Strutture e sequenze di spazi
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- Gina Castelli
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2 Pianta, prospetti e sezioni Scala 1:200 Schizzi di progetto di Carlo Scarpa Mulazzani Marco, I padiglioni della Biennale di Venezia, Electa, Milano, 2004 VENEZUELA Foto del prospetto principale Nel 1953 Carlo Scarpa è chiamato da Graziano Gasparini a progettare il padiglione del Venezuela per la Biennale di Venezia. Il progetto viene approvato nel gennaio del La costruzione del padiglione termina nel 1956, dopo anni in cui si intrecciano inadempienze da parte delle imprese, problemi personali e disinteresse delle stesso Scarpa. Questi problemi porteranno oltre a una denuncia presso la Pretura, ad alcune varianti nell edificio realizzato, rispetto al progetto di massima, e ad alcune approssimazione nella esecuzione dei dettagli. Il padiglione verrà restaurato, a causa del forte degrado nel Per analizzare questo padiglione abbiamo fatto riferimento ad una bibliografia e ad alcuni siti web in seguito riportati: - Carlo Scarpa: i disegni di carlo Scarpa per la Biennale di Venezia, architetture e progetti ( ) Guida breve alla mostra, Venezia Giardini di Castello Padiglione Venezia, Roma, Gangemi 2002; - Mulazzani Marco, I padiglioni della Biennale di Venezia, Electa, Milano, 2004; - Ada Francesca Marcianò, Carlo Scarpa, Zanichelli, Bologna, 1984;
3 H= 7,50 m H= 9 m H= 4,30 m H= 7,95 m H= 5 m H= 9,45 m H= 3,70 m Analisi delle altezze interne Pianta scala 1:200 Dettaglio del soffitto con travi a vista Sala dei dipinti - XXVIII Esposizione Internazionale d arte, 1956 Analisi degli spazi: la presenza di una parete mobile all interno del padiglione ci porta ad avere due differenti situazioni; 3 sale chiuse con la parete chiusa anch essa o più sale espositive aperte verso l intorno nel caso in cui la parete mobile sia aperta. Distribuzione dei vuoti con parete aperta Distribuzione dei vuoti con parete chiusa Dettaglio del soffitto Il padiglione si presenta articolato in tre elementi distinti: l accesso dal grande viale, lo spazio coperto dalla luce più filtrata, lo spazio più raccolto della grande sala, composta da due semisale che misurano rispettivamente, quella più ampia verso i giardini (6,60 x 10,80 m) e quella minore (6,20 x 8,30 m). Nell edificio realizzato da Scarpa la prima operazione che compie è la realizzazione di un piano artificiale di circa 60 cm dal piano naturale. L ingresso principale è collocato sul grande Viale dei Giardini. Per raggiungere questa quota si sale prima su un piano quadrato, avanzato ripetto al filo costruito dei padiglioni esistenti, e poi superando sei bassi gradini. A questo punto ci si trova in uno spazio coperto, simile ad un patio, tra il muro lungo della sala grande e il padiglione Svizzero. L accesso al primo spazio espositivo è parzialmente protetto da una lastra in cacestruzzo che aggetta superando la lastra più leggera di copertura trasversale. Il primo limite che si incontra entrando è un perno che ruota su un setto eccentrico di 6 m. Una volta aperto, il setto mantiene l asse di percorrenza dell ingresso; chiuso si allinea al limite trasversale della sala piccola. Questo primo ambiente non occlude completamente l ambito compreso tra le due sale e il padiglione Svizzero, costituisce il vero e proprio cortile delle sculture. L uscita si trova nella parte finale del corridoio trasversale attraverso una piccola bussola. Il soffitto degli ambienti è fortemente differenziato come anche l altezza degli ambienti stessi. Scarpa infatti decide di lasciare a vista parte delle travi nella sala dei disegni creando 3 fessure che diventano 3 elementi in rilievo nell analisi dei vuoti, inoltre buca la pensilina distributiva (come vediamo nell immagine sopra), creando un alternarsi di altezze interne che abbiamo analizzato molto attentamente. 02
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