Badia San Cristoforo, Cianella Fontegallo, Poggio Santa Maria

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1 Badia San Cristoforo, Cianella Fontegallo, Poggio Santa Maria La zona compresa fra Badia San Cristoforo, Cianella-Fontegallo e Poggio Santa Maria testimonia la presenza di monumenti funerari di notevole rilievo territoriale, indicatori di una fase di popolamento dell'area già in età Orientalizzante. Nel 1897, in un fondo di proprietà dei Cavalieri di Malta tenuto in enfiteusi da un tal sig. Pompili, nelle vicinanze della Badia, fu individuata la presenza di un maestoso tumulo di cui l archeologo Gamurrini produsse uno schizzo, lasciando contestualmente una breve descrizione: Credo non esservi dubbio che il tumulo fosse in origine formato a coprire un vetustissimo sepolcro, il quale la dentro deve ancora sussistere. Infatti gli esploratori hanno dalla parte di mezzogiorno verificata l esistenza di un pozzo largo m. 1,05; ed alla sua profondità di circa 3 metri hanno incontrato un selciato orizzontale a lastroni ben connessi, il quale s interna verso il mezzo del tumulo: a quello ne seguiva un secondo strato simigliante e poi un terzo. (...) è da supporsi che quegli strati altro non siano che la copertura della volta della tomba, e insieme la sua difesa per la loro gravità, onde tolti che fossero, rovinerebbe tutto, come in simili casi disgraziatamente è avvenuto. Le parole dello studioso aretino, così come quelle del Milani, autorizzano a pensare che si trattasse di una costruzione non dissimile dalla celebre Pietrera di Vetulonia, in particolare per la copertura con lastroni di pietra aggettanti e disposti a cerchi concentrici (cd. a pseudo-cupola), secondo uno schema che trova peculiari affinità nell architettura micenea. Il tumulo di Cianella Fontegallo in uno schizzo di G.F. Gamurrini (Arezzo, Archivio Gamurrini)

2 A poca distanza dal luogo di questo ritrovamento, presso Villa Cartoni, è nota d altro canto l'esistenza di un secondo sepolcro di questo tipo, il tumulo di Poggio Santa Maria, anche più grandioso del precedente, del quale nel 1908, sulle pendici del colle, era ancora possibile individuare parzialmente i fianchi e gli elementi franati del cono superiore artificialmente composto. Anche di tale testimonianza -che, complici le leggende locali che ne vorrebbero in qualche modo legare il nome al mitico re chiusino Porsenna, rimane ad oggi avvolta da una fitta aura di mistero -, poche e disordinate sono le informazioni a riguardo, che danno notizia di attività di scavo più o meno clandestine, effettuate dal proprietario del terreno con l'aiuto di alcuni scavini locali. ( ) La S.V. Ill.ma conoscerà meglio di me il Poggio Santa Maria, sito a metà strada Gioiella Vaiano torreggiante il lago di Chiusi. Questo poggio che oggi resulta pianeggiante alla sua cima, fu altra volta a cono, ed il cono fu artificialmente ottenuto con un terrapieno le cui frane si riscontrano alle basi del monte dal lato prospiciente al Lago e la base del cono artificiale resta tutt ora al suo posto per un altezza che varia dagli 8 ai 12 metri, e misti alla terra che forma questa base vi si rinvengono dei frammenti di terracotta del secolo V e IV a.c. La forma, la posizione, le vicinanze del lago e di Chiusi, i vari e interessanti sepolcri che in varie epoche furono rinvenuti ivi, la tradizione (sia pure erronea), che vuole sepolto in quel Poggio uno dei re chiusini (fino a fare il nome di Porsenna) attrassero su quel poggio l attenzione degli studiosi e più dei cercatori, e lo scavatore locale Pippi Leopoldo (scavatore senza cognizioni storiche e archeologiche) fino dal 1897 ottenne dal proprietario sig. E. Cartoni il permesso (abusivo) di procedere a scavi che portarono alla scoperta di tombe romane ( ). (Corrispondenza indirizzata da Ettore Mammini Duranti al Soprintendente degli Scavi d Etruria e Umbria nel febbraio-marzo 1908). Purtroppo, dal punto di vista schiettamente archeologico, il sito di Poggio Santa Maria, che non è mai stato fatto oggetto di esplorazioni ufficiali, è ormai da ritenere pesantemente danneggiato. L alto tenore dell antica costruzione risulta ad ogni modo documentato dai numerosi blocchi squadrati in travertino chiaro (di tipo sia spugnoso che compatto), recuperati in seguito a lavori agricoli nelle aree circostanti e talvolta reimpiegati nelle murature delle abitazioni dei dintorni: tra questi, specifico rilievo va conferito ad un frammento scolpito con un motivo assimilabile a lacunari, per il quale in passato è stata ipotizzata la verosimile appartenenza all apparato decorativo del soffitto di una camera funeraria, analogamente a quanto riscontrabile a Poggio Gaiella (anche se non sembrano da escludere altre soluzioni funzionali). Come ci informa George Dennis, il signor Luigi Mazzuoli possiede un certo numero di vasi, in particolare greci, del terzo stile [vasi greci a figure rosse], il prodotto dei suoi scavi a Giuiella, sei o sette miglia a nord di Città della Pieve, sulla collina di Santa Maria, sopra il Lago di Chiusi (G. Dennis, Città e Necropoli d Etruria. Chiusi, 1883). E inoltre conosciuta da materiali d archivio delle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Toscana ed Umbria la fitta corrispondenza epistolare instauratasi a partire dal 1900 tra il nipote del collezionista pievese, Tommaso - che risiedeva a Gioiella ed aveva nella zona dei considerevoli possedimenti terrieri-, ed il direttore del Museo Archeologico di Firenze per l acquisto dei reperti recuperati nel corso di scavi condotti proprio all interno delle pertinenze fondiarie dello stesso Mazzuoli, comprese tra Gioiella e il Poggio Santa Maria.

3 Il Poggio Santa Maria Tuttavia le sole notizie sommarie circa questi significativi marcatori territoriali contribuiscono a profilare quella che in antico si configurava come la percezione di un vero e proprio paesaggio del potere, connesso all egemonia di qualche influente stirpe locale, che, come a Chiusi (Poggio Gaiella) e Cortona ( meloni I e II del Sodo) si ispirava alle sfarzose usanze di vita e morte delle corti del Mediterraneo orientale. Dopo i fasti orientalizzanti ed arcaici, l'occupazione dell'area è ancora documentata presso la località di Badia di San Cristoforo per il periodo classico ed ellenistico, grazie a consistenti rinvenimenti di buccheri, urne cinerarie, tegole. In particolare ricordiamo i rinvenimenti effettuati in un fondo di proprietà Pompili. Le notizie non sono troppo precise, ma dai disegni d archivio sembra che si trattasse, almeno in alcuni casi, di tombe a corridoio con numerosi nicchiotti laterali chiusi da tegole, in parte recanti inscritti, incisi o graffiti, i nomi dei defunti, talora raggruppati in nuclei gentilizi, talora sistemati in modo indipendente dall appartenenza a un nome di famiglia. I cinerari erano rappresentati da urne di terracotta con mito di Echetlo (il cd. eroe con l aratro ) e duello di Eteocle e Polinice, e vasi con ingobbiatura bianca e decorazione a festoni. Come abbiamo avuta occasione di osservare altra volta, le colline che sorgono tra il lago di Chiusi a quello del Trasimeno, erano popolate da etruschi villaggi, i quali furono presi e disfatti dalla ferocia della guerra sillana. Esse divennero deserte e s' inselvatichirono, e solo qualche proprietà romana vi sorse poi nei luoghi più comodi ed aprichi. Ora tutto si rinnova a cultura e si vanno discoprendo le tombe ; ma scarsi e incerti i ruderi dei villaggi, che dominavano nelle alture. Recentemente nel terreno detto la Badia di S. Cristofaro, che ondulato si dispiega verso il lago Trasimeno, da cui dista circa quattro chilometri, si sono scoperte tre grandi tombe etrusche a camera, le quali stanno in un terreno di proprietà del sig. Pompili. Avevano accesso per un lungo taglio sul tufo, e nelle loro pareti erano disposti i loculi sepolcrali, chiusi con una tegola, la quale presentava scritto il nome del morto. Entro il loculo, nicchiotto, era deposto il vaso cinerario, generalmente a corpo panciuto senza i manichi, ovvero un' umetta a cassa in terracotta, nella cui fronte erano rilevate le figure, e sul coperchio una figura giacente ravvolta nel mantello funebre.

4 Non saprei dire se ebbero cura gli scavatori di distinguere la posizione di questi loculi, ed il loro numero, e quali fossero in una od in altra tomba. La mia visita rapida non aveva altro scopo che di accertare ed annunziare la scoperta, o di qual tempo fossero i sepolcri, e se le iscrizioni avessero un valore superiore ad una semplice lista di nomi. Certo quando l' esplorazione sarà compiuta, che ancora non lo è, non avendo gli esploratori potuto penetrare nell' ipogeo per l acqua che l impedisce, onde aspettano la stagione estiva, sarà senza dubbio cura del solerte Ministero dell' istruzione pubblica di assumere le particolari notizie, e porre alla luce le epigrafi, che sono incise nei tegoli e dipinte nelle urne, e comunque sieno aumentano il materiale di quella ignota lingua. (G.F. Gamurrini, Notizie degli Scavi di Antichità 1897) Scavi Pompili alla Badia in uno schizzo di G.F. Gamurrini (Arezzo, Archivio Gamurrini) Per approfondire Bianchi Bandinelli 1925 Pagnotta 1984 Paolucci 2002a con ulteriori rimandi bibliografici N. B. Le referenze bibliografiche sono indicate per esteso alla voce Principale bibliografia di riferimento

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