MAROCCO: proteggere le donne dalla violenza e dalla discriminazione

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1 MAROCCO: proteggere le donne dalla violenza e dalla discriminazione Nel marzo del 2012, Amina Filali, 16 anni, si è uccisa ingerendo veleno per topi perché costretta a sposare l'uomo che l'aveva stuprata. Un "no" silenzioso e lancinante, che ha provocato nella società marocchina un'ondata d'indignazione portando, lo scorso 8 gennaio, la Commissione giustizia, legislazione e diritti umani della Camera bassa marocchina all adozione di una proposta per eliminare il paragrafo 2 dell'articolo 475 del codice penale, in base al quale il responsabile di uno stupro poteva evitare il carcere se sposava la vittima minorenne. Il 23 gennaio l'emendamento è stato definitivamente approvato a voto unanime. Questo positivo risultato è stato possibile anche grazie all'azione pressante delle organizzazioni per i diritti umani locali e internazionali, tra cui Amnesty International. Amnesty International ha accolto con soddisfazione questo passo importante, ma il Marocco ha ancora bisogno di una strategia globale per proteggere le donne dalla violenza e dalla discriminazione. Infatti, nonostante l adozione, nel luglio 2011, di una nuova Costituzione che sancisce l'uguaglianza tra uomo e donna, quest eguaglianza è garantita solo all'interno delle previsioni legislative vigenti, spesso discriminatorie nei confronti delle donne. I ritardi costano la vita a giovani ragazze; infatti sono stati segnalati altri casi di suicidio, come quello di Amina, e Amnesty International ha chiesto riforme globali per affrontare la violenza di genere. Nelle aree del paese che si oppongono all'affermazione dei diritti delle donne, questi vengono etichettati come 'un'idea occidentale'. È molto significativo che dopo la morte di Amina, la sua famiglia si sia unita alle manifestazioni nel paese. Sono persone che non abitano nella capitale e non hanno un alto livello di istruzione: questo dimostra che il Marocco è pronto al cambiamento, più di quanto lo siano i suoi leader politici. Amina ritratta nella foto che mostra sua madre Il codice penale In ambito penale, è quindi necessaria in primo luogo una revisione globale del codice con l'introduzione di disposizioni che criminalizzino la violenza sessuale in ogni sua forma. Nell'intraprendere tale processo, il Parlamento dovrebbe avviare una significativa consultazione con la società civile e, in particolare, con le organizzazioni locali che

2 difendono i diritti delle donne, da anni impegnate nel combattere la violenza di genere e che hanno competenze ed esperienza su questo specifico tema. Il governo dovrebbe perciò affiancare questi gruppi di attiviste ai politici durante il processo di revisione. Gli articoli del codice penale da modificare o abrogare per proteggere le donne dalla violenza sono: Articoli 486, 487 e 488 (stupro) L'articolo 486 include lo stupro tra i reati contro la decenza e punisce "la relazione sessuale di un uomo con una donna contro la volontà di quest'ultima" con pene da cinque a 10 anni di carcere. Se lo stupro è compiuto nei confronti di una minorenne, una disabile o una donna incinta, la pena sale da 10 a 20 a anni. L'articolo 488 prevede pene ancora più severe se lo stupro e "l'attentato al pudore" determinano la perdita della verginità: da 10 a 20 anni in questo caso, da cinque a 10 anni nel caso opposto. Come evidenziato da Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, lo stupro è catalogato nella sezione dei reati contro la decenza, pertanto si pone l'enfasi sulla moralità e sullo stato coniugale piuttosto che evidenziare che si tratta di un attacco contro l'integrità di una persona. La distinzione relativa alle donne vergini e a coloro che non lo sono è discriminatoria e degradante: tutte le vittime devono avere uguale trattamento. Le donne e le ragazze hanno diritti umani, il cui valore non può essere definito in base alla verginità, allo stato civile o familiare. La legislazione marocchina (articolo 487) non tiene conto che lo stupro può aver luogo anche nel matrimonio e lo stupro coniugale non è riconosciuto come reato specifico. Pertanto, anche questo articolo deve essere modificato. La definizione di stupro dovrebbe essere modificata e adeguata agli standard internazionali. Dovrebbe essere resa neutra dal punto di vista del genere. Sarebbe necessario adottare una definizione del reato che vada oltre il solo concetto di penetrazione, in quanto uno stupro può essere compiuto in circostanze coercitive diverse, che non richiedono necessariamente la violenza fisica. Una nuova definizione del reato potrebbe essere declinata in base a quella fornita dagli Elementi costitutivi dei crimini dello Statuto di Roma - Corte penale internazionale, che definiscono la "violenza sessuale" (o "stupro") come segue: "L'autore invade il corpo di una persona con condotta risultante nella penetrazione, anche di ridotta entità, di ogni parte del corpo della vittima o dell'autore con un organo sessuale, o dell'apertura anale o genitale della vittima con ogni oggetto o ogni altra parte del corpo" e "L'invasione è eseguita con la forza, o con la minaccia della forza o della coercizione, come quella causata dalla paura della violenza, della costrizione, della prigionia, dell'oppressione psicologica o dell'abuso di potere, contro le persone stesse o altre, o prendendo vantaggio di un ambiente coercitivo o contro persone incapaci di dare un genuino consenso"

3 Articoli 489, 490 e 491 L'articolo 489 criminalizza le relazioni omosessuali. Gli articoli 490 e 491 criminalizzano le relazioni sessuali consensuali tra persone non sposate, con pene da un mese a un anno di carcere. La criminalizzazione delle relazioni sessuali tra adulti consenzienti, a prescindere dal loro stato civile, viola il diritto alla riservatezza e alla libertà d'espressione. Inoltre, questi articoli costituiscono un deterrente per una donna che ha subito una violenza a sporgere denuncia, perché corre il rischio di essere imputata di aver intrattenuto relazioni sessuali fuori dal matrimonio. Articolo 494 L'articolo 494 afferma che chiunque sottragga con inganno, violenza o minacce una donna sposata dal luogo dove è stata collocata dall'autorità cui è legalmente sottoposta vale a dire il matrimonio - è punibile con una multa e una pena detentiva da uno a cinque anni. Questa disposizione contraddice il principio per cui qualsiasi persona dovrebbe essere protetta dal rapimento e dall'allontanamento forzato; dal concetto dell'autorità esercitata da una persona sull'altra, l'enfasi dovrebbe essere diretta al concetto dell'azione perpetrata in mancanza di consenso. Articolo 496 L'articolo 496 prevede inoltre che chi nasconde una donna sposata che si sia sottratta all'autorità a cui è legalmente sottoposta è parimenti punibile con una multa e una pena detentiva da uno a cinque anni. Nei fatti questo articolo, oltre alla implicita affermazione discriminatoria che una donna sposata è sottoposta all'autorità del marito, significa che chi offre protezione alle donne che fuggono dalla violenza domestica rischia una sanzione penale. Le modifiche legislative saranno utili per far cessare la violenza di genere solo se saranno inserite in un processo più ampio. È necessaria una politica di prevenzione e bisogna garantire giustizia e riparazione alle donne che hanno subito violenza. I leader politici dovrebbero condannare pubblicamente la violenza sessuale e di genere mandando in tal modo un messaggio chiaro e cioè che non sono le donne e le ragazze a essere responsabili della violenza sessuale: una posizione chiara, assunta da figure pubbliche influenti, che potrebbe orientare le modifiche legislative e l'autorità giudiziaria che, ancora troppo spesso, accusa le donne per la violenza che hanno subito.

4 Hassiba Hadj Sahraoui, vice direttrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International "Per garantire i diritti delle donne, è fondamentale che il Marocco riformi le leggi in modo da renderle conformi agli standard internazionali. Ma neanche questo potrebbe essere sufficiente. In una società in cui le donne non hanno lo stesso status degli uomini, non sono solo le leggi ma le radicate attitudini sociali a produrre discriminazione. Tra le misure fondamentali da adottare, riteniamo debba esservi la formazione del personale di polizia e di quello giudiziario su come trattare in modo sensibile le denunce di violenza contro le donne e le ragazze e proteggere le donne come persone, non il loro cosiddetto onore o la loro moralità" Hassiba Hadj Sahraoui Per garantire giustizia alle donne che hanno subito violenza, è poi indispensabile che il sistema giudiziario disponga di strumenti che lo rendano capace di identificare la violenza nelle sue diverse forme. Il codice di procedura penale dovrebbe assicurare alle donne che hanno subito violenza un attento esame medico fatto da professionisti con una specifica competenza in questo campo, oltre che un esame forense in linea con il protocollo dell Organizzazione mondiale della sanità sulla raccolta delle prove giudiziarie nei casi di violenza sessuale e di genere. Andrebbero poi istituite procedure specifiche per accogliere le denunce di violenza che prevedano modalità attente al genere e che non producano nuovi traumi alle vittime di violenza. Il Marocco e la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna Per combattere efficacemente la violenza di genere è necessario un approccio globale e integrato e non basta inasprire le pene su cui si concentrano invece sia il governo sia le forze di opposizione. Un primo passo in questa direzione è l'adeguamento della legislazione del Marocco agli standard internazionali. Il Marocco è parte della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (Cedaw) ma limita alcuni dei relativi obblighi alla condizione che essi non confliggano con la legge della Shari'a. È positivo che nel 2011 il Marocco abbia eliminato le limitazioni rispetto agli articoli 9 (nazionalità) e 16 (matrimonio e figli) della Cedaw e che abbia iniziato, nel novembre 2012, il processo per l'adesione al Protocollo opzionale Cedaw, ma fino a quando limiterà i propri obblighi e manterrà le leggi discriminatorie, le donne marocchine continueranno a soffrire per ineguaglianza e discriminazione. Già nel 2008, il Comitato per l eliminazione della discriminazione contro le donne (istituito dall'art. 17 della Cedaw) ha richiamato con urgenza il Marocco ad adottare leggi contro la violenza su donne e ragazze, con particolare riferimento all'introduzione dello specifico

5 reato di stupro coniugale e alla cancellazione del comma 2 dell'art. 475, oggi finalmente eliminato. Le stesse raccomandazioni sono state reiterate, nel 2011, dal Comitato Onu contro la tortura. È importante che il Marocco elimini tutte le limitazioni alla Cedaw ed emendi tutte le leggi che discriminano le donne e che costituiscono un ostacolo alla lotta contro la violenza di genere, adottando le misure necessarie per conseguire un cambiamento sociale e culturale che porti all'eliminazione di tutti i pregiudizi, i costumi e le pratiche che sono basate sull'idea che un sesso sia superiore o inferiore all'altro. Fonti: accesso 30 gennaio accesso 30 gennaio 2014 Morocco/Western Sahara Comprehensive reforms to end violence against women long overdue AI Index: MDE 29/001/2013 Marzo 2013 MOROCCO/WESTERN SAHARA: ACTION TIME TO END DISCRIMINATION AGAINST WOMEN MDE Aprile 29/004/2013 Morocco/Western Sahara: Comprehensive legal reform needed to address gender-based violence AI Index: MDE 29/016/ Dicembre 2013 SNAP ACTION MOROCCO / WESTERN SAHARA: REPEAL ARTICLE 475; PROTECT SURVIVORS OF VIOLENCE MDE 29/001/ Gennaio 2014 Amnesty International, WIRE, vol. 44, n. 1, gennaio-febbraio 2014

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