4.1.2 Scarichi di acque reflue urbane

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1 Capitolo :53 Pagina 46 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Scarichi di acque reflue urbane Le acque reflue urbane sono le acque di scarico veicolate dalle reti fognarie provenienti da un agglomerato, inteso come un insieme di insediamenti (abitazioni, ma anche unità produttive) sufficientemente concentrati da rendere possibile, almeno potenzialmente, il convogliamento dei reflui verso un unico sistema di trattamento oppure verso un unico punto di scarico finale. L agglomerato, pertanto, prescinde dai confini amministrativi territoriali: nella realtà piacentina esistono diversi casi in cui, prima dell entrata in vigore della nuova normativa di settore (D. Lgs. 152/99), alcuni Comuni hanno realizzato impianti di trattamento a servizio di un bacino d utenza sovracomunale. Per contro esistono alcune realtà, per lo più relative a località montane, in cui la particolare orografia del territorio costringe alla realizzazione di più punti di scarico anche per un centro di poche unità di abitanti. Seppur con una densità abitativa bassa, i Comuni di montagna si trovano nella condizione di dover gestire un numero elevato di reti fognarie e di piccoli impianti di trattamento che, progettati sulla base di tecnologie molto elementari, talvolta stentano ad assicurare i limiti tabellari per alcuni parametri chimico fisici. In provincia di Piacenza, risultano attualmente 635 agglomerati, ovvero insediamenti dotati di rete fognaria, servita o meno da impianti di trattamento. Anche le acque reflue urbane, come ogni scarico, devono essere autorizzate; già dal 1986 (per effetto della Legge Regionale n. 42/1986) tale tipologia di scarico veniva autorizzata dall Amministrazione Provinciale che, nel tempo, ha predisposto un catasto informatizzato dei dati relativi ai 635 agglomerati attualmente in essere, corrispondenti a ben 661 punti di scarico presenti sul territorio provinciale. In Tabella 4.4 sono riportati i 661 scarichi urbani suddivisi per Comune e zona altimetrica. Di essi: 386 sono serviti da impianti di 1 livello (in prevalenza fosse settiche di tipo Imhoff); 51 sono serviti da impianti di 2 livello (depuratori biologici a fanghi attivi). Tra questi cinque (Ottone, Marsaglia, Bobbio, Dolgo e Travo) sono dotati anche di un sistema di fitodepurazione posto a valle dell impianto biologico; 224 non hanno alcun tipo di trattamento. Comune Numero scarichi AE totali % AE tot/ AE tot prov Pianura Besenzone ,1% Cadeo ,9% Calendasco ,7% Caorso ,3% Castelvetro ,7% Cortemaggiore ,4% Fiorenzuola d Arda ,9% Gossolengo ,9% Gragnano Trebbiense ,0% Monticelli d Ongina ,6% Piacenza ,0% Podenzano ,3% Pontenure ,6% Rottofreno ,5% Sarmato ,8% Villanova sull Arda ,5% Totale Pianura ,3% Collina Agazzano ,6% Alseno ,1% Borgonovo ,3% Caminata ,4% Carpaneto ,2% Castel San Giovanni ,6% Castell Arquato ,7% Gazzola ,6% Gropparello ,7% Lugagnano ,1% Nibbiano ,8% Pianello ,8% Piozzano ,1% Pontedell Olio ,2% Rivergaro ,2% San Giorgio Piacentino ,7% Travo ,1% Vernasca ,8% Vigolzone ,8% Ziano Piacentino ,1% Totale Collina ,9% Montagna Bettola ,7% Bobbio ,1% Cerignale ,2% Coli ,5% Corte Brugnatella ,8% Farini ,8% Ferriere ,6% Morfasso ,7% Ottone ,3% Pecorara ,1% Zerba ,3% Totale Montagna ,8% Totale ,0% Tab. 4.4 Scarichi urbani suddivisi per Comune e zona altimetrica dati aggiornati al 31/10/

2 Capitolo :53 Pagina 47 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Di ogni scarico sono note le coordinate geografiche; la georeferenziazione ha consentito di predisporre la mappa di tutti gli scarichi esistenti, come rappresentata in figura A differenza di quanto succede per gli scarichi industriali, quelli di acque reflue urbane sono più uniformemente distribuiti sul territorio provinciale: per effetto della particolare morfologia (ben ha di montagna e collina pari al 72,6% su un totale di ha di territorio provinciale) il numero degli scarichi risulta maggiore dove le naturali asperità ostacolano il collettamento degli insediamenti ad un unico impianto di depurazione. In tabella 4.5, vengono riportati i dati aggregati per comune relativi agli abitanti equivalenti serviti da fognatura, depurati, e la stima dell attuale fabbisogno di impianti, espresso come percentuale del numero totale di A.E. non trattati (o trattati in impianti non appropriati) e/o non serviti rispetto al totale. Per una completa comprensione dei dati riportati in tab. 4.5 si evidenzia che esistono agglomerati costituiti da località appartenenti a comuni diversi. In particolare: la località Quarto e Settima (in Comune di Gossolengo) e San Polo di Podenzano formano un unico agglomerato con Piacenza, la cui rete fognaria afferisce all impianto di depurazione di Borgoforte; le località di Perino, Vezzera, Belvedere, Rampa, Pozzo, Casa Zerbone, Palazzo Torre e Quattrocchio (in Comune di Coli) formano un unico agglomerato con le località di Dolgo, Cernusca, Quaraglio, Due Bandiere e Donceto (in Comune di Travo), la cui rete fognaria afferisce all impianto di depurazione di Travo - Dolgo; le località Boelli, Fiorano, Cà Marchesi, Campo Rotondo, Scrivellano, Statto e Pigazzano (in Comune di Travo) formano un unico agglomerato con Rivergaro, Cisiano, Fabiano, Molinazzo e Pieve Dugliara (in Comune di Rivergaro), la cui rete fognaria afferisce all impianto di depurazione di Rivergaro Pieve Dugliara; Luganano Val d Arda e Castell Arquato formano un unico agglomerato la cui rete fognaria afferisce all impianto di depurazione di Castell Arquato; San Pietro in Cerro forma un unico agglomerato con Cortemaggiore, la cui rete fognaria afferisce all im- Fig Scarichi urbani autorizzati recapitanti in corpo idrico superficiale pianto di depurazione di Cortemaggiore; la località Polignano di San Pietro in Cerro forma un unico agglomerato con Monticelli d Ongina, la cui rete fognaria afferisce all impianto di depurazione di Monticelli d Ongina; la località Grazzano Visconti di Vigolzone forma un unico agglomerato con Podenzano, la cui rete fognaria afferisce all impianto di depurazione di Podenzano; la Zona Industriale di Calendasco forma un unico agglomerato con Rottofreno e San Nicolò di Rottofreno, la cui rete fognaria afferisce all impianto sito in località Ponte Trebbia. Si può notare la vocazione turistico ricreativa della fascia collinare e montana che vede complessivamente aumentare la sua popolazione, nei mesi estivi, di circa il 37%. Un altro dato, decisamente confortante, è che il 92,6% delle acque reflue generate, prima di confluire nel corpo idrico recettore, viene sottoposto a trattamento (anche se, per ora, non sempre appropriato). Allo stato attuale, come già precisato, non tutti gli agglomerati vantano sistemi di trattamento adeguati alle vigenti disposizioni: 47

3 Capitolo :53 Pagina 48 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Zona Comune Residenti totali Turisti totali AE produttivi AE tot AE serviti da rete tot AE depurati tot AE depurati in impianti appropriati AE depurati in impianti non appropriati % dep in impianti appr. su AE dep % dep in impianti non appr su AE dep % depurati % non serviti + su AE tot non depurati + dep in imp non appr su AE tot Pianura Besenzone ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Cadeo ,2% 38,8% 100,0% 38,8% Calendasco ,9% 67,1% 100,0% 67,1% Caorso ,9% 6,1% 100,0% 6,1% Castelvetro ,6% 6,7% 60,2% 46,4% Cortemaggiore+S.Pietro in Cerro ,1% 5,9% 100,0% 5,9% Fiorenzuola d Arda ,7% 0,0% 93,7% 6,3% Gossolengo ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Gragnano Trebbiense ,9% 93,5% 90,8% 96,1% Monticelli d Ongina+Polignano ,3% 0,0% 92,3% 7,7% Piacenza+Quarto di Gossolengo ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Podenzano ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Pontenure ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Rottofreno ,0% 0,0% 99,0% 1,0% Sarmato ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Villanova sull Arda ,4% 65,6% 100,0% 65,6% Totale Pianura ,3% 4,6% 97,9% 6,7% Collina Agazzano ,9% 66,1% 100,0% 66,1% Alseno ,3% 95,7% 100,0% 95,7% Borgonovo ,8% 3,8% 99,6% 4,2% Caminata ,4% 85,6% 100,0% 85,6% Carpaneto ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Castel SanGiovanni ,8% 3,4% 85,2% 18,2% Castell Arquato+Lugagnano ,5% 0,0% 91,5% 8,5% Gazzola ,8% 68,1% 90,0% 78,2% Gropparello ,7% 28,3% 100,0% 28,3% Nibbiano ,3% 64,8% 95,1% 69,7% Pianello ,7% 0,0% 98,7% 1,3% Piozzano ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Pontedell Olio ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Rivergaro ,5% 1,9% 99,4% 2,5% SanGiorgio Piacentino ,1% 4,9% 100,0% 4,9% Travo ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Vernasca ,1% 20,8% 93,9% 26,9% Vigolzone ,7% 29,3% 100,0% 29,3% Ziano Piacentino ,7% 11,2% 32,9% 78,3% Totale Collina ,7% 13,7% 91,4% 22,3% Montagna Bettola ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Bobbio ,9% 2,5% 93,4% 9,1% Cerignale ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Coli ,7% 0,0% 13,7% 86,3% Corte Brugnatella ,0% 0,0% 100,0% 0,0% Farini ,2% 28,9% 79,1% 49,8% Ferriere ,5% 10,9% 49,4% 61,5% Morfasso ,3% 0,0% 78,3% 21,7% Ottone ,9% 47,3% 85,1% 62,1% Pecorara ,0% 0,0% 0,0% 100,0% Zerba ,2% 68,8% 100,0% 68,8% Totale Montagna ,0% 13,4% 71,4% 42,0% Totale ,3% 8,3% 92,6% 15,7% Tab. 4.5 Abitanti equivalenti aggregati per comune e relativa stima del fabbisogno di impianti di depurazione riferiti all attuale stato di trattamento degli effluenti (il fabbisogno di impianti è espresso come percentuale degli A.E. non serviti + gli A.E. non depurati + gli A.E. depurati in impianti non appropriati rispetto agli A.E. totali) 48

4 Capitolo :53 Pagina 49 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: con la delberazione di Giunta Regionale n 651/2000, sono stati definiti infatti, per gli agglomerati inferiori a 2000 A.E., i sistemi di trattamento appropriati. Comune AE totali AE in impianto livello 1 AE in impianto livello 2 AE senza trattamento Pianura Besenzone Cadeo Calendasco Caorso Castelvetro Cortemaggiore Fiorenzuola d Arda Gossolengo Gragnano Trebbiense Monticelli d Ongina Piacenza Podenzano Pontenure Rottofreno Sarmato Villanova sull Arda Tot Pianura Collina Agazzano Alseno Borgonovo Caminata Carpaneto Castel San Giovanni Castell Arquato + Lugagnano Gazzola Gropparello Nibbiano Pianello Piozzano Pontedell Olio Rivergaro San Giorgio Piacentino Travo Vernasca Vigolzone Ziano Piacentino Tot Collina Montagna Bettola Bobbio Cerignale Coli Corte Brugnatella Farini Ferriere Morfasso Ottone Pecorara Zerba Tot Montagna Totale In particolare tali trattamenti risultano essere: vasca settica tipo Imhoff per gli agglomerati con consistenza inferiore a 200 A.E.; filtri percolatori, biodischi, impianti ad ossidazione totale, lagunaggio e fitodepurazione per gli agglomerati con consistenza compresa tra i 200 e i 2000 A.E. Per quanto riguarda, invece, gli agglomerati superiori a 2000 A.E., i sistemi di depurazione devono essere necessariamente di 2 livello, (in genere trattamento biologico con sedimentazione secondaria o altro sistema capace almeno di garantire una concentrazione in uscita di BOD 5 pari a 25 mg/litro, di COD pari a 125 mg/l e di Solidi sospesi pari a 35 mg/l). In tabella 4.6 sono riportati i dati (aggregati per comune e suddivisi per fascia altimetrica) riferiti agli abitanti equivalenti che scaricano in impianti ritenuti appropriati. Nella tabella 4.7 viene evidenziata, altresì, l eventuale capacità residua di trattamento degli impianti, che potrebbe consentire, nel caso di ulteriore sviluppo del territorio urbanizzato, di far fronte all aumento del carico inquinante. Come si può osservare, malgrado per alcuni comuni risulti carente la dotazione impiantistica attualmente in essere, sono depurati A.E. Se si focalizza l attenzione sulle tipologie depurative presenti sul territorio, dalla tabella 4.6 e dalle figure 4.13, 4.14, 4.15 e 4.16 si evince come nella fascia di pianura sia presente un ele- Tab. 4.6 Tipi di trattamento aggregati per comune e per zona altimetrica Fig Abitanti equivalenti totali, serviti da rete e depurati divisi per fascia altimetrica.) 49

5 Capitolo :53 Pagina 50 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Comune Potenzialità impianti depurazione (AE) AE depurati Capacità residua impianti (AE) Pianura Besenzone Cadeo Calendasco Caorso Castelvetro Cortemaggiore + S.Pietro in Cerro Fiorenzuola d Arda Gossolengo Gragnano Trebbiense Monticelli d Ongina + Polignano Piacenza * Podenzano Pontenure Rottofreno Sarmato Villanova sull Arda Collina Agazzano Alseno Borgonovo Caminata Carpaneto Castel San Giovanni Castell Arquato + Lugagnano Gazzola ND 1525 ND Gropparello Nibbiano Pianello Piozzano Pontedell Olio Rivergaro San Giorgio Piacentino Travo Vernasca ND 2171 ND Vigolzone Ziano Piacentino ND 2016 ND Montagna Bettola Bobbio Cerignale Coli ND 186 ND Corte Brugnatella Farini Ferriere Morfasso Ottone Pecorara Zerba * il dato di A.E. relativamente alla capacità residua dell impianto di depurazione di Piacenza - Borgoforte è in realtà inferiore; tale impianto, infatti, è autorizzato, ai sensi del D. Lgs. 22/1997, anche per il trattamento rifiuti. La somma del carico proveniente dalla rete fognaria più quello derivante dal trattamento di rifiuti porta ad un valore in ingresso all impianto pari a circa A.E.; la capacità residua può stimarsi, pertanto, in A.E.. N.D. sta per non disponibile Tab. 4.7 Grado di trattamento dei reflui fognari e adeguatezza degli impianti di depurazione Fig Fig Fig Livelli di trattamento in pianura Livelli di trattamento in collina Livelli di trattamento in montagna 50

6 Capitolo :54 Pagina 51 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: vato grado di trattamento degli scarichi in impianti di secondo livello, pari a circa il 93%, mentre tale grado diventa sempre meno spinto man mano che si sale di quota: in collina si registrano valori in percentuale, per gli scarichi senza trattamento, dell 8,4% per arrivare in montagna al 29%. Il minore livello di trattamento raggiunto in zone di collina e, soprattutto, di montagna incide, comunque, su un piccolo numero di abitanti equivalenti come si può ben notare dall istogramma riportato in fig Se ad ogni scarico di acque reflue urbane (che si ricorda è stato georeferenziato) viene attribuito anche il codice rappresentativo del sottobacino idrografico in cui è ubicato, si arriva a stimare l entità del carico inquinante proveniente dai diversi bacini idrografici o porzioni di essi che gravano sui diversi tratti dell asta fluviale. Per valutare l entità del carico inquinante generato o sversato, si è proceduto ad una stima dei relativi carichi inquinanti generati e sversati, limitata alle sole valutazioni quali-quantitative di BOD 5, azoto totale e fosforo totale. Innanzitutto si sono stimate le portate annue degli scarichi, tramite la seguente formula: Q = dip *j * AE i *g i in cui: - dip rappresenta la dotazione idrica pro capite in l/ab/d, ricavata, per ciascun comune, utilizzando la formula di uso comune in sede di progettazione di reti fognarie, dip = 32 * P 0,24, dove Fig Entità dei livelli di trattamento in abitanti equivalenti. - P rappresenta la popolazione residente; - j rappresenta il coefficiente di afflusso in fognatura, assunto pari a 0,85; - AE i sono gli abitanti equivalenti serviti da rete (residenti, turisti e produttivi); - g i sono i giorni di permanenza annua o di durata dello scarico nel caso di AE produttivi; i valori utilizzati sono i seguenti: 340 giorni per gli AE riferiti ai residenti, 60 giorni per gli AE riferiti alla popolazione fluttuante (turisti) e 242 giorni per gli AE derivanti dalle attività produttive. Quest ultimo dato (al fine di limitare l arbitrarietà del valore da adottare) rappresenta la media delle durate annue per le diverse attività produttive censite nel 1991 sul nostro territorio provinciale. Per stimare il carico inquinante si è calcolato il carico generato per i tre inquinanti presi in considerazione e si è moltiplicato il numero degli AE per i seguenti apporti unitari in g/ae/d BOD 5 Ntot Ptot ,6 Come carico sversato per il BOD 5 degli impianti di depurazione di secondo livello, per i quali si dispone di una discreta quantità di informazioni analitiche sull effluente, si sono utilizzate le concentrazioni in uscita dall impianto moltiplicate per le portate annue degli scarichi, determinate secondo la metodologia precedentemente illustrata. Per quanto riguarda l azoto totale ed il fosforo totale degli impianti di secondo livello, nonché per gli inquinanti sversati dagli impianti di primo livello e dalle reti fognarie prive di depurazione si sono ridotte le quantità generate tenendo conto di una efficienza di depurazione tipica del tipo di impianto adottato. I dati ricavati sono stati raggruppati per comune, per bacino e per sottobacino. In tab. 4.8 si riporta l aggregazione per bacino riferita ai principali corpi idrici superficiali del territorio. Il corso d acqua interessato dal maggior carico inquinante, sversato (escludendo dalla valutazione il fiume Po), è il torrente Arda, seguito dal fiume Trebbia, dal Tidone, dal torrente Chiavenna, dal Cavo Fontana e dal torrente Nure. 51

7 Capitolo :54 Pagina 52 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Corpo idrico BOD 5 generato [kg/anno] Ntot generato [kg/anno] Ptot generato [kg/anno] BOD 5 sversato [kg/anno] Ntot sversato [kg/anno] Ptot sversato [kg/anno] Arda Bardonezza Carona - Boriacco Chiavenna Corniolo Fontana Loggia Lora - Carogna Nure Po Raganella Tidone Trebbia Vescovo Taro Provincia di Pavia (non attribuite) Totale Tab. 4.8 Carichi inquinanti generati e sversati aggregati per bacino Fig BOD 5 generato e sversato [kg/anno] aggregati per bacino Nelle figure 4.18, 4.19 e 4.20 sono rappresentati, tramite istogrammi, i carichi generati e sversati degli inquinanti studiati. Nelle figure 4.21 e 4.22 si sono suddivisi per comune i dati ricavati con il sistema di calcolo sopra illustrato, cioè i carichi inquinanti di BOD 5 generato - potenzialmente sversabile - ed effettivamente sversato nell anno; ma l aggregazione per sottobacino fornisce una più interessante rappresentazione territoriale. In fig. 4.23, 4.24, 4.25, 4.26, 4.27 e 4.28 sono riportati i carichi di BOD 5, azoto totale e fosforo totale generati e sversati per anno. Fig Ntot generato e sversato [kg/anno] aggregati per bacino Fig Ptot generato e sversato [kg/anno] aggregati per bacino 52

8 Capitolo :54 Pagina 53 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Fig BOD 5 potenzialmente sversabile [kg/anno] per Comune. Fig BOD 5 sversato [kg/anno] per Comune. Fig BOD 5 potenzialmente sversabile [kg/anno] per sottobacino Fig BOD 5 sversato [kg/anno] per sottobacino 53

9 Capitolo :54 Pagina 54 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Fig Ntot potenzialmente sversabile [Kg/anno] per sottobacino Fig Ntot sversato [Kg/anno] per sottobacino Fig Ptot potenzialmente sversabile [Kg/anno] per sottobacino Fig Ptot sversato [Kg/anno] per sottobacino 54

10 Capitolo :54 Pagina 55 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Al fine di evidenziare il rendimento di depurazione, si sono rappresentati anche i dati puntiformi, corrispondenti ai singoli scarichi, utilizzando la medesima scala di misura sia per il carico generato sia per quello sversato degli inquinanti oggetto di studio. Le medesime informazioni possono essere rappresen- tate anche sulle aste dei singoli corpi idrici superficiali per evidenziare il tratto di corso d acqua su cui gravano i maggiori carichi inquinanti. In fig. 4.29, 4.30, 4.31, 4.32, 4.33 e 4.34 si riportano rispettivamente i carichi di BOD 5, azoto totale e fosforo totale generati e quelli scaricati nei corpi idrici. Fig BOD 5 potenzialmente sversabile [Kg/anno] nei corpi idrici superficiali Fig BOD 5 sversato [Kg/anno] nei corpi idrici superficiali Fig Ntot potenzialmente sversabile [Kg/anno] nei corpi idrici superficiali Fig Ntot sversato [Kg/anno] nei corpi idrici superficali 55

11 Capitolo :54 Pagina 56 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Fig Ptot potenzialmente sversabile [Kg/anno] nei corpi idrici superficali Fig Ptot sversato [Kg/anno] nei corpi idrici superficali Contributo complessivo delle sorgenti puntuali Nelle figure seguenti è riportata la sovrapposizione dei contributi degli scarichi industriali e fognari analizzati nei precedenti paragrafi limitatamente al BOD 5. L aspetto più evidente esaminando le figure 4.35, 4.36, 4.37 e 4.38, peraltro già rimarcato nella trattazione dei singoli apporti, è rappresentato dal buon livello generale di depurazione. Fig BOD 5 generato potenzialmente sversabile [kg/anno], per sottobacino 56 Fig BOD 5 sversato [kg/anno], per sottobacino

12 Capitolo :54 Pagina 57 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Fig BOD 5 generato potenzialmente sversabile [kg/anno], per corpo idrico superficiale Fig BOD 5 sversato [kg/anno], per corpo idrico superficiale La fitodepurazione Le tecnologie impiantistiche oggi disponibili per la depurazione delle acque di scarico sono molto avanzate e presentano ottimi livelli di affidabilità. Tuttavia permangono, nella maggior parte dei casi, problemi di notevole entità di impatto residuo nei confronti del corpo idrico ricettore; inoltre numerosi scarichi di piccoli agglomerati montani sono dotati solo di sistemi di abbattimento primari. Una soluzione efficace, ma ancora oggi poco applicata, è rappresentata dallo sfruttamento delle capacità depurative degli ecositemi filtro, ossia dei processi di tipo biologico in cui piante acquatiche, che si sviluppano in corpi idrici artificiali, hanno un ruolo chiave nella depurazione delle acque reflue. Già noti nell antichità, a Roma, nel periodo imperiale, veniva scaricata nelle Paludi Pontine la cloaca massima, con il preciso scopo di sfruttarne il naturale potere autodepurante. I trattamenti di fitodepurazione si basano su processi di tipo preminentemente biologico, ma anche fisico e chimico, in cui macrofite acquatiche si sviluppano in corpi idrici artificiali a lungo tempo di ritenzione idraulica od in terreni saturi d acqua. La notevole capacità depurativa di questi sistemi è dovuta all ampia disponibilità di luce, acqua e nutrienti che avvantaggiano la vita di organismi vegetali; l elevata produttività di questi ambienti, poi, influenza positivamente l attività delle popolazioni batteriche che si sviluppano sulle idrofite stesse e/o nell ambiente circostante, incrementando la capacità di degradazione della sostanza organica e la rimozione dei nutrienti. In pratica gli ecosistemi filtro riproducono artificialmente gli stessi processi naturali, in modo controllabile e senza rischio di compromissione degli ambienti naturali limitrofi: in essi, infatti è possibile definire a livello progettuale il medium di crescita, il tipo di macrofita utilizzato e le variabili idrauliche. La rimozione degli inquinanti in un sistema di fitodepurazione avviene grazie al concorso di processi biologici, chimici e fisici, tra i quali un ruolo fondamentale è assunto dalla cooperazione tra idrofite e colonie batteriche adese ad esse. Le piante acquatiche impiegate in questi sistemi possono appartenere a tre distinti gruppi: Macrofite emergenti: possiedono un fusto sotterraneo (rizoma) e svolgono essenzialmente una funzione di supporto e rifugio per i batteri, le alghe e lo zooplancton, oltre a quella di filtro naturale per la ri- 57

13 Capitolo :54 Pagina 58 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: mozione dei solidi sospesi; esse sintetizzano il carbonio atmosferico ed i nutrienti assunti attraverso l apparato radicale, trasportando all interno del fusto cavo l ossigeno necessario alla rizosfera (insieme di radici e rizomi) dove possono avvenire reazioni aerobiche (stabilizzazione della sostanza organica o nitrificazione), operate da batteri sospesi nel liquame ovvero adesi al substrato e sui rizomi delle piante stesse (popolazioni epifitiche). Sono un esempio di queste macrofite: Scirpus lacustris, Phragmites australis, Typha latifolia. Macrofite sommerse: vivono in bacini idrici di altezza variabile fino a m; sono caratterizzate dall avere foglie interamente sommerse ed organi riproduttivi aerei, galleggianti o sommersi. Esse sintetizzano carbonio e nutrienti che vengono assunti direttamente dalla colonna d acqua e, avendo i tessuti fotosintetici completamente immersi, è indispensabile che l acqua sia limpida per consentire il passaggio della luce. Le specie di idrofite sommerse più comuni sono Potamogeton e Littorella. Macrofite galleggianti: sono caratterizzate dall avere foglie galleggianti, organi riproduttivi aerei o galleggianti e un apparato radicale che può essere ben sviluppato o addirittura assente; esse giocano il loro ruolo depurativo attraverso l assimilazione di azoto e fosforo minerali assunti attraverso il proprio apparato radicale o direttamente dalla colonna d acqua sottostante. Data la loro morfologia, le idrofite galleggianti ricoprono lo specchio d acqua in cui vivono, rendendo difficoltoso il passaggio della luce ed il trasferimento dei gas atmosferici; è per questo che una loro proliferazione eccessiva può determinare l instaurarsi di condizioni anaerobiche nella colonna d acqua e quindi compromettere il buon funzionamento dell impianto di fitodepurazione. I meccanismi di rimozione degli inquinanti nei trattamenti di fitodepurazione sono diversi ed assumono una diversa importanza a seconda dell inquinante che si considera. In tabella 4.9 sono riassunti i principali meccanismi depurativi, in relazione allo specifico inquinante. Benché non siano ancora completamente chiariti i meccanismi che entrano in gioco nel processo di fitodepurazione, appare chiaro che l assunzione diretta degli inquinanti da parte delle piante incide poco sull efficienza complessiva, mentre un ruolo fondamentale è attribuibile alle popolazioni batteriche epifitiche adese alle diverse parti delle idrofite (radici, rizomi, foglie e fusti). I trattamenti di fitodepurazione in uso sono molteplici e differiscono sia per il tipo di idrofita utilizzata, sia per il sistema depurativo proposto. Schematicamente si possono classificare in: 1) Sistemi di fitodepurazione ad idrofite emergenti 1.1) a flusso sub-superficiale (orizzontale o verticale) 1.2) a flusso superficiale 2) Sistemi di fitodepurazione ad idrofite galleggianti 3) Sistemi di fitodepurazione ad idrofite sommerse 4) Sistemi di fitodepurazione integrati In figura 4.39 sono schematizzati i sistemi sopra esposti. Inquinante SOLIDI SOSPESI BOD e COD AZOTO FOSFORO BATTERI VIRUS METALLI PESANTI Tab. 4.9 Meccanismi depurativi (P) Sedimentazione (P) Degradazione biologica (S) Filtrazione/adsorbimento (P) Degradazione biologica (aerobica ed anaerobica) (S) Filtrazione/adsorbimento (A) Sedimentazione (P) Ammonifi cazione seguita da nitrifi cazione/ denitrifi cazione biologica (S) Assunzione da parte delle piante (S) Volatilizzazione dellíammoniaca (P) Adsorbimento su argilla o sostanza organica presenti nel medium (S) Assunzione da parte delle piante (A) Precipitazione con cationi (Fe, Al e Ca) presenti nel medium (P) Decadimento naturale e predazione (S) Rilascio di sostanze antibiotiche da parte delle piante (S) Radiazione UV (S) Filtrazione/adsorbimento (A) Sedimentazione (P) Adsorbimento/precipitazione (P) Ossidazione dei metalli mediata da microrganismi (S) Assunzione da parte delle piante Meccanismi depurativi nei trattamenti di fitodepurazione (P: effetto primario; S: effetto secondario; A: effetto accidentale conseguente alla rimozione degli altri inquinanti) 58

14 Capitolo :54 Pagina 59 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Sistemi di fitodepurazione ad idrofite emergenti Il sistema a flusso sub-superficiale, (Sub Surface Flow - SF), consiste nell imporre il passaggio del liquame in vasche artificiali riempite di apposito medium di crescita delle idrofite (terreno naturale, sabbia, ghiaia, pietrisco) operando in modo che, attraverso opportuni accorgimenti idraulici, il refluo da trattare risulti completamente sommerso. Nei sistemi orizzontali (fig I) il flusso del liquame è continuo; questi tipi di impianti vengono utilizzati per ottenere la rimozione della sostanza organica, la denitrificazione, la parziale nitrificazione e la rimozione del fosforo. I sistemi verticali (fig II), invece, vengono alimentati ad intermittenza generando nel medium condizioni cicliche di aerazione e di saturazione; tali sistemi hanno applicazione soprattutto per aumentare la capacità di nitrificazione dei sistemi a flusso orizzontale. Nel sistema a flusso superficiale, (fig III) (Free Water Surface - FWS), le opere idrauliche sono disposte in modo che il medium di crescita delle idrofite (terreno naturale o lettiera) rimanga sommerso da un battente idrico di poche decine di centimetri; si ottiene la rimozione della sostanza organica, dei nutrienti e l affinamento degli effluenti secondari. Generalmente per questi sistemi, sia a flusso sub-superficiale, sia a flusso superficiale, si deve prevedere l impermeabilizzazione del fondo in modo naturale o, come più spesso avviene, artificialmente. Tra i sistemi ad idrofite emergenti, quelli SF hanno diversi vantaggi rispetto a quelli FWS: il flusso sub-superficiale limita fortemente il rischio di odori e lo sviluppo di insetti; il medium fornisce una notevole superficie ove la biomassa adesa può crescere, favorendo la rimozione degli inquinanti, a differenza dei sistemi FWS, ove la pellicola cresce solamente nella parte sommersa della vegetazione: ne consegue che, a parità di condizioni di progetto, i sistemi SF necessitano di minori superfici di quelli FWS; infine il flusso sub-superficiale consente una maggiore protezione termica dei liquami durante la stagione fredda. Fig Sistemi di fitodepurazione Sistemi di fitodepurazione mediante idrofite galleggianti. Questi sistemi (fig IV) sono generalmente utilizzati per la rimozione della sostanza organica, dei nutrienti e l affinamento degli effluenti secondari; sono realizzati in habitat artificiali costituiti da un bacino impermeabilizzato nel quale il refluo viene applicato in modo da mantenere un battente idrico compreso tra poche 59

15 Capitolo :54 Pagina 60 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: decine di centimetri e qualche metro a seconda delle piante utilizzate e delle finalità perseguite. Per favorire la rimozione dei nutrienti è necessario provvedere alla frequente raccolta delle piante prodotte; per incrementare la rimozione della sostanza organica o la nitrificazione e per risolvere eventuali problemi di presenza di insetti si può ricorrere a qualche forma di aerazione. Sistema di fitodepurazione mediante idrofite sommerse Sono sistemi (fig V) poco diffusi, costruttivamente analoghi a quelli usati per i sistemi a flusso sub-superficiale orizzontale; sono utilizzati solo per la rimozione dei nutrienti e per l affinamento degli effluenti secondari: infatti, essendo le idrofite sommerse, vivono bene solo in acque ben ossigenate e quindi in presenza di bassi carichi organici. Sistemi di fitodepurazione integrati Quando è necessario raggiungere una maggior specializzazione delle diverse fasi di trattamento piuttosto che un accelerazione dei singoli processi di rimozione o una diminuzione delle aree complessivamente utilizzate, è possibile integrare fra di loro le soluzioni sopra descritte, accoppiando, se del caso, anche sistemi di depurazione convenzionali. Esempi di sistemi integrati sono i cinque impianti di fitodepurazione realizzati in provincia di Piacenza a partire dal I sistemi di trattamento sono ambienti artificiali e quindi necessitano periodicamente dell intervento umano, consistente in una costante gestione mediante operazioni regolari di: manutenzione degli argini mediante rimozione della vegetazione terrestre eventualmente infestante le vie di accesso; sfalcio della vegetazione riparia e sfoltimento delle macrofite (effettuata a macchia di leopardo interessando prevalentemente l area centrale delle vasche); controllo del funzionamento delle opere idrauliche anche mediante la rimozione di occlusioni nei sistemi di collegamento tra i bacini, per assicurare un regolare deflusso delle acque; verifica delle condizioni di impermeabilizzazione del fondo e delle pareti delle vasche. Gli impianti di fitodepurazione della provincia di Piacenza All interno di un obiettivo specifico di protezione del Fiume Trebbia, nel 1992 è stato ammesso al finanziamento F.I.O il progetto esecutivo riguardante la realizzazione di cinque ecosistemi - filtro. Nel 1992, pertanto, sono iniziati i lavori. I cinque impianti di fitodepurazione, localizzati lungo il fiume Trebbia da Ottone a Travo e tutti posizionati a valle di impianti di depurazione biologici a fanghi attivi, sono i seguenti: - impianto di fitodepurazione di Ottone: entrato in funzione nel 1994, è composto da 2 bacini per una superficie totale di m Nel periodo di estivo (maggior presenza di abitanti) tratta circa 1300 A.E.; tutta l acqua reflua viene trattenuta dalle vasche di fitodepurazione; - impianto di fitodepurazione di Marsaglia Cortebrugnatella: entrato in funzione nel 1995, è composto da 3 bacini per una superficie totale di m Nel periodo estivo tratta circa 1650 A.E.; le analisi in uscita hanno evidenziato una concentrazione media pari a 1,5 mg/l BOD 5 ; - impianto di fitodepurazione di Bobbio Cognolo: impianto a flusso superficiale, è entrato in funzione nel 1994 ed è composto da 3 bacini di diversa profondità alimentati in serie, con tempo di ritenzione di circa 85 ore. Si estende su una superficie totale di m I collegamenti idraulici avvengono tramite stramazzi in calcestruzzo. Il sistema è dotato di scaricatori di fondo ed è circondato da canalette di scolo per il convogliamento delle acque di pioggia verso lo scarico finale. Nel periodo estivo tratta circa 6700 A.E. per una portata media di 900 m 3 /g. Le specie vegetali presenti nei tre bacini sono diverse in funzione dell obiettivo da raggiungere: nel primo, equalizzazione degli scarichi in entrata; nel secondo, affinamento depurativo sul carico microbiologico; nel terzo, abbattimento dei nitrati mediante continua riossigenazione ad opera della luce solare. Le analisi in uscita hanno evidenziato una concentrazione media pari a 2 mg/l BOD 5 (fig. 4.40); - impianto di fitodepurazione di Travo Dolgo: entrato in funzione nel 1995, è composto da 2 bacini per una superficie totale di m Nel periodo estivo tratta circa 1650 A.E.; come per l impianto di Ottone, non è mai stato possibile effettuare un campionamento dell acqua reflua in uscita dal sistema di trattamento in quanto viene 60

16 Capitolo :54 Pagina 61 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: totalmente trattenuta dalle vasche di fitodepurazione; - impianto di fitodepurazione di Travo Santa Maria: entrato in funzione nel 1995, è composto da 2 bacini per una superficie totale pari a m Nel periodo estivo tratta circa 1600 A.E.; le analisi in uscita hanno evidenziato una concentrazione media pari a 3,5 mg/l BOD 5. Nel 2003 è prevista la realizzazione di nuovi impianti di fitodepurazione che tratteranno reflui provenienti da agglomerati siti in Comune di Gropparello, Agazzano e Morfasso. Fig Foto aerea dell impianto di Bobbio (depurazione + finissaggio) 4.2 Sorgenti di inquinamento diffuse Spandimento di fanghi in agricoltura I fanghi di depurazione sono rifiuti speciali che residuano dagli impianti di trattamento delle acque reflue (di insediamenti industriali, civili, di allevamenti zootecnici, ecc ) e come tali sono soggetti alle disposizioni di cui al D. Lgs. 05/02/1997, n. 22 ( Decreto Ronchi ); gli stessi fanghi sono, peraltro, oggetto anche di specifica normativa per il loro utilizzo a scopi agronomici: trattasi del D. Lgs. 27/01/1992, n. 99, che ha recepito la Direttiva 86/278/CEE. Il D. Lgs. 99/92 considera i fanghi di depurazione non semplicemente dei rifiuti ma, in quanto ricchi di sostanze quali azoto e fosforo, un concime naturale idoneo alla fertilizzazione di terreni agricoli. La Regione Emilia Romagna ha integrato la normativa nazionale in materia di spandimento con la Delibera di Giunta , n. 736 (dettante criteri procedurali per il rilascio delle autorizzazioni allo spandimento e più volte aggiornata e modificata), con la delibera di Consiglio , n. 570 (Piano stralcio per la tutela delle acque per il comparto zootecnico) e con la Circolare 16/10/1997 (contenente criteri tecnici e aspetti procedurali); anche la Provincia di Piacenza ha definito modalità operative per rendere omogenei i procedimenti e migliorare l attività di controllo. L attuale normativa prevede un istruttoria in cui si valutano le caratteristiche agronomiche del fango: l autorizzazione per l utilizzo dei fanghi in agricoltura rilasciata dalla Provincia è vincolata al rispetto di alcuni precisi requisiti, come ad esempio il rispetto dei limiti massimi di concentrazione di metalli pesanti e il possesso di particolari proprietà fertilizzanti (tenore di carbonio organico, azoto, fosforo, ecc. ). Il rispetto di tali requisiti deve essere dimostrato attraverso apposite analisi, che gli utilizzatori dei fanghi devono effettuare con cadenza variabile: 3 mesi, 6 mesi o 12 mesi, a seconda del tipo e delle potenzialità dell impianto di depurazione dal quale provengono. Anche i terreni destinati a ricevere gli spandimenti, che vengono identificati da specifiche comunicazioni dette notifiche (da inviarsi alle Autorità competenti per il 61

17 Capitolo :54 Pagina 62 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: to in 170/ kg/ha/anno per i terreni classificati vulnerabili e la quantità di 340 kg/ha/anno per i terreni classificati non vulnerabili). Per i fanghi biologici in particolare si sono, inoltre, riscontrati inconvenienti derivanti da un inadeguato trattamento di stabilizzazione come stabilito dalla normativa; tale inadeguatezza, specie se lo spandimento viene operato nella stagione estiva, porta alla formazione di emissioni odorigene sgradevoli, evitabili con l interramento, mediante aratura, svolto subito dopo le operazioni di spandimento. Alcuni Comuni (Agazzano, Sarmato e Alseno) hanno inserito nei propri P.R.G. norme regolanti lo spandimento quali la distanza minima da centri abitati e da residenze, nonché l obbligo di presentazione di piani di utilizzazione agronomica da parte degli agricoltori utilizzatori. In tabella 4.10 vengono riportati i dati riassuntivi, riferiti ai quantitativi totali degli spandimenti di fanghi biologici, riferiti per comune ed alle sucontrollo 10 giorni prima dell effettivo inizio delle operazioni), devono possedere precisi requisiti stabiliti dal D. Lgs. n. 99/1992 (da dimostrarsi tramite apposite analisi come per i fanghi). L utilizzo in agricoltura dei fanghi biologici è pertanto auspicabile, in quanto consente di utilizzare un efficace fertilizzante azotato alternativo ai concimi di sintesi e ne evita la collocazione in discarica con i connessi problemi di carattere ambientale ed economico. Questi aspetti positivi, derivanti dal riutilizzo in agricoltura, non devono però creare conseguenze negative sull ambiente circostante, come rilascio di metalli pesanti (soprattutto per i fanghi originati dai depuratori civili e industriali) che, seppur in quantità contenute, vengono assorbiti dai terreni; eccessivo apporto di azoto, che può inquinare le acque superficiali e sotterranee (i fanghi applicabili non possono superare i limiti quantitativi fissati per l azo- Comune Superfi cie utilizzata (ha) Ton. Sostanza secca Kg azoto Besenzone 4,2500 0,0000 0, ,000 0,000 0, Borgonovo V.T. 163, , , , , , Cadeo 117, , , , , , Castel S. Giovanni 42, , , , , , Cortemaggiore 16,9140 0,0000 0, ,000 0,000 0, Fiorenzuola 305, , , , , , Gragnano 9,3500 0, , ,000 0, , Pontenure 27, , , , , , Rottofreno 0,0000 1,6930 0,0000 0,000 8,465 0, S. Giorgio Piacentino 90, , , , , , S. Pietro in Cerro 10,0000 0,0000 0, ,000 0,000 0, Sarmato 27,8800 9,9200 0, ,000 37,597 0, Totale pianura 815, , , , , , Agazzano 198, , , , , , Alseno 604, , , , , , Carpaneto Piac.no 21, , , , , , Castell Arquato 53, , , , , , Gazzola 0,0000 0, ,1440 0,000 0,000 65, Ponte dell Olio 9, , , , , , Totale collina 887, , , , , , Bettola 0,0000 9,9000 0,0000 0,000 74,250 0, Bobbio 1,8400 1,8400 0,0000 5,000 9,016 0, Totale montagna 1, ,7400 0,0000 5,000 83,266 0, Totale 1999 Totale 2000 Totale 2001 Totale 1999 Totale 2000 Totale 2001 Totale 1999 Totale 2000 Totale , , , , , , Tab Quadro complessivo dello spandimento dei fanghi di depurazione ( ) 62

18 Capitolo :54 Pagina 63 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: perfici agrarie interessate; si evince chiaramente che gli spandimenti avvengono esclusivamente negli stessi comuni di pianura e pedecollina, con prevalenza per i comuni di Agazzano, Alseno, Borgonovo Val Tidone, Cadeo, Fiorenzuola d Arda e San Giorgio Piacentino. In figg. 4.41, 4.42 e 4.43 è riportata la rappresentazione territoriale con l identificazione delle zone interessate Spandimento di liquami zootecnici Il liquame zootecnico rappresenta un ottimo fertilizzante da utilizzare nelle normali pratiche di concimazione effettuata nell attività di coltivazione dei fondi agricoli per garantire l apporto dei nutrienti necessari allo sviluppo delle colture. Il liquame è un bene economico efficace in grado di apportare un utile contenuto di azoto al terreno agrario a condizione che ciò avvenga nel rispetto delle norme che ne regolano lo spandimento e secondo le buone pratiche agricole (Codice di buona pratica agricola, D. M ). In particolare, al fine di evitare inconvenienti di carattere igienico ed ambientale bisogna evitare l utilizzo nei periodi divieto, l apporto di quantità eccessive, la formazione di fenomeni di ruscellamento, la distribuzione su terreni coltivati a orticole i cui prodotti possono essere consumati crudi, la produzione di odori anche tramite l adozione di alcuni semplici accorgimenti al momento della sua applicazione sul terreno quali il rapido interramento e l utilizzo di getti a bassa pressione. Fig Spandimento fanghi, anno 1999 Fig Spandimento fanghi, anno 2000 Fig Spandimento fanghi, anno

19 Capitolo :54 Pagina 64 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: La Legge Regionale , n. 50, Disciplina dello spandimento sul suolo dei liquami provenienti da insediamenti zootecnici e dello stoccaggio degli effluenti di allevamento, rappresenta la normativa di riferimento che attualmente regola la distribuzione del liquame zootecnico. La Regione Emilia Romagna, inoltre, nell ambito della propria attività di pianificazione (Piano stralcio per la tutela delle acque per il comparto zootecnico) ha definito la Carta della Vulnerabilità, nella quale sono individuate zone a diversa capacità recettiva del liquame zootecnico, che sono le stesse viste per i fanghi. Le zone vulnerabili comprendono le aree nelle quali, per le caratteristiche idrogeologiche degli acquiferi, vi è maggior rischio di inquinamento delle acque sotterranee rispetto all utilizzo in agricoltura di liquami zootecnici e di altri fertilizzanti azotati; conseguentemente l apporto unitario di azoto organico consentito nelle aree vulnerabili è stabilito nella misura massima di 170 kg/ha/anno, mentre in quelle non vulnerabili il limite è pari a 340 kg/ha/anno. La normativa tecnica sullo spandimento dei liquami zootecnici prescrive l adozione di altre particolari cautele: in prossimità di laghi, bacini e corsi d acqua, è necessario mantenersi ad una distanza di almeno dieci metri dagli stessi ed in corrispondenza dei punti di captazione dei pozzi, occorre rispettare una zona di rispetto pari a duecento metri. Lo svolgimento dell attività di spandimento dei liquami zootecnici è soggetto al rilascio di un apposita autorizzazione di competenza della Provincia, a seguito di apposita istanza comportante una procedura differente a seconda del tipo di allevamento e della sua dimensione. Nel territorio provinciale i liquami provengono principalmente da allevamenti bovini e suini, ubicati prevalentemente nella zona di pianura. Sulla base dei dati in possesso del Servizio Agricoltura (competente per la Provincia di Piacenza in ordine ai procedimenti autorizzativi) si possono aggregare per comune (tab. 4.11) le superfici interessate dallo spandimento di liquami zootecnici (suddivise tra quelle site in area non vulnerabile e vulnerabile) unitamente al carico massimo annuo di azoto apportabile. E interessante osservare come lo spandimento interessi soprattutto i comuni di pianura e di collina; infat- ti nella figura 4.44, in cui è rappresentato il rapporto tra la superficie destinata allo spandimento e la superficie totale comunale, si può notare che in alcuni comuni di pianura a vocazione fortemente agricola, quali Cortemaggiore, Gragnano Trebbiense, Villanova sull Arda, Fiorenzuola d Arda, più del 40% del territorio è destinato alla pratica di spandimento dei liquami, arrivando anche a punte superiori al 50% per i comuni di Besenzone e Cadeo. Ovviamente, a causa della sfavorevole morfologia del territorio, i comuni di montagna sono scarsamente interessati dal riutilizzo dei liquami zootecnici come ammendante su suolo agricolo. Fig Rapporto tra la superficie destinata a spandimento liquami e superficie comunale 64

20 Capitolo :54 Pagina 65 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Comune Spandimento su superfi cie in area non vulnerabile [ha] Spandimento su superfi cie in area vulnerabile [ha] superfi cie di spandimento totale [ha] Ntot max spandibile sui terreni non vulnerabili [kg/anno] Ntot max spandibile sui terreni vulnerabili [kg/anno] Ntot max spandibile per Comune [kg/anno] Agazzano 447,1 424,1 871, Alseno 302, , , Besenzone 1.152,1 312, , Bettola 749,8 22,2 772, Bobbio 371,7-371, Borgonovo Val Tidone 187, , , Cadeo 1.309, 0 679, , Calendasco - 647,5 647, Caminata 30, 1-30, Caorso 463,2 55,6 518, Carpaneto Piacentino 193, , , Castel San Giovanni 181, , , Castell Arquato 86, , , Castelvetro Piacentino 1.068, , Cerignale 5,7-5, Coli 365,0-365, Cortebrugnatella 111,6-111, Cortemaggiore , 5 9, , Farini 527,3-527, Ferriere 247, 2-247, Fiorenzuola d Arda 675, , , Gazzola 445,2 747, , Gossolengo 56,0 980, , Gragnano Trebbiense 44, , , Gropparello 1.860,4 15, , Lugagnano Val d Arda 540,5 63,6 604, Monticelli d Ongina 1.025,6 154, , Morfasso 239,7 10,4 250, Nibbiano 332,0 0,9 333, Ottone 66,1-66, Pecorara 422,7-422, Piacenza 157, , , Pianello Val Tidone 416,4 203,3 619, Piozzano 610,7-610, Podenzano 13, , , Ponte dell Olio 233,8 453,7 687, Pontenure 21, 3 611,0 632, Rivergaro 170, 1 719,6 889, Rottofreno 41, 3 685,0 726, San Giorgio Piacentino 3,9 837,8 841, San Pietro in Cerro , , Sarmato 17,4 890,5 907, Travo 246, 2 35,4 281, Vernasca 316,7 23,7 340, Vigolzone 176,9 800,0 976, Villanova sull Arda 1.557,3 53, , Ziano Piacentino 204,8 26,7 231, Totale Provincia , , , Bardi 1,9-1, Bore 5,2-5, Busseto 15,6-15, Pellegrino Parmense 2,0-2, Salsomaggiore Terme - 8,9 8, Totale Fuori Provincia 24,6 8,9 33, Non Precisato 50,7-50, Tab Quadro della distribuzione dello spandimento liquami 65

Capitolo :53 Pagina 50 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job:

Capitolo :53 Pagina 50 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Capitolo4 24-06-2003 11:53 Pagina 50 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap4.job: Comune Potenzialità impianti depurazione (AE) AE depurati Capacità residua impianti (AE) Pianura

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