Come avrete modo di notare, e come del

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1 BORDEAUX 2005 "annus invidiabilis" Appunti di viaggio e riflessioni "senza filtro" sull'annata che molti non esitano a paragonare alle più grandi del passato. E non di meno a Sauternes. Prezzi in probabile forte ascesa (solo per alcuni). ENOGEA - II SERIE - N. 6 3 Come avrete modo di notare, e come del resto ho già anticipato nell'editoriale, questo articolo ha un'impostazione piuttosto insolita rispetto a tutti quelli che l'hanno preceduto. Quindi, anche se ho cercato di fare in modo che le informazioni più importanti siano facilmente accessibili, sfruttando a dovere lo spazio laterale offerto dai box, è probabile che qualche lettore possa rimanere un po' disorientato. Per questo motivo, ho pensato di riprendere, in questa breve introduzione, i due punti sui quali in genere si focalizza subito l'attenzione quando di parla di degustazioni en primeur, e in particolare di Bordeaux: la qualità dell'annata e i prezzi. Cominciando dal primo punto, l'annata 2005, come del resto era già nell'aria, si propone come una delle migliori nella storia di Bordeaux e, di sicuro, come la più riuscita dal 2000 a oggi. A differenza però del 2000, che diede vini molto ricchi e quasi opulenti, il 2005 grazie ad un andamento stagionale molto siccitoso e allo stesso tempo non così caldo come fu nel 2000 e soprattutto nel 2003, ha prodotto vini più equilibrati, con tannini a volte anche vigorosi, ma ben compensati da un frutto vivo e nitido e da un'acidità in giusta dose. Inoltre, cosa che accade molto di rado, non esiste una denominazione o una "riva" che possa dire di avere avuto un rendimento superiore alle altre (la forte presenza dei nella classifica finale, per esempio, è facilmente spiegabile anche e soprattutto con il maggior numero di aziende presenti in quella denominazione). Inoltre, l'omogeneità di risultati, non ha provocato alcun appiattimento, in quanto le diverse zone hanno tutte uno stile piuttosto caratterizzato e in linea con la loro tradizione. Molto più difficile è invece parlare di prezzi, in quanto, come sempre, al momento di andare in stampa non ci sono ancora dei dati ufficiali. Stando però alle voci, tutte piuttosto attendibili, la previsione è per una brusca impennata, almeno per le aziende più prestigiose (con prezzi che potrebbero tornare, sotto la pressione del mercato americano e asiatico, ai livelli record del 2000). Per tutte le altre si parla invece di aumenti molto più ragionevoli. Se ciò fosse confermato, vi confesso che avrei qualche remora nel consigliarvi di spendere cifre da capogiro, a meno che non abbiate la stoffa dello speculatore o i soldi per acquistare sempre e comunque (e magari anche qualche tendenza feticista). Guardando alle annate precedenti è infatti molto probabile che possiate acquistare a prezzi più vantaggiosi vini di grande fama e di qualità forse non identica, ma di certo paragonabile. Se invece avete minori ambizioni e minori disponibilità economiche, è quasi certo che vini di minore prestigio possano rivelarsi un ottimo acquisto.

2 ENOGEA - II SERIE - N. 6 4 bordeaux 2005 VENERDI 30 MARZO 2006 LE STAR DEL MéDOC Ore 7:21. Preso atto che la viabilità sulle "Quai" di Bordeaux è ancora un gran casino (e probabilmente continuerà ad esserlo per molto tempo, visto che il progetto è il peggiore che sia mai stato realizzato dai tempi dell'invenzione della ruota) il volante punta dritto sul Médoc. Tagliando per la base dei sottomarini, poi per la zona industriale di Blanquefort, e poi ancora per Ludon, Macau e infine per Labarde, dove si rientra sulla Route des Châteaux (dopo avere passato Dauzac e Siran). Per il resto la giornata si preannuncia molto interessante (almeno se le voci che hanno preceduto il 2005 si confermeranno veritiere). In scaletta ci sono infatti tutti i premier cru del Médoc, fatta eccezione per (che hanno fatto i difficili e non ci potrò andare prima di martedì prossimo), più una serie di "supersecond". Avviso ai naviganti: gli château! sono presentati in ordine di visita e i vini in ordine di degustazione (così come proposti dallo château). Nel caso delle degustazioni libere (vedi ) e delle degustazioni alla cieca dell'union des Grands Crus (fatta eccezione per Sauternes) ho preferito invece presentarli in ordine alfabetico o di punteggio. Alcuni vini sono stati assaggiati anche più di una volta con valutazioni in stelle non sempre identiche. Per "trasparenza" ho preferito mantenere queste valutazioni discordanti, per poi mediarle nella valutazione finale riportata nel prospetto di pagina 21. CH. PALMER Alter Ego () 2005 Palmer () 2005 (1/2) Ore 8:50. Palmer è un bel modo per iniziare. Thomas Duroux, ex enologo di Ornellaia, parla italiano e anche se il francese non è più un problema da tempo, una visita con un piccolo ricordo di casa ti permette di carburare a dovere. E anche i vini ti vengono incontro. Alter Ego, il più ricco prodotto fino ad oggi, resta un vino diretto e di grande compostezza. Bel frutto. Più "flou" invece Palmer, che tuttavia non smentisce il trend delle ultime annate: eleganza sì, ma anche quel tocco di ciccia e di profondità che permettono di scrivere (e non soltanto di parlare) di una reale complessità. Investimenti in cantina e cura dei particolari hanno ormai trasformato quello che un tempo era un vero campione di imprevedibilità (le annate più riuscite spesso non erano quelle sulla carta migliori) in uno degli château più regolari di tutti il Médoc. Thomas, come tutti, non si sbilancia, ma lascia intendere una forte impennata dei prezzi. CH. ducru beaucaillou Ducluzeau (Listrac) 2005 ** Lalande Borie (St-Julien) 2005 Croix de Ducru Beaucaillou (St-Julien) 2005 Ducru Beaucaillou (St-Julien) 2005 Ore 10:15. Attimo di panico tra gli addetti al ricevimento. Io sono in anticipo di dieci minuti, mentre il gruppo di americani che mi precede è in ritardo non si sa bene di quanto. Sta di fatto che mi gioco tutto il bonus temporale che avevo accantonato per Las Cases. In compenso, il fatto di non essere al centro dell'attenzione mi permette di degustare in pace (anche perché ce n'è bisogno). Con il frutto e la chiarezza dei vini di Palmer ancora bene in testa, Ducluzeau, Lalande Borie e la Croix si rivelano piuttosto semplici e contratti, specie se ripenso alla bella riuscita dei Un confronto che sembra soffrire anche Ducru: lunghezza, trama e definizione ci sono, eppure... il risultato finale non sembra avere le stesse doti di ampiezza. Vedremo. Nel frattempo posso dirvi con certezza che tra le molte bandiere che come d'abitudine sventolano all'ingresso di Ducru ce n'è ancora una che manca (e avete già capito quale). In compenso c'è quella del Messico. Adios amigos! CH. léoville Las Cases Fugue de Nenin () 2005 Nenin () 2005 Chapelle de Potensac (Médoc) 2005 ** Potensac (Médoc) 2005? Clos du Marquis (St-Julien) 2005 Léoville Las Cases (St-Julien) /2 Ore 11:00. Bruno, maître de chai di Las Cases, deve essere un lontano parente di Fabrizio Ciufoli (bravo enologo di casa nostra). A parte qualche chilo di meno e una minore propensione al sorriso, si muove e parla (quando parla) con altrettanta discrezione. Ed è un bene. Las Cases, come spesso accade, non è un vino facile da avvicinare. Volume e presenza non mancano, ma fatichi a trovare il dettaglio, la sfumatura che lo differenzi dai suoi predecessori. Unica eccezione il tannino, rugoso come da tempo non capitava. Specie in finale (e probabilmente è la percentuale record di cabernet sauvignon a farsi sentire). La bocca, però, voglio lasciarmela sul Clos du Marquis, meno fitto eppure di grandissimo allungo, ritmato e completo. Mi entra nella testa e ci resterà per un bel po'. CH. lafite rothschild Carruades de Lafite () 2005 Duhart-Milon () 2005 Lafite Rothschild () /2 Ore 11:45. Qui si assaggia e basta. Anche se l'appuntamento è nella sala di degustazione accanto all'ufficio di Chevallier, responsabile tecnico dei Domaines de Rothschild nel Bordolese, la confusione è tale che non puoi andare oltre i soliti convenevoli, anche con una persona che conosci ormai da quindici anni. In ogni caso l'ottimismo è palpabile, così come è palpabile la stoffa dell'ultimo nato di Lafite. Certo, come a Las Cases e come in altri millesimi del passato (a parte il 1996), devi andare oltre quel primo approccio tra il monolitico e lo sfuggente. Devi avere pazienza e devi aspettare i titoli di coda, che su uno sfondo senza immagini snocciolano una fila interminabile di tannini in rigoroso stile. Un finale, pur se di minore intensità, che da solo tiene in piedi anche Duhart Milon e Carruades. Ore 12:15. Visto che Thierry Marx di Cordeillan Bages ha deciso pure lui (con grande tempismo) di buttarsi su cose tipo "qui-

3 che lorraine liquide" e "concombre dégradé thermique" non mi restano che due alternative per la pausa di mezzogiorno: sollazzarmi nuovamente con i formaggini "Grünland" portati da casa (fantasticando su vecchie puntate goderecce de "La Bustarella" e relativa pubblicità dei succitati formaggini... e i lombardi di una certa età sanno benissimo di che roba sto parlando) oppure andare a caccia di un altro buco dove rintanarmi (ma che non sia - Dio mio! - uno di quei posti sulle Quai di ). Non so com'è, ma in pochi istanti la seconda soluzione ottiene subito la maggioranza dei voti e piombo così per puro caso (e non potrebbe essere altrimenti, visto che non ci sono indicazioni... almeno per ora) sul nuovissimo Café Lavinal di, ennesima emanazione di Cordeillan Bages e della famiglia Cazes. I prezzi non sono economici: 13 euro per un'entrée e euro per un secondo. In compenso c'è un menù a 13 euro che tutti si affrettano a prendere, tranne ovviamente il sottoscritto (animato, come spesso gli accade, da un'insaziabile - o insana? - volontà di documentare). Evitati i "malfatti" e le "tagliatelles", punto sul fegato grasso e sui tournedos per scoprire poi in rapida successione che: 1) i tournedos non ci sono (vai allora con il magret de canard); 2) per quasi 50 euro di conto nemmeno ti cambiano le posate (ma al tavolo accanto sì); 3) i tournedos in realtà ci sono, dato che sempre al tavolo accanto arrivano caldi e fumanti dopo che io ho quasi finito il mio magret; 4) la sorella gemella di Anna Campori, alias la nonna del corsaro nero, seduta alla mia destra, sembra seriamente interessata a trasformarmi nel suo passatempo preferito. Meglio levare le tende. CH. pichon longueville comtesse de lalande Bernadotte (Haut-Médoc) 2005 Reserve de la Comtesse () 2005 Pichon Longueville Comtesse de Lalande () /2 Ore 13:58. In realtà sono già qui da almeno dieci minuti (per colpa del punto 4 di cui sopra), ma conoscendo le abitudini della casa preferisco presentarmi all'orario concordato. La sala è sempre la stessa (quella con vista sulla Gironda) e in tutto quel ben di Dio sono e resto l'unico degustatore. Quindi è una gran cosa. Come del resto è una gran cosa anche Pichon Comtesse. Il naso è già ben formato e anche la bocca, sebbene l'attacco non sia quello del 2004 (meraviglioso). Il vino quindi c'è, eccome: lungo, completo e di gran razza. Agli amanti dei numeri potrà interessare che il petit verdot, cosa piuttosto insolita per questo vino, arriva appena all'1% (per salire all'11% nella Reserve). La siccità ha giocato a suo sfavore. Ore 14:20. Per andare a Latour basta uscire dal cancello (quello di Pichon Comtesse, ovviamente), girare a sinistra e dopo 50 metri girare di nuovo a sinistra. Una sciocchezza. Eppure l'aria che si respira è molto diversa. La strada punta diretta verso la cantina e, nella sua semplicità, sembra messa lì apposta per farti capire che quelle vigne, a destra e a sinistra della tua macchina, sono qualcosa di speciale. Per metterti in soggezione, insomma. E devo dire che ci riesce benissimo. Ogni volta. CH. latour () 2005 Les Forts de Latour () 2005 Latour () 2005 * Ore 14:35. Anche la sala di degustazione di Latour - quella nuova - sembra fatta apposta per metterti in soggezione. Poca luce e il grigio a prevalere. Preferivo la vecchia, non c'è dubbio. Quanto ai vini, beh!, cosa dire! La serie è davvero impressionante. Il, terzo vino della proprietà (11% della produzione totale dell'annata), ha carattere e lunghezza da vendere, Les Forts ha tannino, freschezza, dinamismo e grande espressività (45% della produzione totale), mentre Latour non è soltanto l'atteso acuto in un simile crescendo: è un vino che ti lascia di stucco per la precisione quasi chirurgica della costruzione e per l'inattesa capacità di esprimere calore. "Il Cabernet". CH. mouton rothschild d'armailhac () 2005 Clerc-Milon () 2005 guida alla lettura Lo so, lo so. Me ne rendo conto: muoversi in questo articolo è un bel casino e per trovare gli assaggi a volte non basta nemmeno il sonar. Provate allora con questo piccolo aiuto: Médoc: i premier pag. 4 : I parte pag. 7 : II parte pag. 18 : I parte pag. 9 : Moueix pag. 13 : II parte pag. 20 pag. 12 : il resto pag. 16 Pessac-Léognan pag. 17 Saint-Estephe pag. 16 Saint-Julien: il resto pag. 16 Sauternes pag. 10 L'ANDAMENTO CLIMATICO Una cosa che quest'anno mette tutti d'accordo è proprio l'andamento climatico. Dall'inizio dell'inverno all'autunno inoltrato (con la sola eccezione del mese di aprile) a farla da padrona è stata la siccità. Una siccità che al contrario del 2003 (quando si registrarono punte di calore impressionanti), è stata accompagnata da un'estate calda, soleggiata, ma senza eccessi. Come conseguenza, la fase di crescita della vigna si è interrotta nell'esatto momento in cui i sacri testi lo richiedono (ovvero poco prima dell'invaiatura), mentre gli acini, in particolare per il cabernet sauvignon su suoli ghiaiosi, si sono mantenuti di dimensioni molto contenute. Un mese di settembre e un mese di ottobre ottimali (con giusto qualche goccia d'acqua) hanno poi fatto il resto, permettendo così di raccogliere uve sane e con gradazioni spesso molto elevate. Sia per il merlot che per il cabernet sauvignon, il tenore zuccherino ha raggiunto infatti livelli del tutto paragonabili a quelli del Al contrario del 2000, l'acidità totale e il ph si sono però matenuti su livelli di tutto rispetto contribuendo così allo stile molto equilibrato di questa annata. vendemmia: QUALCHE data MEDOC Cab. Sauv Merlot COS D'EST. 5-9/ /09 LAFITE 30/09-12/ /09 LAS CASES 29/09-7/ /09 LATOUR 26/09-6/ /09 RIVA DESTRA Merlot Cab. F. L'EVANGILE 13-20/ /09 ENOGEA - II SERIE - N. 6 5 bordeaux 2005

4 ENOGEA - II SERIE - N. 6 6 bordeaux 2005 I MIGLIORI ZONA PER ZONA RIVA SINISTRA MARGAUX La migliore prova di gruppo che io ricordi in questa Aoc. Vivi, ma senza quelle fastidiose asperità che spesso contraddistinguono i (molti) vini di. 1/2 Lascombes (1/2) Palmer (1/2) Rauzan-Gassies (1/2) Cantenac Brown Giscours SAINT JULIEN La media è alta, ma i picchi non così alti da lasciare a bocca aperta. Vini sul frutto, lineari e definiti. Anche di sostanza. Léoville Barton 1/2 Léoville Las Cases 1/2 Clos du Marquis Ducru Beaucaillou Se nelle buone annate la spaccatura si colloca in genere tra i premier e i superseconds, quest'anno è tra i superseconds e tutto il resto. Annata classica, a due velocità. Latour * Lafite Rothschild 1/2 Mouton Rothschild 1/2 Pichon Comtesse 1/2 Les Forts de Latour Lynch Bages Pichon Longueville Saint-estephe Quei pochi vini assaggiati danno l'idea di un ipotetico blend tra un St-Julien e un. Disegnati. Cos d'estournel (1/2) Cos Labory Lafon Rochet pessac-léognan Continua il trend di crescita di questa Aoc, o almeno delle aziende che hanno nel mirino Haut-Brion. Vini completi, maturi, senza eccessi di ambizione. Con dettaglio. Haut Brion 1/2 + Haut Bailly 1/2 La Mission Haut Brion 1/2 Pape Clement (1/2) Bahans Haut Brion La Louviere Smith Haut Lafitte Le Petit Mouton () 2005? Mouton Rothschild () /2 Ore 15:15. D'accordo, sarò uno snob. Dite quello che volete. Ma andare a Mouton senza tutta la mandria che c'è nella settimana dei primeurs (che inizia da lunedì prossimo) è tutta un'altra cosa. Assaggi, prendi un paio di informazioni è il gioco è fatto. Non hai bisogno d'altro e francamente nemmeno i vini hanno bisogno d'altro. Mouton 2005 è infatti un Mouton in ottima forma. Certo, con Latour che ancora ti fodera la lingua e soprattutto la memoria, la prima impressione è di un vino meno quadrato, quasi un po' scontato all'attacco. E invece il vino c'è, specie nel finale, con quel tannino che sale fin quasi a graffiare. Un tannino che si fa più sfumato in Clerc- Milon, conservando comunque una forte indole maschile, e più ancora in d'armailhac, dove è invece il frutto a prendere il sopravvento (anche se la prossima settimana avrò modo in parte di ricredermi). Non incanta invece Le Petit Mouton, verde al naso, ma soprattutto slegato al palato, con l'involucro morbido da una parte e il tannino spigoloso dall'altra. CH. cos d'estournel Les Pagodes de Cos (St-Estephe) 2005 (1/2) Marbuzet (St-Estephe) 2005 Cos d'estournel (St-Estephe) 2005 (1/2) Goulée (Médoc) 2005 Ore 16:00. Dopo due anni (o forse più) di piccionaia, in quell'angolo di museo scuro e imbarazzante, torno finalmente ad assaggiare nella grande sala al piano terra. Spalle rivolte alla vetrata e soprattutto con tanta luce. La serie, che prevede come ultimo vino Goulée al posto di Cos (ma alla fine sarà chiaro perché), apre con un Pagodes de Cos morbido e ben massaggiato, direi ruffiano, pur senza demerito. Marbuzet è invece più personale, piacevolmente polveroso, specie nella lunghezza. Quel tanto che basta per introdurre in modo corretto un Cos perfettamente in linea con la tendenza degli ultimi anni: rovere senza volgarità, struttura solida e allo stesso tempo morbida e misurata e con quella leggera coda di amaro che è sempre stata un po' il suo marchio di fabbrica. Ultimo - come detto - è Goulée, passato nel 2005 da 7 a 28 ettari di superficie e nel quale sembra essersi scaricata tutta quella voglia di apparire che per alcuni anni aveva afflitto Cos. Un cabernet carico e peperonato, tecnicamente ben fatto e voluto, che mi lascia in bocca la voglia di bere qualcosa d'altro. Ma la giornata ormai è finita. Conclusioni del 31 marzo. L'unica cosa che si può concludere è che non c'è nulla da concludere. E non poteva essere altrimenti. Pochi i vini degustati e quasi sempre troppo importanti per avere un'indicazione attendibile sul reale spessore dell'annata. Di sicuro i brividi sono stati pochissimi e a conti fatti, almeno per i migliori, lo stacco con i 2004 non mi è apparso abissale. Anche se a questo proposito bisogna dire una cosa importante: oltre infatti alla naturale insoddisfazione generata da un eccesso di aspettative (ci si dimentica spesso che stiamo parlando comunque di vino), dobbiamo infatti ricordare che tutte le aziende recensite oggi viaggiano ormai da tempo su tali standard qualitativi e di selezione che la differenza tra un'annata e l'altra, almeno sul piano della complessità, è di anno in anno sempre più ridotta. Cosa che finisce col dare sempre più importanza alle differenze di stile imposte dall'annata e soprattutto al mantenimento di queste differenze. E a proposito di stile, il carattere che sembra per il momento emergere è quello di un'annata che, pur avendo sostanza, predilige l'equilibrio all'ostentazione. Già piuttosto chiaro sembra invece essere l'orientamento sui prezzi (almeno per i vini che contano): anche se nessuno si sbilancia con delle cifre, le previsioni parlano di un forte rialzo sotto la spinta del mercato americano e asiatico. sabato 1 aprile e domenica 2 aprile 2006 La partenza anticipata per Bordeaux (causa Vinitaly) mi costringe - e io mi adeguo - a due giorni di ozio in città, dato che da queste parti, è bene che lo sappiate, le cantine dal medio rango in su il sabato e la domenica sono chiuse a doppia mandata.

5 Nel mio caso, ad essere sinceri, la domenica pomeriggio potrei trascorrerla alla degustazione del Cercle Rive Droite ma, come ogni prima domenica del mese, a Bordeaux c è il blocco del traffico e non ho alcuna intenzione di rimanere fuori città fino a sera. Molto meglio dedicarsi alla preparazione della Guida Persichetti ai piaceri di Bordeaux (vedi più avanti) e a Vanishing Point, un film serie Z che quelli dell Utopia (vedi sempre la Guida) stanno pompando come un cult movie o roba del genere (l attore protagonista, tanto per capirci, è quel brav'uomo che faceva anche i telefilm dell avvocato Petrocelli...). lunedi 3 aprile mattina: riva destra Ore 7:21. Dopo due lussuosissime giornate di sole, oggi, per colazione, lo chef propone una doppia razione di nebbia. Meglio non lasciarsi influenzare e continuare a pensare che il lunedì è da sempre il giorno più incasinato e allo stesso tempo più divertente di quel grande circo che sono i primeurs. Un giorno dove puoi assaggiare di tutto e di più (oppure solo lo stretto necessario, se ti gira) e soprattutto un giorno dove puoi saltare a destra e a manca senza dover rendere conto a nulla e a nessuno e tanto meno rispettare (tranne un paio di casi) i soliti rigidi cerimoniali. Un giorno che oltretutto, nel serratissimo menù, prevede anche una succulenta sosta a Sauternes e magari anche un po' di fegato grasso a Yquem. CH. ausone Simard de Fondbel () 2005 Moulin Saint-Georges? Chapelle d'ausone Ausone * Ore 8:30. Pare che James Suckling di Wine Spectator abbia detto a Alain Vauthier che quest'anno avrebbe potuto benissimo produrre soltanto Ausone. E in effetti - anche se Suckling non è il mio degustatore di riferimento - in questa affermazione c'è un fondo di verità. La Chapelle d'ausone è infatti un secondo vino che di secondo ha davvero ben poco, tanta è la finezza e tanto è l'equilibrio/spessore che già ora è in grado di esprimere. Equilibrio e soprattutto spessore che in ogni caso si amplificano in Ausone, mettendo ancora più in risalto la grande qualità dell'estrazione. Per il resto, stranamente sul rovere è apparso Moulin Saint- Georges, mentre Simard (prodotto dallo zio di Alain Vauthier) lascia a dire poco sorpresi per un vino destinato alla grande distribuzione. Quanto ai prezzi, uscendo dalla cantina chiedo a Vauthier perché, dopo tanti anni, i lavori di ristrutturazione non siano ancora finiti. <<Mancano i soldi>>. Probabilmente, arriveranno con il 2005, replico. <<Non è falso>>. Al che ci salutiamo. CH. canon la gaffelière Cap de Faugères (Côtes de Castillon) 2005 Faugères Faugères Cuvée Speciale Peby Soleil (Puisseguin St-Emilion) 2005? Clos Marselette (Pessac-Lèognan) 2005 d'aiguilhe (Côtes de Castillon) 2005? Clos de l'oratoire Canon La Gaffelière 1/2 La Mondotte - Ore 9:00. Una volta, quando passavi da "Canon", c'erano in tutto tre vini (Canon, Clos de l'oratoire e La Mondotte) o al massimo una piccola selezione di aziende seguite dall'allora emergente Stephane Derenoncourt. Col tempo sono poi arrivati d'aiguilhe, oggi stranamente sotto tono, poi Clos Marselette, che nel 2005 infila la sua annata meno convincente, e da quest'anno anche Soleil, incappucciato da una dose cavallina di solforosa, e la serie internazional/ tecnologica firmata Faugéres, dalla quale emerge, più che altro per la completa osservanza dei parametri di cui sopra, la sola Cuvée Peby (ossia quella che fino al 2004 era conosciuta come Peby-Faugères). Tornando ai classici, contratto e spigoloso si rivela I MIGLIORI ZONA PER ZONA RIVA DESTRA Non mi ha dato le stesse emozioni del 1998 (che poi però - nel tempo - mi ha in parte tradito), ma è indubbio che si tratti di una delle poche annate di in cui i vini, pur senza impressionare per potenza, riescono a proporre una trama tannica reale e ben ritmata. Grande compostezza. L'Evangile * Petrus 1/2 Trotanoy 1/2 Hosanna (1/2) La Fleur Petrus (1/2) Certan de May de Certan Gazin Le Bon Pasteur Vray Croix de Gay saint-emilion Come sempre ci è voluto parecchio tempo e parecchi assaggi per prendere in qualche modo le misure a questa Aoc. Alla fine il quadro che emerge, almeno per le aziende di punta, è quello di un'annata di categoria superiore, che a livello generale ha ben pochi eguali negli ultimi venti anni (a livello di singolo, invece, non è sempre detto che sia così). Strutture solide, che mantengono quasi sempre l'equilibrio e il disegno tipici dell'annata. Angelus * Ausone * Clos Fourtet * La Gomerie * Cheval Blanc 1/2+ Beau-Sejour Bécot 1/2 Pavie 1/2 Canon (1/2) Canon La Gaffelière (1/2) Beausejour (Duffau-Lagarrosse) Bélair Berliquet Chapelle d'ausone Dassault Figeac La Serre Le Petit Cheval Pavie Decesse Quinault l'enclos Tertre Daugay Troplong Mondot ENOGEA - II SERIE - N. 6 7 bordeaux 2005

6 ENOGEA - II SERIE - N. 6 8 bordeaux 2005 I MIGLIORI ZONA PER ZONA RIVA DESTRA denominazioni satellite A fare la parte del leone in questa categoria, più che altro perché la proposta è di gran lunga superiore in numero, è ancora una volta la riva destra e ancora una volta, al suo interno, sono Fronsac e Canon-Fronsac a proporre le cose migliori (anche se il rendimento complessivo di queste due Aoc appare inferiore al previsto e ad altre ottime annate del passato, come per esempio il 2003) Barrabaque Prestige (1/2) (Canon-Fronsac) Moulin Haut Laroque (1/2) (Fronsac) Moulin Pey-Labrie (1/2) (Canon-Fronsac) Clarke (Listrac) La Lagune (Haut-Médoc) La Prade (Côtes de Francs) Camensac (Haut-Médoc) Cassagne Haut-Canon La Truffière (Canon-Fronsac) Clos l'eglise (Côtes de Castillon) Domaine de l'eglise () La Tour Carnet (Haut-Médoc) Poujeaux (Moulis) Puygueraud (Côtes de Francs) Villars (Fronsac) IL MEGLIO DEI SECONDI VINI Se preferite invece restare sui nomi più importanti, ma a cifre che si prevedono più ragionevoli, questi sono i secondi vini che vale la pena seguire. Bahans Haut Brion Chapelle d'ausone Clos du Marquis Les Forts de Latour Le Petit Cheval La Chapelle de La Mission Pavillon Rouge Alter Ego Carruades de Lafite (Latour) Clos de l'oratoire, mentre Canon La Gaffelière, al contrario, si produce in una delle sue interpretazioni più fini e disegnate dal 1997 ad oggi. Nessun commento invece per La Mondotte, ancora in malolattica e quindi ingiudicabile (almeno per me). CH. PAVIE Sainte-Colombe (Côtes de Castillon) 2005 Clos l'eglise (Côtes de Castillon) 2005 Clos Les Lunelles (Côtes de Castillon) 2005 Lusseau Monbousquet Bellevue-Mondotte Pavie Decesse Pavie 1/2 Ore 9:30. Gerad Perse ha i suoi detrattori e i suoi estimatori (a volte anche inattesi come Alain Vauthier). Io me ne sto beatamente nel mezzo. O meglio: una volta di qui, e una volta di là; una volta di qui, e una volta di là... Quindi se l'anno scorso ero nel "reparto estimatori", quest'anno mi trovo con quasi tutti e due i piedi nel "reparto detrattori". Accanto infatti a un Sainte-Colombe, a un Clos l'eglise e a un Monbousquet che restano sulla strada del compromesso tracciata lo scorso anno, troviamo un Clos Les Lunelles esotico e poco bevibile, un Bellevue-Mondotte e un Pavie Decesse che in bocca si agitano come due belve in gabbia, e infine un Pavie certo più modulato rispetto ai due precedenti, ma pur sempre con una buona dose di rabbia in corpo. E allora perché tutte quelle stelle? Già, perché?...perchéééé...mmmhhh... perchééé...mmmhh...perchéporcogiuda ogni volta che lo assaggio alla cieca e in bottiglia sparo dei punteggi da capogiro! Ecco perché! Ore 10:15., Salle des Dominicains. Stessa spiaggia, stesso mare. Almeno all'apparenza. In realtà, rispetto al passato, questa volta gli organizzatori hanno deciso di infilare in un solo ambiente tutti i Saint- Emilion (che già sono una cifra), tutti i Fronsac, tutti i Canon-Fronsac e con essi anche TUTTE le altre denominazioni satellite. Risultato: alle dieci c'è già un tale "rebelot" che il tuo primo pensiero non è tanto quello di assaggiare ma piuttosto quello di stare ben lontano dalle tante sputacchiere che arredano la sala (e il motivo è inutile spiegarlo...). Tanto per rodare, si parte proprio dalle denominazioni satellite (anche perché sono nell'angolo più caldo della sala e appena spunterà il sole... ciao pep!). "denominazioni satellite" Cassagne Haut-Canon La Truffière (Canon-Fronsac) 2005 L'unico Fronsac della mattina che può destare un certo interesse. Disegnato, maturo, completo, classico. Fontenil (Fronsac) 2005 Un vino di volume, ampio e monolitico allo stesso tempo. Delude rispetto agli standard degli ultimi anni La Croix de l'esperance (Lusssac St-Emilion) 2005 Di questo vino so praticamente nulla (fatta eccezione per la sua appartenenza alla scuderia Bernard Magrez - leggi Pape Clement, La Tour Carnet ecc.). Lo stile è tecnico/toscano. Molto rovere. Nella mischia esce a testa alta. 100% merlot. La Fleur de Boüard (Lalande de ) 2005 Non immenso, ma un vino godibile e di sostanza. Una vera pacchia dopo una raffica di vini zotici e vegetali. La Rousselle (Fronsac) 2005 (1/2) Bocca "boscosa" ma di buona fusione. Vena animale che non disturba. Richelieu - La Favorite (Fronsac) 2005 Bocca carnosa, saporita e anche piuttosto cercata. Ambizioso. Bonnes Rives (Lalande de ) 2005 * de La Rivière (Fronsac) 2005 du Pavillon (Canon-Fronsac) 2005 * ( * ) Grand Renouil (Canon-Fronsac) 2005 Renard-Mondesir (Fronsac) 2005

7 saint-emilion Angelus (1/2) Assaggiato in realtà dopo i due Beausejour, Angelus ha sofferto molto più di quanto il punteggio non dica. Insolitamente fiacco e acquerellato al primo approccio, ha avuto modo poi di riprendersi in corpo e vigore. Nulla a che vedere comunque con gli altri assaggi che verranno. Beau-Séjour Bécot 1/2 Convincente al primo colpo e lo sarà anche nei successivi assaggi. Solido e di gran dolcezza. Mi ricorda i vini de La Massa (al loro meglio). Beausejour - Duffau Lagarrosse Naso e struttura che ti mettono in guardia. Leggero eccesso di spinta e quasi un tocco di surmaturazione. Eppure non riesco a biasimarlo. Dassault Un vino tecnico e flou allo stesso tempo. Ad ogni modo ben fatto La Couspaude Rovere a tratti animale. Ha sapore e sostanza senza eccedere. Chiude bene, ma preferisco la prudenza. La Gomerie * Beccato al volo un minuto prima di uscire (appena arrivato ancora non c'era). Gran botta di culo. Risparmio del tempo (non devo andare a Beau- Sejour) e mi godo l'unico vino che per ora, in questa sala affollata, sembra avere moltissimo da dire. Mi fa pensare al Siepi, ma con più eleganza. Un vino da degustazione che si può anche bere. Larmande Vivo e compatto, senza eccessi. Fresco, giustamente indietro. Il primo Larmande che en primeur mi convince. Sarà mai vero? La Tour Figeac (1/2) Composto e distribuito. Rotondo. Frutto un po' vegetale. Delude. Quinault l'enclos Bocca meno fitta del previsto e con più dettaglio del solito. Devo ammetterlo: un vino ben fatto. Trianon Non un esempio di nobiltà. Eppure il vino c'è e il tannino non manca di ricordartelo. Ore 11:15. Dopo appena trenta vini - o giù di lì - la mia riserva di socialità e di tolleranza (notoriamente scarsa) è più che esaurita. Mi sento una bestia in una gabbia di bestie. Una bestia con un piccolo quaderno dove annoto, a sinistra, quello che se la tira ma si vede da come sputa che non capisce una mazza e, a destra, quei pochi (anzi pochissimi) ai quali la lunga frequentazione di questi posti ha insegnato l'arte del non rompere i coglioni al prossimo - e di nuovo lo "sputo" è rivelatore. Visto quindi come sta girando, sarà il caso di incamminarsi verso la Salle du Manoir, che in realtà è solo una delle tante e inospitali cave che rodono le viscere di. I produttori di, forse per timore di restare fuori dal giro che conta (e in effetti il loro villaggio non è esattamente al centro del mondo, come noi italiani siamo invece portati a credere), l'hanno preferita alla vecchia sede del Syndicat, luminosa e immersa nelle vigne. Il vero problema, però, è che avendo realizzato in quale buco siano andati a finire (e buco è proprio la parola esatta), questa volta hanno cercato di "porre rimedio" ai problemi dello scorso anno optando per un riscaldamento a gasolio che oltre a dare quel tocco di "mineralità" all'atmosfera agisce, sull'odore di muffa, nello stesso modo in cui l'impianto di amplificazione agisce durante un concerto degli U2. In compenso ci sono i tappeti. pomerol Beauregard () 2005 Più in linea con il 2001 che con il Quindi nulla di straordinario. Comunque ha freschezza e un pizzico di piacevole rusticità Clos de la Vieille Eglise () 2005 Buon vino, ben fatto, bene estratto. Non super ma il finale tiene. Domaine de l'eglise () 2005 Una sorpresa per omogeneità, rotondità e sapore. Certo la classe e l'originalità sono altrove. Meglio del 2001 e del Feytit Clinet () 2005 Gran colore. Naso e bocca di tecnica. Rovere fresco. Difficile farsi coinvolgere eppure è tra i migliori di oggi. Gazin () /2 Tra i vini di oggi esce come un gigante: solido, compatto e senza quelle note verdi che sono spesso il suo marchio di fabbrica. Alla cieca avrò modo di ridimensionarlo. La Croix de Gay () 2005 Una prima bottiglia slavata, una seconda di maggiore grinta e di maggiore disegno. Non tanto, ma quanto basta per portarlo ad una valutazione decente. La Ganne () 2005 Frutto, freschezza e dolcezza. Una sorpresa. Non ho scritto altro. Le Bon Pasteur () 2005 Bel lavoro monsieur Rolland. Il vino è un po' largo ma ha tutto ciò che gli serve per ben figurare. Il 1998 me lo ricordo però di un'altra categoria. Petit Village () 2005 La zona è ottima (o almeno si dice), ma il vino continua a non decollare. Buono, ci mancherebbe, ma il frutto è acquerellato. Discreto il tannino. Plince () 2005 Naso e bocca che convincono. Hanno compattezza senza essere potenti. Rouget () 2005? Naso e bocca scombinati. Nota animale oltre la soglia. Viste le buone prove degli ultimi anni è difficile non pensare ad un campione balordo. Bel-Air () 2005 Bellegrave () 2005 ** Grand Beausejour () 2005 La Croix () 2005 (1/2)? La Croix Taillefer () 2005 ** La Croix Ducasse () 2005 (1/2) La Patache () 2005 L'Ecuyer () 2005 ENOGEA - II SERIE - N. 6 9 bordeaux 2005

8 ENOGEA - II SERIE - N bordeaux 2005 SAUTERNES 2005: ottimi e abbondanti Due parole rapidissime. Nulla di nuovo per chi ha già letto l'articolo, ma un rapido e utilissimo bigino per chi invece non ha ancora avuto il tempo di farlo (e forse nemmeno lo avrà). Come è facile dedurre dal titolo, l'annata 2005 entra di diritto tra quelle super, grazie un livello qualitativo medio mai così elevato e omogeneo, sia sul piano della sostanza che della purezza. Resta però da vedere, con il tempo, quanto questo super saprà essere super. Al momento, ragionando solo sui vini più riusciti, la sensazione è che i 2001 dovrebbero restare - con il tempo, appunto - di un'altra categoria, grazie soprattutto a quella vena acida che là non mancava e qui, nei 2005, molto spesso latita (vuoi per una reale carenza o per una dose di zuccheri superiore). Nel dubbio, compratene una cassa e lasciate detto ai vostri figli di farvi sapere - tra una cinquantina di anni - come è andata a finire. Lasciate solo l'indirizzo: inferno, purgatorio, paradiso. Nairac *? Suduiraut * Yquem * Guiraud 1/2 Rieussec 1/2 Clos Haut-Peyraguey (1/2) Filhot (1/2) L'Extravagant (1/2) Rabaud Promis (1/2)? Romer du Hayot (1/2) Climens d'arche de Malle de Rayne Vigneau Doisy Daëne Doisy Vedrines Bastor Lamontagne Broustet Coutet de Fargues Lafaurie Peyraguey Lamothe Lamothe Guignard Sigalas Rabaud Caillou Cantegril de Carles La Tour Blanche Suau de Myrat (1/2) Romer (1/2) Le Gay () 2005 L'Enclos () 2005 * ( * ) Pierhem () 2005 Romolus () 2005 Ore 11:55. Alt! Fine della penitenza. Fuggo come un topo che cerca scampo in una cantina allagata. Il cielo (oh, il cielo!) ti scortica piacevolmente le cornee con il più classico azzurro bordolese. E quelle volpi - e io, volpe tra le volpi - ero là sotto ad interrogare i calici in cerca di risposte. Urge pausa rigeneratrice. A contar le nuvole e gli assenti (e Vieux Chateau Certan è uno di questi... e purtroppo continuerà ad esserlo). Conclusioni del 3 aprile (mattina). Provo a scriverle alternando, nelle due uniche mani che ho in dotazione, un pezzo di Camembert, una biro che perde come una fontana, un pezzo di baguette (troppo piccolo) e ovviamente un quaderno. Che, come prevedibile, si trova a dover registrare queste poche profonde riflessioni: <<Nebbia. Anzi, una gran nebbia. Sì perché a parte un paio di chicche tipo Ausone e Canon La Gaffelière, il resto non mi è sembrato così stupefacente come mi avevano promesso: Fronsac e Canon-Fronsac sono irriconoscibili e, come spesso accade al primo approccio, ti lascia più confusione che altro (appunto). Quanto a, il quadro è già più delineato e lascia intuire un'annata di buona sostanza e soprattutto di buona trama tannica (e a non è cosa da tutti i giorni)>>. E adesso si parte. lunedi 3 aprile pomeriggio: sauternes Ore 13:58. Alla lunga serie di luoghi comuni tipo "il Mac va bene solo per la grafica" e "non ci sono più le mezze stagioni" potete aggiungere anche questa frase: "il Masna ha una passione sfrenata per i vini dolci". Lo scrivo perché così eviterete di sventolarmela sotto il naso appena leggerete che Coutet, in una giornata come oggi, è uno dei posti più belli del pianeta. Forse anche più di Yquem (forse). Anche la sala di degustazione è molto bella, ma con una piccola fondamentale differenza: mentre Coutet sarà ancora bello fra un ora, quando uscirò, la sala di degustazione si trasformerà di qui a poco in un vero porto di mare. Per mia fortuna, ci penseranno i vini a tenermi ben sveglio. Bollettino del mare del 2! aprile, pomeriggio: avviso ai naviganti. Visto che il casino accumulato fino ad ora non mi sembrava sufficiente, ho pensato di cambiare nuovamente le carte in tavola e di presentarvi i vini nello stesso ordine in cui sono stati serviti nella degustazione (alla cieca). Al di là delle battute, un motivo per questo ennesimo stravolgimento in realtà c'è: i produttori di Sauternes, che saranno anche più campagnoli di quelli del Médoc, ma non per questo sono degli sprovveduti, sanno benissimo quanto sia importante, in una degustazione di vini dolci, seguire per quanto possibile un ordine crescente di zuccheri residui. E così giustamente hanno fatto (il che - oltretutto - vi aiuterà anche ad individuare più rapidamente lo stile di vino che più vi aggrada). Mosso il Canale di Sicilia. Broustet (Sauternes) 2005 Il migliore Broustet che mi ricordi, almeno da giovane. Dolce più che grasso. Ha freschezza nonostante la poca acidità. Filhot (Sauternes) 2005 (1/2) Quando vuole Filhot sa essere grande. Minerale con un filo di grasso. Certo, rispetto ad altri vini, il campione di Filhot è molto più pronto (si vede dal colore quasi brillante) e anche per questo si fa apprezzare più facilmente. Suau (Sauternes) 2005 Soffre la precisione e la "mineralità" del precedente. Comunque puro. Lamothe Guignard (Sauternes) 2005 Acidità contenuta, eppure ben distribuito e non sbilanciato sul dolce. Non del tutto puro ma di bel finale. d'arche (Sauternes) 2005 Un altro campione già molto pronto. Nitido e brillante, non soltanto nel colore. Minerale e molto più dinamico di altri. Un classico da aperitivo. Romer du Hayot (Sauternes) 2005 (1/2) Di sicuro il vino più sorprendente

9 se paragonato agli standard abituali. Freschezza, eleganza e acidità in stile Barsac. Sembra già in bottiglia (ma non può esserlo). Manterrà le promesse? Caillou (Sauternes) 2005 Il solito compitino ben fatto di Caillou. Puro ma in debito di carattere. Bastor Lamontagne (Sauternes) 2005 Un altro vino sopra la sua media abituale. Buono lo spessore e buona anche l'acidità. Non riesce però ad avere lo spessore del grande. Doisy Daëne (Sauternes) 2005 Un Doisy al pari delle migliori annate. Con la consueta purezza olfattiva e la consueta esuberanza di frutto. Minerale. Lungo e preciso il finale. Romer (Sauternes) 2005 (1/2) Un vino che gioca sulla freschezza, anche se dispone di un nocciolo di discreta compattezza. L'articolazione però è quella che è. Lamothe (Sauternes) 2005 Ha lunghezza, peso e carattere, ma come e soprattutto in che direzione potrà evolvere è difficile prevederlo. Ancora opalescente. de Myrat (Sauternes) 2005 (1/2) Non ripete la bella prova dello scorso anno, ed è strano. Di sicuro soffre molto il precedente, che lo fa sembrare meno dolce e articolato di quanto forse in realtà è. de Malle (Sauternes) 2005 Nelle annate in cui l'acidità latita, de Malle riesce sempre a fare la differenza. Elegante, con una traccia di moscato in stile Saracco (eh già!). de Fargues (Sauternes) 2005 L'esatto opposto del precedente. Poca acidità, tanto volume e parecchi zuccheri. Un classico per Fargues, che ha bisogno di tempo per trovare i giusti dettagli. Doisy Vedrines (Sauternes) 2005 Un vino che fatica a concedersi, ma che viene fuori molto bene alla distanza. Saporito e di lunghezza superiore alle previsioni. Nairac (Sauternes) 2005 *? La classifica lo vede lì in cima, ma il punto interrogativo è d'obbligo. Se i fondamentali ci sono e in abbondanza (struttura, zucchero e acidità), lo stadio evolutivo è ancora troppo arretrato per sbilanciarsi in modo definitivo. Lafaurie Peyraguey (Sauternes) 2005 Bocca alcolica e quasi salata, con rovere che tende a marcare. Ci stiamo spostando verso Bommes e si sente. Difficile da decifrare. de Rayne Vigneau (Sauternes) 2005 Zuccheri in abbondanza, acidità che si evidenzia, ma che stranamente non riesce a dare quel ritmo in grado di fare la differenza. Le basi comunque ci sono e sono solide. Rabaud Promis (Sauternes) 2005 (1/2)? Uno dei colori più carichi della degustazione, eppure non carico in assoluto. Ha sostanza e zuccheri da vendere. Resta da capire se il rovere finirà con l'avere il sopravvento. Guiraud (Sauternes) /2 Questo è quello che mi attendo da Guiraud. Un vino presente, non immenso, e allo stesso tempo tra i più compatti. Esprime lunghezza e complessità senza mai eccedere. Clos Haut Peyraguey (Sauternes) 2005 (1/2) Quasi brillante al colore e non a caso si distingue per precisione e freschezza (nonostante una leggera nota caramellata). Chiude con la classica "liquorosità" dei grandi Sauternes. Rieussec (Sauternes) /2 Ci mette parecchio ad uscire. Bocca di gran dolce e anche di una certa acidità, ma che al primo impatto ti sembra un po' ferma sulle gambe. Ci torni sopra e scopri che danza. Suduiraut (Sauternes) 2005 * Non il più imponente tra quelli assaggiati, ma di sicuro uno dei più completi, se non addirittura il più completo. Se perderà quella leggera sbavatura di secco, diventerà agevolmente il migliore vino dell'annata. Sigalas Rabaud (Sauternes) 2005 Enigmatico. Ha tutto ciò che deve avere... eppure resta informe, monolitico. Non dimenticatelo. SAUTERNEs: andamento climatico e vendemmia Curiosamente (ma se scorriamo il palmares delle grandi annate non è poi così curioso) anche un'annata secca come il 2005 ha saputo concretizzarsi in un autentico successo per i Sauternes. Gli episodi temporaleschi verificatisi tra il 7 e l'11 settembre, seguiti da temperature notturne piuttosto basse, sono stati infatti sufficienti per innescare lo sviluppo della muffa nobile, oltretutto senza alcuna degenerazione. Tra il 19 e il 26 di settembre, più o meno in tutte le proprietà hanno così potuto iniziare la prima "trie" e la raccolta, con il progressivo aumento delle temperatura, è proseguita a ritmi sempre più serrati fino al ottobre, quando un'ultima pioggia ha permesso di rilanciare la botrytis anche nelle parcelle più tardive, che entreranno così in cantina - tra il 24 e il 28 di ottobre - su livelli di concentrazione quasi sempre ottimali. (e con rese complessive che arrivano spesso a sfiorare i 25 hl/ha!). SAUTERNEs: qualche esempio di vendemmia YQUEM I Trie dal 19 al 20 settembre II Trie dal 26 al 30 settembre III Trie dal 3 al 5 ottobre IV Trie dall'8 al 12 ottobre V Trie dal 17 al 20 ottobre VI Trie dal 24 al 28 ottobre climens I Trie dal 26/09 al 3 ottobre II Trie dall'1 al 12 ottobre III Trie dall'11 al 19 ottobre IV Trie dal 18 al 27 ottobre V Trie dal 27 al 28 ottobre l'opinione di charles chevallier <<Nonostante le condizioni climatiche ideali, lo sviluppo della muffa, almeno da noi a Rieussec, è stato piuttosto eterogeneo. Alcune parcelle sono state raccolte in tre soli passaggi e altre in otto. Sempre con ottima qualità.>> ENOGEA - II SERIE - N bordeaux 2005

10 ENOGEA - II SERIE - N bordeaux 2005 Coutet (Sauternes) 2005 Un Coutet insolitamente ricco, direi quasi opulento. Acidità anche insolitamente mascherata. Aromi non proprio brillanti. Almeno per ora. La Tour Blanche (Sauternes) 2005 Il solito vino un po' sopra le righe. Vuole stupire, ma poi non riesce ad avere lo slancio per competere. Ore 15:30. Per chiudere il capitolo Sauternes mancano ancora tre visite. Due già in programma (Climens e Yquem) e una decisa lì per lì con Denis Dubourdieu, che mi propone un assaggio di Extravagant (oltre a chiedermi se ho sempre la stessa moglie...?!). Si fissa per le e nel breve percorso che mi divide da Climens ripenso a Alexandre de Lur Saluces, che da quando ha lasciato Yquem per dedicarsi a Fargues ci fa la grande cortesia di mischiarsi a noi mortali (giornalisti e produttori). I tempi cambiano. CH. climens Climens (Sauternes) 2005 Ore 16:00. Il lavoro di assemblaggio, già parecchio avanti rispetto al solito, agevola e non di poco la degustazione. Meno lotti infatti da assaggiare e soprattutto lotti più vicini tra loro in termini di stile e di qualità, che danno di conseguenza un'idea più attendibile di quello che sarà il prodotto finale. Di sicuro uno dei Climens più buoni e godibili degli ultimi anni, che pur disponendo di zuccheri e di struttura non manca di proporre la consueta eleganza e il consueto equilibrio. CH. Yquem Yquem (Sauternes) 2005 * to) per un nerbo acido che fatica ad emergere e a dare la necessaria spinta propulsiva ad una simile struttura. Per questo, e solo per questo, tra eccellente e eccezionale, al momento preferisco la prima opzione. CH. doisy-daëne Cantegril (Sauternes) 2005 de Carles (Sauternes) 2005 L'Extravagant 2005 (1/2) Ore 17:30. Chiarite le faccende familiari rimaste in sospeso un paio d'ore fa (sì, ho sempre la stessa moglie e non intendo cambiarla) il percorso di avvicinamento al promesso Extravagant prevede due piacevoli tappe intermedie: Cantegril, un "sauternino" da aperitivo (a prezzo ragionevole), come sempre chiaro e diretto, e il nuovissimo de Carles, una mini proprietà di 3 ettari chiusa tra Climens e Coutet (acquistata nel 2004) che dà un vino altrettanto nitido ma un filo più ambizioso. E se parliamo di nitidezza, il campione assoluto è proprio L'Extravagant, lontano anni luce dalla grassa opulenza degli esordi e ora in linea con l'attuale filosofia del "Duba", che prevede freschezza e bevibilità come parole d'ordine. Netta anche la marca del sauvignon. Conclusioni del 3 aprile (pomeriggio). Questa volta non ho scuse. Qualcosa devo concludere e quel qualcosa deve suonare molto positivo. Intendiamoci: nessuno mi ha costretto. Nessuno, a parte i vini, che sono davvero buoni e soprattutto si collocano su un livello qualitativo generale che non trova eguali nel recente passato. Nemmeno nel 2001, che in fatto di rendimento già non scherzava. Parlando invece di acuti, e continuando il confronto con il 2001, è probabile che quest'ultimo saprà col tempo esprimere cose più importanti, grazie anche ad una vena acida che, seppure contenuta, appariva ai tempi più in superficie rispetto a questi 2005 (penalizzati - si fa per dire - da un grado di maturazione delle uve più spinto al momento dell'attacco della muffa nobile). Per contro, se nel 2001 avevo sollevato qualche dubbio circa la purezza del frutto, qui di dubbi ce ne sono davvero pochi. Anzi pochissimi. Conclusioni delle conclusioni del 3 aprile. Cari lettori, sappiate che me la sto godendo. E di brutto anche. Sedile reclinato (quel tanto che basta), tramonto a 13 gradi rispetto all'asse del volante (proprio dietro il montante del parabrezza), la chiesa di Sainte-Croix du Mont a due passi (che mi farà ombra quando il montante non potrà più farlo), un mezzo toscano spento (per ora) e l'avanzo di Camembert di mezzogiorno (niente Coca perché col formaggio ci sta da schifo). L'unica cosa che mi manca è la famiglia. Quella sì. E se possibile vorrei anche il cane. Alle 18.30, da buon lombardo, sto già cenando. Gli altri - invece - saranno in piena vestizione per la cena di gala a Yquem. Mi viene da battere la stecca (sentite?). Saluti da Santa Croce del Monte, Gironda, Francia. Pianeta Terra. Ore 16:30. Non lamentiamoci. Yquem non ci avrà offerto il consueto spuntino a base di fegato grasso, ma in compenso ci ha regalato un Pierre Lurton insolitamente ciarliero e ispirato, per non dire poetico. Chissà, forse anche per compensare un 2005 di sicuro eccellente, ma meno loquace di quanto lo fosse il 2004 lo scorso anno. Vuoi per una dose di zuccheri davvero imponente, vuoi (soprattutmartedi 4 aprile mattina: margaux ecc. Ore 8:07. Oggi non ho nulla di particolare da raccontarvi, a parte il fatto che per evitare i soliti problemi sulle "Quai" sono uscito da Bordeaux ancora prima degli altri giorni e adesso - all'ora che leggete - mi trovo a, in riva alla Garonna, con quasi cinquanta (50) minuti di anticipo sul primo appuntamento. E come è noto, ci sono davvero un saaaacco di cose che si possono fare in un posto così alle otto di mattina di un martedì di inizio aprile. Guardare la marea che risale la Garonna. Pescare lamprede (sempre nella Garonna). Contare le lamelle del radiatore (senza toccarle, chiaro). Elencare tutti i veri e presunti padrini del punk: da Robert Johnson in poi (perché il blues, lo sanno tutti, è la madre di tutte le musiche). CH. margaux Pavillon Rouge () 2005 () /2 Ore 8:58. Pontallier è un vero fenomeno. E lo dico, sia chiaro, senza un briciolo di ironia (davvero). A cinquant'anni suonati (e se non sono cinquanta poco ci manca) ha ancora un tale e sincero entusiasmo nel ripe-

11 tere ogni giorno, ogni anno, per una settimana di fila (quella dei primeur) le stesse cose alle stesse facce che francamente lo potrei ammirare anche solo per questo. L'unica cosa di diverso - e che mi colpisce - è quel leggerissimo velo di prudenza (che forse vedo solo io) nel definire il 2005 una delle migliori annate degli ultimi 25 anni. Mi colpisce anche perché - francamente - non ho memoria di un già così definito ed espressivo al naso e con una struttura tannica così pura e croccante. Perché allora non aggiungere un'altra mezza stella? In fondo ci starebbe, anche per staccarlo da un Pavillon in gran spolvero e di grande linearità. Già, perché non farlo? Forse perché ho ancora in mente Latour... Ore 10:00. Ci può essere un giorno senza imprevisti? No, a quanto pare no. Tanto per essere più realisti del re, quelli di Chasse Spleen, che organizzano la degustazione dell'union per il mio gruppo di giornalisti, hanno pensato bene di fare un bel minestrone mescolando, Moulis e Listrac. Il primo impulso sarebbe quello di dare di matto come un inglese over 50 costretto a degustare alla cieca. Ma poi ci ripenso. Meglio prenderla come un sano esercizio. Lascombes () (1/2) La cura Rolland si sente, eccome. Il vino è pieno, carnoso, quasi vellutato, con quel tocco di boisé "lussuoso" che completa. Niente da dire. Cantenac Brown () 2005 Un Cantenac a questi livelli non è cosa da tutti i giorni. Al contrario di Lascombes, qui si gioca sul frutto e sulla finezza. C'è della classe. Clarke (Listrac) 2005 Un abisso lo divide dal Lo stile è sempre quello del supertuscan, pieno di ciccia e di rovere, ma non si può dire che sia vistoso (come invece era il suo predecessore). Giscours () 2005 Senza dubbio il migliore Giscours del nuovo corso. Apre di frutto per poi prendere corpo, calore e tannino. Rauzan-Gassies () 2005 (1/2) Mi ricorda molto, un po' più carnoso e un filo meno croccante. Nitido e di bella progressione. In leggero calo nella persistenza. Dauzac () 2005 Tecnico, con un rovere in "stile Ferrini". Morbido e disteso, con una trama tannica assolutamente reale. Kirwan () 2005 Al limite del mastondontico. Eppure diligente e ordinato. Una valanga di frutto nel finale. Non è il mio vino. Malescot St-Exupery () 2005 Rovere tostato e tannino a tratti irsuto che frena la distensione nel finale. La polpa tuttavia non manca. Poujeaux (Moulis) 2005 Poujeaux non è nuovo a buoni risultati, specie nelle annate che contano. Il 2005 è un vino di media potenza che ha nel disegno e nell'equilibrio il suo punto di forza. Chasse-Spleen (Moulis) 2005 Ferrière () 2005 Greysac (Médoc) 2005 La Tour de By (Médoc) 2005 Labegorce () 2005 Marquis d'alesme () 2005 Marquis de Terme () 2005 Monbrison () 2005 Prieuré Lichine () 2005 Siran () 2005 Fourcas Dupré (Listrac) 2005 (1/2) Rauzan-Segla () 2005 (1/2) Brane Cantenac () 2005 Fonreaud (Listrac) 2005 d'angludet () 2005 Fourcas Hosten (Listrac) 2005 Maucaillou (Moulis) 2005 du Tertre () 2005 ** Durfort Vivens () 2005 ** Conclusioni del 4 aprile (mattina). La degustazione di (e dintorni) è un capitolo aperto e immediatamente richiuso. Sbrigato in una sola mattina e con un bilancio più che positivo. Se al tabellone aggiungiamo infatti anche Palmer, il quadro che otteniamo è di insolito spessore e di insolita omogeneità per questa denominazione troppo spesso eterogenea. I vini più blasonati hanno ii consueto equilibrio e la consueta finezza, mentre quelli di seconda fascia (e non solo) riescono a mitigare le asperità tanniche con una bella dose di frutto maturo. Prossima tappa riva destra, dove mancano ancora un sacco di tesserine per completare il mosaico. E oggi cercherò di raccoglierne il più possibile. Wroooom! martedi 4 aprile pomeriggio: riva destra. Ore 12:30. Sosta a Libourne. Visita al sigario di emergenza (senza spendere un soldo perché ormai in Francia costano più che Italia) e tentativo di pausa ritual/propiziatoria in riva alla Dordogna. Proprio di fronte agli Etablissements J.P. Moueix. Dico tentativo perché proprio nella macchina accanto c'è Frederic Lospied - uomo Moueix - che si sta godendo l'ultima sigaretta prima di riprendere a lavorare. Che sfiga, avrà pensato (e non lo biasimo, visto che io ho pensato la stessa identica cosa). C'è di buono che Frederic è un tipo sveglio e simpatico. Si parla di mercato, di prezzi, della Germania che è sloffia (per il vino) e degli americani e dei giapponesi che quando l'annata è quella giusta si fiondano in massa. E il 2005 è una di queste. Come avrò modo di constatare di persona tra pochi minuti. J.P. Moueix Ore 14:05. Sono bastati due minuti in bagno e ho perso Frederic e i tipi che stavano con lui. La sala di degustazione - a parte le bottiglie - è vuota. Bah, meglio così. Avrò modo di rimpiangerla. Quanto ai vini il percorso ha tappe prefissate - in una sorta di crescendo istituzionale - che vi ripropongo pari pari: Le Prieuré Bel colore. Frutto gradevole e disteso. Buon tannino. Di sicuro un buon modo per iniziare. ENOGEA - II SERIE - N bordeaux 2005

12 bordeaux ENOGEA - II SERIE - N. 6 La Serre Il prototipo del vino internazionale. L'unico uovo fuori dal cesto della serie. Eppure mi piace. Eccome se mi piace. Devo vergognarmi? Se devo, lo farò (ma continuerà a piacermi). Magdelaine Naso un po' basso di solforosa. Bel tannino. In fondo meno fiacco di quanto sembri. Bélair Questa è una delle cartine di tornasole dell'annata. Se Bélair è buono, allora l'annata è più che buona. Frutto preciso e tannino di bella finezza. Medio peso. Quattro stelle (se volessi). Lafleur Gazin () 2005 Naso un po' semplice. Bocca che apre da merlot un po' scontato, ma che si riprende poi sul tannino maturo. Bourgneuf-Vayron () 2005 Naso bene articolato e bocca di tutto rispetto. Morbida ma non banale. Ha tannino e presenza. Finale amarino. La Grave () 2005 Bocca che soffre il frutto del precedente. Alla lunga dimostra però di avere un tannino serio e diffuso. Mi sbilancio. Certan Marzelle () 2005 Un tocco animale al naso. Frutto di poca spinta che lascia spazio ad un tannino bene estratto. Resta in bocca più del previsto. Vray Croix de Gay () 2005 Torna il frutto, senza tuttavia dimenticare una bella presenza tannica che si fa più setosa dei precedenti. Latour () 2005 (1/2)? Di nuovo un bel tannino, ma il frutto ha un lato vegetale insistente. Un campione difettoso? Certan de May de Certan () 2005 Naso di carne fresca e di rovere. Bocca all'apparenza asciutta e un po' amara. In realtà si allunga e soddisfa. Uno dei migliori Certan di sempre. Providence () 2005 Il solito tannino che sostiene e ravviva un frutto un po' "liquirizioso". La Fleur Petrus () 2005 (1/2) Si cambia passo anche se il peso non lo direbbe. Trama e lunghezza, nella loro eleganza, mostrano un grado di complessità superiore. Specie nel finale. Un gran piacere. Hosanna () 2005 (1/2) Il primo Hosanna che mi convince pienamente. Rispetto al precedente allunga un pelo sul piano della densità, pur restando nei binari dell'eleganza. Gran finale. Trotanoy () /2 Un po' più di rovere rispetto a Hosanna. Quindi meno frutto. L'allungo però è notevole e fa la differenza. Petrus () /2 Il gran colpo che ogni volta ci si attende questa volta non arriva. Il vino è piuttosto disturbato dal legno e non riesce a distendersi come dovrebbe. Struttura e tannino di gran misura, che non riescono però ad esprimere la crema che aveva il 1998 da giovane. Ore 15:15. Chiuso. Basta. Stop! Alla fine nella sala di Moueix c'è un tale casino che per stare tranquillo mi sono dovuto chiudere in un angolino in compagnia della sputacchiera a colonnina e di Ian d'agata (che trio, eh Ian?). In compenso mi è rimasta una bocca da favola. Che serie! Mi sembra di avere Ronaldinho che palleggia avanti e indietro sulla lingua. Ore 15:30. Il menù prevede una puntata rapidissima al Cercle Rive Droite. Solo Fronsac e Canon-Fronsac. Senza distrazioni. Non posso credere che in un'annata come questa tutto si riduca a quei quattro vini assaggiati di ieri... e in effetti. Villars (Fronsac) 2005 Gran colore. Frutto a badilate, un filo "liquirizioso". Bello spessore. Una dichiarazione d'intenti che tiene senza problemi la temperatura tropicale della sala. Moulin Haut-Laroque (Fronsac) 2005 (1/2) Naso e bocca che conciliano passato e presente di questa azienda. Frutto, spessore e anche una lineare austerità di fondo. Il terzo jolly consecutivo pescato da Jean Noël Hervé. Moulin Pey-Labrie (Canon-Fronsac) 2005 (1/2) Un Moulin con i fiocchi. Il solito tannino che spinge, ma anche densità, molta densità. Forse un filo di rovere di troppo. Comunque non volgare. Cassagne Haut-Canon La Truffière (Canon-Fronsac) 2005 Conferma e allo stesso tempo migliora l'assaggio di ieri (alla fine opterò per una media aritmetica). Sulla struttura classica e rigorosa, quasi "giacosiana" d'antan, si innesta quel po' di frutto che allunga il finale. Barrabaque Prestige (Canon-Fronsac) 2005 (1/2) Supereleganza e superotondità, senza rinunciare al tannino. Lunghissimo. Peccato che madame Noël non sia più con noi per poterselo godere. Vielle Cure (Fronsac) 2005 Parte piano, sale bene, per rigare col tannino in finale. Standard abituale. Dalem (Fronsac) 2005? Iperestratto, iperlegnoso, ipertutto. Urge rifarsi la bocca prima di uscire. Scelgo La Truffière. stephane derenoncourt Ore 16:00. No, Stephane Derenoncourt non è uno château e nemmeno un négociant. Più semplicemente (si fa per dire, vista la fama di cui gode) è un enologo che segue un sacco di aziende della riva destra, più alcune della riva sinistra. Ogni anno - a Pavie Macquin - mi recupera una selezione dei suoi vini (messi in ordine crescente di fama/prezzo), si siede a fare due chiacchiere (non di più), e poi mi lascia da solo a degustare (mi conosce). L'offerta, come di consueto, è quanto di più articolato si possa immaginare e di sicuro non mi darà indicazioni su una denominazione specifica. Qualche cosa di sfizioso, come sempre, dovrei però trovarlo. Beaulieu (Bord. Sup) 2005 Un vino all'apparenza "tutto frutto", in realtà c'è anche del tannino. Gradevole. La Prade (Côtes de Francs) 2005 Il miglior La Prade di sempre. Di gran lunga. Magari non proprio nobile, ma

13 mai banale e mai esagerato. Gran frutto. Al momento si fa beffe anche di Pavie Macquin. E sarà anche l'unico vino che vorrò riassaggiare prima di chiudere la giornata. Puygueraud (Côtes de Francs) 2005 Simile al precedente, ma più dolce. Il finale lì per lì sembra più lungo e completo. Ma non è così. Beausejour 1901 (Montagne St-Emilion) 2005 Naso e bocca carichi di rovere, eppure non "disturbati". Tannino dolce e duro allo stesso tempo. Sembra un nebbiolo. Da vigne centenarie. Domaine de l'a (Côtes de Castillon) 2005? Due righe giusto per non lasciare inspiegato il punto interrogativo: un vino troppo lontano dagli standard abituali per non pensare ad un campione mal preparato. Richelieu Richelieu La Favorite (1/2) (Fronsac) 2005 Più essenziale dei migliori Fronsac, anche un po' freddo. La Favorite ha più pienezza e un tannino migliore, ma non si discosta dalle note di ieri. La Rousselle (Fronsac) 2005 Sempre "boscoso". Sotto sotto però c'è sempre più carattere rispetto a La Favorite. Brown I francesi lo pronunciano "bron", con la "o" chiusa, ma il vino è aperto. Eccome se è aperto. Si sente lo stacco di terra rispetto ai precedenti. C'è più gentilezza. Meritava forse di più. Prieuré Lichine () 2005 Tale e quale a questa mattina a Chasse Spleen (e per questo ho fatto una sola scheda). Il frutto c'è, il tannino ha presenza, ma il vino non riesce a decollare. Domaine de Chevalier (1/2) Spegne l'entusiasmo dello scorso anno. Un vino di eleganza, ben vinificato, senza una reale profondità. Trois Origines Come il nome suggerisce, il vino nasce da un mix voluto di tre diversi terroir. E in effetti si sente che il vino ha qualcosa di diverso, di studiato (in senso positivo). Al peso preferisce il disegno e il dettaglio. La Bienfaisance Naso e bocca ben fatti. Senza eccessi. Tannino quieto e ben disposto. La Tour Figeac (1/2) In linea con gli assaggi di lunedì. Non riesce ad andare oltre una scolastica rotondità. Meglio il finale. Sanctus Non un esempio di carattere, ma di sicuro il migliore Sanctus assaggiato fino ad oggi. Fitto e quadrato, con misura. Lucia Medio peso, buon tannino, leggero tocco vegetale nel frutto. Meglio delle precedenti annate. La Gaffelière Naso e bocca di rovere fresco, lussuoso, eppure discreto. Sotto si sente un'altra stoffa rispetto a Lucia. Bellevue - Rabbia. La bottiglia non è a posto. Peccato perché in trasparenza sembra di leggere qualcosa di molto bello. Come in passato, del resto. Larcis Ducasse Sotto la nota di rovere (molto fine) si avvertono una struttura tannica e una provenienza altrettanto fini. La sostanza in ogni caso non manca. Tertre Daugay Bocca di gran spinta tannica. Rovere in primo piano. Minaccioso. Più intelligente di quanto voglia apparire. Rol Valentin Naso e bocca tra i più gentili nella storia di Rol Valentin. Finale un po' flou. Resto prudente. Pavie Macquin? E' l'ultimo di questa lunga serie. Il naso e la bocca sono fenolici, mentre il rovere evoluto tende a disturbare un finale che già di per sé è assai maschio, per non dire violento. Jean Faux (Bord. Sup.) 2005 ** Gree-Laroque (Bord. Sup) 2005 * ( * ) L'Isle Fort (Bord. Sup.) 2005 Le Pin Beausoleil (Bord. Sup.) 2005 Les Grands Marechaux (Prem. Côtes de Blaye) 2005 Gigault (Prem. Côtes de Blaye) 2005 Hostens-Picant (Sainte-Foy Bordeaux) 2005 Hostens-Picant Lucullus (Sainte-Foy Bordeaux) 2005 Monestier La Tour Emily (Côtes de Bergerac) 2005 Vrai Canon Bouché (Canon-Fronsac) 2005 Preuillac (Médoc) 2005 Domaine de Valmengaux (Bordeaux) 2005 Le Thil Comte Clary Cadet-Bon ** Ferrande Lartigue Conclusioni del 4 aprile (pomeriggio). L'annata sta iniziando finalmente a prendere forma e quelle che fino a ieri sembravano delle schegge impazzite, da oggi pomeriggio hanno iniziato a trovare una propria collocazione. Per prima cosa - dunque - rivaluto Fronsac e Canon-Fronsac che, almeno nel caso delle etichette più rappresentative, si collocano al livello delle migliori annate del passato (mantenendo prezzi più che ragionevoli). In seconda battuta, c'è da registrare l'ormai definitivo consolidamento delle quotazioni di, specie dopo che la scintillante batteria di vini firmati Moueix ha messo un po' di ciccia attorno all'ossatura che si era delineata con le degustazioni di ieri. Nulla di nuovo invece sul piano stilistico: i vini - e parlo sempre di - preferiscono l'equilibrio alla potenza e la lunghezza all'impatto, il tutto ben sostenuto da una trama tannica insolitamente completa e ritmata per dei vini a base merlot. Quanto ai, i pochi vini assaggiati oggi non aggiungono nulla a quanto già osservato ieri e dovremo quindi attendere le tante degustazioni di giovedì per avere una quadro completo e soprattutto attendibile. 15 bordeaux 2005 ENOGEA - II SERIE - N. 6

14 ENOGEA - II SERIE - N BORDEAUX 2005 mercoledi 5 aprile mattina: riva sinistra Ore 7:21. Ecco alcune distanze chilometriche - dal centro di Bordeaux - che durante il viaggio fino a Sociando ho avuto cura di annotare su un tovagliolo di carta: Château : 31,5 Château Léoville Las Cases: 48,5 Château Latour/Pichon: 50,5 Château Lafite: 56,5 Château Sociando Mallet: 64,5 Tempo di percorrenza: 1h 15' passando per Ludon, Macau e Labarde. Come vedete non è una passeggiata. E per completare, ecco tre altre cose che ho fatto per ingannare il tempo: ho rischiato un frontale; ho fatto colazione al forno di Tayac con due croissant al triplo burro; e infine ho cercato di calcolare quanto diserbante verrà consumato in queste settimane a Bordeaux e nell'emisfero boreale. Tanto. Per il resto l'umore è quello che è. La Gironda è di stupefacente fangosità. Il cielo è di un color piombo metallizzato tipo BMW e da nord tira un vento gelido che ti si infila anche sotto la pancera (a chi ce l'ha). In compenso il Milan ha vinto con il Lione (di culo). CH. sociando mallet La Demoiselle de Sociando (Médoc) 2005 Sociando Mallet (Médoc) 2005 Ore 8:45. In cantina, per mia e nostra fortuna, il vento non tira. In compenso c'è Jean Gautreau, tornato in forma smagliante, che si mette d'impegno per tenerci vispi e arzilli di primo mattino (uso il plurale perché oltre a me se stesso medesimo c'è Harald Ecker, che da venerdì scorso avrò già incrociato almeno una dozzina di volte. Un bravo giornalista). Jean Gautreau, dicevo, è vispo come non mai. Parla di forti aumenti in vista, ma non per lui, che già sarebbe contento di poter aumentare di un 10-15%. E in effetti il vino questo margine glielo concede, anche se quello che ho nel bicchiere è un Sociando meno esuberante del solito, più disegnato e meno amaro. Il che è un buon segno. Amaro che si fa sentire invece nella Demoiselle, forse per via di una struttura più esile e scoperta. Ore 10:00. Caro Masna, superati i quaranta dovresti ormai saperlo: dalla vita non puoi avere tutto! Puoi avere una bella sala dove degustare, ma i vini mescolati (come a Chasse Spleen), oppure puoi avere i vini in ordine ma una sala così così, con sedie da campeggio e i temibili bicchierini da vino bordolesi (quelli che in Italia nemmeno ti azzardi a metterci l'acqua). Il vero problema però è un altro. Adesso che i vini sono in ordine non so più come presentarveli: se per denominazione o in ordine di punteggio. Proviamo con un mix dei due. Haut-Médoc La Lagune 2005 Un vino che è facile sottovalutare. In mezzo a certe cose molto pretenziose tende a stringersi molto sui tannini. In realtà è un vino molto articolato, sebbene un po' freddo. Minerale. Camensac 2005 Più che sorpreso, stento a crederci. Mai assaggiato un Camensac così buono e capace di arrivare al bersaglio senza per forza distruggerlo. La Tour Carnet 2005 Squadrato, potente nel tannino e nel rovere. Ha qualcosa da dimostrare con urgenza. E in parte ci riesce. Beaumont 2005 Boisé lussuoso, di gran tecnica. Tannino e lunghezza comunque ci sono. Belgrave 2005 Acidità contenuta, un filo animale. Lo sviluppo ha calore e lunghezza. Citran 2005 (1/2) de Lamarque 2005 (1/2) Coufran 2005 Cantemerle 2005 Malescasse 2005 pauillac Lynch-Bages 2005 Sulle sue, ma non per questo duro o scontroso. Ha sostanza in giusta misura e tannino che sale e sostiene. Il migliore da tempo. Pichon Longueville 2005 Più frutto del precedente. Preciso nel disegno. Ha volume e ampiezza, anche se tende ad esaursi proprio su queste sensazioni. Clerc Millon 2005 Perfettamente in linea con l'assaggio fatto a Mouton. Lo stesso carattere maschile. Anche minerale. d'armailhac 2005 In crescita rispetto a venerdì scorso. Paragonato a Clerc Milon ha più frutto e più espansività. Grand Puy Ducasse 2005 Molto meglio dello scorso anno, ma fatica a ripetere il La trama è fitta, anche articolata, mentre il frutto non riesce a dare il giusto brio. Lynch-Moussas 2005 Un Lynch Moussas che come spesso accade impressiona per la sua struttura. Il naso però ha delle sbavature. Batailley 2005 (1/2) Croizet-Bages 2005 Pontet-Canet 2005 Haut Bages Liberal 2005 saint-estephe Cos Labory 2005 Un vino che al momento punta quasi tutte le sue carte sul frutto e sul volume. Un po' scontato al centro, buona risalita tannica in finale. Lafon Rochet 2005 Molto speziato, ma non da rovere. A tratti quasi selvatico. Ha lunghezza e rispettabilità. Molto frutto. Phelan Segur 2005 (1/2) Ormes de Pez 2005 saint-julien Léoville Barton /2 Di gran lunga il miglior vino di oggi e uno dei migliori Léoville Barton della storia recente. Certo il rovere "pompa" come al solito, ma sotto, questa volta, c'è una sostanza che lo avvicina ai fuoriclasse. Lagrange 2005 Al primo approccio sembra esaurirsi in una gran sparata di frutto. A sorpresa il vino però si allunga su un tannino leggero e allo stesso tempo continuo. Langoa Barton 2005 Netto lo stacco di peso e di articolazione con il fratello maggiore. In compenso ha finezza e precisione.

15 Léoville Poyferré 2005 Meno disteso di altri Saint-Julien (e non è la prima volta). Frutto che tende a stringere sul tannino, senza con questo impedire un allungo concreto e continuo. Gruaud Larose 2005 Naso di liquirizia nera. Bocca di sostanza, ma per ora di classe non immensa. Rispetto ad altri paga sul piano del carattere. Talbot 2005 Naso particolare, difficile da descrivere. Bocca di buona sostanza, molto morbida e allo stesso tempo non banale, anche se rispetto ai migliori manca un po' di "spirito". Branaire Ducru 2005 Beychevelle 2005 Conclusioni del 5 aprile (mattina). E con questo il capitolo Médoc è pronto per essere chiuso e archiviato. Dopo la prova più che convincente dei, arriva anche quella dei Saint-Julien, come spesso accade più omogenea in termini di stile e di risultati rispetto ad altre denominazioni (e in effetti la minore estensione gioca a suo favore). A parte Léoville Barton (e in parte Las Cases), tutti gli altri puntano più sull'armonia, sul frutto e sulla completezza che sulla potenza. Più contrastata invece la prova dei, che vedono da un lato i nomi di punta (superseconds compresi), che offrono vini sostanziosi e misurati (senza rinunciare al carattere tannico della zona), e dall'altro il resto della denominazione, dove la struttura tannica solo di rado porta i segni della grande annata. Bene infine anche i pochi Saint-Estephe, in genere rotondi e gustosi nel frutto e con un componente tannica a metà strada tra e Saint-Julien. Ore 11:45. Si torna verso Bordeaux e visto che i croissant al triplo burro erano buoni mi fermo di nuovo al forno (a legna) di Tayac per provare i croissant aux amandes che prima erano in forno. Miracolosi! Ne compro tre, anzi quattro (senza rendermi conto che da soli pesano quanto una cassa di Patrimo). Breve sosta per la benza e via in direzione Pessac (più o meno). mercoledi 5 aprile pomeriggio: pessac-leognan Ore 13:00. Non ho alternative. Dato che venerdì sarò già al Vinitaly e non potrò assaggiare i vini di Pessac- Léognan, devo tentare di imbucarmi in una delle degustazioni parallele che l'union organizza per i compratori (nella fattispecie a Château Olivier). Le ragazze alla reception non sembrano molto convinte (forse hanno visto il mio "famoso" giubbottino della Timberland), ma alla fine mi fanno passare. E' andata... e dopo andrà anche meglio. Haut-Bailly 1/2 Ancora un passo in avanti rispetto al già eccellente Naso fine e ricco di dettagli. Bocca non immensa ma di nuovo di gran dettaglio e finezza. Tannini piacevolmente rigidi e rugosi. Pape Clement (1/2) Sempre un po' supertuscan al naso. Bocca in compenso meno pompata rispetto ad altre volte, bel tannino, sinuoso, che spinge con discrezione. Sarà un vino godibilissimo. La Louvière Non ho memoria di un La Louvière così buono. Molto molto frutto, eppure non banale. Morbido, saporito, nessuna traccia di selvatico. Smith Haut Lafite Giusto nel colore e nella struttura. Nessun eccesso, nessuna volgarità. Sembra un cambio di rotta. Chiaro, maturo, elegante. Mi tradirà? La Tour Martillac Naso di frutto un po' crudo. Bocca anche un po' cruda nel tannino, che tuttavia non disturba. Ha disegno. Malartic Lagravière Naso e bocca di frutto maturo. Ha trama e finale un po' amaro. Tende ad asciugarsi. Il più tannico fino ad ora. Carbonnieux Fruttato, diretto, morbido, anche di un suo tannino. Un buon Carbonnieux. Domaine de Chevalier Meglio dell'assaggio di ieri pomeriggio, ma pur sempre in affanno rispetto ai migliori di questa zona. Sbiadito. de Fieuzal (1/2) Bocca che ha dimensione e spessore, molto più di altri. Il risultato però è un po' "macaroni". Larrivet Haut-Brion Bocca cicciotta e merlottata. In spinta. Finale amaro. CH. haut-brion La Chapelle de La Mission Haut-Brion Bahans Haut-Brion La Tour Haut-Brion La Mission Haut-Brion 1/2 Haut-Brion 1/2+ Ore 14:25. Il viale interno di Haut Brion non può competere con quello di Latour, ma ha comunque quel tanto di solennità che basta per farti sentire in un posto speciale. Il fatto poi che si incunei tra le vigne (come quello di Latour) ti permette di toccare con mano la tanto decantata precocità di questo terroir (al momento direi che il merlot è avanti di almeno 3-4 giorni rispetto ai più precoci che ho visto nel Médoc e sulla riva destra). In compenso all'ingresso c'è un "piccolo" intoppo burocratico: il mio nome non compare nell'elenco delle visite di oggi! Panico! Non mi resta che tirare fuori tutte le conferme possibili e immaginabili ricevute dal loro ufficio, più una serie di immaginette che nemmeno sapevo di avere e per ultima la tessera della Feltrinelli. Dovrebbe bastare. E in effetti basta, visto che dopo qualche minuto mi ritrovo nella solita sala di degustazione in cima alla torre in compagnia di Jean-Philippe Delmas, di un gruppo di giapponesi e di un tipo (di sicuro nel commercio) che ha l'aria di saperla molto lunga. Beato lui... e beato io, che posso degustarmi tutta la serie senza pensare troppo alle pubbliche relazioni. Una serie che ENOGEA - II SERIE - N BORDEAUX 2005

16 ENOGEA - II SERIE - N BORDEAUX 2005 comincia subito alla grande con due secondi vini - La Chapelle e Bahans - che di secondo hanno davvero poco. Bahans in particolare ha una profondità tannica che ti spiazza (e questo malgrado la temperatura di servizio sia un po' alta). Più in linea con La Chapelle, è invece La Tour Haut Brion, che si fa più largo e meno rugoso. Chiaro quindi lo stacco con La Mission, che però guadagna terreno soprattutto sul piano dell'"ingombro", mentre il tannino tende a rimanere per il momento un po' nelle retrovie. Un tannino che si fa invece più ispido in Haut-Brion e che da solo giustifica quel "+" di differenza nel punteggio. Un "+" che è la quintessenza dello "spaccare il capello in quattro", ma che mi serve per chiarire che Latour, su questa riva, resta ancora il punto di riferimento. Conclusioni del 5 aprile (pomeriggio). Alle 15:30 del pomeriggio, quando per i miei ultimi compagni di viaggio c'è ancora la "rive droite" da affrontare, per me è già tempo di conclusioni. E di conclusioni molto positive. Se è vero infatti che all'appello mancano diversi nomi di secondo piano, è altrettanto vero che tutto il resto se la gioca senza grossi problemi con il meglio che ho assaggiato nel Médoc, confermando così quel trend di crescita qualitativa fatto registrare da Pessac-Léognan nelle ultime vendemmie. Molto chiaro poi anche lo stile (almeno per le etichette più riuscite) con vini molto precisi nel frutto, maturi e senza eccessi di estrazione e/o di verde. Vini quindi molto godibili, classici e diretti. Conclusioni bis del 5 aprile (pomeriggio). Il tipo che a Haut-Brion la sapeva lunga sostiene che per stabilire il valore di un'annata bisogna guardare anche alle aziende che in annate normali producono vini di scarso interesse (lui ha usato un'altra parola). Se sono buoni, allora vuole dire che l'annata è quella giusta. E il 2005 è una di queste. L'unica cosa che mi sento di aggiungere è che dopo tante degustazioni i vini che ti lasciano di stucco sono ancora pochissimi, ma la spiegazione potrebbe essere sempre la stessa: il rendimento delle aziende top è talmente elevato nelle buone annate che in quelle grandi è difficile fare di meglio. giovedi 6 aprile mattina: saint-émilion Ore 6:50. Quello svitato di Branko dice che oggi Venere mi ama, ma da come mi sento credo che in questo momento Venere stia amando qualcun'altro. E con molto più profitto. Meglio caricare le valigie, pagare il conto, fare la solita passeggiatina di arrivederci e poi puntare dritto su Libourne. La giornata in effetti si preannuncia complicata. C'è il capitolo da chiudere e soprattutto c'è un viaggio Bordeaux- Verona da sgranocchiarsi fino all'ultimo chilometro entro la notte. Il tempo in compenso è bello (non bellissimo). 4 C alle porte di Libourne, 3 C a Figeac. 47 i chilometri che separano il mio albergo dal supermarket di Saint- Emilion. Prima di andare a L'Evangile devo prendermi due Camembert e una baguette per il viaggio. CH. l'evangile Le Blason del L'Evangile () 2005 L'Evangile () 2005 * Ore 8:30. Dopo avere inaugurato la nuova cantina nel 2004, a L'Evangile hanno deciso di radere al suolo la vecchia struttura per recuperare un po' di terreno a vigna (che da queste parti vale oro). Jean-Pascal Vazart, che oggi è particolarmente ciarliero, dice che il suolo è di gran lunga migliore rispetto a quello dove hanno costruito la nuova cantina e sarebbe un peccato lasciarlo inutilizzato. Tornando alla loquacità di Jean-Pascal (che è davvero una brava persona), credo che la spiegazione migliore stia in questo Evangile 2005 che ha fatto fare bingo a lui, a Charles Chevallier e a tutti i Domaines Barons de Rothschild (che in ogni caso - viste le poche bottiglie - non diventeranno più ricchi di quello che già sono). E la chiave è tutta lì: in quei tannini che partono come un leggero rumore di fondo e che piano piano evolvono creando con il frutto un insieme garbatamente pastoso e di incredibile bevibilità. Ancora più impressionante è però la persistenza, con quel velo tannico che sembra volerti restare in bocca fino a sera e che reclama a gran voce le cinque stelle. Un guanto di sfida che - per ora - non so chi potrà raccogliere. CH. cheval blanc Le Petit Cheval Cheval Blanc 1/2+ Ore 9:00. Come detto, oggi ho un sacco di cose da fare e devo cercare di stringere i tempi il più possibile per restare nella tabella di marcia e per non rubare minuti preziosi alle degustazioni. Minuti che sono ancora più preziosi se in scaletta ci sono vini come Le Petit Cheval, forse il più discreto, il più gentile e il più setoso dei secondi vini, e Cheval Blanc, che al primo impatto dici: sì buono, completo, elegante, bel vino. E poi, quando sei già sulla porta, senti qualcosa/ qualcuno che ti batte sul lobo sinistro del cervello e ti dice: sicuro? sicuro di aver capito bene. Allora tu schiocchi la lingua, rumini ancora un po' e confessi: cazzo, non sarà L'Evangile (che è poi un vicino di casa), ma anche questo dura una cifra! Ore 9:30. Sempre per KEEP OUT stringere i tempi - e visto che a Cheval Blanc mi è andata bene - tento la sorte anche a Pavie Decesse, dove è prevista la degustazione dell'union des Grands Crus dedicata a e a. Sono in anticipo di un'ora, d'accordo, ma avrei ritenuto un onorevole compromesso poter iniziare magari alle 10. Niente da fare. A saperlo, avrei fatto esattamente il contrario. Come sto facendo. Ovvero avrei tentato prima con il Groupement de Premiers Grands Crus Classés de, a Château Bélair. Ore 9:50. Anche a Bélair sono il primo a scollinare. Tuttavia, forse perché mi conoscono, c'è quel tanto di elasticità che permette di far tornare i conti. Peccato che la sala di degustazione - ricavata ancora una volta in una vecchia cava di tufo - sia una via di mezzo tra la serra di Nero Wolfe e un parrucchiere per signora nei mesi invernali (ma di quelli di campagna). Ringrazio quindi il cielo che il portatile giri a 12V, altrimenti il giochino diventerebbe rischioso come asciugarsi i capelli con il phòn in una vasca da bagno (piena). In compenso i vini sono a temperatura perfetta. Bene.

17 Angelus * Immenso, ciclopico, e allo stesso tempo interpretato con una sapienza e con una misura che sono rare anche nella storia gloriosa di Angelus (dal 1987 in poi). Lungo e purissimo. Clos Fourtet * Completo, maturo, subito convincente. Di grande rotondità e disegno. Strizza l'occhio al cosiddetto "gusto internazionale" senza però farsi notare. E anche se si notasse sarebbe difficile rimproverarlo. Beau-Sejour Bécot 1/2 Speziato, molto speziato, quasi da rovere americano. A tratti avvicina Pavie, nello stile. Però qui c'è più misura e più armonia. Tannino serio. Beausejour Duffau Lagarrosse (1/2)? Esotico, quasi resinoso. Bocca solida e di nuovo resinosa, con tannino prepotente che si muove sul filo del disequilibrio. Come evolverà? Bélair? Uno dei più delicati della serie, ma con quel tocco di polpa che gli permette di staccarsi dalle prove non sempre brillanti degli anni precedenti. Meno a fuoco rispetto a martedì. Figeac Un vino che farà la gioia degli amanti di Figeac. Completo, croccante e allo stesso tempo lineare. Senza sfoggio e senza orpelli. E' Figeac. Pavie? Più sgraziato e dimostrativo rispetto al campione assaggiato in azienda. Tannico e esotico. La materia varrebbe molto di più, ma resta da capire come potrà evolvere. Canon Rovere fresco che aiuta la trama invece di indurirla. Buona la scorta di frutto che non impedisce però una certa contrazione nel finale. Da non sottovalutare. La Gaffelière Boisé lussuoso. Un vino di sostanza e di precisione. Più contratto rispetto all'assaggio di martedì. Trottevieille Rovere che si fa notare senza con questo eccedere. Il tannino tende a stringersi nel finale, mantenendo comunque spessore e equilibrio. Frutto che sostiene. Ore 10:35. Eccomi di nuovo please, enter a Pavie Decesse e, credetemi, non è per ripicca, ma i tavoli sono così piccoli che quando saremo al completo sarà un bel cinema farci stare tutti. In più vedo una sola sputacchiera per tavolo (che credo vogliano far girare come una specie di grolla) e una sola bottiglia per ogni vino in degustazione. Quindi ti devi presentare con la tessera annonaria e anche con quella fai fatica ad averne un po' di più. Di sicuro una buona tecnica per farli apparire più buoni (ma non ce ne sarà bisogno). saint-émilion Clos Fourtet * Secondo assaggio alla cieca nel giro di un'ora: il vino, se possibile, è ancora più buono. Di nuovo completo, maturo, lungo e di grande trama. Solo un filo più rigido in finale rispetto a prima. Gran vino. PS. So già che vi domanderete: ma se è così buono, perché non hai dato le 5 stelle anche nella classifica finale? Già, perché? Forse per un pizzico di fifa. Angelus * Ancora un gran bel vino. Pieno, succoso, magistralmente estratto e dunque armonioso. A Bélair, però, mi era piaciuto di più, e dopo averlo rigirato mille volte mi convinco che il suo punteggio è questo. Non di più. Beau-Sejour Bécot 1/2 Meno speziato di quanto mi fosse apparso a Bélair, e anche meno serio nel tannino. Più vicino all'assaggio di lunedì. Ad ogni modo il risultato non cambia. Il vino c'è e ha classe. Pavie 1/2 Arrivato in coda a Pavie Decesse, si conferma un vino meno scorbutico e dunque, pur nella sua esagerata potenza, più godibile e pastoso. Ricalca l'assaggio fatto in azienda, solo un po' più appariscente. Anche qui il risultato alla fine non cambia. Canon (1/2) Come ho scritto poco fa, questo è un vino da non sottovalutare. Basta infatti che trovi, come in questa bottiglia, quel tocco di sana distensione che subito lo sviluppo si apre e si allunga. Il miglior Canon da moltissimi anni a questa parte. Canon La Gaffelière (1/2) Sempre bello, ma meno convincente rispetto all'assaggio di lunedì scorso. Esce un leggero tocco erbaceo che mi disturba, mentre la struttura si conferma piena e in perfetto equilibrio. Bélair Come direbbero quelli dei sondaggi, il dato può essere ormai considerato stabile. E con esso i parametri organolettici: Bélair si conferma meno ricco di altri, ma pur sempre bene articolato ed anche ispirato. Berliquet E questo da dove salta fuori? D'accordo, il terroir di Berliquet gode di una certa fama, ma da qui a fare un balzo del genere rispetto al passato ce ne vuole! Gran bel peso e gran bel tannino, con frutto che piano piano esce e mette da parte il rovere resinoso. Dassault Un vino molto ma molto più definito rispetto al campione assaggiato lunedì scorso. Bene dunque il frutto e bocca molto espressiva, che solo nel finale lascia intravedere qualche carenza nella qualità del tannino. Pavie Decesse Ringhioso, rabbioso, scontroso e chi più ne ha più ne metta. Rispetto però all'assaggio fatto in azienda mi sembra di vedere una luce in fondo al tunnel e quindi gli do fiducia. Se vi piace Figeac, qui non è nemmeno il caso di avvicinarsi. Troplong Mondot Altro vino senza mezze misure. Gran sostanza, molto legno e, per ora, poche sfumature. Da vedere nel tempo. Non dovrebbe deludere. Balestard La Tonnelle Esotico, speziato. Molta sostanza e molta estrazione. Non un mostro di classe, ma il vino c'è. ENOGEA - II SERIE - N BORDEAUX 2005

18 ENOGEA - II SERIE - N BORDEAUX 2005 Cap de Mourlin Al primo impatto è più che sorprendente, tanto sono seri e completi i suoi tannini. Poi, risentito, tende a incapponirsi sul rovere e proprio sul tannino, specie nel finale. Figeac Una bocca che dopo una raffica di "ciccioni" fa davvero fatica a tenere il passo. Il vino comunque è chiaro e ben fatto e alla fine terrò buono il primo assaggio di questa mattina. Grand Mayne Meno ricco di altri, ma pur sempre di buona struttura. Rovere che tende a marcare il finale senza tuttavia interromperlo. Larcis Ducasse Un vino più scontroso di quello assaggiato martedì pomeriggio. Anche più denso. Identica invece la nota di rovere, a tratti resinosa. Larmande Sempre buono per un Larmande en primeur, ma pur sempre inferiore (di poco) all'assaggio di lunedì. Il tannino, in particolare, tende a dominare il finale e la persistenza. Pavie Macquin Si conferma un Pavie Macquin poco ispirato o in una fase difficile della sua evoluzione. Il rovere resinoso domina e i tannini ululano alla luna. Stiamo alla finestra. Trottevieille Perfettamente in linea con l'assaggio di poche ore fa. Il rovere si sente, senza con questo essere dominante. mentre la matrice tannica, specie nel finale, tende a farsi sentire. Dovrebbe però comporsi. Franc Mayne Molta sostanza e un po' di cioccolato. Limitato però il dettaglio, così come la classe. La Dominique Uno dei pochissimi vini con una nota erbacea in evidenza. Buona la struttura, già molto pronta, che ripropone le note erbacee del naso. La Gaffelière Un ulteriore, piccolo passo indietro rispetto all'assaggio di martedì pomeriggio. E di nuovo sono i tannini sotto accusa. Un vero peccato perché l'attacco e la qualità del frutto erano da quattro stelle. Alla fine starò nel mezzo. La Tour Figeac Leggero progresso rispetto ai due assaggi precedenti. Non tale però da modificare sostanzialmente il giudizio. Media sostanza e frutto erbaceo/ evoluto. Composto. La Couspaude (1/2)? Forte accento animale al naso. Bocca di sostanza ma un po' sopra le righe. Tannini che non hanno l'equilibrio di lunedì. Prudenza. pomerol Gazin () 2005 Conferma tutta la sostanza che avevo trovato lunedì e anche la compattezza. Dopo tutti i grandi vini che ho assaggiato e che ho in memoria, tende però a mostrare qualche limite di complessità. La Pointe () 2005 Non ha la scintilla ma in compenso è molto curato. Boisé fine, acidità contenuta, tannini ben pettinati (all'indietro). Ferriniano. Petit Village () 2005 Un tannino serio che alla cieca infilo tra La Conseillante e Vieux Château Certan, sbagliando quindi di qualche metro. Ha lunghezza, carattere e presenza più di lunedì. Il naso continua invece a non brillare. La Cabanne () 2005 Un vino ricco e di volume, che tende però ad arenarsi su un tannino non proprio brillante. Frutto leggermente affaticato. La Conseillante () 2005 Fatica e non poco ad emergere. La classica Conseillante enigmatica, che ha finezza, disegno e carattere, ma che alla cieca mostra chiari limiti di sostanza. Addirittura un po' semplice. Clinet () 2005 (1/2)? Volgarotto come spesso gli accade. Questa volta però non riesco a trovare scusanti che me lo facciano piacere come altre volte in passato. Il legno è sgraziato, il colore ha un bordo evoluto e il frutto ha tratti erbacei che non attraggono. La Croix de Gay () 2005 Altro vino erbaceo, anche un po' evoluto e quindi in linea con la prima bottiglia di lunedì mattina. Non userei però la parola slavato. Anche se alla fine però il risultato non cambia. Beauregard () 2005 L'assaggio di lunedì deve essere stato un miraggio (o forse lo è questo?). Sta di fatto che il vino si presenta un po smunto, con frutto erbaceo e tannino che si isola. Conclusioni del 6 aprile (mattina). Se gli ultimi assaggi di aggiungono poco o niente a quanto già scritto ieri (anzi, in assenza di Vieux Château Certan tendono a togliere qualche millesimo), quelli di non solo sono riusciti a fare chiarezza ma hanno anche messo sul piatto della loro bilancia una serie di bottiglie che, a questo punto, mi autorizzano ad usare la parola "eccellente" per la maggior parte dei vini di fascia alta (intesa come reputazione). Certo, qualche azienda ha un po' esagerato nelle densità e nelle estrazioni, specie se facciamo il confronto con i vini del Médoc e di Pessac-Léognan (e non per forza i migliori). Ma questo - bisogna dirlo - non è una problema che scopriamo di certo oggi e, in ogni caso, non pone in discussione la supremazia che vedremo emergere dalla classifica finale. Ore 12:30. Game over, ragazzi. La pacchia è finita. Almeno per me. Giù, In fondo alle scale, stanno già stappando lo "sciampagnino" di rito (Ruinart), ma io non me lo posso permettere. Devo prendere la statale fino a La Reole e poi via di taglio fino a Verona. Penso di essermela davvero goduta, e spero anche voi. NANO-NANO

19 BORDEAUX 2005 PROSPETTO RIASSUNTIVO * L'Evangile * Angelus Ausone Clos Fourtet La Gomerie Latour 1/2+ Cheval Blanc Haut Brion 1/2 Pessac-Léognan Beau-Sejour Bécot Haut Bailly Pessac-Léognan Lafite Rothschild La Mission Haut Brion Pessac-Léog. Leoville Barton Saint-Julien Léoville Las Cases Saint-Julien Mouton Rothschild Pavie Petrus Pichon Longueville Comtesse de Lalande Trotanoy (1/2) Barrabaque Prestige Canon-Fronsac Canon Canon La Gaffelière Cos d'estournel Saint-Estephe Hosanna La Fleur Petrus Lascombes Moulin Haut Laroque Fronsac Moulin Pey-Labrie Canon-Fronsac Palmer Pape Clement Pessac-Léognan Rauzan-Gassies Bahans Haut Brion Pessac-Léognan Beausejour - Duffau Lagarrosse Bélair Berliquet Cantenac Brown Certan de May de Certan Chapelle d'ausone Clarke Listrac Clos du Marquis Saint-Julien Dassault Ducru Beaucaillou Saint-Julien Figeac Gazin Giscours La Lagune La Louviere La Prade La Serre Le Bon Pasteur Le Petit Cheval Les Forts de Latour Lynch Bages Pavie Decesse Pichon Longueville Quinault L Enclos Smith Haut Lafite Tertre Daugay Troplong Mondot Vray Croix de Gay Haut-Médoc Pessac-Léognan Côtes de Francs Pessac-Léognan Balestard La Tonnelle Bourgneuf-Vayron Camensac Haut-Médoc Cap de Mourlin Cassagne Haut-Canon La Truffière Canon-Fronsac Certan Marzelle Clerc Milon Clos de l Oratoire Clos l Eglise Côtes de Castillon Cos Labory Saint-Estephe d Armailhac Dauzac Domaine de l Eglise Faugères Cuvée Speciale Peby Feytit Clinet Grand Mayne Grand Puy Ducasse Kirwan La Chapelle de La Mission Haut Brion Pessac-Léognan La Fleur de Boüard Lalan. de Lafon Rochet Saint-Estephe La Gaffelière Lagrange Saint-Julien La Grave Langoa Barton Saint-Julien La Pointe Larcis Ducasse Larmande La Tour Carnet Haut-Médoc La Tour Haut Brion Pessac-Léognan La Tour Martillac Pessac-Léognan Leoville Poyferre Saint-Julien Malartic Lagravière Pessac-Léognan Malescot Saint Exupery Monbousquet Pavie Macquin Pavillon Rouge Petit Village Poujeaux Moulis Providence Puygueraud Côtes de Francs Rol Valentin Sanctus Sociando Mallet Médoc Trianon Trois Origines Trottevieille Villars Fronsac Alter ego Beaumont Haut-Médoc Beausejour 1901 Montagne St-Emilion Belgrave Haut-Médoc Bellevue Mondotte Brown Pessac-Léognan Carbonnieux Pessac-Léognan Carruades de Lafite Chasse-Spleen Moulis Clos de la Vieille Eglise Dom. de Chevalier Pessac-Léognan Duhart-Milon Ferriere Franc Mayne Greysac Médoc Gruaud Larose Saint-Julien Labegorce La Bienfaisance La Cabanne La Conseillante La Croix de l Esperance Lussac St-Emilion La Dominique Lafleur Gazin La Ganne La Rousselle Fronsac La Tour de By Médoc La Tour Figeac Lynch Moussas Lucia Lusseau Magdelaine Marbuzet Saint-Estephe Marquis d Alesme Marquis de Terme Monbrison Nenin (di Château Latour) Plince Prieuré Lichine Siran Talbot Saint-Julien Vieille Cure Fronsac ENOGEA - II SERIE - N BORDEAUX 2005

20 ENOGEA - II SERIE - N bordeaux 2005 conoscere I VINI DI BORDEAUX Cercare di riassumere in poche righe una realtà così complessa come il Bordolese non è un'impresa facile, ma ci si può tentare. Per prima cosa, facendo riferimento alla cartina riportata nella pagina successiva, si possono distinguere tre zone principali. L'Entre-deux- Mers, compreso tra la Dordogna e la Garonna, che produce vini in genere di poco conto, la Riva Sinistra, che si estende dalla punta estrema del Médoc fino a Sauternes, anche se nell'uso comune ci si ferma quasi sempre a Pessac-Léognan e ancora più spesso al solo Médoc, e infine la Riva Destra, che ha il suo punto di riferimento nelle denominazioni di e soprattutto di Saint Emilion. La Riva Sinistra è caratterizzata da suoli con una forte matrice ghiaiosa che rappresentano un terreno ideale per il cabernet sauvignon, che può essere considerato il vitigno principe di questa zona. Unica eccezione sono, a nord, la zona di Saint-Estephe e la punta estrema del Médoc e, a sud, quella di Pessac-Léognan, dove anche il merlot gioca un ruolo determinante e a volte anche prioritario. Seguono poi il cabernet franc e il petit verdot, quest'ultimo quasi esclusivamente limitato alla sola fascia del Médoc, dove comunque è presente e utilizzato in percentuali solo raramente superiori al 3-5%. All'interno della Riva Sinistra ci sono poi una serie di denominazioni comunali, tra cui le più pregiate sono, Saint- Julien, e Saint-Estephe. In queste denominazioni l'effetto volano della Garonna svolge un ruolo importante e non caso quasi tutti i cru più importanti si trovano proprio nella fascia più a ridosso del fiume (come potrete notare utilizzando Google Earth con le coordinate che vi fornirò nella pagina successiva). In tutto il Médoc, e anche nella zona di Pessac-Léognan, le viti hanno uno sviluppo più contenuto rispetto alla Riva Destra e sono piantate con densità che, di norma, in particolare nei cru più rinomati, oscilla tra le 9000 e le piante per ettaro, senza particolari distinzioni tra vitigno e vitigno. La Riva Destra, oltre ad avere un clima leggermente più continentale, è caratterizzata da terreni che possono spaziare dall'argillo-calcareo, al sabbioso, senza rinunciare ad una certa percentuale di ghiaia, specie nella zona di e nella parte di al confine con quest'ultima denominazione. I terreni ritenuti di norma più vocati sono quelli argillosi (vedi il plateau di, dove si trovano tutte le aziende più rinomate), e quelli argillo-calcarei, presenti nella zona di Fronsac e di Canon-Fronsac e nella parte più nobile di (a grandi linee quella che ha come centro l'omonimo paese). Vuoi per il clima, vuoi per il tipo di terreni (e anche per altri motivi che sarebbe troppo lungo spiegare), nella Riva Destra il vitigno più diffuso è di gran lunga il merlot (specie nella zona di ), seguito a debita distanza dal cabernet franc. Marginale è invece la presenza del cabernet sauvignon, che in genere ha più problemi nel raggiungere la giusta maturazione e la giusta concentrazione, in particolare in quei terreni dove la percentuale di sabbia tende ad aumentare. La maggiore vigoria del merlot, unita anche alla maggiore generosità dei terreni in questione, fa sì che la densità di impianto in queste zone sia in genere più ridotta e oscilli tra le 7000 e le 8000 piante per ettaro. Di pari passo, le viti tendono ad avere uno sviluppo maggiore rispetto a quanto si può avere sulla Riva Sinistra. Ancora diversa e poi la situazione di Sauternes, dove si possono distinguere due diverse situazioni: Barsac, con terreni meno profondi e spesso con una forte matrice calcarea, e Sauternes, dove la componente argillosa, specie nella fascia collinare occupata dai cru più rinomati, gioca un ruolo importante. In questa zona, che comprende anche i comuni di Bommes e di Fargues, ci sono comunque diverse eccezioni alla regola, con terreni a volte ghiaiosi e altre volte con percentuali non trascurabili di sabbia. Queste differenze di suolo, tra Barsac e Sauternes, si riflettono inevitabilmente sullo stile dei vini: più eleganti e nervosi i primi, più grassi invece i secondi, specie nella fascia collinare (vedi Yquem, Rieussec ecc). le classificazioni DEI VINI Bordeaux, oltre che per la qualità dei suoi vini, è conosciuta anche per le sue classificazioni, sebbene pochi in realtà sappiano come sono nate e come funzionino. Vediamo le due principali. LA CLASSIFICAZIONE DEL 1855 Di tutte è di gran lunga la più famosa e la più citata. Senza perdersi in lunghe disquisizioni sul perché in questa classificazione non rientrino i cru della Riva Sinistra e sul perché i cru, all'interno di ogni categoria non siano riportati in ordine alfabetico, basti dire che la sua stesura fu curata dal Sindacato dei Courtier di Bordeaux e che per farlo essi si basarano essenzialmente sui prezzi che le proprietà riuscivano a spuntare sul mercato in quel periodo e negli anni precedenti. La classificazione del 1855, dunque, non è una classificazione di terroir, come può essere quella della Borgogna o dell'alsazia o, come vedremo tra poco, di, ma è essenzialmente una classificazione di marche e ancora oggi lo è. Prova ne sia il fatto che, dal 1855 ad oggi, la superficie di molte proprietà sia cambiata senza che questo abbia influito sul loro rango all'interno della classificazione (così come del resto non hanno avuto alcuna influenza i progressi o i cali qualitativi avvenuti nel corso di questi 150 anni... ma questo è un altro discorso). SAINT-EMILION Introdotta nel 1955, la classificazione dei vini di prevede due diverse categorie (contro le cinque di quella del 1855): Grand Cru e Premier Grand Cru Classé (divisa in A e B). I fattori che la caratterizzano in modo determinante sono però altri, e sono: la rivedibilità decennale (in base a diversi fattori tra cui il rendimento qualitativo), e lo stretto legame con il terroir. Per dirla in modo più chiaro, un'azienda che non soddisfi i criteri qualitativi (e non solo) può essere declassata d'ufficio (ed è capitato), mentre un'azienda che voglia passare di rango deve presentare domanda e, nel caso venga accolta, deve essere pronta a rispettare precise condizioni sul piano viticolo, enologico e non solo.

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