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1 4/2012 on-line UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA E DI SCIENZA POLITICA

2 DAEDALUS Quaderni di Storia e Scienze Sociali Direzione scientifica Vittorio Cappelli, Ercole Giap Parini, Osvaldo Pieroni, Alberto Ventura Redattori e collaboratori Luca Addante, Olimpia Affuso, Luigi Ambrosi, Rosa Maria Cappelli, Renata Ciaccio, Bernardino Cozza ( ), Barbara Curli, Francesco Di Vasto, Loredana Donnici, Valentina Fedele, Aurelio Garofalo ( ), Sabrina Garofalo, Teresa Grande, Salvatore Inglese, Donatella Loprieno, Francesco Mainieri, Matteo Marini, Adele Valeria Messina, Patrizia Nardi, Saverio Napolitano, Tiziana Noce, Giuseppina Pellegrino, Maria Perri, Luigi Piccioni, Antonella Salomoni, Manuela Stranges, Pia Tucci Direzione e redazione e amministrazione Dipartimento di Sociologia e di Scienza Politica dell'università della Calabria Arcavacata di Rende (Cosenza). Tel v.cappelli@unical.it; g.parini@unical.it; o.pieroni@unical.it; alberto.ventura@unical.it Direttore Responsabile Pia Tucci Numero 4/2012 on-line Numero 23/2012 seguendo la numerazione della precedente edizione cartacea Pubblicato on line nel settembre 2012

3 FULVIO VASSALLO PALEOLOGO* INTERVISTATO DA DONATELLA LOPRIENO Palermo, 18 dicembre 2011 Loprieno: appartieni a quella particolare categoria di tecnici del diritto che qualcuno ama definire giuristi-costituzionalisti. Non hai dimenticato che il punto di riferimento essenziale per chi voglia esercitare degnamente e dignitosamente questo mestiere resta la Costituzione repubblicana del 1948 ed il suo sistema di tutela dei diritti di libertà. E, difatti, hai scelto di difendere i più deboli ed i più vulnerabili: i migranti e soprattutto quelli il cui soggiorno è irregolare. Avresti potuto scegliere una clientela diversa e molto più danarosa. Hai scelto una carriera diversa. Perché? Vassallo Paleologo: Ho esercitato la professione di avvocato, in campo commerciale, per sette anni prima di entrare nell università. E quando ho cominciato a lavorare all università, nel 1982, ho scelto di farlo sin da subito a tempo pieno. Il lavoro di ricerca, di formazione e di didattica mi permetteva di esprimermi nel modo più libero possibile anche se a quell epoca l immigrazione non era certo un fenomeno così rilevante come lo sarebbe diventato di lì a pochi anni. In quegli anni mi occupavo di diritti dei consumatori. Negli anni a venire, la restrizione degli spazi di libertà all interno dell università e, soprattutto, la risposta repressiva nei riguardi dell immigrazione proprio sul finire degli anni Novanta, mi hanno portare a privilegiare la questione dei diritti umani. Così, dal Dipartimento di Diritto privato mi sono trasferito al Dipartimento di Studi su politica, diritto e società e quindi ho avuto la possibilità di lavorare con non giuristi, il che è cosa molto salutare specie per chi ha a che fare quotidianamente con il diritto positivo. La partecipazione al Dottorato in Diritti umani mi ha consentito poi di lavorare direttamente sulle questioni dell immigrazione grazie anche alla presenza ed alle attività di validissimi giovani studiosi e studiose molto impegnati a collaborare con altri gruppi di ricerca in Europa e non solo. Avere avuto a che fare con questi ricercatori mi ha consentito di valorizzare molto la mia esperienza al di là dell ambito strettamente giuridico. Più di recente, l inasprimento della politica della cattiveria nei riguardi dei 1

4 migranti inaugurata dall ultimo governo Berlusconi e magnificata dal precedente Ministro Maroni mi ha, per forza di cose, costretto a lavorare sempre di più sulle questioni dei diritti dei migranti. Loprieno: In questi anni hai dedicato tempo ed energie per difendere, anche con la militanza dei tuoi articoli, principi quali il diritto alla libertà personale e più in generale il rispetto della dignità umana di tutti gli esseri umani. Credi che la tua militanza, che è militanza fondata sui principi del costituzionalismo stesso, abbia influenzato la carriera universitaria? Detto altrimenti. Avresti potuto scrivere magnifiche monografie su argomenti teorici molto cari ai giuristi dogmatici ma hai scelto una strada diversa. Vassallo Paleologo: Avrei dovuto scrivere per partecipare ai concorsi e fare carriera universitaria? È inutile negare che le commissioni di concorso apprezzano il taglio metodologico o la neutralità dell autore rispetto all argomento trattato. Ne sono testimonianza le tipiche espressioni usate nei giudizi di valutazione: la non continuità nell attività di ricerca, la non piena neutralità, il carattere non sufficientemente tecnico del lavoro. Questo è vero per tutte le discipline ma si tratta di un retorica particolarmente in uso nel mondo dei giuristi. Tutto questo io l ho sempre avuto ben presente e ne ho, in qualche modo, messo in preventivo le conseguenze: non ho inseguito la carriera universitaria a ogni costo. Ho trovato altri canali per la mia crescita umana e professionale anche se devo aggiungere una cosa importante. In questi ultimi anni, a prescindere dall impegno dei singoli docenti, le progressioni di carriera nell università sono state praticamente impedite. La riforma Gelmini ed i costanti ed insopportabili tagli alla ricerca hanno cancellato intere generazioni di studiosi; il blocco dei concorsi per professore associato o ordinario o la loro riduzione a entità puramente simboliche certamente hanno costituito un potentissimo fattore di disincentivazione. La mia scelta di lasciare l università è stata anche dettata, oltre che dalla mancanza di possibilità di carriera accademica, dalla scomparsa di un intero gruppo di ricerca con cui nell ultimo decennio ho condiviso progetti e ricerche. E si tratta di validissimi studiosi, da anni impegnati in gruppi di ricerca internazionali per i quali è stata cancellata la concreta possibilità di continuare il loro percorso scientifico ed umano nell università italiana. 2

5 Loprieno: Conosciamo la situazione della università pubblica italiana e l enorme spreco di energie cagionato dalle ultime riforme. Avremmo dovuto forse lottare di più per difenderla ed assicurarne la crescita. Avremmo difeso così anche la Costituzione. Credi anche tu che difendere i diritti dei più deboli, nel nostro caso dei migranti, significhi in ultima analisi essere militanti della Costituzione? Vassallo Paleologo: Non ho dubbi al proposito. I primi segnali di un attacco ai diritti dei migranti sono venuti già dalla Legge Turco- Napolitano del 1998 ma certamente l apparato repressivo è stato ampliato a dismisura nel 2002 con la Legge Bossi Fini. L ultimo governo Prodi ha tentato di cambiare qualcosa con il disegno di legge Amato-Ferrero, senza riuscirci. L ultimo anno poi è stato assolutamente disastroso per quanto riguarda i diritti dei migranti e non solo dei migranti. La materia si è caratterizzata sempre di più per la dilatazione della discrezionalità amministrativa e per il sostanziale svuotamento di una norma fondamentale per uno Stato democratico quale quella contenuta nell art. 13 della Costituzione circa il controllo giurisdizionale delle attività di polizia sulle forme di limitazione della libertà personale. È accaduto e accade che sia dia più importanza a una circolare amministrativa che a un principio costituzionale o a una norma comunitaria e, quindi, si ubbidisca alla prima e non ai secondi. Ma così operando si mettono in forse principi addirittura fondativi dello Stato moderno di diritto come la separazione dei poteri, il principio di eguaglianza davanti alla legge o il principio del controllo giurisdizionale sugli atti di polizia. A essere leso e svilito non è il solo diritto costituzionale ma anche quello comunitario e principi basilari del diritto internazionale. Non è un caso che siano stati avanzati ricorsi alla Corte europea dei diritti dell Uomo e alla Corte di Giustizia delle Comunità europea e a dirla tutta le risposte di queste corti internazionali hanno deluso o perché giunte con troppo ritardo o perché non soddisfacenti. Se questo è il quadro, chiaramente il diritto costituzionale ed il sistema dei limiti che esso prevede all agire delle autorità di pubblica sicurezza in primis riacquista una priorità assoluta. E bada bene che la partita è a oggi tutta aperta perché la circostanza che il governo sia cambiato e che al posto del leghista Maroni ci sia una ministra tecnica non significa che le cose cambieranno. L enorme dose di discrezionalità amministrativa che gli apparati hanno in qualche modo ormai assunto, assimilato, gestito e collaudato, quale che sia il 3

6 governo ed il ministro che verrà, quale che sia la riforma legislativa che interverrà, farà si che il problema dell arbitrio dei poteri amministrativi sui diritti fondamentali si ripresenterà puntualmente. Loprieno: Cosa ti fa più orrore nel diritto speciale degli stranieri? Il fatto che il legislatore italiano, specie dal 2002 in poi, abbia predisposto un sistema normativo contro gli stranieri o il fatto che ci siano stati tecnici del diritto che tale diritto hanno applicato senza battere ciglio? Vassallo Paleologo: Avvocati e magistrati, come categoria, hanno fatto il possibile. La Corte costituzionale è stata sollecitata moltissime volte e quando questa ha cancellato obbrobri giuridici, governo e maggioranza (che quegli obbrobri avevano approvato) hanno avuto parole durissime nei riguardi del Giudice delle leggi. Da questo punto di vista, alla categoria dei giuristi professionali non credo vadano mosse critiche. Spesso mi sono trovato accanto a giudici anche di orientamento moderato che hanno condiviso le nostre preoccupazioni sul piano della violazione delle regole costituzionali. Ciò che davvero mi ha preoccupato è stato come gli apparati di polizia hanno utilizzato quella enorme discrezionalità di cui parlavamo prima perché quel come ha a che fare con il disciplinamento del corpo dei migranti e con la sua traduzione in una diffusa discriminazione istituzionale nella quale si è frantumata l unità del soggetto di diritto e della persona. L immigrato tunisino che sbarca a Lampedusa non è un essere umano al quale riconoscere i diritti fondamentali della persona umana. La finalità di espellere sempre e comunque è stata ritenuta prevalente e superiore rispetto alle garanzie minime e senza tenere in minima considerazione le condizioni dei migranti, fossero essi persone malate o anziane, con gravi problemi psichici, con gravi problemi familiari o vittime di tortura o esposte al rischio di arresti senza il controllo del magistrato. Ma ciò non è successo solo a Lampedusa: succede ed è successo in maniera più nascosta nelle zone aeroportuali di Fiumicino o Malpensa, solo per citare due tra i moltissimi luoghi citabili. Ovviamente Lampedusa è stata usata come grande palcoscenico mediatico e come cassa di risonanza per la politica del governo ma non dobbiamo commettere l errore di giudicare tutto quello che è successo in termini di violazione dei diritti umani alla luce soltanto di quanto successo a Lampedusa. Violazioni altrettanto gravi si sono verificate anche qui nel Porto di Palermo quando, il 23 settembre di quest anno, tre navi (la Moby 4

7 Fantasy, l Audacia e la Moby Vincent) sono state utilizzare come Cie galleggianti per trattenere circa 700 tunisini trasferiti da Lampedusa. I migranti sono stati trasferiti sulle navi legati con fascette elastiche. Ciò che davvero mi inquieta è che se fino a qualche anno fa l opinione pubblica reagiva e si indignava, ora dopo un decennio di cancellazione dei diritti fondamentali delle persone quasi più nulla scuote le coscienze. Le violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone nei CIE sono ormai quotidiane, con situazioni che ricordano le violenze della Diaz e di Bolzaneto, a Genova nel Forse (ed in parte) questo è anche un effetto delle scelte di politica internazionale che per far rispettare i diritti umani hanno prodotto e legittimato Guantanamo, Abu Ghraib e tutto il resto. La cultura per cui il fine giustifica è entrata prepotentemente nel senso comune e vi impera e questo è veramente grave perché è la radice del razzismo e della destrutturazione dello stato di diritto. Loprieno: Concordo sul fatto che Lampedusa, pur essendo unica, non sia sostanzialmente altro rispetto a un qualsiasi altro campo per stranieri presente in Italia. Forse per chi leggerà questa intervista, è motivo di interesse sapere che stiamo chiacchierando cullati dal mare nella tua barca di famiglia. Ed a cullarci è il mare di Sicilia, isola nel Mediterraneo e sua propaggine. Qui si respira un aria unica, quasi di terra di confine. La Sicilia è più vicina a Tunisi e o Trieste? Vassallo Paleologo: In realtà, la Sicilia è lontana sia da Tunisi che da Trieste. Il problema della Sicilia è il suo isolamento dall Italia e dall Europa: Lampedusa che è isola di una isola isolata non può che veder esaltato il suo isolamento. È per questa ragione che la Sicilia e le sue isole sono usate come luogo di transito e di esternalizzazione; problemi e situazioni che avrebbero dovuto essere gestiti a livello nazionale ed in territori ben più ampi sono stati invece esternalizzati in questo luogo che, per certi aspetti, è fuori dal diritto. La vicenda dei minori stranieri non accompagnati è emblematica del come il nostro territorio venga utilizzato. Il Ministero dell Interno ha impedito, con prove alla mano, la legalizzazione di minori stranieri non accompagnati che avrebbe consentito il loro trasferimento in altre strutture definitive; ha inventato strutture ponte dove i minori vengono accolti nel senso che viene fornito loro il minimo indispensabile per la sussistenza (cibo, vestiario e alloggio) ma senza che vi siano figure professionali che li 5

8 seguano, senza che vi sia comunicazione al giudice minorile o al tribunale dei minori o al giudice tutelare, senza che la questura rilasci i permessi di soggiorno. Nel frattempo molti di questi minori sono diventano maggiorenni (adulti in molti di questi minorenni lo sono già). Quindi la Sicilia è anche un luogo dove si trasformano i minori stranieri non accompagnati in adulti irregolari. Aggiungi che la gente di Sicilia non è particolarmente sensibile a queste tematiche tanto che i gruppi e le associazioni che protestano sono pochi e sempre gli stessi. Forse ciò è dovuto a una serie di convincimenti e primo tra tutti il fatto che gli immigrati non si fermano in Sicilia ed è vero visto che la percentuale di migranti sulla nostra isola è la più bassa d Italia (siamo secondi forse solo alla Sardegna). C è poi anche il convincimento che in Sicilia non ci sia il razzismo. Niente di più sbagliato perché nelle ultime settimane abbiamo assistito anche a episodi di razzismo istituzionale da parte di vigili urbani nei riguardi di venditori ambulanti. Lo scorso anno un ragazzo marocchino si è dato fuoco perché vittima di persecuzione da parte dei vigili urbani che gli impedivano di lavorare; sotto processo, proprio in questi giorni, vi è un altro ragazzo, sempre marocchino, picchiato dai vigili urbani perché esercitava una regolarissima attività ambulante ma fuori orario. Si tratta soltanto di due esempi, tra i moltissimi altri che potrei riportare, che attestano senza timore di smentita la presenza perniciosa e subdola di razzismo istituzionale. Loprieno: La Sicilia dunque continua a essere terra di primo approdo, da lasciare appena possibile. Vassallo Paleologo: Solo due giorni fa sono arrivati dalla Tunisia 69 somali provenienti dal campo di Susha, a una decina di Km dal confine libico. Non è un caso che dopo la chiusura di questo campo siano ripresi gli sbarchi a Lampedusa. Moltissimi richiedenti asilo vi hanno ricevuto un diniego di fatto inappellabile. Certo i numeri sono inferiori rispetto a prima ma a sbarcare sono cittadini somali che avrebbero il diritto ad accedere alle procedure per la richiesta dello status di rifugiato in uno qualunque dei paesi che hanno aderito alla Convenzione di Ginevra del 1951: non certo in Libia che a tale convenzione non ha mai aderito ma neanche in Tunisia che vi ha aderito ma sostanzialmente disattende tutti gli obblighi che da essa derivano. 6

9 Loprieno: Quanto dici mi ha richiamato alla mente le molte, troppe, morti nel mare di chi sulla carta avrebbe tutto il diritto a vedersi riconosciuta una qualche forma di protezione internazionale. E mi è anche venuta in mente l assurda vicenda dei pescatori accusati di aver tratto in salvo migranti alla deriva e pescherecci al centro di fuochi incrociati. Vassallo Paleologo: Lo scorso anno, un peschereccio è stato mitragliato da una mezzo libico con a bordo finanzieri italiani ma la vicenda è stata subito dimenticata. Altri pescherecci sono stati sequestrati, dopo lo scoppio della primavera araba, sia dai libici che dai tunisini perché probabilmente sono in corso di ridefinizione i rapporti economici. In Sicilia ci sono anche molte società miste, soprattutto italo tunisine, attive nel mercato della pesca internazionale. Moltissimi tunisini impegnati in queste attività di pesca non hanno i documenti in regola ma si tratta di un tipo di irregolarità ampiamente tollerato dalle autorità perché su di essa di basano i profitti degli armatori di Mazara del Vallo. Quello dei pescatori è un quadro davvero complesso. In passato, alcuni pescatori sono stati protagonisti di importanti azioni di salvataggio. Ed è davvero sconcertante che alcuni di questi pescatori stiano dovendo subire processi su processi. Abbiamo portato in appello un processo avviatosi ad Agrigento e che, in primo grado, ha visto addirittura la condanna di alcuni pescatori tunisini per favoreggiamento di immigrazione clandestina. La Corte di Appello di Palermo li ha assolti smentendo quanto la Procura di Agrigento aveva surrettiziamente sostenuto per anni nei termini di favoreggiamento dell immigrazione clandestina quando invece si era trattato di un vero e proprio salvataggio in mare. Surrettiziamente perché vi erano prove evidenti che di salvataggio si trattava e che esso era stato svolto sotto gli occhi della Guardia costiera. Nel processo è venuta fuori la contraddizione tra quanto asseriva la Guardia costiera e quanto invece il Ministero dell interno aveva imposto di dire alla guardia di finanza e agli ufficiali di pubblica sicurezza che avevano raccolto le dichiarazioni dei pescatori giunti a Lampedusa. Malgrado queste assoluzioni i pescatori non operano più interventi di salvataggio e si ripetono i casi di migranti lasciati morire in mare, seppure in zone attraversate da navi commerciali e da mezzi militari (come è confermato anche in una recente denuncia del Consiglio d Europa su un caso di omissione di soccorso a carico dell Italia lo scorso anno). 7

10 Loprieno: Quella che ci stai raccontando è davvero una vicenda sconcertante e sconvolgente. Un magistrato insiste a perseguire pescatori tunisini perché rei di aver salvato vite umane? Succede davvero di tutto nel Mediterraneo. Ed è al Mediterraneo come luogo da attraversare e come luogo in cui si muore che vorrei ritornare. Sembra quasi sia diventato un enorme cimitero questo mare. Le cifre sono impressionanti: negli ultimi 20 anni più di persone. E della gran parte di loro non conosceremo mai nulla. Non le loro storie, non i loro nomi, non i loro volti. Sappiamo solo che sono partiti per migliorare le loro condizioni di vita. Vassallo Paleologo: Vero. Continuano a morire persone che dall Algeria e dalla Tunisia cercano di arrivare in Spagna, a Cipro o in Grecia anche dalla Turchia. Le rotte sono tante e dappertutto si muore e ci sono vittime che nessuna cerca. Parlando però con quelli che ce l hanno fatta, con i salvati, si apprende di altre imbarcazioni partite e di cui non si hanno più notizie. In questa fase storica, è difficilissimo parlare di Mediterraneo ed è complicatissimo il quadro interno di tutti i paesi che vi si affacciano compresi Israele, Siria e Turchia. Loprieno: Per l Italia, ma anche per l Europa, era molto più comodo avere a che fare con i sistemi di potere di un Gheddafi o di Ben Alì. Vassallo Paleologo: Certamente lo era. In molti stanno rimpiangendo e rimpiangeranno i vecchi dittatori ed il sistema di potere che essi avevano costruito. Ma si sta anche cercando di mantenere i vecchi accordi, con espulsioni e respingimenti collettivi, anche se l Italia non pratica più, a quanto sembra, i pattugliamenti congiunti con le unità libiche. Adesso, in quei territori vi sono scontri tra gruppi economici internazionali e non a caso in Libia è presente un consistente numero di cinesi. Anche la forza lavoro viene scelta in estremo oriente, in Bangladesh piuttosto in Sri Lanka. La Libia dichiara di avere bisogno di ottocentomila lavoratori per sostituire quelli che sono stati costretti a fuggire a seguito dell intervento armato della Nato. Ognuno di noi conserva il ricordo delle agghiaccianti immagini dei sub sahariani del Mali, della Nigeria, del Gabon, della Sierra Leone, trucidati perché ritenuti, a torto o a ragione, mercenari al soldo di Gheddafi. Chi non è riuscito a fuggire è stato ucciso, o rapinato e le donne sono state violentate. Chi è arrivato in Sicilia racconta di aver lasciato in Libia un certo benessere. Alle persone costrette a fuggire dalla Libia in fiamma 8

11 ed in guerra, l Italia non ha concesso neanche il permesso di soggiorno per motivi umanitari nonostante i continui appelli dell Asgi e di Meeltingpot. Loprieno: Viviamo in un mare di contraddizioni. A tutti livelli, internazionale e comunitario e nazionale, abbondano dichiarazioni, convenzioni, accordi sui diritti universali delle persone umane. Ma per chi sono questi diritti? Chi ne può fruire? Tutti e tutte o solo chi ha la fortuna di avere la cittadinanza comunitaria? Vassallo Paleologo: Sul versante della tutela dei diritti fondamentali della persona umana i clamorosi passi indietro sono stati certamente indotti dalla crisi economica. Le opinioni pubbliche non sono tanto spaventate, come artatamente sobillato per anni, dalla criminalità quanto dalla percezione che la presenza dei migranti possa comportare la riduzione del pochissimo welfare che rimane o che l immigrato possa essere un concorrente su un esangue mercato del lavoro. Si tratta di una percezione manipolata e alimentata sapientemente da alcuni partiti che hanno contribuito fortemente a diffondere xenofobia e chiusura nei confronti dei migranti. Queste stesse forze politiche e sociali non hanno capito che invece le economie hanno una speranza di sopravvivenza alla crisi se e nella misura in cui saranno capaci di includere e di innovare; le economie che si chiudono e che non si rinnovano saranno destinate al fallimento in quanto schiacciate dalla grande finanza internazionale. Loprieno: Si tratta di input che dovrebbero provenire anzitutto dall Unione europea. Ma l Europa non ha mai avuto una particolare attenzione per il Mediterraneo. Se poi l attenzione assume le sembianze di Frontex, c è poco da stare allegri. Vassallo Paleologo: In realtà, Frontex non è solo nel Mediterraneo ma anche negli aeroporti internazionali o al confine orientale. La presenza di Frontex nel Mediterraneo centrale è sempre stata assolutamente simbolica tanto che, fortunatamente dal mio punto di vista, essa non ha condotto nessuna operazione di respingimento. I mezzi impiegati da Frontex si sono limitati all invio di funzionari comunitari, in giacca e cravatta, a Lampedusa con 42 gradi ad arrostire al sole con la loro pelle bianca di polacchi o sloveni. L istituzione dell agenzia Frontex è stata soprattutto una operazione ideologica e mediatica ma è anche molto 9

12 servita al governo italiano per dire che le porcherie le faceva in collaborazione con Frontex. Quando parlo di porcherie intendo i respingimenti collettivi verso la Libia del 2009 per i quali l Italia è sotto processo alla Corte europea nel caso Hirsi e altri c. Italia. Siamo in attesa di una decisione che stenta ad arrivare e questo non è affatto un bene perché quantomeno le due corti europee (la Corte di Giustizia e la Corte europea dei diritti umani) dovrebbero celermente rispondere alle domande di giustizia che provengono dall Italia e dagli altri paesi 1. Questo mi fa ritornare al punto di partenza della nostra conversazione ed esattamente alla rilevanza del diritto costituzionale perché ripropone l importanza degli strumenti di tutela dei diritti fondamentali delle persone. Loprieno: Cosa è cambiato nelle dinamiche dei gruppi che approdano in Sicilia? Vassallo Paleologo: Negli anni immediatamente successivi al 2000, arrivavano soprattutto sudanesi. Poi vi è stata la fase della fuga dal Corno d Africa e quindi Eritrea, Etiopia e Somalia. Nel ciclo degli arrivi e delle partenze giocano un ruolo importante l apertura e la chiusura dei flussi legali di ingresso. Ad esempio, negli anni molti nigeriani e ghanesi hanno potuto regolarizzarsi grazie all apertura di canali di ingresso legali che erano o regolarizzazioni camuffate o veri e propri flussi di ingresso. Negli ultimi due anni, la chiusura ha riguardato anche richiedenti asilo e minori non accompagnati, tenuti in quarantena fino al raggiungimento della maggiore età per poterli espellere più rapidamente. Gli ultimi arrivi sono caratterizzati da una forte presenza di persone in fuga dal Nord africa: egiziani, tunisini, algerini, marocchini. La fase attuale poi deve essere analizzata e studiata anche dal punto del diritto internazionale. Per effetto degli accordi e dei materiali forniti dall Italia alla Libia prima ed alla Tunisia dopo, vi è sostanzialmente una collaborazione di polizia in acque 1 Nelle more della pubblicazione della rivista, la Corte Europea dei Diritti Umani si è pronunciata il 23 febbraio del 2019 sul caso richiamato dal Prof. Vassallo Paleologo. In particolare, la Corte europea all'unanimità ha ritenuto l'italia colpevole di aver intercettato in acque internazionali i cittadini eritrei e somali e di averli ricondotti nella Libia del colonnello Gheddafi il 6 maggio del In un solo colpo, le autorità italiane sono riuscite a violare i principi del non- refoulement, del divieto di trattamenti inumani e degradanti, il diritto a un ricordo effettivo nonché il divieto di espulsioni collettive. 10

13 internazionali con la segnalazione delle imbarcazioni subito dopo la partenza; le nostre unità, quindi, cercano di far intervenire le unità libiche o tunisine in modo da evitare il trasbordo dei migranti sulle nostre imbarcazioni e non sporcandosi direttamente le mani. È questione nota anche ai non tecnici del diritto che quando un cittadino straniero sale su un natante battente bandiera italiana è come se entrasse sul territorio nazionale e gode del diritto di essere sbarcato in un luogo o porto sicuro oltre che del godimento di diritti proclamati dalla Convenzione europea dei diritti umani. Esiste anche un principio del diritto internazionale del mare secondo cui l imbarcazione che prende a bordo una persona ha il diritto/dovere di sbarcarla in un luogo sicuro. Fino a quando resterà sull imbarcazione è come se fosse nello Stato di cui batte bandiera il natante e dovrebbe essere obbligata a rispettare la Cedu. Loprieno: L Africa sembrerebbe un continente in fuga. Vassallo Paleologo: Si. E questo perché anche le speranze di trasformazione e di rilancio economico sono state messe a dura prova in questi ultimi mesi. Sono stato a Tunisi a fine settembre prima delle elezioni ed il clima era pesante: nessuna esultanza o manifestazione di gioia per le strade. I fatti di questi ultimi mesi al Cairo ci fanno capire che la rivoluzione democratica è fallita ed è in corso uno scontro di poteri tra le diverse componenti della società musulmana. Loprieno: Cosa intendi per rivoluzione democratica? Non trovi sia un ossimoro? Vassallo Paleologo: Intendo quella portata avanti da ragazzi e ragazze giovani e giovanissimi che, in qualche modo, si sono ispirati anche ai nostri modelli di democrazia. Non è certo questione di esportarla questa democrazia ma certamente i principi del costituzionalismo democratico esercitano un fortissimo appeal sulle giovani generazioni nordafricane. Mi ha fatto un certo effetto vedere nelle strade di Tunisi donne velate o di sera vedere le strade vuote. Nel Sud della Tunisia e nelle periferie ci sono situazioni che non avresti mai immaginato di trovare anche solo un anno fa. 11

14 Loprieno: I migranti con i quali hai parlato, che hai conosciuto e difeso, che idea hanno del Mediterraneo? Vassallo Paleologo: È impossibile generalizzare. Alcuni cercano di dimenticarlo per sempre. Chi arriva dall estremo oriente e il mare non lo ha mai visto afferma spesso che non vorrà rivederlo mai più. Chi arriva dal nord Africa conserva, sovente, del mare di mezzo l idea di un luogo di scambio e di passaggio perché magari i suoi genitori, tra gli anni Sessanta e Ottanta, vivevano e lavorano in Sicilia e potevano fare e rifare quel viaggio senza bisogno di particolari documenti. Penso agli insediamenti di Mazzara del vallo ed alle terze generazioni di tunisini e marocchini. Certo per un tunisino che abita a cento km dalle coste siciliane, l attraversata del Mediterraneo è cosa ben diversa rispetto a un nigeriano o a chi proviene dal Bangladesh per i quali spesso quel viaggio è il viaggio della vita, un viaggio che può essere pagato una sola volta. A meno di non ottenere un permesso di soggiorno che è cosa quasi impossibile per chi quel viaggio lo fa con una barca scassata o una vecchia carretta. Loprieno: Qual è il ruolo della criminalità organizzata, se c è, nella gestione dei flussi, nell utilizzo come forza lavoro irregolare ma anche nella gestione di queste ultime entità di accoglienza dalla irrisolta natura giuridica? Penso ai Cie temporanei o ai simil-cara aperti in Calabria. Vassallo Paleologo: Per quanto riguarda l accoglienza mi pare che la situazione in Sicilia sia diversa rispetto a quella calabrese. Ho visitato molti campi per stranieri, anche situati in zone tradizionalmente controllate dalla mafia, e tutto può dirsi quanto alla loro inefficacia ed inefficienza ma non ci sono elementi che attestino una qualche forma di presenza della criminalità organizzata. Ad esempio, Palma di Montechiaro ospita tre comunità per minori stranieri non accompagnati ed è ben noto che si tratta di una capitale della criminalità organizzata siciliana. Sempre a Palma di Montechiaro hanno anche arrestato alcuni scafisti stranieri che gestivano anche la sosta a terra, utilizzando dei capannoni di proprietà del sindaco, ed ubicati in riva al mare. Il sindaco era assolutamente all oscuro di tutto. Piuttosto, anche in Sicilia nel settore della intermediazione non ufficiale del lavoro agricolo c è un avvicinamento tra la sfera mafiosa e la sfera della gestione della manodopera irregolare. I quadri intermedi sono composti da immigrati ed i caporali spesso sono di nazionalità marocchina. Siamo però 12

15 distanti dalle situazioni della Piana di Rosarno anche se a dirla tutta la zona di Pachino, quella del pomodorino, è l unica che può essere comparata per certi aspetti a certe zone della Calabria. Nel resto della Sicilia, i migranti e le migranti sono impiegati nel settore dei servizi ma soprattutto svolgono lavoro di assistenza domestica. Sono moltissime le badanti anche comunitarie (prevalentemente dell Est) che certamente non hanno gli stessi problemi delle loro colleghe extracomunitarie pur vivendo nelle stesse loro condizioni di sudditanza. L altro problema che però ha un caratura nazionale concerne l incidenza della criminalità organizzata nei settori più lucrosi del mercato dell immigrazione: donne e minori non accompagnati e molto spesso donne minorenni da avviare alla prostituzione. In questo settore vi sono certamente reti di criminalità organizzata. È peraltro indicativo che, in alcuni casi, lo sfruttatore o chi ha trafficato e trattato la donna approfitti ancora una volta di lei facendosene scudo per avere una sorta di passaporto di ingresso e, quindi, potersi accreditare come componente di un nucleo familiare. Per fortuna, è accaduto che alcune donne a distanza di mesi hanno trovato il coraggio di denunciare la situazione. Loprieno: È plausibile parlare di contatti tra reti criminali mediterranee? Vassallo Paleologo: Nel caso di cui abbiamo appena parlato direi di no. Infatti, la rete criminale che gestiva il passaggio dalla Libia era composta quasi esclusivamente da nigeriani. Anche se negli ultimi tempi, Gheddafi ne aveva fatto arrestare qualcuno per dimostrare all Europa di rispettare gli accordi e contrastare e combattere l immigrazione clandestina, i gruppi di nigeriani in Libia sono stati definitivamente smantellati nel corso della guerra e della caduta del regime. Nuovi gruppi criminali di nigeriani si starebbero ricostituendo nelle zone quasi extraterritoriali al confine tra la Libia e l Egitto e tra la Libia e la Tunisia, una striscia di deserto che è quasi una terra di nessuno. Situazioni simili si riscontrano al confine tra Algeria e Marocco; ad esempio, vicino alla città di Oujda, situata all estremità orientale del paese confinante con l Algeria, le autorità marocchine si sbarazzano dei migranti in condizioni di irregolarità semplicemente buttandoli verso il confine. I richiedenti asilo non subiscono certo un trattamento diverso e migliore visto che i documenti loro rilasciati dall Achnur sono considerati carta straccia. I paesi del nord Africa 13

16 hanno logiche espulsive molto violente che si traducono nell abbandono delle persone in zone che sono terra di nessuno ove predoni, trafficanti e gruppi armati possono insediarsi. I nigeriani sono sicuramente presenti lungo i confini tra Libia, Tunisia, Algeria e Marocco. Loprieno: Credi che Cosa nostra abbia a che fare con questi gruppi? Vassallo Paleologo: Credo di no. Cosa nostra ha affari più lucrosi da curare. Potrebbero esserci contatti per quanto riguarda la prostituzione ma una volta che le vittime siano già arrivate sul territorio. Peraltro, la prostituzione che rende di più è quella bianca proveniente dai paesi dell Est (Moldavia, Romania, Ucraina) e non certo quella proveniente dal nord Africa. Loprieno: Nella rete internazionale dei traffici lo sfruttamento della manodopera sta acquisendo una rilevanza centrale. Vassallo Paleologo: Certamente sì ma non qui, in Sicilia. Sommando tutti i migranti presenti nelle nove province siciliane, il loro numero resta inferiore al numero di immigrati nella provincia di Brescia. Ed è completamente diverso il mercato del lavoro. Se nei cantieri del nord Italia lavorano prevalentemente migranti, qui muratori e carpentieri sono soprattutto siciliani. Anche nel lavoro agricolo, vi è una fortissima prevalenza di siciliani. Loprieno: Mi piacerebbe ritornare sulla questione a cui accennavi prima a proposito delle violente politiche espulsive poste in essere nei paesi del Nord africa. Anche questo modus operandi mi pare funzionale ai desideri dell Europa che ha chiesto e continua a chiedere ai paesi del nord Africa di fungere da cane di guardia del proprio territorio. Vassallo Paleologo: L Europa ha chiesto ed ottenuto tutto ciò con lo strumento degli accordi bilaterali che, messi in dubbio durante le concitate fasi della primavera araba, ora sono stati rinnovati. Anche l ultimo governo Monti ha rinnovato, in tutti i suoi termini, l accordo bilaterale con la Libia che, peraltro, è stato denunciato a livello europeo in quanto contrario ai diritti umani. Si può ignorare il fatto che la Libia non ha mai aderito alla Convenzione di Ginevra sul riconoscimento dello status di rifugiato? Il Consiglio nazionale transitorio, da parte sua, 14

17 non garantisce nessuno standard di protezione dei diritti umani né dei migranti né dei libici che non siano schierati con i vincitori. È certamente in corso, in Libia, uno scontro di potere all interno del Consiglio dall esito incerto. In questa fase così delicata e concitata, l unico interesse della politica estera italiana è stato quello di mantenere inalterati i rapporti bilaterali con i libici. Questa scelta di politica estera si muove in linea di assoluta continuità con il passato: già a fine luglio del 1998, l allora Ministro degli Interni Napolitano, firmava a Tunisi un accordo che individuava nella cooperazione bilaterale lo strumento centrale anche per la esternalizzazione della frontiera e dei controlli, ivi inclusi i sistemi di detenzione. Vorrei ricordare che in quegli accordi già si prevedeva l apertura di tre centri di accoglienza con una capienza di 500 posti per gli immigrati espulsi dall Italia e accompagnati in Tunisia. Loprieno: Dei migranti che hai difeso in questi anni, qualcuno ti ha lasciato una ferita non rimarginata? Vassallo Paleologo: Tante sono le ferite non rimarginate e talvolta anche sanguinanti. Potrei raccontare tante vicende dolorose e che quasi ti gettano nello sconforto. Qualche mese fa, a Trapani, abbiamo presentato ricorso contro il diniego alla richiesta di asilo da parte di un giovane tunisino con relativa richiesta di sospensione. La Questura di Trapani si è lanciata in una vera e proprio opera di interpretazione creativa del diritto: ha effettuato l accompagnamento coattivo alla frontiera senza aspettare la pronuncia del giudice interpretando la mancata risposta come un diniego della richiesta di sospensione del provvedimento. Se il personale addetto alla tutela dell ordine pubblico ritiene di poter inventare nuovi istituti laddove questi non possono esistere atteso, a voler tacere d altro, che è sempre un giudice a dare l assenso allora vengono meno una serie di principi all origine dello Stato moderno di diritto: il principio di legalità ed il principio della separazione dei poteri. È oltremodo irritante verificare come negli Uffici immigrazione o nei Centri di identificazione le forze di polizia e le autorità amministrative applichino le leggi ed i regolamenti con una discrezionalità totale sì che tra quanto astrattamente proclamato dalla legge e quanto si verifica nella prassi la distanza è siderale. A tutto discapito, ovviamente, del regime delle libertà personali e della dignità dei migranti. Ho provato una sensazione simile nella Grecia dei 15

18 colonnelli. Era il 1972 e sapendo che dentro certe caserme venivano trattenuti e torturati i dissidenti e gli oppositori politici, trovavo persino insopportabile passare le vacanze in quel paese. Ora per gran parte delle persone è normale vivere in un paese dove le garanzie democratiche valgono soltanto per alcuni e non per tutti. Loprieno: La questione da te sollevata circa la discrezionalità con cui le forze di polizia e le autorità amministrative applicano le leggi è davvero dirimente ed è insopportabile per chi abbia a cuore i valori delle democrazie costituzionali. Di fronte a un simile abominevole arbitrio a essere rimessa in forse ed in gioco è la qualità della democrazia costituzionale stessa. Inevitabilmente ritorna alla mente l insegnamento di Foucault quando invitava a osservare il diritto non come legittimità da stabilire, ma dal punto di vista delle tecniche di assoggettamento che esso mette in opera. Assunta questa prospettiva, lo sguardo deve appuntarsi non al meccanismo generale ma al potere nelle sue estremità e terminazioni più periferiche, più locali. L attenzione deve centrarsi laddove il potere scavalca le regole del diritto che lo organizzano e delimitano dandosi tecniche e strumenti di intervanto materiali che possono anche essere violente. L invito del filosofo era quello di guardare al potere nell estremità sempre meno giuridica del suo esercizio, dove produce effetti reali, sui corpi dove le procedure assoggettano i corpi, i corpi sono stigmatizzati, sorvegliati, controllati, nascosti, eventualmente puniti o messi a morte. E quando Foucault parla di messa a morte non intende solo o necessariamente la soppressione fisica degli individui, ma anche tutto ciò che può essere morte indiretta. Vassallo Paleologo: La violenza sui corpi di cui mi parli passa quasi sotto silenzio e ciò mi angoscia. Anche queste sono ferite che stentano a rimarginarsi. Parlo delle sistematiche punizioni fisiche alle quali sono soggetti gli immigrati quando si ribellano o quando rifiutano il cibo o quando hanno uno scatto di nervi: vengono isolati, circondati, spogliati nudi e picchiati. È cronaca di questi giorni, come le violenze verificate nei CIE di Trapani e di Gradisca di Isonzo. E questo avviene in maniera sistematica con varianti come l esposizione al freddo, d inverno, magari con abiti bagnati o l isolamento in celle che sono luoghi di tortura perché piccolissime e senza aria a sufficienza, in estate, per poter respirare liberamente. Questo e molto altro accade qui, intorno e vicino a noi, a Trapani come a Palermo o a Bari o a Gradisca di Isonzo. I 16

19 migranti che hanno subìto questo tipo di violenza quasi sempre lasciano capire cosa è loro successo ma, al contempo, ti chiedono quasi di tacere: io mi racconto, ma tu non denunciare perché potrebbe accadermi di peggio. Persino a Mineo e, dunque, in un centro di accoglienza per richiedenti asilo ci sono stati, nell estate del 2011, casi di pesanti pestaggi da parte della polizia. Le vittime, da noi subito fatte arrivare a Palermo, asserivano di avere immagini dei pestaggi sul telefonino, recavano segni fisici accertati dai medici inequivocabilmente derivanti da manganelli. Poi, però, al momento di formalizzare la denuncia, e pur soggiornando in una struttura di sicurezza a Palermo, non sono stati in grado di proseguire nell azione perché i migranti sanno che il loro futuro è sotto l arbitrio dell autorità di pubblica sicurezza. Denunciare oggi, per un migrante, potrebbe significare trovarsi di fronte agli stessi agenti denunciati o ai loro compiacenti colleghi tra qualche anno. Loprieno: Il tuo racconto ci ha fatto venire alla mente i trattamenti disumani e crudeli che Don Cesare Lodeserto ed il suo staff riservavano ai trattenuti all interno dell allora CPT di San Foca di Melendugno ed oggetto di numerosissimi procedimenti giudiziari. Le cose che tu oggi racconti e che sono facilmente reperibili sulla rete solo a volerle sapere sono troppo simili a ciò che accadeva dieci anni fa. Non solo non è cambiato nulla ma ho la sensazione sgradevolissima che le cose siano peggiorate essendo diventate così generalizzate le violenze da essere considerate normali. Vassallo Paleologo: A fine dicembre del 2011, esattamente tra lo notte del 28 e del 29, sono trascorsi dodici anni dalla strage del rogo del Serraino Vulpitta in cui morirono (arsi vivi) subito tre tunisini ed altri tre, gravemente ustionati, nei mesi successivi. Io visitai il Vulpitta qualche settimana prima dell incendio ed il clima che si respirava era tesissimo. Il sovraffollamento, così come accade nelle carceri oggi, contribuiva in maniera determinante a rendere invivibile una situazione ove spesso l unico modo che le forze di polizia hanno per fare rispettare l ordine e per farsi rispettare è picchiare, picchiare duro. L idea che deve passare e che deve regolare il tutto è che non conviene ribellarsi perché le punizioni andranno ben oltre le previsioni regolamentari. Negli istituti penitenziari accadono cose simili ma non è la stessa cosa. Nelle carceri quantomeno ci sono giudici di sorveglianza, avvocati che entrano ed escono, le famiglie che fanno i colloqui. Resta certamente 17

20 vero che gli stranieri in carcere subiscono trattamenti differenziati rispetto ai loro colleghi italiani. Ultimamente sta emergendo una nuova strategia punitiva nei riguardi dei migranti: forze dell ordine ma anche vigili urbani in qualche modo contestano ai migranti il reato di violenza e lesione anche in maniera assolutamente surrettizia: la lesione del metacarpo è da intendere come il risultato di un pungo sferrato dall agente allo straniero piuttosto che la conseguenza di una reazione violenta del migrante. Di un caso simile ci occupando proprio in questo periodo qui a Palermo. Si tratta di vicende inquietanti perché sono il sintomo evidente di una cultura diffusa tra le autorità di pubblica sicurezza che colpisce non solo gli immigrati ma tossicodipendenti, giovani donne, ubriachi. Soggetti deboli nei cui confronti la polizia usa violenza gratuitamente. E ancora una volta ritornano il diritto costituzionale ed i suoi principi. Il quarto comma dell art. 13 della nostra Costituzione, quello interamente dedicato alla libertà personale, espressamente recita che è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà. Credo sarebbe una buona idea stampare questo principio così cristallino su adesivi da attaccare in ogni volante, in ogni caserma, in ogni luogo ove la libertà personale è limitata. Simili atteggiamenti violenti della polizia sono considerati assolutamente nella norma in nord Africa ed è terribile l attonita sorpresa che coglie i migranti quando subiscono abusi: non potevamo immaginare che qui funziona come da noi. Molti dei tunisini giunti a Lampedusa dopo la rivoluzione dei gelsomini si guardavano attorno quasi inebetiti perché non si aspettavano che la polizia italiana li avrebbe trattati in questo modo. Loprieno: E, nonostante tutto questo, il Mediterraneo è continuamente attraversato da chi è alla ricerca di migliori condizioni di vita. Vassallo Paleologo: Il numero degli sbarchi è comunque molto diminuito. Nell ultimo anno è stato come assistere a un fenomeno eruttivo, seguito prima da una scia sismica, poi da una lavica e poi dalla calma. Se le regole resteranno le stesse, se gli accordi bilaterali resteranno quelli che sono e se l Europa continuerà a pagare per la detenzione dei migranti irregolarmente presenti, gli stati di partenza e di approdo continueranno a privilegiare il blocco delle persone rispetto alla loro valorizzazione anche come soggetti potenzialmente in grado di far arrivare nei paesi di origine risorse finanziarie importanti. Sembra, 18

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