ANNO XCII - Nº 7 - AGOSTO/SETTEMBRE 2007
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1 R D ivista iocesana iocesana Novarese Bollettino Ufficiale per gli Atti del Vescovo e della Curia di Novara Sommario ANNO XCII - Nº 7 - AGOSTO/SETTEMBRE 2007 ORDINARIATO LA PAROLA DEL PAPA In preparazione alla beatificazione di A. Rosmini Lettera del Vescovo ai sacerdoti Presentazione della celebrazione alla Stampa Il Comitato organizzativo I Rosminiani in Diocesi 451 Il Motu proprio Summorum Pontificum Lettera del Papa ai Vescovi Motu proprio Intervento del Presidente della CEI Lettera del Vescovo dopo il Motu proprio Nota dell Ufficio Liturgico 458 Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 472 CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO Commento al Messaggio del Papa 476 Ottobre missionario 478 COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI Assemblea Pastorale Diocesana al Santuario di Boca 479 VISITA PASTORALE Incontri della Visita Pastorale nell Aronese
2 CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO Proposte per la formazione dei laici Sessione del 24 marzo UFFICIO LITURGICO Comunicazioni da parte della Consulta Nazionale 489 UFFICIO Giornata di formazione per i ministri della S. Comunione 490 PASTORALE DEL LAVORO Centenario delle Settimane Sociali Pistoia-Pisa ottobre CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA UFFICIO PER I LAICI Messaggio agli Scouts cattolici in occasione del centenario dello scoutismo 493 Centenario della fondazione dello scoutismo in Diocesi 497 INFORMAZIONI Dioecesis 502 IN MEMORIA Don Angelo Bozzola 504 Ufficiale per gli Atti di Curia Attività Pastorali in Diocesi Direttore Responsabile Mons. Giuseppe Cacciami Amministrazione Stampa Diocesana Novarese S.r.l. Vicolo Canonica, 9/15 Novara, Tel. 0321/ C.C.P. n Reg.Tribunale di Novara n. 4 del Per abbonamento: CANCELLERIA CURIA DIOCESANA Via Puccini NOVARA Tel. 0321/ Fax 0321/ Copia distribuita solo in abbonamento ABBONAMENTO PER IL IN COPERTINA: IL VENERABILE DON SILVIO GALLOTTI NELL 80 DELLA MORTE E IL SANTUARIO DELLA SANTISSIMA PIETA DI CANNOBIO (foto don Tino Temporelli) Edizione della Stampa Diocesana Novarese - Fotocomposizione in proprio Stampa - Tipografia San Gaudenzio - Novara 450
3 ORDINARIATO In preparazione alla beatificazione del venerabile Antonio Rosmini a Novara il 18 novembre 2007 La figura di Antonio Rosmini Sacerdote, filosofo e teologo, Antonio Rosmini è una delle personalità più complesse della storia della Chiesa dell Ottocento. Nato a Rovereto il 24 marzo del 1797, Rosmini nel 1816 inizia a frequentare la facoltà di teologia a Padova. Dopo l ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1821, viene invitato dal Papa a continuare gli studi di filosofia. Così la filosofia e la missione di scrittore saranno al centro della sua vita. Dopo una breve permanenza a Milano, dove incontra Alessandro Manzoni, il sacerdote si trasferisce nel 1828 al Sacro Monte Calvario di Domodossola. Qui nel 1828 fonda l Istituto della Carità e nel 1832 scrive il testo Delle cinque piaghe della Santa Chiesa. Rosmini morì a Stresa il 1 luglio La causa per la beatificazione di Antonio Rosmini è incominciata nel Il postulatore padre Claudio Papa ricorda come «Il processo diocesano, con la raccolta della documentazione e la nomina del tribunale, si è concluso nel La documentazione è stata inviata a Roma alla Congregazione per le cause dei santi e l iter romano è terminato a giugno. La causa si concluderà con la celebrazione della beatificazione il prossimo 18 novembre». Cari Sacerdoti, Lettera del Vescovo ai sacerdoti come certamente avete già saputo, il prossimo 18 novembre si celebrerà il rito di beatificazione del Ven. Antonio Rosmini. Con molta mia gioia, e penso anche vostra, tale celebrazione avverrà non a Roma, bensì nella nostra Diocesi, e precisamente a Novara. Sono certo che questo evento, ponendo in primo piano la santità, potrà essere molto fruttuoso per tutto il popolo di Dio che abita sul nostro territorio. Spero che possa essere un eloquente richiamo anche per lo straordinario impegno culturale di Rosmini che potrei riassumere con il titolo dell Enc. di Giovanni Paolo II Fides et ratio. Senza dimenticare che egli, in diverse sue opere, ha dato largo spazio alla elaborazione di temi strettamente connessi con la vita sociale e politica. 451
4 ORDINARIATO * * * Desidero vivamente che la grazia di questa beatificazione raggiunga tutte le nostre comunità. E, proprio in vista di questo importante risultato anzitutto spirituale, rendo noto per tempo alcuni appuntamenti, dei quali ho parlato oggi, in una riunione appositamente convocata, con i Vicari Territoriali. Pellegrinaggio e ritiro spirituale a Stresa per i Sacerdoti (15 ottobre 2007) C è un appuntamento che riguarda direttamente voi Sacerdoti: il primo ritiro spirituale del prossimo anno pastorale si svolgerà per tutto il presbiterio diocesano a Stresa presso la tomba di Rosmini. La data prevista è il lunedì 15 ottobre, dalle ore 9.30 alle Si svolgerà in due momenti: il primo nella chiesa parrocchiale, il secondo nella chiesa del Crocifisso dei padri rosminiani, alla quale si salirà pregando, con un breve percorso fatto a piedi. Non è prevista la celebrazione eucaristica. Chiedo a tutti di sospendere, salvo eccezioni, la S. Messa in Parrocchia il lunedì mattino, così che si possa essere tutti presenti con puntualità. Sarà possibile fermarsi a pranzo presso i rosminiani. Pellegrinaggio vicariale per tutti i fedeli a Stresa C è poi un appuntamento vicariale per i fedeli laici. Mentre negli scorsi anni, sull inizio del cammino pastorale, venivo io nei singoli vicariati, quest anno, eccezionalmente ma la circostanza è davvero eccezionale - invito Sacerdoti e fedeli a un pellegrinaggio alla tomba del Ven. Antonio Rosmini. Per facilitare la partecipazione si è pensato di svolgerli sul sabato o la domenica pomeriggio, dalle ore alle ore Sono state individuate, con i Vicari Territoriali, le date del pellegrinaggio: 13 ottobre Vicariato di Novara 14 ottobre Vicariato del Verbano 20 ottobre Vicariato dell Ovest Ticino 21 ottobre Vicariato della Valsesia 28 ottobre Vicariato dell Ossola 4 novembre Vicariato del Borgomanerese 11 novembre Vicariato del Cusio 1 dicembre Vicariato dell Aronese 24 novembre Pellegrinaggio dei Religiosi e delle Religiose. 452
5 ORDINARIATO Partecipazione al rito della beatificazione (Novara, 18 novembre, ore 15.00) Per questo momento centrale sarà significativa la presenza di tutte le Parrocchie della nostra Diocesi insieme con i loro Sacerdoti, i quali potranno tutti concelebrare. Sarà bene esprimere l invito ai fedeli in una delle domeniche di settembre. Per motivi organizzativi è necessario prevedere, entro la fine di settembre o l inizio di ottobre, da parte di ogni singolo Vicariato, quante persone intendono partecipare. Si pensava che il rito potesse svolgersi, come sarebbe ovvio, in Cattedrale. Ma i numeri previsti, dato che l evento ha un carattere che va oltre la nostra Diocesi (e anche oltre l Italia), sono tali per cui la Cattedrale non pare sufficiente. Abbiamo chiesto di poter usufruire del nuovo Palazzo dello Sport di Novara, inaugurato in questo stesso mese di luglio. Chiedo al Signore che ci colmi della sua grazia e che, attraverso la testimonianza del Ven. Rosmini, sostenga il nostro cammino di fede e di testimonianza nel mondo. Buona estate a tutti. Novara, 27 luglio Renato Corti Presentazione della celebrazione alla stampa «Un caso singolare di beatificazione per la pregnanza del suo impegno culturale, un esempio per il nostro tempo nel quale i cristiani sono chiamati a rendere ragione della speranza». Così il Vescovo durante la conferenza stampa di giovedì 20 settembre in vescovado ha presentato l evento che si terrà a Novara domenica 18 novembre: la proclamazione di Antonio Rosmini beato. Un intellettuale a tutto tondo che, in un momento in cui più urgente e pressante è la sfida culturale, può essere un luminoso esempio per i cristiani di oggi; ma anche e soprattutto un sacerdote che ha fatto della Carità il momento centrale della sua vocazione e della sua testimonianza. E il ritratto di Antonio Rosmini, disegnato dal Vescovo durante la presentazione della celebrazione per la beatificazione che sarà presieduta dal Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi card. José Saraiva Martins a Novara, presso il nuovo palazzetto dello sport di corso Trieste, domenica 18 novembre. PRIMA BEATIFICAZIONE IN DIOCESI Un evento singolare soprattutto per la Chiesa novarese, che per la prima volta vede sul suo territorio la celebrazione di una beatificazione. «Fino ad un anno fa - ha spiegato il Vescovo - le beatificazioni venivano celebrate a Roma. Con Benedetto XVI, invece, sono state riportare nel territorio dove il beatificato ha vissuto ed è morto». 453
6 ORDINARIATO Un Papa, Benedetto XVI, che ha seguito da vicino l iter di beatificazione. «Visto la grande mole di scritti teologici di Rosmini, oltre che la Congregazione delle Cause dei Santi, della beatificazione si occupò anche la Congregazione per la Dottrina della Fede, allora presieduta dal card. Ratzinger. La notizia che il processo si stava concludendo fu lui in persona a dirmela, durante il nostro incontro del maggio scorso. E noi siamo molto contenti che questo momento di festa con un così alto valore religioso si svolga a Novara». IL SIGNIFICATO PER LA CHIESA NOVARESE Ed è proprio l aspetto della diocesanità dell evento ad essere sottolineato dal Vescovo. «I destinari di questo evento sono innanzitutto i fedeli novaresi, soprattutto quelli delle parrocchie dove è radicata la presenza rosminiana: Intra, Domodossola, Stresa e Borgomanero». Non a caso, dunque, l anno pastorale per i vicariati si aprirà all insegna del sacerdote di Rovereto. «Per dire con forza l importanza di questa beatificazione per i fedeli della diocesi abbiamo deciso di sostituire agli incontri che normalmente faccio con i laici in tutti i vicariati, i pellegrinaggi sulla tomba di Rosmini». Non semplici momenti devozionali, quindi, ma occasioni di riflessione per impostare il nuovo anno nelle parrocchie e nelle comunità diocesane. «Insieme alla preghiera, ci sarà lo spazio anche per approfondire gli aspetti biografici di una figura che forse non è abbastanza conosciuta». LA FAMIGLIA ROSMINIANA IN FESTA Ma la portata della beatificazione va anche al di là di confini della diocesi gaudenziana. «L evento del 18 novembre è importante innanzitutto per i fedeli della diocesi di Trento, dove Rosmini è nato, che saranno numerosi alla celebrazione», ma anche per chi sui passi di Rosmini ha vissuto la sua vocazione. «Penso alla grande famiglia rosminiana, presente in tante parti del mondo: i religiosi e le religiose. Ma penso anche ai tanti alunni ed ex alunni delle scuole di Rosmini». In questi giorni di avvicinamento alla beatificazione è festa soprattutto per loro. «Siamo davvero felici per questo evento - ha detto padre Claudio Papa, postulatore della causa di beatificazione -. Il 18 novembre sarà un occasione per porre l attenzione su un uomo che molte persone hanno stimato e apprezzato per la finezza del suo pensiero teologico e filosofico, ma che noi vogliamo proporre innanzitutto come esempio di fede». FEDE E FILOSOFIA Fede e filosofia, dunque. Un binomio che in Rosmini è inscindibile e che dice tutta la grandezza di questo personaggio, considerato, anche dai suoi contemporanei, come un faro nel mondo culturale della seconda metà dell 800. Ed è in questo binomio che il suo esempio trova il suo significato più profondo. 454
7 ORDINARIATO Padre Claudio Papa ricorda che «Per un cristiano il dibattito culturale è oggi più importante che un tempo. Temi che qualche anno fa restavano di proprietà esclusiva degli studiosi, i giornali e le televisioni ce li portano in casa tutti i giorni». E questa spinta ad essere testimoni anche nell agone culturale e del dibattito pubblico la grande eredità di Rosmini. «In questo l esempio di Rosmini è oggi così importante. L esempio di un intellettuale che diede al suo istituto, il gioiello dell intera sua vita, il nome di Istituto della carità. Che seppe capire, insomma, che la vera carità, il vero amore, non è il semplice bel gesto o buona azione, ma è Cristo. L esempio di un uomo che da studioso cercò la verità tutta la vita e che seppe comprendere che la Verità ultima si svela solo dalla suprema cattedra che è la croce». PERSONA, SOCIETA, CHIESA E BENE COMUNE Omaggio della città di Novara ad Antonio Rosmini Giovedì 8 novembre, presso l Auditorium Mons. Aldo Del Monte (Seminario, Via Monte San Gabriele, 60) si terrà un Convegno sul tema Persona, società, Chiesa e bene comune. Il tema, pensato come omaggio della città di Novara e riconoscimento della grandezza culturale del Beato, esplora un aspetto del complesso pensiero di Antonio Rosmini corrispondente ad un nucleo di stingente attualità. La collocazione della serata, appena dopo la conclusione della Settimana Sociale dei cattolici italiani; l urgenza di riprendere alcuni fondamenti etici della politica; la delicata riproposizione del rapporto tra Chiesa e Stato, con la questione del significato e della modalità di presenza dei cattolici, giustificano questa opzione. La serata sarà introdotta dal prof. Don Pier Davide Guenzi che presenterà alcuni testi e immagini relative ad Antonio Rosmini. Il relatore, prof. Giorgio Campanini, professore emerito dell Università di Parma, ha già affrontato questo tema in molte pubblicazioni nell arco degli scorsi decenni e, più recentemente, in un volume sul pensiero ecclesiologico e politico del Roveretano: Antonio Rosmini. Fra politica ed ecclesiologia (Bologna 2006). Alla serata sono invitate le Istituzioni politiche e culturali presenti sul territorio delle province di Novara e del VCO, le Associazioni culturali cattoliche e le comunità cristiane per una maggiore conoscenza della figura intellettuale di Antonio Rosmini. Il comitato organizzativo Quando il Vescovo ha ricevuto la comunicazione vaticana sulla beatificazione di Rosmini a Novara, ha convocato alcuni responsabili degli Uffici Diocesani e della Congregazione Rosminiana, che hanno formato il Comitato per la beatificazione di Rosmini guidato da padre Claudio Papa, 455
8 ORDINARIATO postulatore della causa di beatificazione, coadiuvato da don Fabrizio Poloni, cancelliere vescovile nella diocesi di Novara. «Venticinque membri del Comitato, divisi in gruppi, stanno lavorando per organizzare gli eventi preparatori e la celebrazione della beatificazione ricorda padre Claudio Papa -. I gruppi si occupano di curare ogni aspetto: liturgia, protocollo, preparazione spirituale e culturale, accoglienza, logistica, ragioneria e comunicazione». L IMPEGNO DELL OFTAL E DEGLI ALPINI Del resto i numeri parlano di un appuntamento per il quale è necessaria una organizzazone puntuale per la sicurezza e l accoglienza: nel nuovo palazzetto dello sport di Novara, dove si terrà la celebrazione, domenica 18 saranno ospitate oltre 5 mila persone provenienti dall Italia e dall estero, con circa 300 sacerdoti concelebranti, molti vescovi e alcune tra le più alte cariche istituzionali dello stato e del territorio. I 200 volontari coinvolti nell accoglienza saranno membri degli Alpini e dell Oftal di Novara. Piero Scandaluzzi, responsabile dei volontari, spiega che «si sono resi disponibili gli Alpini di Novara, Verbania, Domodossola e Omegna e i volontari dell Oftal della diocesi di Novara». Presteranno servizio di accoglienza, accompagneranno i fedeli nei settori e si occuperanno della gestione dei parcheggi e dell accesso al palazzetto. «I volontari disponibili sono preparati a prestare il proprio servizio in appuntamenti che vedono la partecipazione di migliaia di persone. Hanno aderito con entusiasmo alla proposta di dare il proprio aiuto nelle giornate della beatificazione». COLLABORAZIONE CON LE ISTITUZIONI LOCALI «La collaborazione delle amministrazioni locali e la presenza dei volontari sono un sostegno fondamentale per il Comitato per l organizzazione dell evento», ricorda padre Claudio Papa. Per garantire la sicurezza nella giornata della beatificazione, il prefetto di Novara ha istituito un Comitato per la sicurezza che comprende i comandi di polizia del territorio e che coinvolge il prefetto di Verbania e le Province di Novara e del Verbano Cusio Ossola. Per partecipare Da qualche giorno è attivo il sito per la beatificazione di Rosmini e sono aperte le iscrizioni online per partecipare alla celebrazione che si terrà a Novara il 18 novembre. Il sito Internet, nel quale si trovano tutte le informazioni e le indicazioni logistiche sempre aggiornate sulla celebrazione e sugli eventi preparatori alla celebrazione, è soprattutto il mezzo per iscriversi all evento, uno strumento utile per accedere alla documentazione sulla beatificazione ed una risorsa per i giornalisti, con una sezione tutta dedicata all agenzia stampa online. 456
9 ORDINARIATO Rosminiani in diocesi Una presenza forte nella diocesi di Novara è quella dell Istituto della Carità: qui si trovano i centri della spiritualità rosminiana e continua in diversi centri l attività delle suore della Provvidenza e dei padri rosminiani. A Domodossola, il Sacro Monte Calvario luogo della fondazione dell Istituto della carità - è oggi il punto di riferimento per la spiritualità rosminiana: ospita la Casa madre dell Istituto della carità, un centro di spiritualità e la sede della formazione dei novizi rosminiani. Sempre a Domodossola, il collegio Mellerio è diventato la sede del centro di cultura per lo sviluppo e sede della società consortile per gli studi universitari del Vco. Oltre ai padri rosminiani, a Domodossola sono impegnate in vari apostolati in parrocchia e nelle scuole circa 15 suore della Provvidenza. Stresa che è stata centro dell attività rosminiana ospita nella chiesa del Santissimo Crocifisso le spoglie di Antonio Rosmini. A Stresa si trovano anche la sede del centro internazionale di studi rosminiani, dove un gruppo di padri rosminiani si occupa della gestione della biblioteca, del museo e dei convegni, e il Collegio Rosmini, oggi centro di spiritualità e casa di accoglienza per i religiosi anziani. Le suore della Provvidenza, nella loro comunità di Stresa, accolgono le giovani che desiderano iniziare un cammino nella congregazione religiosa di Rosmini. Le suore rosminiane, in particolare, continuano la loro opera educativa con centinaia di alunni nelle scuole di Domodossola, Intra e Borgomanero. A Intra le suore rosminiane prestano servizio nella scuola dell infanzia e nella scuola primaria e collaborano con la parrocchia di San Vittore nell evangelizzazione, nell iniziazione cristiana e nell attività del centro d ascolto. Nella comunità di Borgomanero sono una sessantina le suore e molte di loro sono impegnate oltre che nella scuola, nell attività pastorale della parrocchia e in una casa di prima accoglienza. Alcune religiose rosminiane sono impegnate anche nella Casa di riposo Opera Pia Curti di Borgomanero e vivono con gli anziani ospiti. La storia rosminiana scritta a quattro mani con la Diocesi di Novara continua quindi nel centro di spiritualità di Domodossola, nel centro di studi rosminiani e nelle scuole, che accolgono centinaia di bambini del Verbano, del Cusio e dell Ossola, ma anche sul territorio, dove la presenza dell Istituto della Carità rappresenta oggi uno strumento prezioso anche per l attività pastorale delle parrocchie. Andrea Gilardoni Sara Sturmhoevel 457
10 LA PAROLA DEL PAPA Il Motu proprio Summorum Pontificum LETTERA DEL PAPA AI VESCOVI Cari Fratelli nell Episcopato, con grande fiducia e speranza metto nelle vostre mani di Pastori il testo di una nuova Lettera Apostolica Motu proprio data sull uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel Il documento è frutto di lunghe riflessioni, di molteplici consultazioni e di preghiera. Notizie e giudizi fatti senza sufficiente informazione hanno creato non poca confusione. Ci sono reazioni molto divergenti tra loro che vanno da un accettazione gioiosa ad un opposizione dura, per un progetto il cui contenuto in realtà non era conosciuto. A questo documento si opponevano più direttamente due timori, che vorrei affrontare un po più da vicino in questa lettera. In primo luogo, c è il timore che qui venga intaccata l Autorità del Concilio Vaticano II e che una delle sue decisioni essenziali la riforma liturgica venga messa in dubbio. Tale timore è infondato. Al riguardo bisogna innanzitutto dire che il Messale, pubblicato da Paolo VI e poi riedito in due ulteriori edizioni da Giovanni Paolo II, ovviamente è e rimane la forma normale la forma ordinaria della Liturgia Eucaristica. L ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio, che è stata pubblicata con l autorità di Papa Giovanni XXIII nel 1962 e utilizzata durante il Concilio, potrà, invece, essere usata come forma extraordinaria della Celebrazione liturgica. Non è appropriato parlare di queste due stesure del Messale Romano come se fossero due Riti. Si tratta, piuttosto, di un uso duplice dell unico e medesimo Rito. Quanto all uso del Messale del 1962, come forma extraordinaria della Liturgia della Messa, vorrei attirare l attenzione sul fatto che questo Messale non fu mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, restò sempre permesso. Al momento dell introduzione del nuovo Messale, non è sembrato necessario di emanare norme proprie per l uso possibile del Messale anteriore. Probabilmente si è supposto che si sarebbe trattato di pochi casi singoli che 458
11 LA PAROLA DEL PAPA si sarebbero risolti, caso per caso, sul posto. Dopo, però, si è presto dimostrato che non pochi rimanevano fortemente legati a questo uso del Rito romano che, fin dall infanzia, era per loro diventato familiare. Ciò avvenne, innanzitutto, nei Paesi in cui il movimento liturgico aveva donato a molte persone una cospicua formazione liturgica e una profonda, intima familiarità con la forma anteriore della Celebrazione liturgica. Tutti sappiamo che, nel movimento guidato dall Arcivescovo Lefebvre, la fedeltà al Messale antico divenne un contrassegno esterno; le ragioni di questa spaccatura, che qui nasceva, si trovavano però più in profondità. Molte persone, che accettavano chiaramente il carattere vincolante del Concilio Vaticano II e che erano fedeli al Papa e ai Vescovi, desideravano tuttavia anche ritrovare la forma, a loro cara, della sacra Liturgia; questo avvenne anzitutto perché in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura veniva inteso come un autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile. Parlo per esperienza, perché ho vissuto anch io quel periodo con tutte le sue attese e confusioni. E ho visto quanto profondamente siano state ferite, dalle deformazioni arbitrarie della Liturgia, persone che erano totalmente radicate nella fede della Chiesa. Papa Giovanni Paolo II si vide, perciò, obbligato a dare, con il Motu proprio Ecclesia Dei del 2 luglio 1988, un quadro normativo per l uso del Messale del 1962, che però non conteneva prescrizioni dettagliate, ma faceva appello, in modo più generale, alla generosità dei Vescovi verso le giuste aspirazioni di quei fedeli che richiedevano quest uso del Rito romano. In quel momento il Papa voleva, così, aiutare soprattutto la Fraternità San Pio X a ritrovare la piena unità con il Successore di Pietro, cercando di guarire una ferita sentita sempre più dolorosamente. Purtroppo questa riconciliazione finora non è riuscita; tuttavia una serie di comunità hanno utilizzato con gratitudine le possibilità di questo Motu proprio. Difficile è rimasta, invece, la questione dell uso del Messale del 1962 al di fuori di questi gruppi, per i quali mancavano precise norme giuridiche, anzitutto perché spesso i Vescovi, in questi casi, temevano che l autorità del Concilio fosse messa in dubbio. Subito dopo il Concilio Vaticano II si poteva supporre che la richiesta dell uso del Messale del 1962 si limitasse alla generazione più anziana che era cresciuta con esso, ma nel frattempo è emerso chiaramente che anche giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia. Così è sorto un bisogno di un regolamento giuridico più chiaro che, al tempo del Motu proprio del 1988, non era prevedibile; queste Norme intendono anche liberare i Vescovi dal dover sempre di nuovo valutare come sia da rispondere alle diverse situazioni. In secondo luogo, nelle discussioni sull atteso Motu proprio, venne espresso il timore che una più ampia possibilità dell uso del Messale del 1962 avrebbe portato a disordini o addirittura a spaccature nelle comunità parrocchiali. 459
12 LA PAROLA DEL PAPA Anche questo timore non mi sembra realmente fondato. L uso del Messale antico presuppone una certa misura di formazione liturgica e un accesso alla lingua latina; sia l una che l altra non si trovano tanto di frequente. Già da questi presupposti concreti si vede chiaramente che il nuovo Messale rimarrà, certamente, la forma ordinaria del Rito Romano, non soltanto a causa della normativa giuridica, ma anche della reale situazione in cui si trovano le comunità di fedeli. E vero che non mancano esagerazioni e qualche volta aspetti sociali indebitamente vincolati all attitudine di fedeli legati all antica tradizione liturgica latina. La vostra carità e prudenza pastorale sarà stimolo e guida per un perfezionamento. Del resto le due forme dell uso del Rito Romano possono arricchirsi a vicenda: nel Messale antico potranno e dovranno essere inseriti nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi. La Commissione Ecclesia Dei in contatto con i diversi enti dedicati all usus antiquior studierà le possibilità pratiche. Nella celebrazione della Messa secondo il Messale di Paolo VI potrà manifestarsi, in maniera più forte di quanto non lo è spesso finora, quella sacralità che attrae molti all antico uso. La garanzia più sicura che il Messale di Paolo VI possa unire le comunità parrocchiali e venga da loro amato consiste nel celebrare con grande riverenza in conformità alle prescrizioni; ciò rende visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo Messale. Sono giunto, così, a quella ragione positiva che mi ha motivato ad aggiornare mediante questo Motu proprio quello del Si tratta di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa. Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l unità; si ha l impressione che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto che queste divisioni si siano potute consolidare. Questo sguardo al passato oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell unità, sia reso possibile di restare in quest unità o di ritrovarla nuovamente. Mi viene in mente una frase della Seconda Lettera ai Corinzi, dove Paolo scrive: La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi. Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto Rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore! (2 Cor 6,11 13). Paolo lo dice certo in un altro contesto, ma il suo invito può e deve toccare anche noi, proprio in questo tema. Apriamo generosamente il nostro cuore e lasciamo entrare tutto ciò a cui la fede stessa offre spazio. Non c è nessuna contraddizione tra l una e l altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta 460
13 LA PAROLA DEL PAPA sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto. Ovviamente per vivere la piena comunione anche i sacerdoti delle Comunità aderenti all uso antico non possono, in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi. Non sarebbe infatti coerente con il riconoscimento del valore e della santità del nuovo rito l esclusione totale dello stesso. In conclusione, cari Confratelli, mi sta a cuore sottolineare che queste nuove norme non diminuiscono in nessun modo la vostra autorità e responsabilità, né sulla liturgia né sulla pastorale dei vostri fedeli. Ogni Vescovo, infatti, è il moderatore della liturgia nella propria diocesi (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 22: Sacrae Liturgiae moderatio ab Ecclesiae auctoritate unice pendet quae quidem est apud Apostolicam Sedem et, ad normam iuris, apud Episcopum ). Nulla si toglie quindi all autorità del Vescovo il cui ruolo, comunque, rimarrà quello di vigilare affinché tutto si svolga in pace e serenità. Se dovesse nascere qualche problema che il parroco non possa risolvere, l Ordinario locale potrà sempre intervenire, in piena armonia, però, con quanto stabilito dalle nuove norme del Motu Proprio. Inoltre, vi invito, cari Confratelli, a scrivere alla Santa Sede un resoconto sulle vostre esperienze, tre anni dopo l entrata in vigore di questo Motu proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio. Cari Fratelli, con animo grato e fiducioso, affido al vostro cuore di Pastori queste pagine e le norme del Motu proprio. Siamo sempre memori delle parole dell Apostolo Paolo dirette ai presbiteri di Efeso: Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come Vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue (Atti 20,28). Affido alla potente intercessione di Maria, Madre della Chiesa, queste nuove norme e di cuore imparto la mia Benedizione Apostolica a Voi, cari Confratelli, ai parroci delle vostre diocesi, e a tutti i sacerdoti, vostri collaboratori, come anche a tutti i vostri fedeli. Dato presso San Pietro, il 7 luglio 2007 BENEDICTUS PP. XVI 461
14 LA PAROLA DEL PAPA LITTERAE APOSTOLICAE MOTU PROPRIO DATAE BENEDICTUS XVI SUMMORUM PONTIFICUM Summorum Pontificum cura ad hoc tempus usque semper fuit, ut Christi Ecclesia Divinae Maiestati cultum dignum offerret, «ad laudem et gloriam nominis Sui» et «ad utilitatem totius Ecclesiae Suae sanctae». Ab immemorabili tempore sicut etiam in futurum, principium servandum est «iuxta quod unaquaeque Ecclesia particularis concordare debet cum universali Ecclesia non solum quoad fidei doctrinam et signa sacramentalia, sed etiam quoad usus universaliter acceptos ab apostolica et continua traditione, qui servandi sunt non solum ut errores vitentur, verum etiam ad fidei integritatem tradendam, quia Ecclesiae lex orandi eius legi credendi respondet»[1]. Inter Pontífices qui talem debitam curam adhibuerunt, nomen excellit sancti Gregorii Magni, qui tam fidem catholicam quam thesauros cultus ac culturae a Romanis in saeculis praecedentibus cumulatos novis Europae populis transmittendos curavit. Sacrae Liturgiae tam Missae Sacrificii quam Officii Divini formam, uti in Urbe celebrabatur, definiri conservarique iussit. Monachos quoque et moniales maxime fovit, qui sub Regula sancti Benedicti militantes, ubique simul cum Evangelii annuntiatione illam quoque saluberrimam Regulae sententiam vita sua illustrarunt, «ut operi Dei nihil praeponatur» (cap. 43). Tali modo sacra liturgia secundum morem Romanum non solum fidem et pietatem sed et culturam multarum gentium fecundavit. Constat utique liturgiam latinam variis suis formis Ecclesiae in omnibus aetatis christianae saeculis permultos Sanctos in vita spirituali stimulasse atque tot populos in religionis virtute roborasse ac eorundem pietatem fecundasse. Ut autem Sacra Liturgia hoc munus efficacius expleret, plures alii Romani Pontifices decursu saeculorum peculiarem sollicitudinem impenderunt, inter quos eminet Sanctus Pius V, qui magno cum studio pastorali, Concilio Tridentino exhortante, totum Ecclesiae cultum innovavit, librorum liturgicorum emendatorum et «ad normam Patrum instauratorum» editionem curavit eosque Ecclesiae latinae usui dedit. Inter Ritus romani libros liturgicos patet eminere Missale Romanum, quod in romana urbe succrevit, atque succedentibus saeculis gradatim formas assumpsit, quae cum illa in generationibus recentioribus vigente magnam habent similitudinem. 462
15 LA PAROLA DEL PAPA «Quod idem omnino propositum tempore progrediente Pontifices Romani sunt persecuti, cum novas ad aetates accommodaverunt aut ritus librosque liturgicos determinaverunt, ac deinde cum ineunte hoc nostro saeculo ampliorem iam complexi sunt redintegrationem»[2]. Sic vero egerunt Decessores nostri Clemens VIII, Urbanus VIII, sanctus Pius X[3], Benedictus XV, Pius XII et beatus Ioannes XXIII. Recentioribus autem temporibus, Concilium Vaticanum II desiderium expressit, ut debita observantia et reverentia erga cultum divinum denuo instauraretur ac necessitatibus nostrae aetatis aptaretur. Quo desiderio motus, Decessor noster Summus Pontifex Paulus VI libros liturgicos instauratos et partim innovatos anno 1970 Ecclesiae latinae approbavit; qui ubique terrarum permultas in linguas vulgares conversi, ab Episcopis atque a sacerdotibus et fidelibus libenter recepti sunt. Ioannes Paulus II, tertiam editionem typicam Missalis Romani recognovit. Sic Romani Pontifices operati sunt ut «hoc quasi aedificium liturgicum [...] rursus, dignitate splendidum et concinnitate» appareret[4]. Aliquibus autem in regionibus haud pauci fideles antecedentibus formis liturgicis, quae eorum culturam et spiritum tam profunde imbuerant, tanto amore et affectu adhaeserunt et adhaerere pergunt, ut Summus Pontifex Ioannes Paulus II, horum fidelium pastorali cura motus, anno 1984 speciali Indulto Quattuor abhinc annos, a Congregatione pro Cultu Divino exarato, facultatem concessit utendi Missali Romano a Ioanne XXIII anno 1962 edito; anno autem 1988 Ioannes Paulus II iterum, litteris Apostolicis Ecclesia Dei Motu proprio datis, Episcopos exhortatus est ut talem facultatem late et generose in favorem omnium fidelium id petentium adhiberent. Instantibus precibus horum fidelium iam a Praedecessore Nostro Ioanne Paulo II diu perpensis, auditis etiam a Nobis Patribus Cardinalibus in Concistorio die XXIII mensis martii anni 2006 habito, omnibus mature perpensis, invocato Spiritu Sancto et Dei freti auxilio, praesentibus Litteris Apostolicis DECERNIMUS quae sequuntur: Art. 1. Missale Romanum a Paulo VI promulgatum ordinaria expressio Legis orandi Ecclesiae catholicae ritus latini est. Missale autem Romanum a S. Pio V promulgatum et a B. Ioanne XXIII denuo editum habeatur uti extraordinaria expressio eiusdem Legis orandi Ecclesiae et ob venerabilem et antiquum eius usum debito gaudeat honore. Hae duae expressiones legis orandi Ecclesiae, minime vero inducent in divisionem legis credendi Ecclesiae; sunt enim duo usus unici ritus romani. Proinde Missae Sacrificium, iuxta editionem typicam Missalis Romani a B. Ioanne XXIII anno 1962 promulgatam et numquam abrogatam, uti formam extraordinariam Liturgiae Ecclesiae, celebrare licet. Conditiones vero a documentis antecedentibus Quattuor abhinc annos et Ecclesia Dei pro usu huius Missalis statutae, substituuntur ut sequitur: 463
16 LA PAROLA DEL PAPA Art. 2. In Missis sine populo celebratis, quilibet sacerdos catholicus ritus latini, sive saecularis sive religiosus, uti potest aut Missali Romano a beato Papa Ioanne XXIII anno 1962 edito, aut Missali Romano a Summo Pontifice Paulo VI anno 1970 promulgato, et quidem qualibet die, excepto Triduo Sacro. Ad talem celebrationem secundum unum alterumve Missale, sacerdos nulla eget licentia, nec Sedis Apostolicae nec Ordinarii sui. Art. 3. Si communitates Institutorum vitae consecratae atque Societatum vitae apostolicae iuris sive pontificii sive dioecesani quae in celebratione conventuali seu communitatis in oratoriis propriis celebrationem sanctae Missae iuxta editionem Missalis Romani anno 1962 promulgatam habere cupiunt, id eis licet. Si singula communitas aut totum Institutum vel Societas tales celebrationes saepe vel plerumque vel permanenter perficere vult, res a Superioribus maioribus ad normam iuris et secundum leges et statuta particularia decernatur. Art. 4. Ad celebrationes sanctae Missae de quibus supra in art. 2 admitti possunt, servatis de iure servandis, etiam christifideles qui sua sponte id petunt. Art. 5, 1. In paroeciis, ubi coetus fidelium traditioni liturgicae antecedenti adhaerentium continenter exsistit, parochus eorum petitiones ad celebrandam sanctam Missam iuxta ritum Missalis Romani anno 1962 editi, libenter suscipiat. Ipse videat ut harmonice concordetur bonum horum fidelium cum ordinaria paroeciae pastorali cura, sub Episcopi regimine ad normam canonis 392, discordiam vitando et totius Ecclesiae unitatem fovendo. 2. Celebratio secundum Missale B. Ioannis XXIII locum habere potest diebus ferialibus; dominicis autem et festis una etiam celebratio huiusmodi fieri potest. 3. Fidelibus seu sacerdotibus id petentibus, parochus celebrationes, hac in forma extraordinaria, permittat etiam in adiunctis peculiaribus, uti sunt matrimonia, exsequiae aut celebrationes occasionales, verbi gratia peregrinationes. 4. Sacerdotes Missali B. Ioannis XXIII utentes, idonei esse debent ac iure non impediti. 5. In ecclesiis, quae non sunt nec paroeciales nec conventuales, Rectoris ecclesiae est concedere licentiam de qua supra. Art. 6. In Missis iuxta Missale B. Ioannis XXIII celebratis cum populo, Lectiones proclamari possunt etiam lingua vernacula, utendo editionibus ab Apostolica Sede recognitis. Art. 7. Ubi aliquis coetus fidelium laicorum, de quo in art. 5 1 petita a parocho non obtinuerit, de re certiorem faciat Episcopum dioecesanum. Episcopus enixe rogatur ut eorum optatum exaudiat. Si ille ad huiusmodi celebrationem providere non potest res ad Pontificiam Commissionem Ecclesia Dei referatur. 464
17 LA PAROLA DEL PAPA Art. 8. Episcopus, qui vult providere huiusmodi petitionibus christifidelium laicorum, sed ob varias causas impeditur, rem Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei committere potest, quae ei consilium et auxilium dabit. Art. 9, 1. Parochus item, omnibus bene perpensis, licentiam concedere potest utendi rituali antiquiore in administrandis sacramentis Baptismatis, Matrimonii, Poenitentiae et Unctionis Infirmorum, bono animarum id suadente. 2. Ordinariis autem facultas conceditur celebrandi Confirmationis sacramentum utendo Pontificali Romano antiquo, bono animarum id suadente. 3. Fas est clericis in sacris constitutis uti etiam Breviario Romano a B. Ioanne XXIII anno 1962 promulgato. Art 10. Fas est Ordinario loci, si opportunum iudicaverit, paroeciam personalem ad normam canonis 518 pro celebrationibus iuxta formam antiquiorem ritus romani erigere aut rectorem vel cappellanum nominare, servatis de iure servandis. Art. 11. Pontificia Commissio Ecclesia Dei a Ioanne Paulo II anno 1988 erecta[5], munus suum adimplere pergit. Quae Commissio formam, officia et normas agendi habeat, quae Romanus Pontifex ipsi attribuere voluerit. Art. 12. Eadem Commissio, ultra facultates quibus iam gaudet, auctoritatem Sanctae Sedis exercebit, vigilando de observantia et applicatione harum dispositionum. Quaecumque vero a Nobis hisce Litteris Apostolicis Motu proprio datis decreta sunt, ea omnia firma ac rata esse et a die decima quarta Septembris huius anni, in festo Exaltationis Sanctae Crucis, servari iubemus, contrariis quibuslibet rebus non obstantibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die septima mensis Iulii, anno Domini MMVII, Pontificatus Nostri tertio. BENEDICTUS PP. XVI 1. Ordinamento generale del Messale Romano, 3ª ed. 2002, n GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Vicesimus quintus annus, 4 dicembre 1988, 3: AAS 81 (1989), Ibid. 4. S. PIO X, Lett. ap. Motu proprio data, Abhinc duos annos, 23 ottobre 1913: AAS 5 (1913), ; cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Vicesimus quintus annus, n. 3: AAS 81 (1989), Cfr IOANNES PAULUS II, Lett. ap. Motu proprio data Ecclesia Dei, 2 luglio 1988, 6: AAS 80 (1988),
18 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA DALLA PROLUSIONE DEL PRESIDENTE DELLA CEI AL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE Roma, 17 settembre 2007 L iniziativa su cui si è maggiormente concentrata negli ultimi mesi l attenzione anche intraecclesiale è il Motu proprio Summorum Pontificum, relativo all uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, ed entrato ufficialmente in vigore dal 14 settembre scorso. L obiettivo di questo pronunciamento è chiaramente tutto spirituale e pastorale. Infatti, da una parte fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa come scrive il Papa nella preziosa lettera di accompagnamento del Motu proprio ; dall altra parte è necessario fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell unità, sia reso possibile di restare in quest unità o di ritrovarla nuovamente. In questo orizzonte egli chiede di includere come espressione straordinaria nella lex orandi della Chiesa il Messale Romano promulgato da San Pio V e aggiornato dal beato Giovanni XXIII nel 1962, posto che la via ordinaria resta il Messale Romano varato da Paolo VI nel E insiste nel precisare che non ci saranno due riti, ma un uso duplice dell unico e medesimo rito, che tutti vogliamo sia sempre più al centro della dinamica ecclesiale, occasione di una piena riconciliazione e di un unità viva nella Chiesa stessa. Quella che il Papa ci sprona ad adottare, oltre le spinte culturali cui si è fatalmente soggetti, è dunque una chiave di lettura inclusiva, non oppositiva. Nella storia della liturgia, come nella vita della Chiesa, c è crescita e progresso, ma nessuna rottura, come già egli ebbe modo di affermare nel discorso alla Curia Romana del 22 dicembre In quella sede infatti, commemorando il 40 anniversario del Concilio Vaticano II, ha indicato valida non l ermeneutica della discontinuità e della rottura, bensì quella della riforma, del rinnovamento nella continuità dell unico soggetto-chiesa. In altre parole, è la sollecitudine per l unità della Chiesa nello spazio e nel tempo la leva che muove Benedetto XVI, una tensione che fondamentalmente tocca al Successore di Pietro. Ma questa passione per l unità deve muovere ogni cristiano e ogni pastore dinanzi alle prospettive che si aprono con il Motu proprio. Non dunque ricerca di un proprio lusso estetico, slegato dalla comunità, e magari in opposizione ad altri, ma volontà di includersi sempre di più nel Mistero della Chiesa che prega e celebra, senza escludere alcuno e senza preclusione ostativa verso altre forme liturgiche o nei confronti del Concilio Vaticano II. Solo così si eviterà che un provvedimento volto ad unire e ad infervorare maggiormente la comunità cristiana sia invece usato per ferirla e dividerla. Vorrei tuttavia aggiungere che sono ragionevolmente ottimista sulla migliore valorizzazione del Motu proprio nella vita delle nostre parrocchie. E confido che talune preoccupazioni pessimiste, da subito emerse, si riveleranno presto 466
19 LA PAROLA DEL VESCOVO infondate. Il senso di equilibrio che da sempre caratterizza il nostro clero e dunque la nostra pastorale farà trovare, grazie all azione moderatrice dei Vescovi, i modi giusti per far germinare il virgulto nuovo dalla pianta viva della liturgia ecclesiale, e anzi, in ultima istanza, per rilanciare e incrementare questa nel suo insieme. Miei cari, LETTERA DEL VESCOVO DOPO IL MOTU PROPRIO DI BENEDETTO XVI la lettera che il Papa ha scritto ai Vescovi, e che accompagna il Motu proprio, mette in evidenza alcuni punti fondamentali che richiamo brevemente. In primo luogo, egli riconferma il Concilio Vaticano II come punto di riferimento fondamentale. Anzi, a suo riguardo, chiede che lo si conosca e lo si attui con fedeltà e vigore nei vari ambiti della vita e della missione della Chiesa, in particolare nella celebrazione liturgica. Chi dunque intendesse il Motu proprio nel senso di mettere da parte il Concilio, tradirebbe l intenzione del Papa. In secondo luogo, egli dice apertamente che gli sta sommamente a cuore l unità della Chiesa. Spera vivamente che questo Motu proprio non crei divisioni nelle nostre comunità e che dunque la sua applicazione, la quale permette - a determinate condizioni - l uso dei testi liturgici del Messale promulgato da Giovanni XXIII nel 1962, si accompagni al riconoscimento e all uso del Messale promulgato da Paolo VI come la forma normale della celebrazione eucaristica in tutte le nostre comunità. Ubbidire al Papa vuol dunque dire accogliere la disciplina ecclesiale nella sua completezza, e non soltanto quando corrisponde a ciò che ci aggrada. Perciò nessuno, e per nessun motivo, si deve permettere di favorire spaccature nelle nostre comunità parrocchiali. Vanno dunque accuratamente evitate parole, atteggiamenti o scelte che creano dannose tensioni. E il bene comune della comunità ciò che ci deve stare a cuore! Su questo punto i Sacerdoti, per primi, devono essere esemplari. In terzo luogo, la lettera del Papa ai Vescovi lascia intendere che, non raramente, in questi decenni la riforma liturgica non è stata intesa correttamente, né vissuta profondamente. E un osservazione già fatta da Giovanni Paolo II nell Enciclica Ecclesia de Eucharistia e durante l anno dell Eucaristia. A questa preoccupazione ha prestato grande attenzione il Sinodo dei Vescovi del 2005, dedicato precisamente all Eucaristia. Le conclusioni di quel Sinodo, al quale ho personalmente partecipato, sono raccolte nell Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis che in questi mesi ho commentato in varie occasioni, in special modo nel Giovedì Santo, nella solennità del Corpus Domini, nella 467
20 LA PAROLA DEL VESCOVO Ordinazione dei nuovi presbiteri. La questione di fondo riguarda la fede nell Eucaristia, e cioè la persuasione che la celebrazione eucaristica sia il memoriale efficace del sacrificio della Croce e il sacramento della presenza reale di Cristo. E su questo che in tutte le nostre comunità ci dobbiamo interrogare ed è questa fede che, soprattutto da parte dei Sacerdoti, va costantemente coltivata ed esemplarmente vissuta. In questo senso il Concilio, che risale a oltre 40 anni fa, sta davanti a noi e richiede un coraggioso e generoso impegno. Guai se, in un momento nel quale da varie parti viene osteggiata la fede in Gesù Cristo nostro unico Salvatore, noi fossimo vittime di una specie di miopia che non ci lascia vedere con chiarezza ciò che è essenziale e a cui ci dobbiamo dedicare con tutte le nostre forze. E infine, scrivendo ai vescovi, Benedetto XVI afferma che le norme contenute nel Motu proprio non diminuiscono in alcun modo la loro autorità e responsabilità, né sulla liturgia né sull insieme della vita pastorale. Ogni Vescovo scrive il Papa è il moderatore della liturgia nella propria Diocesi. Egli mette anche in evidenza che il suo ruolo rimarrà quello di vigilare affinché tutto si svolga in pace e serenità. E quello che intendo fare, osservando caso per caso se le regole del Motu proprio vengono osservate senza forzature indebite e verificando che la forma normale della celebrazione eucaristica nel rito romano sia riconosciuta nel suo valore e nella sua santità, e si cerchi anzi di comprendere e comunicare al popolo di Dio tutta la sua ricchezza teologica e spirituale. A tale fine raccomando di leggere e meditare, anzitutto da parte di tutti i Sacerdoti, l Esortazione apostolica Sacramentum caritatis. Quanto più i ministri di Dio si eserciteranno nell ars celebrandi, tanto più sarà possibile per i fedeli una fructuosa participatio. Auguro a tutti un estate di fede, sorretta dalla preghiera e, in particolare, dalla liturgia. Novara, 14 luglio Renato Corti 468
21 UFFICIO LITURGICO DIOCESANO NOTA DELL UFFICIO LITURGICO SUL MOTU PROPRIO SUMMORUM PONTIFICUM L obiettivo della presente Nota dell Ufficio Liturgico Diocesano è quello di commentare con qualche sottolineatura il Motu proprio di Benedetto XVI evidenziando in particolare le condizioni richieste per l uso del Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal Beato Giovanni XXIII nel Credo di poter innanzitutto affermare che, nella nostra diocesi, la riforma liturgica ha avuto un accoglienza pronta e favorevole, costituendo di fatto il luogo sorgivo a cui si alimenta la fede delle nostre comunità. Qualche strappo è avvenuto nel passato, qualche indisciplina è ancora presente, una stanca abitudinarietà è talvolta in agguato: ostacoli questi non evidentemente attribuibili alla riforma in quanto tale, ma alla inadeguatezza celebrativa dei ministri e delle comunità che non si prendono cura della bellezza dei riti, valorizzandoli nella capacità di comunicare il mistero. Mi sembra proprio questo uno dei nodi centrali che la recente Esortazione post-sinodale ha messo a fuoco sottolineando il rapporto intercorrente tra bellezza e liturgia: La liturgia ha un intrinseco legame con la bellezza.la bellezza della liturgia è espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del cielo sulla terra Essa non è un fattore decorativo dell azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione.la bellezza della liturgia ha come soggetto il Cristo. È così immediatamente evidente la domanda che siamo chiamati a porci: Quando celebriamo, tutto ciò che si compie, favorisce davvero l incontro dei fedeli con il Mistero della Pasqua, cioè con il Mistero del Padre che dona il Figlio nello Spirito Santo, avendo a cuore di non deturparne la bellezza rivelativa?. Il Motu proprio del Papa definisce inoltre i libri prodotti dalla riforma l espressione ordinaria della Lex orandi della Chiesa cattolica di rito latino : come già detto sopra questo domanda alle nostre parrocchie un impegno di grande maturità, quale quello indicato anche dai Vescovi per il cammino di questo decennio: Serve una liturgia insieme seria, semplice e bella, che sia veicolo del mistero, rimanendo al tempo stesso intelligibile, capace di narrare la perenne alleanza di Dio con gli uomini (CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 49). E dunque sempre indispensabile un investimento di energie (anche in denaro, se necessario) perché l appuntamento delle parrocchie con la celebrazione dei santi Misteri, soprattutto dell Eucaristia domenicale, possa essere davvero il momento capace di dare forma personale e comunitaria al cammino dei credenti. 469
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