano l' assegno di vecchiaia per gli uomini, dipendenti o autonomi, il cui requisito anagrafico negli ultimi quindici anni è salito solo di 15 mesi. Sono questi gli effetti principali, in termini di requisiti minimi, delle riforme previdenziali effettuate negli ultimi undici anni, in cui si contano quelle a firma Maroni (2004), Prodi (2007), il decreto legge 78/2009, la "manovra estiva Sacconi" del 2010 e quella del Già, perché anche se buona parte dei lavoratori oggi maledice la riforma Monti Fornero di fine 2011, l' intervento sui requisiti è stato effettuato in più anni con provvedimenti successivi. Di certo la più recente revisione straordinaria ha stravolto il futuro di una platea di lavoratori non indifferente. Il superamento della pensione di anzianità (a quel tempo raggiungibile con 60 anni di età, 35 di contributi e una quota di 96) e l' istituzione della pensione anticipata (42 o 41 anni di contributi più un mese) ha significato per molti attendere l' età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia. Salvo i casi di coloro che hanno iniziato a lavorare stabilmente prima dei 24 anni, o che dopo la laurea hanno trovato immediatamente un impiego, la pensione anticipata rischia di essere posticipata rispetto alla vecchiaia e quindi un traguardo impossibile da raggiungere. Il differimento maggiore lo hanno pagato i lavoratori e le lavoratrici nate nel 1952 che, anziché accedere alla pensione nel 2012, rischiano di arrivare al traguardo non prima del Il salto verso l' alto del requisito anagrafico che ha penalizzato le dipendenti del pubblico impiego, invece, dipende più dalla riforma del 2010 che dalla Monti Fornero. Fino al 2009 per queste lavoratrici erano sufficienti 60 anni. Nell' estate di sei anni fa, però, il requisito venne portato a 65 anni. Di conseguenza le donne nate nel 1961, con ameno 20 anni di contributi, hanno avuto l' illusione, fino al 2010, di poter accedere nel 2013 alla vecchiaia, ma così non sarà: infatti per effetto di quella manovra e della Monti Fornero ora dovranno attendere il , quando avranno il minimo di 66 anni e 7 mesi. All' estremo opposto, pochi cambiamenti riguardano la pensione di vecchiaia ordinaria per gli uomini, anche se, sul piano concreto, la penalizzazione si verifica perché non c' è più la pensione di anzianità Continua > 14

18 Pagina 41 < Segue Il Sole 24 Ore Enti locali (salvo che per alcune categorie) che in origine richiedeva solo 57 anni di età e 35 di contributi per poi salire a 60 e 35 nel Preso atto di ciò, i minimi della vecchiaia sono passati dai 65 anni di età con 20 di contributi del 2001 agli attuali 66 anni e 3 mesi. In prospettiva, invece, saranno le dipendenti del settore privato a dover fare i conti con l' incremento più consistente dei requisiti. A seguito dell' adeguamento alla speranza di vita che si applicherà nel triennio (+4 mesi), ma anche di quanto già previsto dalle manovre estive del 2010 e del 2011, il minimo per il trattamento di vecchiaia passerà dai 63 anni e 9 mesi attuali ai 66 e 7 mesi del Uno scalino di 34 mesi che non ha uguali per le altre categorie di lavoratori: per le autonome sarà di 22 mesi, per le dipendenti del pubblico impiego (che, come visto, "hanno già dato") e per tutti gli uomini sarà di 4 mesi. Il 2018 sarà l' anno dell' equiparazione dei requisiti per la vecchiaia di tutte le categorie. Salvo ulteriori interventi, dal 2019 ogni due anni, si applicherà solo l' adeguamento alla speranza di vita. RIPRODUZIONE RISERVATA. Fabio Venanzi 15

19 Pagina 42 Il Sole 24 Ore Enti locali Esecuzione civile. Il creditore può ottenere l' autorizzazione per la verifica «diretta» sul debitore. Dal giudice il sì per accedere alle banche dati I poteri di indagine telematica attribuiti all' ufficiale giudiziario nell' esecuzione a carico del debitore (articolo 19 del Dl 132/2014 convertito nella legge 162/2014) denotano un livello apprezzabile di consapevolezza sulla necessità di dare immediata certezza su dove promuovere l' esecuzione e sulla capienza del debitore. La scelta di demandare all' ufficiale giudiziario (su richiesta del creditore e previa autorizzazione del Tribunale) la facoltà di effettuare una vera investigazione informatica mediante accesso alle banche dati pubbliche e/o accessibili alla Pa risponde alla ratio di attribuire un potere ritenuto particolarmente invasivo a un apparato statale anziché al privato. Su questa scelta si può discutere, mentre sembrano oggettivi gli spunti di riflessione sui pro e i contro di questa previsione. Tra i vantaggi quello principale è sicuramente la funzione di supporto al creditore nell' assumere una decisione fondata e consapevole se, dove e su quali beni promuovere l' esecuzione. In teoria l' applicazione puntuale del sistema di investigazione statale prevista dalla norma dovrebbe garantire una benefica (per il creditore) contrazione di tempi/costi e l' assunzione di decisioni mirate (anche a vantaggio del debitore nullatenente). Le controindicazioni paiono però nettamente maggiori dei vantaggi e tali da comportarne la sostanziale disapplicazione. Da un lato infatti il sistema non risulta funzionale alla mole di esecuzioni promosse nei tribunali. Secondo il legislatore, il creditore dovrebbe per ciascuna pratica presentare istanza al tribunale che, a sua volta, dovrà rilasciare autorizzazione in carta bollata. Dall' altro lato queste previsioni non tengono conto del fatto che nella prassi il creditore non attende l' avvio dell' esecuzione per attivarsi nella verifica sulla consistenza patrimoniale del debitore. Lo stesso legislatore è consapevole di come la figura dell' ufficiale giudiziario dotato di sistemi informativi e infrastrutture telematiche idonee sia una chimera, viste le carenze strutturali degli apparati della giustizia, e ciò vale anche per le strutture degli uffici che dovrebbero fornire questo servizio di intelligence. In questo caso il Governo ha facoltizzato al "fai da te" il creditore, che potrà venire autorizzato ad accedere direttamente alle banche pubbliche. Ciò apre la strada ad una interessante sinergia con gli info provider privati, che potrebbero sopperire al gap della Pa efficientando un sistema che, altrimenti, appare destinato a restare lettera morta. RIPRODUZIONE RISERVATA. Christian Faggella 16

20 Pagina 42 Il Sole 24 Ore Enti locali Ctp Bologna. Anche se si annullano più atti. Se la tutela è unica un solo contributo per fase di giudizio Contributi unificati senza pace, nel processo amministrativo: con una serie di sentenze del 22 maggio la Commissione tributaria provinciale di Bologna ha accolto più ricorsi applicando la tesi della unicità del contributo per ogni fase giudiziale. Il problema era sorto in quanto per ogni ulteriore fase della procedura (motivi aggiunti) la segreteria del tribunale amministrativo aveva chiesto il pagamento di un nuovo contributo: in alcuni casi le singole liti avevano cumulato ben di cinque contributi, perché erano man mano emersi nuovi atti, che esigevano rettifiche ed integrazioni del ricorso iniziale. Con le pronunce del 22 maggio, la Commissione tributaria utilizza il criterio secondo il quale, quando il bene della vita di cui si chiede tutela giurisdizionale rimane unico, unico deve essere anche il contributo fiscale. In questo modo il giudice tributario pone l' accento sulla ragionevolezza che deve contraddistinguere la richiesta del contributo: se la parte ricorrente tende a un risultato (un bene della vita), e questo risultato è ottenibile annullando più provvedimenti man mano emersi nel corso del giudizio, il contributo dovuto è unico. Si tratta, a quanto è dato sapere, della prima applicazione nella giustizia amministrativa del meccanismo previsto dagli articoli 9 e seguenti del Dpr 30 maggio 2002, n Le ricadute di quest' orientamento sono notevoli, sia nel campo degli appalti pubblici sia negli usuali settori della giustizia amministrativa (commercio, edilizia, concorsi): per l' impugnativa di appalti pubblici l' importo dei contributi unificati supera varie migliaia di euro, aumentati del 50% in appello, e il rischio di dover pagare contributi plurimi, spesso scoraggiava il ricorso. Ora basterà, secondo la Commissione tributaria, tener presente il "bene della vita" cui si tende (l' esecuzione dell' opera o della fornitura), anche se durante il contenzioso emergano vizi (censurati con motivi aggiunti) ad esempio sulla capacità della commissione esaminatrice o su atti di pianificazione urbanistica connessi all' opera pubblica. In parole povere, se il bersaglio è unico, non conta il numero degli atti attraverso i quali i motivi di ricorso vengono specificati. Questa stessa logica riecheggia quella che si legge nelle osservazioni dell' Avvocato generale presso la Corte di giustizia Ue 7 maggio 2015 (Sole dell' 8 maggio), che appunto critica l' imposizione del pagamento di un distinto contributo per ogni fase della lite. A giorni è attesa la pronuncia della Corte di giustizia, che peraltro riguarda solo la materia degli appalti, mentre l' orientamento della Commissione tributaria bolognese riguarda tutti tipi di ricorso amministrativo, ed è altresì estensibile, secondo il Continua > 17

21 Pagina 42 < Segue Il Sole 24 Ore Enti locali criterio della tutela del "bene della vita", anche al contezioso tributario. RIPRODUZIONE RISERVATA. Guglielmo Saporito 18

22 Pagina 2 Italia Oggi Enti locali Il punto. Renzi non taglia le tasse e nemmeno riforma la p.a. E il Veneto lo bastona La cartina di tornasole di queste elezioni politiche regionali è il risultato del Veneto. La regione con il pil più importante, per valore dell' export e per contributo a quello nazionale, tra quelle in cui si è votato. Gli imprenditori, i professionisti, le partite Iva, gli artigiani e, più in generale, gli elettori veneti che non vivono di trasferimenti pubblici avevano concesso una importante apertura di credito al rottamatore. Alle elezioni europee del 2014, le prime dell' era Matteo Renzi a palazzo Chigi, il Pd aveva preso quasi 900 mila voti ed era stato di gran lunga il partito più votato. Le liberalizzazioni promesse da Renzi, come l' abolizione delle camere di commercio, l' annunciata lotta violenta alla pubblica amministrazione che non funziona e, soprattutto, la promessa del Premier di voler ridurre le tasse, avevano convinto i veneti a dare un' apertura di credito al leader fiorentino. Domenica la fiducia è stata ritirata: nelle urne il crollo del Pd è stato deflagrante con un arretramento del 19% rispetto alle europee e una lista ben sotto il 20% dei suffragi espressi. I veneti sono gente pragmatica, abituata da sempre ad alzarsi la mattina per andare a guadagnarsi la giornata con le proprie energie non vivendo di tasse altrui, e hanno subito preso le misure alle slide e alle riforme mancate di Renzi. Certo, la candidatura in stile nuovista tout court di Alessandra Moretti ha tutt' altro che aiutato il Pd che pensava che i voti presi dalla Ladylike, inventata dai talkshow ma senza un vero peso politico nel Cv, alle europee fossero davvero dei voti intercettati dal giovanilismo senza messaggio della Moretti. I veneti ora hanno rimesso le carte al loro posto giusto. Il Renzi di governo non li convince e così hanno riconfinato il Pd nella sua nicchia storica, quella nella quale da più di vent' anni è stato schiacciato nel profondo Nord italiano. Quello che da allora, quindi da sempre, attende la rivoluzione liberale che assuma le vesti di uno stato low cost e di una tosatura della pressione fiscale. Il Premier rottamatore, invece, sul fronte del taglio dei costi della p.a. ha fatto solo annunci, mentre la pressione fiscale con il governo Renzi è rimasta invariata se non leggermente aumentata. Così i veneti, che vogliono pagare meno tasse ed essere meno oppressi dallo stato per poter investire di più nelle loro aziende, hanno deciso di voltare le spalle a Renzi. Il messaggio è chiaro: se il rottamatore non rottama anche le tasse, allora quella parte di pil italiano incarnato dai Continua > 19

23 Pagina 2 < Segue Italia Oggi Enti locali lavoratori autonomi e dagli imprenditori non lo vota più e la costituency elettorale del Pd si restringe di nuovo sui pensionati. Proprio quelli ai quali il neopresidente dell' Inps, Tito Boeri, vorrebbe ricalcolare al ribasso le pensioni retributive. Riproduzione riservata. EDOARDO NARDUZZI 20

24 Pagina 24 Italia Oggi Enti locali Il coordinamento tra il pagamento dei tributi locali e gli adempimenti legati a Unico. Tasi e Imu su strade separate Sugli immobili deducibilità al 20%, sui servizi al 100% SANDRO CERATO La Tasi pagata per gli immobili d' impresa è deducibile integralmente, a esclusione degli immobili patrimonio, mentre l' Imu è deducibile nella misura del 20% solo se riferita ad immobili strumentali. Nella gestione della determinazione del reddito d' impresa o di lavoro autonomo nel modello Unico 2015, particolare attenzione deve essere prestata per individuare correttamente il regime di deduzione delle imposte locali dovute per gli immobili appartenenti alle imprese. La legge di Stabilità del 2015 (legge n. 147/2013) ha introdotto nel nostro ordinamento l' obbligo di pagamento della Tasi per tutti gli immobili, con applicazione nella sostanza delle medesime regole previste per l' Imu ai fini della determinazione della base imponibile, anche se una quota di Tasi è dovuta anche da parte di coloro che detengono gli immobili in locazione. La predette legge istitutiva non contiene una specifica limitazione alla deduzione di tale tributo, ragion per cui si ritiene che l' importo pagato dalle imprese e dai professionisti sia deducibile dal reddito d' impresa con il principio di cassa, ai sensi dell' art. 99, comma 1, secondo periodo del Tuir, secondo cui le imposte diverse da quelle sui redditi sono deducibili nell' esercizio in cui avviene il pagamento. Tuttavia, nell' ambito del reddito d' impresa vi sono alcuni immobili che non presentano il requisito della strumentalità, ed in particolare quelli indicati nell' art. 90 del Tuir (immobili c.d. «patrimonio»), per i quali il comma 2 del predetto articolo non ammette la deduzione dei costi e degli altri componenti negativi afferenti i beni stessi. Nell' ambito di tali componenti negativi rientra la Tasi pagata a partire dal 2014 con conseguente indeducibilità della stessa dal reddito d' impresa. Si ricorda che tali immobili sono quelli abitativi (accatastati nella categorie da A/1 ad A/9), diversi dai beni merce, e non utilizzati direttamente ed esclusivamente per lo svolgimento dell' attività d' impresa (in tale ultima ipotesi gli stessi assumono la qualifica di immobili strumentali per destinazione). Per il periodo d' imposta 2014, la Tasi pagata non può che riguardare l' annualità 2014, ragion per cui non è possibile che si realizzi un disallineamento tra «cassa» e «competenza», fermo restando che se l' imposta del 2014 è pagata nel corso del 2015 la deduzione dal reddito d' impresa avverrà nel modello Unico del prossimo anno. Per quanto riguarda l' Imu, la deduzione parziale già applicata lo scorso anno Continua > 21

25 Pagina 24 < Segue Italia Oggi Enti locali è confermata anche per il periodo d' imposta 2014, sia pure nella minor misura del 20% dell' imposta pagata nel corso del 2014, tenendo conto che l' eventuale pagamento del tributo del 2013 nel corso del periodo d' imposta 2014 è penalizzante in quanto la misura della deduzione si abbassa dal 30% al 20% per effetto dell' applicazione del principio di cassa. Gli immobili per i quali spetta la deduzione parziale dell' Imu sono solamente quelli strumentali (per natura o per destinazione), con conseguente esclusione, oltre a quelli patrimonio di cui all' art. 90 del Tuir, degli immobili che costituiscono beni merce (ad esempio, quelli detenuti dalle immobiliari di compravendita o dalle imprese di costruzione), anche se temporaneamente concessi in locazione. Sul punto, è bene evidenziare che, a differenza di quanto previsto per l' Imu, la cui deduzione parziale è espressamente prevista solamente per gli immobili strumentali, la deduzione della Tasi non trova alcuna limitazione nemmeno per gli immobili merce, poiché come detto l' assenza di indicazioni normative porta a concludere che gli unici immobili che non consentono la deduzione sono solamente quelli non strumentali di cui all' art. 90 del Tuir. Per gli esercenti attività di lavoro autonomo, infine, si applicano le medesime regole previste per le imprese, ricordando che per questi l' immobile strumentale è solo quello destinato esclusivamente e direttamente per lo svolgimento dell' attività professionale, e non anche quello per natura in quanto tale categoria è prevista solo nella determinazione del reddito d' impresa. 22

26 Pagina 28 Italia Oggi Enti locali l' analisi. Tasi a due velocità nei fallimenti Tasi a due velocità nel fallimento. L' articolo 1, comma 681 della legge 147/2013 prevede che nel caso in cui l' unità immobiliare è occupata da un soggetto diverso dal titolare del diritto reale sull' unità medesima, il tributo sui servizi indivisibili è dovuto da quest' ultimo e dall' occupante che sono autonomi e distinti soggetti d' imposta. L' occupante deve provvedere autonomamente al pagamento della propria quota dell' intera imposta (tra un minimo del 10 e un massimo del 30%) secondo quanto stabilito dal regolamento comunale. Il pagamento del tributo, secondo la regola generale, avviene in due tempi: acconto entro il 16 di giugno dell' anno di riferimento; saldo entro il 16 dicembre dell' anno di riferimento (con facoltà del soggetto passivo di procedere al pagamento dell' intero imposto entro il 16 giugno). Per il fallimento la norma non è chiara in relazione ai termini di pagamento. A pare di chi scrive, il curatore non soggiace alla regola generale ma procede al pagamento, in unica soluzione, del tributo dovuto per l' intera durata della procedura (dichiarazione di fallimento decreto di trasferimento del bene) come espressamente previsto per l' Imu. Ritenere che il curatore sia tenuto a versare la Tasi in tempi diversi dall' Imu è illogico in quanto sia l' Imu che la Tasi sono una parte dell' imposta Iuc. Inoltre, considerato che spesso nella fase iniziale (e anche nel prosegui) il curatore non ha disponibilità liquide per provvedervi esponendo questi a sanzioni per omessi versamenti, non dipendenti dalla sua volontà. Da quanto sopra consegue che il pagamento dell' importo complessivo della Tasi, se dovuto da due soggetti, deve avvenire in tempi diversi: ordinario su base annuale, per l' occupante; entro tre mesi dal decreto di trasferimento per l' intero periodo di durata della procedura, per il curatore. È opportuno che il curatore segnali al conduttore dell' immobile i dati per l' autonoma determinazione del dovuto in base al regolamento comunale. È poi da ritenere che il curatore sia tenuto a pagare la Tasi in qualità di occupante nei termini ordinari di scadenza annuale che, versamento che ovviamente non eseguirà in mancanza della disponibilità di liquidità. Il curatore raggiunto dall' eventuale avviso di liquidazione gravato da sanzioni potrà adire il giudizio tributario e chiedere la non applicazione delle sanzioni a mente dell' articolo 8 del dlgs 546/92. Riproduzione riservata. ENZO SOLLINI Continua > 23

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