Studio Cerri Associati Arnaldo Pomodoro_Milano_Italia. Se si pensa alla Milano ottocentesca, le prime cose

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1 Studio Cerri Associati Auditorium Fondazione Paganini_Parma_Italia Arnaldo Pomodoro_Milano_Italia Se si pensa alla Milano ottocentesca, le prime cose che vengono in mente sono gli imponenti interventi che hanno cambiato il volto del centro storico, come ad esempio la Scala oppure la magniloquente galleria del Mengoni. In realtà c è un altra Milano ottocentesca, meno appariscente e opulenta ma comunque altrettanto importante in quella che è stata l evoluzione del tessuto urbano della città. E la Milano contraddistinta da tutte quelle fabbriche che dalla fine del XIX sec. hanno rappresentato il motore della vita economica lombarda, che adesso è soggetta a molteplici interventi di riqualificazione. Il quadrante urbano sito tra il Naviglio e la cintura ferroviaria è sicuramente uno dei luoghi più esemplificativi di questo processo di recupero intrapreso negli ultimi decenni ad opera del comune e di privati. Tale zona era, infatti, sede degli stabilimenti di gruppi industriali come l Ansaldo e la Nestlè: la prima sembra destinata a trasformarsi nella città delle culture, secondo un progetto di David Chipperfild elaborato nel 2000 per un concorso bandito dal Comune di Milano, la seconda, invece, è diventata proprietà dello stilista Giorgio Armani, il quale vi ha trasferito alcune delle sue attività affidando a Tadao Ando l incarico di progettare gli interni più rappresentativi. Ultimo tassello di un programma di interventi che mira a creare un vero e proprio centro culturale è proprio l intervento di Cerri e Colombo, i quali hanno trasformato l ex-acciaieria Riva Calzoni in uno spazio espositivo destinato ad essere sede della fondazione Arnaldo Pomodoro. L edificio preesistente occupa una superficie in pianta di circa 3000 mq e si sviluppa parallelamente a via Solari. Esso è composto da due corpi di altezze diverse: il primo è alto 15 metri e presenta una copertura a shed, sostenuta da eleganti travi reticolari, mentre il secondo corpo è caratterizzato da un tetto a doppia falda e si affaccia direttamente sulla strada con un fronte in laterizio ritmato da una successione di ampie vetrate. L interno della fabbrica, reso silenzioso dall assenza di ogni tipo di macchinario, quasi evoca, con il suo suggestivo spazio a doppia navata, una cattedrale dei tempi moderni scandita da un sistema di pilastri reticolari metallici che una volta reggevano i carriponti. L obbiettivo del progetto di Cerri e Colombo è stato quello di conservare la struttura industriale; ma la parola conservare ha assunto un significato più ampio non limitandosi solo ad interventi riguardanti il ripristino della condizione originaria del fabbricato, come ad esempio il consolidamento delle strutture murarie, la collocazione in opera di nuovi carriponti e il rifacimento delle coperture e di tutti gli shed. In questo progetto il conservare non è stato interpretato come antitesi rispetto ai termini di rifunzionalizzazione e reversibilità, bensì questi tre concetti hanno rappresentato tre declinazioni di un unico atto progettuale, mirato a dare un nuovo significato ad uno spazio che aveva irrimediabilmente perso il motivo della sua organizzazione poiché rimasto senza le macchine adibite alla produzione di turbine. L intervento ha quindi voluto ridare un soggetto a quell edificio, dimostrando come il fare Architettura sia la somma di tali aspetti e non la scelta di uno di essi; a tale proposito i due architetti hanno quindi ideato una vera e propria macchina per l esposizione in grado di rispondere alle esigenze della nuova destinazione d uso e di permettere una fruizione dell ambiente più ampia e dinamica. Questa macchina è situata proprio tra le due navate e consiste in un sistema di passerelle che corrono a quota +3, +6 e +9 metri, in modo tale da servire lo spazio a diverse altezze in senso longitudinale. Tali camminamenti possono essere sfruttati come aree espositive e consentono l accesso sia alla biblioteca e agli uffici al primo piano, sia a tre grandi piattaforme mobili, utilizzabili separatamente o in continuità a seconda delle esigenze. La struttura delle passerelle è realizzata in trafilati di acciaio rivettati ed è supportata dai pilastri metallici reticolari preesistenti; essa è servita sia attraverso scale, anch esse in acciaio, sia attraverso due ascensori panoramici realizzati con cestello in struttura metallica. Le piattaforme, invece, sono caratterizzate da una struttura metallica cassettonata e anch esse poggiano sui pilastri metallici preesistenti. «Credo che l architettura debba rappresentare una nuova forma di equilibrio, debba guardare il contesto in cui nasce l edificio. Il rischio, altrimenti è di creare un architettura dei non luoghi» Pierluigi Cerri 1

2 Mediante l utilizzo di due carriponti (rispettivamente da 10 e da 20 tonnellate) tali terrazze possono essere spostate longitudinalmente e verticalmente sfruttando appositi appoggi di cui sono dotati i pilastri stessi e la struttura delle passerelle. Tutte le finiture di questa nuova macchina sono realizzate in acciaio: i parapetti sono in rete metallica, le pavimentazioni consistono in lamiere con finiture in resine, i mancorrenti sono in lamiera piegata. L approccio progettuale seguito dai due architetti, mirato a dare un nuovo significato allo spazio, rispettandone comunque la vocazione, è poi declinato nel resto dell intervento; un ulteriore dimostrazione si ha nel modo in cui è stato risolto il vuoto lasciato dalla fondazione di una grande pressa. Questo buco è stato occupato da una gradinata ricoperta in lastre di porfido trentino, adibita ad auditorium-teatrino che ha come scena un istallazione di Arnaldo Pomodoro realizzata in fiberglass trasparente trattato con foglie di rame patinato e denominata ingresso al labirinto. Il pubblico che accede da via Solari tramite una grande vetrata che arriva fino a terra non si trova, tuttavia, direttamente catapultato nel grande spazio delle navate, così ricco di rimandi e colmo di suggestioni, ma viene filtrato da una zona di ingresso più bassa che ospita la biglietteria e il bookshop, unici elementi fissi in un ambiente altrimenti totalmente flessibile e mutevole; gli stessi spazi tecnici che solitamente sono notevolmente ingombranti, sono situati in copertura o a quota interrata. Secondo Francesco dal Co questo progetto è una degna operazione di Archeologia invertita: esso evoca metodi costruttivi ormai desueti in modo non mimetico ma critico, recupera l indole del luogo senza tramutarlo in un feticcio di se stesso Damiana Paternò Siti _www. fondazionearnaldopomodoro.it Bibliografia _A. Colonnetti, Palcoscenico per sculture, in Ottagono, n 186, 2005, pag _F. Dal Co, Un colto riuso: ambiguità dell architettura industriale, in Casabella, n 741, 2006, p _A. Foppiani, Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano, in Abitare, n 458, 2006, p

3 Disegni c d a a b b Piano terra c d Primo ballatoio +3m Secondo ballatoio +6, 90m Piattaforme 3

4 Sezione a-a Sezione b-b Sezione d-d Sezione c-c 4

5 dett. 1 Pianta piattaforma dett. 2 5

6 Sez. longitudinale piattaforma dett. 1 6

7 Prospetto scale dett. 2 dett. 3 dett. 1 Sez. longitudinale scale 7

8 Fotografie 1_vista interna-buca teatro 2_ biblioteca 3_ vista interna 4_vista interna-piattaforme fig. 3 fig. 4 fig. 2 fig. 1 8