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1 infosalute 11 Provincia Autonoma di Trento Assessorato alla Salute e Politiche sociali Piano provinciale sangue

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5 Piano provinciale sangue Edizioni Provincia Autonoma di Trento Assessorato alla salute e politiche sociali Trento, 2010

6 infosalute 11 Piano provinciale sangue Paola Zanetti (a cura di) Assessorato alla Salute e politiche sociali Servizio Economia e programmazione sanitaria Ufficio Programmazione, valutazione e controllo dell attività sanitaria Via Gilli, Trento tel fax comunicazione.salute@provincia.tn.it copyright Giunta della Provincia Autonoma di Trento L utilizzo del materiale pubblicato è consentito con citazione obbligatoria della fonte

7 Presentazione Il piano sangue , approvato dalla Giunta provinciale, è lo strumento programmatorio che definisce le linee evolutive del sistema trasfusionale provinciale, cioè del sistema che presiede alla raccolta, lavorazione, distribuzione e utilizzo del sangue e dei suoi componenti a scopo di cura, e che quindi riveste importanza strategica all interno del servizio sanitario provinciale. Negli ultimi anni, dall approvazione del precedente piano provinciale sangue, adottato nel 2005, sono stati fatti consistenti passi avanti in questo settore, in termini di miglioramento della qualità, sicurezza informatizzazione delle attività trasfusionali, in presenza di un notevole rinnovamento normativo che ha investito questa materia a livello europeo e nazionale. Il testo del nuovo piano sangue si pone in continuità con il precedente, disponendo la prosecuzione delle linee di intervento tracciate: il miglioramento continuo di qualità e sicurezza, la programmazione di nuove funzioni, l attenzione costante alla raccolta di sangue in un rapporto di forte collaborazione con le Associazioni di volontariato, con il loro patrimonio umano di donatori presenti sul nostro territorio, grazie ai quali sono stati raggiunti nella nostra provincia risultati estremamente lusinghieri per quanto riguarda l autosufficienza di sangue e emocomponenti e anche la capacità di intervento per carenze extraprovinciali. La trasversalità dei servizi trasfusionali nell ambito delle attività di cura e il fondamento sulla collaborazione insostituibile dei donatori motivano il rafforzamento dell organizzazione di tipo dipartimentale di questo particolare settore, le cui linee evolutive devono essere condivise tra tutte le componenti che vi operano e che collaborano, con diversi ruoli, per i medesimi obiettivi. Per questo è particolarmente importante la diffusione, mediante questa pubblicazione, sia delle linee programmatiche generali adottate con il piano, sia delle procedure tecniche adottate dall Azienda provinciale per i servizi sanitari, quale ulteriore stimolo per mantenere costante l impegno umano e l efficienza tecnica finora dimostrati nella direzione del miglioramento dello stato di salute e della qualità della vita della popolazione. Ugo Rossi Assessore provinciale alla salute e politiche sociali

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9 Indice Approvazione del Piano provinciale sangue Piano provinciale sangue Premessa Attuazione degli obiettivi del precedente piano provinciale sangue Obiettivi generali del piano provinciale sangue a Programmazione della attività di raccolta b Sicurezza dell attività trasfusionale c Qualità organizzativa della rete dei Servizi trasfusionali: Distribuzione e utilizzo del sangue e dei suoi componenti d Raccolta di cellule staminali da sangue periferico e da cordone ombelicale e Qualità organizzativa e strutturale: percorso di autorizzazione accreditamento f Promozione della donazione e valorizzazione del volontariato...29 Appendice 1: Strutture trasfusionali operative in ambito provinciale...31 Appendice 2: Procedura D.I.M.T. selezione donatore e raccolta sangue ed emocomponenti...33 Appendice 3: Criteri per la selezione del donatore...47 Appendice 4: Note informative per aspiranti donatori...67 Appendice 5: Note informative per i donatori di sangue ed emocomponenti.68 Appendice 6: Modulo di informazione, accettazione e consenso alla donazione di sangue ed emocomponenti...83 Appendice 7: Piano indicatori di qualità D.I.M.T Appendice 8: Schema di accordo con le Associazioni dei Donatori Volontari Sangue...99 Appendice 9: Riferimenti normativi relativi alle attività trasfusionali

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11 Approvazione Piano provinciale sangue LA GIUNTA PROVINCIALE Richiamata la precedente deliberazione n. 607 del 1 aprile 2005, con la quale è stato approvato il Piano provinciale sangue , secondo i principi fissati dalla legge 4 maggio 1990, n. 107 allora vigente, che prevedeva la definizione di un piano a livello regionale al fine di una razionale distribuzione dei servizi e per efficace tutela della salute dei donatori e dei cittadini. Rilevato che anche la successiva legge 21 ottobre 2005, n. 219, contenente la nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione di plasmaderivati, prevede che a livello regionale sono definiti gli obiettivi per l autosufficienza integrata, regionale e interregionale, e per l assistenza in materia trasfusionale. Ritenuto pertanto di adottare un nuovo piano sangue per il triennio , nel quale siano precisate le linee guida di fondo per l evoluzione del sistema emotrasfusionale provinciale e gli obiettivi in materia di autosufficienza e sicurezza delle attività trasfusionali. Vista la deliberazione n del 11 luglio 2008 di Approvazione dello schema di accordo tra l Azienda provinciale per i servizi sanitari e le Associazioni dei donatori volontari di sangue; Dato atto che la proposta elaborata del nuovo Piano provinciale sangue per il periodo è stata illustrata alle Associazioni dei donatori acquisendone osservazioni e suggerimenti. Visto il decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 207 recante Attuazione della direttiva 2005/61/CE che applica la direttiva 2002/98/CE per quanto riguarda la prescrizione in tema di rintracciabilità del sangue e degli emocomponenti destinati a trasfusioni e la notifica di effetti indesiderati ed incidenti gravi. infosalute 11 9

12 Visto il decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 208 recante Attuazione della direttiva 2005/62/CE che applica la direttiva 2002/98/CE per quanto riguarda le norme e le specifiche comunitarie relative ad un sistema di qualità per i servizi trasfusionali. Visto il decreto legislativo 20 dicembre 2007, n. 261 recante Revisione del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, recante attuazione della direttiva 2002/98/ CE che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti. A voti unanimi, espressi nelle forme di legge, d e l i b e r a 1. di approvare il Piano provinciale sangue per il periodo nel testo che, allegato alla presente deliberazione, ne forma parte integrante e sostanziale; 2. di dare atto che, per la migliore attuazione del Piano sangue, sono state predisposte, a cura del Dipartimento di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell Azienda provinciale per i servizi sanitari, i documenti e le procedure che costituiscono appendice al Piano sangue di cui al punto infosalute 11

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15 1. Premessa L organizzazione dei servizi trasfusionali comprende una serie di processi coordinati - dalla raccolta del sangue e degli emocomponenti, alla loro conservazione e lavorazione, fino alla distribuzione e trasfusione al paziente - che prendono avvio dalla persona del donatore per arrivare alla persona del paziente ricevente. Tutti i passaggi intermedi, che richiedono tecnologie, professionalità degli operatori e procedure uniformi, sono finalizzati a garantire a entrambi le migliori condizioni possibili: al donatore le migliori condizioni di salute, al ricevente il farmaco più efficace e mirato nella massima garanzia di qualità e sicurezza. In questa ottica, il precedente Piano provinciale sangue ha segnato il rafforzamento dell assetto istituzionale Dipartimentale nell organizzazione dei servizi trasfusionali nella provincia di Trento, e contemporaneamente il consolidamento di alcuni obiettivi attinenti all autosufficienza del sangue e dei suoi componenti e alla sicurezza trasfusionale. Nel periodo di vigenza del piano si è assistito in provincia di Trento all introduzione di una serie di nuovi servizi ospedalieri (Unità Operative di neurochirurgia e di ematologia), e ciò ha messo in evidenza la necessità del continuo monitoraggio della situazione di autosufficienza, in un sistema dinamico nel quale i fabbisogni variano in relazione alle strutture presenti e ai protocolli terapeutici. Con riguardo alla collaborazione tra Provincia, Azienda sanitaria e donatori volontari di sangue, è stato istituito un nuovo organismo rappresentativo, la Commissione tecnica provinciale per i servizi trasfusionali, dotata di compiti consultivi e propositivi ai fini organizzativi e di programmazione, quale momento importante di sviluppo della compartecipazione di tutti gli attori del sistema e di miglioramento del livello di coordinamento tra le varie componenti. Si è assistito inoltre ad una produzione normativa notevole, a livello nazionale e comunitario, che ha disciplinato globalmente la materia, sia riguardo all assetto istituzionale a livello nazionale, ridisegnato dalla legge 21 ottobre 2005 n. 219 con la creazione dei nuovi organismi della Consulta nazionale e del Centro Nazionale Sangue dotati di forti funzioni di coordinamento, sia riguardo alle misure infosalute 11 13

16 a garanzia della qualità e sicurezza del sangue umano e dei suoi componenti (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, poi rivisto con il decreto legislativo 20 dicembre 2007, n. 261), nonché agli aspetti organizzativi fondamentali in materia di rintracciabilità e eventi avversi (decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 207) e di sistema di qualità per i servizi trasfusionali (decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 208). Il nuovo piano provinciale sangue , interviene pertanto in un contesto che è accuratamente regolamentato, potendo contare su una base di positivi risultati raggiunti. I nuovi obiettivi devono essere rivolti da una parte al mantenimento e miglioramento dell autosufficienza in relazione ai nuovi bisogni con l impulso alla promozione delle donazioni, e dall altra al miglioramento della qualità di tutti i processi, con il completamento dell adeguamento ai requisiti di legge e l attuazione dei percorsi di verifica e di accreditamento. Il piano sangue infine conferma il Dipartimento di Medicina Trasfusionale quale insostituibile strumento di attuazione della rete trasfusionale provinciale, rafforzandone sia i poteri gestionali ed organizzativi, sia l interazione con gli altri dipartimenti. 14 infosalute 11

17 2. Attuazione degli obiettivi del precedente piano provinciale sangue Il Piano provinciale sangue 2004/2008, poneva come obiettivi generali la programmazione dell attività di raccolta a garanzia del mantenimento dell autosufficienza, la qualità tecnica e sicurezza dell attività trasfusionale, nonché la qualità organizzativa e della rete dei servizi trasfusionali con la applicazione dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi. Un ulteriore obiettivo riguardava l intervento sul versante sociale delle attività trasfusionali, nella promozione della donazione e valorizzazione del volontariato. Per quanto riguarda l autosufficienza provinciale, nel periodo di vigenza del Piano la raccolta si è mantenuta sugli standard previsti: si è registrato un graduale incremento della raccolta, fino a superare, nel , le unità di sangue intero. Si è osservata peraltro una certa disomogeneità della presenza di donatori sul territorio, con un calo dei donatori nei centri maggiori (Trento e Rovereto) a fronte di un aumento nelle zone periferiche. E stato pertanto iniziato un programma di ampliamento dell attività nelle unità di raccolta, a partire dalla nuova sistemazione della unità di raccolta presso l ex ospedale psichiatrico di Pergine, allo spostamento in nuovi locali dell unità di raccolta presso l ospedale di Borgo Valsugana, alla sistemazione dei locali dell unità di raccolta presso l ospedale di Tione, al potenziamento dell unità di raccolta di Cavalese con l istituzione di sedute di raccolta anche presso l ambulatorio di Pozza di Fassa. È stata inoltre raggiunta l autosufficienza anche per quanto riguarda gli emoderivati, che nel 2005 risultava ancora incompleta. Riguardo al contributo all autosufficienza nazionale, sono state risolte le precedenti convenzioni per la cessione programmata ad Aziende extratraprovinciali. Per quanto riguarda la sicurezza delle attività trasfusionali, il piano poneva in particolare l accento sull obiettivo della riduzione dei rischi clinici non infettivi, derivanti dalla non corretta identificazione del paziente. Per questo aspetto sono state programmate misure per ridurre al minimo tali rischi (con l avvio dei processi di identificazione mediante braccialetto eliminando così le possibilità di errore al letto del paziente) ed è stata implementata la raccolta di infosalute 11 15

18 dati relativi alle non conformità, discussi in audit clinici all interno dei reparti. Relativamente alla qualità organizzativa, il sistema informatico trasfusionale EmoNet, introdotto nel novembre 2006 presso le strutture di Trento e Rovereto, ed esteso nel corso del 2007 a tutte le Unità di Raccolta provinciali, ha permesso l alimentazione completa in tempo reale dei dati da tutte le strutture trasfusionali provinciali unite in rete informatica. Lo sviluppo di tale sistema ha rappresentato un passo fondamentale nel processo di ottimizzazione e uniformazione delle procedure fra le strutture dipartimentali. È stato inoltre avviato il processo di autorizzazione/accreditamento delle strutture trasfusionali, in un contesto in cui le strutture ospedaliere e trasfusionali sono oggetto di importanti adeguamenti e ristrutturazioni. Preso atto di quanto realizzato nella direzione indicata dal precedente piano sangue, rimane comunque ancora attuale la necessità di completare il riordino strutturale-organizzativo, e di proseguire nel processo appena iniziato di autorizzazione/accreditamento delle strutture trasfusionali. 16 infosalute 11

19 3. Obiettivi generali del piano provinciale sangue Il piano sangue è finalizzato a perseguire i seguenti obiettivi generali: garantire il mantenimento del livello di autosufficienza provinciale di sangue, emocomponenti e emoderivati, mediante un ottimale programmazione e coordinamento della rete di raccolta nelle varie sedi, concorrere all autosufficienza nazionale e promuovere progetti specifici per iniziative di cooperazione internazionale; garantire un elevato livello di sicurezza delle attività trasfusionali mediante la totale informatizzazione delle strutture e la standardizzazione delle procedure; rafforzare l organizzazione dipartimentale, incrementando anche le funzioni e le responsabilità delle unità di raccolta, e, in particolare, rafforzare la funzione del Dipartimento trasfusionale non soltanto nella gestione e controllo dell applicazione di linee-guida e protocolli, ma anche dotandolo di strumenti organizzativi e di gestione delle risorse, umane e non, al fine di ottimizzare e migliorare la funzione di distribuzione di emocomponenti negli ospedali periferici; avviare la raccolta di cellule staminali da sangue periferico e incrementare la raccolta da cordone ombelicale; perseguire il miglioramento della qualità organizzativa e strutturale mediante il proseguimento dei processi di autorizzazione e accreditamento delle strutture; incrementare le forme di collaborazione con il volontariato mediante la valorizzazione delle attività delle Associazioni, il collegamento in rete e il sostegno alle attività di promozione e sviluppo della donazione. 3.a. Programmazione della attività di raccolta (autosufficienza provinciale e nazionale) L autosufficienza non può mai ritenersi un dato stabilmente acquisito, ma è un obiettivo da perseguire e monitorare costantemente, legato all equilibrio tra attività di raccolta/produzione e necessità distributive, che può cambiare per l influenza di vari fattori: variabilità del fabbisogno clinico, applicazione di linee guida standard per l utilizzo, capacità di mantenimento di una base costante di donatori stabili. infosalute 11 17

20 I dati dell attività di raccolta degli anni dimostrano una costante crescita del numero complessivo delle donazioni di sangue intero, dalle donazioni del 2005, alle circa del Si osserva che l aumento di donazioni nel periodo più recente si è realizzato grazie all attività delle unità di raccolta periferiche, a fronte di una raccolta stazionaria, se non in leggero calo, presso il SIT di Trento e il CT di Rovereto. Programmazione della raccolta Per i prossimi anni deve essere annualmente programmata la raccolta di sangue intero prevedendone un progressivo aumento graduale, dato il previsto incremento dei consumi. Dovrà inoltre essere realizzato un aumento della raccolta di plasma mediante aferesi. Infatti, mentre può considerarsi acquisita l autosufficienza di globuli rossi, va monitorata e rafforzata l autosufficienza di emoderivati recentemente conseguita, mediante un attenta programmazione del fabbisogno di plasma da inviare all industria per la lavorazione. L aumento da prevedere nella raccolta di sangue è dovuto alla necessità di far fronte al maggior fabbisogno derivante dall istituzione dell Unità Operativa di ematologia presso l Ospedale S. Chiara, per la quale è da mettere in conto la richiesta di unità aggiuntive di sangue intero ed altrettante di concentrati piastrinici. La programmazione annuale della raccolta e dell utilizzo di emocomponenti e emoderivati sarà realizzata, anche sentita la commissione provinciale per i servizi trasfusionali, attraverso l elaborazione di un piano annuale di raccolta. Ai fini del raggiungimento dell obiettivo dell aumento della raccolta si definiscono le seguenti azioni, da porre in essere dall Azienda provinciale per i servizi sanitari: corretta programmazione e ottimizzazione della rete di raccolta tramite l attività del DIMT con il coinvolgimento delle organizzazioni di volontariato. Rafforzamento e incremento della raccolta nelle unità di raccolta periferiche con l ottimizzazione e, se il caso, l adeguamento, a tal fine, delle risorse di personale, anche istituendo un organico dipartimentale da adibire a rotazione nelle varie unità di raccolta, e avvalendosi della collaborazione delle associazioni dei donatori di sangue nell integrazione del personale sanitario necessario secondo modalità da concordare tra le associazioni e il DIMT; formale costituzione della nuova unità di raccolta di Pozza di Fassa, con la possibilità di individuare altri centri di raccolta in alcune zone decentrate; sostegno e collaborazione alle Associazioni dei donatori nell organizzazione di campagne di sensibilizzazione della popolazione e promozione della donazione volontaria e gratuita del sangue, soprattutto in concomitanza con il pieno avvio dell operatività dell Unità Operativa di ematologia; applicazione di un indice di donazione omogeneo in tutta la provincia e soprattutto promozione di opportune attività promozionali finalizzate alla riduzione dell età media della base dei donatori, attualmente attestata sui anni. 18 infosalute 11

21 Concorso al fabbisogno nazionale e internazionale Nel corso della vigenza del precedente piano sangue si è registrato un netto miglioramento per quanto riguarda la raccolta e l autosufficienza di sangue nelle regioni storicamente carenti, con le quali erano stati istituiti in passato stabili rapporti di collaborazione per la cessione mediante convenzioni. Pertanto, data la riduzione della richiesta e in considerazione della crescita contestuale del fabbisogno a livello locale, è cessata l operatività delle suddette convenzioni. Rimane peraltro ferma la disponibilità ad assicurare la collaborazione con strutture extraprovinciali mediante cessione di sangue e derivati per specifiche situazioni transitorie di carenza, al di fuori di rapporti stabili di scambio, nel rispetto di criteri e modalità di gestione eventualmente definiti dal Centro Nazionale Sangue. Infatti, a norma della legge 219/2005, l autosufficienza è confermata come un obiettivo non frazionabile nel Paese, finalizzato a garantire a tutti i cittadini uguali condizioni di qualità e sicurezza delle terapie trasfusionali mediante un efficace coordinamento interregionale. La Provincia concorre al fabbisogno di altre regioni anche mediante la partecipazione al consorzio interregionale per la lavorazione del plasma (A.I.P. - Accordo Interregionale Plasma), accordo che vede la partecipazione di 10 regioni e province autonome per il conferimento di un appalto unitario per la lavorazione di tutto il plasma delle regioni aderenti e per il ritorno di emoderivati in conto lavorazione. L accordo consente la possibilità di un interscambio tra le regioni aderenti di prodotti derivanti da plasma raccolto dell ambito del consorzio, secondo specifiche modalità e tariffe. Invece può essere progettata e perseguita, nel rispetto delle norme internazionali, la partecipazione a iniziative di solidarietà e cooperazione internazionale verso nazioni carenti, per la cessione di derivati del sangue (attraverso l Accordo Interregionale per la Plasmaderivazione) e di emocomponenti (su iniziativa provinciale), specie nelle aree in cui è più critica la situazione dei servizi sanitari per sottosviluppo o situazioni di guerra, secondo quanto previsto dal CNS. Per la cessione del sangue e degli emocomponenti tra servizi sanitari pubblici si applicano i prezzi unitari indicati nell allegato A della deliberazione della Giunta provinciale n del 6 novembre 2003, adottata in conformità alle previsioni dell Accordo 24 luglio 2003 tra il Ministro della Salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sul documento Aggiornamento del prezzo unitario di cessione del sangue e degli emocomponenti tra servizi sanitari pubblici e successive modificazioni. Per la cessione di emoderivati si applicano i prezzi determinati dalla Giunta provinciale con propria deliberazione n del 10 dicembre 2004, tenuto conto sia di quanto stabilito dall articolo 3 del decreto del ministro della Sanità 15 aprile 1994, sia delle determinazioni concordate nell ambito dell accordo interregionale per la lavorazione del plasma, di cui alla deliberazione della Giunta provinciale n. 9882/1998. infosalute 11 19

22 3.b. Sicurezza dell attività trasfusionale Riguardo al rischio infettivo si può affermare di aver conseguito la massima riduzione possibile del rischio trasfusionale in quanto è stata introdotta l effettuazione, per tutte le unità raccolte, della ricerca dei componenti virali, con tecnica NAT, oltre che per il virus dell epatite C, anche per l HIV e l epatite B. Inoltre è applicata in via generale e standardizzata la procedura di selezione e valutazione dei donatori volontari di cui al decreto ministeriale di data 3 marzo 2005 riguardante i protocolli per l accertamento e la valutazione periodica dell idoneità del donatore, così come le disposizioni riguardanti le caratteristiche e modalità per la donazione del sangue e di emocomponenti. L Azienda deve programmare una più metodica attività pianificata di follow-up dei pazienti sottoposti a terapia trasfusionale, attribuendo sempre maggiore attenzione alle logiche del rischio clinico. Riguardo al rischio clinico non di origine infettiva, è noto che gran parte dei rischi trasfusionali derivano oggi dalla difficoltà del sistema organizzativo di eliminare gli errori di identificazione del paziente. Per ridurre al minimo tali rischi si dispone che siano proseguite le misure adottate sperimentalmente riguardanti il processo di identificazione del paziente mediante braccialetto, e che siano adottate procedure per il monitoraggio e la raccolta di dati sulle non conformità e per la valutazione congiunta dei casi mediante audit clinici all interno dei reparti. È necessario pertanto pervenire ad un sistema completo di monitoraggio degli incidenti (errori e quasi-errori) e delle idonee procedure per prevenirli. Va rafforzato inoltre il sistema dell emovigilanza, finalizzato a registrare, oltre agli incidenti, anche gli eventi avversi gravi e a tal fine il sistema informativo deve connettersi al sistema SISTRA nazionale (sistema informativo dei servizi trasfusionali) per interfacciarsi con il Centro Nazionale Sangue. Inoltre deve essere garantita la notifica di tutti gli eventi avversi anche alla Provincia. La verifica sistematica della sicurezza e dell efficacia terapeutica del sangue e dei suoi prodotti deve essere conseguita attraverso i seguenti strumenti: a. la standardizzazione delle procedure trasfusionali di raccolta, manipolazione, validazione e distribuzione degli emocomponenti attraverso l adozione di linee guida e protocolli e in modo tale che sia assicurata la tracciabilità di ogni unità di sangue o emoderivato, ovvero la possibilità di risalire al donatore in ogni momento del percorso; b. il monitoraggio delle attività trasfusionali e dei possibili eventi avversi connessi a tali attività attraverso un adeguato sistema informativo che preveda la rilevazione dei dati inerenti i singoli eventi trasfusionali e la rilevazione dei controlli post-trasfusionali. 20 infosalute 11

23 3.c. Qualità organizzativa della rete dei Servizi trasfusionali: Distribuzione e utilizzo del sangue e dei suoi componenti Il perseguimento della corretta distribuzione e utilizzo di emocomponenti e emoderivati è strettamente connesso con il perseguimento dell autosufficienza, che deve essere intesa come capacità di rispondere ai bisogni appropriati di cura e non come semplice corresponsione alla richiesta di utilizzo. Anche il criterio dell appropriatezza è soggetto nel tempo a variazioni: non sempre l aumento di consumi dipende da uso inappropriato (come ad es. registrato in passato per l Albumina) ma può essere dovuto a un maggior numero di indicazioni cliniche emergenti (es. Immunoglobuline aspecifiche); per la terapia trasfusionale piastrinica l opzione prevalente è la riduzione della produzione di singole unità di concentrati piastrinici a favore della produzione di piastrine da buffy coat e l adesione a tale orientamento consente di recuperare una quota di plasma da inviare alla lavorazione industriale. Per l emofilia e le sindromi correlate verrà proseguito il monitoraggio dei consumi dei farmaci - scelti sulla scorta delle raccomandazioni nazionali ed internazionali basate sull evidenza clinica e realizzato mediante la loro distribuzione diretta - e la raccolta delle informazioni di utilizzo anche per auto infusione domiciliare. Gli esempi citati testimoniano la necessità che l Azienda sanitaria assicuri costantemente il monitoraggio e il miglioramento della distribuzione e dell utilizzo degli emocomponenti negli ospedali attraverso la puntuale attività del Comitato per il Buon uso del sangue. Compiti prioritari del Comitato sono la promozione e la corretta indicazione alla terapia trasfusionale secondo il principio del rischio-beneficio; la realizzazione di linee guida basate sull evidenza per la terapia con emocomponenti ed emoderivati, comprensive di raccomandazioni per l attuazione di una terapia alternativa all uso del sangue omologo quali l autotrasfusione, intesa come predeposito e recupero peri-operatorio del sangue nei casi selezionati sulla scorta dell evidenza clinica; la realizzazione di audit retrospettivi per la verifica e la revisione della qualità del processo trasfusionale; la formazione degli operatori sanitari all uso mirato e ragionato del sangue e degli emocomponenti. A questo deve affiancarsi la puntuale e continuativa consulenza trasfusionale, sia presso l ospedale di Trento e Rovereto che negli ospedali periferici, affinché la distribuzione e il consumo di sangue, emocomponenti ed emoderivati siano gestiti in modo omogeneo, rispondente a criteri di appropriatezza. A tale scopo la Direzione del DIMT individua un responsabile dipartimentale per il buon uso del sangue. Per il conseguimento di questo obiettivo, l Azienda pone in essere le seguenti azioni: provvede a rafforzare la struttura Dipartimentale quale strumento per la standardizzazione delle attività trasfusionali, e a dare maggior impulso alle attività del Comitato per il buon uso del sangue, garantendo il continuo miglioramento dell impiego delle risorse; infosalute 11 21

24 provvede a dotare gli ospedali periferici di frigoemoteche computerizzate (cosiddette frigoemoteche intelligenti ), in grado di assicurare la completa tracciabilità di ogni operazione; programma e attua un adeguata formazione del personale; assicura la generale applicazione delle linee-guida per la terapia trasfusionale; mantiene il costante monitoraggio dei consumi nelle diverse situazioni cliniche e eventuale revisione degli standard anche attraverso attività di confronto con altre realtà, nazionali e europee. Nel periodo di vigenza del presente piano si conferma l adesione della Provincia all Accordo interregionale per la plasmaderivazione, che consente l invio del plasma alla lavorazione industriale e la contrattualizzazione e assegnazione unitaria dei servizi di plasmaderivazione al fine di condividere strategie e requisiti atti a garantire alti livelli qualitativi dei servizi stessi e ad assicurare l utilizzo di farmaci emoderivati prodotti da plasma proveniente dalle regioni del consorzio. I dati di conferimento all industria per la lavorazione dimostrano un notevole aumento negli ultimi anni delle quantità di plasma conferite in conto lavorazione, attestatosi negli ultimi due anni su un dato di circa chilogrammi conferiti all anno. Riguardo al fabbisogno in condizioni di urgenza emergenza, va assicurata la costante presenza di adeguate scorte di emazie, da utilizzarsi in caso di emergenze e calamità e per sopperire a gravi e improvvise carenze di sangue in provincia, o per contribuire a situazioni di emergenza trasfusionale fuori provincia. Si rende inoltre necessario che sia assicurata la possibilità di attivare raccolte suppletive straordinarie e di porre in essere forme di coordinamento con strutture trasfusionali extraprovinciali, da attivare in base a piani organizzativi mediante il coordinamento del Centro Nazionale Sangue. 3.d Raccolta di cellule staminali da sangue periferico e da cordone ombelicale Premessa Le cellule staminali emopoietiche, la cui identificazione è resa possibile per la presenza sulla loro superficie di specifici markers detti cluster di differenziazione (CD34+, CD38+, CD59+), possono essere prelevate: da midollo osseo da sangue periferico da cordone ombelicale. Le cellule staminali emopoietiche raccolte vengono congelate entro 24 ore dal prelievo e lo stoccaggio avviene in azoto liquido a temperature inferiori a 190 C. Il congelamento blocca i processi vitali cellulari garantendo una prolungata disponibilità delle CSE crioconservate, la cui capacità emopoietica si mantiene stabile per oltre 10 anni. 22 infosalute 11

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