LE SETTE CHIESE DI ROMA ITINERARI PER IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

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1 LE SETTE CHIESE DI ROMA ITINERARI PER IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

2 INTRODUZIONE Il 28 ottobre 312, Costantino sconfigge nella battaglia di Ponte Milvio il suo rivale Massenzio, ed entra in città come unico Augusto di Roma. Secondo la tradizione, già prima di questa decisiva battaglia, l imperatore si era avvicinato al cristianesimo, abbandonando il paganesimo. Una volontà riformatrice, che sarà riaffermata l anno successivo con l Editto di Milano, sottoscritto con Licinio, al tempo anche lui Augusto dell impero romano per l Oriente. L Editto di Milano è uno dei documenti più importanti dell epoca: Licinio e Costantino, rimasti unici padroni dell impero sancirono per tutti i cittadini, e quindi anche per i cristiani, la libertà di adorare le proprie divinità. I cristiani ebbero la restituzione dei beni confiscati nel passato, ricevendo anche un risarcimento per i danni subiti. Contestualmente, il paganesimo perse lo status di religione di stato. Queste disposizioni costituirono però soltanto una fase transitoria delle normative che regolavano i rapporti tra i cristiani e l impero, anche perché Licinio e Costantino avevano punti di vista differenti: il primo infatti concepiva tale concessione come la massima possibile da parte dello stato, mentre per il secondo si trattava di una base di partenza attraverso cui elaborare agevolazioni e benefici sempre più ampi per i cristiani. Nel 324, quando Costantino sconfisse Licinio, riunificando tutto l impero romano sotto il suo comando, il percorso di cristianizzazione fu quindi ulteriormente accelerato, anche se occorrerà attendere il 380 e l Editto di Tessalonica di Teodosio I per osservare il suo definitivo compimento, con l acquisizione del sostegno dello stato per la religione cristiana, a scapito di quelle pre-esistenti. Costantino, infatti, pur proibendo alcune attività magiche e rituali, non vietò del tutto il culto pagano, ancora molto seguito, ricercando una politica di compromesso. Spalleggiò comunque l espansione del cristianesimo, riconoscendo anche da parte dello Stato la festività della domenica, e favorendo all interno del tessuto sociale dell impero, la crescita e lo sviluppo del clero. In tale contesto, va inquadrata anche l intensa attività edificatoria da parte dell imperatore di basiliche ed edifici di culto cristiani. Alcune di queste chiese nacquero nei pressi di tombe e luoghi simbolici, legati, secondo la tradizione, a personaggi di rilievo della nuova religione, che attribuiva grande importanza al culto delle reliquie. In alcuni casi la struttura delle chiese seguiva il disegno di edifici romani civili, le basiliche appunto, fino ad arrivare ad impiantarsi su alcuni di essi già esistenti e a riciclarne marmi e colonne. 2

3 Roma, in qualità di sede del papato, divenne ben presto meta privilegiata di pellegrinaggi dei cristiani che si recavano presso le tombe di Pietro e Paolo e di altri martiri (soprattutto dal VII secolo a seguito dell invasione araba della Terra Santa). Da ciò potrebbe aver tratto origine la tradizione della visita alle sette chiese: S. Pietro, San Paolo fuori le Mura, S. Sebastiano e San Lorenzo, in qualità di basiliche sepolcrali, erette cioè nei luoghi di sepoltura di santi martiri; San Giovanni in Laterano, in quanto sede del papato, Santa Croce in Gerusalemme, come luogo di conservazione di importantissime reliquie, Santa Maria Maggiore, perché dedicata alla Madonna. Uno dei primi indizi che documentano uno specifico interesse devozionale nei confronti delle sette chiese viene dalla biografia di una santa medievale, Begga, morta nel 709, appartenente a una nobile famiglia regale merovingia. Ritiratasi a vita religiosa nel monastero da lei fondato ad Andenne-sur-Meuse, di ritorno da un suo pellegrinaggio a Roma, fece erigere, vicino alla chiesa principale del suo eremo, altri 6 piccoli oratori, che diedero al complesso il nome di Sept-Eglises, sette chiese. Si può immaginare, che quest idea sia stata ispirata dal suo pellegrinaggio romano, certificando già all epoca l esistenza di un particolare primato attribuito alle sette basiliche romane. Papa Bonifacio VIII ( ) nel 1300 promosse il primo Giubileo, promettendo l indulgenza plenaria, vale a dire la completa assoluzione dei peccati, a quei pellegrini che si fossero recati a Roma a pregare presso le tombe dei santi Pietro e Paolo. Inizialmente le basiliche patriarcali erano San Pietro e San Paolo fuori le Mura, alle quali ben presto si aggiunsero San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore. Alcuni testi del XIV secolo, utilizzati come guide per il Giubileo, citano come luoghi da visitare tutte le sette chiese, chiamando in causa oltre le quattro sopra citate anche S. Croce in Gerusalemme, S. Lorenzo al Verano e S. Sebastiano: una guida per pellegrini, chiama le sette basiliche chiese regali, perché papi e imperatori le avevano fondate e arricchite di tesori, mentre un altro itinerario elenca le indulgenze che vi si potevano acquistare. Nel , Innocenzo VIII concesse alle monache di un convento tedesco, il privilegio che i pellegrini in visita presso il loro convento potessero lucrare le stesse indulgenze delle sette chiese di Roma. La stessa comunità commissionò ad Hans Holbein e altri pittori sette tavole che riproducevano le basiliche romane, realizzate in occasione del Giubileo del Sulla base di questi documenti, si può dunque immaginare che qualcuno, prima di San Filippo Neri, l inventore moderno del giro delle sette chiese, avesse già compiuto l itinerario, per acquistare le indulgenze, trattandosi di un fenomeno piuttosto radicato nella pratica popolare. E quindi assai probabile che l elaborazione 3

4 da parte del santo prenda quindi ispirazione da questi antefatti, anche se l idea non prevede un associazione diretta con gli eventi giubilari. San Filippo colloca, infatti, il giro delle sette chiese, la visita ai luoghi più santi di Roma, nel giorno del giovedì grasso (la prima volta nel 1552) come risposta spirituale ai festeggiamenti paganeggianti del carnevale romano. Una pratica collettiva, alla quale partecipavano anche più di fedeli, vissuta come un vero e proprio momento di aggregazione spirituale e rinnovamento interiore. L itinerario, lungo due giorni, partiva da S. Pietro, toccando come seconda tappa San Paolo fuori le mura, per poi affrontare il tratto extraurbano, noto come la Via Paradisi, incontrando rispettivamente San Sebastiano, San Giovanni, Santa Croce, San Lorenzo, Santa Maria Maggiore. I pellegrini pregavano per tutta la Chiesa e per il mondo: una parte delle preghiere, era concepita per lucrare le indulgenze. Circa trenta anni dopo la prima visita di Filippo Neri, papa Sisto V ( ) fece del pellegrinaggio alle sette chiese uno dei punti di forza del suo programma di riforma delle devozioni romane, promulgando nel 1586 la bolla Egregia populi romani pietas, che assegnava alle sette chiese una posizione privilegiata nella lunga lista di chiese che dovevano diventare meta di processioni. Fornì anche una spiegazione teologica: come S. Giovanni si rivolge, nell Apocalisse, alle sette chiese dell Asia, raffigurando in esse l unità della Chiesa universale che Dio riempie della grazia dei sette doni del suo Spirito, così a Roma si venerano sette chiese, in cui è raffigurata l unità della Chiesa, nel suo capo, che è il papa. Il simbolismo legato al numero sette enunciato dal papa, trovò ulteriori interpretazioni, assumendo molti altri significati: i sette viaggi di Cristo nella Passione, le sette effusioni del sangue di Cristo, le sette parole di Cristo in croce, i sette doni dello Spirito Santo, i sette sacramenti, le sette opere di misericordia, i sette peccati capitali, le sette virtù teologali e cardinali, i sette salmi penitenziali. L evento venticinquennale del Giubileo e il giro annuale delle sette chiese sono due fatti spirituali diversi e distinti. Fino al 2000, le bolle d indizione dei Giubilei hanno escluso le basiliche minori dai luoghi per ottenere il perdono, limitandolo al pellegrinaggio nelle quattro basiliche patriarcali. Tuttavia è altrettanto vero che la visita alle sette chiese si è rivelata nel tempo una pratica spirituale molto diffusa anche durante i Giubilei. Una mappa della città stampata dal francese Antoine Lafréry nel 1575, proprio in occasione del Giubileo, mostra soltanto le sette chiese, collegate tra loro da una processione continua di pellegrini, come segno di attenzione storica, popolare e spirituale per una tradizione che lega da secoli indissolubilmente il destino di questi luoghi di culto. 4

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6 BASILICA DI SAN PIETRO La basilica di San Pietro sorge sul colle Vaticano, il luogo dove, secondo la tradizione, fu martirizzato e sepolto l apostolo Pietro. In epoca romana corrispondeva ad un grande circo fatto costruire da Nerone. L antica basilica, voluta da Costantino, fu edificata nel IV secolo: si trattava di un complesso molto imponente, a cinque navate con copertura lignea, preannunciato da un grande quadriportico, che presentava molte analogie con la coeva basilica di San Paolo. Nell 800 ospitò la solenne incoronazione ad imperatore di Carlo Magno, che inaugurò una lunga sequenza di altre cerimonie dello stesso segno, che videro come protagonisti Carlo il Calvo, Ottone I, Ottone II, Ottone III, Federico I Barbarossa, Federico II. Agli inizi del XIV secolo, con il trasferimento dei papi ad Avignone, la basilica cadde in progressivo abbandono. Verso la fine del secolo, terminato il periodo di cattività, il complesso vaticano fu scelto come nuova sede papale, tornando al centro dell interesse delle istituzioni pontificie. Papa Nicolo V ( ) decise di affidare un progetto di sostanziale ricostruzione all architetto Bernardo Rossellino, che prevedeva la conservazione dell originale corpo longitudinale a cinque navate, l ampliamento di una serie di ambienti come il transetto e l abside e la sistemazione del Palazzo Vaticano e dell area urbanistica circostante. A lavori già iniziati, la morte del papa portò alla sospensione dell ambizioso progetto. Fu papa Giulio II ( ) a sancire l inizio definitivo della nuova Fabbrica di San Pietro: nel 1506 affidò l incarico al Bramante, il primo di una lunga serie di architetti, artisti e progettisti che lavoreranno alla progettazione e alla direzione di un cantiere interminabile, durato ben 176 anni. 6

7 Dopo il Bramante alla guida dei lavori furono chiamati Raffaello Sanzio, Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo il Giovane, fino ad arrivare a Michelangelo, all epoca ormai settantenne. Michelangelo ricusò buona parte del precedente progetto del Sangallo, ritenendolo troppo costoso e artificioso, e riprese l idea della pianta a croce greca, già adottata dal Bramante, in grado di dare maggiore risalto all impatto della cupola, diventata il fulcro centrale di tutto il progetto. La cupola, ispirata nella sua concezione a doppia calotta a quella ideata dal Brunelleschi per Santa Maria del Fiore a Firenze, fu portata avanti, dopo la morte di Michelangelo, da Pirro Ligorio e il Vignola, e terminata da Giacomo della Porta e Domenico Fontana. Durante il pontificato di Paolo V ( ), Carlo Maderno decise di impostare definitivamente l impianto a croce latina, aggiungendo un nuovo corpo longitudinale alla pianta centrale michelangiolesca. Maderno si occupò anche della sistemazione della facciata, dall imponente sviluppo orizzontale, anche per la mancanza dei campanili, che non furono realizzati per problemi strutturali. Dalla sovrastante Loggia delle Benedizioni è tuttora annunciata la solenne elezione di ogni nuovo papa, che da qui impartisce la benedizione Urbi et Orbi. Nel 1626, Papa Urbano VIII ebbe l onore di consacrare la basilica, ormai completata anche delle statue che ornano la parte superiore della facciata. Lo stesso papa affidò a Gian Lorenzo Bernini l incarico di sistemare la piazza antistante. La soluzione ideata dall artista partenopeo è il celebre colonnato, composto di due grandi ali a semicerchio, di forte impatto scenografico e simbolico. L obelisco al centro della piazza, proveniente dal Circo Neroniano, era già stato collocato pochi anni prima dal Maderno. Si deve allo stesso architetto anche l ideazione di una delle due fontane che ornano la piazza, quella collocata a destra, mentre quella di sinistra è stata realizzata dal Bernini. Sotto l ingresso principale, nel portico, è il mosaico della Navicella, realizzato da Giotto 1300, anno del primo Giubileo, per la vecchia basilica. Delle cinque porte di ingresso, la più importante, dal punto di vista storico, è quella realizzata dal Filarete per la basilica costantiniana tra il 1439 e il 1445, divisa in sei riquadri, tre per battente. In alto sono rappresentati Cristo e la Madonna entrambi in trono; in quelli centrali i santi Pietro e Paolo; in basso il martirio dei due santi: la decapitazione di San Paolo e la crocifissione capovolta di San Pietro. La porta più a destra è la Porta Santa, realizzata da Vico Consorti nel

8 Lo spazio interno della basilica, articolato in tre navate, è davvero immenso. La sola navata centrale è lunga 90 metri, larga 26 metri e alta 44 metri e i 23 metri delle sue arcate, raggiungono quasi l altezza dell obelisco della piazza. Tutta la basilica si estende in lunghezza per circa 187 metri, mentre la cupola, internamente, è alta 119 metri, ai quali vanno aggiunti i 17 metri della lanterna ed ha un diametro di 42 metri. Per rendersi conto di quanto sia tutto davvero estremamente grande, basti pensare che il baldacchino sovrastante l altare è alto ben 29 metri, quanto Palazzo Farnese. Fin dal raffinato disegno della pavimentazione marmorea, realizzata dal Bernini, in occasione del Giubileo del 1650, la navata centrale presenta un ricco apparato decorativo, caratterizzato dal rivestimento di mosaici realizzati tra il Seicento e il Settecento, che si estende lungo una superficie di diecimila metri quadri. Notevole è anche la presenza di statue sistemate all interno di nicchie ricavate dai pilastri, tra cui spicca l antica statua bronzea si San Pietro, realizzata da Arnolfo di Cambio (XIII secolo). Le acquasantiere, di proporzioni gigantesche, alte quasi due metri, sono state realizzate tra il 1722 e il 1725 da Agostino Cornacchini. La celebre Pietà del Michelangelo è situata nella prima cappella della navata destra, entro una protettiva teca di cristallo. Le architetture, le cappelle, i monumenti funerari, i dipinti, i mosaici, le sculture, che si osservano lungo il percorso di questa navata appartengono a celebri artisti, tra i quali Bernini, Fontana, Maderno, Domenichino, Pietro da Cortona. La Cappella del Santissimo Sacramento presenta una cancellata progetta da Francesco Borromini, esattamente speculare a quella situata sulla navata opposta per la Cappella del Coro. Anche a sinistra s incontrano opere appartenenti ad artisti di rilievo come, per esempio, Antonio Canova, al quale si deve il Monumento agli Stuart del Nel moltiplicarsi di lavori realizzati soprattutto tra il Seicento e Ottocento, c è spazio anche per un opera più antica come la tomba di Innocenzo VIII, realizzata da Antonio Pollaiolo nel XV secolo. Nell ambulacro, lo spazio che cinge i quattro pilastri che sorreggono la cupola, continua la carrellata di grandi firme, con alcuni nomi che ritornano come Antonio Canova (monumento a Clemente XIII) e il Bernini (monumento a papa Alessandro VII), e altri che incontriamo per la prima volta come Alessandro Algardi, autore di una grandiosa pala marmorea, e Bertel Thorvaldsen (monumento a Pio VII), unico artista non cattolico ad aver lavorato per la basilica. La decorazione dell interno della cupola è a mosaico, opera del Cavalier d Arpino e Giovanni De Vecchi. Nei grandi pilastri che sorreggono la cupola, si trovano quattro sculture volute da Urbano VIII: San Longino del Bernini; Sant Elena di Andrea Bolgi; Santa Veronica di Francesco Mochi; Sant Andrea di Francois Duquesnoy. Sotto la cupola è posto il monumentale Baldacchino di San Pietro, 8

9 realizzato dal Bernini tra il 1624 e il 1633, sostenuto da quattro colonne tortili, create con il bronzo recuperato presso il Pantheon. Il baldacchino sovrasta l altare papale detto di Clemente VIII che lo consacrò nel 1594, che corrisponde esattamente alla verticale della tomba di San Pietro. Nella parete dell abside che conclude la basilica, si staglia la Cattedra di San Pietro, un colossale reliquiario, ideato dal Bernini che contiene la cattedra d epoca paleocristiana sostenuta dalle statue di quattro dottori della Chiesa, Sant Agostino, Sant Ambrogio, Sant Atanasio, San Giovanni. Sopra il trono, inquadrata all interno di una raggiera di stucchi dorati contornata da angeli una grande finestra di alabastro in cui campeggia la figura di una colomba, simbolo dello Spirito Santo, in grado di regalare spettacolari e scenografici effetti di luce, soprattutto nelle ore pomeridiane, verso il tramonto, quando il sole va a collocarsi dietro l abside. 9

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11 BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA La basilica di San Paolo fuori le Mura, sorge lungo la via Ostiense nel luogo dove secondo la tradizione sarebbe stato sepolto l'apostolo Paolo. Seconda fondazione costantiniana in ordine di tempo, dopo la basilica di San Giovanni in Laterano, fu consacrata il 18 novembre 324 da Silvestro I. L edificio originale corrispondeva a una piccola basilica, probabilmente a tre navate, di cui resta come traccia solo la curva dell abside. Quella piccola chiesa fin da subito non si rivelò in grado di contenere le folle di pellegrini che vi accorrevano: verso la fine del secolo, durante il regno associato degli imperatori Teodosio, Graziano e Valentiniano, si decise quindi di ricostruirla integralmente e di dotarla delle dimensioni necessarie in rapporto all importanza del luogo. Lunga circa 132 m, larga 65 m e alta 30 m, la nuova basilica, a cinque navate, sostenute da ben 80 colonne di granito, è la più grande basilica patriarcale di Roma dopo San Pietro. Tale struttura è rimasta sostanzialmente integra fino al distruttivo incendio del 1823, nel quale si salvarono soltanto il transetto, l arco trionfale, l abside e il chiostro. L incendio si sviluppò nella notte del 15 luglio, causato dalla negligenza di un operaio che aveva lasciato acceso il fuoco utilizzato per dei lavori di manutenzione realizzati durante il giorno. L opera di ricostruzione della basilica fu intrapresa da papa Leone XII ( ), che subentrò pochi giorni dopo l incendio a Pio VII, il quale, agonizzante a causa di una caduta che gli aveva procurato la rottura del femore, non aveva neppure avuto comunicazione dell evento, morendo poi il 20 agosto. Il nuovo papa, non potendo fronteggiare l enorme spesa, chiese aiuto economico, promulgando l enciclica Ad plurimas easque gravissimas, ottenendo donazioni ingenti provenienti anche da non cattolici come lo Zar Nicola I di Russia e il re Fouad I di Egitto. La nuova basilica fu così ricostruita ex novo, riutilizzando anche ciò che il fuoco aveva risparmiato: la consacrazione fu celebrata il 10 dicembre 1854 da papa Pio IX ( ), davanti a una folta platea di vescovi e cardinali giunti da tutti il mondo per la proclamazione del Dogma dell Immacolata Concezione. Un ampio 11

12 quadriportico esterno di quasi 150 colonne, completato nel 1928 da Guglielmo Calderini, ma basato su un progetto iniziale dell architetto Luigi Poletti, precede il corpo basilicale. La facciata sopra il porticato è decorata con mosaici eseguiti tra il 1854 e il 1874, che riproducono, per quanto possibile, gli originali del X secolo andati perduti con l incendio. Nel nartece si aprono i portali che permettono l accesso alla chiesa. La porta di destra, detta Porta Bizantina, risalente all XI secolo, suddivisa in 54 pannelli che rappresentano scene della vita di Gesù e degli apostoli, fungeva da ingresso principale fino al 1967 quando è stata scelta per chiudere la Porta Santa, che è invece opera dello scultore Enrico Manfrini ed è stata inaugurata in occasione del Giubileo del La pianta della basilica è a croce latina, suddivisa in cinque navate, delimitate da quattro file di 20 colonne di granito. Lungo la trabeazione delle navate e del transetto scorre la celebre serie di tondi a mosaico con i ritratti papali, iniziata durante il pontificato di Leone I ( ) e perdura tuttora. Sopra i medaglioni, campeggia una serie di affreschi ottocenteschi, raffiguranti episodi della vita di San Paolo. Nell arco trionfale, è possibile ammirare una decorazione musiva originale, risalente al V secolo, che fu commissionata da Gallia Placidia: al centro è posto il Cristo Pantocratore, iscritto all interno di una circonferenza, ai suoi lati i simboli dei quattro Evangelisti, il bue di Luca e l angelo di Matteo, a sinistra, l aquila di Giovanni e il leone di Marco, a destra. Più sotto sono raffigurati ventiquattro anziani, dodici per lato, tutti vestiti con il pallio e recanti in mano una corona. Ancora più in basso, su uno sfondo blu, campeggiano le figure di San Paolo e San Pietro. Ai lati del transetto sono presenti due altari gemelli realizzati in blocchi di malachite in stile neoclassico, donati dallo zar Nicola I di Russia, dedicati a San Paolo e alla Madonna. In corrispondenza delle navate laterali, a destra e a sinistra dell abside si aprono quattro cappelle. All interno della cappella del Santissimo Sacramento (progettata da Carlo Maderno, a sinistra dell abside), un crocifisso scolpito del XIV secolo, che alcuni studiosi attribuiscono a Pietro Cavallini ed altri a Tino da Camaino. Pregevole è anche il trittico marmoreo di Pietro Bregno (1494) posto sull altare della cappella di San Lorenzo (anch essa del Maderno, a destra dell abside). Miracolosamente scampato all incendio, è il mirabile ciborio in stile gotico, realizzato da Arnolfo di Cambio nel XIII secolo: 4 colonne di porfido sorreggono un edicola gotica, che ai quattro angoli contiene entro nicchie cuspidate le statue di San Paolo, San Pietro, San Timoteo e l abate Bartolomeo, il committente dell opera. Tra guglie e pinnacoli, sopra una piccola loggia, il ciborio termina con un alta cuspide da dove si eleva una croce dorata. A poca distanza del ciborio si trova il 12

13 Candelabro Pasquale, altra pregevole opera, risalente al 1170, realizzata da Pietro Vassalletto e Nicolò D Angelo, diviso in sette fasce, di cui tre contengono scene della vita di Gesù. Ad una quota più bassa rispetto alla navata centrale è la confessione, accessibile attraverso due scale in marmo. Questo è il luogo dove fu eretta la prima basilica costantiniana, di cui è possibile osservare l abside, dall orientamento inverso rispetto all attuale. La lastra che ricopre il sarcofago con le reliquie del santo è databile al IV secolo. Superato il transetto, in asse con la navata centrale è l abside, una delle parti meno danneggiate dall incendio. Un mosaico del XIII secolo, realizzato da artisti e maestranze provenienti da Venezia, decora gli spazi del catino absidale: il Redentore benedicente seduto in trono con il libro dei Vangeli affiancato ai lati da coppie di santi, Pietro e Paolo sulla destra, e Andrea apostolo e Luca Evangelista sulla sinistra; ai piedi del trono, in scala minore rispetto ai santi, il committente dell opera, papa Onorio III in abiti pontificali. Nella fascia inferiore, al centro è raffigurata la Croce gemmata con i simboli della Passione, affiancata da due angeli, mentre sui lati, alternati da palme, sono rappresentate le figure di dieci apostoli. Sotto la croce, le immagini, in scala minore rispetto alle altre figure, del monaco Adinolfo, dell Abate di San Paolo Giovanni Gaetano Orsini al secolo Papa Niccolò III; fra loro, cinque fanciulli bianco vestiti, ovvero i Cinque Santi Innocenti le cui spoglie furono traslate a Santa Maria Maggiore da papa Sisto V. Così come l abside anche il chiostro è fortunatamente scampato alle distruzioni dell incendio. La sua costruzione iniziò nel 1205 con Pietro Vassalletto e fu portata a termine dal figlio assieme ai Cosmati. La differenza di mani e di stili che ha contraddistinto la storia edificatoria di questo chiostro ha determinato anche la sua fortuna, espressa da una incredibile e variopinta varietà decorativa. 13

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15 BASILICA DI S. SEBASTIANO FUORI LE MURA Nota originariamente come Basilica della Memoria Apostolorum, in quanto, ai tempi delle persecuzioni, custodiva i corpi degli apostoli Pietro e Paolo, la Basilica Maggiore di San Sebastiano fuori le mura sorge nel quartiere Ardeatino, lungo l Appia Antica. E probabile che derivi da un antica denominazione di questo luogo, ad catacumbas (per via della presenza di avvallamenti, chiamati kymbas in greco), l uso del termine "catacomba". In effetti, nell area della basilica si concentra una vasta presenza di cimiteri paleocristiani. La costruzione della chiesa risale alla prima metà del IV secolo, mentre la dedicazione a San Sebastiano è stata effettuata in tempi successivi. Il corpo costantiniano della chiesa seguiva il modulo circiforme a tre navate preceduto da un grande atrio quadrangolare. Nel 1218, per volere di papa Onorio III, furono realizzati alcuni lavori di restauro e ampliamento del complesso, che interessarono soprattutto la costruzione del campanile e del chiostro. La basilica è stata oggetto nel XVII secolo di un ampio progetto di ricostruzione, che ha utilizzato in parte elementi della struttura originaria. Tale intervento fu promosso dal cardinale Scipione Borghese, che oltre ad essere il nipote di papa Paolo V ( ) è stato uno dei più importanti mecenati e collezionisti del primo Seicento. I lavori, affidati a Flaminio Ponzio e continuati da Giovanni Vesanzio, cominciarono nel La facciata, portata a termine nel 1613, comprende, nella parte inferiore, un portico a tre archi, sorretto da colonne di granito, eredità della basilica costantiniana, sovrastato da tre grandi finestre scandite da coppie di paraste. Il disegno superiore 15

16 della facciata si chiude con un frontone triangolare, sul quale campeggiava lo stemma dei Borghese, ora perduto. L interno, ricoperto da un soffitto ligneo in cui sono raffigurati San Sebastiano e gli stemmi del cardinal Scipione Borghese e di papa Gregorio XVI (promotore di un nuovo restauro nel corso del XIX secolo), è a navata unica. Un arco trionfale segna l accesso al presbiterio a pianta quadrata ed è coperto da una cupola. Sul lato destro è situata la Cappella delle reliquie, risalente al 1625, dove sono conservate una pietra che recherebbe le impronte dei piedi di Gesù al momento del Domine quo vadis?, una delle frecce che uccisero San Sebastiano e la colonna dove il santo fu legato durante il martirio. Notevole è anche la Cappella Albani, costruita nei primi anni del XVIII secolo, durante il pontificato di Clemente XI Albani, da Carlo Fontana, Carlo Maratta, Alessandro Specchi e Filippo Barigioni. Sul lato opposto sorge la Cappella di San Sebastiano, progettata da Ciro Ferri nel 1672: sotto l altare è la statua giacente del santo realizzata da Antonio Giorgetti ( ) su disegno di Gian Lorenzo Bernini. Riguardo al Bernini, una recente riscoperta (2001) ha riconosciuto la mano del grande artista per l opera più pregevole conservata nella Basilica, il Salvator Mundi, un busto marmoreo realizzato a circa ottant anni di età e considerato per questo il suo ultimo capolavoro. Da una scala situata dove, prima della ristrutturazione seicentesca, sorgeva la navata destra della chiesa si può scendere al vasto complesso delle catacombe di S. Sebastiano. 16

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18 BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO L Arcibasilica del SS.mo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, comunemente detta San Giovanni in Laterano, è la mater et caput di tutte le chiese di Roma e del mondo. Fondata da Costantino tra il 313 ed il 318 e consacrata da papa Silvestro I ( ) con il titolo di Basilica Sanctissimi Salvatoris, successivamente dedicata ai Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, sorge nelle vicinanze del monte Celio, all interno di un area anticamente di proprietà della famiglia dei Laterani. Dopo aver riconosciuto al Cristianesimo libertà di culto con l editto di Milano del 313, Costantino offrì in dono a papa Milziade ( ) i terreni e la residenza dei Laterani, che erano nel frattempo entrati nella sua disponibilità, perché attinenti alle proprietà di sua moglie Fausta. L impianto originario della Basilica Costantiniana, a cinque navate, non era molto dissimile da quello odierno. Con molta probabilità, come documentato da scavi archeologici, le navate si estendevano qualche metro più in avanti rispetto all attuale facciata. La chiesa, al tempo della sua fondazione, era conosciuta come basilica aurea, perché riccamente decorata, grazie anche ad importanti donazioni da parte di imperatori, papi e benefattori. Danneggiamenti e devastazioni, a seguito di saccheggi, incendi, terremoti sono tra le cause che hanno giustificato i numerosi interventi di restauro succedutisi nel tempo. Infatti, la chiesa è stata distrutta e riedificata più volte. Dal punto di vista storico, tra gli interventi più importanti, si segnalano il restauro di papa Adriano I ( ), per celebrarvi nel giorno di Pasqua del 774 il battesimo di Carlo Magno, e i grandi lavori promossi da papa Bonifacio VIII per il Giubileo del 1300, che comprendevano la costruzione della nuova loggia delle benedizioni e gli affreschi di Giotto (o giotteschi) e di Cimabue, oggi andati per gran parte perduti. Il Giubileo del 1300 fu il primo Giubileo della storia, indetto proprio a San Giovanni in Laterano. 18

19 L aspetto attuale della facciata è stato concepito nel 1732 da Alessandro Galilei, vincitore di un concorso al quale parteciparono altri prestigiosi architetti, quali Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga e Nicola Salvi. Il progetto, basato principalmente su un colonnato colossale sormontato da una balaustra e da grandi statue, propone una rilettura in chiave tardobarocca di modelli palladiani e michelangioleschi. Nell atrio, all interno di una nicchia quadrangolare, è collocata una statua d epoca romana di Costantino, proveniente dalle sue terme sul Quirinale. Il portale principale d ingresso, bronzeo, proviene dalla Curia Iulia, mentre la Porta Santa è situata sulla destra. La sistemazione dell interno, soprattutto per quanto riguarda la zona delle navate, è frutto dell opera e dell ingegno del grande architetto Francesco Borromini. L incarico gli fu affidato da papa Innocenzo X Pamphili, in vista del Giubileo del Il restauro della Basilica di San Giovanni in Laterano è certamente il lavoro più importante capitato in carriera al Borromini. Si trattò però di un opera molto difficoltosa, perché doveva rispondere a una serie di limitazioni imposte dalla committenza, che chiedeva di conservare il più possibile ciò che poteva essere conservato, in ossequio allo spirito delle origini del cristianesimo e dei suoi simboli. Inoltre il lavoro dell architetto fu accompagnato da un diffuso scetticismo da parte di osservatori contemporanei che dubitavano delle sue effettive capacità di gestire un progetto di così grande levatura, sia per le problematiche statiche dell edificio, sia per il tempo disponibile piuttosto ristretto. Borromini comprese ben presto di dover rinunciare a un programma di rifacimento totale. Mantenne così sostanzialmente inalterato l originale impianto a cinque navate e il ricco soffitto a cassettoni, realizzato pochi decenni prima. Non si astenne però dal compiere alcuni interventi dal carattere innovativo e quasi rivoluzionario, che, di conseguenza, cambiarono radicalmente l aspetto e la disposizione degli spazi interni della basilica. Anche per evitare eventuali crolli durante la loro rimozione, le antiche colonne della navata centrale furono così comprese in nuovi pilastri, delimitati da alte paraste che salgono fino al soffitto. Tra le paraste creò 12 nicchie a forma di tabernacolo, che dal 1718 contengono le statue degli apostoli. Alternate ai pilastri, cinque grandi arcate liberano l accesso alle navate laterali. L andamento decrescente dell altezza delle navate, da quella centrale più alta, alle navate mediane e a quelle laterali più basse, ha permesso una diffusa distribuzione della luce interna, mediante l apertura di finestre poste su livelli differenti. Il presbiterio e l'abside appartengono a un rifacimento ottocentesco, commissionato da papa Leone XIII, eseguito, ripetendo le forme antiche, da Francesco Vespignani su disegno del padre Virginio ( ). Il mosaico della 19

20 semicalotta absidale, realizzato da Jacopo Turriti nel 1291, fu trasportato dalla vecchia abside e restaurato Il transetto, tra i più significativi esempi di tardo-manierismo romano, risale alla fine del Cinquecento, quando fu rinnovato da Giacomo Della Porta per la parte architettonica e dal Cavalier D'Arpino per quella pittorica. In fondo alla navata centrale, sopra l altare papale è collocato il grande tabernacolo ogivale, creato da Giovanni di Stefano per Urbano V nel Di grande interesse è anche l'altare ligneo utilizzato, secondo la tradizione, dai primi papi per celebrare messa; alla base dell'altare, entro il recinto della confessione, è il sepolcro di Martino V, realizzato da Simone Ghini nel All epoca di Martino V è datato anche il pavimento cosmatesco della basilica (1421). Dalla navata sinistra si può accedere al chiostro, un vero e proprio capolavoro d arte cosmatesca, realizzato dai Vassalletto, per volontà di papa Innocenzo III ( ). In perfetto stato di conservazione, il chiostro, a pianta quadrata, con i suoi 36 metri per ogni lato, è il più grande di Roma. La facciata settentrionale, detta anche Loggia delle Benedizioni, inquadrata tra due campanili medioevali, è preceduta da un ampio portico con loggiato, opera di Domenico Fontana. Nel piazzale antistante la nuova loggia fu eretto l Obelisco Lateranense. La commissione di questi lavori si deve a papa Sisto V che nel 1586 fece distruggere anche l ormai pericolante Patriarchio, che fu il palazzo di residenza dei papi fino al 1305, per sostituirlo con il nuovo Palazzo Lateranense. Lo stesso architetto Separato dalla basilica, costruito nel luogo dove la tradizione pensava fosse avvenuto il battesimo di Costantino, il Battistero, a pianta ottagonale, è stato anch esso più volte restaurato. Di gran pregio e in ottimo stato di conservazione sono i mosaici del catino absidale della Cappella di San Venanzio, eretta nel 640 da Giovanni IV. Altro importante edificio del complesso lateranense è la Scala Santa: secondo la tradizione sarebbe la scala che Gesù salì nel Pretorio di Ponzio Pilato, portata a Roma da Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino. Alla sommità della scala è la cappella privata dei papi traslata dall antico Patriarchio, denominata Sancta Sanctorum, riccamente decorata dai Cosmati nel Un'abside decorata con mosaici e aperta all'aria, eretta accanto alla Scala Santa, è quanto resta di uno degli ambienti più grandi del Patriarchio, il triclinium, la sala utilizzata per i banchetti di Stato. Pur conservando alcune parti di mosaici originali, la struttura attuale dell edificio non corrisponde a quella antica. 20

21 Nel Museo della Basilica si conserva il Tesoro della Cattedrale di Roma, che presenta una rara collezione di arredi, oggetti e abiti liturgici di alto valore artistico, quali ostensori, reliquiari, piviali, croci, calici, arazzi, etc. 21

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23 BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme si trova nel Rione Esquilino, a ridosso delle Mura Aureliane, a poca distanza dalla Basilica di San Giovanni, con la quale è collegata da un lungo rettilineo. Nella zona, intorno al III secolo, sorgeva un complesso imperiale, che comprendeva un palazzo detto Sessorium, le Terme Eleniane, il Circo Variano e l'anfiteatro Castrense, poi incluso nelle Mura Aureliane, costruite tra il 271 e il 275. Per volontà dell'imperatore Costantino e di sua madre Elena, la chiesa sorse all interno del palazzo imperiale, in una sala del Palazzo Sessoriano, attorno al 320: la regina fece trasformare un grande atrio, aggiungendo un abside e separando in tre navate lo spazio interno. Contrariamente a tutte le altre basiliche paleocristiane, questa divisione fu realizzata trasversalmente, invece che in senso longitudinale. In origine la chiesa aveva funzione di cappella palatina, destinata quindi ad uso privato, ed era chiamata Basilica Eleniana o Sessoriana. Custodiva le Reliquie della Passione di Cristo, ritrovate da Elena nel corso del suo viaggio in Terrasanta, sul monte Calvario, il luogo della crocifissione. Nell'VIII secolo la basilica venne restaurata sotto i papi Gregorio II ( ) e Adriano I ( ). Un sostanziale intervento di ristrutturazione fu effettuato nel XII secolo, per volontà di Lucio II ( ), con il conseguente adattamento della chiesa allo stile romanico, e l aggiunta un campanile a torre e un portico, non più esistente. L aspetto attuale della chiesa risale però al Settecento. Su commissione di papa Benedetto XIV ( ), gli architetti Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini, modificarono la facciata della chiesa, portandola in avanti e costruendo un atrio ellittico, secondo il gusto tardo barocco. 23

24 L interno, contrassegnato da un pavimento cosmatesco, conserva l impianto a tre navate del periodo romanico, suddiviso da colonne originali d epoca romana in marmo scuro. L altare è dominato dal ciborio progettato da Passalacqua e Gregorini, mentre nel catino absidale campeggia un affresco di Antoniazzo Romano, in precedenza attribuito al Pinturicchio, risalente alla fine del XV secolo, con il Cristo benedicente contornato da serafini, che sovrasta una fascia semicircolare in cui è rappresentata la Storia della Vera Croce, ambientata a Gerusalemme. Al termine della navata minore destra è la cappella di Sant Elena, in cui si conserva una pregevole decorazione musiva disegnata da Melozzo da Forlì intorno al 1484, e restaurata successivamente da Baldassarre Peruzzi, che rappresenta il Salvatore benedicente, contornato dagli Evangelisti e quattro Storie della Croce. Secondo la tradizione, sotto il pavimento della cappella era conservata la terra di Gerusalemme, da cui il nome della basilica. Percorrendo la navata sinistra si entra nella Cappella delle Reliquie, dove sono custodite le reliquie della Passione di Gesù, costituite da parti della Vera Croce, la croce di uno dei due ladroni, una porzione della corona di spine e il Titulus crucis, tutti oggetti rinvenuti a Gerusalemme da Elena, madre Costantino divenuta poi santa. La ristrutturazione settecentesca della chiesa ha comportato anche il rinnovamento totale della volta in cui campeggiano grandi tele del pittore Corrado Giaquinto, realizzate nel

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26 BASILICA DI S. LORENZO FUORI LE MURA La Basilica di S. Lorenzo fuori le mura sorge sul luogo di sepoltura del santo cui è dedicata. Secondo la leggenda, promulgata da S. Ambrogio, l arcidiacono Lorenzo sarebbe stato messo a morte per volontà dell imperatore Valeriano, bruciato sopra una graticola. In realtà, sembra che sia stato decapitato, allo stesso modo di papa Sisto II e altri vescovi e preti, quando, con due successivi editti, nel 257 e 258, Valeriano maturò un improvviso cambiamento di atteggiamento verso i cristiani, in precedenza molto tollerante, ordinando la chiusura delle chiese, la confisca dei cimiteri, l uccisione di tutti gli ecclesiastici. La tomba di S. Lorenzo fu oggetto di particolari attenzioni da parte di Costantino, che pensò di edificare nel 330 una basilica vera e propria, chiamata basilica major. Come altre chiese del tempo, presentava un impianto circiforme, strutturato in una navata centrale e due laterali, che continuavano anche intorno all abside, componendo un deambulatorio. Nel piano superiore della navata centrale, più elevata rispetto al resto dell edificio, si aprivano grandi finestre. Durante il pontificato di Pelagio II (579-90), si decise la costruzione ex novo di una nuova chiesa da affiancare alla basilica costantiniana, che presentava seri problemi di stabilità, a causa di frane e infiltrazioni d acqua. Per un certo periodo, almeno fino al IX, le due chiese restarono entrambe aperte al culto e la Basilica major costantiniana, prima del suo abbandono definitivo, fu dedicata alla Madonna. La basilica pelagiana era divisa in tre navate da cinque colonne per lato, che andavano a formare sei intercolumni. Colonne, capitelli, architravi erano tutti realizzati con materiali di spoglio, provenienti da edifici classici del III secolo. Il lato orientale era occupato da un nartece. Il matroneo presentava caratteri di grande originalità, perché prevedeva una possibilità di accesso diretto, sfruttando la particolare conformazione del terreno collinare circostante. Non si ha più traccia della ricca decorazione musiva della calotta absidale, perché questa fu abbattuta in epoca successiva. Permane invece la decorazione pensata per l arco trionfale, in cui 26

27 campeggia Cristo in trono affiancato sulla sinistra dai Ss. Paolo, Stefano e Ippolito e a destra dai Ss. Pietro, Lorenzo e Pelagio, in qualità di committente nell atto di offrire il modello della chiesa. Risale al 1148 il ciborio realizzato dai fratelli Giovanni, Angelo, Sasso e Pietro, figli del marmorario Paolo Romano, costituito da quattro colonne di porfido rosso coronate da capitelli corinzi di spoglio su cui poggiano due ordini di colonnine, poste su architravi, ad andamento troncopiramidale, che termina sulla sommità con una lanterna e un globo. Un ulteriore opera di ampliamento e rinnovamento fu intrapresa da papa Onorio III ( ), che ha determinato l immagine attuale della basilica: l intervento consisteva nel ribaltamento dell orientamento della chiesa, applicando un nuovo corpo basilicale di dimensioni più grandi. Nel nuovo assetto, la nave centrale dell edificio pelagiano divenne così il presbiterio. Per adattarla a questa funzione fu rialzata con nove scalini, creando uno spazio per una cripta, e fu dotata, in armonia con il resto della basilica, di un nuovo pavimento cosmatesco. La pianta onoriana è a tre navate, separate da 22 colonne di diverse dimensioni e materiali. Nella controfacciata è posto il monumento al cardinale Guglielmo Fieschi (morto nel 1256) composto di un sarcofago romano del III secolo e un baldacchino cosmatesco, che testimonia la grande attività decorativa e costruttiva nell area della basilica che perdura per tutto il Duecento. Risale, con tutta probabilità, alla fine del XII secolo o alla prima parte del XIII secolo, in parallelo con i lavori onoriani, l edificazione del chiostro romanico, composto di due ordini di loggiati sovrapposti. L accesso al chiostro è possibile sia dall interno della chiesa, presso la sacrestia, sia dall esterno, a ridosso del campanile. Nel XIX secolo l architetto Virginio Vespignani ha effettuato un intervento di restauro di tipo archeologico, realizzato con l intento di riportare la chiesa all originale aspetto onoriano, eliminando le sovrapposizioni rinascimentali e barocche. Dopo che la chiesa fu gravemente danneggiata da un bombardamento aereo nel corso della II guerra mondiale, si creò l urgenza e la necessità di un nuovo restauro, di natura ricostruttiva. I lavori, terminati nel 1948, utilizzarono materiali originali della chiesa, e interessarono soprattutto la facciata, in laterizio, con tre grandi finestre, che fu interamente ricostruita, senza poter mettere in salvo la ricca decorazione che era presente nella parte superiore. Anche il portico, formato da due pilastri e sei colonne intermedie è stato oggetto di un corposo intervento di ripristino 27

28 dopo i danni causati dal bombardamento. All interno dell atrio sono restati integri gli affreschi sulle pareti risalenti al XIII che rappresentano storie della Vita di San Lorenzo e Santo Stefano. Affiancano la chiesa, che campeggia su un largo piazzale voluto da papa Pio IX ( ), il monastero e il campanile romanico. 28

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30 BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE Secondo una diffusa tradizione, la Madonna apparve in sogno la notte del 5 agosto 358 a Papa Liberio, chiedendogli di costruire una chiesa a lei dedicata. La mattina stessa una nevicata imbiancò il luogo dove ora sorge la Basilica di Santa Maria Maggiore: Liberio, interpretando questo segnale miracoloso avrebbe così tracciato nella neve il perimetro della chiesa. Le reali ragioni dell edificazione della basilica derivano dal riconoscimento della divina maternità della Madonna, sancita del concilio di Efeso del 431. L anno dopo, papa Sisto III ( ) ordinò la costruzione della chiesa, collocata sulla sommità del colle Esquilino, con l intento di dedicarla al culto della Madonna. La Basilica di Santa Maggiore è l unica chiesa di Roma ad aver conservato l originaria struttura paleocristiana, anche se arricchita e ampliata da interventi successivi. La basilica costruita da papa Sisto III è a tre navate, divise da 21 colonne di spoglio per lato con capitelli ionici, sovrastati da un architrave. 21 per lato erano anche le finestre che illuminavano la navata centrale, che era sormontata da una copertura lignea con capriate a vista. Lungo le pareti scorre una ricca decorazione musiva risalente all età sistina, che seguiva un preciso ordine programmatico, legato alle disposizioni conciliari: riaffermare la divinità del Cristo incarnato nella Vergine e il primato della Chiesa romana nel mondo cristiano. Durante il XII secolo, papa Eugenio II ( ) fece stendere un nuovo pavimento cosmatesco e progettò la disposizione di un portico addossato alla facciata. Questi interventi sono stati però pesantemente rimaneggiati o del tutto rimossi durante la ristrutturazione settecentesca di Ferdinando Fuga. Hanno avuto più fortuna gli interventi promossi in vista del Giubileo del 1300 che dotarono la basilica di un transetto e di una nuova abside, decorata da un ciclo musivo mariano ad opera del frate artista Jacopo Torriti. Dello stesso periodo sono anche i mosaici della facciata realizzati da Filippo Rusuti e l allestimento della Cappella del Presepe da parte di Arnolfo di Cambio, che però fu in seguito rimaneggiata per far posto alla Cappella Sistina. 30

31 I lavori risalenti al Quattrocento riguardano soprattutto il soffitto e vedono impegnato in sede progettuale Giuliano da Sangallo su commissione di papa Alessandro VI. La navata centrale fu dotata di un ricco soffitto a cassettoni rivestito con il primo carico d oro proveniente dalle nuove terre appena scoperte in America, mentre quelle laterali furono coperte con volte. Alla fine del XVI secolo il papa urbanista Sisto V, scelse la Basilica come luogo per la propria sepoltura, facendo erigere dall architetto Domenico Fontana una cappella monumentale per se stesso e la sua famiglia. Il programma iconografico della decorazione pittorica, diretta da Giovanni Nebbia e Cesare Guerra nel 1585, dove sono rappresentati antenati di Cristo, storie della Vergine e della vita di Gesù, ha il suo fulcro nella Cappella del Presepe posta sotto l'altare che conserva l'antico Oratorio del Presepe, realizzato nel XIII secolo da Arnolfo di Cambio, che Domenico Fontana trasportò in blocco dall'abside della Basilica. L altare al centro della cappella, realizzato da Sebastiano Torrigiani, è un opera di grande interesse: quattro angeli in bronzo dorato a grandezza naturale sorreggono il ciborio che è il modello della cappella stessa, riccamente decorato con sculture a tutto tondo e bassorilievi sugli sportelli. La Cappella Sforza, eseguita su disegno di Michelangelo, risale alla fine del XVI secolo. All inizio del XVII, un altro papa, Paolo V Borghese, decide di costruire la cappella di famiglia all interno di Santa Maria Maggiore, affidandone la progettazione a Flaminio Ponzio. Nelle pareti laterali campeggiano le tombe dei papi Clemente VIII e Paolo V, circoscritte all interno di un architettura ad arco trionfale con al centro la loro statua e una serie di bassorilievi pittorici. Le sculture della cappella furono realizzate da numerosi artisti, tutti di una certa importanza, tra cui Camillo Mariani, Stefano Maderno, Nicola Cordier, Ambrogio Buonvicino, Silla Longhi, Pietro Bernini, Francesco Mochi. La direzione dei lavori pittorici fu invece affidata al Cavalier d Arpino (pennacchi e lunetta sopra l altare) che si avvalse di collaborazioni prestigiose quali Ludovico Cigoli (cupola), Guido Reni, Passignano, Giovanni Baglione (figure dei santi). Sull altare della cappella è custodita l icona con l immagine della Salus popoli romani, risalente al XII-XIII secolo. Nella seconda metà del '600 le condizioni esterne dell'abside erano talmente precarie che Papa Clemente IX diede incarico a Gian Lorenzo Bernini di approntare un progetto di risistemazione, che però non andò a buon fine, anche perché troppo costoso. Successivamente, Papa Clemente X prese in carico il problema, affidando i lavori a Carlo Rainaldi, che li portò a termine con successo nel

32 Di grande importanza furono i lavori di sistemazione della facciata realizzati da Ferdinando Fuga su commissione di papa Benedetto XIV. Il progetto prevedeva l edificazione di un portico a cinque aperture in basso e tre nella loggia superiore, a copertura e protezione dei mosaici risalenti al XIII che adornano l antica facciata. La prima pietra di questa facciata che, lasciando intravedere il gioco policromo e lo sfavillio della retrostante parete musiva, può essere paragonata ad un tabernacolo in grande scala, fu posta da Benedetto XIV il 4 marzo I lavori terminarono nel 1750 e, dopo aver visionato tutto il restauro, lo stesso papa ammise sarcasticamente: "Si credette fossimo impresari di teatro perché sembra una sala da ballo". L'architettura dei due palazzi laterali è per quello di destra del Ponzio (1605), e quello di sinistra del Ferdinando Fuga (1743), costruito dopo 138 anni per rendere più uniforme tutta la facciata della Basilica. Il campanile è di stile romanico. All interno della chiesa è presente la tomba di Gian Lorenzo Bernini, dallo stile molto semplice e scarno, dispetto della complessità dell opera del grande artista. 32

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